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Autore: JAPAN_LOVER    20/04/2020    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ADDII, ARRIVEDERCI E PARTENZE
(Seconda parte)

 

GREGOR

Accidenti a lei!
Perché deve fare sempre così?
Perché deve sempre spingere la mia pazienza oltre ogni limite?
In queste settimane, sono stato comprensivo. Nonostante mi prudessero le mani a ogni sua insubordinazione, ho sempre sopportato tutto con stoica calma. Cielo, se si fosse trattato di uno dei miei ragazzi avrei saputo bene come comportarmi, non avrei esitato a usare il pollice di ferro e a mettermelo sotto. Invece con loro no, con loro ho cercato di essere sempre comprensivo e ragionevole.

E poi diciamocela tutta, io ero abituato a trattare con i miei ragazzi, con il rude e semplice universo maschile ben lontano da quello femminile, assolutamente più complesso e irrazionale. Ma mi sono impegnato molto.
Non ho cercato di piegare loro alle mie esigenze, ma ben volentieri mi sono adattato io alle loro, e tutte le ragazze me ne hanno dato merito, ricompensando ampiamente i miei sforzi. Tutte, tranne lei... Perché lei no, lei deve sempre trovare il modo di farmele girare!
Questa volta però le è andata male, molto male! Ha tirato troppo la corda e la corda si è spezzata, e io non ho retto!
Che cavolo! Volevo solo essere gentile, provare a intavolare un qualche discorso. Un tipo riservato come me, poi, che apprezza la discrezione più di qualsiasi altra cosa, non voleva certo essere indiscreto.
Solo che in macchina quel silenzio cominciava a gravare tanto, ho sentito un certo imbarazzo intercorrere tra noi e in qualche modo ho cercato di smorzare la tensione come meglio ho potuto. Lì per lì, Mirko mi era sembrato un argomento in comune, dopotutto fuori dal palazzetto quei due mi erano sembrati piuttosto intimi. Non potevo certo prevedere che mi si sarebbe rivoltata contro in quel modo.
Non so cosa ci sia tra loro e non è certo affar mio, ma come mi tratta la capitana della mia squadra lo è eccome! Sono il suo coach, santo cielo! Mi deve rispetto.
Al diavolo! Al diavolo Capparelli! Al diavolo la Federazione! Al diavolo tutto!
Entro in casa, sbattendomi la porta alle spalle. Sono così fuori di me da non accorgermi nemmeno che la luce era già accesa quando sono entrato in casa.
"Gregor?"
La voce di mia madre giunge dalla cucina, cogliendomi piacevolmente di sorpresa, mentre un profumino invitante arriva a stuzzicare le mie narici.
La chioma brizzolata della mia mamma spunta per un attimo dalla porta della cucina.
"Gregor, finalmente!"
Mi disfo della giacca, metto via le chiavi della macchina e la raggiungo immediatamente. Non mi aspettavo di trovarla, sono felice.
Lei è ai fornelli e, neanche a dirlo, sta scaldando la zuppa di fagioli che doveva avermi preparato per cena.
Appoggio le spalle contro la credenza, incrocio le braccia e osservo a lungo quella signora di settant'anni, concentrata sui fornelli.
La mia mamma è davvero piccolina, arriva a sfiorare appena 1,55 m, in confronto io sono un gigante, ed è sempre molto distinta con la collana e gli orecchini di perle. Sotto il grembiule blu da cucina, indossa una camicina bianca e un pantalone nero di raso molto elegante. Ha i capelli corti brizzolati dal tempo ma tenuti ordinati e con molta cura. I suoi occhi castani sono concentrati sulla zuppa che ha preparato con amore per me.
Le voglio un gran bene.
"Zuppa di fagioli?" le chiedo.
"La tua preferita! - conferma lei, orgogliosa di farmi contento - come mai hai fatto così tardi? Sto provando a chiamarti dalle 9, ma risponde sempre la segreteria! Cominciavo seriamente a preoccuparmi."
"Paolo! - spiego semplicemente - dopo gli allenamenti ha insistito per fare una partita e, tra una cosa e l'altra, abbiamo fatto tardi! Credo che mi si sia scaricata la batteria..."
Suppongo bene, estraendo il cellulare dalla tasca, vedo che in effetti è spento. Lo metto via.
Mamma Angela mi versa una porzione abbondante di zuppa nel piatto e la porta in tavola, apparecchiata solo per uno. Poi, va a sedersi di fronte a me, piega i gomiti sul tavolo e affonda la testa tra le mani guardandomi con amore e già con nostalgia. So che mi mancherà anche lei...
Porto a mezz'aria una cucchiaiata di brodo per farlo freddare un po'.
"Sono contenta che lavorerai insieme a Paolino - sospira - lui cosa combina? Fa ancora lo scapolo spensierato?"
Rido, rischiando di scottarmi le labbra. Mia madre adora Paolo, ma ha sempre giudicato severamente la sua innata propensione per il libero amore.
"E' ancora single - confermo - ma non so fino a che punto sia spensierato!"
Lei ride e si morde le labbra.
"In fondo, cominciate ad avere una certa età..."
"Mamma...!" mi rabbuio.
Lo so che è preoccupata per me, per la storia di Vittoria, di tutti i miei sensi di colpa e della mia depressione.
So dove vuole andare di nuovo a parare, ma questa sera non ci sto. Non voglio discutere, voglio semplicemente godermi l'ultima sera in sua compagnia, senza pensieri, senza ricordi.
"D'accordo, d'accordo! - alza subito le mani lei, in segno di resa - permettimi solo di dirti che Vittoria non avrebbe voluto saperti solo in eterno. Ti amava troppo, per volerti solo e infelice senza di lei"
"Non sono infelice!" ed è vero.
Non sono felice, ma questo non vuol dire necessariamente che io sia una persona infelice.
La fascia d'età tra i 24 e i 28 anni è stata terribile. In campo ero un automa che giocava, le sconfitte non mi scalfivano e le vittorie non mi esaltavano. Ho anche fatto qualche sciocchezza, nel rispetto di certi limiti, con i controlli anti-doping non potevo certo permettermi di andare giù pesante con certa roba. Se mi avessero tolto anche la pallavolo, l'unica cosa che mi teneva a galla, per me sarebbe stata la fine.
Vittoria se n'è andata in una notte come tante di 10 anni fa. È spirata tra le mie braccia, a seguito di un'incidente in moto mentre cercavamo di tornare verso casa sua.
Una coupé grigia ci ha tagliato la strada, ma se prima di partire mi fossi assicurato che avesse allacciato bene il casco sarebbe ancora qui con me. Di questo non mi sono mai perdonato.
"Non punirti ancora Gregor! Sei un bravo ragazzo, non precluderti la possibilità di tornare ad amare e di essere amato!"
Non rispondo e mi richiudo nel mio solito mutismo. Mi concentro sulla mia zuppa e spero che mia madre capisca. Non è come crede lei, non è che io mi senta ancora a lutto, semplicemente ho smesso di sentire.
Non sono felice, sono sereno e tanto mi basta. Perché, fintanto che non mi ritrovo di nuovo navigare nelle acque buie torbide della depressione, va tutto bene...!
Finito di mangiare, accompagno mia madre alla porta. Gigante come sono, devo chinarmi di molto per stamparle un bacio affettuoso sulla guancia. Lei ricambia e mi stringe forte in un lungo abbraccio.
"A presto, tesoro mio! In bocca al lupo a te e alle tue meravigliose ragazze!"
"Crepi. Grazie, mamma!"
"E mi raccomando, sii sempre gentiluomo come ti ho insegnato - sorride soddisfatta - e soprattutto mi raccomando per quella Lucia di cui mi hai parlato! Mi piace, ha carattere!"
"Guarda che è lei che dovrebbe sforzarsi di trattare bene me!" obbietto alquanto stizzito.
Evito di raccontare a mia madre il carinissimo trattamento che la cara Lucia mi ha riservato stasera, ingiustamente.
Lei mi sorride enigmatica e procede con le raccomandazioni:
"Non dimenticare passaporto e documenti vari!"
"Il portadocumenti è già nel bagaglio a mano!"
"E chiamami appena arrivi!"
"Lo farò!" prometto.
Aspetto che sparisca nell'ascensore, prima di chiudere la porta e tornartene nella mia stanza.
Per fortuna sono un tipo previdente e la mia valigia è già pronta, per cui non mi resta che prepararmi per andare finalmente a letto.
Sprofondo fra le tue lenzuola pulite e profumate di bucato, inevitabilmente mi viene da pensare a lei e il malumore mi riassale.
Deve essere una ragazza mentalmente instabile per scattare in quel modo, mi chiedo come sia venuto in mente a Pandolfi l'idea di nominarla capitana, ma poi mi torna in mente l'ardore con cui incita le sue compagne, l'energia con cui le sprona a fare sempre meglio. Mi vengono in mente i suoi sorrisi e le fossette intorno alla bocca che nascono da quegli ampi sorrisi.
Quella peste sa come fare gruppo, sembra così tenera quando da quegli ampi sorrisi nascono tenere fossette intorno alla bocca... sembra. Tenera un corno! Lei sorride, sorride con le sue compagne, sorride persino con Paolo, sorride a tutti ma non a me. Sono consapevole di non essere esattamente un tipo loquace ed espansivo, ma è questo il mio carattere, cosa posso farci?
Eppure, mi convinco che non sia mio il vero problema... la squadra ormai è mia, le ragazze mi adorano nonostante io sia un tipo di poche parole. No, il problema è suo! Decisamente!
Metto a caricare il cellulare sul comodino, e quando lo riattivo una sfilza di messaggi invade la mia chat!
Naturalmente le mie giocatrici sono ancora sveglie, non si curano di nascondermelo e continuano a scambiarsi messaggini sul gruppo della palestra. Che impertinenti, ora mi sentono!

Tu:
Filate a dormire!
Camilla Bigonciari:
Coach!!! < 3
Rossella Certini:
Comandi, coach!
Cristina Deledda:
Agli ordini! : D
Giulia Mandelli:
Buonanotte, coach! ^_^

Ruffiane, ma mi sono davvero affezionato a tutte loro.
Spero con tutto il cuore che l'esito di questa competizione non le butti troppo giù, sono ancora così giovani.

Non posso certo dirlo a loro, ma sia io che Paolo non abbiamo sensazioni troppo positive. Certo, abbiamo fatto tanti progressi, più di quanto mi sarei immaginato, ma ciò non toglie che partiamo con un grave handicap... e io mi senti sotto pressione, perché loro hanno fatto tutto ciò che hanno potuto durante gli allenamenti. Adesso sta molto a me, e alla mia risposta dal punto di vista tattico.
Silenzio la chat del gruppo, voglio assolutamente dormire, a differenza loro che sono nel fiore degli anni io comincio ad avere anche una certa età.
Spengo anche la luce della lampada e tiro su le coperte, ma il suono del cellulare mi avvisa di un nuovo messaggio.
Mi lascio scappare un rantolo di fastidio, riafferro il cellulare e spalanco gli occhi quando leggo in sovrimpressione il nome del mittente.

Lucia Capparelli:
Coach,
le scrivo per scusarmi del mio comportamento di questa sera.
Non che il mio atteggiamento in generale verso di Lei sia stato dei migliori, ma questa sera credo di aver passato il limite...
Sono consapevole di averle mancato di rispetto in più di un'occasione e non posso fare altro, se non chiederle scusa.
Non ho giustificazioni per questo, semplicemente mi dispiace.
Mi impegnerò in questo mondiale, lo farò per me stessa, per le mie compagne e anche per lei.
Le prometto che seguirò le sue istruzioni senza fiatare, anche quando non mi troverò d'accordo, la ascolterò.
La prego solo di accettare le mie scuse...

Leggo queste parole tutte d'un fiato e non mi accorgo di una piccola morsa al petto. Quella peste, quell'indisciplinata, quella testa calda... mi ha un pò emozionato.
Inutile dire che quelle parole hanno penetrato la mia corazza di ghiaccio e raggiunto il mio cuore.

Forse dovrei risponderle. Non so se domani cambierà veramente qualcosa, dopotutto mi aveva assicurato già una volta che non mi avrebbe dato più problemi...eppure!
Sono tentato di telefonarle, comporre il numero e sentire la sua voce. Non mi piace affidare discorsi come questi a una chat messaggistica. Ma poi penso a quanto lei sia orgogliosa.
Avrà fatto uno sforzo non indifferente a scrivere quel messaggio. Non voglio e non devo rovinare tutto proprio adesso...
Quindi decido semplicemente di risponderle, probabilmente lei si sentirà più a suo agio così.

Tu:
Cara Lucia,
credimi, ho apprezzato molto le tue parole.
Non preoccuparti, non ci pensare più.
Mettiamo da parte tutto. Le emozioni, le nostre riserve, i nostri dissapori, tutto!
Non voglio affatto che tu segua punto le mie istruzioni, al vostro parere ci tengo.
Quello che vorrei tra noi è una collaborazione pacifica e uno scambio di idee più sereno.
Se ci impegniamo da entrambe le parti,
sono sicuro che riusciremo ad andare lontano.
Adesso concentrati solo su te stessa e su questa gara, sono sicuro che, comunque vada, tutte voi
saprete rendermi fiero e orgoglio.
Con affetto, Gregor.

Spero solo di aver non aver scritto nulla che possa nuovamente indisporla.
Mi scopro felice di questa sua iniziativa, finalmente ha perso coscienza. Sono ottimista, se davvero riusciamo a trovare un punto d'incontro io e la capitana, l'atmosfera nel gruppo ne risentirebbe positivamente...e non è detto che da una situazione disperata da cui nostro malgrado siamo partiti non possa uscirne qualcosa di buono.

Aspetto che Lucia visualizzi il mio messaggio e vado a letto.
Scopro con piacere che si dorme più serenamente, se si va a letto con un peso sullo stomaco in meno.

   
 
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