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Autore: Konshu    19/04/2020    2 recensioni
Confrontarsi con la realtà è la più dura delle lezioni.
A Impel Down, DoFlamingo ne sarà sia il maestro che l'allievo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Doflamingo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA CONFESSIONE

 

 

La nave lo aveva lasciato sull’isola tre giorni prima ed era stato condotto alla sua cella scortato da una ventina di uomini. Davanti ad essa altre due guardie attendevano il suo arrivo per aprirgli la porta che mai si sarebbe riaperta. Nemmeno al principio del caos, che lui prevedeva sarebbe giunto da lì a pochi mesi. Non avrebbero chiesto il suo aiuto. Non lo avrebbero liberato con qualche accordo capestro. Sarebbe rimasto lì a marcire, incatenato a quella parete di roccia umida e fredda. Lui lo sapeva. Era finita.

 

«Smettila di fargli il saluto.»
«Ma era un membro della Flotta dei Sette.»
«Non più.»


Interessante, aveva pensato inizialmente, un giovane marinaio che ancora portava rispetto, o timore, nei suoi confronti. Poteva tornargli utile. Ma no, non sarebbe durato. Quando il ragazzo aveva alzato la mano, due ufficiali si erano guardati con fredda decisione. Era debole, troppo suscettibile ai tipi potenti come lo era stato lui. Poteva essere manipolato. Poteva fare cazzate. Meglio sostituirlo. Non ci voleva molto per capire ciò, anche con il potere dell’Intuizione che funzionava a pieno regime, DoFlamingo ci era arrivato con la naturale osservazione dei moti d’animo della gente tutt’intorno.

Fu rinchiuso là dentro. I vestiti laceri, gli occhiali rossi spaccati. Niente del suo celebre completo era rimasto integro. Il suo corpo si era ripreso, questo era vero, ma la sua mente, per nulla. Ancora dopo settimane, nel mondo incorporeo dei suoi incubi, sentiva l’urlo bestiale di quel ragazzino di gomma, un urlo che portava il suo nome. Lo vedeva giungere a piena velocità e schiantargli addosso un mastodontico pugno nero. La pressione. L’impatto. Poi si svegliava, madido di sudore. Era presumibile che urlasse ogni volta che riviveva quel brutto ricordo, perché più volte vide le due guardie davanti la sua porta  girarsi ad osservarlo, preoccupati e tesi oltre ogni dire.

Il ragazzo che gli aveva fatto il saluto era svanito. Ora, al suo posto, ve n’era un altro con uno sguardo pieno di ottusa decisione.
«Sai quanti anni ho?»
Nessuna risposta.
Forse per la solitudine, forse per la frustrazione o forse perché pensava ingenuamente di poter creare anche il più piccolo legame, si mise a parlare come in una normale conversazione.
«Trentacinque. Per uno della mia età direi che le cose si sono messe piuttosto male. Almeno altri settant’anni recluso qua dentro, a meno che non crepo prima! Fufufufu.»
Nemmeno un fiato.
«Sei un ascoltatore eh?! Beh, che posso dire per far passare le ore in allegria? Mmm… » tirò fuori la lingua lunga sinuosa, puntando gli occhi sul soffitto «Lo sai che, circa dieci anni fa ho ammazzat… »
«UFFICIALE IN COPERTA!»
Abituato al silenzio perenne di quel posto, DoFlamingo quasi si morse la lingua. Sussultò. Non ricordandosi di essere mai stato così teso nella sua vita. I fili della sua sicurezza si erano probabilmente spezzati. Quel dannato ragazzino e la sua banda di dementi li avevano spezzati. Uno ad uno.

«Ci volete scusare?»
«S… sissignore!»
Il rumore dei passi delle due guardie svanì in un punto imprecisato.
DoFlamingo alzò lo sguardo. Da una coltre di fumo denso e puzzolente, che gli circondava parte del volto, fecero capolino un paio di occhiali da sole.
Il prigioniero guardò prima i sigari che la persona portava in bocca. Poi fissò gli occhi del suo nuovo interlocutore. Dal petto nudo e muscoloso, con la poca luce che inondava la stanza, DoFlamingo vide cicatrici dipartire dal basso verso l’alto e viceversa. Era sicuro che alcune di esse fossero opera sua, opera del loro ultimo incontro, in quella gelida valle desolata che era Punk Hazard.

Silenzio.

«Cosa?» urlò infine, con voce gracchiante e nervosa. Gli dava fastidio vedere quel tipo oltre le sbarre. Oltre quella gabbia che lui non avrebbe mai potuto varcare.
«Ti ho supplicato di fermarti.»
«E io penso che tu sia malato di mente. Tu credi che ora, togliendo dai giochi me, rinchiudendomi qua dentro a vita, hai risolto parte dei problemi di questo mondo, ma hai fatto male i tuoi calcoli. Tu sei un uomo malato. Lo sai questo? Ora hai un nuovo grado, una nuova uniforme, ma hai scatenato forze che non capisci.»
«No. Ora ho scatenato forze che tu non capisci.»
«Le capisco benissimo.»
«Se fosse vero… allora avresti vinto.»
«Credi che il fatto che io sia qui, significhi che hai vinto tu

«

«Io ho fatto il lavoro sporco per voi. Ho fatto cose che voi avete avallato e ora mi avete venduto come se nulla fosse. Ma non me ne pento, ci penserà il tempo a mostrarvi i risultati dei vostri gesti. Se questo deve essere il principio di un più positivo inizio… Avete perso prima di cominciare.»

L’uomo non parlò.

«Credi davvero che basti mettere in galera me per far rinsavire la gente? Pensi davvero che basti un vecchio cieco della Marina che si inginocchia davanti a dei poveracci per dare un segno di cambiamento? L’uomo è il solo animale che pratica l’atrocità delle atrocità, la guerra. È il solo che raduna attorno a sé i suoi fratelli e procede a sterminare a sangue freddo la sua specie. È il solo animale che per puro lucro è disposto a marciare e a uccidere stranieri della sua specie che non gli hanno fatto alcun male e contro i quali non ha nulla e… negli intervalli fra una campagna e l’altra, lava via il sangue dalle mani e lavora per la ‘fratellanza’ universale degli uomini… a parole. Sai chi l’ha detto? Scoprilo! Perché stava parlando di voi! Voi avete voluto questa guerra! Voi le avete permesso di esistere con la vostra sola forza di volontà… e ora guardatevi… siete i re del mondo e i padroni del nulla. Ma voglio sapere una cosa… voglio sapere cosa diavolo vi ha spinto a pensare che uscirete da tutto ciò puliti e santificati. Chi vi garantisce che dopo quello che succederà non morirete anche voi come i tanti disperati che soccomberanno nei prossimi mesi?! Come avete potuto dare inizio a quello che avverrà fra poco?! Dimmi, ‘Viceammiraglio’, dimmi, ne valeva la pena?»

Silenzio.

«Ne valeva la pena?! DIMMELO!»

«Sai… non sai perdere DoFlamingo.»

Smoker se ne andò, i soldati tornarono in posizione davanti la porta. DoFlamingo abbassò lo sguardo e osservò il pavimento di pietra sotto di sé.

«L’hai detto.»

 

 

FINIS
 


Note dell'autore:
Non ho voluto inserire Smoker nell'avviso dei personaggi, altrimenti vi avrei rovinato l'effetto sorpresa. 
Grazie per aver letto.
Konshu

   
 
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