Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: Stella cadente    21/04/2020    4 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 46.

 
Il tremito che sembrò scuotere l’aria fu quasi irreale. Era come se le nubi stesse, che fluttuavano nel cielo chiaro come zucchero filato, si spostassero a seguito di una forza innaturale.
Anna vide quello scenario come se si rispecchiasse nei suoi occhi chiari; lo sentì nel profondo di sé stessa come una spina nel cuore.  D’istinto, afferrò il braccio possente di Kristoff, che le stava accanto protettivo; erano in piedi, nel cortile di Hogwarts, immobili come due statue. Insieme a loro, tutti gli studenti del settimo anno – saranno stati poco più di cinquanta, così piccoli in confronto a ciò che stava per arrivare – li avevano raggiunti, pronti a qualunque cosa fosse giunta a scuola.
Merman li aveva radunati velocemente, avvisandoli con un incantesimo, e nessuno aveva esitato a seguire le istruzioni del Preside. Quello che stavano per affrontare aveva affondato le sue radici ad Hogwarts diversi mesi prima; era loro che aspettava, che voleva.
Quella era la loro guerra. La resa dei conti.
E la verità sarebbe venuta fuori, ne era sicura.
Ora erano tutti fermi, le bacchette sguainate, i volti accartocciati dalla paura e dalla confusione. Aspettavano che succedesse qualcosa, un’esplosione che si ostinava a non arrivare.
Con la coda dell’occhio, la Grifondoro vide Esmeralda in lontananza; si lanciava degli sguardi consapevoli con Quentin, che d’improvviso posò gli occhi verdi su di lei.
Anna le sentì; sentì le parole che diceva quello sguardo. Sembrava dirle che aveva sempre saputo che sarebbe stato quello il finale – che Elsa sarebbe cambiata davvero, così come aveva detto Merman. Era ciò che era successo col tempo – col passare dei mesi – in effetti. Solo che lei non aveva mai voluto vederlo, perché in fondo non ti aspetti che proprio tua sorella finisca per trasformarsi in qualcosa di oscuro e pericoloso.
Elsa non è pericolosa.
Quelle cose succedevano sempre agli altri. Erano così lontane, così… impossibili. Succedevano solo nelle famiglie come quelle di Melicent Somber. Giusto?
Non poteva essere. Non poteva essere.
Si accorse che stava tremando violentemente solo quando Kristoff l’afferrò per una spalla. «Stai bene?» le disse poi, con una voce premurosa che le fece venire solo voglia di piangere.
«Dovrò combattere contro Elsa» riuscì solo a dire, consapevole di quanto il suo senso di smarrimento fosse così maledettamente evidente.
«Non per forza» la rassicurò il suo amico, con voce ferma.
«Sì, invece» si indurì lei. «Se non posso fermarla io, nessun altro potrà farlo.»
«Che intendi dire?»
«Che io sono l’unica possibilità che lei si ricordi com’era prima. Prima che tutto questo iniziasse» lo disse come se fosse un segreto, come se fosse una confessione che non avrebbe mai dovuto arrivare in superficie.  «Lei non è mai stata così.»
Kristoff la guardava in modo penoso; come se la compatisse, come se pensasse che quelle non erano altro che illusioni. Ma non poteva essere diversamente... giusto?
Elsa sarebbe tornata indietro, se solo lei fosse riuscita a farsi ascoltare.
«Ne sei sicura?» chiese il Tassorosso.
«Io... certo che ne sono sicura» il tono nervoso che le uscì non era quello che avrebbe voluto, e stridette terribilmente con la ferrea convinzione che stava sfoderando, ma cercò di non badarci. «Siamo state distanti, negli ultimi anni, questo è vero; ma l’ho vista com’era, in questi mesi. Ho visto come lottava contro il suo potere.»
Silenzio.
«Non capisci, Kristoff? Elsa ha combattuto tutto l’anno contro il suo lato oscuro. Black si è approfittato di lei, e ora devo portarla indietro. E, sì» aggiunse. «Combatterò contro di lei, se necessario; anche se mi sento morire alla sola idea. Anche se non ho alcun potere, se non la magia che ho imparato a scuola.»
Non se n’era accorta, ma stavolta aveva pronunciato quelle parole con così tanta determinazione che il suo amico si era ammutolito.
Poi, l’oscurità calò su Hogwarts, interrompendo l’inquietante attimo di calma che aveva pervaso il cortile fino a quel momento; era come una nebbia, una nebbia di un grigio fumo, densa, in cui sembrava di poter sentire tutte le proprie paure strisciare nel cervello e sul corpo. Una nebbia che non poteva dipendere da nessuno degli studenti – e tantomeno da Merman, che stava un passo avanti a tutti, come per proteggerli.
Il Preside sollevò la bacchetta e pronunciò incantesimi di protezione, con voce bassa, solenne; subito dopo, una bolla di magia azzurra circondò tutta Hogwarts, come per racchiuderli in un abbraccio di luce. Anna tremò leggermente; il cuore le batteva a mille, ma si sforzò di non badarci. Lei non poteva essere debole; nell’arco di quell’anno, aveva imparato che – anche se non sembrava – era Elsa quella in difficoltà delle due, e che doveva essere forte per lei.
Doveva prepararsi. Doveva essere pronta.
Intanto, era come se ogni rumore fosse stato annullato: alla Grifondoro sembrò quasi di sentire i propri pensieri rincorrersi, tanto era il silenzio che quell’inquietante nebbia aveva prodotto con il suo arrivo. Lei non sopportava il silenzio: le ricordava quello di Elsa, negli anni in cui non si erano parlate – gli stessi anni in cui l’aveva evitata e le aveva fatto credere di non voler più avere a che fare con lei senza motivo apparente. E quello – quel silenzio vuoto, sordo, terribile – la stava uccidendo dall’interno.
Persino i ragazzi di Serpeverde si stringevano attorno ai suoi compagni di Casa: quella vicenda aveva inevitabilmente unito tutta Hogwarts, aveva annullato ogni rivalità.
Adesso erano tutti dalla stessa parte, con lo stesso nemico.
Lo stesso che ora li osservava, in piedi, davanti a Merman e a distanza di qualche metro; anche se era lontano, Anna avvertì tutte le energie negative che emanava. Come un peso sul petto, che le impediva di respirare. Come se le sue peggiori paure fossero tutte concentrate in quell’unica, scheletrica figura che li guardava.
C’era qualcuno che gli stava dietro; quattro ragazze, dritte come se non fossero neanche umane.
Una aveva, adesso, dei capelli che sembravano emanare luce solare, così come la pelle. Anche se oscurata dalla nebbia, la riconobbe: l’aveva già vista, nei corridoi della scuola. Kristoff gliene aveva parlato poco tempo prima: si chiamava Lily, ma neanche nella sua Casa aveva molti amici. Era strana, vivace ma bizzarra, a sentire i racconti del suo amico. Inoffensiva.
Ed invece adesso era lì. Dalla parte di Pitch Black.
A poco a poco, riconobbe anche Melicent Somber, che non sembrava – se è per questo – neanche più una studentessa del settimo anno di Hogwarts. Era come se si fosse trasformata in qualcosa di diverso, qualcosa di temibile e malvagio.
Il volto affilato e pallido sembrava scolpito; ma la cosa più impressionante erano le corna che le spuntavano tra i capelli corvini, così come le grandi ali nere che parevano esserle direttamente fuoriuscite dalla schiena. Sembrava un essere ultraterreno, un demone, anziché una ragazza di diciassette anni.
Anna notò, con un colpo al cuore, che c’era anche Merida: gli occhi azzurrissimi erano assenti, le labbra rosse e sottili serrate, i capelli cremisi che fluttuavano in aria. E intorno a lei, il fuoco, che sembrava quasi proteggerla. Istintivamente, la Grifondoro fece qualche passo indietro: la sua amica la riconosceva? Sapeva che cosa stava per fare, o era sotto incantesimo? Era così inquietante, vederla tremendamente immobile. Come se fosse ferma nel tempo. Non stava lottando… non stava facendo niente.
Non fu lei, comunque, a darle un impulso improvviso e repentino – la scintilla che avrebbe fatto scattare tutto – di fare qualcosa. Fu lei.
Elsa.
Era accanto a Melicent, atteggiata in una posizione fiera ed elegante; i capelli le ricadevano sulle spalle bianche, scoperte da un abito che sembrava fatto di ghiaccio finissimo. Intorno a lei fluttuavano dei nastri di piccoli fiocchi di neve, come se fossero animati di vita propria. Gli occhi erano persi, freddi, come se non avesse più alcuna emozione ad abitare il suo corpo esile.
Come se fosse un involucro vuoto.
Anna non sopportava di vederla così. Non era sua sorella, quella ragazza; era un’altra, un’altra persona che si era impossessata di lei. Era una regina delle nevi, gelida e distruttiva. E le faceva salire prepotentemente le lacrime agli occhi.
Pitch Black.
Era colpa sua.
Quella visione era troppo. Sapere come stava Elsa, dentro di sé, ed essere consapevole di non poter fare niente, era più doloroso dell’indifferenza, del ghiaccio, della paura che si era alimentata nei mesi verso la sua gemella, facendole terra bruciata attorno.
La ragazza, in un lampo di lucida follia, sguainò la bacchetta e la sollevò con decisione verso l’alto.
«Finite» gridò, fissando Pitch Black come se potesse ucciderlo; l’adrenalina che correva nelle sue vene imperterrita, diffusa dal cuore che le rimbombava nello sterno.
Non le importava se sarebbe morta. Avrebbe provato a fermare l’incantesimo – qualunque esso fosse – che Black aveva innescato.
«Kataphlègo lithos» fece, per tutta risposta, la voce di Melicent – una voce seria, lugubre.
Con un rapido movimento della mano, creò una fiamma verde acido, scagliandola poi contro la protezione creata da Merman. Nella stessa frazione di secondo, Elsa strinse le mani a pugno per poi spalancarle, accompagnando il gesto con un deciso movimento delle braccia. Un fiotto di ghiaccio andò ad unirsi alla fiamma verde; l’insieme, una volta raggiunta la cupola di protezione, vi creò un buco, fondendosi in un’inquietante massa di ghiaccio innaturale, splendente nelle sue sfumature verdi e blu.
Fu così che la barriera venne frantumata, esplodendo in centinaia di scintille azzurre tutt’intorno. Gli studenti si sparsero, e il gruppo si spezzò. Così come il silenzio, ora martellato dai rumori delle esplosioni.
«Interessante, Merman» fece poi Pitch Black, con la sua voce sinistra. «Volevo semplicemente che mi fosse consegnato il Quinto elemento… ma se insisti.»
Silenzio.
«Procedete» disse poi, diretto alle ragazze. In un momento che sembrò surreale – in un momento in cui guardò con la coda dell’occhio, prima di iniziare a correre – le sembrò che avesse lanciato uno sguardo particolare ad Elsa, e che lei... che lei lo ricambiasse.
Che cosa ti ha fatto?
Anna non avrebbe mai dimenticato quell’immagine. Fu poco prima che degli incantesimi che non conosceva – che nessuno studente conosceva – iniziassero a radere al suolo ciò che Minerva McGranitt aveva costruito dopo la Seconda Guerra Magica, tingendo l’aria dei colori più disparati.
Un fiotto di ghiaccio aveva appena inciso il pavimento in pietra, disegnando una spirale informe e involontaria. Delle scintille erano partite dai capelli della ragazza con la pelle luminosa, andando a incendiare gli angoli del cortile.
Hogwarts era già irriconoscibile.
Le orecchie di Anna erano invase di un fragore assordante, il rumore dei calcinacci che cadevano, e quello della polvere che si sollevava. D’un tratto, tutti sembravano essere scomparsi. E l’aria si era fatta di nuovo scura, densa come l’inchiostro.
La Grifondoro si sentì smarrita: riusciva solo a vedere dei bagliori di tanto in tanto di luce azzurrina, che poteva provenire solamente da bacchette magiche. I suoi compagni stavano combattendo, così come voleva Merman. Stavano ostacolando Black, ma erano lontani, irraggiungibili…
È un incantesimo? Un’illusione?
Era come immobilizzata da una forza invisibile; qualcosa che sapeva benissimo essere la paura di trovarsi faccia a faccia con Elsa, e realizzare che lei non la riconosceva più.
Anna si sentì letteralmente morire; era sola. Sola con i suoi demoni da combattere.
Per tutto quel tempo aveva creduto che la cosa peggiore che le fosse capitata fosse il silenzio di Elsa; era il suo tormento, ciò che riusciva a spazzarle via il sorriso che tanto piaceva ai suoi amici e che riusciva a mettere il buonumore a chiunque. Persino i poteri della sua gemella sembravano un niente, a confronto; quello era molto peggio. Sapere che Elsa non si sarebbe fatta scrupoli a combattere contro la sua famiglia, contro la sua scuola.
Era successo tutto talmente in fretta; era successo ancora prima che tutte le Case di Hogwarts potessero realmente superare i propri conflitti, ancora prima di sapere se qualcuno fosse a conoscenza di dettagli in più sui rituali come quello che voleva fare Black.
Era troppo tardi.
Lui era lì, insieme alle ragazze che aveva brutalmente strappato via ad una vita normale. E stava distruggendo tutto quanto.
 
«La signorina Arendelle è in grado di creare il ghiaccio» fece una pausa, «Senza usare la bacchetta.»
Silenzio.
«Avere poteri come quello non è un buon segno, nemmeno nel mondo dei maghi» rifletté Quentin, cercando una conferma nel Preside.
«Esatto»  disse infatti il mago. «Il vostro compito, dunque, sarebbe proteggerla, in modo che non ceda alla magia oscura. È fin troppo vulnerabile» continuò. «Se non dovesse migliorare, ho paura che sarebbe molto più complicato fermare il caos.»
Scese il silenzio, nella stanza; i ragazzi avevano assorbito crudelmente l’impatto di quelle parole.
«Che cosa succederebbe ad Elsa se... insomma...» prese parola Anna. «Se non ci riuscissimo?»
Il Preside la guardò per una manciata di secondi, prima di risponderle. «Non lo so. Ma sicuramente – e questo non voglio nasconderlo, a nessuno di voi – niente di buono. Cambierebbe, diventando qualcosa che non è.»

 
 
Le parole di Merman erano state chiare, mesi prima. E ciò che tutti avevano cercato di evitare sin da quando sua sorella era scappata nella Foresta Proibita, alla fine era successo. Non sembrava neanche una cosa concreta; Anna avvertiva un profondo senso di irrealtà, mentre cercava Elsa come si cerca qualcosa di indispensabile, facendosi largo tra le tenebre che avevano avviluppato adesso tutta la scuola. Salì le scale, seguendo il combattimento senza un’idea precisa di dove andare, lasciando solo che le rampe la portassero dove volevano loro.
Era arrivata al terzo piano, dove la luce delle fiaccole illuminava un poco l’ambiente circostante; e subito avvertì un freddo insopportabile, come se fosse nei sotterranei al posto che in un corridoio riscaldato.  Con una fitta al cuore, capì che Elsa era vicina. Poteva sentirlo nel suo sangue, come se fossero connesse tramite un filo invisibile ma solido al tempo stesso. Riusciva quasi a sentire i sentimenti della gemella, che le si agitavano nella testa come se fossero suoi.
«Elsa!»
Non ebbe paura di pronunciare il suo nome, perché, nonostante tutto, non riusciva – ancora – a pensare che sua sorella fosse realmente quello che sembrava. Si fece luce con la bacchetta: aveva bisogno di vedere cosa succedeva attorno a lei.
Il corridoio era buio, freddo, e un rumore sordo, come di un flusso d’acqua che scorre placido, le invadeva le orecchie. E poi il rumore tagliente del vetro che si infrange, di lame che si fanno affilate, di rabbia e tristezza e frustrazione. Era come se fosse sottoterra, nascosto, ma come se al tempo stesso volesse farsi trovare.
I quadri erano vuoti: tutti i maghi che vi erano rappresentati erano andati altrove, le cornici erano coperte di polvere e tracce di magia – magia inusuale, diversa da quella che veniva praticata a scuola. In meno di mezz’ora, Hogwarts si era trasformata. Era un cumulo di macerie, una cosa rovinata e piena di spettri.
Fu quando si avvicinò al bagno delle ragazze, che quei rumori si acuirono. E Anna capì immediatamente il perché.
La schiera di lavandini, che da sempre aveva troneggiato al centro della stanza, si era aperta come la corolla di un fiore di ceramica. E dal buco nero spalancato che ne derivava, oscuro e profondo, provenivano luci azzurre che ormai le erano inconfondibili.
Anna non ci pensò due volte, e si lanciò dentro.
 

 
 

 

 
Immagine correlata



And here I am!
Perdonate l’anticipazione pomposa dell’altra volta, salvo poi pubblicare questo coso.
Scusatemi se la famosa epicità che avevo promesso non è ancora giunta, ma in realtà il capitolo era unico e ho deciso di spezzarlo.  Questa battaglia, alla fine, è un po' il nodo centrale della storia; succederanno delle cose importanti, e non volevo mettere troppa carne al fuoco.
Ma bando alle ciance: per la mia gioia, ci dedichiamo ad un po’ di introspezione su Anna, personaggio che amo tantissimo. Mi commuove ogni volta il modo in cui ha fiducia in Elsa; e questo nonostante tutto, nonostante le circostanze orribili. Cioè, basta, io penso che una persona così non esista ahahah, è seriamente troppo perfetta e dolce *_*
È empatica, coraggiosa (vogliamo parlare di quando sfida Black? Me la sono proprio immaginata ed ero lì tutta fiera, aiuto), e pronta a fare letteralmente qualunque cosa per le persone a cui tiene. Credo che, infatti, la Casa di Grifondoro sia decisamente appropriata per lei, perché ce la vedo tantissimo a comportarsi così.
E niente. Spero di essere riuscita a farvi entrare nella storia, perché io ultimamente temo di non esserne più in grado (scusate il momento depresso ahahah).
Alla prossima!
Sara




crimsonpeakのTwitterイラスト検索結果。


Anche se era lontano, Anna avvertì tutte le energie negative che emanava. Come un peso sul petto, che le impediva di respirare. Come se le sue peggiori paure fossero tutte concentrate in quell’unica, scheletrica figura che li guardava.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: Stella cadente