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Autore: Elena 1990    20/04/2020    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 12: Promesse infrante

Shadow uscì dal palazzo all'alba. Non aveva dormito. Fuori il cielo era ancora coperto, ma non c'era vento e la pioggia cadeva fine.
Si diresse subito alla ziggurat e salì le scale di corsa.
Il guardiano era lì, in ginocchio davanti allo smeraldo, con uno dei pugni piantato nella roccia. Gli occhi chiusi, la pelliccia arruffata e piena di terra, foglie e rametti.
Si inginocchiò di fronte a lui e gli mise una mano sula spalla fredda e bagnata - Knuckles? Va tutto bene?
L' echidna si mosse ed aprì lentamente gli occhi. Sollevò la testa e guardò Shadow - Sì. Siamo quasi fuori dalla tempesta.
- Perfetto. - il riccio sorrise - Ti ho portato degli asciugamani, e qualcosa di caldo da bere.
Knuckles sorrise – Grazie. - si avvolse nell'asciugamano e prese la tazza fumante. - Credo che resterò qui oggi. L' isola segue la rotta, ma non voglio rischiare.
Shadow sapeva che era una scusa. Knuckles spesso era troppo orgoglioso per ammettere di essere stanco. Conoscendolo, il riccio stette al gioco. - Come vuoi. Io porterò Tera a Mushroom Hill. So che ci va anche da sola, e credo che gli dirò due parole in proposito.
Knuckles sorseggiò la tisana in silenzio.
- Ho visto Alexi provare la tua vecchia hoverboard. - commentò il riccio.
- Sì. Gliel'ho prestata. É saltato fuori che ne ha sempre voluta una sua.
Shadow sorrise.
- Perchè quella faccia? - l'echidna assottigliò lo sguardo. - Smettila.
- Ammettilo, ti piace averli intorno.
- Sei fuori strada. Ho voluto fare un favore a quel ragazzo, tutto qui. Non li volevo e non li voglio tra i piedi.
Shadow mise le mani sui fianchi. - Ti conosco abbastanza da capire quando menti.
Il guardiano posò a terra la tazza e l'asciugamano e tornò nei pressi dello smeraldo, avvicinandosi ad una delle colonne di pietra.
- Ehi, stavamo parlando!
- La discussione è finita.
Shadow incrociò le braccia. - Fai sempre così. Invece di affrontare un problema, preferisci nasconderti dietro al tuo smeraldo. Perchè non ti giri, mi guardi e mi dici cos'è che non va?
Knuckles inspirò profondamente e accarezzò la colonna. Stava guardando quella di fronte a lui, proprio dietro allo smeraldo, dove erano incise tre lettere “STH” e una data sotto.
- Cosa diamine stai facendo?
- Lascio una testimonianza.
- E non ti basta il tuo nome su piazze e vie?
Il riccio blu fece spallucce. - Volevo fosse in un luogo importante. - incrociò le braccia, con il suo solito sorrisetto. - E poi così ti ricorderai di me, knucklehead.
- é abbastanza difficile che mi scordi di te. Sei davvero irritante.
- Anche io ti voglio bene Knux.
- Non chiamarmi così! E scendi dalla mia isola!
– Lo sai. - disse soltanto.
Shadow chiuse gli occhi ed inspirò. - Capisco che tu non voglia creare legami, anche io ero così una volta. - si avvicinò al guardiano, che sembrava assorto nei propri pensieri. - Ma con il tempo ho capito che facevo solo del male a me stesso. Anche una vita immortale va vissuta. Ogni legame che creiamo ci fa crescere, ci rende migliori, e più forti.
- Non sai quello che dici.
- So benissimo quel che dico! - Shadow strinse i pugni - So che soffri ancora per Sonic ma-
- Ti ricordi quando Sonic se n'è andato? - la mano di Knuckles si fermò - Ti avevo chiesto di lasciarmi fuori dalle crociate, dagli atti di eroismo, dai casini in cui il mondo si cacciava. E soprattutto, di non portare nessuno sulla mia isola. Nessun mortale.
- Sì, lo ricordo. Ma abbiamo fatto una promessa a-
Knuckles si voltò di scatto - Tu hai fatto una promessa a me! Hai promesso di non fare nulla che potesse ferirmi. - staccò la mano dalla colonna e si fermò per fronteggiare il riccio, mentre lo smeraldo sembrava reagire alla sua irritazione, illuminandosi. - Ma hai portato sull'isola quei ragazzini e nonostante tutti i miei sforzi di stargli lontano, non posso negare che la loro presenza mi renda felice.
Shadow fece un lieve sorriso ed azzardò un passo avanti - Allora qual è il problema?
- Questo è il problema! - gridò l' echidna, dando un pugno alla colonna, crepando la nuda roccia - Altri nomi sulla stele, altri volti sui muri! Altri amici cari che dovrò lasciare andare! - avanzò verso Shadow. Il master emerald pulsava dietro di lui, inondando il santuario e la radura di luce verde, gettando nell'ombra il volto tetro del suo guardiano. La tinta violetta degli occhi era sparita, sostituita da un verde lime.
- Knux
- NON CHIAMARMI COSI'!
Shadow potè letteralmente sentire la rabbia in quelle parole propagarsi in una folata di vento che gli attraversò la pelliccia. Mise le mani avanti e fece un passo indietro, d' istinto. Di solito uno scontro amichevole risolveva i loro litigi, ma questa volta sembrava diverso: non l'aveva mai visto così arrabbiato. Giurò di aver visto qualcosa di etereo dietro di lui, come lo svolazzare di un mantello. - Knuckles. - si corresse. - Non devi vederla in questo modo. Potrà solo farti del male. - disse con calma - Perchè non fai semplicemente tesoro del tempo passato con chi hai perso? Loro vivono, Knuckles. Vivono nei ricordi che hai creato con loro.
Lo sguardo dell'echidna si addolcì, mentre rilassava le braccia lungo i fianchi.
- Sei ingenuo.
Shadow assottigliò lo sguardo.
- Credi che io sia diventato immortale ieri? O quattrocento anni fa? Quello che provi, l'ho già provato, e ho creduto a lungo nelle cose in cui ora credi tu. Ma sai qual' è la verità? Sai com'è essere davvero antichi?
Shadow rimase in silenzio.
- Ogni ricordo fa male. Per ognuno di essi ti raggiunge la consapevolezza che quei momenti non torneranno. Che le persone non torneranno. Che sono parte di un tempo ormai lontano e che ovunque sono non potrai raggiungerle. Poi trovi nuove persone, crei nuovi ricordi, finchè non diventano troppi per la tua testa. - avanzò verso il riccio, lo sguardo fisso nel suo. Lo smeraldo nel rubino - Allora dimentichi. Dimentichi i tuoi cari, dimentichi te stesso. -continuò ad avanzare. - Ti confondi fra le ere mentre nel sonno vengono a trovarti fantasmi che non riconosci, resti di una vita che non sapevi di aver vissuto. Vedi nomi e volti, incisi sulle pietre, che una volta erano importanti, e non ricordi il perchè. - si fermò ad un palmo dal riccio. - Ed alla fine, resti solo tu: nient'altro che un guscio vuoto in un mare di memorie.
Shadow non sapeva cosa dire. Non credeva che la sofferenza dell'echidna fosse così profonda. Nessuno scontro avrebbe risolto la faccenda a quel punto, doveva parlare con lui.
Sollevò le braccia, avvicinandole al rosso – Knuckles, senti, non penso che Sonic voglia-
Si ritrovò a terra, la guancia che bruciava.
- SONIC E' MORTO! - urlò l' echidna e il Master Emerald pulsò più forte - Ci ha lasciato! Ha scelto di lasciarci! L' ho pregato, implorato di restare ma lui - portò le mani alla testa, gli occhi chiusi - io, IO LO ODIO!
Fu un rumore impercettibile, eppure Knuckles lo sentì come un fragore nella sua testa. Si voltò di scatto e osservò la piccola crepa sullo smeraldo. Barcollò verso la gemma allungando le mani tremanti ed appoggiandosi alla superficie ormai fredda, scivolando in ginocchio - ..mi dispiace.. - sussurrò, gli occhi viola pieni di lacrime - ..mi dispiace..
Shadow si massaggiò la guancia, osservando l'echidna accarezzare lo smeraldo mormorando mille scuse, come se avesse ferito una creatura vivente. Si avvicinò piano, chinandosi vicino a lui.
- Knuckles
- Lasciaci soli.
- Senti, non immaginavo che-
- Per favore. Lasciaci soli.
Shadow sospirò, rialzandosi. Avevano sempre condiviso il dolore, l' avevano sempre affrontato insieme. La richiesta di Knuckles lo feriva, ma lo feriva ancora di più essere il responsabile di quello sfogo. - Va bene. Ma non mi allontanerò molto. Sono ai piedi della scalinata, se hai voglia di parlare.
Detto ciò, voltò le spalle, le orecchie piegate sulla testa.

Shadow guardò il sole descrivere il suo arco nel cielo. Aveva lasciato andare Tera da sola, e sperava con tutto sé stesso che tornasse intera come sempre. A dispetto del suo carattere spensierato, la riccia sapeva essere prudente.
Era salito in cima al santuario un paio di volte, ed entrambe aveva trovato Knuckles raggomitolato in una palla stretta contro lo smeraldo.
Solo nel tardo pomeriggio sentì dei passi scendere la scala.
Knuckles si sedette al suo fianco e dopo un lungo silenzio parlò - Mi dispiace per lo schiaffo.
- Non importa.
- Mi dispiace per le cose che ho detto. Ero stanco e-
- E' colpa mia. Ti avevo fatto una promessa e non l'ho mantenuta. Ti chiedo scusa.
- Anche io ti chiedo scusa. Sono stato cattivo con te. Non penso che tu sia ingenuo. - disse – è vero, i ricordi tengono vivi i nostri cari ma – sospirò – fanno anche male. E i miei sono così tanti, così confusi. - si prese la testa tra le mani. - Ricordo i miei genitori. Li ricordo quando ero un cucciolo, e ricordo la loro scomparsa. Ma ricordo anche di averli incontrati di nuovo, da adulto. Solo che non riesco a collocare quei ricordi in un tempo preciso. Ricordo di aver fatto crollare la parte di isola che ospita Carnival Night. Ma è ancora qui. E allora mi chiedo, l' hanno ricostruito? Ma chi? Quando? Come? - fece una smorfia – Accidenti, ora mi fa male la testa.
Shadow ascoltava ma i suoi pensieri erano altrove. Le parole del guardiano, il cinismo e l'amarezza con cui le aveva pronunciate, lo preoccupavano. Aveva bisogno di parlare con Silver. L' albino aveva un dono quando si trattava di dare consigli.
Quella sera in città si teneva la commemorazione in ricordo della Resistenza e i ragazzi non vedevano l'ora di andare. Avrebbero passato la notte a casa di Silver e Shadow avrebbe colto l'occasione per parlargli.
Knuckles gli si era appiccicato addosso, abbandonandosi ad un pianto silenzioso.
Molto tempo fa non credeva che quel guardiano duro e irascibile potesse nascondere un animo gentile e sensibile.
Il tempo li aveva portati ad avvicinarsi l'uno all'altro, a sostenersi a vicenda, ad affrontare l'eternità insieme. Ricordò quante volte lui stesso aveva pianto, disperandosi nella stretta forte e sicura del rosso, per un amore perduto, per un amico scomparso.
Giunse le mani sulla schiena del guardiano, ricambiando con un abbraccio leggero.
Non importava quanto duro fosse il presente o quanto incerto il futuro: era lì per Knuckles, come il guardiano lo era per lui.
Si era chiesto molte volte cosa fosse, se una forma d' amore, di amicizia o qualcosa di più potente che non aveva un nome fra i mortali. Qualunque cosa fosse, era più potente di ogni sentimento da lui provato fino a quel momento.
Non sapeva molto altro. Sapeva solo che gli voleva bene.
  
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