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Autore: PaikeApirana    22/04/2020    1 recensioni
Da che se ne ha memoria i serpenti a sonagli, nel deserto del Mojave, sono sempre stati considerati creature demoniache. Jake Sonagli, L'Angelo della Morte, viene persino considerato il Demonio fatto serpente.
Ma in questo inferno in cui le pallottole volano rapide e bruciano più del sole di mezzogiorno, si trova a vagare anche una creatura del paradiso, Beatrice Campbell, giovane femmina di serpente a sonagli cresciuta in una famiglia rispettosa e osservante delle leggi di Dio. Come Dante, pellegrino, lei si ritrova da sola nel pericoloso Vecchio West, in mezzo a tagliagole e pistoleri mercenari.
Rango, lo sceriffo di Polvere, farà inavvertitamente incontrare (di nuovo) l'angelo e il demone, quando un culto sospetto inizia a mietere vittime nei dintorni della città e l'inferno sale in terra per giudicare i peccati dei serpenti.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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All’imbrunire, Jake uscì dalla catapecchia per raggiungere Rango e il resto del comitato di spedizione. Ovviamente si assicurò di avere la pistola già caricata e funzionante. Con tutta probabilità ci sarebbe stato bisogno di sparare a qualcosa, ma chi poteva dire se sarebbero stati gli abitanti stessi di Polvere o questa famigerata banda… A Jake alla fine importava poco.
Varcata la soglia, fu accolto dall’abbraccio freddo della sera. Non che la temperatura nella casa fosse gran che meglio. La stufa funzionava, ma c’erano spifferi ovunque, a causa dei numerosi fori di proiettile. A chi diamine era appartenuta quella stamberga? E come faceva a reggersi ancora in piedi?
Per raggiungere Rango, dovette passare di nuovo davanti alla chiesa e alla canonica, dove ancora qualche luce restava accesa. In una delle stanzette al piano terra, dietro al velo sdrucito di una tenda, non tardò a riconoscere il muso piccolo e affusolato di Beatrice, chino sul suo stesso sonaglio mentre recitava una preghiera. A lui giungevano solo mormorii confusi, una litania indefinita che sembrava carica di contrizione. In un primo momento gli venne da ridere pensando a cosa stesse dicendo: “Dio mio, perdonami per aver desiderato che quel fuorilegge mi prendesse in mezzo al deserto e mi portasse con sé all’inferno per farmi godere in eterno”. Tuttavia, poi sentì di avere l’amaro in bocca, ricordandosi i momenti in cui anche lui da bambino pregava. Pregava e prometteva a Dio cose sempre più grandi: di fare il bravo, di andare a messa tutte le domeniche, fino a farsi prete. Tutto purché Dio esaudisse quell’unico desiderio che aveva, la prima e l’ultima cosa che gli avrebbe chiesto.
Quando la luce nella canonica si spense, Jake si rese conto di essersi incantato chissà per quanto tempo e decise di passare rapidamente oltre quel luogo dove si venerava il nulla più assoluto. La sua preghiera inesaudita anni fa gli aveva dato prova dell’inesistenza di Dio.
Passò quindi oltre la Chiesa, strisciando nel deserto silenzioso come un’ombra. Poco lontano brillavano le luci soffuse della città, ma presto furono inghiottite dalle tenebre e rimase soltanto la luce effimera e distante delle stelle. Il serpente a sonagli si mosse producendo niente di più che uno strascichio delle sue stesse squame, stando quasi completamente disteso sul suolo fresco. La lingua biforcuta saettava fuori dalla bocca appena dischiusa con un ritmo irregolare, portandogli l’odore di Rango e di un pugno di animaletti piccoli e fetidi che lo circondavano. Avvicinandosi al grosso masso dietro cui erano appostati, Jake riuscì a percepire il loro calore, assieme a quello delle loro cavalcature. Esse sembravano già essersi accorte della sua presenza, poiché avevano preso a scalpitare innervosite. Il serpente percepiva la loro temperatura corporea aumentare sempre di più, mentre il loro cuore galoppava impazzito per la paura, che come un morbo contagioso si diffuse presto anche ai loro cavalieri, man mano che scorgevano la sagoma del serpente. Quando entrò finalmente nel cono di luce delle loro torce, il serpente si erse al di sopra di loro, apparentemente ignorando i fucili puntati contro di lui. La maggior parte di loro però tremava, incontrollabilmente, e Jake dubitava che sarebbero riusciti a colpirlo persino a una distanza così ravvicinata. Rivolse loro un sorriso sinistro da sotto il cappello, facendo tentennare la coda, e vide la loro temperatura salire ancora di più. Il grasso rospo alla sua destra, in particolare, sembrava sul punto di andare in ebollizione, con la pelle unticcia del suo stesso sudore.
«Va bene. Va bene. Ragazzi, giù le armi» intervenne Rango, facendosi largo in mezzo a loro e afferrando la canna di un vecchio topo barbuto e di un gallo spennacchiato. «Ve l’ho detto: Jake è qui per aiutarci con la banda e poi se ne andrà» cercò di rassicurarli.
«Con un’anima» precisò lui facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti, come se stesse scegliendo in quel momento, soffermandosi poi su un gufo imbellettato, con una tuba alta quasi più di lui stesso. Sembrava sul punto di deporre un uovo da un momento all’altro.
«Ancora non capisco perché vuoi affidarti a lui, sceriffo» mugugnò un gatto dalla voce profonda, mentre abbassava riluttante il fucile. Aveva delle vibrisse talmente folte da nascondergli quasi completamente le guance. Sputò a terra, ma non direttamente verso Jake, senza guardarlo negli occhi.
Rango non rispose, visibilmente a disagio. Farfugliò qualche parola incomprensibile. Jake non lo sapeva, ma il camaleonte stava cercando qualche bella parola da dire ai suoi amici per rassicurarli, vergognandosi però di farlo davanti a lui. Fu salvato dall’imbarazzo solo quando si udì il picchiettare di un bastone sulla roccia.
Solo in quel momento, Jake si accorse della sagoma nera di un corvo, ammantato da un poncho lungo fin quasi alle sue zampe. Stava in piedi ieratico a guardare l’orizzonte, immobile come il masso stesso. Jake lo riconobbe subito vedendo la stampella: gli aveva sparato qualche colpo prima del duello con Rango. Si sorprendeva che fosse ancora vivo.
«Loro qui» disse soltanto, animando di colpo l’intero comitato. Finalmente, pensò Jake, ansioso di sparare a qualcosa e chiudere la questione. Rango impartì degli ordini rapidi e risoluti al topo e al gatto, che girarono attorno al masso, guidando il resto della combriccola. La lucertola, invece, prese a scalare il masso per raggiungere il corvo, seguito dal Mietitore. Le lampade vennero lasciate assieme alle cavalcature.
«Sei, no sette talpe…» iniziò l’uccello indicando la distesa vuota davanti a loro, apparentemente insensibile alla vista del serpente «E un serpente, che non ha sonaglio. Trasportano carro grosso e pregano come in processione. Canti in lingua sconosciuta…io non capisco».
«E chi se ne frega!» esclamò il pistolero «Dimmi dove sono e faccio quello per cui lo sceriffo mi pagherà».
«Calmo Jake! Dobbiamo prima capire che cosa stanno facendo e perché…» iniziò la lucertola. Si sbagliava di grosso però se pensava di ammansirlo con tante belle paroline.
«Al contrario di te, sceriffo, a me importa poco del pezzo di sterco che si becca il mio proiettile. Perciò dimmi se vuoi il mio aiuto e non farmi sprecare tempo!».
In mezzo a loro, il corvo sembrava troppo concentrato sulla piccola carovana davanti a loro. Si erano avvicinati di qualche ramo al loro appostamento e Jake riusciva a scorgere le loro fiaccole risplendere in lontananza. A lui non importava gran che di partire alla carica da solo, anzi era persino un po’ curioso di sapere che tipo di serpente ci fosse insieme a quelle talpe.
«C’è qualcosa su carro… qualcosa di grosso…» mormorò di nuovo il corvo.
«Riesci a capire cosa sia?» gli chiese Rango, quasi con apprensione.
«Se non è un esplosivo io vado, mi prendo la mia anima e ti consegno gli altri» disse Jake facendo per scendere dal masso, ma bastò una sola parola per frenarlo di colpo.
«Falco» disse lo sciamano, facendo scorrere un brivido freddo lungo la schiena del serpente a sonagli. Si girò a guardare il falco, come sperando di aver capito male. Rango sembrava nella medesima situazione.
«T…trasportano un falco?» chiese lo sceriffo con una voce tremolante.
«No» rispose lui, prima di alzare il becco verso il cielo «Falco»
Proprio in quel momento si udì il suono che terrorizzava l’intero deserto del Mojave persino più della pistola di Jake. Un grido acuto e stridulo si levò sopra le loro teste, facendo raggelare tutto il comitato. Quando sentirono la corrente d’aria generata dalle ali del falco, i tre saltarono immediatamente giù dal masso, schiacciandosi contro di esso. Tutta la combriccola di animali accorse a spegnere tutte le lampade. Gli altri si costrinsero contro la pietra come se volessero nascondersi sotto di essa. Jake in particolare era avvolto nelle sue stesse spire, puntando la pistola verso il cielo in ogni direzione. Il cuore gli martellava nelle orecchie per la paura.
Vide l’ombra dell’uccello oscurare le stelle per una frazione di secondo. Sentirono il battito delle sue ali scendere verso di loro. I respiri si mozzarono, ma presto si accorsero che la bestia era passata oltre.
«Non vuole noi» sentenziò il corvo, mentre il rapace volava verso la processione che avevano scorto.

Spazio autrice: scusate per il ritardo. Tra scuola e quarantena sono un po' stressata e scombussolata quindi a volte mi è un po' difficile rispettare le scadenze che mi prefiggo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemelo sapere <3
   
 
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