Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ONLYKORINE    22/04/2020    1 recensioni
Lei è un medimago e lui un Auror.
Avrebbero dovuto dichiararsi a Hogwarts al quinto anno, ma non l'hanno fatto e si sono messi con le persone sbagliate.
Ora, dopo dieci anni, si ritrovano a dover indagare su due casi che in verità è uno solo...
Per non parlare del compito più difficile di tutti: dover sopravvivere alle rispettive famiglie!
Doveva essere una Oneshot. Sarà una storia breve, giuro.
(PansyxBlaise)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Astoria, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pansy

 -

-

-

Pansy sorrise. Il bambino di Daphne! Era già a scadenza? Non si parlavano da una settimana. L’aveva evitata. Povera Daphne. Magari aveva avuto bisogno e lei non c’era. Quasi si sentì male.
Guardò verso Denys, che le fece cenno di andare con la testa, mentre metteva un braccio sulle spalle di April. Guardò verso di lei, che per fortuna si era staccata da Blaise e le sorrideva sorniona.
Poi guardò Blaise. Non riusciva a capire cosa stesse pensando. Poteva chiedergli perché fosse andato da Daphne? Una vecchia scintilla, forse?
Per un attimo barcollò mentalmente. No, lo fece fisicamente, tanto che Blaise si avvicinò e le mise una mano sotto l’avambraccio per sostenerla. Non se n’era resa conto.
“Stai bene?” Annuì. Il suo tocco caldo la emozionava e le faceva vibrare il petto. Nonostante tutto. Annuì ancora, incapace di fare altro. “Vuoi andare da Daphne?”
“Sì”. Forse camminare era meglio.

 

“Accompagnala” sussurrò April l’infermiera a Blaise. Lui annuì e poi si voltò verso Pansy.
“Ma non sono sicuro di essere ben accetto… Ti accompagno ed entri da sola, ok?” Lei lo guardò stranita, ma accettò. Si incamminò verso l’ascensore, vicino a lei, incapace di dire qualsiasi cosa.
Vederla abbracciata a un altro era stato devastante, ma il suo sguardo lo era stato ancora di più.
Ce l’aveva con lui. E aveva ragione. L’aveva messa in pericolo.
Entrarono nell’ascensore e nel farlo le loro mani si sfiorarono. Pansy ebbe un sussulto.
Blaise si rattristò. Sarebbe riuscito a spiegarsi? Non lo aveva fatto apposta. Lui era abituato a decidere per sé e a fare le cose da solo. Avrebbe dovuto darle retta. Avrebbe dovuto…
Pansy spinse un bottone.

 

Pansy non aveva capito… “Ma non sei stato da Daphne?”
“Io? A fare che?” Oh. Che scema. Ai maschi non interessavano i bambini, forse?
“Avevo capito…”
“La tua amica ti fatto uno scherzo, temo. Non sapevo di Daphne.”
Oh. E cosa era venuto a fare?
“Allora ci sono stati problemi al ministero? Con… Harris?” Lui scosse il capo, confuso. “È andato tutto bene? Devo venire a… parlare con qualcuno?” Lui scosse ancora il capo. Oh, Merlino, perché non diceva niente? “Perché sei qua, allora?”
Il suo sguardo si adombrò per pochissimo, tanto che Pansy pensò fosse dovuto alla lanterna dell’ascensore e non fosse accaduto davvero.
“Sono venuto per chiarire le cose con te. Non mi sembra ci siamo lasciati bene, oggi…” Lui la guardò intensamente. Oh, Merlino voleva sgridarla? Voleva cruciarla verbarlemente? Sapeva di aver fatto una stupidaggine. Ma era da sola. Non sapeva come fare e doveva assolutamente farlo. Doveva parlare con Harris. Prima che al Ministero. Chissà quanto ci avrebbe messo, al Ministero.
Adesso sapeva che i suoi pazienti non correvano nessun pericolo, ma prima non lo immaginava nemmeno. E ora era in quel pasticcio…

 

Lei non rispondeva. Aveva quello sguardo corrucciato, bellissimo, fra l’altro. La trovava estremamente sexy quando lo faceva. Per Salazar che voglia di tirarla a sé e baciarla!  
Ma non capiva cosa stesse pensando. Come avrebbe reagito se lo avesse fatto davvero? Con lei era sempre più difficile.
Con il suo lavoro sapeva leggere le persone quasi perfettamente, ma con Pansy… Con lei era difficilissimo. Si mettevano in mezzo tutte quelle paure e i piaceri che lei gli stimolava e tutto andava in brodo.
“Andiamo prima da Daphne?” Blaise annuì. Ok, niente baci. Sospirò.
Sperò solo di poter rimanere fuori dalla stanza.

 

Uscirono dall’ascensore e Pansy si avviò spedita verso il corridoio della maternità.
“Buonasera dottoressa” la salutò una delle infermiere.
“Ciao, Candy. Cerco Daphne Wilkinson. Sai in che camera è?” L’infermiera glielo disse e le indicò la direzione.
“Grazie mille” rispose e si avviò con Blaise lungo il corridoio.
Quando arrivò davanti alla porta di Daphne tentennò.

 

Blaise per poco non finì contro Pansy quando si bloccò. Merlino, l’avrebbe travolta. Sarebbe caduta di sicuro, se lui non l’avesse afferrata. Lei sorrise. Meno male.
“Sono sempre sbadata. Anche al matrimonio…” Lui si avvicinò al suo orecchio mentre una strega passava nel corridoio superandoli.
“Al matrimonio è stata colpa mia. L’ho fatto apposta per toccarti” sussurrò. Lei si voltò, molto più stabile.
“Come?” Blaise ghignò.
“Hai sentito”. Le sue guance assunsero un colorito rosato e lei fece un passo indietro. Per Salazar, si sarebbe arrabbiata?

 

Pansy sentì le guance andare a fuoco e un brivido lungo la spina dorsale. Cosa aveva fatto al matrimonio? Santo Salazar, solo per toccarla? Si ricordò di quel tocco. Merlino, si ricordò anche di tutti gli altri. Le sue mani erano fantastiche.
Fece un passo indietro. Forse così sarebbe riuscita a mantenere un po’ di stabilità. Guardò la porta della camera di Daphne. Poi si sentì il pianto di un bambino, da una camera in fondo al corridoio.
Alzò il viso verso Blaise e disse: “Si arrabbierà se entro? L’ultima volta non ci siamo lasciate bene…”
Blaise le mise una mano sulla spalla e le confidò: “Daphne non vede l’ora di far pace con te. Vai!”
E la spinse dentro.

 

Daphne era eccitatissima. E stanchissima. E agitata. E sfinita. O Per Salazar! Si toccò le guance. La sua bambina! Oh, com’era bella la sua bambina. E come l’aveva fatta dannare. Era stato faticosissimo. Ma ora era finita.
La bambina stava bene e dormiva pacifica fra le sue braccia appoggiata sulle cosce. Steve non era ancora arrivato. La bambina era nata prima di quello che immaginavano e lui era via per lavoro. Gli aveva mandato un gufo. Avrebbe dovuto materializzarsi al San Mungo da un momento all’altro, pensava. Oppure il gufo non l’aveva ancora trovato. Sospirò.
Sua madre era andata a casa. Era rimasta con lei fino a un quarto d’ora prima. Poi era andata a casa per mandare gufi a tutti i suoi conoscenti e vantarsi della prima nipote. Sospirò ancora.
Sentì la porta aprirsi. Guardò in quella direzione e non riuscì a trattenere l’ennesimo sospiro quando vide entrare Pansy.
Com’era bella Pansy, mentre le sorrideva. E Merlino, com’era snella.
Si guardò la pancia. Ne aveva ancora un po’. Sarebbe andata via presto, giusto?

 

Pansy dovette abituarsi alla penombra. Perché le stanze in maternità erano così buie? Una lanterna alle sue spalle si illuminò. Vide Daphne con la bacchetta in mano. Sorrise timidamente.
Lei ricambiò il suo sorriso e allargò un braccio per invitarla vicino a lei. Con l’altro reggeva la bambina. Si avvicinò velocemente e l’abbracciò. Quello era il giorno degli abbracci ritrovati.
“Mi sei mancata, Pansy. Scusami.”
“Va bene così. Non preoccuparti.”
“No, no. Mi devo scusare con te. Ma non volevo ferirti, davvero. Scusami. Volevo solo…” La sua voce si affievolì.
 Le accarezzò i capelli. Erano attaccati alla testa e tutti sporchi. Poverina era un po’ messa male.
“Aspetta.”
Tirò fuori la bacchetta e l’agitò sulla sua testa. I suoi capelli tornarono puliti e pettinati. “Oh, grazie. Avevo chiesto a mia madre di farlo, ma si è scordata...”
“Allora, fammi vedere questo…”
Questa… È una bambina.”

 

Il sorriso di Pansy si illuminò. Daphne ne fu orgogliosa.
“Una bambina!” Guardò la piccola che dormiva fra le sue braccia e il suo viso si addolcì. “Che meraviglia. Congratulazioni!” Poi si sedette vicino a lei sul letto. “Posso… Posso prenderla?”
“Prima voglio dirti una cosa. Ti va di ascoltarmi?” Lei rise.
“Dev’essere importante.”
“Devo chiederti scusa.”
“Ho già detto che non devi…”
“Fammi finire. Non per la settimana scorsa. Beh, anche per quello. Ma per una cosa successa tempo fa.”
“Tempo fa?”
Pansy doveva essere confusa. Giustamente. Poverina. Lei era così brava. Non immaginava neanche quello che le aveva fatto.

 

Daphne non stava bene. Vaneggiava. Poteva chiamare un’infermiera?
“Sì, dieci anni fa.”
Ok. Oltre all’infermiera avrebbe dovuto chiamare anche il medimago. Fece per alzarsi, ma lei le posò la mano sul braccio.
“Ascoltami, ti prego. Ho fatto una cosa brutta!” Oh. Cosa? “Ti ricordi quando mi sono messa con Blaise a Hogwarts al quinto anno?” Pansy annuì.
Era stato terribile: aveva pensato che le si sarebbe spezzato il cuore.
“Ti ricordi quando ti ho detto che avevo fatto l’amore con lui?” Annuì ancora.
Quella volta aveva pianto. Di nascosto.  E dopo aveva capito che non avrebbe mai avuto una possibilità con Blaise. Per non contare il fatto che lui stava con Daphne e loro stavano bene insieme.
“Beh, non è vero. Non lo abbiamo fatto. Mai.”
Spalancò gli occhi. Ma Daphne abbassò lo sguardo. Poi lo riportò su di lei.
Pansy aveva preso la decisione di mettersi con Draco, quando lei era passata oltre con Blaise. Faceva troppo male saperli insieme e pensare che lei sarebbe rimasta da sola. Da sola a guardarli. E Draco era lì…
“Ma tu avevi detto…”
“Ho mentito, Pansy. Ti ricordi? Avevo organizzato tutto. Il letto, le candele… Ma non è successo niente. Lui non è venuto. Non si è presentato. Non riuscivo a dirlo a nessuno. Mi sentivo umiliata, pensare di essere stata rifiutata… Avevo paura di far brutta figura…”
“Con me? Hai mentito a me per non fare brutta figura?” Una lacrima scivolò sulla guancia della bionda e lei la scacciò via un po’ nervosamente.
“Ero molto insicura. Volevo piacere e volevo essere grande. Ero stupida. Pansy, ero stupida. Ho pensato tante volte a dirtelo, ma non mi sembrava mai il momento adatto. E poi l’hai fatto anche tu con Draco e non volevo che pensassi che io fossi un’imbranata o una sfigata. E dopo… Più il tempo passava e più era difficile. Poi…” Non era finita? Su cos’altro le aveva mentito, la sua miglior amica? “Poi una sera Blaise mi ha chiamato con il tuo nome e non ci ho visto più!”
“Cosa?” Lei annuì.
“Mi ha chiamato con il tuo nome e non ci ho visto più. Abbiamo litigato. Lui mi ha detto che gli piacevi tu e per me è stato bruttissimo. Quando mi ha detto che si era messo con me perché tu stavi con Draco, mi sono arrabbiata e l’ho schiantato.”
Cosa aveva fatto?
“Cosa hai fatto?” Daphne ridacchiò nervosamente.
“L’ho schiantato. Ma Pansy, stavo con lui da tre mesi, volevo farci l’amore e lui mi è venuto a dire che gli piaceva un’altra. Che gli piacevi tu. Cosa avresti fatto?”
Lo sapeva cos’avrebbe fatto. Sarebbe corsa da lui e avrebbero fatto l’amore. Come avevano fatto i giorni appena passati. Ma pensò a cosa avrebbe fatto nei panni di Daphne.
“L’avrei schiantato. Due volte.”
Daphne sorrise, ma continuò a piangere.
“Era umiliante e non te l’ho detto. E non potevo dirti che gli piacevi, altrimenti avrei dovuto confessarti tutto il resto. Così mi sono inventata la storia che mi aveva tradito…” La bocca di Pansy disegnò un cerchio per lo stupore.
“Non ti aveva tradito allora?” Lei scosse il capo.
“No. Non l’ha mai fatto. Alla fine, è lui il migliore fra noi due…” Altre lacrime le scesero sulla maglietta.

Lei piaceva a Blaise. Pansy pensava solo quello. Poi pensò a cosa sarebbe potuto succedere se lo avesse saputo dieci anni prima. Non poteva saperlo. Nessuno poteva saperlo. Avrebbe potuto essere bello. Oppure, con accanto Draco e Daphne, sarebbe stato un disastro. Magari si sarebbero messi insieme e sarebbero durati come un gatto a cavallo di una scopa.
Pensò ai tre giorni passati con Blaise. A lei, lui piaceva quello che era diventato adesso. Fisicamente e mentalmente. Era più maturo di quando andavano a scuola. Sperò di esserlo anche lei. Le piaceva quello che avevano adesso. Sorrise. Andava bene così.
Oh no, non era vero. Come aveva detto lui in ascensore, non si erano lasciati bene. Sarebbero riusciti a chiarirsi? Sarebbe riuscita a spiegargli perché era stata così avventata?

 

Daphne sperò che Pansy capisse. Vide il suo viso trasformarsi così tante volte che fece fatica a capire cosa pensasse.
L’avrebbe voluta ancora come amica? Lei, la povera Daphne, invidiosa della sua migliore amica perché aveva un lavoro interessante, viveva la sua vita coraggiosamente e non guardava in faccia nessuno?
“Ti prego, perdonami.”
“Vieni qui” le disse e l’abbracciò. Daphne non riuscì più a contenere un singhiozzo e non frenò più le lacrime.
“Scusami. Scusami. Sono stata stupida. Ma non ti volevo male. Davvero. Sei la migliore amica che ho. Sei l’unica, che ho. E sei la persona migliore che conosca…” Pansy le sorrise.
“Il parto ti ha danneggiato qualcosa alla testa. Facciamo così. Tu non provare mai più a combinarmi un fidanzamento e io ti perdono. Va bene?” Lei annuì.
“Mi perdoni davvero? Dopo quello che ti ho nascosto? Ti ho ingannato. E non ti ho detto di Blaise. Sei sicura che…”
“Adesso non ha importanza. È una cosa di tanto tempo fa.”
“Non proverò mai più a farti sposare, te lo giuro. Non ti presenterò più nessuno. Non mi interessa se ti sposi o no. Ma resta con me. Ti prego.”
“Non andrò da nessuna parte. Te lo prometto. Ora fammi prendere in braccio questa meraviglia. Prometto che non la lancerò.”
Daphne sorrise e le passò la bambina. “Oh, la tieni meglio di come la tengo io” disse sconsolata.

 

Che Daphne fosse sempre stata un’insicura, lo sapeva. Ma non pensava avesse dei vuoti così profondi. Le sorrise.
“Lei amerà te. E ti riconoscerà dal tuo profumo. Ha sentito il tuo cuore da dentro. È un legame indissolubile. Ti insegnerà quello che pensi di non sapere.”
Daphne la guardò con gli occhi sbarrati e fece un sospiro di sollievo.
Per tutto, probabilmente. Un po’ egocentrica. Ma una persona buona. Non le avrebbe detto che al quinto anno a lei piaceva Blaise. Che se lui avesse fatto solo un gesto nei suoi confronti, sarebbe caduta ai suoi piedi. Non c’era bisogno di dirglielo. Vedeva il suo senso di colpa e voleva risparmiarle ciò che non era necessario.
“E con chi è che hai perso la verginità, allora?” E Lei sorrise e si agitò appena. “Posso dirtelo davanti a mia figlia?” e un sorrisino le dipinse le labbra.
Quando rise anche Pansy, disse: “Con Goldstein, di Corvonero. Te lo ricordi?” Ultimamente Goldstein saltava fuori dappertutto. Pansy se lo ricordava sì. L’aveva visto proprio quel giorno, al Ministero. Annuì.
“C’è un'altra cosa che devo dirti…” Per Salazar, no! La guardò di sottecchi. Cosa avrebbe detto adesso? “A lui piaci ancora!” Come?
“Cosa hai detto?”
“A Blaise piaci ancora. L’ho visto, al matrimonio, come ti ha guardato. Ti ha sempre guardato così. E da quel che ho visto…” Ammiccò nella sua direzione. Le sorrise e Daphne capì. Il suo viso si allargò di stupore.
“Pansy! Hai fatto la ragazzaccia?” chiese con un sorrisino divertito. Lei la ignorò e riportò l’attenzione sulla bambina. Era molto più facile così.
La piccola assomigliava in tutto al papà. E aveva i riccioli di Daphne. Era stupenda. Ma non vedeva di che colore avesse gli occhi. Che poi, potevano sempre cambiare. La dondolò un po’ e la piccola sbadigliò. Che meraviglia davvero.

 

“Quindi?” Daphne non riusciva più a contenersi. Pansy riportò l’attenzione su di lei.
“Quindi cosa?”
“Quindi…. Non mi racconti cos’è successo? Da lui o da te?” Vide le guance dell’amica colorarsi e si rabbuiò. “Oh, ok, non dirmi niente. Va bene. Scommetto che mi odi o qualcosa così.” 
“Non ti odio. Daphne, non potrei mai. Qualsiasi cosa mi combini, saremo amiche. L’amicizia fra noi sarà sempre più importante dei fidanzati. Da chi vorrai andare a bere un bicchiere di vino quando tuo marito tornerà tardi dal lavoro e si lamenterà di qualcosa per cui tu avrai lavorato tutto il giorno?” Daphne sgranò gli occhi.
“Oh, Merlino, succedera?”
“Se succederà, casa mia sarà aperta.”
“Quindi non mi dici niente?”
La porta della camera si aprì e Steve entrò un po’ velocemente. “Daphne!” Oh, che carino. Pansy sorrise e si alzò in piedi con la bambina ancora in braccio. Lui si avvicinò velocemente alla moglie e l’abbracciò.
“Mi spiace di non essere arrivato in tempo.”
“Non preoccuparti. Ci sono riuscita comunque.” Lui la guardò stranito, poi guardò Pansy. Lei alzò una spalla.
“È matta. Il parto le ha dato alla testa” disse, come spiegazione. Lui annuì, serio in volto. Pansy rise del suo sguardo.
Aveva fatto pace con Daphne, aveva ritrovato un’amica e aveva scoperto di piacere a Blaise già ai tempi della scuola. Guardò la bambina.

 

Daphne si agitò un po’ sul letto. E fece un cenno all’amica di avvicinarsi.
“Siediti, tesoro, vieni a conoscere Pansy” disse al marito. Pansy si accostò al letto mentre ridacchiava.
“Il parto ti ha fatto male davvero. Daphne, Steve mi conosce già.”
Daphne sbuffò. “Non parlavo di te!” Prese dalle sue braccia la bambina per porgerla al marito.
“Pansy, ti presento il tuo papà.”

 

La mora strabuzzò gli occhi. “Ma… La volete chiamare Pansy? Pansy come… me?”
Steve si girò verso di lei. “È tanto che lo abbiamo deciso”.
Oh. Ma non dovevano chiamarla come la madre di Steve? Daphne l’aveva fregata pensò guardandola mentre ghignava un pochino nella sua direzione. Una bambina con il suo nome. La bambina di Daphne. Che cosa bella. Si sentì… commossa. Si asciugò una lacrima con il dorso delle dita.
“Non so cosa dire…”Daphne mise la figlia fra le braccia del marito e la guardò.
“Non devi dire niente. Farai da madrina?”
“Certo. Sarà un onore.”
La bionda annuì sorridendo.
“Però il secondo nome sarà quello di mia madre, giusto?” Vide lo sguardo di Daphne e decise di lasciarli soli.
“Io vado. Ci vediamo domani.”
Loro la salutarono e Daphne l’abbracciò prima che uscisse.
“Ti voglio bene” le sussurrò all’orecchio.
Sentì un’altra lacrima scenderle sulla guancia.


Fuori nel corridoio, Blaise chiacchierava con Theo e Draco. Astoria era un po’ agitata, ma sorrideva. Un’infermiera li aveva sgridati perché erano tutti davanti alla porta. Ma aveva anche detto loro che potevano entrare al massimo due alla volta. Astoria aveva dovuto aspettare fuori, perché era entrato il marito di Daphne e con Pansy erano già in due.
Steve, aveva detto, quando si era presentato. Non sembrava male, il tipo. Sospirò. La porta si aprì e ne uscì una Pansy commossa. Vedeva la scia che le lacrime le avevano lasciato sulle guance.
“È così brutto il bambino?” Pansy alzò di scatto la testa, sorpresa. Astoria diede uno scappellotto a Theo e Pansy sorrise.
“Theo, sei proprio un troll! È una bambina ed è bellissima.”
Astoria scappò dentro un po’ agitata. Theo si alzò e andò ad abbracciare la mora.
La sua ragazza, pensò Blaise. O no? Pansy era la sua ragazza? Lo era ancora? O non lo era mai stata? Si passò una mano fra i capelli.
“Come stai? Ho sentito della cattura di un certo mago…” le disse l’amico.
“Veramente, gli Auror ne hanno catturati due. Non te lo ha detto Blaise?” Si girò verso Draco. “Draco, tutto bene?” Lui annuì e lei l’abbracciò.
Blaise li guardò tutto il tempo. Theo gli diede una gomitata.

 

Pansy si voltò di nuovo: Blaise la guardava. Dovevano parlare. Doveva sapere se l’errore che aveva commesso era troppo per lui. Era meglio saperlo subito. Si morse il labbro inferiore, guardandolo.
“Andiamo a mangiare qualcosa dopo?” chiese a tutti e si girò verso Theo. Era strano. Cercava di sorridere ed essere allegro, ma lei lo conosceva bene.
Come era andata con Amelia?
“È andata bene con Amelia?” gli chiese sottovoce.
Lui alzò le spalle. “Insomma. È rimasta un po’ sconvolta… Mi ha detto che ha bisogno di…” si interruppe.
“Vuoi parlarne?” Theo scosse le spalle. Non stava bene. Non doveva rimanere solo. “Andiamo a mangiare qualcosa.”
Non era una domanda. Lanciò un’occhiata a Blaise. Sapeva che dovevano parlare anche loro, ma non voleva lasciare solo Theo in quello stato.
“Voi venite?” chiese allora a Draco. Il biondo alzò le spalle e indicò la porta con la testa.
“Oh, si è sposato. Deve prima consultarsi con il suo capo!” Theo ridacchiò e Draco gli lanciò un’occhiataccia.
Poi Pansy si rivolse direttamente a Blaise, visto che non aveva risposto:“Tu cosa fai?”

 

Oh bella domanda. Pensava di rimanere solo con lei. E invece… Ma non se ne sarebbe andato.
“Vengo con voi” rispose. Lei sorrise. Meno male.
“Cos’hai combinato?” gli chiese Theo mentre Pansy apriva la porta.
“Posso far entrare gli altri?” chiese lei all’interno.
Guardò l’amico. Possibile che lui avesse capito che le cose fra loro non erano proprio a posto? Poi la ragazza si voltò verso di loro e fece un cenno per farli entrare.
Oh, Merlino! Doveva entrare anche lui? Si avviò per ultimo. Lentamente. Magari se avesse camminato piano piano avrebbero finito prima che lui entrasse. Ma quando arrivò alla porta, gli altri erano ancora dentro che parlavano.
“Vieni” gli disse Pansy, “non ti schianterà.”
“Sicura?” Le sorrise. Sorrise anche lei. “Però se mi stai vicino, sono più tranquillo…” Lei inclinò la testa.

Ti prego, non dire che non mi vuoi. Allungò una mano.
“Dai, entra, troll!” Entrò e lei chiuse la porta prima di posargli la mano sul braccio. Quando arrivarono vicino al letto di Daphne, la guardò e lei tolse lo sguardo dalla bambina per guardarlo. Gli fece un cenno con il capo.
“Daphne. Bella bambina.”
La ragazza sorrise e, dopo avergli fatto un cenno con il capo, tornò a guardare la figlia. Poi suo marito le posò una mano sulla spalla e baciò la piccola sulla testa.
“Possiamo andare, secondo te, adesso?” Si voltò verso Theo che guardava stranito le due coppie che vezzeggiavano la nuova nata.
“Beh, direi di sì. Io ho fame” disse e Theo sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
“Io invece ho sete.”

 

“Andiamo a mangiare qualcosa? Siete dei nostri?” Pansy si era rivolta direttamente ad Astoria. Lei annuì.
“L’orario delle visite è quasi finito. Tanto vale uscire tutti insieme. Vieni con noi, Steve?” Lui scosse la testa.
“Resto finché riesco. Poi andrò a casa.”

 

Daphne guardò tutti salutarla e andarsene.
“Blaise” lo chiamò.
Il ragazzo si girò. “Sì?” Gli fece cenno di avvicinarsi. Steve prese in braccio la bambina e si scostò per lasciarli parlare. Daphne lo guardò camminare avanti e indietro, cullando la piccola. Il suo amore. Suo marito. Il padre di sua figlia. L’uomo che amava.
“Dimmi…” Blaise la guardava incuriosito.
“Grazie di essere entrato. Mi ha fatto piacere.”
Lui annuì. Si allungò e gli strinse una mano.
“Trattala bene” sussurrò. Blaise alzò un sopracciglio sorpreso e sorrise. “Altrimenti ti schianto di nuovo!”
Gli lasciò la mano e portò l’attenzione sulla sua nuova famiglia senza più calcolarlo.

 

“Non ti ha schiantato.”
Pansy gli tornò vicina quando uscì dalla camera.
“No, ha detto ‘ancora no’.”
Come? “In che senso?” Sorrise e le cinse le spalle con un braccio.
“Niente, non preoccuparti.”
Sorrise un po’ stranito e lei non ci fece troppo caso.

 

***

 

“No, scusate, quindi sapevate tutti del nome?”
Pansy non ci credeva. Theo aveva detto che lui lo sapeva. E anche Astoria. Draco aveva fatto finta di niente.
“Che nome?” chiese Blaise sedendosi al tavolo, sulla panca, vicino a lei.
“Hanno chiamato la bambina Pansy” disse Theo.
A Pansy si arrossarono le guance. Lo sentiva. Di nuovo. Si voltò verso Astoria.
“Ma… Non avete detto niente?”
“Perché, cosa dovevamo dire?” Astoria inclinò la testa mentre glielo chiedeva. Scosse le spalle. Bo. Solo a lei sembrava strano?
“Io pensavo che l’avrebbero chiamarla Mary, come la madre di Steve…” Scosse la testa.
“Ma la madre di Steve si chiama Elisabeth!” Oh. Fregata due volte. Sorrise.
“Daphne mi ha fregato…” Astoria sbatté il suo bicchiere di burrobirra con quello di Pansy.
“Sì. È stata brava, eh?” Rise.

 

Blaise aveva ascoltato Theo raccontare di una ragazza babbana di cui si era innamorato, una bellissima ragazza dagli occhi verdi di nome Amelia. Esattamente come lo disse lui, anche se il suo tono non era felice. E aveva ascoltato Draco e Astoria raccontare del loro viaggio di nozze. Dopo un po’ sperò che tutti dicessero che volevano andare a casa per poter stare solo con Pansy.
Quando Astoria chiese a Pansy di accompagnarla in bagno, pensò che fosse il momento giusto per proporre una ritirata. Ma non aveva fatto i conti con Theo.
“Allora, Draco, io e Blaise abbiamo fatto una scommessa. È vero che al quinto anno ti sei inventato di aver fatto sesso con Pansy?” Sia Blaise che Draco sputarono la burrobirra che stavano bevendo.
“Intendi… quando abbiamo bevuto in camera?” chiese il biondo, appoggiando il bicchiere sul sottobicchiere. Blaise lo guardò. Anelava la sua risposta. Draco lo guardò di sfuggita. “Sì. Me l’ero inventato…” Poi guardò verso la porta del bagno. “Ma non diteglielo” aggiunse.
Theo ghignò. “A quale delle due non dobbiamo dirlo?” Draco lo guardò sgranando gli occhi. Oh, Theo, non esagerare. Theo tracannò un bicchierino di Firewhisky, ridacchiando.  
“Non lo diremo a nessuno.”
Blaise prese di nuovo il bicchiere più per aver qualcosa da fare che per sete.
“Ok…” Draco giocherellò con un tovagliolo di carta.
“A Blaise piaceva Pansy.”
A Theo non era bastato, quello che aveva detto Draco. Forse perché non aveva niente da fare, se non aspettare che la sua ragazza si facesse viva. E aveva deciso di aspettare bevendo. Se lui doveva essere così stronzo, sarebbe stato meglio che Amelia arrivasse al più presto. Il biondo alzò lo sguardo su di lui.
“Non lo sapevo.”
“Già.”
“Non avrei mai…”
“Non dire stronzate, Draco. Non ci crede nessuno” disse Theo. Forse era stato un po’ troppo duro. E forse aveva esagerato con il Firewhisky. Blaise guardò la bottiglia: praticamente l’aveva bevuta solo lui.
“Theo, smettila. Non fare il cazzaro…” Lui chinò la testa e prese un altro bicchiere.
“Ma tanto adesso, Blaise, hai recuperato, no?”
“Ti ho detto di smetterla. Altrimenti tiro fuori la bacchetta!” Il moro sospirò e annuì.
“Che succede fra te e Pansy?” gli chiese Draco.
“Non sono affari tuoi.”
“Non rovinare tutto come con Daphne. Per poco non si è diviso il gruppo, a Hogwarts…” A Blaise girarono le pluffe.
“Chi dice che ho rovinato io la cosa, con Daphne?”
“Perché ti ha mollato, allora?” Sbuffò e guardò la porta del bagno.
Quanto ci mettevano le ragazze?

 

“Tienimi la borsa.”
Astoria entrò nel bagno e chiacchierò un po’ con lei ad alta voce, che era rimasta nell’antibagno. Si guardò allo specchio che c’era sopra i lavandini e si sistemò i capelli. Quando la ragazza uscì e si lavò le mani, la guardò attraverso lo specchio.
“Allora? Che succede fra te e Blaise?”
Come? Cosa? Si voltò verso di lei così velocemente che si tirò una ciocca di capelli.
“Merlino! Che intendi?”
“Lui ti tocca in continuazione. E ti guarda come se fossi un dolce prelibato. Vuole portarti a letto. Oh!” esclamò, inclinando la testa. Pansy aveva sentito le guance andare a fuoco. Doveva averlo notato anche Astoria.
“E a te piacerebbe! Giusto? O l’avete già fatto? Merlino, stai via tre settimane e succede di ogni!” Pansy rise.
“Beh, di ogni proprio no! Abbiamo solo…” Astoria si fece più vicina.
’Avete solo’? Per Salazar, qualsiasi cosa sia stato, ti è piaciuto, eh?” Astoria era sempre stata così. Invadente e chiacchierona. E lei e Daphne l’avevano sempre avuta fra i piedi. Ma adesso sorrise. Le sembrava così carina.
Poi, ghignò. “Secondo te?” Astoria rise invece di rispondere.
“Dai, andiamo.”
Pansy si stava lavando le mani. “Aspettami!” gridò, quando capì che non l’avrebbe aspettat, cercando di fare presto.

 

Blaise si scontrò sulla porta con Astoria che usciva. Lei lo squadrò divertita e si voltò verso l’antibagno con i lavandini.
“Ti aspetto fuori, Pansy. Fai con calma.”
“Dai, ho detto di aspett…” Pansy arrivò sulla porta con le mani gocciolanti e si bloccò quando lo vide. Astoria ridacchiò un pochino e chiuse la porta.
“Ciao”. Finalmente soli.
“Ciao…” Lei lo guardò di sottecchi mentre tornava indietro a prendere un pezzo di carta per asciugarsi le mani.

 

Pansy si asciugava le mani con molta lentezza. Doveva stare attenta a quello che faceva. A quello che pensava. Quando era vicino a lui, non capiva più niente. Lui si avvicinò e guardò verso i bagni. Le porte erano aperte. Non c’era nessuno. Doveva averlo visto per forza. Erano soli.
“Torniamo di là?” gli chiese. Lui scosse la testa.
“Sono venuto per baciarti.”
Pansy sorrise e chiese: “Qui?”
“Preferirei a casa mia o a casa tua. Ma va bene anche qui. Ho già snobbato l’ascensore. Se inizio a non sfruttare i posti dove ci ritroviamo soli, va a finire che non ti bacio più. E non sai la voglia che ho di baciarti…”
Lei non lo lasciò finire e gli gettò le braccia al collo, mentre si avvicinava a lui.

 

Blaise la strinse mentre chinava la testa sulle sue labbra. Quando la spinse contro il muro le passò una mano sul fianco, sotto la maglietta. Lei mugugnò. Si staccò appena, per vedere la sua espressione. Fece scivolare la mano dietro la sua schiena e se la strinse addosso. I suoi occhi si spalancarono.
“Blaise, è un bagno pubblico.”
“Ho incantato la porta. Ti prego, cinque minuti” Pansy rise, gettando indietro la testa. Con l’altra mano le accarezzò una guancia. Era ancora bella. Più bella di Hogwarts. Più grande di Hogwarts. Più consapevole di se stessa. Ed era sua. Era ancora sua. Non l’aveva persa. Anche se dovevano parlare. Ma dopo. Quei cinque minuti erano suoi.
Fece scorrere le dita dal suo viso, giù, lungo la linea del collo e la lasciò gemere di piacere. Poi portò anche quella mano sul suo sedere e la sollevò un po’. Pansy capì e gli strinse le gambe intorno al bacino.

 

Quando si appoggiò a lei contro il muro, Pansy spalancò gli occhi. O Santo Salazar!
“Ricordami perché hai i jeans invece di una maledettissima gonna…”
Lei rise. “Non lo so”. Gli prese il viso fra le mani e lo baciò ancora. Gli mordicchiò le labbra e lui si strusciò contro di lei. Ok, basta, dovevano uscire. Subito.
“Blaise…”
“Sì, lo so. Lo so!” Sospirò.
“Tu non ti rendi conto…” Oh sì che se ne rendeva conto!
Quando si spostò, le disse: “Esci prima te. Io arrivo fra cinque minuti”. Pansy abbassò lo sguardo sui suoi jeans e ghignò.
“Sicuro? Cinque minuti?” E rise.
Lui sbuffò. “Vattene”. Lei rise ancora mentre usciva.
Quando tornò al tavolo, capì che era successo qualcosa. Theo era instabile e davanti a lui c’erano tanti bicchierini di quelli per i liquori.
“Che succede?” chiese in generale. Ma Theo non prestava attenzione e giocava con Draco con i bicchierini e il liquore. Guardò Astoria. Dalla sua espressione capì che era preoccupata anche lei. Strinse gli occhi nella sua direzione e lei alzò le spalle.
“Theo sta esagerando. Quando sono tornata, prima, aveva già bevuto metà della bottiglia. Si è fatto portare sei bicchierini. Dice che è un gioco, ma non ho afferrato bene. Penso… non stia bene. Tu che dici?”
Pansy lo guardò. No. Theo non stava bene per niente. L’aveva notato prima. Ma non pensava che potesse essere così… grave.
“Theo? Tutto ok?” I suoi occhi brillarono.
“Certo! Tutto ok. Mai stato meglio di così. Io mi sento…” Ma non riuscì a finire la frase e Pansy lo vide guardarsi intorno un po’ perso.
“È ora di andare a casa” sentenziò e si voltò verso il bagno. Vide Blaise uscire. Bene.

 

“Andiamo via” gli disse Pansy quando tornò al tavolo.
La situazione era seria. Sembrava che Theo fosse fuori di testa. Merlino. Era ubriaco. Pagarono e uscirono dal locale. E ora? Astoria disse di essere stanca e parlò di andare al lavoro il giorno dopo. Pansy le disse di andare a casa. Draco e Astoria si smaterializzarono dopo che Pansy assicurò loro che si sarebbe presa cura di Theo.
“Non ho bisogno della balia!” Starnazzò il moro. Pansy sbuffò.
“Smettila. Ti porto a casa”. Poi si voltò verso Blaise e gli spiegò: “Penso che ci sia rimasto male per Amelia più di quel che dice”. Blaise annuì, non sapendo bene cosa dire. “Lo porto a casa… Ci vediamo dopo?” Come? Non aveva intenzione di lasciarli andare via da soli.
“Ti accompagno.”

 

Pansy lo guardò stringendo gli occhi. Perché più che un aiuto il suo sembrava un ordine? Forse perché lo era.
“Non c’è bisogno. Vado da sola.”
Se ci fosse stato anche lui, Theo non si sarebbe confidato con lei o magari avrebbe detto qualcosa di troppo e si sarebbe pentito.
“Ho detto che vengo con te.”
Perché sembrava ancora un ordine? Perché il suo tono era così sostenuto? Era come al ministero, quando le aveva detto che non poteva andare con loro. Ma questa volta era diverso. Sapeva quello che faceva.
“Ce la faccio. Sono capace, cosa credi?” Per le questioni del ministero poteva anche aver ragione, ma lì si parlava di Theo, il suo miglior amico. Che aveva qualcosa che gli impediva di stare bene e lei doveva aiutarlo.
“So che sei capace…”
“Non è un incarico del ministero. Non ho bisogno di te.”

 

Blaise non capì perché avesse detto una cosa del genere. Cosa voleva dire che non aveva bisogno di lui? E cosa c’entrava il ministero? Scosse il capo. Lui voleva solo aiutare.
“Ma…”
“Ci vediamo, Blaise.”
La vide prendere sottobraccio Theo e si smaterializzarono. Merlino! E ora?

-

-

-

-

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ONLYKORINE