They say your head can be a prison.
Domenica mattina e la testa che
ronza come un dannato aeratore.
Ho solo il tempo di distinguere l’odore del caffè
bruciato, prima che il freddo viscoso delle lenzuola venga
rimpiazzato dall’aria affilata della nuda stanza.
Nudo suite, s’intende.
Rantolo ben poco dignitosamente, pronto a commettere
omicidio in caso di un’intrusione del personale. O
peggio. Giuro che se Forrest ha di nuovo avuto uno dei suoi incidenti con aghi, china e acqua ossigenata – e
non ho idea di come ci riesca – chiedo una diffida. Non provo alcun desiderio
di ritrovarmelo a meno di cento metri con un braccio quasi in cancrena e Stef che strilla di STARE CALMI da un capo del telefono.
Di nuovo.
Apro uno soltanto dei miei preziosissimi occhi,
assumendo per naturale inclinazione l’aria di chi proprio non vuole seccature.
Come se servisse a qualcosa. Devo scartare bruscamente di lato per evitare che
una rivista avvolta a cono mi colpisca sullo zigomo alla velocità di sei
chilometri orari.
Il che, da più anni di quanto mi piaccia ricordare,
vuol dire una cosa soltanto.
That these are just conjugal visits.
“Caffè e giornale. Non iniziare nemmeno a
lamentarti.”
Gemo come fossi in punto di
morte, rivoltandomi invano sul materasso inospitale alla ricerca delle coperte.
“Che hai... fatto... al mio
letto? Donna... orribile!”
Helen è una sfocata visione di raso nero su jeans
sbiaditi. Ha lo stesso odore della fretta, della carta e delle madri.
Non mi permette mai di dimenticare che lo è. Una
madre, intendo.
“Ho lasciato Cody dai
miei, quindi non metterci troppo a tornare nel mondo dei vivi.”
Eppure sarebbe tanto facile perderlo di vista. È così bella.
“Sono passata per accertarmi che fossi
sopravvissuto, e, in caso affermativo, per tormentarti riguardo questa.”
Indica la rivista ora dispiegata sul cuscino,
proprio accanto alla mia guancia.
L’enorme faccia da spettro di B.J. Armstrong mi fissa
dalla copertina dell’ultimo Kerrang!, fresco fresco di stampa.
“Che... vuoi da me?”
“Leggi la banda sul lato inferiore.”
Uh. È troppo presto per essere vanesi,
ma certo non ritengo che una mia foto avrebbe fatto del danno. Qui c’è solo il
mio nome in un orrido giallo senape su fondo rosso, appiccicato a quello verde acido di Matt.
Accanto, in piccolo, qualcosa che ci indica come i frontmen delle rispettive alt-rock bands
– i giornalisti del settore non hanno la benché minima idea di come operare una
distinzione di livelli – e rimanda a pagina undici per l’articolo completo.
Sbuffo, gettandomi un braccio di traverso sugli
occhi.
“Hel, tesoro...”
“Il caffè, Brian. Si sta freddando.”
Al diavolo. Mi tiro su di scatto, mezzo sperando in
uno svenimento che abbia il doppio risultato di far sentire in colpa la mia
aguzzina e di liberarmene seduta stante – non accade. Grugnisco con dissimulata
gratitudine nella plastica marcata Starbuck’s.
People will dissect us
‘til this doesn’t mean a thing anymore.
Che Helen sia ancora in piedi mi irrita da morire, ma non oso
chiederle di accomodarsi. Verrei sepolto dall’ennesima sequela di commenti
pungenti su come sia lei ad occuparsi di nostro figlio
e a girare come una matta per procurargli ciò che gli serve, oltre a tirare me
fuori dai guai.
Maledettamente ingiusto. Per quell’unica
volta che mi ha trovato un avvocato migliore di quello
proposto da Alex – un consigliere fraudolento, ma con
una ‘barba molto affascinante’.
“Bellamy ci è cascato di nuovo, a quanto pare. Come sei riuscito a darlo in pasto ai lupi, questa volta?”
Donna di scarsa, scarsissima fede, Helen.
Però la sa lunga.
“Che tu ci creda o meno,
non ho deliberatamente tentato d’incastrarlo. Abbiamo lasciato la festa e siamo
stati beccati, tutto qua.”
Poggio il bicchiere ormai vuoto
sul comodino, prendo il
portasigarette d’argento. Ne sfilo una e le faccio cenno di accendermela.
“Tra l’altro, avresti dovuto esserci. La signora Bellamy non vede l’ora di lavorare a maglia con te.”
Helen sbuffa sonoramente, senza rifiutare la cicca che le
offro. È l’unica donna di mia conoscenza a possedere uno zippo.
“Posso immaginare. La prossima volta ricorda
d’invitarmi, te ne prego.”
Non cogliessi distintamente
l’ironia nella sua voce penserei che è davvero infastidita per non essere stata
la mia partner alla festa. Ma è così che vanno le cose
tra noi. Io non sarò mai il padre che desidera, e lei non sarà mai la compagna
che mi si addice. Principalmente, perché mi conosce troppo.
Sfoglio con disinteresse la rivista abbandonata fra
le lenzuola. L’articolo a pagina undici è un mezzo
fiasco. Un’unica foto ritoccata, con la mia espressione di goliardico
divertimento e il faccino traumatizzato di Matthew,
precede un trafiletto di dettagli pretestuosi sul party e gli invitati, oltre
al solito delirante buonismo sul risanamento dei
rapporti fra Placebo e Muse. Quelli lì sembrano davvero convinti che con la
nuova formazione abbiamo indossato il saio e ci siamo messi a predicare il
perdono universale.
Però è un effetto curioso, essere di nuovo su carta
patinata con Matt.
Don’t pretend you ever forgot about me.
Guardo le nostre braccia toccarsi, nell’immagine, e
un senso d’acredine sembra smuovermi sin dall’esofago.
A volte vorrei davvero sentire il bisogno di
chiedere scusa, per non essere capace di accontentarmi. Di
andare avanti con i piccoli giorni di perfezione in cui inciampiamo per caso,
nei ritagli di tempo fra il tuo disco e il mio tour. Fra la tua donna e
mio figlio.
Qualcosa inevitabilmente cambia ora, Matt.
“Ho solo pensato che volessi vederla, prima che
fosse Stef a chiamarti per non metterti in allarme.”
Helen rilascia il fumo in un sospiro sardonico. Se scruto
abbastanza a fondo riesco a vedermi riflesso nelle sue
pupille: una desolata figura in boxer e t-shirt abbandonata nel centro di un
lettone spoglio.
Il senso d’acido si fa più forte. Devo lavarmi i
denti.
Ho solo l’opportunità di pensarlo, però, prima che
quella di metterlo in pratica vada a gettarsi allegramente fuori
dalla finestra. E tutto per lo squillo del mio
telefono – evidentemente solo creduto
spento.
Helen segue il trillo al mio posto, ritrovando l’aggeggio
sul pavimento dietro il comodino. Mi lancia un’occhiata significativa,
per poi prendere la borsa abbandonata ai piedi del letto e muovere verso la
porta.
Ora che ci penso, non ho idea di come abbia fatto ad entrare.
Borbotto improperi indistinti e accetto la chiamata
da numero ignoto, congedando Helen con un’alzata di
spalle.
“Nnnh. Sì?”
“Bri. Sei sull’ultimo Kerrang! per la cosa
della festa. Non allarmarti!”
Stefan ha il potere di mandare ogni volta a puttane il mio
karma. E ne paga le conseguenze.
Don’t
pretend you ever forgot about
me.
Gridare contro Stef può
mettermi di buonumore meglio di una bella scopata, e richiede più o meno le
stesse energie.
Lascio l’hotel nel primo pomeriggio e chiedo al taxi
di portare me e il Billie Joe
patinato presso l’appartamento inglese di Bellamy.
Quando Matt me l’ha mostrato la prima volta non ha fatto che lagnarsi di tutto, dal colore delle
pareti alla disposizione delle sedie in sala da pranzo; sarà questo a rendermi
tanto contento che quel posto esista.
Però, mentre Gaia viene alla porta, realizzo che è passata abbastanza acqua da far crollare tutti i ponti erti
a quell’epoca.
“Brian! Oh, tu hai... è
magnifico vederti qui.”
No, carina, non lo è. Te lo leggo in faccia che sai
già tutto quanto credi di dover sapere, ed è bastato a
toglierti dagli occhi la sicurezza disgustosamente ignorante dell’altra notte.
“Spero mi perdonerai per essere piombato qui
all’improvviso. In realtà credevo di trovare Matthew
da solo.”
La tipa incupisce al punto che inizio a temere un
attacco fisico. Ma è colpa sua. Mi risparmierei la
fatica di provocarla come faccio, non volessi scoprire quanto Matt abbia rivelato, e sono solo i suoi occhi a infondermi il sospetto.
“Beh, sei stato fortunato nella disgrazia.”
Inarco un sopracciglio, ma la frase diventa chiara
l’attimo più tardi – quando una pressione leggera
sulla schiena annuncia che non sono più il solo sulla soglia.
L’odore della sua pelle s’espande come un alone.
L’ingresso, la porta, il palazzo intero ne è pieno.
Mi chiedo come abbia fatto a sfuggirmi.
Wouldn’t you rather be a widow than a divorcée?
Style your wake for fashion magazines.
“Brian. Vieni dentro, ti
aspettavo.”
Oh, questa è bella, Matt.
Davvero bella.
Come diavolo hai intenzione
di spiegarla?
Ho l’impressione ben poco vaga di essere all’oscuro
di qualcosa che certamente mi compete sapere, e lo detesto.
Ciononostante mi lascio sospingere all’interno, con
Gaia che si scosta dallo stipite in una mossa brutale e il tuo profumo senza
volto a guidare i miei passi, dall’alto di una consapevolezza che t’invidio.
Ti concedo di pilotarmi fino al soggiorno, non
oltre. Allungo il passo per sottrarmi al tocco insistente
della tua mano fra le scapole – è irritante, lo sai? – e scelgo l’unica poltrona della stanza, lasciando il sofà a
due posti per la tua signora.
D’accordo, ora ti vedo. E tu vedi me. Cos’hai intenzione di fare al riguardo?
Resto mio malgrado sorpreso quando estrai qualcosa
dal marsupio che hai in vita – eww, per inciso – e
un’altra copia di Kerrang! atterra sul
tavolino da caffè.
Pensi che spieghi qualcosa?
Santo dio, Matt. Santo
dio. Quando ho progettato di fare questo, costringerti a rivoltare il
fazzoletto, non ho pensato neanche un attimo a come
avrei agito quando fosse diventato evidente che avevi accettato.
Certo non avevo previsto di trovarmi in casa con la
tua donna, in quel momento.
“Allora... è successo di nuovo.”
Hai un modo buffo di dirlo, guardandomi col capo
inclinato di lato come un qualche tipo di cucciolo incuriosito. È la prima volta che ti
osservo sul serio dopo un tempo infinito, ed è quasi irritante come tutto sia ancora al suo posto – la luce stupida nei tuoi occhi,
per dirne una. Odio che tutti questi mesi lontano da me non abbiano
avuto alcun effetto visibile. Che svolazzare in giro
con la tua donna non ti abbia corrotto.
“Credevo non sarebbe più
potuto accadere. L’ultima volta, avevi detto di...”
Gomiti sulle ginocchia,
intreccio le dita contro la fronte, sottraendo gli occhi alla tua vista. Sono a un passo dal
massaggiarmi stancamente le tempie, e, credimi, è esattamente il genere di
scena patetica che vorrei evitare ad ogni costo.
So quello che ho detto
l’ultima volta. Avrei qualche difficoltà a dimenticarlo, dato che ha segnato la
fine del nostro capriccio – come lo
definivo al tempo.
Emetto un gemito prolungato, dita che corrono
pericolosamente frustrate tra i capelli.
“Non c’entra niente, adesso. Piuttosto, vedi di
risolvere con la tua bella. Mi è sembrata ben poco entusiasta di vedermi
spuntare da queste parti, e del resto non posso biasimarla. È anche casa sua.”
Dev’esserci una tale accusa, nel mio tono, da spingerti
immediatamente sul chi va là.
“Gaia non vive qui, questo è il mio appartamento.
Hai tutto il diritto di venire quando vuoi.”
Suona come una rivalsa personale nei confronti della
donna che probabilmente sposerai, un patto di spazi da fissare tra voi. Come se la cosa non avesse nulla a che vedere con me. Come se fossi
un ospite al pari degli altri.
Mi metti addosso una voglia
aberrante di staccarti la testa a morsi.
Widow or a divorcée?
Don’t pretend, d-d-don’t pretend.
“E non dire che quello non c’entra niente, perché
non è vero.”
Levo la testa di scatto dalla pagina di giornale su
cui ero concentrato, probabilmente sbarrando gli occhi con una certa ferocia.
“Prego?”
“Lo sai. Avevamo un accordo, ed è proprio di questo
che stiamo parlando.”
Non sei affatto intimidito, tutt’altro.
È veramente
ridicolo, ma non sembri neanche preoccupato. O spiacente, o arrabbiato, o –
nessun sentimento negativo e nessuna aria grave.
Perché non ti sconvolge che io sia venuto qui spontaneamente per portarti via alla tua compagna?
“Non era un accordo, Bellamy.
Per quello si deve essere in due. Stavo solo minacciandoti per spaventarti
abbastanza da liberarmi di te.”
Sputo fuori le vecchie storie, indebolite dalla mia
stessa presenza. Non mi stupisce la tua espressione scettica, né l’ironia delle
sopracciglia inarcate.
“Liberarti di me. Che suppongo sia proprio il motivo
della tua visita, giusto?”
D’accordo, ecco cosa. Otto mesi fa ci hanno quasi beccati coi pantaloni alle ginocchia nel backstage della
Music Hall, e ho giurato ad ambedue che, semmai fossimo stati paparazzati insieme di nuovo, sarebbe stato come coppia
vera e propria invece che amanti clandestini. La cosa ha terrorizzato entrambi
al punto da spingerci a convogliare ogni energia nell’evitarci assiduamente, almeno
fino all’altra sera. Eri con la tua futura moglie e sei finito con la mia
lingua in bocca su di una scala antincendio, per di più immortalato a sorpresa
in un’imboscata. E adesso io sono qui, con quel patto stupido a riecheggiare
nelle orecchie, disposto a verificare il ruolo che intendi
farmi ricoprire ancora nella tua vita perfetta. Sono corso qui perché dietro
una foto sfocata c’è la sola possibilità che ho di tornare sui miei passi senza
far ammenda, e ti rivoglio al punto da lasciare che la speranza prevalga
sull’unica cosa che non ti ho mai concesso di
togliermi di dosso – l’orgoglio.
Ecco quant’è profondamente
ridicolo tutto questo.
Non devo neppure aprire bocca. So che me lo leggi in
faccia, come sei sempre stato un po’ troppo abile nel fare.
Sei l’unico a poter agire in qualche modo, adesso;
io sono qui, ed è già abbastanza. È già tutto.
“Ho parlato a Gaia di te, dopo la festa. Continuava
a fare domande, su noi, su Helen – spero stia bene, a
proposito.”
Ecco un’altra cosa che non
tollero. Non sei mai stato
geloso di lei neppure per un minuto, e Helen è la
madre di mio figlio. Hai sempre avuto la sicurezza d’essere per me più
importante di lei, anche quando forse non avresti dovuto esserne troppo certo.
“In splendida forma. Ha ancora quel modo favoloso di
buttarmi giù dal letto.”
Sei talmente rilassato che osi sorridere
allegramente alla mia replica, quasi fossi qui a uso
esclusivo del tuo dileggio personale.
Falla
finita, ringhierei, non fossi teso allo spasimo nell’ascoltare le tue stupide confessioni
a cuore aperto.
È una vera stilettata –
colpo basso, Matt, schifosamente basso
– quando scoppi in un riso terrificante e mi punti un dito contro.
“Non fingere con me, Brian. Lo sai già che non
funziona.”
Vorrei proprio sapere di che diamine stai parlando,
ma inizio ad irritarmi oltre la soglia del discorso intelligibile.
Quello, e Gaia compare sulla porta con occhi di
tempesta, le braccia strette al petto.
Ti vedo prendere atto della sua presenza con
un’occhiata di striscio, relativamente seria rispetto al ghigno idiota che hai
usato con me.
Non ho la benché minima idea di come stiano evolvendo le cose, né sono troppo convinto di volerlo
scoprire. Meglio per te non stai cercando di trascinarmi in qualche sordido
triangolo amoroso, Matt Bellamy.
Perché a quel punto dovrei accettare, e chi può dire come
andrebbe a finire.
_ * _
Bonjour! *O*
Sommersa dai bagagli e pronta alla partenza, vi regalo il secondo capitolo di questa storiella, che, a proposito, ha visto l'aggiunta imprevista di uno o due capitoli. '^^ Quindi, una four/five-shots, invece che una three. Non sono affatto quel che si dice una donna di parola. ù__ù
Il prossimo post è già pronto e arriverà inderogabilmente prima della fine del mese. Diciamo, dopo il 25/08. :)
Note sul capiiiitolo. Iniziamo con la mia passione, i riferimenti esterni:
1) Forrest e gli incidenti con la china xD. Poveraccio. Intendiamoci, non è che lo odi: è che ha la colpa di aver sostituito l'unico e solo Steve batterista dei Placebo, pour moi. L'ispirazione mi è venuta dal notare il numero sproporzionato di tatuaggi che ha, comunque; :3
2) B.J. Armstrong sulla copertina di Kerrang!. Doppio riferimento. Il summenzionato B.J.A. è il cantante dei Green Day, come sicuramente molti di voi sapevano perfettamente; Kerrang! è una rivista inglese di musica alternativa. Quando una mia cara amica è stata ad Oxford mi ha portato il giornale (dove, tra l'altro, c'era davvero un articolo sui Placebo che li dipingeva come buoni e bravi angioletti) e in copertina c'era proprio Messer Armstrong con i suoi degni compari (che mi sembra giusto citare: lo stupendoso Dirnt virgola Mike e l''interessante' xD Très Cool). In caso fosse rimasti perplessi per la temporalità: Kerrang! esce effettivamente anche la domenica; :)
3) Per quelli a cui fosse venuto un colpo nel leggere 'signora Bellamy': tranquilli, Brian sta solo facendo dell'ironia. Qui nessuna è la moglie di nessuno; però c'è Cody, e per la prima volta nelle mie fics le donne non sono una presenza da ignorare.
Illuminazioni e riflessioni sull'aggiornamento: il Brian combattivo e agguerrito del primo capitolo qui sembra decisamente rammollito. Ma cercate di capirlo. Era partito tutto baldanzoso con l'idea di sbugiardare Matt e - permettemi il francesismo - cordialmente smerdarlo davanti alla compagna. Solo che oggi realizza che Gaia è già stata informata di tutto. Di loro. Ha praticamente perso ogni senso, la ripicca, e adesso c'è piuttosto da decidere cosa fare di un rapporto che non ha più ostacoli.
Nel prossimo post vedremo in che direzione orientare la faccenda...
Grazie infinite a Preferiti e Seguiti, e una letterale standing-ovation per chi è stato tanto buono da recensire.
Ice Warrior: davvero non ho parole per esprimere la gioia - e l'imbarazzo - che ho provato nel leggere la tua recensione. '^^ Non merito nemmeno un quarto dei tuoi complimenti, specie perché ho scritto cose nettamente migliori di questa nient'affatto ambiziosa cosetta: ma ti ringrazio davvero con tutto il cuore. *-* Spero anch'io che continuerai a leggere, e che il tuo gradimento non diminuisca. Ciao! ^O^
TimeWarpAddicted: è splendido sapere che leggi anche questa *-*. Ti ringrazio di tutto cuore. <- Sto ancora cercando di farmi perdonare per .:SS:., ahem. Giuro che idealmente non l'ho abbandonata. Però... però ho tante altre cose da cui farmi ispirare, uff. Accidenti. Comunque il nuovo capitolo è a buon punto, quindi non disperate. Eh! Mi piace il politically incorrect, dunque ritieniti dispensata dal farmi ulteriori complimenti. E, sì, sarà una storia un po' acre. Ma con un finale più lieto
twy: è vero, ho sempre pensato anch'io che questa canzone fosse slashabilissima! xD Concordo sul non-cinismo di Brian. Io non capisco come si faccia a credere che, tra i due, quello coccoloso e carino sia Meffiu. E' talmente evidente che
Fruscio_di_Anime: a te ho risposto privatamente per rassicurarti sui miei esperimenti SBRL. Controlla la tua mail! :p Ti rinnovo i ringraziamenti qui.
Che altro? Buone vacanze a chi le sta trascorrendo proprio adesso, a chi è appena tornato, a chi sta per partire e a chi resta in città
Un abbraccio a voi tutta da TrolleyCity e la sua affannata abitante,
Ardespuffy.