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Autore: Stria93    23/04/2020    1 recensioni
[OS pensata come PREQUEL della mia storia "Funny how love is", contenuta nella raccolta "Bohemian Rhapsody for an Angel and a Demon" ma non è necessario averla letta]
Dal testo: "Crowley si impossessò della bottiglia di whiskey che Aziraphale aveva lasciato sul tavolo accanto ai bicchieri e ne riversò il contenuto nel proprio, rabboccandolo generosamente. - Stavo per fargli il bagno, - spiegò. - quando ho visto un marchio sulla sua schiena: la S di Satana! Incisa sulla sua pelle! -
Aziraphale impallidì. - Un marchio? Ne sei certo? -
Il demone mandò giù un'altra sorsata di scotch e annuì, funereo. - Purtroppo sì. E quelle macchie, quelle vescicole sono dannatamente simili a quelle che potresti ritrovare nell'aspetto del 90% di quelli della mia fazione. - "
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prequel

- Tesoro, hai riposato a sufficienza? -
- Mmh. -
- Ti va di andare in giardino a trovare Fratello Francis? Oggi è nell'orto della serra a raccogliere le verze. Potresti dargli una mano. Che ne dici? -
- Mmh. -
Tata Ashtoreth dovette reprimere l'impulso di sbuffare, alzarsi e lasciare il bambino da solo nel soggiorno. Per parlare a vuoto e sentirsi ricevere in risposta solo un vago muggito, poteva anche recarsi in una stalla di mucche! Forse quelle compassionevoli bestie le avrebbero prestato perfino più attenzione del ragazzino di cinque anni, appena compiuti, che le sedeva di fianco sul grande divano e teneva lo sguardo fisso sulla TV a led sul cui schermo piatto era proiettato un vecchio cartone animato giapponese che il bimbo nemmeno stava seguendo.
Eppure c'era qualcosa di strano: solitamente Warlock era sempre entusiasta di avere una scusa per uscire in giardino e trascorrere del tempo in compagnia di Fratello Francis, osservandolo con curiosità e interesse mentre portava a termine le incombenze del suo lavoro di giardiniere e, talvolta, aiutandolo in prima persona svolgendo qualche compito semplice adatto alle sue manine e che non mettesse a rischio la sua incolumità.
Le serre che sorgevano sul retro del giardino (fortemente volute da Harriet Dowling sull'onda del successo che la First Lady americana aveva riscosso facendosi fotografare nell'orto della Casa Bianca) facevano in modo che l'autunno inoltrato e l'approssimarsi della stagione più fredda dell'anno non costituissero un problema insormontabile per il proseguire dell'educazione di Warlock ai valori celesti, e al bambino piaceva avventurarsi in quegli strani tunnel caldi e umidi con il fidato Fratello Francis che aveva sempre qualcosa di buffo e interessante da raccontargli mentre innaffiava qui o potava là.
Ma quel giorno pareva proprio che il bimbo non provasse il minimo interesse nei confronti di quell'attività che solitamente prediligeva.
- Warlock? - tentò nuovamente la tata, stavolta ricorrendo a una voce più ferma. - Mi stai ascoltando? -
Il piccolo annuì piano senza staccare gli occhi dalla televisione, ma almeno non muggì di nuovo. Era un passo avanti.
- Allora? Andiamo da Fratello Francis? -
- Non ho voglia oggi. - rispose lui.
- Oh, avanti. - insistette Tata Ashtoreth. - Ti divertirai. E poi Francis ti aspetta. Immagina quanto sarebbe deluso se non dovessi andare a trovarlo. -
Ma fare leva su sentimenti di bontà verso il prossimo e sensi di colpa non sortì alcun effetto sull'imperturbabile ed egocentrica mente dell'Anticristo cinquenne. Crowley sospirò, tuttavia sapeva di non potersi arrendere. Era troppo importante che gli incontri tra il bimbo e Aziraphale avvenissero con costanza e regolarità. In caso contrario si sarebbe venuta a creare una pericolosa discrepanza tra gli insegnamenti infernali e quelli angelici e, a quel punto, tanti saluti all'equilibrio che si erano imposti di mantenere nell'influenzare l'Anticristo per crescerlo il più neutrale possibile.
Esaurita ogni altra possibilità, Crowley decise di andare sul sicuro, puntando su un cavallo che, lo sapeva, era sempre vincente.
- E se andassimo nella serra e poi ti lasciassi guardare la televisione anziché farti fare il bagno? -
Quella proposta servì al suo scopo e finalmente indusse Warlock a distogliere lo sguardo vitreo dallo schermo e a posarlo speranzoso sulla sua bambinaia. - Niente bagno? -
Tata Ashtoreth sorrise e sollevò l'indice in segno di avvertimento per ricordargli la sua condizione. - Solo se adesso ti lasci infilare scarpe e giubbotto senza fare storie e andiamo insieme da Fratello Francis. -
Warlock parve rifletterci un attimo e alla fine annuì: la prospettiva di evitare anche solo per un giorno il tedioso obbligo del bagno serale era troppo allettante per lasciarsela sfuggire.
Come promesso, si lasciò calzare e imbacuccare docilmente da Tata Ashtoreth per poi avviarsi insieme a lei in direzione delle serre, stringendole la mano guantata di nero come faceva sempre.
Fratello Francis era già sul posto e li attendeva pazientemente all'ingresso della serra numero 3. Accolse il loro arrivo con il solito sorriso affabile e li invitò ad entrare.
All'interno del vivaio regnava la solita cappa di tiepida umidità e la tata si affrettò a svestire Warlock per evitargli un'involontaria seduta di sauna. Il giardiniere fece cenno al bambino di seguirlo verso il fondo del tunnel mentre Tata Ashtoreth si guardava pigramente intorno, esaminando le numerose specie vegetali con aria minacciosa e un ghigno sbilenco che sarebbe parso incomprensibile a chiunque l'avesse notato. Curiosamente, le piante sulle quali posava lo sguardo sembravano fremere e farsi istantaneamente più verdeggianti e rigogliose, come per magia.
Fratello Francis guidò Warlock verso una fila ordinata di quelli che sembravano tanti palloni da calcio di un improbabile color verde brillante disposti a circa mezzo metro l'uno dall'altro.
- Queste sono verze, figliolo. - spiegò il giardiniere, inginocchiandosi accanto al bambino e indicandogliele con una mano. - Sono state piantate la scorsa primavera e ora sono cresciute e pronte da raccogliere. -
Warlock non parve particolarmente impressionato dal fascino che quell'ortaggio pareva invece esercitare su Fratello Francis ma annuì educatamente.
Il giardiniere mise in mano al bambino una cesta di vimini. - Ecco, qui dentro metteremo le verze che raccoglieremo. - Dopodiché si infilò un paio di guanti da lavoro, afferrò delle cesoie e si accovacciò a terra, iniziando a recidere le piantine appena al di sotto della superficie del terreno.
La raccolta del primo filare di verze si concluse dopo una buona mezz'ora di lavoro. Il povero giardiniere aveva fatto di tutto per cercare di stimolare l'interesse di Warlock, che quel giorno sembrava inspiegabilmente sopito, ma i suoi notevoli sforzi culminarono in un ben misero risultato.
Crowley e Aziraphale si scambiarono uno sguardo preoccupato. C'era qualcosa di insolito nel contegno calmo, taciturno e posato di Warlock. Quella pacatezza che rasentava l'apatia non era proprio da lui.
Il giardiniere si rialzò, spazzò via un po' di terra rimasta sui pantaloni e pose le mani sulle spalle di Warlock rivolgendosi alla tata. - Credo sia meglio riaccompagnare in casa il giovanotto, madame. Temo di avergli proposto un gioco un po' troppo noioso. -
Nel dire ciò, Aziraphale scoccò un'occhiata d'intesa al demone, che comprese il messaggio subliminale e assentì con un cenno del capo. L'inconsueto comportamento del giovane Anticristo sarebbe stato certamente oggetto di conversazione quella notte al pub.
Tata Ashtoreth ricondusse Warlock in casa e, come promesso, gli permise di evitare il bagno, lasciandolo tranquillo a godersi i suoi cartoni animati, pur senza perderlo d'occhio un istante.
Ma le sorprese preoccupanti non erano terminate poiché quella sera stessa, il demone ebbe modo di assistere a un episodio che non fece che accrescere la sua ansia e confermare il sospetto che qualcosa non andasse.
Passando più volte di fronte alla sala da pranzo dove il bambino e sua madre stavano consumando la cena e sbirciando furtivamente all'interno, Crowley poté vedere i piatti del piccolo che rimanevano ostinatamente intatti. Warlock piluccava di malavoglia qualche bocconcino ogni tanto, per poi scuotere la testa e allontanare da sé portate sulle quali si era sempre avventato voracemente. Che stava succedendo?
Dopo aver messo a letto il piccolo Dowling, Crowley montò sulla sua Bentley e si affrettò a raggiungere il locale dove aveva appuntamento con l'angelo.


- Non ha toccato cibo?! - esclamò Aziraphale, sgranando gli occhi.
Crowley scosse la testa. - Neanche una briciola. - confermò. - E dire che di solito è insaziabile quasi quanto te. -
L'amico ignorò la stoccata ironica. - E hai notato che nella serra non ha detto mezza parola? -
- Sì, è stato silenzioso e quieto per tutto il giorno. Anche con me. -
L'angelo aggrottò la fronte e una ruga di preoccupazione gli si formò tra le sopracciglia. - Pensi che sia il caso di allarmarsi? Credi possa aver preso coscienza della sua vera identità? -
Il demone incrociò le braccia al petto e si strinse nelle spalle. - Ha solo cinque anni, ma non possiamo escluderlo. Non mi sono mai preso cura di un Anticristo prima d'ora. Non so come funzioni. -
- Sarà meglio non perderlo di vista, caro. - suggerì Aziraphale. - Se dovesse capire chi è davvero, sarebbe un disastro e il nostro piano andrebbe in fumo. -
Crowley annuì, serio. - Lascia fare a me, angelo. -


Il giorno dopo, la situazione non migliorò affatto.
Warlock rimase apatico e svogliato per tutta la mattina, lamentando una sorta di malessere generale che il suo linguaggio ancora limitato non riusciva ad esprimere appieno. Mangiò pochissimo a pranzo e durante il pomeriggio non ci fu verso di convincerlo ad andare a far visita al giardiniere. Tata Ashtoreth cercava di carpirgli qualche indizio che rivelasse la natura di quell'atteggiamento languido ma non ottenne nulla.
Verso sera, poco prima dell'ora di cena, la donna si presentò nella cameretta del bambino con le maniche del vestito arrotolate fino ai gomiti e una spugna tra le mani.
- Mi dispiace, diavoletto, so che non ti va ma oggi non puoi proprio saltare il bagno. -
Le proteste di Warlock furono più deboli di quanto la tata si aspettasse. Il bimbo si lasciò condurre accanto alla vasca già colma di acqua calda senza opporre resistenza come faceva di solito e, mentre Tata Ashtoreth lo aiutava a sfilarsi la maglietta, notò un particolare che le provocò un brivido freddo lungo la spina dorsale: sulla schiena dell'Anticristo era comparso una specie di ricamo rosato; una serie di puntini rossi e papule disposti in modo da formare quella che era inequivocabilmente una grande lettera S.


Quella notte l'appuntamento con Aziraphale era fissato per mezzanotte in punto alla libreria di Soho. Crowley arrivò sgommando a bordo della Bentley con un quarto d'ora di anticipo, ansioso di mettere a parte l'angelo dell'inquietante scoperta in cui era casualmente inciampato poche ore prima.
- Angelo! Siamo nei guai! - disse, precipitandosi nel locale con tanta foga da travolgere l'amico che gli aveva appena aperto.
- Guai? - ripeté Aziraphale, smarrito. - Quali guai, caro? Cos'è successo? -
Crowley si lasciò cadere su una sedia come se le sue gambe non potessero più sostenere il peso del suo turbamento. - Ora ti spiego, ma prima versami uno scotch, doppio. Ne avremo bisogno entrambi. -
Aziraphale fece come il demone gli aveva suggerito, ma l'apprensione gli divorava le viscere. Quali terribili notizie potevano aver provocato quella febbrile reazione nel suo migliore amico?
Quasi non fece in tempo a deporre il bicchiere di fronte a Crowley, che questi lo afferrò con urgenza e se lo portò alle labbra, rovesciando indietro la testa e ingollando il liquore tutto d'un sorso prima di emettere un sospiro grave.
- Ma insomma, Crowley! Mi stai spaventando. Vuoi dirmi cos'è successo di così tremendo? -
- Sta cominciando, angelo. - mormorò il demone, la voce fremente di una nota di terrore. - Oggi c'è stato il primo segno, domani chissà... -
Aziraphale temette che l'amico fosse preda di un delirio, tanto era sconvolto. - Ma... ma di che parli? Il primo segno di cosa? -
- Della trasformazione di Warlock! Che altro?! -
L'angelo sbatté le palpebre, colto del tutto alla sprovvista. - Trasformazione? -
Crowley si impossessò della bottiglia di whiskey che Aziraphale aveva lasciato sul tavolo accanto ai bicchieri e ne riversò il contenuto nel proprio, rabboccandolo generosamente. - Stavo per fargli il bagno, - spiegò. - quando ho visto un marchio sulla sua schiena: la S di Satana! Incisa sulla sua pelle! -
Aziraphale impallidì. - Un marchio? Ne sei certo? -
Il demone mandò giù un'altra sorsata di scotch e annuì, funereo. - Purtroppo sì. E quelle macchie, quelle vescicole sono dannatamente simili a quelle che potresti ritrovare nell'aspetto del 90% di quelli della mia fazione. -
- Dunque pensi si stia rivelando per quello che è? - chiese Aziraphale, dubbioso. - Ma com'è possibile? Deve restare nascosto sulla Terra fino al compimento degli undici anni. Così è scritto. -
- E che ne so! - sbottò Crowley, allargando le braccia. - Non devi chiederlo a me, angelo. È il tuo Capo nell'Alto dei Cieli che si diverte a mescolare le carte in tavola, a ordire piani ineffabili e a giocare a dadi con l'Universo. Prenditela con lui! -



Crowley e Aziraphale trascorsero l'intera nottata a discutere la migliore strategia da adottare nel caso la natura satanica di Warlock stesse venendo alla luce prima del previsto, fatto di cui il demone era fermamente convinto. Dopo molte riflessioni, ipotesi, valutazioni, misurazioni e calcolo delle probabilità, i due convennero che la cosa migliore da fare fosse monitorare la situazione e attendere nuovi eventuali segnali e solo allora mettere in atto un'azione concreta, di che tipo non lo sapevano neanche loro.
Il tenue chiarore dell'alba sorprese angelo e demone ancora nel retro della libreria, la bottiglia di whiskey ormai prosciugata.
- Devo andare. - disse Crowley lanciando un'occhiata all'orologio che portava al polso. - Entro in servizio dai Dowling tra un'ora. -
Aziraphale gli rivolse uno sguardo ansioso. - D'accordo, ma sta' attento, caro. -
Crowley stava per infilarsi la giacca ma si arrestò di colpo a quelle parole e indirizzò all'amico uno sguardo stupito. - Sei preoccupato per me? -
L'angelo abbassò gli occhi sul bicchiere che stringeva ancora tra le mani e prese a far scorrere l'indice sul bordo circolare. - Be', passi molto tempo con il bambino e se la sua parte diabolica sta diventando più forte, potrebbe essere imprevedibile e difficile da controllare. Un semplice capriccio infantile potrebbe anche avere conseguenze molto serie per te. -
Crowley non rispose subito, colpito dall'apprensione dimostrata dall'angelo nei suoi confronti. Non si era mai soffermato a pensare che Aziraphale potesse temere per la sua incolumità.
- Non preoccuparti, angelo. - ribatté con un sorriso. - Me la caverò. -


Tata Ashtoreth varcò la soglia della cameretta di Warlock alle 8.30 come ogni mattina. A lei spettava l'ingrato compito di destare l'Anticristo e prepararlo per l'inizio della giornata.
Aprì le tende e permise al pallido sole autunnale di rischiarare la stanza attraverso le ampie finestre, dopodiché sedette sul bordo del letto e scosse delicatamente una spalla del bambino, rannicchiato su un fianco con le coperte che gli arrivavano fino alla radice dei capelli, l'unica parte di lui che fosse visibile alla tata.
- Warlock, caro. È ora di alzarsi. - chiamò piano.
Da sotto tutti quegli strati di tessuto si levò un mugugnare contrariato.
- Su, tesoro. La cuoca ti ha preparato i waffles per colazione. Diventeranno freddi se non ti sbrighi. -
- Non li voglio i waffles, tata. -
Crowley sospirò stancamente. Ecco. Ci risiamo con il rifiuto del cibo.
- Oh, andiamo, Warlock. Ti piacciono tanto. Certo che li vuoi. -
- E invece no. Oggi non li voglio. - si impuntò il ragazzino.
La vocina ostinata era soffocata dal piumone e Tata Ashtoreth non era ancora riuscita a vederlo in viso. Voleva assicurarsi che durante la notte non gli fossero spuntate le corna, che i candidi piedini non fossero stati sostituiti da zoccoli caprini e che nelle sue iridi non ci fosse traccia di bagliori di brace.
- Perché non vuoi mangiare, tesoro? C'è qualcosa che non va? -
- Ho male. - si lamentò il bimbo in tono piagnucoloso.
- Male? - fece la tata, improvvisamente apprensiva. - Male, dove? -
- Dappertutto. -
Crowley venne assalito da una vertigine. Per tutte le fiamme dell'Inferno! Possibile che sotto quelle coltri si nascondesse la creaturina mostruosa, il Satana in miniatura che aveva temuto fin dall'inizio?
Con uno strattone deciso, il demone liberò il piccolo Anticristo dal groviglio di coperte e lenzuola e ciò che vide lo fece rimanere a bocca aperta.
Il faccino pallido di Warlock era ricoperto di quegli stessi puntolini rossi che il giorno prima formavano la minacciosa S sulla sua schiena. Gli occhioni scuri del piccolo erano lucidi e un paio di lacrimoni si stavano affacciando da sotto le ciglia nere. Anche le braccia e il collo si presentavano allo stesso modo.
- Ho tanto male, tata. - ribadì.
Superato lo shock iniziale, e prendendo gradualmente coscienza del fatto che, in tutta la Storia conosciuta, nessun marchio infernale si era mai manifestato in quel modo, Tata Ashtoreth pose una mano sulla fronte del bambino e la sentì molto calda. Aveva la febbre, non c'erano dubbi.
Per ulteriore precauzione, la demoniaca bambinaia aprì un cassetto del comodino accanto al letto di Warlock e ne estrasse un termometro che gli infilò prontamente in un orecchio, premendo il pulsante. Sul display digitale comparve l'esito che Tata Ashtoreth si aspettava: 38.3.
All'improvviso, lo strano comportamento tenuto dal bimbo nei giorni precedenti acquistava una spiegazione semplice e perfettamente sensata, che nulla aveva a che vedere con l'Inferno e la parentela con il Diavolo. L'inappetenza, l'insolita calma, la mancanza di vivacità ed entusiasmo... tutto trovava riscontro nel risultato combinato dato rispettivamente dalla lettura del termometro e da quell'esplosione di orride vescicole che deturpavano tutto il corpicino di Warlock.
Tata Ashtoreth si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo prima di depositare una leggera carezza tra i capelli del piccolo e sorridergli dolcemente.
- Hai la febbre, caro. Per oggi rimarrai a letto e sarà meglio che vada a chiamare tua madre. -
Warlock annuì. - Sì, voglio la mamma. -
La tata si alzò e uscì dalla cameretta, in cerca di Harriet. Quando finalmente riuscì a trovarla e le riferì le condizioni del bimbo, la donna corse immediatamente al suo capezzale con il cellulare accostato all'orecchio in attesa che il pediatra di fiducia della famiglia rispondesse alla sua urgente richiesta d'aiuto.


Crowley non attese neanche l'ora di pranzo per recarsi in giardino da Aziraphale. Doveva assolutamente comunicargli la buona notizia, ovvero che l'Anticristo non stava affatto cedendo al suo lato demoniaco; si era solo preso la varicella, o il morbillo, o una di quelle altre malattie che colpiscono tanto di frequente i cuccioli umani.
Quando l'angelo si vide arrivare incontro l'amico tutto trafelato, si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Cos'altro poteva essere successo? Niente di buono, a giudicare dall'esagitazione del demone.
Ma quando Crowley gli fu abbastanza vicino, Aziraphale notò con sommo stupore che egli sorrideva. No, non sorrideva, rideva proprio! Rideva a crepapelle!
- Oh, angelo! - latrò. - Non indovinerai mai! -
- Crowley? Ma che succede? Io non capisco... Warlock... -
Il demone si mise a ridere ancora più forte, piegandosi in avanti e tenendosi una mano sul ventre.
- Nessun marchio, angelo! Nessuna trasformazione in creatura infernale. Niente di niente! Ci eravamo completamente sbagliati! -
- Ma che vuoi dire? In che senso “sbagliati”? - domandò Aziraphale, sempre più sconcertato e confuso.
L'amico prese un lungo respiro, cercando di controllarsi. - Warlock non ha niente di più che una comunissima malattia esantematica dell'infanzia. -
Aziraphale strabuzzò gli occhi. - Cosa? Ne sei proprio sicuro, caro? -
Crowley annuì, convinto. - Assolutamente. Ha delle orrende papule rosa ovunque, sta male e ha la febbre. -
Forse il tono di voce trionfante e allegro al quale il demone fece ricorso per elencare le sofferenze del piccolo era un tantino fuori luogo, ma l'insorgere della varicella era niente in confronto al doversela vedere con il figlio di Satana nella sua vera forma.
Aziraphale elaborò quelle informazioni e si lasciò andare ad un sorriso sollevato, salvo poi rendersi conto della situazione e sostituirlo con un'espressione più appropriata. - Certo, è un bene che non stia accadendo ciò che temevamo. - constatò. - Però mi dispiace per il piccolo. Spero non sia niente di grave. -
- No che non è niente di grave, angelo. - lo rassicurò Crowley, scuotendo una mano con noncuranza. - Anche se Warlock è in parte umano e quindi può ammalarsi, non gli succederà niente di irreparabile. La sua parte sovrannaturale lo proteggerà e mi azzardo a dire che potrebbe addirittura velocizzare la sua guarigione. - fece una pausa prima di riprendere. - E comunque sua madre ha già mandato a chiamare il pediatra. Vedrai che il nostro Anticristo si rimetterà in piedi in men che non si dica. -
- Me lo auguro. -
Crowley inarcò un sopracciglio con aria scettica. - Davvero? -
L'angelo si strinse nelle spalle e arrossì un poco. - Sì, insomma, so che stiamo parlando di colui che è destinato a dare inizio all'Armageddon, ma, in tutta sincerità, a volte, quando sono con lui, è come se me ne dimenticassi. Warlock sembra così... normale. -
- È il suo dispositivo camaleonte che te lo fa percepire così. - replicò prontamente il demone. - Lo fa mimetizzare alla perfezione tra gli umani, ma non prenderlo sottogamba per questo. Non lasciarti ingannare dal suo bel faccino pulito. -
- Senti chi parla! - proruppe l'angelo, ridacchiando sotto i baffi.
- Che intendi? - berciò Crowley, improvvisamente sulla difensiva.
Aziraphale gli rivolse un'occhiata furbetta. - Ti ho visto, sai? -
- Visto che?! -
- Ho visto come ti comporti con lui: come sei sempre pronto a proteggerlo, a consolarlo quando è triste, ad assecondarlo quando vuole giocare. Warlock stravede per te, e credo che la cosa sia reciproca, caro. -
- Bah! Tu sogni, angelo! Non so come possano venirti in mente certe stupidaggini melense. -
Aziraphale decise di non insistere oltre con le sue provocazioni e si accontentò di sorridere e scrollare le spalle. - Come vuoi tu, caro. -
- Ora devo rientrare in casa. La madre del ragazzo vuole parlarmi. Ho il sospetto che, ora che il suo adorato figliolo si è tramutato in un mostriciattolo pieno di bolle, ci sarà un aumento del carico di lavoro per la povera Tata Ashtoreth. -

  
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