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Autore: JennyPotter99    22/04/2020    0 recensioni
Una giovane ragazza e sua madre arrivano, in una fredda giornata ventosa, in un paesino francese per rivoluzionare la regola della tranquillitè.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che Anouk chiudeva gli occhi per andare a dormire, credeva che il giorno dopo si sarebbe rialzata in un letto diverso da quello della sera prima.
Era una tradizione di famiglia cambiare posto ogni volta che un irrequieto vento le soffiava accanto, scompigliandole i capelli, sfiorandole la pelle bianca.
Non si era mai abituata a nessun posto, né si era mai affezionata alla gente.
Una delle storie che Vienne gli raccontava da piccola, era proprio quella che spiegava le origini di tutto questo viaggiare.
Tra il 1910 e il 1920, un farmacista venne ingaggiato per una spedizione tra le tribù dei Maya per studiare le piante curative.
In particolare, i chicchi di cacao, imparando le loro proprietà.
In quello stesso villaggio, conobbe la madre di Vienne, che però, tuttavia, etichettata come selvaggia, non era adatta come sposa.
Il farmacista decise di non ascoltare le voci e con lei creò una famiglia.
Ma poi, una mattina d’inverno, si risvegliò da solo: madre e figlia erano partite, in giro per il mondo, esponendo a tutti le miracolosità del cioccolato.
Anouk non era mai stata molto d’accordo, lo faceva per sua madre, fin da quando era una bambina.
Però, lo spostarsi continuamente, stava facendo ammalare Vienne.
Quella sera, Anouk aprì gli occhi e notò che sua madre non le riposava accanto.
Vide che la luce della cucina, di sotto, era accesa, così scese a vedere.
A notte fonda, Vienne si era messa a cucinare altra cioccolata.
-Mamma, che stai facendo?- le domandò, mentre lei era tutta affaccendata.
-Come che sto facendo, sciocchina. E’ finita la torta al cioccolato e i brownies, li sto rifacendo.- rispose lei, come se tutto ciò fosse normale.
-Mamma, ma è notte fonda…-
Improvvisamente, Vienne afferrò la spatola per mischiare il cioccolato.- Io lo so cosa cerchi di fare! Vuoi farmi sembrare pazza! So che non ti piace viaggiare, ma dobbiamo farlo, tua nonna lo faceva e perciò anche noi!- esclamò, puntandogliela contro.
Vienne aveva uno stadio in avanzamento di Alzheimer, solo che Anouk non glielo aveva mai detto dal giorno in cui l’aveva saputo dai medici a Vienna.
Sapere di essere malata, avrebbe interrotto la tradizione e così, probabilmente, deluso la nonna.
-Mamma, no…Non voglio questo…Lo sai…- ribatté lei, accarezzandole lentamente le spalle.
Vienne incominciò a guardarsi attorno e poi scoppiò a piangere.- La nonna è morta…- singhiozzò, stringendosi alla figlia.- La nonna è morta…-
Anouk l’abbracciò stretta.- Sì, mamma, mi dispiace…- continuò a sussurrarle, riportandola lentamente al letto.
***
La mattina dopo, appena aperti, Anouk mise negli scaffali in basso i vassoi con i cioccolatini fatti da Vienne durante la notte.
Mentre era accovacciata, la donna dall’aria scompigliata entrò nel negozio furtivamente.
Probabilmente non aveva notato Anouk, perché, svelta, afferrò una scatolina di cioccolatini alla crema e se la mise in tasca.
Anouk non aveva idea di cosa affliggesse quella donna, ma dal suo aspetto non sembrava passarsela molto bene.
Lentamente, Anouk si alzò.- Buongiorno.- le disse, sorridendo: qualsiasi altra persona le avrebbe dato subito contro, ma lei voleva capire il perché stesse rubando. -Desidera qualcosa?-
Anouk aveva saputo che quella signora si chiamava Josephine e tutti la definivano un po' strana, esteriormente.
-Qui è caro e io non spreco io soldi.- borbottò a bassa voce, prima di uscire.
Quando aveva messo la mano in tasca, Anouk giurò di aver visto un grosso graffio tutto rosso e non sembrava una ferita da incidente.
Nello stesso istante, tre vecchie signore si fermarono a guardare la vetrina: si trattava della signora Odelle e le sue amiche.
La tipica signora elegante, con delle onde grigie nei capelli e quasi alcuna ruga.
Dietro di lei, il signor Brelot teneva stretto al guinzaglio il suo cagnolino che continuamente l’andava ad annusare.
Quella donna non era l’unica cosa che sembrava piacerle, dato che fu attirato anche dall’odore del negozio.
-No Charlie, lì no.-
Anouk ridacchiò e prese un biscotto a forma di pesce.- Prego, entri pure.- gli disse, dandolo all’animale.- Come si chiama?-
-Charlie, ha 15 anni…Che sarebbero 98 per gli umani. Gli rimangono così poche gioie.-
-No, non il cane, dicevo lei.-
-Oh, mi chiamo Guillame Brelot…Lei è molto gentile.-
Anouk aveva ben notato gli sguardi che si scambiavano lui e la signora Odelle.
-Che ne dice di acquistare qualcosa di speciale per la signora di cui il suo cagnolino è tanto invaghito?- gli domandò, cercando di stuzzicarlo a fare un passo avanti. -Credo che preferisca le mezze lune al cioccolato.-
-Oh, no, non posso…La vedova Odelle è in lutto per suo marito.- rispose l’altro.
-Oh, mi dispiace, quando è successo?-
-Durante la guerra…Nel ’17… Lei ne rimase sconvolta.-
Erano passati molti anni dalla guerra e Anouk capì che probabilmente quella era solo una scusa per giustificarsi del fatto che aveva paura a farsi avanti.
***
Quello stesso pomeriggio, con grande sorpresa, venne a fargli visita la signora Armande.
-Come avete arredato questo posto? Stile bordello pre-colombiano?- commentò, guardandosi attorno per poi sedersi al bancone.
Vienne la ignorò e le fece girare il famoso piatto davanti agli occhi.- Cosa ci vede?-
L’altra sospirò.- Ci vedo una signora troppo vecchia per i giochetti.-
-Molto bene, so io che ci vuole.- continuò Anouk, riempiendo una tazza di cioccolata calda, aggiungendoci una polverina.
-La sua cannella sembra rancida.-
-Non è cannella, è un tipo speciale di peperoncino.- le rispose, mettendo infine un cucchiaino di panna.
Armande alzò le sopracciglia.- Peperoncino nella cioccolata calda?-
-Assaggi.-
La signora prima l’annusò e poi bevve un sorso, senza fare commenti.- A sua figlia non dispiace tutto questo spostarsi?-
Anouk stava per rispondere, ma la madre l’anticipò.- No, io credo che le faccia molto bene.- rispose, accarezzandole la spalla.
-Io non sono sempre stata così, sa. Alla sua età…Q-Quanti anni hai?-
-27, signora.-
-E non chiamarmi signora, non sono tua nonna!- esclamò, continuando però a bere.- Mi ricordo, quando con mio marito, sono scappata di casa senza che mia madre lo sapesse. Era una bacchettona, mia madre. Nuotammo nudi nel Tannes per tutta la notte…E quando tornai a casa, al mattino, mia madre mi bussò dicendo: Svegliati dormigliona!- raccontò, scoppiando a ridere.- Non aveva idea che fossi stata fuori!-
Quel racconto fece ridere anche Anouk e Vienne, fin che da fuori la vetrina non intravidero padre Henri che dava un’occhiata.
Non si capì se fosse per spiarle o per vedere la merce.
Ad Anouk sembrava solo un giovane ragazzo spaventato, sicuramente sotto l’effetto del rigido conte.
Anouk si avvicinò al vetro e fissò quel piccolo uomo tutto rosso e con i ricci ingelatinati.
Di scatto, gli fece una linguaccia e lui sobbalzò, fuggendo via.
-Sicura che non ci hai messo del liquore, qui dentro?- domandò Armande, finendo la sua cioccolata in pochi sorsi.
-Assolutamente no.-
-Dovrebbe darne un po' anche a mia figlia.-
-Lei e Caroline avete qualche problema?- chiese Vienne.
-Non mi permette di vedere mio nipote. Secondo lei non sono adatta a fare la nonna. In verità, quel ragazzino non lo lascia mai in pace, ha sempre paura che si ammali o cos’altro, da quando è morto il marito. Ti assicuro, quel ragazzino non piscia senza che lei lo controlli.- spiegò Armande.
Ad Anouk sembrò molto ingiusto.- Mi spiace.-
Un’altra cosa che le sembrò ingiusta, era non sapere come mai Josephine avesse rubato nel proprio negozio.
Così, l’indomani, raggiunse il bar del marito Serge, il bar la Republique: fu facile trovarlo dato che era uno dei tre bar principali del villaggio.
Serge Muscat era un uomo dalla testa rasata, un accenno di barba e l’alito che sapeva sempre di alcool.
Solo entrando in quel posto, Anouk si accorse in che condizioni Josephine doveva vivere.
-Salve, le occorre qualcosa?- le domandò lui.
Anouk tirò fuori la stessa scatola di cioccolatini che la moglie aveva rubato.- Sua moglie ha lasciato da me questo, vorrei riconsegnarglielo.-
-Va bene, lo lasci qui e poi glielo darò io.-
Ma la ragazza non si fidava affatto.- Oh no, vorrei dargliela io stessa.-
Così, Anouk si avviò nelle cucine, notando che, Josephine, mentre puliva, aveva in dosso un prezioso braccialetto.
Anouk giurò di averlo visto alla vedova Odelle il giorno prima.
Non appena Josephine la vide, si fece seria e impaurita.- Che ci fa lei qui?-
-Sono venuta a ridarle questo.- le rispose, porgendole il pacchetto.
In quel momento, Josephine capì di esser stata smascherata.- Io non rubo…N-non di solito…- balbettò, stringendo le spalle.
Anouk le fece un sorriso tranquillo.- Chi sono io per giudicare? Avanti, assaggi, mi dica se ho esagerato troppo con la crema.-
Allora Josephine lo scartò e se lo mise in bocca.
Subito dopo, chiuse gli occhi con un grande sorriso, come se fosse la cosa più buona che avesse mai mangiato.
-Josephine!-urlò Serge dal negozio.
Improvvisamente, la donna sputò il boccone e lo gettò.- Arrivo!- gli disse spaventata, come se da un momento all’altro sarebbe venuto a tirarle i capelli.- Lui parla di voi…Dice che siete sfrontate…-
Anouk immaginava che un tipo come Serge avrebbe avuto da ridire.- Non sono tenuta ad ascoltare suo marito…-
Josephine scosse la testa.- Non lui, il conte…Va in giro dicendo calogne, dice di non avvicinarsi alla vostra cioccolateria…Dice: Povera quella ragazza illegittima e sua madre.-
Anouk strinse i pugni con rabbia: non voleva permettere oltre che il sindaco sparlasse male della sua famiglia.
Subito dopo, si avviò nel suo ufficio, accanto alla chiesa.
L’uomo stava tranquillamente correggendo uno dei sermoni di padre Henri, con accanto la foto di una bella donna, sua moglie.
Anouk aprì decisa la porta, poggiandosi alla scrivania.- Sto forse infrangendo qualche legge?!-
-Cioè vuole sapere la mia opinione?- domandò lui, tranquillo, senza che niente lo scalfisse.
-Sì, la prego, dato che non mi sembra che io stia facendo del male a qualcuno.- affermò Anouk, incrociando le braccia.
-Mi ascolti bene: mio nonno, il primo conte di questo villaggio, ai suoi tempi espulse tutti i ribello ugonotti. Mi creda, che prima della domenica di pasqua, la sua cioccolateria andrà fallita, è una promessa.- rispose lui, fissandola bene negli occhi.
Anouk non aveva affatto paura, anzi, gli fece un piccolo sorriso.- Lo vedremo.-
   
 
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