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Autore: Helmwige    18/04/2020    6 recensioni
SPOILER TROS
Storia ambientata alla fine di Episodio IX, subito dopo la morte dell'Imperatore. Rey torna su Ajan Kloss dai suoi amici, cercando di raccogliere le fila della sua vecchia vita. Ma non è così semplice, ora che ha perso quasi tutto. Dovrà affrontare verità amare, solitudine e disillusioni, con la speranza che prima o poi ciò che è morto torni a vivere.
Una Reylo un po' diversa dal solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“La morte è parte naturale della vita.
Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza.
Dolore non avere; rimpianto non avere.
L’attaccamento conduce alla gelosia;
L’ombra della bramosia essa è.”
Star Wars – La Vendetta dei Sith
 
Rey accolse la comparsa dell’alba con un misto di amarezza e sollievo. Gli occhi gonfi di sonno e arrossati dal pianto le dolevano, eppure il pensiero di tenerli aperti per un’altra giornata intera non la spaventava; qualunque cosa sarebbe stata meglio di dover passare una nottata simile a quella che si era appena conclusa.
Dopo quel disgustoso incubo non era più riuscita a chiudere occhio. Le immagini del sangue, dei cilindri fosforescenti e degli occhi enormi e neri che la fissavano l’avevano tormentata in continuazione. A tratti sentiva ancora il sapore ferrigno del sangue e a malapena riusciva a tenere a bada i conati di vomito.
Rimase immobile, sdraiata sul letto, a guardare le ombre che strisciavano sul pavimento al levarsi del sole. Aspettò finché la luce non inondò la stanza, poi si alzò.
I suoi movimenti erano lenti e pigri. L’energia era defluita dal suo corpo durante la notte, lasciandola intorpidita. Gli occhi annebbiati cercarono con calma i vestiti. Quando incapparono nelle spade laser, venne invasa dalla nausea. La delusione cocente provata il giorno prima tornò a trafiggerla senza pietà.
Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva fatto a ingannare se stessa con tanta magistrale bravura? I suoi sentimenti nei confronti di Ben, quella scintilla di affetto che lentamente aveva ripreso vita, era divampata all’improvviso, bruciando tutto ciò aveva incontrato sul suo cammino: la pazienza, la calma e, soprattutto, il buonsenso.
Quell’amore che aveva nascosto con così tanta cura, celandolo perfino a se stessa, era esploso in un modo talmente maldestro che ora, ripensandoci, la faceva vergognare terribilmente.
Ma non era bastato l’inganno della propria mente, no. Oltre a quella trappola che si era costruita sapientemente da sola, aveva dovuto fare i conti anche con la beffa.
Sentì il proprio sangue bruciarle nelle vene, mentre il cuore, dal moto convulso, pulsava in preda alla rabbia e allo sconforto.
Perché aveva agito in quel modo? Perché Ben si era chinato, allungandosi verso di lei? Perché le aveva fatto credere per un brevissimo eterno attimo di corrispondere il suo affetto, per poi ritirarsi all’improvviso, lasciandola lì come una sciocca ragazzina?
Deglutì a fatica, ingoiando le lacrime che minacciavano di ricomparire a tradimento, e uscì.
Le spade di Luke e Leia rimasero dov’erano.
 
***
 
Non aveva alcuna intenzione di presentarsi all’addestramento quel giorno. Non aveva la minima voglia di vedere Ben, né tantomeno sapeva cosa dirgli. E anche se lui non si fosse presentato, era troppo agitata, troppo in preda alla rabbia, per trovare la concentrazione necessaria per brandire una spada laser.
Le sue gambe la portarono in mezzo ai ribelli, che si affaccendavano febbrili tra un’incombenza e l’altra. In un angolo, con le mani immerse nelle viscere del caccia di Poe, trovò Rose. Era così concentrata sul proprio lavoro che non si accorse della presenza di Rey finché questa non chiese: “Hai bisogno di una mano?”
Rose si voltò verso di lei. Aveva una guancia sporca di olio motore.
“Rey!” la salutò. “Niente addestramento oggi?”
La Jedi scosse la testa. “Ogni tanto bisogna fare una pausa,” sussurrò.
“Giusto. Beh, se non hai di meglio da fare… mi passeresti il nastro isolante?”
Rey si diresse verso la cassetta degli attrezzi, stando attenta a non calpestare la pozza di liquido nero che si allargava sul terreno.
“Che è successo a questo caccia?” chiese a Rose, allungandole il nastro isolante.
“Dovresti chiederlo a Poe, ci ha messo le mani per ultimo. Per essere un pilota è eccellente, ma come meccanico lascia molto a desiderare.”
“A proposito di Poe… Non ti è sembrato un po’ distratto ultimamente?”
“Non ci ho fatto molto caso, sinceramente.” Rose si mordicchiò il labbro inferiore con espressione assorta, cercando di ricordare. “Forse gli manca un po’ di azione. Lo spazio è il suo habitat naturale, credo che qui a terra si senta un po’ spaesato.”
Rey annuì, senza aggiungere niente. A dir la verità, non era nemmeno sicura del perché gliel’avesse chiesto.
“E tu invece?” le domandò Rose.
“Cosa?”
“Ti senti un po’ spaesata?”
Spaesata? Rey avrebbe voluto mettersi a ridere. Quell’aggettivo era troppo riduttivo. Ci si può sentir spaesati quando si cambia pianeta, o quando si passa talmente tanti giorni su un’astronave che non si sa più che giorno è.
No, lei non era spaesata. Era in preda all’ira e all’angoscia. Si sentiva sballottata da un’emozione all’altra senza tregua. Provava qualcosa di molto simile a una vertigine continua, come se il suo corpo fosse a bordo di un Ala-X in costante avvitamento.
Eppure, nonostante tutto il malessere che provava in quel momento, trovava ancora la forza di mentire.
“Faccio ancora fatica ad abituarmi a tutto questo verde.” 
Rose sembrò apprezzare la battuta. “A volte ancora mi stupisco per quanto è diverso Ajan Kloss dal mio pianeta natale. Su Hays Minor c’era solo roccia e aria irrespirabile.”
Rey avrebbe voluto chiederle della sua infanzia, di Paige, del medaglione a forma di mezzaluna che portava sempre al collo… Ma il suo cervello sembrava fuori controllo mentre elaborava un pensiero dopo l’altro, mentre emozioni diverse la sommergevano a turno, soffocandola. La nausea cominciò a riempirle lo stomaco e ricordò il sapore del sangue come se ce l’avesse in bocca. Un unico nome tornò a rimbombarle violentemente nel cranio, impedendole qualsiasi altro pensiero. Tutto quello che riuscì a chiedere fu: “Rose, hai mai sentito parlare di Kamino?”
La ragazza scosse la testa. “Mai sentito nominare… è una persona importante?”
“Non lo so.”
Rose, con un sorriso soddisfatto, tirò fuori le mani dal motore. L’olio l’aveva ricoperta fino a metà dell’avambraccio.
“Magari siamo troppo giovani per conoscerlo…” rispose, pulendosi le mani con uno straccio altrettanto sporco. “Il Generale Organa diceva sempre che l’Impero aveva eliminato così tante persone che era difficile ricostruire il passato.”
Guardò Rey, rivolgendole un sorriso nel tentativo di trasmetterle un pizzico di serenità. “Potresti provare a chiedere a qualcuno più vecchio.”
La Jedi si sforzò di sorridere a sua volta. Il consiglio di Rose non era privo di senso, ma a chi avrebbe potuto chiedere? Alla memoria immortale di R2? A C3PO e alla sua voglia irrefrenabile di sciorinare tutte le informazioni presenti nei suoi database? Meglio di no, il droide sarebbe andato avanti con la sua parlantina incessante per sempre.
Forse, Leia o Luke avrebbero potuto aiutarla…
“Hai fatto un lavoro terribile!”
La voce acuta di Maz Kanata riempì l’aria, riportando Rey al presente. La ragazza si voltò verso di lei. Da quando la battaglia su Exegol era terminata, l’aveva incrociata solo di sfuggita: l’aliena arancione era sempre in movimento e supervisionava costantemente la base, assicurandosi che tutti i ribelli continuassero a svolgere il proprio lavoro. Proprio in quel momento stava strigliando a dovere un giovane pilota che, con la testa china e lo sguardo pentito, ascoltava in silenzio la ramanzina.
“Guarda qui! Questa la chiami riparazione? In mille anni non ho mai visto un lavoro peggiore di questo!”
Mille anni…
Rey salutò distrattamente Rose e si avviò verso l’umanoide di Takodana. Aspettò pazientemente che il pilota si allontanasse, poi la chiamò. I piccoli occhi scuri di Maz la osservarono con attenzione mentre un largo sorriso le rallegrava il volto.
“Rey di Jakku!” esclamò, avvicinandosi a lei. Era talmente piccola che le arrivava a malapena all’altezza dell’ombelico. Il sorriso smagliante di Maz svanì all’improvviso, così com’era apparso. “Che succede, bambina mia?” domandò preoccupata, percependo l’agitazione della ragazza.
Rey si sforzò di svuotare la mente. Sapeva che Maz era una force sensitive e non voleva preoccuparla più del dovuto a causa di quell’incubo nefasto che l’aveva tenuta sveglia tutta la notte. Allo stesso tempo, però, comprendeva che girare attorno alla questione sarebbe stato inutile: sarebbe andata dritta al punto, o Maz ci sarebbe arrivata comunque prima di sentire le sue parole.
“Ho una cosa da chiederti…” cominciò.
Gli occhi della piccola umanoide la scrutarono, in attesa.
“Hai mai sentito parlare di Kamino?”
La perplessità invase lo sguardo di Maz. “È un nome che non sentivo da molto tempo…” rispose esitante. “Perché me lo chiedi?”
Rey si morse l’interno della guancia, cercando una risposta che non possedeva.
“Non lo so,” sussurrò infine. “Ho fatto un sogno, e questo nome mi è rimasto impresso nella mente. So che sembra stupido, ma…”
“Ciò che la Forza dice non è mai stupido,” la interruppe Maz. “Le visioni che essa ci manda hanno sempre un significato, non te lo dimenticare.”
Rey deglutì a fatica.
“Chi è Kamino?”
“Non sei la prima a farmi questa domanda. Luke me lo chiese prima di te, con queste esatte parole.”
“Luke?”
Maz annuì gravemente. “Kamino è un pianeta. Il suo ruolo nella Galassia è stato cancellato con l’avvento dell’Impero. Ora è un pianeta come tanti.”
La ragazza aggrottò la fronte. “E perché Luke ne era interessato?”
“Non lo so, bambina mia.” La contrabbandiera alzò le spalle. “Ma l’interesse di Luke è durato a lungo. Un’ossessione, quasi. Forse nei suoi libri puoi trovare qualcosa.”
Le tornarono in mente i vecchi libri che aveva prelevato da Ahch-To in cui aveva trovato le informazioni sui puntatori Sith. Luke era sempre stato particolarmente puntiglioso nel registrare le sue ricerche… forse avrebbe potuto davvero trovare qualcosa in mezzo ai suoi appunti.
Con lo sguardo confuso ma ebbro di malsana eccitazione, la Jedi la ringraziò e si diresse velocemente verso il suo alloggio.
“Rey,” la chiamò di nuovo Maz.
La ragazza si voltò verso di lei, incontrando l’espressione preoccupata dell’aliena.
“Fa attenzione.”
 
***
 
Maz aveva ragione. Nei vecchi libri ammuffiti prelevati da Ahch-To, Rey trovò le ricerche di Luke, descritte nei minimi dettagli.
Pagina dopo pagina, la ragazza si sorprendeva sempre più per la curiosità dimostrata dal suo Maestro di un tempo, nonché per la sua dedizione ai particolari.
Dopo la morte dell’Imperatore, Luke aveva condotto numerose ricerche sull’Impero, a partire dai soldati. Rey scoprì con sorpresa che i soldati imperiali erano stati diversi dagli assaltatori del Primo Ordine; non si trattava di bambini prelevati dalle proprie famiglie e ricondizionati brutalmente, bensì di cloni, come li definiva il libro di Luke. Secondo quanto scritto, erano stati tutti frutto dei medesimi geni. Tutti uguali, ognuno identico agli altri nell’aspetto e nel modo di pensare. Era stato un gioco da ragazzi per Palpatine utilizzarli per la Grande Purga, dove migliaia di Jedi erano morti sotto i colpi dei blaster.
Rey lesse della fine della Repubblica Galattica con un misto di incredulità e sofferenza. Sentiva la stessa angoscia che Luke aveva provato nello scrivere quelle informazioni, imprimendo nella pergamena le azioni malvagie di suo padre, votato al Lato Oscuro.
Dovette però sfogliare le pagine a lungo prima di trovare il nome che cercava.
Kamino era stato il pianeta natale dell’Esercito dei Cloni, il luogo dove Palpatine aveva preparato la sua vendetta sotto mentite spoglie. Aveva usato la sapienza dei Kaminoani per dare vita a milioni e milioni di soldati nel minor tempo possibile: poco più di dieci anni.
Una volta instaurato l’Impero, Kamino si era ribellato all’esorbitante numero di cloni richiesti dall’Imperatore. Il suo popolo indigeno, privato della libertà e sotto il totale controllo delle truppe, aveva dato il via a una sanguinosa rivolta. Il centro di clonazione era stato raso al suolo e gran parte della popolazione decimata.
Ma la conoscenza non poteva essere distrutta.
L’Impero aveva proseguito le sue ricerche, sviluppando un procedimento di clonazione rapida in un laboratorio segreto su Dantooine. Il laboratorio, supervisionato da Darth Vader stesso, era capace di produrre cloni in meno di due settimane, un lasso di tempo ridicolo rispetto a quello necessario per la formazione di un individuo originale.
Le note di Luke si concludevano poco dopo.
Nonostante la tecnica fosse risultata inizialmente imperfetta, dato che i cloni possedevano solo memorie di base, Vader era riuscito a raccogliere dei “campioni mentali”, trasferendoli poi nelle menti dei cloni. Ma neanche questa tecnologia era sopravvissuta alla guerra: i laboratori su Dantooine erano stati distrutti prima della morte dell’Imperatore.
Rey fissò le pagine ingiallite del libro, lì dove terminava la grafia disordinata e frettolosa di Luke. Il cuore le batteva furiosamente nel petto, sovrastando i suoi pensieri.
L’idea della creazione di migliaia e migliaia di vite tutte uguali l’aveva profondamente inquietata. Continuava, inoltre, a non capire il significato del suo incubo. Cosa c’entrava quella storia con lei? Magari il nome di Kamino aveva il solo scopo di farle leggere quei resoconti, ma a che pro?
Si sfregò le palpebre chiuse con la punta delle dita. La mancanza di sonno e il malloppo di tutte quelle informazioni l’avevano sfinita.
Quando riaprì gli occhi, il suo sguardo catturò un dettaglio che prima non aveva notato: una frase a fine pagina, con la stessa grafia di Luke ma decisamente più piccola, quasi a voler essere invisibile.
C’è un altro Imperatore.
I ricordi della battaglia su Exegol la colpirono come un pugno nello stomaco.
Si era concentrata talmente tanto sul Trono dei Sith che non aveva prestato attenzione a ciò che vi era vicino: lunghi cilindri verdi e corpi interamente formati che vi galleggiavano dentro.
La comprensione le mozzò il respiro in gola.
Non aveva ucciso Palpatine, ma il suo clone. Un clone in cui avevano inserito il suo spirito.
E se erano stati capaci con lui…
Il corpo di Rey si mosse prima che la sua mente concludesse quel ragionamento. Richiuse il libro, lo avvolse tra le braccia e uscì di corsa dalla sua stanza. Doveva parlare con Ben subito.
Fece giusto in tempo a fare qualche passo oltre la soglia prima di andare a sbattere contro Poe, finendo distesa per terra. Il libro sfuggì dalle sue mani e scivolò sul terreno. Si sbrigò a raccoglierlo, farfugliando una scusa in direzione dell’amico.
Lo sguardo di Poe sondò la ragazza, visibilmente preoccupato.
“Rey… che succede?”
“Niente… io… devo andare,” farfugliò lei. In un attimo gli diede le spalle e si mise a correre tra gli alberi.
Poe rimase immobile, sbalordito dallo sguardo allucinato della ragazza. Poi, senza riflettere oltre, la seguì nella foresta.
 
***
 
Rey si ritrovò nella radura quasi senza accorgersene. I polmoni le dolevano, il respiro era spezzato dalla fatica e dall’adrenalina che a fiumi le scorreva nelle vene. Le gambe, che l’avevano portata di corsa verso la sua meta, tremavano e lo stomaco, a digiuno da chissà quante ore, si contraeva spasmodicamente, minacciando di regalarle altri conati di vomito.
Tentò di fare un respiro profondo e di svuotare la mente. Doveva assolutamente fare ordine nei suoi pensieri.
Le informazioni che Luke aveva scritto su Kamino, sulla battaglia dei cloni e sui metodi di clonazione vorticavano disordinatamente nella sua testa.
Un sapore amaro le invase la bocca. Era necessario parlare con lui.
Il suo unico desiderio al momento era rimanere da sola per riflettere, capire i propri sentimenti e, possibilmente, comprendere anche quelli di Ben… ma i suoi piani avrebbero dovuto subire una leggera modifica.
Non c’era tempo per meditare sull’amore, su quel bacio mancato o su come l’ex Leader Supremo se l’era svignata senza voltarsi. No, quel tipo di riflessioni avrebbero aspettato.
Nel maldestro tentativo di ossigenare il cervello, incamerò quanta più aria possibile e lo chiamò.
“Ben.”
Le rispose il silenzio, intervallato dal fischio di qualche strano animale indigeno.
“Ben!”
Una brezza gelida si fece strada tra gli alberi, scuotendo i rami.
Il pensiero che la stesse volutamente ignorando, proprio come lei stessa aveva fatto per tutta la mattina, la colpì come uno schiaffo in pieno viso.
“Non è il momento per giocare a chi è più bravo a portare rancore…” sibilò a denti stretti, senza sapere a chi si riferisse di preciso, se a lui o a se stessa.
In quel momento avrebbe tollerato tutto, tranne il risentimento di Ben nei suoi confronti.
Il suo cuore oscillava tra il desiderio di colpirlo in testa col suo vecchio bastone e la voglia sfacciata di rivederlo vivo, solido e concreto davanti ai suoi occhi. Certo, non si sarebbe spinta a immaginare una vita insieme a lui – non dopo il brutto tiro del giorno prima, almeno – ma dargli la possibilità di una nuova esistenza, una nuova occasione per dimostrare chi fosse davvero… quello sì, lo pretendeva.
“Ben Solo!” urlò a pieni polmoni.
Il suo grido riempì la radura, ma non ebbe comunque risposta.
Chiuse gli occhi, in preda allo sconforto e alla rabbia che minacciava, per l’ennesima volta, di farle distruggere qualcosa. Poi, piccola e luminosa come un nemico su un radar, un’ultima idea venne a galla.
Avrebbe fatto da sola.
Per una volta avrebbe agito d’istinto, senza pensare alle conseguenze.
Prima di tutto, sarebbe andata in cerca del DNA di Ben.
Poi avrebbe trovato i vecchi cilindri di clonazione, ovunque fossero. Non era sicura che Exegol fosse stato completamente distrutto; forse i macchinari si trovavano ancora lì e magari, con un po’ di fortuna, sarebbero stati utilizzabili dopo qualche riparazione e una bella pulita. Di lì a qualche anno sarebbe riuscita a capire il funzionamento della clonazione fino a replicare il corpo di Ben. Certo, gli esperimenti di Vader prevedevano l’uso dei “campioni di memoria”, ma forse non sarebbero serviti nel loro caso… Ben era ancora lì, non era un fantasma come Luke. Aveva ancora una parte umana… e poi loro erano una Diade, giusto? Questo doveva pur significare qualcosa!
Notato che la preoccupazione minacciava di prendere il sopravvento, decise che a quei numerosi dettagli avrebbe pensato dopo: ora la prima cosa da fare era trovare un campione di DNA da riprodurre nelle vasche di clonazione.
Ma da dove iniziare? Il suo corpo era sparito nel nulla quando si era ricongiunto con la Forza.
Rey ricordava di aver visto il suo sangue per terra mentre scappava da quel pianeta maledetto, ma ormai non sarebbe più stato utilizzabile, e poi…
Credo che sia ancora lì, sai? Il mio sangue intendo. Ancora fresco, perfettamente conservato nella roccia.
Il ricordo delle parole di Ben la sopraffece così all’improvviso da farla barcollare.
Ilum.
Ben gliene aveva parlato a proposito dei cristalli, quando lei gli aveva chiesto del suo addestramento con Luke. E se le aveva detto la verità, se davvero la roccia aveva inglobato all’istante il suo sangue, allora nelle Grotte dei Cristalli era custodita la sua più grande speranza.
L’eccitazione per quella scoperta fu tale che non si accorse nemmeno che le sue gambe la stavano riportando verso la base ribelle. Di lì a poco l’avrebbero fatta salire furtivamente sul vecchio Ala-x di Luke, che l’avrebbe condotta tra le fredde distese del pianeta di ghiaccio.
 
***
 
Il Generale Dameron, ben nascosto dietro il grosso tronco di un albero, guardò Rey correre via con il vecchio libro sottobraccio.
Rimase immobile chissà quanto tempo a guardare il punto dove lei, facendosi strada tra la vegetazione, era scomparsa alla sua vista. Gli occhi, incredibilmente fermi, gli conferivano l’espressione imbambolata di un vecchio Hutt assonnato. Eppure, dietro quello sguardo vuoto, il suo cervello lavorava come un forsennato nel tentativo di rimettere a posto tutte le informazioni che aveva carpito negli ultimi minuti.
Se all’inizio si era sentito vagamente in colpa nello spiare la ragazza dal suo nascondiglio, ora si stava quasi lodando da solo per averlo fatto. La vergogna si trasformò via via in lucida comprensione, finché un brivido non lo attraversò dai capelli spettinati agli stivali infangati.
Poi d’un tratto, come se un Ewok l’avesse punzecchiato con un bastone appuntito, si riscosse.
Saltò in piedi e cominciò a correre.
Mentre i suoi muscoli lavoravano a pieno ritmo per portarlo a destinazione, la sua mente rievocava gli ultimi momenti passati con Rey: lo sguardo inespressivo mentre cenava con loro, la foga con cui aveva tentato di spiegargli come Ren le aveva salvato la vita, la solitudine di tutti i giorni…
E poi, immancabilmente, pensò a Finn.
Amico mio, avevi ragione… ti ho sfottuto, e invece avevi ragione.
Era stato uno stupido.
Aveva avuto tutte le risposte – o quasi – davanti agli occhi, ma non ci aveva badato. E la sua cecità era dovuta meramente al fatto che non si era fidato della Forza.
Ed ora eccolo lì, con i polmoni in fiamme e lo stomaco che gli si annodava, mentre correva come se avesse avuto un Rathtar alle calcagna.
Quando giunse alla base, il suo sguardo cercò subito Rey, senza trovarla. Con un gemito, si mise a cercare Finn tra i ribelli. Quando lo vide, lo prese per la giacca e lo scosse in malo modo, incapace di trovare le parole.
L’ex assaltatore, a dir poco sorpreso, lo guardò a bocca aperta per un attimo. Poi urlò: “Ma si può sapere che diamine ti prende?”
“Rey… dobbiamo… corri, avevi ragione…” farfugliò Poe, continuando a strattonarlo.
Poco lontano, un Chewie sorpreso guardava l’insolita scena con la testa inclinata da un lato. Strano che fosse il Generale Dameron a dare di matto, quando era sempre stato Finn a soffrire di sprazzi d’isteria…
Finn, nel frattempo, aveva tolto le mani di Poe dalla sua giacca preferita e lo guardava serio, scrutandolo con gli occhi scuri e preoccupati.
“Che è successo a Rey?”
Poe si sforzò di fare un respiro profondo, con il cuore che gli martellava nelle orecchie, e finalmente ritrovò la lucidità necessaria per parlare.
“Avevi ragione, c’è una presenza attorno a lei… E so chi è.”

 
 





Angolino oscuro dell’autrice:
 
Stiamo per giungere alla fine di questa fanfiction e mi si spezza il cuore; mi sono affezionata tantissimo a questa storia, che è iniziata come Reylo e si è trasformata gradualmente in Reyen.
 
Questa volta le note sono proprio d’obbligo, quindi portate pazienza (se non vi interessano, passate pure oltre):
1) La questione di Luke e delle sue ricerche è stata – credo – totalmente inventata da me. Dico “credo” perché non ho trovato alcuna dichiarazione Canon al riguardo. Quindi teoricamente non ci sono prove che attestino che Luke avesse in mente la possibilità che Palpatine si fosse fatto clonare (nei Legend, invece, i cloni sono molto utilizzati; c’è il clone dello stesso Luke, chiamato Luuke, o addirittura Palpatine che combatte contro se stesso… ce n’è davvero per tutti i gusti).
2) Specifico – ma immagino lo sappiate già – che JJ ha pubblicamente dichiarato che il corpo di Palpatine di Episodio IX non è quello originale ma è, appunto, un suo clone. Così come il padre di Rey, e quindi lei teoricamente non è la nipote dell’Imperatore, bensì sua figlia… ma questa è un’altra storia. Va specificato, tra l’altro, che il clone di Palpatine è stato sconfitto per sempre (quindi non ce ne sono altri in giro a cui dare la caccia).
3) Gli esperimenti di Vader su Dantooine, se non sbaglio, sono stati decanonizzati, ma egoisticamente li ho utilizzati lo stesso perché mi servivano (sorry not sorry).
4) Ultima, ma non meno importante, la questione su Ilum: il volume Star Wars: The Rise of Skywalker Visual Dictionary ha confermato che Ilum è stato trasformato nella Base Starkiller e quindi non dovrebbe più esistere dopo Episodio VII. L’opera di trasformazione del pianeta sarebbe addirittura iniziata contemporaneamente alla costruzione della Morte Nera. Ora, dato che non ero a conoscenza di tutte queste informazioni durante la stesura dei primi capitoli di questa fanfiction, ho deciso di ignorare la cosa. Ilum in questa storia esiste ancora e non ha subito alcuna modifica.
 
Che la Forza sia con voi,
Helmwige
  
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