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Autore: AngelikaEmpires    21/04/2020    0 recensioni
"Quei capelli non possono essere reali, guardali, toccali, neanche la seta migliore ha quella parvenza. Io li amo, sai. Sono stupendi, color cioccolato, anche se chiaramente non posso mangiarlo, sarei obbligato a sentire quell'orribile sapore che ti sale su per la gola. Il vomito ti sale su per lo stomaco e tu non sai se essere rincuorato perché quelle sostanze non faranno più parte di te o essere disgustato per aver ingerito quella roba. "..." Ma sarei disposto a subire questa tortura ogni volta, ogni giorno, se solo la bontà del cioccolato fosse paragonabile all'odore dei tuoi capelli. A quel punto, sarebbe una dolce tortura."
Nota: Non faccio nomi, potete immaginare chi volete.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei solo dire che questa... cosa, si è scritta praticamente da sola. Volevo semplicemente buttare giù quello che avevo in testa. 
Non ho fatto nomi quindi potete immaginare chi volete, non è specificata neanche la loro natura, in realtà.
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Sono sdraiato sul letto. Sto osservando quella macchia d'umidità sul muro ormai da... decenni. No, non sono esagerato. Credo che quella macchia sia lì dall'alba dei tempi, ed io dovrei saperlo. Anche se devo ammettere che per una settimana è svanita, ero particolarmente pieno di energie quel giorno... Mi chiedo di che cosa mi fossi fatto. Uno di quei giorni in cui ti svegli e non vuoi andare all'altare con il letto, per ironia della sorte capitano una volta ogni ventisette anni, poi vanno in letargo...

Avevo l'impressione, quell'agognata sensazione che ti ribolle dentro, nelle viscere, quella che hai quando sei spensierato e credi che dopo quel giorno ce ne saranno altri miliardi di milioni. Ma tanto c'è sempre quell'alone di inquietudine che ti circonda, nulla può andare sempre per il verso corretto. Ogni tanto penso che mentre io sono qui, intento a crogiolarmi nella maestosità dell'ozio, ad un passo da casa mia al bambino dei vicini sia morto il gatto; e tu passi per la strada, stai masticando una gomma, ne sei dipendente, e senti un odore premere sulle narici per essere aspirato, con la forza. Ti chiedi che diavolo sia, quella sensazione di essere osservato, e continui a camminare. Ma poi ti accorgi di non essere solo. E ti guardi intorno. C'è della gente radunata attorno ad un camioncino, il camioncino dei gelati, ma non sono bambini che aspettano di ricevere una leccornia... O almeno, non solo. Ci sono anche i genitori, e ti chiedi come mai quei soggetti, quei soggetti che ormai hanno subito l'alienazione mentale, che non sono capaci di percepire neanche la presenza di quei mostri che si annidano sotto il letto... Negli armadi, e ovunque i loro figli li fanno sempre controllare. Ti domandi il perché. Continui a camminare, i sassolini del sentiero sotto la suola delle scarpe iniziano ad assumere un suono sempre più distinto, e tu lo senti, senti chiaramente le ossa scricchiolare, il sangue caldo, infetto, oscuro e nobile... C'è un gatto morto. Dietro il furgoncino delle leccornie. Però tu non sei incuriosito. Per niente. Cammini. Ti senti osservato. Però non volti lo sguardo, assolutamente. Vuoi arrivare a casa perché sai che quello è per te; se sia un dono o una prova non ti è ancora chiaro. Sei arrivato a casa, chiami tua madre e le dici che sei casa, anche se sai che non ti risponderà... 

Ti togli le scarpe, e senti un odore stantio, quell'odore che non mi abbandona mai. Senti uno scricchiolio e allora volti lo sguardo, non l'hai fatto prima... Perché lo fai ora? Forse hai sentito la risata. Quel risolino che si emette quando succede qualcosa di vagamente divertente ma non puoi effettivamente ridere, perché magari è irrispettoso... O a malapena hai le forze per tenere le palpebre sollevate, per far vedere al mondo quella meraviglia di occhi verdi, ma vuoi comunque rilasciare quelle vibrazioni che ti scombussolano il petto, vuoi fargli sentire che puoi, che sei in grado, che nonostante ti stia sgorgando un liquido malato, perso, vivo, al di fuori di dove dovrebbe essere conservato, di prenderti beffa di lui. Stai salendo le scale, posso quasi percepire il tuo terrore, quella paura di cadere... Ce l'ho anche io sai? La paura che ti possa succedere qualcosa. Accidenti sei così candido... Sei etereo, per me. Te lo dissi. Sai una cosa? Voglio raggiungerti. Niente è in confronto, la maestosità dell'ozio, a quel tuo prodigioso sapore denso e dolce; mi sono chiesto molte volte perché, a proposito, quel sapore. Rammento ancora la prima volta, io ancora ti ammiravo da lontano, non ho mai smesso di farlo in realtà, tu avevi quel sorriso, così accecante e disarmante, mi sono domandato più e più volte come doveva essere osservarlo macchiato di rosso; alla fine sono ci riuscito... Quel sorriso su cui non ho mai smesso di dannarmi, io semplicemente lo violai, amai quel momento, come tutti quelli a venire. Venni da te. E scoprii che non potevo esser stato più sciocco. Anche tu mi ammiravi. 

Sto bussando, anche se non ho idea del perché, potrei tranquillamente entrare senza il tuo consenso, o dalla finestra. Mi hai aperto la porta e io non posso resistere, è fisicamente impossibile. Guardati. Quei capelli non possono essere reali, guardali, toccali, neanche la seta migliore ha quella parvenza. Io li amo, sai. Sono stupendi, color cioccolato, anche se io odio il cioccolato e chiaramente non posso mangiarlo, potrei però assaporarlo, ma non cibarmene, non mi soddisferebbe e sarei obbligato ad accasciarmi al suolo e sentire quell'orribile sapore che ti sale su per la gola. Il vomito ti sale su dallo stomaco, senti già il sapore aspro e acido sul retro della gola e tu non sai se essere rincuorato perché quelle sostanze non faranno più parte di te o essere disgustato al limite del consentito, anche con te stesso, per aver ingerito quella roba, perché sei lì che la osservi. Quella giace per terra e non solo avverti quella nausea immane, ma sei anche tremendamente mortificato, anche perché poi, di conseguenza, dovrai pulire. Ma sarei disposto a subire questa tortura ogni volta, ogni giorno, se solo la bontà del cioccolato fosse paragonabile all'odore dei tuoi capelli. A quel punto, sarebbe una dolce tortura.

Il mio cuore, che ha smesso di battere da un po', in realtà non sono neanche sicuro che l'abbia mai fatto veramente, molto probabilmente se non l'avesse fatto, la prima volta che ti ha visto ha cessato. Non è comprensibile quello che gli sta capitando ora, stessa cosa vale per lo stomaco. 

Sei molto alto, e goffo per questo, ma io ho sempre amato questa tua qualità, e so che invece tu ti tormenti per ciò... O almeno in forma umana. 

Mi hai praticamente trascinato all'interno della tua abitazione. Anche io sono felice di vederti, non immagini quanto. Oh, ho la schiena premuta contro la tua porta di casa, mi stai baciando. Sai, credo di non amare ogni cosa solo del tuo aspetto, amo ogni cosa di te in generale. Sei così perfetto... 

Ma non so perché continuo a definirti così puro... Hai le mani sporche dei miei stessi peccati, solo la consapevolezza che tu in realtà non li abbia voluti veramente compiere ti fa apparire completamente diverso ai miei occhi. Io invece mi sono guadagnato ogni. singolo. macigno che mi sta schiacciando sotto il suo peso, ogni singola morte mi perseguita. Ma non è colpa mia se ricavo piacere dal compiere quelle azioni. E non so per quale oscuro motivo collegare quel piacere insano, malato, con te mi fa eccitare terribilmente. A te non piace, tu ti condanni ogni volta, ogni. singola. volta. Mi dispiace.

Mi hai detto qualcosa, non ti ho sentito, ero troppo inebriato e terribilmente ubriaco di te per accorgermene, davvero, perdonami. Però a te non sembra dispiacere più di tanto, sembri soddisfatto, maledetto. Lo so che godi a vedermi perso. 

Voglio chiederti di venire a caccia con me. Di animali, per intenderci, so che odi uccidere persone... 

Stiamo correndo, è una sensazione surreale quella che si prova. Tu sei poco dietro di me, sono un pizzico più veloce. La notte è giunta ed io mi sento appagato. Giuro, mi sento così libero... È paragonabile soltanto a quando facciamo l'amore. Qualche ramo ti viene in faccia, è vero, però quel bruciore che si dovrebbe sentire, quei minuscoli taglietti che quando vengono a contatto con il sudore ti fanno girare la testa, ti piace.
Hai sentito? Un fruscio.

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Angolo Mio
Questa doveva essere una One Shot (avevo scritto 'Shit', va be' ci sta), e lo sarà. 
Se vi è piaciuta mi fa piacere (magari fatemelo sapere), alla prossima. 
   
 
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