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Autore: Legar    20/04/2020    5 recensioni
Durante le noiose lezioni di Storia della Magia gli studenti di Hogwarts divagano con la mente. Hermione e Draco non fanno eccezione.
La segretezza di incontri incasellati nella routine scolastica, la discrezione di parole private sussurrate sulla pelle, il calore di baci rubati scambiati nell’illegalità, l’intimità di braccia protese verso corpi conosciuti. Non c’era mai abbastanza tempo, mai sufficiente spazio ad accoglierli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cuthbert Rüf, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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Segretezza



«Lo Statuto Internazionale di Segretezza della Magia è una legge del Mondo Magico formulata nel 1689 e approvata dalla Confederazione Internazionale dei Maghi nel 1692, che si poneva il fine di celare ai Babbani l’esistenza della comunità magica. Fino al XVII secolo i maghi…»

Un brusio riempì l’Aula di Storia della Magia, mentre il professor Rüf cominciava la sua lezione e l’attenzione della classe si rivolgeva, come di consueto, altrove.

Un raggio della tiepida luce del sole di inizio primavera che entrava dalla finestra, alcuni tomi impolverati impilati confusamente sulla cattedra, file di banchi occupati da studenti annoiati; un paio di occhi grigi concentrati sulla sua uniforme ordinata, sul suo sguardo interessato. Hermione vi intuì ciò che stava attraversando anche la sua mente.

La segretezza di incontri incasellati nella routine scolastica, la discrezione di parole private sussurrate sulla pelle, il calore di baci rubati scambiati nell’illegalità, l’intimità di braccia protese verso corpi conosciuti. Non c’era mai abbastanza tempo, mai sufficiente spazio ad accoglierli.
Lui era l’enigma che si era disvelato a lei soltanto, il mistero che lei aveva risolto alacremente, cogliendo gli indizi in un’occhiata più lunga del necessario, più curiosa del dovuto, più bramosa del consentito. Ma restava oscuro e inaccessibile a chi l’avrebbe carpito per colpirlo, sfruttando una dolce fragilità per intenti malvagi.

«La Sezione 13 impone ai maghi il divieto di usare la magia in presenza di Babbani, a meno che tale incantesimo non serva a salvare la vita stessa del mago.»

Draco non riusciva a spiegarsi la magia che lei compiva ogni volta su di lui. Senza l’impiego di una bacchetta, raggiungeva la sua essenza con formule composte da vocaboli appassionati e brillanti e con incantesimi non verbali fatti di mormorii, bisbigli, gemiti. Lui li prendeva da lei e vi si aggrappava e le donava i suoi.

Lei era pozione salvifica e incanto singolare. Era l’eccezione alle sue tradizioni da proteggere tacendo. Combatteva i demoni nei suoi pensieri mostrandogli i propri, più puliti e probi.

Aveva rischiarato la sua oscurità con la fiamma di una candela accesa per non nascondersi alla sua vista, affinato le sue spigolosità offrendogli le curve del suo corpo, riempito il suo silenzio con i versi sconnessi che le strappava dalle labbra dischiuse, schiaffeggiato la sua vigliaccheria suggerendogli almeno il coraggio di amarla.

«La clausola sull’abbigliamento prescrive a maghi e streghe, quando in presenza di Babbani, di indossare vestiti completamente babbani, adeguati alla moda del tempo, al clima, alla regione geografica e all’occasione. Non è permesso…»

Gli indumenti che portava fieramente con lo stemma di Grifondoro erano audacemente scostati, strattonati, sollevati, stretti tra le mani pallide che si dilettavano su di lei. Si muovevano intrepide in pubblico, pur in un angolo debolmente illuminato di un corridoio scarsamente frequentato del terzo piano del Castello di Hogwarts. Le proprie, invece, si intrufolavano tra i suoi capelli biondi, scivolavano sul suo collo, gli cingevano la mandibola. Non poteva guardarlo negli occhi, chiusi mentre rispondeva al suo bacio irruente, ma sapeva che le proprie mani contornavano un viso animato dalla tenerezza di averla e dal desiderio di amarla.

«È una tale fortuna che i miei doveri di Prefetto mi abbiano condotto qui, da te.» Draco si distaccò di quel poco che bastava per permetterle di leggere quei sentimenti anche nel suo sorriso ardito. «Oppure no, perché ti avrei cercata, e trovata, comunque», pronunciò riportandosi sulle sue labbra.

Sapevano che, se solo fossero stati in circostanze più adatte, i loro mantelli sarebbero caduti disordinatamente sul pavimento, le inutili uniformi tolte di mezzo, in una trama di nero rosso verde che dipingevano ispirati dalla frenesia di perdersi l’uno nell’altra. Lei l’avrebbe toccato dapprima guardinga, poi spronata dai suoi sospiri arrendevoli, e lui l’avrebbe lasciata fare deliziato, prima di portarla contro di sé, più vicina, più sua. Sarebbero finiti distesi, in piedi, seduti, e lui sarebbe finito in lei, con calma struggente.

Ma non c’era pacatezza nel modo in cui lui aveva approfittato dell’essersi imbattuto in lei, quel pomeriggio; c’era l’urgenza di avvantaggiarsi dell’averla scorta sola, nella bocca che seguiva famelica la sua clavicola, nel palmo che si avventurava avido sotto il maglione.

«Puoi dirmi anche più apertamente che sentivi la mia mancanza», parlò con voce affannosa lei, con tono basso per non lasciarsi sfuggire ansiti più chiassosi, mentre se lo tirava addosso, accorciando la distanza che la divideva dal suo bacino irrequieto.

«Mi sei mancata», concesse lui, regalandole un attimo perfetto di idilliaca soddisfazione, rotto improvvisamente da passi affrettati uditi in lontananza, che li spinsero a separarsi.


«Per la prossima lezione, dovrete scrivere un rotolo di pergamena riassumendo i concetti fondamentali contenuti nello Statuto Internazionale di Segretezza della Magia e le loro conseguenze nella quotidianità dei Maghi.»

Hermione si congedò da Draco con una promessa.

«La prossima volta sarò io a venire da te.»

   
 
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