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Autore: Ardespuffy    09/08/2009    1 recensioni
Brian Molko è stato l'amante di Matthew Bellamy più a lungo di quanto possa sostenere.
Adesso, qualcosa deve cambiare.
[BM*MB]
Genere: Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Backstage.'
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They say your head can be a prison

 

 

 

They say your head can be a prison.

 

 

 

 

 

 

 

Domenica mattina e la testa che ronza come un dannato aeratore.

Ho solo il tempo di distinguere l’odore del caffè bruciato, prima che il freddo viscoso delle lenzuola venga rimpiazzato dall’aria affilata della nuda stanza.

Nudo suite, s’intende.

Rantolo ben poco dignitosamente, pronto a commettere omicidio in caso di un’intrusione del personale. O peggio. Giuro che se Forrest ha di nuovo avuto uno dei suoi incidenti con aghi, china e acqua ossigenata – e non ho idea di come ci riesca – chiedo una diffida. Non provo alcun desiderio di ritrovarmelo a meno di cento metri con un braccio quasi in cancrena e Stef che strilla di STARE CALMI da un capo del telefono.

Di nuovo.

Apro uno soltanto dei miei preziosissimi occhi, assumendo per naturale inclinazione l’aria di chi proprio non vuole seccature.

Come se servisse a qualcosa. Devo scartare bruscamente di lato per evitare che una rivista avvolta a cono mi colpisca sullo zigomo alla velocità di sei chilometri orari.

Il che, da più anni di quanto mi piaccia ricordare, vuol dire una cosa soltanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

That these are just conjugal visits.

 

 

 

 

 

 

“Caffè e giornale. Non iniziare nemmeno a lamentarti.

Gemo come fossi in punto di morte, rivoltandomi invano sul materasso inospitale alla ricerca delle coperte.

Che hai... fatto... al mio letto? Donna... orribile!”

Helen è una sfocata visione di raso nero su jeans sbiaditi. Ha lo stesso odore della fretta, della carta e delle madri.

Non mi permette mai di dimenticare che lo è. Una madre, intendo.

“Ho lasciato Cody dai miei, quindi non metterci troppo a tornare nel mondo dei vivi.

Eppure sarebbe tanto facile perderlo di vista. È così bella.

“Sono passata per accertarmi che fossi sopravvissuto, e, in caso affermativo, per tormentarti riguardo questa.”

Indica la rivista ora dispiegata sul cuscino, proprio accanto alla mia guancia.

L’enorme faccia da spettro di B.J. Armstrong mi fissa dalla copertina dell’ultimo Kerrang!, fresco fresco di stampa.

Che... vuoi da me?”

“Leggi la banda sul lato inferiore.”

Uh. È troppo presto per essere vanesi, ma certo non ritengo che una mia foto avrebbe fatto del danno. Qui c’è solo il mio nome in un orrido giallo senape su fondo rosso, appiccicato a quello verde acido di Matt. Accanto, in piccolo, qualcosa che ci indica come i frontmen delle rispettive alt-rock bands – i giornalisti del settore non hanno la benché minima idea di come operare una distinzione di livelli – e rimanda a pagina undici per l’articolo completo.

Sbuffo, gettandomi un braccio di traverso sugli occhi.

Hel, tesoro...”

“Il caffè, Brian. Si sta freddando.”

Al diavolo. Mi tiro su di scatto, mezzo sperando in uno svenimento che abbia il doppio risultato di far sentire in colpa la mia aguzzina e di liberarmene seduta stante – non accade. Grugnisco con dissimulata gratitudine nella plastica marcata Starbuck’s.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

People will dissect us
‘til this doesn’t mean a thing anymore.


 

 

 

 

 

 

Che Helen sia ancora in piedi mi irrita da morire, ma non oso chiederle di accomodarsi. Verrei sepolto dall’ennesima sequela di commenti pungenti su come sia lei ad occuparsi di nostro figlio e a girare come una matta per procurargli ciò che gli serve, oltre a tirare me fuori dai guai.

Maledettamente ingiusto. Per quell’unica volta che mi ha trovato un avvocato migliore di quello proposto da Alex – un consigliere fraudolento, ma con una ‘barba molto affascinante’.

Bellamy ci è cascato di nuovo, a quanto pare. Come sei riuscito a darlo in pasto ai lupi, questa volta?”

Donna di scarsa, scarsissima fede, Helen.

Però la sa lunga.

“Che tu ci creda o meno, non ho deliberatamente tentato d’incastrarlo. Abbiamo lasciato la festa e siamo stati beccati, tutto qua.

Poggio il bicchiere ormai vuoto sul comodino, prendo il portasigarette d’argento. Ne sfilo una e le faccio cenno di accendermela.

“Tra l’altro, avresti dovuto esserci. La signora Bellamy non vede l’ora di lavorare a maglia con te.

Helen sbuffa sonoramente, senza rifiutare la cicca che le offro. È l’unica donna di mia conoscenza a possedere uno zippo.

“Posso immaginare. La prossima volta ricorda d’invitarmi, te ne prego.

Non cogliessi distintamente l’ironia nella sua voce penserei che è davvero infastidita per non essere stata la mia partner alla festa. Ma è così che vanno le cose tra noi. Io non sarò mai il padre che desidera, e lei non sarà mai la compagna che mi si addice. Principalmente, perché mi conosce troppo.

Sfoglio con disinteresse la rivista abbandonata fra le lenzuola. L’articolo a pagina undici è un mezzo fiasco. Un’unica foto ritoccata, con la mia espressione di goliardico divertimento e il faccino traumatizzato di Matthew, precede un trafiletto di dettagli pretestuosi sul party e gli invitati, oltre al solito delirante buonismo sul risanamento dei rapporti fra Placebo e Muse. Quelli lì sembrano davvero convinti che con la nuova formazione abbiamo indossato il saio e ci siamo messi a predicare il perdono universale.

Però è un effetto curioso, essere di nuovo su carta patinata con Matt.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Don’t pretend you ever forgot about me.

 

 

 

 

 

 

Guardo le nostre braccia toccarsi, nell’immagine, e un senso d’acredine sembra smuovermi sin dall’esofago.

A volte vorrei davvero sentire il bisogno di chiedere scusa, per non essere capace di accontentarmi. Di andare avanti con i piccoli giorni di perfezione in cui inciampiamo per caso, nei ritagli di tempo fra il tuo disco e il mio tour. Fra la tua donna e mio figlio.

Qualcosa inevitabilmente cambia ora, Matt.

“Ho solo pensato che volessi vederla, prima che fosse Stef a chiamarti per non metterti in allarme.

Helen rilascia il fumo in un sospiro sardonico. Se scruto abbastanza a fondo riesco a vedermi riflesso nelle sue pupille: una desolata figura in boxer e t-shirt abbandonata nel centro di un lettone spoglio.

Il senso d’acido si fa più forte. Devo lavarmi i denti.

Ho solo l’opportunità di pensarlo, però, prima che quella di metterlo in pratica vada a gettarsi allegramente fuori dalla finestra. E tutto per lo squillo del mio telefono – evidentemente solo creduto spento.

Helen segue il trillo al mio posto, ritrovando l’aggeggio sul pavimento dietro il comodino. Mi lancia un’occhiata significativa, per poi prendere la borsa abbandonata ai piedi del letto e muovere verso la porta.

Ora che ci penso, non ho idea di come abbia fatto ad entrare.

Borbotto improperi indistinti e accetto la chiamata da numero ignoto, congedando Helen con un’alzata di spalle.

Nnnh. Sì?”

Bri. Sei sull’ultimo Kerrang! per la cosa della festa. Non allarmarti!”

Stefan ha il potere di mandare ogni volta a puttane il mio karma. E ne paga le conseguenze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Don’t pretend you ever forgot about me.

 

 

 

 

 

 

Gridare contro Stef può mettermi di buonumore meglio di una bella scopata, e richiede più o meno le stesse energie.

Lascio l’hotel nel primo pomeriggio e chiedo al taxi di portare me e il Billie Joe patinato presso l’appartamento inglese di Bellamy. Quando Matt me l’ha mostrato la prima volta non ha fatto che lagnarsi di tutto, dal colore delle pareti alla disposizione delle sedie in sala da pranzo; sarà questo a rendermi tanto contento che quel posto esista.

Però, mentre Gaia viene alla porta, realizzo che è passata abbastanza acqua da far crollare tutti i ponti erti a quell’epoca.

“Brian! Oh, tu hai... è magnifico vederti qui.”

No, carina, non lo è. Te lo leggo in faccia che sai già tutto quanto credi di dover sapere, ed è bastato a toglierti dagli occhi la sicurezza disgustosamente ignorante dell’altra notte.

“Spero mi perdonerai per essere piombato qui all’improvviso. In realtà credevo di trovare Matthew da solo.

La tipa incupisce al punto che inizio a temere un attacco fisico. Ma è colpa sua. Mi risparmierei la fatica di provocarla come faccio, non volessi scoprire quanto Matt abbia rivelato, e sono solo i suoi occhi a infondermi il sospetto.

“Beh, sei stato fortunato nella disgrazia.

Inarco un sopracciglio, ma la frase diventa chiara l’attimo più tardi – quando una pressione leggera sulla schiena annuncia che non sono più il solo sulla soglia.

L’odore della sua pelle s’espande come un alone. L’ingresso, la porta, il palazzo intero ne è pieno.

Mi chiedo come abbia fatto a sfuggirmi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Wouldn’t you rather be a widow than a divorcée?
Style your wake for fashion
magazines.

 

 

 

 

 

 

“Brian. Vieni dentro, ti aspettavo.”

Oh, questa è bella, Matt. Davvero bella.

Come diavolo hai intenzione di spiegarla?

Ho l’impressione ben poco vaga di essere all’oscuro di qualcosa che certamente mi compete sapere, e lo detesto.

Ciononostante mi lascio sospingere all’interno, con Gaia che si scosta dallo stipite in una mossa brutale e il tuo profumo senza volto a guidare i miei passi, dall’alto di una consapevolezza che t’invidio.

Ti concedo di pilotarmi fino al soggiorno, non oltre. Allungo il passo per sottrarmi al tocco insistente della tua mano fra le scapole – è irritante, lo sai? – e scelgo l’unica poltrona della stanza, lasciando il sofà a due posti per la tua signora.

D’accordo, ora ti vedo. E tu vedi me. Cos’hai intenzione di fare al riguardo?

Resto mio malgrado sorpreso quando estrai qualcosa dal marsupio che hai in vita – eww, per inciso – e un’altra copia di Kerrang! atterra sul tavolino da caffè.

Pensi che spieghi qualcosa?

Santo dio, Matt. Santo dio. Quando ho progettato di fare questo, costringerti a rivoltare il fazzoletto, non ho pensato neanche un attimo a come avrei agito quando fosse diventato evidente che avevi accettato.

Certo non avevo previsto di trovarmi in casa con la tua donna, in quel momento.

“Allora... è successo di nuovo.”

Hai un modo buffo di dirlo, guardandomi col capo inclinato di lato come un qualche tipo di cucciolo incuriosito. È la prima volta che ti osservo sul serio dopo un tempo infinito, ed è quasi irritante come tutto sia ancora al suo posto – la luce stupida nei tuoi occhi, per dirne una. Odio che tutti questi mesi lontano da me non abbiano avuto alcun effetto visibile. Che svolazzare in giro con la tua donna non ti abbia corrotto.

Credevo non sarebbe più potuto accadere. L’ultima volta, avevi detto di...”

Gomiti sulle ginocchia, intreccio le dita contro la fronte, sottraendo gli occhi alla tua vista. Sono a un passo dal massaggiarmi stancamente le tempie, e, credimi, è esattamente il genere di scena patetica che vorrei evitare ad ogni costo.

So quello che ho detto l’ultima volta. Avrei qualche difficoltà a dimenticarlo, dato che ha segnato la fine del nostro capriccio – come lo definivo al tempo.

Emetto un gemito prolungato, dita che corrono pericolosamente frustrate tra i capelli.

“Non c’entra niente, adesso. Piuttosto, vedi di risolvere con la tua bella. Mi è sembrata ben poco entusiasta di vedermi spuntare da queste parti, e del resto non posso biasimarla. È anche casa sua.

Dev’esserci una tale accusa, nel mio tono, da spingerti immediatamente sul chi va là.

“Gaia non vive qui, questo è il mio appartamento. Hai tutto il diritto di venire quando vuoi.”

Suona come una rivalsa personale nei confronti della donna che probabilmente sposerai, un patto di spazi da fissare tra voi. Come se la cosa non avesse nulla a che vedere con me. Come se fossi un ospite al pari degli altri.

Mi metti addosso una voglia aberrante di staccarti la testa a morsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Widow or a divorcée?
Don’t pretend, d-d-don’t pretend.


 

 

 

 

 

 

“E non dire che quello non c’entra niente, perché non è vero.

Levo la testa di scatto dalla pagina di giornale su cui ero concentrato, probabilmente sbarrando gli occhi con una certa ferocia.

“Prego?”

“Lo sai. Avevamo un accordo, ed è proprio di questo che stiamo parlando.

Non sei affatto intimidito, tutt’altro. È veramente ridicolo, ma non sembri neanche preoccupato. O spiacente, o arrabbiato, o – nessun sentimento negativo e nessuna aria grave.

Perché non ti sconvolge che io sia venuto qui spontaneamente per portarti via alla tua compagna?

“Non era un accordo, Bellamy. Per quello si deve essere in due. Stavo solo minacciandoti per spaventarti abbastanza da liberarmi di te.

Sputo fuori le vecchie storie, indebolite dalla mia stessa presenza. Non mi stupisce la tua espressione scettica, né l’ironia delle sopracciglia inarcate.

“Liberarti di me. Che suppongo sia proprio il motivo della tua visita, giusto?”

D’accordo, ecco cosa. Otto mesi fa ci hanno quasi beccati coi pantaloni alle ginocchia nel backstage della Music Hall, e ho giurato ad ambedue che, semmai fossimo stati paparazzati insieme di nuovo, sarebbe stato come coppia vera e propria invece che amanti clandestini. La cosa ha terrorizzato entrambi al punto da spingerci a convogliare ogni energia nell’evitarci assiduamente, almeno fino all’altra sera. Eri con la tua futura moglie e sei finito con la mia lingua in bocca su di una scala antincendio, per di più immortalato a sorpresa in un’imboscata. E adesso io sono qui, con quel patto stupido a riecheggiare nelle orecchie, disposto a verificare il ruolo che intendi farmi ricoprire ancora nella tua vita perfetta. Sono corso qui perché dietro una foto sfocata c’è la sola possibilità che ho di tornare sui miei passi senza far ammenda, e ti rivoglio al punto da lasciare che la speranza prevalga sull’unica cosa che non ti ho mai concesso di togliermi di dosso – l’orgoglio.

Ecco quant’è profondamente ridicolo tutto questo.

Non devo neppure aprire bocca. So che me lo leggi in faccia, come sei sempre stato un po’ troppo abile nel fare.

Sei l’unico a poter agire in qualche modo, adesso; io sono qui, ed è già abbastanza. È già tutto.

“Ho parlato a Gaia di te, dopo la festa. Continuava a fare domande, su noi, su Helen – spero stia bene, a proposito.

Ecco un’altra cosa che non tollero. Non sei mai stato geloso di lei neppure per un minuto, e Helen è la madre di mio figlio. Hai sempre avuto la sicurezza d’essere per me più importante di lei, anche quando forse non avresti dovuto esserne troppo certo.

“In splendida forma. Ha ancora quel modo favoloso di buttarmi giù dal letto.

Sei talmente rilassato che osi sorridere allegramente alla mia replica, quasi fossi qui a uso esclusivo del tuo dileggio personale.

Falla finita, ringhierei, non fossi teso allo spasimo nell’ascoltare le tue stupide confessioni a cuore aperto.

È una vera stilettata – colpo basso, Matt, schifosamente basso – quando scoppi in un riso terrificante e mi punti un dito contro.

“Non fingere con me, Brian. Lo sai già che non funziona.

Vorrei proprio sapere di che diamine stai parlando, ma inizio ad irritarmi oltre la soglia del discorso intelligibile.

Quello, e Gaia compare sulla porta con occhi di tempesta, le braccia strette al petto.

Ti vedo prendere atto della sua presenza con un’occhiata di striscio, relativamente seria rispetto al ghigno idiota che hai usato con me.

Non ho la benché minima idea di come stiano evolvendo le cose, né sono troppo convinto di volerlo scoprire. Meglio per te non stai cercando di trascinarmi in qualche sordido triangolo amoroso, Matt Bellamy.

Perché a quel punto dovrei accettare, e chi può dire come andrebbe a finire.

 










_ * _













Bonjour! *O*
Sommersa dai bagagli e pronta alla partenza, vi regalo il secondo capitolo di questa storiella, che, a proposito, ha visto l'aggiunta imprevista di uno o due capitoli. '^^ Quindi, una four/five-shots, invece che una three. Non sono affatto quel che si dice una donna di parola. ù__ù
Il prossimo post è già pronto e arriverà inderogabilmente prima della fine del mese. Diciamo, dopo il 25/08. :)

Note sul capiiiitolo. Iniziamo con la mia passione, i riferimenti esterni:
1) Forrest e gli incidenti con la china xD. Poveraccio. Intendiamoci, non è che lo odi: è che ha la colpa di aver sostituito l'unico e solo Steve batterista dei Placebo, pour moi. L'ispirazione mi è venuta dal notare il numero sproporzionato di tatuaggi che ha, comunque; :3
2) B.J. Armstrong sulla copertina di Kerrang!. Doppio riferimento. Il summenzionato B.J.A. è il cantante dei Green Day, come sicuramente molti di voi sapevano perfettamente; Kerrang! è una rivista inglese di musica alternativa. Quando una mia cara amica è stata ad Oxford mi ha portato il giornale (dove, tra l'altro, c'era davvero un articolo sui Placebo che li dipingeva come buoni e bravi angioletti) e in copertina c'era proprio Messer Armstrong con i suoi degni compari (che mi sembra giusto citare: lo stupendoso Dirnt virgola Mike e l''interessante' xD Très Cool). In caso fosse rimasti perplessi per la temporalità: Kerrang! esce effettivamente anche la domenica; :)
3) Per quelli a cui fosse venuto un colpo nel leggere 'signora Bellamy': tranquilli, Brian sta solo facendo dell'ironia. Qui nessuna è la moglie di nessuno; però c'è Cody, e per la prima volta nelle mie fics le donne non sono una presenza da ignorare.

Illuminazioni e riflessioni sull'aggiornamento: il Brian combattivo e agguerrito del primo capitolo qui sembra decisamente rammollito. Ma cercate di capirlo. Era partito tutto baldanzoso con l'idea di sbugiardare Matt e - permettemi il francesismo - cordialmente smerdarlo davanti alla compagna. Solo che oggi realizza che Gaia è già stata informata di tutto. Di loro. Ha praticamente perso ogni senso, la ripicca, e adesso c'è piuttosto da decidere cosa fare di un rapporto che non ha più ostacoli.
Nel prossimo post vedremo in che direzione orientare la faccenda...

Grazie infinite a Preferiti e Seguiti, e una letterale standing-ovation per chi è stato tanto buono da recensire.

Ice Warrior:
davvero non ho parole per esprimere la gioia - e l'imbarazzo - che ho provato nel leggere la tua recensione. '^^ Non merito nemmeno un quarto dei tuoi complimenti, specie perché ho scritto cose nettamente migliori di questa nient'affatto ambiziosa cosetta: ma ti ringrazio davvero con tutto il cuore. *-* Spero anch'io che continuerai a leggere, e che il tuo gradimento non diminuisca. Ciao! ^O^
TimeWarpAddicted: è splendido sapere che leggi anche questa *-*. Ti ringrazio di tutto cuore. <- Sto ancora cercando di farmi perdonare per .:SS:., ahem. Giuro che idealmente non l'ho abbandonata. Però... però ho tante altre cose da cui farmi ispirare, uff. Accidenti. Comunque il nuovo capitolo è a buon punto, quindi non disperate. Eh! Mi piace il politically incorrect, dunque ritieniti dispensata dal farmi ulteriori complimenti. E, sì, sarà una storia un po' acre. Ma con un finale più lieto di quello che ho già in mente per SS delle altre! Grazie ancora e buona vacanze (e ora chi è politically correct?).
twy: è vero, ho sempre pensato anch'io che questa canzone fosse slashabilissima! xD Concordo sul non-cinismo di Brian. Io non capisco come si faccia a credere che, tra i due, quello coccoloso e carino sia Meffiu. E' talmente evidente che quella serpe di Molko trabocca di voglia d'essere amato! *-* Spero che il suo atteggiamento in questo capitolo non ti abbia delusa, e sia rimasto IC. (E' difficile restare IC quando non conosci davvero il C: diventa più che altro un tentativo di mantenerti fedele a te stessa e alla tua, di realtà. Chissà se ci sono riuscita.) Grazie ancora dal profondo del mio palpitante cuoricino cuoricioso bumbum <3.
Fruscio_di_Anime: a te ho risposto privatamente per rassicurarti sui miei esperimenti SBRL. Controlla la tua mail! :p Ti rinnovo i ringraziamenti qui.

Che altro? Buone vacanze a chi le sta trascorrendo proprio adesso, a chi è appena tornato, a chi sta per partire e a chi resta in città a leggersi le mie fics! E' la categoria che prediligo :°D
Un abbraccio a voi tutta da TrolleyCity e la sua affannata abitante,
Ardespuffy.
  
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