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Autore: JAPAN_LOVER    19/04/2020    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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FRIENDLY MATCH
 

LUCIA

Ultimo giorno di allenamento, domani si parte per il Giappone.
Fisicamente e mentalmente mi sento pronta alla sfida. Quello che mi lascia perplessa è il cambio di atteggiamento della squadra nei confronti di Startseva, quasi mi sento abbandonata dalle mie compagne. Dopo la tremenda gaffe di Camilla, molte di loro hanno cominciato ad aprirsi con lui, in tante sembrano pendere dalle sue labbra e qualcuna addirittura lo adora.

Aaaah! Nemmeno fosse un dio sceso in terra! – penso, alzando gli occhi al cielo.
Accantono questi pensieri e cerco di concentrarmi sulla palla che sta per arrivarmi alta e morbida. Camilla ha fatto progressi sorprendenti, al suo bagher salto verso la rete e schiaccio, con tutta la forza che possiedo nell'altra metà campo.
Dall'altra parte, Giulia, con la sua coda rossa, si allunga ma non riesce ad arginare il mio grande attacco, ci ho messo dentro tutto il mio disappunto.
Paolo ci sta facendo da arbitro e il fischio secco del suo fischietto decreta la mia azione riuscita.
Mi giro verso le mie compagne e con ciascuna di loro batto vigorosamente i cinque.
"Molto bene! – dice Startseva – può bastare così!"
Non ce ne siamo neanche accorte ma si sono fatte le 19:00, e fuori c'è già il crepuscolo.
Ritorniamo in panchina e riprendiamo fiato, rifocillandoci con lunghe sorsate d'acqua e tamponandoci la fronte grondante di sudore.
Gli allenamenti sono stati duri, Startseva non ci ha risparmiato neanche oggi. In questi giorni abbiamo sostenuto ritmi serrati sotto la sua guida, ma so bene che il difficile viene adesso. Dobbiamo mettere a frutto tutto quello per cui ci siamo allenate fino ad adesso, dobbiamo reggere i ritmi, la tensione, la pressione della gara e tirare fuori tutta la nostra grinta.
"Coraggio ragazze, forza – ci incita Paolo – vi voglio belle cariche domani!"
"Paolo, hai fatto la valigia?" gli domanda Rossella.
Il nostro secondo allenatore è alla mano, io lo adoro. Con lui è facile usare toni amichevoli e confidenziali, ormai lo conosciamo da un po' e anche lui si è affezionato molto a tutte noi.
Paolo mostra i suoi denti di un bianco scintillante e strizza l'occhio.
"La mia valigia è già pronta da una settimana, mia cara!" replica lui come a ostentare una puntualità che proprio non gli appartiene, e forse proprio per questo si è sentito pizzicato.
"Si, ma mi raccomando, non fare tardi – lo stuzzica Cris, con un sorriso sornione – in aeroporto non sono mica pazienti come noi che ogni mattina ti aspettiamo speranzose qui davanti ai cancelli. Immagina che guaio, se dovessi perdere l'aereo!"
E in parte è vero, quante mattine ci siamo ritrovate ad attenderlo fuori dal Palasport!
Paolo si fa largo fra di noi, troppo prese a ridere di lui, e lungo il suo passaggio arpiona due falangi sui fianchi ancora accaldati e sensibili di Cristina, provocandole una sensazione a metà tra solletico e dolore. Poi, impassibile, si porta accanto al suo collega Startseva.
"Ahh!!" è Cris che sobbalza con un urlo di sorpresa.
Lui ghigna e mostra la lingua e, per un breve istante, mi è parso di vedere la mia amica Cris arrossire di un genuino imbarazzo.
Ehm, Cris che arrossisce?
"Che stronzo!" strepita un po' come è lei, impulsiva e senza controllo.
Rido. Sono così buffi, battibeccano sempre.
Paolo incrocia le braccia al petto e scuote la testa, simulando sgomento per quell'esternazione. Al suo fianco, Startseva inarca perplesso un sopracciglio ma lascia correre. Non ha seguito interamente la scena, ma ormai ci conosce abbastanza da sapere che quello è un modo tutto nostro di scherzare.
Poi, Startseva con un colpetto di tosse attira la nostra attenzione. Il chiacchiericcio si placa e ognuna di noi va a prendere ordinatamente posto lungo la panchina.
Naturalmente è d'obbligo il discorso del coach alla vigilia della partenza.
A braccia conserte, Statseva attende che ci sistemiamo. Indossa la solita polo azzurra molto semplice con la scritta ITALIA bianca sulle spalle, stretta quel tanto che bastava per mettere in risalto il suo fisico slanciato e scolpito. Lo osservo accanto a Paolo, parecchio più basso con il suo 1.86, Gregor Startseva svetta anche per la muscolatura solida e non esagerata che mantiene.
All'inizio i suoi occhi grigi, simili al mare in tempesta, e la sua mascella decisa mi avevano convinta che non fosse italiano, che si trovasse in Italia per una semplice questione di contratti vantaggiosi. Li chiamo mercenari, coloro che vanno non dove li porta il cuore, ma solo dove grava il portafoglio. Eppure, da qualche parte dentro di me, se non fosse stato per il mio cocciuto orgoglio, avrei visto la dedizione con cui, giorno dopo giorno, Startseva ha lavorato con ciascuna di noi. Sarà questo che ha fatto breccia nel cuore della mia squadra?
"Piccolo promemoria. Come concordato, domani mattina ci troviamo in aeroporto alle 9. Il decollo è previsto alle ore 11 – comincia a dire il nostro coach – ora sembra doveroso, da parte mia, spendere due parole sul cammino svolto insieme finora.
Innanzitutto, voglio ringraziare ciascuna di voi per la collaborazione, l'impegno e il duro lavoro svolto finora; soprattutto voglio ringraziare Paolo, per la pazienza e la cura con cui ha organizzato il viaggio e lo staff reso disponibile dalla Federazione."
Facciamo partire un lunghissimo applauso tale da far arrossire il nostro secondo allenatore. Gli occhi di Paolo si illuminano di gratitudine, poi sussurra qualcosa a Startseva e china il capo per accogliere il lungo e meritato plauso.
"Torniamo a noi – prosegue Startseva, i suoi occhi grigi sembrano brillare e le sue parole accendere i nostri animi – il lavoro che avete alle spalle è incredibile, frutto di anni e anni di duro sacrificio. Indubbiamente il tempo che abbiamo avuto a disposizione insieme è stato poco, ma a mio avviso sufficiente: vi siete ritrovate a cambiare il gioco impostato di Pandolfi e adeguarlo al mio e, contro ogni mia aspettativa, ci siete riuscite con successo. Brave, ragazze, sono orgoglioso di ciascuna di voi! – e qui qualcuna si lascia sfuggire un applauso breve ma concitato – quello che vi chiedo a Tokyo è di osare e fare gioco di squadra. Rimanete unite, spavalde, affiatate come vi state dimostrando, e questo per voi sarà un gran bel vantaggio. Entrate in campo con la stessa serenità e la stessa sicurezza dimostrata finora, non lasciatevi sopraffare o mettere sotto pressione... da nessuno. Rimanete lucide e serene, giocate come sapete fare voi, fate del vostro meglio! Molte volte il fattore psicologico incide molto più della prestanza fisica, ricordatevelo! Godetevi quest'avventura, perché alla fine si tratta di questo: un'avventura che vogliamo concretizzare e avvalorare con la medaglia. Quindi vi dico, godetevi l'ultima serata in compagnia dei vostri cari, dormite l'ultima notte nei vostri letti, nelle vostre case, pensando che la prossima volta che tornate lo faremo con al collo una medaglia, perché è a questo che puntiamo! Giusto?"
"Giusto!" urliamo in coro e ci alziamo, battendo vigorosamente le mani.
Applaudiamo, e anch'io batto forte le mani... tutto sommato ho apprezzato le sue parole.
"Un applauso per il coach Startseva!" il grido e il sorriso di Rossella emerge forte dal plauso generale.
Camilla fischia, prima di urlare a sua volta:
"Grande coach!!"
Startseva è entrato decisamente nel cuore delle mie compagne.
Lui ci regala uno dei suoi rari sorrisi, di rado l'ho visto lasciarsi andare a manifestazione emotive.
"Grazie!" risponde placido.
Il gruppo si scioglie, ed io e Cristina ci dirigiamo insieme verso la porta blindata che dà sul corridoio. Asciugamano sulla spalla e borraccia alla mano. Ho proprio bisogno di una bella doccia rinfrancante e di tornare a casa per chiudere definitivamente i bagagli.
"Sono così emozionata! – sussulta Cris, visibilmente elettrizzata – il discorso del coach mi ha dato la carica giusta. Ha detto osate! Uh! è così determinato, punta a vincere!"
"Tsk! Cosa ti aspettavi da quel bulimico di fama e riconoscimenti?"
Ebbene sì, anche la mia amica mi ha tradito ed è entrata a far parte dello Startseva fun club.
"Aaaah! Smettila! – mi rimbecca lei, assestandomi una gomitata in pieno fianco – è incredibile che tu lo odi così tanto! Ti ha ucciso il gatto, per caso?"
Cris non mi ha fatto male, trattengo una risata e scrollo le spalle, alzando all'insù il mio nasino piccolo e impertinente.
"No, semplicemente non sopporto lui e la sua arroganza!" replico.
Tampono il sudore sulla fronte con l'asciugamano, ma non facciamo in tempo a varcare la porta blindata che ci sentiamo richiamare dal coach:
"Cristina, Lucia e Giulia rimanete ancora un attimo!"
"Cosa vorrà ancora?" sbotto alla mia amica.
"Immagino che vorrà congratularsi con le migliori!" ride lei.
La sua è una battuta, ma Chirs ha comunque gli occhi persi e sognanti.
Si, come no... - scuoto la testa.
Torniamo sui nostri passi, seguite da Giulia.
Al contrario di noi due, la nostra compagna dalle graziose lentiggini e dalla coda rosso rame sfoggia un sorriso tutto entusiasta:
"Cosa c'è, coach?" cinguetta.
Startseva ci fa cenno di seguirlo al limite del campo, in zona di battuta.
Alza il pallone in aria e, con un balzo, lo colpisce con una potenza incredibile. La palla diventa una freccia bianca appena visibile, sembra impigliarsi nella rete, ma poi cade nell'altra metà, deviando bruscamente quella che era la traiettoria iniziale.
"Voi tre siete le migliori in battuta, vorrei che vi esercitaste ancora un po' con la battuta a nastro radente! – ci dice – affronterete squadre con le quali giocare d'astuzia sarà più producente che giocare di potenza...e farla in barba al nastro vorrà dire anche riuscire a beffare le vostre avversarie. Avanti, mostratemi di cosa siete capaci. Cominciamo da te, capitana !"
Poi, prende da terra un altro pallone e lo lancia nella nostra direzione.
Lo blocco un attimo prima che mi colpisca in pieno viso. Non ha lanciato la palla con violenza, non ha pronunciato con scherno il mio ruolo all'interno della squadra, o almeno così mi è sembrato. Insomma, Startseva mi infastidisce semplicemente con la sua aria di sfida.
Mi avvicino, e lui mi cede il posto in area di battuta. Mi posiziono, picchio forte il pallone sul parquet, poi lo sollevo in alto, salto, batto e quello finisce per sfiorare appena la rete.
Mordo con forza il labbro inferiore, la mia non è stata esattamente una battuta a nastro radente. La palla non ha deviato.
Startseva si avvicina e io tento in ogni modo di mascherare il mio nervosismo. Evita di toccarmi o anche solo sforarmi, so bene che con ogni probabilità è rimasto scottato dall'occhiata inceneritrice che gli ho lanciato quando lo ha fatto con Giulia.
Siamo ad altezze siderali. Due giganti. Il suo viso è a un palmo dal mio e per un attimo i suoi occhi di ghiaccio si incatenano ai miei gianduia.
Lui mi affianca e mi mostra più da vicino cosa vorrebbe da noi. Batte e la sua palla finisce, esattamente come prima, nell'altra metà campo deviando vertiginosamente la traiettoria verso il basso.
"Quando tentate questa giocata, non dovete avere paura del rischio...dovete correrlo – ci rassicura – dovete aggredire la palla a tutto braccio e forzare la rete, giocando di potenza. È una battuta rischiosa, ma in alcune situazione va tentata!"
Paolo nel frattempo ha recuperato tutti i palloni finiti nell'altra metà campo. Me ne passa uno, strizzandomi l'occhio, e io ringrazio che ci sia lui che ha l'incredibile potere di calmarmi in ogni situazione.
Startseva mi lascia di nuovo i miei spazi, e torno a respirare regolarmente. Punto fissa la rete in mezzo al campo e mi concentro su lei sola. Alzo morbida la palla e, sollevandomi in salto, la frusto con tutta la forza che ho a muro radente.
Soddisfatta, mi giri a guardare il mio allenatore, non cerco la sua approvazione ma piuttosto il suo riconoscimento. Sono la migliore attaccante che ha, e me la cavo discretamente anche nella battuta.
"Molto bene! – dice, congratulandosi per il mio colpo riuscito – Cristina, tocca a te!"
La mia amica mi dà il cambio, e io le batto un cinque di incoraggiamento. Lei annuisce con decisione, so che è molto più brava di me a servizio.
Prova tre battute su tre a filo, tutte riuscite. Lei si esalta e Startseva sembra darle molta corda, nonostante sia un tipo sostenuto e severo.
Poi è il turno di Giulia. A lei, Startseva la fa provare più volte. Rispetto a me e a Cris, il nostro libero è più esile e minuta, sicuramente meno avvezza alle frustate a tutto braccio, essendo specializzata più nella ricezione e nella difesa.
"Giulia, non è necessario che salti molto in alto quando batti" le suggerisce Paolo.
Gli occhi nocciola di Giulia cercano quelli grigi di Startseva, in cerca di conferma. Incredibile come tutte pendano dalle labbra di quell'uomo. Mi convinco che lui le abbia soggiogate semplicemente con il suo fascino esotico, piuttosto che ammettere che ci sia riuscito con il carisma e la fiducia che si è guadagnato giorno per giorno.
Lui annuisce, e la rossa riprova la sua ultima battuta.
"Molto bene! – esclama il coach – tenete a mente questo tipo di battuta, ma non provatelo finché non ve lo suggerisco io, siamo intesi?"
"Diciamo che è un asso nella manica da giocare al momento opportuno! – suggerisce Paolo, col suo solito sorrisetto compiaciuto, poi lancia una palla contro il suo collega – partitella?"
Startseva l'afferra al volo, un po' perplesso.
"Adesso?"
"Perché no? – replica il castano – ragazze vi unite anche voi?"
"Io devo correre a casa. Mi aspettano tutti i miei parenti per l'ultima cena , si lo so, messa così suona quasi una cena di addio... ma per mia madre sembra proprio che lo sia!" risponde Cris, e mi sembra veramente dispiaciuta.
"Anch'io!" mi affretto a rispondere, cogliendo la palla al balzo.
Faccio un po' la furbetta, lo ammetto. A quale ultima cena devo andare, io che a Milano vivo da sola in un monolocale, lontana da mia madre rimasta nel nostro paesino marchigiano?
"Daii, rimani! – mi esorta Giulia, avvinghiandosi a piovra al mio braccio – facciamo una partita veloce e ti do uno strappo a casa io, d'accordo?"
Io e Cris ci lanciamo un'occhiata perplessa, mentre la rossa non vuole proprio saperne di lasciarmi andare. Mi ha fregato.
"Allora è deciso – conclude Paolo – un mini set da 15 stabilirà chi è la squadra più forte. Cristina, tu svignatela pure... non sappiamo cosa farcene di pivelle!"
"Ho una cena!" sbotta lei, lanciandogli una pallonata che appena lo sfiora.
Lui le risponde con una linguaccia, e Cris si volta per salutarmi con un mezzo sorriso. Le dispiace davvero non poter giocare questa partita alla quale io rinuncerei volentieri.
Sono stanca e sudata, ho sete e fame, e come se non bastasse non ho ancora finito di fare la valigia. Le cederei più che volentieri il mio posto.
"Ti chiamo dopo, Cris!" la saluto e lei risponde mandandomi un bacio con la mano, prima di correre verso lo spogliatoio.
"Quindi un singolo set da 15? – cinguetta Giulia – io gioco con il coach Startseva. Le va bene, coach?"
"Si, certo!" risponde lui, posizionandosi in una metà campo.
"Perfetto, io allora scelgo la capitana! – replica Paolo – come chiedere di più?"
"Non che tu abbia altra scelta!" gli faccio notare, seguendolo nell'altra parte del campo.
"Dai, mostra un po' di entusiasmo! – protesta il secondo allenatore – domani si parte per il Giappone, ma non ti vedo molto entusiasta!"
"Sono entusiasta, sono contenta di quest'opportunità. Davvero." Replico, tenendomi un po' sulla difensiva.
Paolo mi scruta con i suoi grandi occhi nocciola.
In questo momento tiene i capelli castani, un po' lunghetti, in un codino. Mi fa sorridere il modo in cui tenta di scrutarmi nel profondo e costringermi a vuotare il sacco, chiedendomi tacitamente che cosa c'è?
"Niente!" gli assicuro, ridendo.
"Allora? Siete pronti?" è Startseva, che viene inconsapevolmente in mio soccorso.
E' alto, bello, indisponente e si prepara a servire dall'altra parte del campo.
Mi posiziono in recezione, Paolo lo è già. Mi fletto sulle ginocchia e mi piego con il busto leggermente in avanti. Non sono abituata a giocare un 2x2, devo coprire molto di più rispetto al tradizionale 6X6.
"Ci siamo, Gregor! Puoi battere!" risponde il mio compagno.
Startseva batte e la palla arriva dritta, in mezzo a noi, nella nostra zona di conflitto.
"Mia!" Paolo si affretta a chiamarsi la palla e io gli faccio spazio.
Riceve in bagher una pallonata che sicuramente raggiungeva la velocità di 130 km/h. Non sono abituata a questa potenza ma, se Paolo non si fosse messo davanti, orgogliosamente mi sarei buttata e avrei provato a recuperarla.
Corro verso la palla salvata da Paolo e cerco di servirgliela più alta che posso. Lui schiaccia forte, ma Giulia si lancia in scivolata e recupera quel pallone.
"Bravissima!" è il commento di Startseva.
Il coach dai capelli corvini le alza una palla alta e lenta, in modo che la rossa abbia tutto il tempo per rialzarsi da terra. Tuttavia, la palla è troppo staccata da rete e alla rossa non resta che lanciarla a pallonetto nella vostra metà campo.
La recupero io senza problemi. Paolo riceve la palla e me la passa in palleggio alta e morbida, permettendomi una delle mie proverbiali schiacciate. Colpisco Startseva in pieno petto, il coach rimane folgorato da quella palla che assolutamente non si era visto arrivare. Colpito e affondato!
Il primo punto è nostro.
I suoi occhi grigi fissano i miei caldi e nocciola, non troppo meravigliati. Celo bene il mio compiacimento, riservandomi di gongolare fra me e me, poi arretro nel mio campo andando a battere il cinque con il mio compagno.
"Grande!! Avete capito, chi sono i migliori? – ride Paolo, tutto esaltato – beccati questo, Gregor!"
Mi mordo le labbra per non ridere e mi preparo ad andare al servizio.
"Siamo ancora sull'1 a 0 – replica Starteseva – fossi in te, non esulterei prima di aver segnato il 15° punto!"
"Gliela facciamo vedere noi, coach?" sorride Giulia, con aria di sfida.
"Puoi contarci!" le risponde lui, con uno dei suoi rari e contenuti sorrisi.
Batto. La partita prosegue, e Paolo e Startseva non si risparmiano. Ormai sembra un regolamento di conti in sospeso fra loro. Paolo ha me che sono la migliore attaccante dalla squadra, ma Gregor ha Giulia, che in difesa è la migliore in assoluto.
Fra scambi lunghi e colpi bassi, arriviamo al match-point* che io e Giulia siamo veramente esauste.
"Dai, rimaniamo così, pari e da buoni amici!" dice Gregor, vedendoci provate.
"Ormai finiamola, siamo 14 a 14!" replica Paolo.
"Ma sono stanche, ti ricordo che fra due giorni hanno la prima partita!" osserva Startseva, di contro a un Paolo ostinato.
"Io ce la faccio!" cinguetta Giulia, nonostante sia finita esausta a terra già 2 volte, nel tentativo di ricevere la palla.
Il coach Startseva inarca un sopracciglio scettico.
"Time-out! Ho sete!" dico e abbandono il campo, per andare in panchina a recuperare la borraccia abbandonata lì insieme all'asciugamano.
Sigh, è quasi finita!
Le ultime gocce non servono che a inumidirmi la lingua, ma approfitto della pausa per riprendere fiato. Sprofondo sulla panchina, respiro. I miei capelli color cenere, raccolti in una comoda coda da cavallo, mi sfiorano il fondo della schiena. Quasi mi pento di non averli tagliati un pò prima della partenza.
Paolo mi raggiunge e si siede accanto a me.
"Scusa se prima te l'ho passata troppo bassa – dico, riferendomi alla mossa che non gli ha concesso di contrattaccare ma che poi ha permesso a Startseva di attaccare e di raggiungerci quando eravamo sul 13 a 14 – è per quello che ci hanno annullato l'ultimo match-point!"
"Mhm – replica, non sembra arrabbiato, e poi mi rimbecca – a cosa pensi?"
Rido, con lui non ce la faccio. Che testardo che è Paolo!
"Penso a come battere quei due sbruffoni!" rispondo, e i miei occhi non riescono a staccarsi da quei due in mezzo al campo.
E' buffo Paolo, so che è un buon amico. Ne avrei di cose da urlare al mondo, ma non puoi scoperchiare il vaso di Pandora con lui, o comunque non del tutto.
Intanto, i miei occhi non riescono a staccarsi da lì: Giulia chiacchiera con Startseva, lo guarda ammiccante e ride con un sorriso raggiante. Cielo, sembra proprio una gatta morta, se nella nostra squadra ci fosse davvero uno Startseva fan club lei ne sarebbe sicuramente la presidentessa.
E lui cosa fa, Mister tutto d'un pezzo? Arrossisce! Terrà anche gli occhi bassi, ma sembra lusingato.
"Ancora non lo sopporti?" mi punzecchia Paolo, dandomi una pacca sulla spalla.
Io deglutisco e mi affretto a mettermi sulla difensiva.
"E' solo che non sopporto quelli come lui – dico, continuando ad osservare quell'uomo di due metri ridere insieme alla mia compagna – non pensa ad altro che alla faccia, alla sua preziosissima carriera...sempre pedante, sempre ombroso, sempre arrabbiato."
"Stiamo ancora parlando di Gregor? Gregor Startseva? – replica Paolo, aggrottando un sopracciglio – se all'interno della Federazione c'è qualcuno ancora pulito, quello è sicuramente Gregor. Te lo assicuro!"
"Allora? – urla uno Startseva impaziente – si può sapere cosa avete da confabulare? Forza, o ci chiudono nel palazzetto!"
"Arriviamo – urla di rimando Paolo, prima di tornare a rivolgersi piano a me – non essere così severa con lui! La vita non gli ha sorriso molto!"
"E' stato adottato?" domando, cogliendo l'occasione di dar voce a un dubbio che mi accarezza da un po'.
"Si, ma non mi riferisco solo a quello. Ha avuto un periodo buio... e non sono così sicuro che ne sia completamente uscito!" lo dice a bassa voce, lasciandomi intendere che sta scucendo un brandello di un segreto che mai potrà rivelarmi.
Annuisce e comprendo che non riuscirò a estorcergli altro.
Ci alziamo e raggiungiamo di nuovo la nostra metà campo. La palla è di Giulia.
La rossa batte a muro radente. Io cerco di allungarmi, ma non riesco a raggiungere la palla.
"Grande, coach!" esulta Giulia, cercando gli occhi del nostro primo allenatore.
Lui non parla, sorride soltanto, e questo manda in bestia ancora di più Paolo.
"Questa è fortuna!" puntualizza stizzito il nostro secondo allenatore.
Giulia serve alto questa volta. Io ricevo e Paolo contrattacca, per lui è diventata una questione di principio.
E' ancor più buffo Paolo quando si impunta.
Startseva difende un grande attacco e poi, grazie a una buona alzata di Giulia, salta verso la rete e schiaccia una palla assolutamente imprendibile nella zona di conflitto tra me e
Paolo.

L'uomo con il selvaggio codino castano accanto a me rimane folgorato in ginocchio, mentre la palla atterra sotto i suoi occhi.
"N... non ci credo..." balbetta incredulo.
"Aaaah!" è il gridolino di Giulia.
La rossa esulta e va a battere un cinque a Startseva, che si lascia andare compostamente all'esultanza per la vittoria.
A me, che fondamentalmente non fregava un fico secco di questa sfida, non resta che ignorare bellamente la scena.
"Grazie al cielo, ora sì che possiamo andare!"
Così dicendo, abbandono un Paolo scioccato e ancora in ginocchio, recupero borraccia e asciugamano e corro verso il corridoio. Giulia mi raggiunge correndo. Libera dall'elastico i suoi capelli rossi sottili e liscissimi, nonostante la copiosa sudata.
"Che sfida avvincente – ride ancora esaltata – Startseva mi ha raccontato che, quando giocavano nel campionato, la sua squadra non ha mai perso contro quella di Paolo, neanche una volta. È per questo che Paolo ancora non si rassegna ed è ossessionato dal riuscire a batterlo!"
"Tsk! – mormoro, mentre entriamo nello spogliatoio ormai deserto – e tu brava, Giulia, mi raccomando, fagli gonfiare ulteriormente il petto, come se non avesse già un ego smisurato!"
Lei scoppia a ridere deliziata.
"Credimi, gli farei gonfiare ben altro, qualcosa che sta un po' più in basso del suo petto – risponde maliziosa, togliendosi la maglia e slacciandosi il reggiseno sportivo.
Scuoto la testa contrariata e mi sento avvampare per quell'uscita maliziosa, Giulia è fatta così, senza alcun freno inibitore.
Finiamo di spogliarci in un lampo e, senza perdere tempo, andiamo verso le docce. Lei ammicca e mi dà una gomitata:
"Andiamo! Non vorrai mica farmi credere che non ti stuzzica neanche un po' il nostro caldo allenatore "
"Vorrai dire il nostro petulante allenatore – replico duramente – no, al contrario, mi irrita!"
"Dovresti dargli un'occasione. Ti assicuro che, se solo imparassi a conoscerlo, ti accorgeresti che sotto quella corazza di ghiaccio si nasconde un uomo sensibile e assolutamente sexy!"
Alzo gli occhi al cielo e chiudo la tendina della doccia.
Lo so, magari Giulia è incorreggibile ma io sono anche molto testarda.

 

   
 
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