Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Anya_tara    22/04/2020    0 recensioni
Sono tre mesi che va avanti quella storia. Anzi, quattro la settimana prossima.
E lei non ce la fa più.
Sa che Bakugō non è capace di fingere o mentire, al massimo può tacere qualcosa se reputa sia per il meglio.
E questo pensiero adesso la colpisce con forza inusitata.
P.S: SECONDA PARTE DI NEVER TOO LATE.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Facile.
Come bere un bicchier d’acqua.
Se in quella stessa acqua non fosse stato disciolto veleno, ovviamente.
Ochaco osserva il profilo di Katsuki. E’ più ingrugnito che mai, non lo vedeva così da … mesi, a dir poco.
Stanco, sì. Ma non così arrabbiato.
Sembra lo stia facendo sul serio per farle un favore. O farselo, per distrarla e chiuderle la bocca, probabilmente sa che le ragazze la terranno indaffaratissima, e non gli daranno “agio” di averla tra i piedi.
Si morde il labbro, chinando improvvisamente il capo. 
Non riesce a non pensare a queste cose terribili. Più ci combatte più si piantano lì, irriducibili.
Allunga piano una mano a cercare quella di lui; se la lascia stringere, le permette di intrecciare le loro dita.
Ma non distoglie lo sguardo dal paesaggio in rapidissimo movimento fuori dal finestrino.
Spera ancora una volta di aver preso la decisione giusta.
Non si perdonerebbe mai di aver messo in moto tutto quel carosello per nulla, o peggio, per qualcosa di nocivo.
Quando arrivano a Kobe trovano un cielo bellissimo, a differenza di quello temporalesco lasciato a Tokyo.
L’aria tersa fa da cornice ad un sole quasi estivo.
<< Sta’ a vedere che quel bastardo ha pagato pure il tempo, uh >>, borbotta Katsuki di pessimo umore. Sono le sue prime parole da ore.
Scendono guardandosi attorno. << Chiama la vecchia, per favore >>, le chiede poi, prendendo anche il bagaglio di lei e le custodie degli abiti che indosseranno per il matrimonio.
Non ha neppure visto quello di Katsuki, ha fatto tutto lui. E il proprio … no, non gli ha chiesto di mostrarglielo.  
Ochaco deglutisce, beve dalla bottiglietta che ha portato con sé. << Ma … abbiamo lasciato Shakya solo da …  Okay >>. Tira fuori il cellulare, compone il numero.
Non è il caso di contrariarlo ancora di più. Malgrado il sereno sulle loro teste spira tempesta, ed è meglio provare ad acquietarlo.
Anche se ha il brutto presentimento che rivedere i loro ex-compagni non sarà il toccasana che si augurava. Todoroki non è certo il suo preferito, e prega che almeno Kirishima, Kaminari e Sero riescano a fargli passare quel piglio.
Ha ricevuto via e-mail il programma, dopo aver confermato la loro presenza a Yaoyorozu. Sembrava felicissima che avessero accettato l’invito e Ochaco si venderebbe un braccio, purché vada tutto liscio.
La cerimonia sarà l’indomani mattina alle dieci. Dopo ci sarà il ricevimento, a cui prederanno parte una schiera di Pro-Hero fitta come una Bibbia, oltre ai familiari degli sposi e i loro amici.
Intanto però stasera ci sarà l’addio al celibato per i ragazzi, e al nubilato con le ragazze.
Ha già un’emicrania martellante.
Parla pochi minuti con Mitsuki, la bambina dorme serena dopo aver preso il biberon e aver fatto il ruttino. Almeno una cosa va per il verso giusto.
<< Tutto bene? >>, chiede Katsuki quando chiude la conversazione.
<< Mhmm mhmm >>.
<< E mò dove diamine dobbiamo andare? >>.
Uraraka si guarda intorno, controlla la posizione sullo schermo del telefono. << Ecco, dovremmo raggiungere quella stazione degli autobus e … >>.
<< Mmmmmmffffff… >>.
<< EHI RAGAZZZIIII!!!! >>. Una voce familiare, ad una certa distanza blocca il loro pellegrinaggio dall’uscita della stazione del treno alla piazzola degli autobus. 
Katsuki sgrana gli occhi. << Oh, Santo Dio. Abbiamo già cominciato >>.
Lei si morde il labbro, di nuovo.
Peggio, va sempre peggio. << Mi … Mina-chan >>, si sforza di esalare quando l’amica le balza al collo, travolgendola col suo solito entusiasmo, l’immancabile top leopardato in verde acido e dei calzoni mimetici che le stanno due taglie più grandi.
<< Mi pare un secolo che non ci vediamo! E sono passati solo pochi mesi! >>. La ragazza la strizza, la allontana e la riattira a sé. << Fatti abbracciare, mammina! Come sta la piccola gioia? Perché non è qui? >>.
<< Be’, sai … è molto piccola, abbiamo preferito non sottoporla a questo stress … >>, cincischia Uraraka, provando a non attivare per sbaglio il quirk da quant’è tesa.
<< Ohhhhhh … ma certo, certo >>, fa Mina con un tono saputo, che la mette ancora di più sulle spine.
<< Che ci fai qui, Occhi da Procione? >>, sbotta Bakugō folgorandola con lo sguardo.
<< Siamo venute a prendervi, paparino >>, trilla Mina mostrandogli la lingua. Katsuki inarca il sopracciglio, pare davvero sul punto di farla saltare in aria. << Kaminari e Kyoka-chan sono venuti qui in auto, perciò io e Jirou ora l’abbiamo presa per correre a prelevarvi … in autobus fa troppo caldo, e poi dalla fermata ci sarebbe un lungo tratto di strada da fare a piedi, quindi è meglio così >>.
Ochaco annuisce, il cicaleccio instancabile dell’amica la stordisce, il caldo la strema, l’espressione aggrondata, irritata del suo compagno la sfinisce. 
Anche Jirou per fortuna è sempre la stessa, un’oasi di pace a differenza dell’uragano Ashido. Tranquilla, rilassata, ancora più snella nella tuta nera aderente e una maglia vintage dei Luna Sea che pubblicizza il loro ultimo tour prima dello scioglimento.
<< Ochaco-chan, Bakugō-kun. Avete fatto buon viaggio? >>, è il suo saluto contenuto mentre si tende a cingere le spalle dell’amica fluttuante.
Ochaco ne è felicissima. Dopo tanti sbalzi così estremi, e tanti altri che ancora le toccheranno, è un attimo di respiro. << Sì, grazie, Kyoka-chan >>.
<< Uhm. E tu stai bene, Secca? Come se la passa Faccia da Scemo? >>.
<< Stiamo bene, grazie >>. Apre il bagagliaio, tende il braccio e si fa passare gli zaini. << Gli abiti è meglio appenderli dentro, così non si gualciscono >>, dichiara aprendo lo sportello della piccola utilitaria.
Giallo limone con due lampi neri dipinti sulle fiancate, manco a dirlo. Proprio una cosa da Kaminari-kun, pacchiana al punto giusto. << Bella macchina >>, dichiara infatti Katsuki, sardonico.
Uraraka avvampa per lui, si butta subito avanti. << Non sapevo avessi preso la patente, Kyoka-chan >>.
<< Mhmm, sì, l’ho fatto da privatista, dopo il diploma. Denki è stato bocciato all’esame di teoria due volte >>, ride. << Così per consolarlo gli ho concesso di scegliere l’auto >>.
<< Un gesto carino >>.
<< Eh. Insomma. Ma quanto meno sono più libera di muovermi. Poco conta se ogni volta mi sembra di entrare dentro un Pikachu gigante >>. Mette in moto, sterza ed esce dal parcheggio. Si immette nella strada e accende lo stereo, “Honey” degli Arc-en-ciel si diffonde dalle casse.
Come la conosce, Ochaco?
Semplice, era uno dei gruppi preferiti di Kyoka già a scuola.
L’aveva beccata spesso ad ascoltarli nelle pause tra un allenamento e l’altro.
In realtà nessuno di loro è mutato, se non in meglio.
Ma no. E’ un pensiero ingiusto. Anche lei ha fatto un enorme passo in avanti.
Oppure no?
Lancia un’altra occhiata a Bakugō che ha ripreso la stessa posa tenuta per quasi tre ore in treno. Non dice nulla, ascolta le parole di quella canzone dal titolo così dolce, ma dal testo così malinconico.
Sempre, sempre voglio sciogliermi nel tuo dolce sorriso,
il Fato mi cattura, tutto intorno a me è folle ma non fermarti, tu puoi sentirlo, non è vero? Quel posto ci sta chiamando. Voglio volare, aspettando per l’alba”.
Deve trattenersi quando vede le sue labbra modulare senza voce gli accordi.
Perché non glielo lascia più vedere, quel sorriso così dolce? Perché non le permette più di volare, abbracciata a lui, in attesa dell’aurora?
Mina scarta un lecca lecca della stessa tonalità della sua pelle, lo infila in bocca. << Ochaco, devi vedere che roba. Un lusso esagerato, davvero da principi. Todoroki-san non deve aver badato a spese … d’altronde, se non se lo può permettere lui, chi altri? >>.
<< Già. Chi altri >>, mormora confusamente.
In realtà Ochaco ha più il sospetto ci sia lo zampino di Yaomomo in questo. E che Todoroki si sia limitato ad assecondarla per farla felice.
In fondo ci si sposa una volta sola, no? Cioè, se è quella giusta, insomma.
Quindi è logico che una ragazza di buona famiglia e buon gusto come Momo abbia scelto il meglio, per il suo giorno.
D’altro canto, sposa un principe. Non lo sarà di sangue ma la famiglia di Todoroki ha uno status che lo avvicina molto a questo titolo.
E poi tutto lui, lo è.
Il principe azzurro. Quello che ogni ragazza sogna, che tutte le sue compagne di classe- e anche di scuola- hanno sempre guardato con ammirazione.
Tranne lei.
Lei … lei be’, per lei è stato un po’ diverso.
Non si è mai sentita una principessa, e non soltanto per via delle condizioni economiche della sua famiglia.
Ha sempre e solo aspirato ad essere amata dall’uomo che avrebbe desiderato avere al suo fianco. Con dolcezza, trasporto e passione.
Katsuki ha molto poco del principe, ad una prima occhiata superficiale.
Eppure per lei lo è. Un principe pirata, affascinante, selvatico, inafferrabile.
Capace di tenerezza e devozione infinite ma solo per le persone a lui care.
Non che dubitasse di Todoroki, anzi. Ma era sempre stato così differente da Bakugō, quasi il suo esatto opposto.
Poteva essere pure bellissimo, tuttavia non suscitava in lei alcun pensiero meno che amichevole e affettuoso.
<< Anche Midoriya-kun è già in albergo. E’ … con Melissa-chan >>, continua Mina.
<< Sarà bello rivedere anche loro. Melissa-chan è stata molto gentile quand’è venuta a trovarmi in ospedale quella volta, praticamente se sono ancora viva è anche grazie a lei >>.
<< Mhmm mhmm >>. Uraraka spia Katsuki con la coda dell’occhio.
Nessuna reazione visibile al sentir nominare Izuku. Forse inizia a placarsi.
Oppure è più facile che accusi la stanchezza. << Melissa-chan è adorabile. Io non l’avevo conosciuta prima di oggi ma è come se fossimo amiche da sempre >>.
<< Sì, vero? Concordo con te >>.
La conversazione tace, e i pensieri di Ochaco adesso si fermano su Izuku.
Sono stati insieme un anno, quasi. Eppure di lui ricorda soltanto i momenti trascorsi insieme in Accademia, e subito dopo quelli del suo salvataggio.
E’ come se la sua mente avesse tagliato il lasso di tempo in cui era la sua fidanzata.
Come … non concepisse nulla all’infuori di Kacchan, come lo chiama ancora Deku.
E questo le fa ancora più male. le fa sentire ancora più a fondo l’assenza di lui, più tagliente dacché le sta accanto, ogni notte, e in questo momento.
<< Siamo quasi arrivati ragazzi, tenetevi perché ci sono un po’ di tornanti. Ho lo stomaco sottosopra, dannazione >>, osserva Kyoka svoltando in direzione di un’alta collina coronata da quello che sembra un resort.
<< Ma dove cazzo va a sposarsi quel pirla, in cima alla montagna? >>.
<< Il matrimonio si terrà sul Monte Maya, l’albergo in cui siamo ospitati è sul Monte Rokkoo. C’è una splendida vista da lassù, vero Kyoka-chan? >>.
Jirou pare insofferente. In effetti è un po’ pallida, adesso. << Eh. Stupenda >>, dice, e sa di sarcasmo.
<< Daaaaiiiii! Io se potessi sposerei il mio Eiji in un posto così stramitico! Peccato debba aspettare ancora qualche ora prima di rivederlo, uff! >>.
<< Certo. Vorrò vederti domani a scalare coi tacchi, sono proprio curiosa >>.
Quando finalmente arrivano in cima, Kyoka ha lo stesso colore dell’auto, Mina balza fuori dall’abitacolo come l’avessero tenuta prigioniera.
Ochaco esce, si guarda attorno.
In effetti è bellissimo. Quel grande edificio tutto bianco si erge in mezzo al verde fitto, non ha mai visto nulla di simile. << Vieni Ochaco-chan!!! >>, cinguetta Mina senza lasciarle il tempo di aiutare Bakugō coi bagagli.
La trascina nell’androne seguendo il grandissimo viale costeggiato di alberi. Dentro è davvero lussuosissimo, dalle passamanerie, ai marmi lucidati in rosa pallido e crema, i pavimenti sconfinati come campi da calcio; persino gli specchi enormi che le rimandano l’immagine di sé accaldata, sudata, in disordine estremo dentro e fuori le danno un senso di disagio difficile da definire.
Specie davanti a Momo che attende le sue ospiti nel salottino d’accoglienza, tutto nei toni del panna.
La giunonica Creati, se è cambiata, l’ha fatto solo in meglio.
E’ bellissima. Con quel lieve filo di trucco, elegante, che non si fa notare e mette in risalto i suoi lineamenti perfetti. Indossa un abito leggero, in una delicata fantasia floreale, pesco e glicine: lei nei suoi jeans sdruciti e la maglia chiazzata si sente come appena uscita da una battaglia, persa per giunta, e in procinto di iniziare alla prossima.
Accanto a lei c’è la bionda Melissa. Anche lei inappuntabile, cambia bianca e lunga treccia sulla spalla; entrambe le sorridono sincere appena la vedono entrare, e tutto quello con cui riesce a ricambiare è un sorriso sfinito. << Eccola qui, la nostra Ochaco-chan! >>, strilla Mina urlando nei suoi calzoni troppo larghi. << Sana e salva! >>.
<< Ochaco-chan! >>, trilla Melissa andandole incontro.
<< Ciao, Melissa >>.
<< Come stai? Ti sei rimessa alla perfezione, vedo! >>.
Se non la conoscesse come una ragazza di cuore penserebbe che la sta prendendo spudoratamente in giro.
E’ tutto tranne che rimessa, tanto meno alla perfezione. << Eh, sì, già >>.
<< Ochaco! >>. Yaoyorozu tende le mani, raccoglie quelle di lei nelle proprie dalle unghie curate e la pelle morbida.
Le sue hanno delle leggere asperità dovute alla vita casalinga. Nonostante i guanti di gomma i palmi sono irruviditi dagli infiniti lavaggi a cui le sottopone nel cucinare, lavare, sfregare e lucidare.
E non si posano sul corpo di Katsuki da troppo tempo. Troppo.
Un pensiero che scaccia in fretta prima che la faccia avvampare come al liceo. << Sei sempre splendida, Momo-chan >>.
<< Ti ringrazio, malgrado sia una bugia spudorata. Anche tu Ochaco-chan … come sta la piccola? E’ qui? >>.
<< No, l’abbiamo lasciata con i genitori di Katsuki >>.
<< Che peccato … avresti potuto portarla, sai? >>.
<< Oh, Momo-chan eddai! Ochaco ha bisogno di rilassarsi un po’! >>, trilla Ashido, pronta a mettere in tavola argomenti imbarazzanti e pettegolezzi come fossero portate succulente. << Già immagino che la vita con Bakubro non sia per nulla quel che si dice una passeggiata di salute! Ma d’altronde, bisogna pur pagare ciò che piace, no? >>.
<< Oddio, Mina-chan! >>. Melissa avvampa, Momo porta una mano alla fronte come prevedesse un gran mal di testa oltre ai grattacapi che già le darà la cerimonia e Jirou, un filo meno livida ghigna tra sé silenziosamente; non ride di lei, lo sa, ma della situazione.
Ochaco si limita a stirare un sorriso poco convincente.
Qualcuno le vuole ancora bene quanto meno, perché un attimo dopo arriva Shouto.
Lui è sempre lo stesso, inappuntabile, pacato. Un altro appiglio in quel delirio che si preannuncia. << Todoroki-kun! >>, esclama Mina. << Ti abbiamo portato Ochaco-chan, sana e salva >>.
<< Grazie, Ashido >>. Stira un sorriso tenuissimo, si ferma davanti a lei e Momo immediatamente toglie la mano dalla fronte, mostrandosi tranquillissima.
Probabilmente non vuole lasciar intendere quanto sia stressata al suo fidanzato. << Benvenuta, Uraraka. Sei qui da sola? Momo mi ha detto che sareste venuti entrambi, tu e Bakugō >>.
<< Sì, lui … è andato a portare i bagagli di sopra, in realtà >>, spiega cercando di mantenere un contegno passabile.
L’ha intravisto con la coda dell’occhio, salire le scale scappando dalle “femmine”. E dal “ bastardo”, e solo adesso Uraraka realizza che forse davvero avrebbe dovuto esimersi da quella sorta di obbligo.
Non sarà per davvero una passeggiata di salute. Per niente. << Mhmm mhmm. State bene? >>.
<< Sì, ti ringrazio. Certo … Katsuki lavora moltissimo, sempre >>.
<< Nell’agenzia di Scarlet, vero? >>.
<< Sì >>.
Gli occhi eterocromi si posano su di lei con uno sguardo indefinibile, come se la stesse studiando.
Ochaco si è sempre sentita un po’ a disagio, davanti a lui. Lo ho sempre visto diverso dagli altri – e no, non nel senso su cui maligna sempre Katsuki-  non solo perché è il figlio dell’ex-numero Due ora numero Uno.
Ma Midoriya ha sempre tenuto tanto a lui. E Izuku è uno che malgrado la sua ingenuità sa vedere lontano nel cuore altrui. << Mhmm mhmm >>.
<< E la bambina? >>.
<< Sta benissimo, è con i miei suoceri >>.
<< Ah >>. Fa un cenno col capo bicolore, poi si volta a guardare la sua promessa. << Vado a controllare che abbiano finito con il palco per l’orchestra. I musicisti dovrebbero arrivare a breve, hanno bisogno di uno spazio in cui provare >>.
<< Va’ pure, caro >>. Non si sfiorano nemmeno per sbaglio, entrambi sembrano rigidi, impalati. Non un gesto affettuoso, solo un’occhiata d’intesa da cui non traspare altro. 
Ochaco prova una strana sensazione adesso, davanti a quei due.
Sono così … compassati. Non sembrano due ragazzi sul punto di unirsi in matrimonio quanto più due colleghi di lavoro che collaborino per la riuscita di una missione.
Ma be’, oh, non sono affari suoi. E poi non tutti dimostrano i propri sentimenti allo stesso modo.
Specie se in presenza di altre persone.
Appena Shouto si allontana Yaoyorozu riporta la mano alla tempia. << Yaomomo … va tutto bene? >>.
<< Sì, Ochaco-chan. Sono solo un po’ stanca, non vedo l’ora che sia tutto finito, se devo essere sincera >>.
<< Dai, Yaomomo! Ci siamo tutte, siamo pronte a festeggiare, adesso! >>, urla Mina, e mentre Melissa avvampa – deve aver già fatto conoscenza coi modi della ragazza rosa- Jirou porta le mani alle tempie e Momo stira un sorriso cereo, quasi intimorita.
Ochaco non stilla parola. Ma sì.
E’ sempre più convinta che “farsi gli affari propri” , per parafrasare Katsuki, sarebbe stato molto più salutare.
Peccato che sia … troppo tardi.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Anya_tara