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Autore: UnGattoNelCappello    18/04/2020    0 recensioni
Kei realizza durante il suo secondo anno di liceo che probabilmente è innamorato di Yamaguchi da quando ha dieci anni. Per quanto incapace possa essere a gestire la situazione, Kei prega almeno di non esserlo tanto quanto Hinata e Kageyama. Ma a quanto pare, è proprio così. *TRADUZIONE*
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Giocando con il fuoco


 

“Tsukishima-kun? Possiamo parlare un momento?”

Kei non è dell’umore adatto per affrontare una confessione in questo momento. Ha fame e vuole soltanto andare a pranzare in cortile con gli altri. C’è il tempo più bello dall’inizio della settimana; un sole caldo senza nuvole. L’alta ragazza bionda di fronte a lui sposta il peso da un piede all’altro aspettando la sua risposta. Kei è piuttosto sicuro che sia la stessa ragazza che ha chiesto gli appunti a Yamaguchi qualche settimana prima, ma potrebbe sbagliarsi.

“Immagino di sì. Cosa c’è?”

“Beh, te e Yamaguchi siete amici.”

“Quindi?”

“Mi chiedevo se non ti dispiacerebbe parlarmi un po’ di lui!”

La conversazione non sta andando nella direzione che aveva pensato lui. Il suo stomaco vuoto brontola nel silenzio che si è formato.

“Che cosa?” domanda, spingendosi gli occhiali sul naso.

“Voglio dire, cosa gli piace?” chiede la ragazza.

Dà un colpetto con la testa e i suoi lunghi capelli biondi la cadono sulle spalle. Kei la fissa come se le fosse cresciuta un’altra testa. Questa è un’assurda inversione di quando le ragazze prendevano da parte Yamaguchi solo per chiedergli di Kei. Lui pensa che lo facciano ancora e, o Kei ha smesso di notarlo (cosa improbabile) o Yamaguchi ha smesso di dirglielo. Kei rifiuta sempre. Ma cosa farebbe Yamaguchi se sapesse che delle ragazze chiedono di lui? Familiari nodi contorcono lo stomaco di Kei mentre guarda la ragazza. Ogni parte di lui non vuole parlare di questo.

“Perché non glielo chiedi?” dice in modo arrogante.

“Non posso. Sono nervosa.”

“Con Yamaguchi?”

“Beh, sì,” risponde, e le sue pallide guance diventano di un rosso brillate.

“Lui è cordiale.” Sono io quello che non lo è, pensa Kei.

“Non penso che capiresti, Tsukishima-kun.”

“Cosa significa?”

“Voglio solo dire che tu non accetti mai confessioni. Un paio di mie amiche ti hanno chiesto di uscire e tu hai detto subito no ad entrambe,” risponde la bionda con un sorriso amichevole. “N-non che io sia arrabbiata con te per questo!”

“Ok…”

“Allora? Puoi dirmi qualcosa su Yamaguchi?”

Kei non saprebbe da dove iniziare neanche se lo volesse. Fa una lista mentale delle sue cose preferite: Tadashi è un gran lavoratore. Ama la pallavolo, anche se non a un livello innaturale tipo Kageyama-e-Hinata. È insicuro, ma acquista fiducia ogni giorno. Farebbe qualsiasi cosa per i suoi amici – per me. Ama aiutare gli altri, anche quando a lui non viene niente in cambio. È altruista. È silenzioso, ma sta imparando ad alzare la voce. Gli piacciono i video giochi; Pokémon è il suo preferito. Basta dargli corda e ne parlerebbe per ore. In rare occasioni, si tira su i capelli. Spesso quando fuori c’è vento. È estremamente goffo quando è brutto tempo. Abbraccia il cuscino al petto quando dorme invece di poggiarci la testa come una persona normale. Ha delle mani morbide. Le lentiggini non ricoprono solo il suo viso ma anche le ginocchia, le spalle, e le braccia. Farei qualsiasi cosa per guardarlo fare niente per ore. Io sono il suo preferito.

Kei realizza immediatamente che la ragazza non potrà mai sapere nessuna di queste cose.

 

________

 

“Dov’eri?” chiede Kageyama mordendo la sua cannuccia quando Kei si avvicina.

“Da una ragazza,” Kei alza le spalle. Si siede e apre il suo pranzo al sacco.

“Confessione?” chiede entusiasta Hinata. “Qualche dolcetto? Eh?”

“No e no.”

Hinata emette un gemito, “Uffa. Ho voglia di dolci oggi.”

“Ha chiesto di Yamaguchi.”

Yamaguchi si gira completamente sulla panchina che condividono per guardarlo a bocca aperta. Kageyama e Hinata hanno uno sguardo altrettanto stupefatto.

“È venuta da te, lo spaventoso Tsukishima, per parlare del dolce e carino Yamaguchi?”

Kei alza gli occhi al cielo anche se aveva pensato la stessa identica cosa.

“Chi era?” chiede Yamaguchi, spostando la testa di lato. Kei stringe i denti.

“Una ragazza della nostra classe. È alta e bionda. Non so essere più specifico.”

“Oh, Karin-kun!” realizza Yamaguchi, sorridendo. “È intelligente e tutto, ma non credo che sia proprio il mio tipo.”

Kei lo abbraccerebbe. Si era preoccupato così tanto per niente. Kageyama ha un’aria scettica.

“Intelligente?” gli fa il verso Kageyama, riempendosi la bocca di riso. “Bionda? Alta?” deglutisce. “Quello non è il tuo tipo? Sei sicuro?”

Kei alza immediatamente lo sguardo dal pranzo per lanciare frecciatine con gli occhi all’alzatore. Vorrebbe avere delle vere frecce nel suo arsenale, perché le userebbe certamente in questo momento. Kageyama è troppo stupido per fare bene il sarcastico quindi il suo tono risulta più incredulo che altro. Kei resiste l’impulso di lanciare uno sguardo a Yamaguchi.

“Parliamo del tuo tipo, Re,” dice freddamente Kei, e quello lo azzittisce.

Hinata concorda veemente, “Sì, parliamone!”

“Io non ho un tipo,” borbotta lui.

“Oh, non lo so,” Kei finge innocenza. “Credo di poter trovare i giusti aggettivi.”

“Stai zitto. Non parlare.”

“O posso semplicemente indicare, se preferisci?”

“Vado a prendere altro latte,” borbotta Kageyama, alzandosi dal tavolo e allontanandosi a grandi passi.

Hinata grida, “Hey?! Non te ne andare così!”

Un secondo dopo Hinata gli sta correndo dietro, il pranzo dimenticato sul tavolo. Kei sputacchia quando Yamaguchi gli dà un pizzico al fianco. Lancia un’occhiataccia al suo pranzo e si strofina il punto dolente.

“Non dovresti trattarli così, Tsukki,” lo rimprovera Yamaguchi.

Kei sbuffa, “Sei il loro badante?”

Yamaguchi lo ignora e spilucca il cibo di fronte a lui.

“In effetti mi piacciono i capelli biondi, immagino,” mormora.

“Pensi che Yachi sia carina. Lei ha i capelli biondi,” replica Kei e non appena le parole escono dalla sua bocca, non è del tutto sicuro del perché le abbia dette.

“Già…” annuisce Yamaguchi con voce distante. “Quindi cosa gli hai detto? A Karin, voglio dire.”

“Mi ha chiesto di dirle qualcosa su di te.”

“Che cosa le hai detto?”

Kei alza le spalle. “Che ti piace la pallavolo.”

“Sono piuttosto sicuro che quello già lo sapesse, Tsukki.”

“Beh, cosa volevi che le dicessi?” chiede Kei, rivolgendo un intenso sguardo a Yamaguchi. Yamaguchi si strofina il collo pensando a cosa dire.

“Immagino che non importi,” decide infine.

Kei si sporge leggermente per premere la sua spalla contro quella di Yamaguchi solo per un secondo. Quando si tira indietro, Yamaguchi lo segue. Rimangono seduti così finché Kageyama e Hinata non ritornano, bisticciando, con le loro bevande in mano.

 

________

 

da: tsukki☽

oggetto: —

Ci vediamo?

 

a: tsukki☽

oggetto: —

certo tsukki!

 

da: tsukki☽

oggetto: —

Ok. Ho quasi finito di cenare

 

a: tsukki☽

oggetto: —

domani non c’è scuola dormi da me ??

 

da: tsukki☽

oggetto: —

Yesss

 

a: tsukki☽

oggetto: —

:)! vieni quando vuoi

 

da: tsukki☽

oggetto: —

Esco tra un quarto d’ora

 

________

 

“Non ha senso che la sua testa salti in aria in quel modo. Guarda la traiettoria del raggio laser.”

“È fantascienza, Tsukki,” ride Yamaguchi.

“Sono sicuro che le leggi della fisica valgano anche nel futuro.”

“Forse erano troppo occupati a costruire quei robot prostitute che abbiamo visto all’inizio.”

“Immagino di sì. Strane priorità, ma ok.”

“Come dici te, Tsukki.”

Il film si blocca ogni manciata di minuti perché lo stanno guardando sull’antico portatile che Yamaguchi ha da quando Kei lo conosce. La coscia di Yamaguchi è calda accanto alla sua sotto la coperta, le schiene appoggiate contro la spalliera del letto. Kei non ha idea di come il suo amico riesca ad indossare solo una canottiera e dei boxer nell’ambiente gelido quando lui ha dei jeans, una maglietta a maniche lunghe e un maglione.

Si concentra sul film trash ma ammette che è piuttosto distratto da Yamaguchi. Sta particolarmente bene stanotte, pensa Kei, e incolpa il suo facile sorriso, il modo in cui si è legato i capelli, per non menzionare i vestiti che sono al momento assenti dal suo corpo alto e magro. Kei deve continuare a ripetersi che questo è normale. Lo hanno già fatto un migliaio di volte e Kei pensa sempre che Yamaguchi stia bene, non importa come sia vestito.

È solo che oggi Kei è ipersensibile. Incolpa le temperature in aumento della passata settimana. Non riesce a capire esattamente il perché, ma stasera sentiva di dover vedere Yamaguchi. Non è come la notte del suo sogno, tutte quelle settimane prima; non c’è né disperazione né panico in quel bisogno. Kei ha solo bisogno di essergli vicino. Vuole solo sentirlo parlare.

“Yamaguchi, non hai freddo?”

“No, Tsukki. Non dirmi che tu ce l’hai. Hai addosso tutti i vestiti del mondo.”

“Non tutti.”

“Quasi.”

“Non è colpa mia se tu praticamente vivi in un igloo.”

“Dovresti esserne abituato ormai. Probabilmente è solo il tuo cuore gelato.”

“Wow,” dice impassibile Kei.

A quello Yamaguchi esplode, buttandosi contro il fianco di Kei e ridendo calorosamente contro il tessuto sulla spalla di Kei. Tira su le gambe verso il petto da sotto le lenzuola e Kei riceve un panorama di scura pelle liscia. Anche Kei si lascia ridere. Alza la mano per accarezzare la testa di Yamaguchi. I ciuffi di capelli color nocciola tra le dita di Kei scivolano dalla lenta coda di cavallo e cadono intorno al viso di Yamaguchi quando lui si tira indietro. Sullo schermo del computer, il film si blocca.

“Cos’è quello?” chiede Kei, indicando il libro che intravede sul comodino dietro Yamaguchi.

Yamaguchi si allunga per afferrarlo e se lo rigira tra le mani. “Solo un fumetto.”

Kei glielo prende e fa passare le dita sulla copertina. È liscia.

“Che c’è?” chiede Yamaguchi, avvicinandosi per vedere meglio.

“Sto solo facendo un’ispezione.”

Yamaguchi fa una risata, “Tsukki, sei stra-”

“Cerco dei morsi.”

“Eh?”

Kei strappa gli occhi dal fumetto per guardarlo. Sa che i suoi occhi si stanno allargando alla realizzazione di cosa ha appena detto a voce alta. Devo rilassami, si dice Kei. Questo non è un argomento da riportare a galla. Kei lo sa. Ma non riesce a negarsi il brivido di soddisfazione che lo attraversa in quel momento.

“Mi stai prendendo in giro?” chiede Yamaguchi, ferito.

Kei farfuglia, “Cosa? No.”

“Okay…”

“E guarda,” continua Kei, allargando le mani, “niente segni.”

Yamaguchi si riprende. Piega le gambe sotto si sé per sedersi in ginocchio di fronte a Kei. Con esitazione, posa la punta delle dita sotto il palmo a mezz’aria di Kei e usa l’altro indice in cerca di segni sulla mano ormai guarita.

“Bravo Tsukki,” dice come se stesse lodando un cucciolo.

“Mi sto evolvendo,” ironizza Kei.

“Ehi, ehm, Tsukki?”

Kei teme e adora allo stesso tempo l’insolito tono della voce di Yamaguchi.

“A che cosa pensi? Quando ti…”

“A questo non rispondo,” dice immediatamente Kei.

Tira via la pallida mano dalla lieve presa di Yamaguchi ma lui è veloce ad allungarsi per riprenderla. La punta delle sue dita preme ancora una volta sul palmo sudato di Kei. Il cuore di Kei gli martella traditore nelle orecchie.

“Gli amici non parlano di queste cose,” insiste Kei

“Io ne ho parlato,” ammette timidamente Yamaguchi, “con Hinata.”

Kei non sa cosa rispondere a quello. Vuole sotterrare l’argomento nel silenzio, ma all’improvviso Yamaguchi sembra persistente. Sono svegli da troppo tempo. Forse straparlano a causa della mancanza di sonno. Gli stessi vestiti che prima lo tenevano a malapena al caldo ora fanno bollire ogni centimetro della sua pelle. Yamaguchi ha l’impudenza di far scivolare lentamente il suo indice dalle nocche di Kei giù fino alla punta delle sue unghie e Kei rabbrividisce. È quello che lo fa capitolare.

“Kei,” mormora Yamaguchi, “forse pensi a me?”

Con un solo, ansimante respiro, Kei cede. Si sente annuire debolmente. L’altro inspira violentemente l’aria tra di loro. Esalando, Yamaguchi disegna con il dito figure senza senso sul dorso della mano di Kei. Kei si sente girare la testa a guardarlo.

“Hinata mi ha chiesto se pensavo a te quando lo facevo. Gli ho detto di no.”

Quella frase lo riporta alla realtà. Kei fa un suono d’assenso, impaurito di aprire la bocca.

“Tsukki. Ho mentito.”

Kei sobbalza come se fosse stato colpito da una scarica elettrica e la sua mano scivola finalmente via dalla presa di Yamaguchi. È un sogno? si chiede Kei. Mi sono addormentato sul letto di Yamaguchi guardando quel film schifoso? Kei si schiarisce la gola quando realizza che Yamaguchi si aspetta che lui risponda.

“A che cosa pensi, Tadashi?” chiede lentamente.

È il turno di Yamaguchi di rabbrividire.

Risponde. “A quello.”

“Tadashi,” ripete Kei, incapace di trattenersi. “Che cos’altro?”

Yamaguchi si sporge in avanti sulle ginocchia per sfiorare velocemente il dorso delle mani di Kei.

“Queste.”

Kei annuisce, sentendosi rinvigorito. Adrenalina gli scorre nelle vene e lo sprona avanti. Una voce in fondo alla mente cerca di tirarlo indietro ma è troppo in alto per ascoltarla ormai. È una sensazione simile ad arrivare sulla cima di una montagna russa. Riesce praticamente a sentire il tintinnio dei meccanismi che salgono.

“E… e te?” bisbiglia Yamaguchi.

“Non voglio dirlo.”

“Questo,” inizia Yamaguchi, ma deve fermarsi; ha il respiro affannato. “Questo non è giusto, Tsukki.”

“Yamaguchi,” Kei deglutisce. “Gli amici non parlano di–”

Yamaguchi lo interrompe, “Kei, non credo che gli amici si masturbino pensando uno all’altro.”

Se possibile, il viso di Kei diventa ancora più rosso. Quello non può negarlo. Kei mentirebbe se dicesse che una parte di lui non vuole che Yamaguchi sappia quali parti di lui passa le sue notti a pensare. Più che altro, Kei vuole che lui sappia che c’è così tanto di lui che adora. Ma il pensiero di dire quelle cose ad alta voce gli fa venire voglia di nascondersi. Quando infine Kei incontra il suo sguardo, sembra che Yamaguchi sia sul punto di spezzarsi; come se abbia raggiunto il suo limite di fiducia in sé stesso per quella notte e stesse per correre via dalla stanza.

“Penso a…” inizia Kei, e Yamaguchi si rilassa visibilmente.

“Cosa?” lo incoraggia.

“Queste.” Kei poggia due dita sulla coscia sinistra di Yamaguchi.

“Io penso a… questi,” mormora Yamaguchi, indicando gli occhi di Kei.

“Questi.” Un colpetto sugli avambracci di Yamaguchi.

“Questi.” Una lieve stretta sui bicipiti di Kei sotto il maglione.

“Queste.” Kei tocca i gomiti di Yamaguchi. Poi sfiora le ginocchia di Yamaguchi. Fa scivolare piano il suo palmo sulle spalle di Yamaguchi. Infine, Kei si sporge in avanti per accarezzare con i pollici la pelle sotto gli occhi di Yamaguchi.

“L-lentiggini?” balbetta Yamaguchi.

“Sì. Lentiggini,” risponde Kei a fatica.

Ha il respiro affannato e il suo cuore minaccia implacabile di aprire un buco e uscire dalla sua gabbia toracica. Si sente ansioso, emozionato – eccitato. Non sa verso quale emozione lanciarsi. Il respiro di Yamaguchi è altrettanto veloce. Kei sente che esploderà se non si calmano presto. Il letto affonda un poco quando Yamaguchi si avvicina a lui spostandosi sulle ginocchia.

“Questi,” dice affannato Yamaguchi, posando le mani in basso sui fianchi di Kei.

Kei emette un grugnito involontario e poi immediatamente cerca di divincolarsi dalla presa di Yamaguchi. Troppo reale, troppo reale, troppo reale, gli sta gridando il suo cervello. Troppo reale, troppo bello. Troppo bello per essere reale.

“Non posso, devo, possiamo solo…” Kei scivola sulle sue parole come fossero ghiaccio.

“Tsukki, solo un altro paio. Posso dirtele, per favore?”

Anch’io, pensa Kei, ne ho così tante altre. Ma Yamaguchi non avrebbe dovuto saperne neanche una e adesso si sta avvicinando ancora di più. Kei reprime un brivido quando le dita di Yamaguchi si posano proprio sotto la sua bocca. Sente l’ultimo frammento di compostezza scivolargli tra le dita.

“Questa,” mormora Yamaguchi, e lo bacia.

È un eufemismo dire che sia una sensazione sconosciuta. Le labbra di Yamaguchi sono così morbide. Le labbra delle persone sono così morbide di solito? A Kei non importa e si sacrifica a quella sensazione, muovendo leggermente la bocca quando Yamaguchi muove la sua. I loro nasi si incontrano e Kei ha un fremito e Yamaguchi emette una risata senza fiato contro le sue labbra. Delle dita ruvide sfiorando il suo mento. Kei gira la testa per cambiare angolo quando i loro nasi sbattono di nuovo. Oh sì, pensa, così è meglio. Le labbra di Yamaguchi si incastrano perfettamente sulle sue; gli ultimi due pezzi di un puzzle a cui hanno lavorato per anni.

Yamaguchi stringe la sua presa sui fianchi di Kei e lui inspira violentemente. Un forte calore scende in picchiata sul suo stomaco – su e giù, su e giù – quando Yamaguchi lecca l’interno del suo labbro inferiore. Gli occhiali di Kei sono premuti scomodamente contro la sua faccia ma non fa nessun movimento per toglierli; se lo facesse, ha paure che si lascerebbe completamente andare. Kei muove con esitazione la sua lingua contro quella di Yamaguchi, inseguendo quella sensazione aliena. Yamaguchi emette piano un mormorio nella sua bocca.

Quella sensazione gli ricorda molto il suo sogno. Quel bollente, bagnato calore che apre le sue labbra e riempie la sua bocca. Ma non c’è nessuna lampadina che si rompe, nessun Tadashi che lo prende in giro disperato ripetendo il suo soprannome come un disco rotto. C’è solo Yamaguchi, caldo e familiare e più vicino di quanto lo sia mai stato.

“Kei, un altro,” espira Yamaguchi.

Kei si sporge per un altro bacio. È contemporaneamente rincuorato e devastato; se non si fermano presto, Kei perderà il controllo della situazione ancora più di quanto abbia già fatto. Ma non era quello che intendeva Yamaguchi.

Mormora dentro la bocca aperta di Kei, “Questo.”

Muove una mano dal fianco di Kei e la posa sopra il grosso rigonfiamento nei jeans di Kei. Kei interrompe bruscamente il bacio e sobbalza all’indietro così violentemente che sbatte la testa contro la spalliera di Yamaguchi facendola ribalzare contro il muro.

“Cavolo, Tsukki!” esclama Yamaguchi. “Stai bene? Ehi, quante dita sono queste?”

“Tre,” ansima Kei, “e sto bene. Sto bene.”

I due rimangono seduti sul letto di Yamaguchi. I loro respiri riempiono il silenzio che si espande. Kei lancia un’occhiata al ragazzo lentigginoso accanto a lui; il suo petto si alza e si abbassa rapidamente, la canottiera attorcigliata a mostrare un’anca abbronzata, palpebre pesanti sopra pupille dilatate e adorabili labbra rosse di baci. Si accorge velocemente della chiara sagoma dell’erezione di Yamaguchi attraverso i suoi sottili boxer viola. Yamaguchi si pulisce lentamente l’angolo della bocca con il dorso della mano. Quando posa il palmo sulla sua coscia, la saliva di Kei brilla nella debole luce della camera. Le mani di Kei hanno un fremito. Del desiderio ribolle piacevolmente in fondo al suo stomaco.

Cataloga tutti questi dettagli perché sa che non potrà vederli mai più.

Riporta le tue mani su di me, pensa disperatamente Kei.

Passa un intero minuto prima che riesca a riprendersi abbastanza da parlare.

“Yamaguchi, io,” dice, scegliendo attentamente le parole dalla sua mente stravolta, “L’ho lasciato andare troppo oltre.”

“Troppo oltre?” chiede piano Yamaguchi. La sua carnagione scura diventa innaturalmente pallida.

“Merda, io… non riesco a concentrarmi, devo… torno subito.”

Kei si tocca con il palmo della mano appoggiato contro la porta chiusa del bagno e viene più velocemente di quanto abbia mai fatto in vita sua. Dopo essersi ripulito e aver smesso di ansimare, si guarda allo specchio. C’è una minuscola capriola nel suo stomaco quando nota il rossore sulle sue labbra dovuto a quelle di Yamaguchi contro le sue. Kei si sente del tutto svuotato mentre ripercorre lo scuro corridoio fino alla stanza da letto.

Quando torna, Yamaguchi non è più eccitato. Oppure si è ammorbidito abbastanza che Kei non riesce più a vederlo dalla tuta che si è infilato sopra i boxer. È seduto a gambe incrociate sul suo letto e sobbalza quando Kei chiude la porta della camera dietro di lui. Si siede.

“Non intendevo farlo accadere.”

“Mi dispiace, Tsukki. L’ho iniziato io.”

Kei fa una smorfia. “Non ti devi scusare.”

“… Non ti è piaciuto,” conclude Yamaguchi, guardandosi in grembo.

Kei sbuffa una patetica risata senza allegria.

“Credo che sappiamo entrambi che non è vero.”

“Io pensavo,” balbetta Yamaguchi strofinandosi il collo,” Voglio dire, visto che abbiamo detto che fantasticavamo l’uno sull’altro. Ho pensato che volesse dire…”

“Non possiamo,” dice fermamente Kei.

Fissa dritto di fronte a sé perché se guarda Yamaguchi, si rimangerebbe tutto. Kei pensa che se Yamaguchi fosse chiunque altro, chiederebbe a Kei perché. Invece, Yamaguchi fa un suono d’assenso e si strofina il viso con le mani.

“È colpa mia,” geme tra le dia.

“No.”

Mormora, “Ma, Tsukki, ho detto così tanto.”

“L’ho detto anch’io,” replica Kei. “Ma siamo amici.”

“Amici,” ripete Yamaguchi, facendo una smorfia come se gli lasciasse un cattivo sapore in bocca. “D’accordo, allora.”

Kei fa un grosso respiro. “È colpa mia se è successo. E mi dispiace.”

“Per cosa?” chiede Yamaguchi, e poi rotola via da lui sul letto per spostarsi davanti al computer.

Per cosa? Pensa Kei. Mi dispiace per aver detto così tanto. Mi dispiace per averti toccato. Mi dispiace per averti lasciato toccarmi. Mi dispiace per aver infranto la mia stessa regola. Mi dispiace che so che sapore hai, e mi dispiace che non potrò mai dimenticarlo. Mi dispiace che penso a te in quel modo. Mi dispiace di avertelo fatto sapere. E mi dispiace che devo essere io quello a cui sei bloccato a pensare in quel modo. Mi dispiace di aver pensato con il mio corpo invece che con la mia testa, o se stavo pensando con la mia testa, mi dispiace che la mia logica mi abbia abbandonato. Mi dispiace di non essere stato in controllo di me come al solito. Mi dispiace che non sarò mai quello che ti meriti.

“Che dici, Tsukki, ti va di finire quel film?”

“Okay.”

Come ricostruisci un argine che hai volutamente distrutto?

 

  
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