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Autore: VesperStar    18/04/2020    3 recensioni
Sei mesi fa, la famosa serie tv space opera Lost Galaxy ha fatto l’impensabile: ha reso canonica la controversa ship nemica MattKira. Questo sarebbe già abbastanza brutto di per sé, ma poi la famosa anti blogger Rey trova una fanfiction MattKira rebloggata sulla sua dashboard.
La sua soluzione? Odiarla e iniziare a leggerla solo per poi pubblicare commenti su quanto sia brutta sul suo blog.
C’è solo un problema.
La fic è, in realtà, abbastanza buona.
E poi l’autore, KyloRen, le manda un messaggio…
***
Questa storia non mi appartiene. È la traduzione in italiano in una fanfiction in inglese pubblicata su AO3, pubblicata qui con il permesso dell’autrice originale. Si prega quindi di leggere il disclaimer e le note a inizio capitolo.
***
Ship presenti: Reylo [Kylo Ren ǀ Ben Solo/Rey], sfondo Stormpilot [Finn/Poe Dameron]
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La storia è stata già tradotta integralmente, aggiornamenti previsti ogni lunedì, mercoledì, venerdì e uno doppio il sabato.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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DISCLAIMER

Questa storia non mi appartiene. È una traduzione in lingua italiana dall’inglese, ed è postata qui con il permesso dell’autrice, the-reylo-void (Anysia), a cui vanno tutti i crediti e che ringrazio di tutto cuore per il permesso di tradurla. La storia originale è stata pubblicata su Ao3 a questo link: https://archiveofourown.org/works/22316659/chapters/53304883

Se la storia vi piacerà, vi invito a passare dall’originale, per leggerla nella sua lingua madre o anche solo per lasciare un kudos e/o un commento.

 

 

 

Capitolo 10

 

 

“È stata un ultimatum”, mormorò Ben, rigirandosi la tazza di caffè fra le mani. Rey aveva buttato via la fanghiglia di Luke ed era riuscita a prepararne due tazze decenti, pensando che un po’ di caffeina avrebbe aiutato a superare quella che si preannunciava come una discussione dolorosa per entrambi.

(Nessuno dei due aveva commentato quando Rey aveva aggiunto un cucchiaino di latte e tre di zucchero a quella di Ben senza neppure bisogno di chiedere).

“Quando Snoke ha dato il 24 come data limite”, continuò, “era chiaramente una scelta binaria: te o la carriera che mi stava servendo. Quando sono arrivato a Los Angeles, solo, è stato quasi paterno, mi ha abbracciato, mi ha detto che era meglio così, quel tipo di cose. Immagino volesse farmi credere di aver preso la decisione giusta”.

Rey sorseggiò il suo caffè, stringendo le dita intorno alla tazza fino a che le nocche non le divennero bianche.

Ben la guardo, esitando prima di allungare la mano e, con gentilezza, allentarle un po’ la presa.

Glielo permise.

“Stavo cercando un modo per avere entrambi”, disse, piano. “Volevo tutto quello che prometteva. Ma volevo anche stare con te. Ho pensato che se ci fossimo sposati sarebbe stato costretto ad accettarlo”.

Rey fece un sorriso stanco. “Quindi, cosa vuol dire, che mi hai chiesto di sposarti per liberarti dalle pretese del tuo inquietante agente? Davvero romantico, Ben, fottutamente romantico”.

“No. Ti ho chiesto di sposarmi perché ti amavo e volevo essere tuo marito, perché l’idea di una vita senza di te era intollerabile”. Fu schietto e non distolse lo sguardo.

Le mani di Rey tremavano quando prese un altro sorso. “Già, così impensabile da non cercarmi mai più”, disse. “Sei partito e non hai mai avuto ripensamenti. Quindi forse non era così intollerabile, ma solo un po’ fastidiosa…”.

“Ti ho chiamato per supplicarti di ripensarci e venire da me il 26 gennaio”, la interruppe Ben. “E ho resistito più di quanto pensassi”.

“Di che anno?”, chiese Rey. Lo stava provocando e lo sapeva, ma fanculo, erano entrambi alla frutta.

“2017, Rey, maledizione”. Si passò una mano sul viso. “Ho resistito neppure due giorni senza di te. Erano tre anni che non mi addormentavo senza averti tra le mie braccia. Sembrava tutto così sbagliato. Ti ho chiamata il 26, il 27, il 28. Ogni giorno, per mesi. Ho provato in ogni modo, per parlarti anche solo un’altra volta”.

Rey fece un respiro profondo, posando la tazza sul tavolo. “Ho cambiato numero il giorno dopo che te ne sei andato”, ammise.

“Sì, l’ho capito a maggio, quando mi rispose un ragazzo di nome Dave che disse, con molto tatto, devo dargliene atto, che la ragazza che cercavo doveva avermi dato un numero falso. Dovevano averlo riciclato, a quel punto”. Sospirò. “Il 4 maggio, niente meno. Fino ad allora pensavo mi avessi solo bloccato, e lo capivo, lo capisco, ma…quello, sapevo che era finita davvero”.

“Erano passati mesi”, sottolineò Rey. “Ed eri tu che…”.

“Non sto scusando nulla di quello che ho fatto. Non posso, e non lo farò”. S’interruppe. “Ti sto solo dicendo come sono andate le cose”.

Rey si accigliò, ma rimase in silenzio.

“Fino a quel momento”, continuò, “era quasi come…anche se non mi rispondevi, potevo fingere che lo facessi. A volte ti scrivevo, ti raccontavo la mia giornata, come facevo quando tornavo a casa dal lavoro e tu mi dicevi che ero noioso e mi chiedevi invece di baciarti”.

“Volevo solo farti smettere di parlare”.

“Era un buon modo per farlo”. Un accenno di sorriso, che però non raggiunse gli occhi. “Ma poi anche quello è sparito e qualcosa si è spezzato in me. Non c’eri più. Era finita. Avevo fatto la mia scelta e dovevo conviverci”.

Rey annuì. “L’abbiamo fatta entrambi”, disse piano.

“Snoke mi aveva procurato dei lavori come scrittore nella televisione, che erano ben pagati, ma non avevo motivazione o energia per fare nulla. Dormivo dodici ore al giorno, non mangiavo, occupavo solo spazio, nulla più. Snoke iniziò a irritarsi, il che portò a…”. Esitò. “Ricordi quello che ti ho scritto? Online?”.

Rey aggrottò la fronte, confusa. “Mi hai scritto molte cose”.

“Quella cosa sulla droga”.

Gli occhi di Rey si spalancarono. “Io…sì.”. Porco…se n’era dimenticata, classificandolo come qualcosa che Kylo aveva solo lasciato cadere lì. Ma Kylo era Ben, il che voleva dire…

Lui si strinse nelle spalle. “Ero uno scrittore a Los Angeles. Sviluppare una dipendenza da cocaina era una delle cose più semplici che potessi fare. Un sacco delle mie citazioni su IMDb di quel primo anno sono dovute a quello. Ma le anfetamine combinate con la poca stabilità mentale sono un fottuto incubo. Restavo sveglio la notte e ti vedevo ovunque. A volte letteralmente, se ne prendevo troppa, e Snoke si assicurava che fossi sempre ben rifornito. Dopo un po’ ho finito per usare l’alcool e il Valium di una collega per contrastare gli effetti collaterali, per poter dormire almeno ogni tanto”.

“Cazzo, Ben”, mormorò Rey. “E io che pensavo di essere incasinata”.

“Ora sto bene”. Ben sospirò e si accasciò sulla sedia. “Ricordi cosa mi hai detto su Snoke, l’ultimo giorno?”.

“Cosa, che ti avrebbe masticato e sputato? Che ti avrebbe usato e distrutto e non te ne rendevi neppure fottutamente conto?”.

“Avevi ragione. Più di quanto pensassi, e da molto più tempo”. Ben finì il suo caffè e posò la tazza accanto a quella di Rey. “Ero caduto in una spirale autodistruttiva, ero a pezzi e depresso e sconnesso dalla realtà quasi sempre, e Snoke ne ha approfittato per rinegoziare continuamente il contratto, visto che, parole sue, ero diventato un cliente difficile. La sua percentuale cresceva a ogni redazione e non me ne importava neppure”.

Rey socchiuse gli occhi. “Quanto prendeva? Ricordo che tutta la sua forza, all’inizio, era nella bassa percentuale”.

“12,5%. Era l’accordo iniziale. Che è durato circa tre mesi. Poi ha iniziato a salire in modo esponenziale, e non vedevo motivo per protestare”.

“A quanto è arrivata?”.

“Sessanta”, disse Ben, piatto. Rey quasi cadde dalla sedia.

Cazzo, Ben, ma è legale?”.

“Non proprio. Ma ero del tutto fuori fase. E Snoke sa vendersi: era nel mio interesse, si stava occupando di me, e poi, chi altro avevo, a parte lui?”. Chiuse gli occhi e si prese la testa fra le mani.

Senza pensarci, Rey allungò la mano e gli strinse un ginocchio. Ben la guardò, sorpreso, ma poi, lentamente, posò la mano sulla sua.

Nessuno dei due si mosse per un minuto.

Alla fine, le strinse la mano.

“A quel punto, era facile, bastava impostare il pilota automatico”, mormorò Ben. “Snoke pagava le mie droghe, commissionava i miei lavori…non dovevo vivere. Solo sopravvivere fino al giorno dopo”.

“Sì, lo so com’è”, disse Rey. La mano di Ben era calda nella sua e il cuore le faceva male solo per quel contatto. “Come sei riuscito a scrivere un libro come quello, però? C’erano giorni in cui io non riuscivo neppure a scrivere il mio fottuto nome, figuriamoci un dannato romanzo”.

Ben la guardò in modo strano. “Lo hai mai letto?”.

Rey strinse gli occhi, sfilando la mano e sedendosi dritta. “Se ti avessi visto, in quel periodo, ti sarei venuta incontro solo per prenderti a pugni”, disse, franca. “Pensi davvero abbia letto il tuo libro?”.

“Lo hai già letto”, disse Ben, senza badare al suo sguardo confuso. “Quando l’ho finito, nel 2015”.

Gli occhi di Rey si spalancarono per la sorpresa. “Il tuo romanzo”, disse, capendo all’improvviso. “Ma come hai fatto a…”.

“È stato abbastanza facile sistemarlo perché si adattasse a Lost Galaxy. Cambiare i nomi dei personaggi, l’impostazione, qualche elemento di trama. Ma la struttura era lì. Funzionava, perché era già una bella storia. Perché tu mi hai aiutato a renderla tale”. Ben deglutì a fatica, appoggiando le mani sulle ginocchia. “Quel romanzo è l’unica cosa di Los Angeles di cui sono orgoglioso. L’ho dedicato a te. Ho scritto questa lunga, emotiva dedica, e poi un intero paragrafo nei ringraziamenti, dove dicevo che non avrei potuto fare nulla senza di te. Dove ti chiedevo scusa per…tutto, in realtà”.

Rey vedeva sfocato, le sembrava di poter a malapena respirare.

“Snoke eliminò tutto nella redazione finale”, concluse Ben. “In quel fottuto anno e mezzo non mi ero interessato praticamente a nulla, ma sono esploso quando l’ho scoperto. C’erano i ringraziamenti, tutti gli altri, per chiunque, e persino la dedica ai miei genitori, ma, se qualcuno che ci conosceva…che conosceva la storia… avesse letto…sembrava ti avessi esclusa di proposito. Sembrava fottutamente voluto”.

Rey si accigliò, mentre ricordava il messaggio anonimo su Tumblr, quello che aveva rotto la diga fra lei e Ben…cosa diceva?

…Ti consiglio di leggere il romanzo di Ben Solo, “Shadow and Fate”. Penso risponderebbe a molte domande…

 

Probabilmente era stata una coincidenza.

Ma comunque…cazzo, poteva solo immaginare come si sarebbe sentita se avesse letto e riconosciuto il romanzo che aveva letto e aiutato Ben a modificare in tutte quelle notti, mentre lui la baciava sul collo cercando di distrarla, solo per vedere che aveva ringraziato tutti tranne…

“È stata la prima volta che mi sono opposto a lui”, continuò Ben, e Rey uscì dai suoi pensieri. “Ci ho guadagnato un occhio nero”.

“Porco cazzo, Ben, sei serio? Ti ha colpito?”.

Ben strinse le spalle. “Te l’ho detto, non m’importava nulla. Non fino a quel settembre, quando…”.

Tacque, recuperando il telefono dalla tasca e cercando qualcosa. Lo porse a Rey, e i suoi occhi erano vitrei.

Il cuore di Rey perse un battito mentre leggeva il titolo dell’articolo sullo schermo:

MASSACRO AL CENTRO COMMERCIALE, CINQUE MORTI, DODICI FERITI. LOCALE CHE HA SVENTATO IL PEGGIO MUORE PER LE LESIONI.

 

“Tuo padre”, mormorò Rey, notando il nome di Han nel testo dell’articolo, guardando Ben con orrore.

Ben annuì a denti stretti, incrociando le braccia. “Sparatoria in un centro commerciale”, disse, e la voce era amara. “Stava comprando una pentola elettrica per mia madre. Ne aveva sempre voluta una, a quanto pare. Non credo abbia mai messo piede in cucina, ma le piaceva l’idea, e a lui piaceva farla felice”.

Restò in silenzio per un lungo momento, lo sguardo vuoto. “Non era nemmeno il loro anniversario o simili. Papà non era il tipo. Se faceva qualcosa per te, era perché voleva farlo. Amava quel tipo di sorprese. E anche alla fine: il pazzo ha affrontato un bastardo psicopatico e armato a mani nude, lo ha gettato in una fontana e lo ha trattenuto finché non sono scappati tutti”.

Il signor Solo era ferito gravemente, ma ha comunque tenuto a bada il cecchino, dice la polizia, per permettere ai restanti clienti di fuggire e lo ha occupato fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Solo, che aveva più di una ferita da arma da fuoco, è stato trasportato al Mercy General Hospital, dove è deceduto.

Lascia la moglie, la magnate dell’editoria e pluripremiata giornalista Leia Organa-Solo, e il figlio…

 

Rey restituì il telefono a Ben, prendendogli la mano. “Mi dispiace”, disse sottovoce. “Era una brava persona. E ti amava”.

Ben annuì, rimettendo il telefono in tasca. “Sai qual è l’ultima cosa che gli ho detto?”, chiese. “Abbiamo avuto un brutto litigio, proprio prima che me ne andassi. Il 23. Mi ha chiesto che cazzo stavo facendo, come potevo essere così stupido da lasciarti, quando eri la cosa migliore che mi fosse mai capitata. Gli ho detto che avrei voluto portarti con me, ma mi ha risposto che non avrei dovuto andare e basta, e nemmeno metterti in quella posizione scomoda. E alla fine ci siamo semplicemente urlati contro a vicenda”. Si prese la testa fra le mani. “L’ultima cosa che gli ho detto, sbattendo la porta, è stata per me sei morto. È stata l’ultima cosa che gli ho detto”.

Rey si morse la guancia. Le mani le facevano male per il desiderio di accarezzargli i capelli, tenerlo stretto, calmare il tremore delle sue spalle. Voleva tornare indietro nel tempo e tenerlo al sicuro con lei e impedire che tutto quello accadesse.

“Non ricordo molto del dopo”, disse, la voce attutita dalle mani. Quando le spostò, aveva gli occhi arrossati. “Ho trascorso i mesi seguenti in una nebbia allucinogena. Non so nemmeno…non m’importava nulla”.

Rey si allungò e gli prese una mano, tenendola fra le sue e accarezzandola. “Cosa te ne ha fatto uscire?”.

“Ti metterai a ridere”.

Lei inarcò un sopracciglio. “Credi che potrei trovare divertente qualcosa di questa merda?”.

“È stato un episodio di Lost Galaxy”.

“…mi prendi per il culo”.

“Te lo giuro”. Riuscì a farle un piccolo sorriso. “Ricordi l’ultimo episodio della scorsa stagione prima della pausa invernale? Quello in cui Matt racconta a Kira come suo padre l’avesse torturato la prima volta che era andato da lui e aveva messo insieme tutte quelle scuse per quello che aveva fatto?”

Rey rise. “Oh, sì, me lo ricordo. L’anti-fandom ha ricavato un sacco di materiale da quello. È stato quello che ti ha dato la scossa?”.

“No”, disse Ben, “quello che mi ha dato la scossa è vedere come Kira ha reagito quando ha provato quella stronzata. Le stava vendendo quella storia tragica per farla sentire dispiaciuta per lui, e lei è stata irremovibile, cazzo. Voglio dire, a quel punto sapevi che si amavano…”.

“E certo, chi non lo penserebbe veden-“. Ben la guardò storto, e Rey s’interruppe, mordendosi il labbro. “Scusa. Vecchia abitudine”.

“E”, continuò Ben, “malgrado questo era comunque pronta a prenderlo a calci in culo quando faceva qualche stronzata. Non lo riabilitò, non lo perdonò incondizionatamente, non tollerò nessuna delle sue scuse insulse. E tutto ciò a cui pensavo vedendola eri tu. Pensavo che mi avresti detto le stesse cose se mi avessi visto in quello stato, e sapevo che io avrei fatto la stessa cosa di Matt, provare a giustificarmi, e che tu mi avresti preso a calci prima ancora che potessi provarci. Ed era…”. Chiuse gli occhi. “Cazzo, Rey, mi mancavi così tanto da non poterlo sopportare”.

Le strinse la mano. “Sapevo che ti avevo persa. Lo avevo accettato. Potevo solo sperare che tu fossi felice, ovunque fossi”.

“Non lo ero”, disse Rey. “Non ero affatto felice, Ben. Vorrei che almeno uno dei due lo fosse stato”.

“Lo so”.

“Cosa hai fatto a quel punto?”.

“Ho chiamato mia madre”, disse. “Ero ubriaco e le ho detto ogni cosa. Era il 30 novembre. Il 31 ero su un aereo diretto qui, con il laptop e i vestiti che avevo addosso. Non venne a prendermi all’aeroporto e non mi parlò per due giorni dopo che arrivai”. Fece una pausa. “Ci è voluto un po’ per capire come essere di nuovo una famiglia. Non mi ha ancora perdonato per non essere tornato per il funerale di papà”.

“Cazzo, Ben”.

“Alla fine siamo andati sulla sua tomba e ho parlato a lungo con lui. Mi ha aiutato, un po’”, continuò. “Per prima cosa mia madre mi ha mandato tre settimane in riabilitazione. È stato un inferno, ma ho conosciuto la dottoressa Holdo. Inflessibile, ma non so come avrei fatto senza di lei”.

“E sei rimasto pulito da allora?”, chiese Rey, ricordando lo scambio online.

Ben annuì. “Non ho più dovuto lavorare sotto stress dopo Los Angeles, ha aiutato a evitare le ricadute. Mia madre mi ha messo al lavoro con le sue no profit per tenermi occupato”.

“Intendi lo stress di aver scelto Snoke?”, chiese Rey, sardonica. “Quello che poi hai fatto comunque e che avrebbe evitato tutto questo?”.

Ben le lanciò uno sguardo, ma non era arrabbiato. “Comunque, questo è quello che ho fatto dopo essere tornato. Più o meno”.

“E hai scritto fic MattKira”, aggiunse Rey, tracciandoli le nocche con le dita. “Disgustoso”.

Riuscì a sorriderle, dandole un colpetto con la mano libera e stringendole l’altra. Rey non si staccò. “Hai letto molte pagine per qualcosa che trovi disgustoso”, sottolineò.

“Fanculo, mi devi una citazione nei crediti considerando quanto delle nostre dannate vite ci hai messo dentro”. Stava scherzando, ma solo a metà, e Ben la guardò in modo strano.

“Ti ho scritto molte lettere”, disse dopo un po’. “La dottoressa Holdo me lo aveva consigliato. Ma non erano mai buone. Continuavo a cadere nello stesso schema di Matt, mi sembrava sempre di star accampando scuse. Non era quello che meritavi. E poi ho visto il finale di stagione e il bacio fra Matt e Kira…”. 

“Ugh”.

Ben la guardò e lei sorrise.

“Ero sul divano con mia madre, con in braccio un enorme San Bernardo…”.

“Merda, Chewie è ancora vivo? Quanti anni ha quel cane?”.

“Sono abbastanza certo che sia immortale. Ad ogni modo, ho visto l’episodio e qualcosa è scattato. Ho iniziato a scrivere nelle note del telefono e pochi mesi dopo quelle note sono esplose in Across the Stars. Doveva essere un esercizio su Matt, per capire come avrebbe potuto espiare e guadagnarsi una possibilità con la donna che amava. Ma è diventato più di quanto avessi pensato”.

“Ti riferisci ai lettori?”.

“Mi riferisco al fatto che è diventata una storia d’amore”, disse Ben, senza guardarla. “Doveva essere uno studio psicologico del personaggio, uno schema per un percorso di espiazione e redenzione. Lo puoi vedere nei primi capitoli. Ma alla fine, credo di aver voluto provare a dare a Matt e Kira un lieto fine, considerando che…bhe…lo sai”.

“Sì”, disse Rey piano. “Lo so”.

“E poi ha iniziato ad avere seguito. Alla gente piaceva, per qualche motivo. Il che mi ha fatto sentire quasi…appagato, in un modo che non avevo mai provato a Los Angeles, pur scrivendo da professionista. Poi un giorno un lettore mi ha raccontato di questa antis pazza che leggeva e commentava sul suo blog”. Girò le mani verso Rey. “Ed eccoci qui”.

“Eccoci qui”, gli fece eco Rey, fissando le loro mani.

Ben esitò, accarezzandole il dorso con le dita. “Posso farti una domanda?”.

“Non me l’hai appena fatta?”.

“Perché la cosa dell’antis?”, continuò lui, ignorandola. “Perché tutto quell’odio, quel veleno verso estranei che stavano solo…”.

Rey strappò la mano dalla sua e si mise sulla difensiva, guardandolo diffidente.

“Era così diverso dalla te che ricordavo”, mormorò. “Penso sia parte del motivo per cui all’inizio non credevo fossi tu. Non ci potevo credere. Forse perché non volevo pensare che fossi finita così. Per tutto quel tempo in cui siamo stati separati, continuavo a ripetermi non importa quanto le cose siano brutte per me, finché Rey sta bene. Probabilmente frequenta una scuola d’arte, fa qualcosa di bello, ha una vita piena…”.

“Intendi vivere?”, rispose Rey. “Ho fatto la tua stessa cosa: esistevo. Sopravvivevo. Entrambi lo abbiamo fatto nel modo peggiore. Modi che hanno ferito altre persone”.

Ben fece un sorriso ironico. “Non avremmo potuto farci più male nemmeno provandoci, eh?”.

“Non saprei”, disse Rey, restituendo il sorriso. “Non abbiamo ancora raggiunto Matt e Kira. Noi ci siamo feriti solo emotivamente”.

“Forse dovremmo procurarci delle spade laser e finire l’opera”.

“Stai assumendo che io non ne abbia già una”.

“Lo so che ce l’hai”.

Il sorriso di Rey si allargò, e si appoggiò allo schienale della sedia. “Altre domande?”.

“Hai davvero un tasto cuore sulla tastiera?”.

Rey lo guardò confusa. “Cosa?”.

“Uno dei messaggi online”, disse Ben. “Mi hai mandato un cuoricino e ti è preso il panico, ricordi?”.

“Oh, quello”. Rey scosse la testa, incredula. “Serio? Certo che non ce l’ho. Ma Isobel stava iniziando a provare cose sdolcinate per Kylo e voleva evitare di affrontarle”.

Ben annuì e il cuore di Rey perse un battito. Non glielo aveva detto nei messaggi della notte scorsa? Ok, non la cosa del cuore, ma che Isobel…

Allora non gli aveva letti.

Bene.

Forse era una buona cosa, almeno per ora.

“Hai ancora intenzione di aggiornare a San Valentino?”, chiese Rey, ricordandosene. “Lo hai promesso”.

Ben imprecò sottovoce. “Me ne ero dimenticato”, disse. “La scorsa settimana è stata dura”.

“Racconta. Hai ancora le bozze?”.

Ben la fissò. “Io…sì”, disse. “Avevo delle difficoltà a capire come finire la storia. Perché?”.

Rey si morse il labbro, fissando per aria. “Sarei disposta a lavorarci con te”, disse dopo un attimo. “Magari in due possiamo capire come finire”.

Notò lo sguardo incredulo di Ben e scrollò le spalle. “Lo già abbiamo fatto, con il tuo romanzo”, sottolineò. “E ha venduto alla grande. Almeno così continuavano a scrivermi i MattKira. Sono duri a cedere, lo concedo”.

Ben la stava ancora fissando. “Sei seria?”.

“Credo di sì”.

“Io…”. Ben scosse la testa, corrugando la fronte. “Vuoi ancora farlo? Dopo tutto questo?”.

Rey si alzò e si stiracchiò, senza guardarlo. “Hai rovinato tutto fra noi”, disse, senza mezzi termini. “E abbiamo perso il nostro lieto fine. E scommetto che non riuscirai a capire come dare a Matt e Kira il loro senza il mio aiuto”. Incrociò le braccia e lo guardo. “E si meritano di averlo”.

La stava ancora fissando.

E, Dio, conosceva quello sguardo.

Era lo stesso che le aveva lanciato quando erano entrambi zuppi di champagne e lei era stata trascinata via e si era girata a guardarlo per quella che pensava fosse l’ultima volta.

Lo stesso di quando aveva passato il suo compleanno a letto malata e si era chinato a baciarle la fronte.

Lo stesso di quando avevano fatto l’amore per la prima volte, ed aveva smesso di baciarla giusto il tempo per alzare la testa e guardarla, e lei avrebbe giurato di aver visto tutto il suo cuore in quegli occhi.

Lo stesso di quanto si era inginocchiato con un anello per chiederle di sposarlo, l’ultima volta.

Dove sono Maz e i suoi fogli quando ne hai bisogno.

 

*****

 

“C’è una festa di lancio editoriale a cui mia madre partecipa stasera”, disse Ben, mentre usciva con lei dal negozio. “Ma possiamo iniziare a lavorarci domani mattina. Anche se ci vorrà un miracolo per venirne fuori in meno di una settimana”.

Rey si strinse nelle spalle mentre di abbottonava il cappotto. “Abbiamo fatto di più con meno”.

“Vuoi davvero una citazione, comunque? I tuoi amici antis lo adorerebbero”.

Gli disse che voleva eliminare il suo blog.

In parte per protesta contro di lui, ma comunque una cosa buona, probabilmente.

“Attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo”, disse Rey, piatta. Prese il telefono e consultò l’app dei mezzi pubblici. Fece una smorfia. “Fanculo. Ho appena perso l’autobus e il prossimo è fra mezz’ora. Gli orari del fine settimana sono un fottuto incubo”.

Poteva sentire l’esitazione di Ben, al suo fianco. “Aspetta qui”, disse, e lo vide raggiungere Luke, al lavoro su una Taurus. Parlarono in fretta, Ben indicando Rey, Luke facendo un sorrisetto saputo. Ben mosse la testa in un modo che Rey sapeva significasse che stava roteando gli occhi per l’esasperazione.

Incredibile come potesse ancora leggerlo senza nemmeno pensarci, e il suo cuore si scaldò.

Rey si accigliò, dandosi un colpetto sullo sterno. Ehi. Tu. Smettila.

Ben tornò da lei con in mano un mazzo di chiavi. “Posso darti un passaggio”, disse. “Se vuoi. Luke ha accettato di pagarti l’intera giornata in ogni caso”.

Rey lo guardò divertita. “Lo ha accettato o glielo hai imposto?”.

“Stessa cosa”, disse Ben. Si fermò, guardò le chiavi e scrollò le spalle prima di lanciargliele.

Rey si accigliò e le afferrò al volo. Il portachiavi le era famigliare.

“Ieri le ho fatto fare un giro”, disse. “Solo per assicurarmi che il motore funzionasse a dovere dopo che ci avevo lavorato su. Ma a parte questo, credo ti stesse aspettando. Quindi, se vuoi fare gli onori…”.

Un lento sogghignò si aprì sul viso di Rey, e chiuse le mani intorno alle chiavi, fissando il Falcon.

Guardò Ben, teso, quasi come se si stesse preparando a un suo rifiuto, a una parola brusca, a qualcosa.

Affetto, pensò, e si permise di provarlo, anche se la spaventava.

Gratitudine.

Gioia.

 

*****

 

Il Falcon resse meglio di quanto non avesse mai fatto, e Rey cambiò marcia fluidamente mentre portava lei e Ben al suo appartamento. “Sai”, disse, “mi è venuto in mente che potresti avermi lasciata guidare solo perché non sai dove vivo”.

“Felice coincidenza. Dove vivi, a proposito?”.

“Divido un appartamento con Finn”, disse Rey, distratta, cercando di non perdere l’uscita. “Anche se è come vivere da soli. Lui e Poe praticamente convivono ormai”.

“Poe Dameron? Ha funzionato quindi?”.

“Stanno insieme da quasi tanto tempo quanto siamo stati noi, ci credi?”. Rey sorrise brevemente mentre rallentava per uscire dalla corsia, ma smise quando sentì Ben imprecare al suo telefono. “Tutto bene?”.

“Sì”, disse, burbero. “Cose dall’avvocato”.

Rey si accigliò. “Snoke?”.

“Mi deve un grosso risarcimento a causa di tutte le sue cazzate col contatto. Shadow and Fate ha venduto davvero molto, ma mi mancano tonnellate di royalties per quello e il resto dei miei lavori per la TV. Non me ne sarei preoccupato, ma Snoke…”. Sospirò, passandosi la mano fra i capelli. “Non è felice che abbia mollato, per usare un eufemismo. Ci sono state ricatti e minacce per tutto l’anno scorso. E non solo a me, ma anche a mia madre. Ha messo in chiaro che me la farà pagare, in un modo o nell’altro”.

“Che vada a fanculo”.

“Lo hai detto”.

“Bene”, disse Rey, rallentando e mettendo la freccia svoltando per il suo condominio. “Se devo scommettere fra Snoke e tua madre…”.

“Mia madre e i suoi avvocati”.

“Dannazione”, imprecò Rey, parcheggiando. “Almeno lasciate qualche scarto per gli avvoltoi”.

 

 *****

 

Rey era andata a esattamente due appuntamenti negli ultimi tre anni. Soprattutto su sollecitazione di Finn, che giurava che i suoi colleghi erano bravi ragazzi, che le sarebbero piaciuti davvero. Entrambi erano finiti con lei in piedi sulla porta di casa, imbarazzata e incerta su come chiudere la serata.

C’era qualcosa di ironico nel fatto che ora si trovava nella stessa situazione con il suo ex fidanzato, che teneva le mani in tasca mentre Rey si sforzava di trovare le chiavi.

“Vuoi…”. Rey fece un gesto imbarazzato. “Vuoi entrare? Per una tazza di caffè, o qualcos’altro?”.

Ben controllò il telefono e si accigliò. “Sono già le tre”, disse. “Probabilmente dovrei dare una mano per stasera”.

“Oh…”. Era delusa, e il viso di Ben si addolcì.

“Magari una tazza sola”, si corresse.

 

*****

 

“Assolutamente no”.

Rey stava sbirciando da sopra la spalla di Ben, che si affrettò a chiudere l’app note sul telefono. “Non è che sia scolpito nella pietra”, si difese.

“Cancella quella merda. Ora”.

“Non si cancellano mai le bozze, non puoi mai sapere se…”

“Tu non ucciderai Matt”. Rey sbatté la sua tazza di caffè sul tavolo, ignorando le goccioline. “Sei serio, cazzo? Perché mai dovresti anche solo prenderlo in considerazione?”.

Ben emise un verso frustrato. “Allora mi dici come Matt può espiare tutto quello che ha fatto, senza un pagamento? Un sacrificio eroico non è un buon modo per uscire di scena? Muore salvando Kira, portando equilibrio nella galassia, e per la prima volta è in pace con se stesso...”.

Rey si alzò di scattò, portando la sua tazza in cucina senza guardarlo. “Sei un fottuto idiota, Ben Solo”, lo rimproverò.

Lui la seguì, appoggiandosi alla porta e guardandola, cupo. “Sei arrabbiata”, osservò.

“Deduzione davvero brillante, Sherlock”. Rey si girò per affrontarlo. “Pensa a cosa non va nella tua versione”.

“Matt va ad affrontare suo padre…”.

“Giusto, quella parte va bene”.

“Viene pestato per bene, ma guadagna tempo a sufficienza per lo sprint finale di cui l’Alleanza ha bisogno per eliminare l’esercito...”.

“Ancora bene”, disse Rey, aprendo il frigo e osservandone il contenuto.

“Kira arriva, lei e Matt combattono insieme e riescono a sconfiggere l’Imperatore”.

“Eccezionale”.

“Si baciano per l’ultima volta e Matt muore sereno, fra le braccia di Kira, dopo essersi finalmente riscattato e aver scelto la luce per la prima volta dopo anni. Kira porta in sé la fiamma dell’umanità e la sua memoria, e aiuta a ricostruire la galassia guardando avanti”.

Rey sbatté la porta del frigorifero. “Ecco, è quello. Quello è il tuo fottuto lieto fine? Vaffanculo. Cancellalo”.

Ben sospirò e si passò la mano fra i capelli. “Butta giù qualche idea e ne possiamo discutere”.

“Non dobbiamo discutere proprio di niente. Matt vive”.

“Ma – “.

No”. Rey fece un passo avanti e gli puntò un dito contro. “Sai cosa c’è che non va? Finora hai fatto un ottimo lavoro nel capire Kira. Hai capito che lei e Matt avevano bisogno l’uno dell’altra, che non potevano esistere l’una senza l’altro. E glielo stai portando via! La stai lasciando sola. Tutte le fottute scuse del mondo non significano nulla se alla fine lui la lascia di nuovo”.

“Non la sta – “.

Rey scosse la testa e lo spinse da parte per tornare in soggiorno. “Idiota”.

Ben tirò fuori il telefono. “Si sta facendo tardi”, disse dopo un momento. “Devo andare a dare quella mano. Domani, ok?”. Esitò, poi fece per prendere la mano di Rey.

Lei lo guardò, ma cedette e la prese.

Ben annuì, cercando di fare un passo indietro, e fissò Rey, confuso, quando lei si rifiutò di lasciarlo andare. Lei stava fissando il tappeto, le sopracciglia aggrottate. “Rey?”.

“Ancora non capisci, vero?”, mormorò. “Cosa farebbe a Kira perdere Matt per la seconda volta”.

Ben la fissò, ma restò in silenzio.

“È appena tornato da lei”, continuò Rey, sempre tenendo lo sguardo basso. “E forse lei non lo perdona. Forse non lo farà mai, non del tutto”.

Fece un respiro profondo. “Ma cazzo, lo ama lo stesso. Non puoi scegliere una cosa del genere. E di sicuro non hai una seconda chance di trovare la persona giusta, la tua anima gemella, che ti capisce come nessun altro fa. E glielo porterai via? Di nuovo?”.

“Forse Matt pensa che sia meglio che lei viva un vita senza il suo ricordo e il ricordo di tutto quello che le ha fatto”, disse Ben, guardando le loro mani unite.

“Perché è andata così bene l’ultima volta, vero?”, chiese Rey, e sapeva che la sua voce era al limite dell’isterico ma fanculo, erano stati anni fottutamente lunghi…per Kira. “Perché sembrava così felice nel finale, eh? E tutte le altre volte che l’ha lasciata, che non è rimasto con lei? Immagina sapere che questa volta non tornerà davvero. Che questa volta l’ha lasciata per sempre”.

Gli occhi di Ben erano scuri, e Rey fece inconsapevolmente un passo verso di lui. “Merita di meglio”, disse lui, a bassa voce.

“Forse Matt dovrebbe lasciarlo decidere a lei, per una volta”, disse Rey, stringendogli forte la mano. “Inoltre, non è questione di meritare, ricordi?”.

Ben deglutì. “Ti ho pensata scrivendolo”.

“Sì, l’avevo capito”. Riuscì a sorridere malgrado il nodo in gola. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

Era pronta a staccare il cerotto.

“Ho un’altra domanda”, disse Rey. “Ho dimenticato di fartela, al negozio. Onestamente, avevo paura”.

Ben era molto vicino, lo sentiva, e si costrinse ad aprire gli occhi e incontrare i suoi.

“Ho letto i tuoi messaggi”, disse, prima che potesse chiedere. “La scorsa notte”.

Gli occhi di Rey si spalancarono. “Allora perché non…”.

“Perché non sei sola in questo”, mormorò. “Anch’io ho paura. E hai ragione: ho rovinato tutto”.

 “È quello che hai capito?”. Rey si accigliò.

“Beh…”. Esitò, e il respiro di Rey si fermò quando, con cautela, le posò la mano libera sul fianco. “Quello e quanto non mi sono mai reso conto di come Rey avrebbe dovuto davvero essere Rey Solo”.

Rey fece un debole sorriso. “Spero abbia fatto male”.

“Come un coltello fra le costole”. Posò la fronte sulla sua, e senza rendersene conto Rey gli fece scivolare una mano nei capelli, chiudendo gli occhi alla sensazione delle ciocche morbide e setose fra le sue dita. “E il resto?”.

“Hmm?”.

“Eri seria?”.

Rey esitò.

Cosa ti dice il tuo istinto?

Scappa.

Combatti.

Scappa…

Posò una mano sulla guancia di Ben e, prima di poter esitare, prima di poter pensare, premette con forza le labbra sulle sue e lo tenne stretto.

Lui s’irrigidì, solo per un momento, prima di sollevare le loro mani giunte e abbracciarla e sollevarla, inclinando la testa per approfondire il bacio.

I polpastrelli di Rey poggiati sulla guancia di Ben erano umidi e sentiva qualcosa a metà fra una risata e un singhiozzo risalirle la gola mentre si sistemavano meglio, Ben passandole le braccia intorno alla vita e Rey aggrappandosi con le gambe a lui per reggersi mentre gli tirava piano i capelli.

Guarigione, pensò, mentre respiravano insieme, e le mani di Ben sulla schiena la stringevano a lui.

Felicità, quando lo sentì ridere mentre l’appoggiava sul divano senza smettere di baciarla.

Speranza.

Amore.

 

 

 

 

 

 

 

Nota della traduttrice

 

Beh, direi che, con questo capitolo, siamo arrivati all’apice della storia. Sappiamo cosa è successo a Los Angeles. Ben e Rey sono di nuovo insieme. Chissà se anche Matt e Kira avranno il loro lieto fine?

Lascio la parola a voi.

Io invece vi lascio una scena del capitolo 11. (Ne mancano solo tre)

 

 

 

*****

“Quello”, disse Ben contro le sue labbra, e lo sentì sorridere. “Quello è il tuo stringersi geloso”.

Rey si aggrappò ancora più forte, i talloni affondati nella sua schiena. “No, non lo è. Non sono mai stata gelosa in tutta la mia vita”.

“Hmm”. Ben abbassò la testa e succhiò il punto sensibile appena sotto la mascella. “Nemmeno a quella festa aziendale? Nel 2015? Della brunetta carina vestita da elfo di Babbo Natale che continuava ad avvicinarsi?”.

Rey ringhiò. “Tutto quello che…”. Il suo respiro si fece affannoso mentre Ben la toccava. “…ti ho solo… abbracciato”.

“Mi hai scalato come fossi un dannato albero nel bel mezzo della sala e l’hai fissata come un koala arrabbiato da sopra le mie spalle”.

*****

 

A lunedì

VesperStar

 

   
 
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