Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    23/04/2020    4 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La piccola porta conduceva direttamente all'interno di un chiostro alquanto ristretto e con i contorni dalla forma vagamente rettangolare. L'intera zona era circondata da spesse ed alte mura, identiche in tutto e per tutto a quelle utilizzate per la cinta.

Una sorta di piccola nicchia ricavata e situata nel lato destro del maniero.

Una posizione ed una direzione che risultavano entrambe piuttosto infauste. Perché coincidevano con il punto cardinale dell' Est.

Nessun mastro costruttore o esperto di architettura si sarebbe mai azzardato o a costruire una struttura rivolta verso quel punto, neppure in sogno. Neppure in quelli più arditi e spregiudicati.

E nemmeno negli incubi e nei deliri più nefasti.

E sia i brahmini indù che i monaci buddhisti evitavano con cura di far sorgere dei templi che guardarssero verso quell'orizzonte. Poiché...esso era maledetto.

Verso oriente. La porta da cui passano ed entrano i demoni.

Nulla di buono può arrivare da lì. Mai. Soltanto brutte cose.

Ma una simile disposizione era voluta.

Che venissero pure, i demoni. Da quel luogo ameno sarebbe dovuto sorgere il nuovo successore della Divina Arte dell' Hokuto Shinken, da lì a poco. Che avrebbe fatto strage di loro.

Perché il maestro della Divina Scuola di Hokuto non li teme, i demoni.

Ci convive e li affronta, giorno per giorno. Giorno dopo giorno.

Demoni dai molti nomi e dalle molte teste, che da sempre affliggono l'umanità tutta. E che l'uomo stesso ha creato, per sconfiggere un nemico ancor più orribile che crede si possa trovare ovunque.

E che invece non si annida dentro nessun altro posto che non sia sé stesso.

Demoni che hanno i volti e le fattezze dei sentimenti più bassi e delle sensazioni più spregevoli.

L'uomo teme di voltarsi nel buio. Teme che vi siano una zanna o un artiglio che brillino, lì nel mezzo di tutte quelle tenebre. Lorde e scintillanti di sangue, e pronte a ghermirlo e sbranarlo, per ridurlo a brani.

Teme che gli si possa posare sulla spalla la mano dell'assassino. Un assassino che fino ad un momento prima aveva osato chiamare fratello. Mentre nell'altra stringe il pugnale o lo stiletto pronto a tagliargli la gola, o a spaccargli il cuore.

Ma gli unici assassini e belve feroci che esistono sono quelle che l'uomo porta dentro il suo animo.

E che finisce per trascinare con sé, dovunque vada. Che lo voglia o no.

Demoni come rabbia, paura, odio, rancore, intolleranza, invidia, sete di vendetta.

Il successore di Hokuto é chiamato ad ergersi sopra a tutto questo. E a tutti questi.

Per sconfiggerli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si trovavano di nuovo l'uno di fronte all'altro.

Insegnante ed allievo. Padre e figlio.

“Ecco fatto” disse Ryuken. “Qui nessuno verrà a disturbarci. All'apparenza sembrerà anche a te un po' angusto, ne convengo. Ma trovo sia l'ideale.”

In efffetti non aveva tutti i torti. Quelle mura che circondavano su di ogni lato, così a ridosso ed in uno spazio così ristretto...davano una sensazione a dir poco opprimente.

Sembrava dovessero venire giù e crollare sulle teste di chi vi stava sotto, fino a seppellirlo per sempre. Fino a nasconderne in eterno le spoglie e le bianche ossa.

Anche Kenshiro si era sentito come schiacciare e soffocare, mentre dava una rapida occhiata intorno allo scopo di prendere subitaneamente conoscenza e confidenza con quel luogo nuovo ed inesplorato.

Quella porticina, all'interno del salone principale, l'aveva notata da sempre. E lo aveva particolarmente incuriosito, non sapendo dove potesse portare.

Ma che esistesse un luogo simile all'interno della dimora dove era nato e cresciuto, e dove aveva passato praticamente tutta la sua infanzia e giovinezza...no, questo non lo avrebbe mai potuto immaginare.

Aveva quindi cercato di raccogliere più informazioni possibili dal punto di vista prettamente visivo, nella breve frazione di minuto che lui e suo padre avevano impiegato per raggiungere il centro del minuscolo cortile di pietra. Ed il tutto senza dare nell'occhio o rischiare di apparire anche solo leggermente turbato agli occhi del suo tutore.

Piccole, tipiche deformazioni professionali da parte di chi si allena da una vita intera. E da chi spende un'altrettanto intera vita per la lotta e per le arti marziali.

Si sviluppa l'inevitabile tendenza a considerare ogni ogni casa, ogni luogo in cui ci si trova a passare o a frequentare, anche per pura casualità od evento fortuito, come un potenziale campo di battaglia.

Un campo dove si sta per svolgere un combattimento mortale.

Un combattimento che ci riguarda personalmente.

E quindi, la prima e in assoluto migliore cosa da fare, rispetto ad ogni altra...é memorizzare la conformazione dell'arena che ci ospita.

Si studiano le possibili vie di fuga, i punti dove possono sopraggiungere eventuali nemici o attacchi da parte di essi, le peculiarità da poter sfruttare ed i possibili pericoli da cui doversi guardare.

Si sentiva davvero sciocco, a comportarsi così. Ma non poteva proprio farne a meno, neanche se avesse voluto. Per via di uno strano, stranissimo presentimento.

Aveva come l'impressione che, nonostante i modi alquanto affabili ed amichevoli, suo padre lo avesse fatto convocare e portato lì con delle intenzioni ben precise. Che non erano certo quelle di chiacchierare o di intrattenersi in una conversazione.

No. Lo scopo della chiamata era di sicuro ben altro.

Doveva essere ben altro. Anche se era difficile, molto difficile, da poter credere.

Eppure lo sentiva. Lo aveva percepito chiaramente. Fin troppo chiaramente.

Aveva sentito l'aura combattiva del vecchio maestro iniziare ad espandersi, sin dal momento del suo arrivo. Iniziare ad aumentare di intesità e di volume, gradatamente ma inesorabilmente. Sempre di più.

Lui, per contro, non aveva ancora iniziato a farlo. Anche se era ben conscio che stava commettendo una leggerezza di quelle che potevano costare caro. Molto, molto caro.

Avrebbe dovuto farlo anche lui, come minimo. Per farsi trovar pronto, e non correre il rischio di farsi cogliere impreparato o beccare in contropiede.

Ma era perfettamente inutile. Non se la sentiva.

Possibile che il grande Ryuken...fosse sul punto di attaccarlo da un momento all'altro?

Possibile che suo padre, o colui che considerava tale...l'uomo che lo aveva cresciuto ed allevato come e meglio di quello che avrebbe potuto essere il suo genitore autentico, avesse delle intenzioni omicide nei suoi confronti?

Possibile che volesse davvero...che lo volesse veramente ucc...

“Padre!!” Gli disse. “Cosa...cosa avete intenzione di fare?”

La domanda gli era uscita spontanea. Prima che il dubbio, e nella fattispecie QUEL DUBBIO, iniziasse a farsi starda nella sua mente. Per impedire che si potesse dipanare oltre.

“Come ti ho detto in precedenza...apprezzo molto l'onestà e la sincerità” rispose il vecchio monaco. “Ed é proprio per questo che non riesco a capire il tuo comportamento. Devo vederci chiaro, figlio mio. Una volta per tutte, o non sarò in grado di prendere una decisione definitiva.”

“Il...il mio comprtamento, dite?”

“Esatto. Vedi, Kenshiro...io ho un sospetto. Ho il forte sospetto che tu mi stia nascondendo qualcosa.”

“Che...che cosa intendete dire, padre?”

“E' proprio così. E' come ti ho detto prima. Credo proprio che tu non me la stia contando giusta. Ma proprio per niente.”

“Io...io non capisco. Vi giuro che non vi capisco.”

“Ma capisco io, invece. E fin troppo bene. Sarò anche vecchio, ma non sono certo stupido. E nemmeno rimbambito. La verità...la verità é che tu sei molto più potente di quanto sembri. E di quanto tu sia disposto a voler ammettere. Ma anche più di quanto tu sia disposto a voler far credere, aggiungo. Perché sembra che...si, certe volte ho come l'impressione che tu stia facendo di tutto per mostrare e dimostrare l'esatto contrario. Quando hai affrontato Jagger, ad esempio. Ti sei limitato semplicemente a toccare gli tsubo che gli avevo contrassegnato sul petto, causandogli un livido su ciascuno di essi. Ma ce lo avevi in pugno, sin dal primo scambio. E quell'imbecille osava persino ridere, alla fine del duello! Come se davvero avesse potuto pensare di esser lui, ad avere vinto! Sarebbe bastato solo che tu avessi colpito i suoi punti segreti di pressione un po' più forte di quanto hai fatto, e...lo avresti fatto a brandelli. Lo avresti potuto ridurre a pezzi, senza il benché minimo sforzo, riducendo il suo intero corpo ad un ammasso di carne sanguinolenta. Ti sarebbe stato sufficiente concentrare una minima quantità del tuo spirito combattivo all'interno di essi, per ottenere ciò. Perché glieli avevi danneggiati, tutti quanti. Me lo ricordo con estrema esattezza.”

Kenshiro si limitò ad osservarlo, senza profferire verbo alcuno.

“Vuoi che continui?” Lo punzecchiò il maestro. “Visto che lo hai tirato in ballo poco fa...quando tu e Raoul vi siete ritrovati a fronteggiare quella gigantesca tigre che avevo fatto appositamente catturare per voi, ebbene...sappi che tuo fratello si é sbagliato, Kenshiro. E di grosso, anche. Quella gigantesca belva non aveva affatto rinunciato ad attaccarti perché non ti considerava un valido avversario. Tutt'altro, se mai. Si é comportata a quel modo perché era praticamente pronta a morire, contro di te. Ha riconosciuto la tua indiscussa superiorità. Al punto che ha finito col sottomettersi docilmente, in attesa del colpo di grazia. Contro Raoul, invece...anche nel caso di Raoul aveva paura, ma ha trovato lo stesso la forza ed il coraggio di attaccare. Gli animali, ed in particolar modo quelli feroci...agiscono per istinto, figliolo. Conoscono ed intuiscono per istinto il mestiere e l'arte dell'assassinio. E quando si imbattono in un nemico che li sovrasta sia per forza che per capacità...all'inizio possono tentare la fuga o rimanere paralizzati dal terrore. Ma nel momento stesso in cui si debbano rendere conto che si ritrovano con le spalle al muro, e senza più alcuna via di fuga disponibile, si lanciano a testa bassa contro la minaccia incombente e non esitano a giocarsi il tutto per tutto. E se mai si dovessero trovare di fronte a due avversari che gli sono entrambi superiori, lo sai cosa fanno? Si scagliano contro quello che valutano come il più debole tra i due, ecco cosa fanno. E questo cosa mai dovrebbe significare, secondo te? Rispondimi, te ne prego.”

“Hmm, no.” proseguì, davati all'ostinato e reiterato silenzio da parte del più piccolo tra i suoi figli adottivi. “Non c'é bisogno che tu mi risponda, in effetti. Quel giorno la tigre mi ha dato una risposta già di per sé più che eloquente. Aveva riconosciuto subito chi fosse il più forte, tra voi due. Da subito. Eppure, nonostante questo...le volte che lo hai affrontato te ne sei sempre rimasto lì inerme, a farti massacrare di colpi senza opporre la minima resistenza.”

“E adesso te lo voglio proprio chiedere: PERCHE'?!” Gli fece. “Perché mai ti comporti in questa maniera? Perché mai continui a fare così?!”

Kenshiro seguitò a non dire nulla. Ma in quel suo silenzio vi era ben più di un'ammissione, oltre a un vago senso di consapevolezza mista a colpevolezza. Non poteva fare altro.

Si. Si sentiva colpevole, disonesto.

Ciò che aveva appena affermato suo padre Ryuken corrispondeva a verità. Alla più pura verità.

Era la verità sacrosanta, quella che era appena fuoriuscita per bocca del vecchio insegnante.

“Non puoi certo continuare in un modo simile” gli raccomandò quest'ultimo. “Se tu credi che sia un gioco, oppure uno svago...sappi che non é così. Non é affatto così. Questo non é un gioco, figlio mio. Siete ancora tutti e tre candidati. Tu, Raoul e Toki. Siete ancora tutti e tre in lizza per la successione. Ed é una battaglia senza esclusione di colpi. Non esiste altro posto all'infuori del primo. E non c'é un podio per chi arriva secondo. Chi non ce la fa...troverà l'oblio, ad attenderlo.” “Arrendersi alla realtà dei fatti” gli spiegò. “Oppure...morire. La pietà, la cortesia e le premure non sono ammesse, in nessun caso. Raoul stesso non esiterebbe ad ucciderti, se un simile atto dovesse servirgli ad ottenere e garantire la supremazia. Lo farebbe senza la minima esitazione, e non verserebbe nemmeno un lacrima sulle tue spoglie. E ti posso assicurare che per Toki sarebbe uguale, anche se a prima vista non sembrerebbe. Su quel punto é risoluto almeno quanto suo fratello maggiore, se non di più. Non ci penserebbe due volte, se si ritrovasse costretto a farlo. Persino Jagger lo farebbe, anche se non é minimamente alla vostra altezza. Ma é così pazzo e scriteriato che lo farebbe lo stesso, pur di ottenere il titolo. In particolar modo con te. Quello...quello ti odia, Kenshiro. Ti eliminerebbe con le sue stesse mani, se solo potesse. E se solo ci riuscisse. Ma sta pur certo che se gli capitasse anche solo un'occasione, non se la lascerebbe di certo sfuggire. E' disposto a tutto, pur di impedirtelo. A te più di chiunque altro. Potrà suonar strano, ma pare che sia proprio questo il vero motivo per cui cel'abbia così tanto a morte. L'origine del suo smisurato rancore. Sembra che sia ben conscio di non poter competere con i suoi due fratelli più grandi, sia dal punto di vista dell'abilità che della tecnica. E che quindi abbia deciso di rivalersi in ogni modo nei tuoi confronti per compensare il suo terribile complesso d inferiorità. Probabilmente pensa che se non é superiore almeno a chi gli sta sotto per età anagrafica, la sua vita valga meno di zero.”

“E' proprio il discorso che ti ho fatto in precedenza” precisò. “Quando un animale si trova con le spalle al muro attacca l'avversario che considera più debole, a suo giudizio. Anche se non é certo questo il tuo caso.”

Niente. Anche quest'ultimo sermone non aveva sortito alcun effetto, e non solo quello sperato.

L'ultimo dei suoi figli aveva deciso di perdurare a rimanersene trincerato dietro quella coltre di ostinato mutismo. Talemente risoluto da risulatre persino illogico, allo sguardo di un eventulae prossimo.

Anche Ryuken, dall'alto della sua mirabile placidità ricavata dalla saggezza, iniziò a spazientirsi.

Quella condotta stava iniziando a dargli davvero sui nervi.

“Kenshiro!!” Gli urlò contro. “Ti informo che io non vi sto allevando per passatempo o per puro compiacimento, sappilo! Ho addestrato voi tre, ed ognuno dei miei discepoli con lo scopo preciso di trovare tra voi il successore! E' questo, l'unico motivo per cui vi ho preso con me. Io non me ne faccio nulla di figli che vogliono soltanto fare i figli e basta! Non mi serve, tutto questo. E' chiaro? Non mi serve a nulla! E non posso tenere con me un figlio che non dimostra alcun interesse per quel che gli voglio tramandare! Se non ti importa nulla, dei miei insegnamenti...te ne puoi andare, anche subito. Non mi servi, così. Non mi servi!!”

“Ed ora...” lo esortò, “...sbrigati a rispondere a quanto ti ho chiesto. Dì, qualcosa! Ora! Oppure...vattene da qui, subito.”

“Padre” gli disse il ragazzo, senza minimamente scomporsi. Ma decidendosi finalmente ad aprire bocca. “Quel che avete appena detto...é tutto vero. E lo so bene. Sono a perfetta conoscenza, di come stanno le cose. Anche tra me e i miei fratelli maggiori. So tutto.”

“Ma, allora...” mormorò il vecchio, apparentemente confuso. “...Allora perché...perché continui a fare così. Ti stai forse...”

“No” fece il giovane. “Assolutamente. Non é come pensate. Non é assolutamente come state pensando. A dirla tutta...non saprei spiegarvelo con certezza, il perché io faccia così.”

“Forse...può essere semplicemente per pudore” rivelò subito dopo. “Forse può essere solo per questo. O magari perché, inconsciamente, temo di poter fare del male ai miei compagni di addestramento. Ed io...non voglio rischiare di ferirli o menomarli. Non voglio assolutamente che ciò accada. Proprio come ho detto io, e voi prima di me...sono e restano pur sempre vostri figli, proprio come me. E sono anche i miei stimati fratelli. I miei fratelli maggiori. Mi vi posso...vi assicuro che...”

Si prese una breve pausa, come a voler scegliere per bene le parole da dire, sotto agli occhi attenti e severi del suo anziano tutore. E la sfruttò per mettersi in ginocchio al suo cospetto.

Saggia decisione la sua, per certi versi. Aveva il sentore che da ciò che avrebbe sia detto che fatto da lì a poco sarebbe dipesa la sua permanenza dentro all'accademia.

Sarebbe dipeso il suo intero futuro. E forse...non solamente il suo.

“Vi posso assicurare che non era certo mia intenzione volervi ingannare, se é ciò che avete pensato. E se per caso l'ho fatto...scusatemi.”

La sua gamba destra si piegò, fino a toccare il pavimento con l'esatto punto in cui faceva angolo. Vi poggiò quindi sopra la mano corrispondente, in segno di pentimento e penitenza.

Non che avesse qualcosa di cui pentirsi o fare ammenda, ma in certi casi...meglio fare il primo passo per primi, onde evitare equivoci. Anche se si sa benissimo di non essere in torto di alcunché.

“Vi chiedo perdono” disse, con voce contrita.

“Rialzati, Kenshiro.”

Queste furono le parole di risposta, da parte del vecchio.

Il ragazzo si rimise in piedi.

“Rispondimi solo ad una domanda” gli fece Ryuken.

“Vi ascolto, padre.”

“Dimmelo con sincerità. Vuoi diventare il nuovo successore della Divina Arte di Hokuto?”

“Padre, io...”

“Vuoi diventare il sessantaquattresimo maestro dell'invincibile tecnica della nostra famiglia? Dimmelo, Kenshiro. Ora. Voglio sentirlo pronunciare direttamente dalla tua bocca.”

“Io...io...”

“Vuoi diventarlo ad ogni costo? Anche se questo potrebbe significare mutare e compromettere sia il mio destino che quello di tutti gli altri miei figli, nonché dei tuoi fratelli?”

“Padre, ma cosa volete dir...”

“Silenzio! E rispondi a ciò che ti ho chiesto. Vuoi diventarlo? Anche se il nostro destino cambierà? Anche se il destino di noi tutti potrebbe cambiare, e di conseguenza anche il tuo? Lo vuoi?”

“Io...si, padre. Lo voglio. Lo desidero con tutto me stesso. Come...come potrei non volerlo? Come potrei non desiderarlo con tutte le mie forze? Come potrei non desiderarlo più di qualunque altra cosa al mondo? Ci sono cresciuto, con i vostri insegnamenti. Alle volte...alle volte ho come l'impressione di esseci addirittura nato, in mezzo. Ho imparato la vostra tecnica sin da quando ero fin troppo piccolo per poter capire. Ma ho accettato tutto, senza battere ciglio. Anche se ammetto che non sempre ne comprendevo l'utilità. Rinunciare...Rinunciare al titolo significherebbe rinnegare tutto quello che ho vissuto fino ad ora! Sarebbe come...equivarrebbe a rinnegare la mia stessa vita, capite? Non posso fare a meno, di volerlo. Esattamente alla pari di tutti gli altri. Esattamente come il resto dei miei fratelli! Non ho altra scelta, padre! Non ho altra scelta oltre che questa, ormai!!”

Nel corso di queste ultime parole il giovane si era come infervorato. Ma, d'improvviso...recuperò la calma mostrata fino a quel momento.

“E comunque...so che non dipende da me” concluse. “Mi rimetto alla vostra volontà, padre mio. Confido nel vostro giudizio, e non ho modo di dubitare. E sappiate che rispetterò la vostra scelta, qualunque essa sia.”

Ryuken rimase a squadrarlo, con l'espressione ancora impassibile.

“Alzati, figlio mio” lo esortò, dopo qualche istante.

Il giovane si rimise in piedi.

“Riguardo a quel che hai detto prima...ti posso giurare che non l'ho mai pensato, neppure per un secondo” gli confidò. “Ma il tempo stringe, purtroppo. Ed io...non credo di averne più molto a disposizione, ormai. Ho bisogno di risposte, figliolo. Di risposte certe.”

Kenshiro lo fissò, sorpreso.

“Padre!” Gli disse. “Ma che...”

“Voglio finalmente conoscere la reale portata della tua forza” osservò Ryuken, interrompendolo. “Voglio saperlo. A tutti i costi. E se tu non vuoi mostramela di tua spontanea volontà...vorrai dire che sarò costretto ad utilizzare le maniere forti. Vorrà dire che lo chiederò direttamente al tuo corpo. E al tuo spirito.”

“Ed ora...attaccami” gli fece.

“Come...come dite?!” Gli domandò il ragazzo, sblordito da quell'inaspettata quanto fulminante richiesta.

“Coraggio...attaccami!” Ribadì il vecchio, usando un tono ancoe più insistente.

“Ma...ma padre, io...”

“Esiti, dunque? E va bene. Allora ciò vorrà dire che...ti attaccherò io. In guardia, Kenshiro. E tieniti pronto.”

“Ma...padre!” Obiettò suo figlio. “L – la vostra malattia...il cuore...voi...voi n – non potete...”

“Non pensare a quello, ora” gli ordinò perentorio il maestro. “Bada a te, piuttosto. E stà molto attento.”

Spalncò entrambe le braccia ed iniziò a muoverle, facendole roteare in senso contrapposto con gesti molto ampi, lenti e quasi solenni, tracciando una serie di cerchi nell'aria. Poi, dopo averle unite al centro del proprio corpo e per la precisione all'altezza del petto, le estese in direzione di colui che aveva di fronte.

E a quel punto, nell'istante immediatamente successivo a quell'esecuzione...accadde una cosa alquanto strana, a dir poco bizzarra. Per non dire assurda.

L'attimo dopo la sua figura sembrò sbiadire.

Si, fu proprio così. Sbiadì. Non vi era altro modo, per definire quel singolare fenomeno.

Fu come se la sua pelle, i suoi abiti, i suoi colri, i suoi contorni e persino i suoi lineamenti avessero di colpo perso qualsiasi consistenza e sostanza.

Ci si sarebbe potuto guardare persino attraverso, volendo. Proprio come se ci fosse potuti trovare alle prese con un'apparizione o un fantasma. Sempre ammesso e non concesso che avessero potuto realmente esistere.

Ma un vero maestro e custode della leggendaria tecnica di Hokuto deve imparare a non stupirsi mai e più di nulla. Poiché sono in verità ben poche le cose che un uomo impara fondo, nel corso della propria vita e prima di morire. E tra di esse...

Tra di esse c'é che TUTTO E' POSSIBILE.

Da quell'immagine quasi evanescente iniziarono da subito a dipanarsi una serie di duplicati sia a destra che a sinistra di essa, pressoché identici, che cominciarono a scorre per ogni dove in un moto continuo ed incessante.

Era incredibile. Sembrava una magia.

Sembrava davvero una magia. O un sogno.

Kenshiro guardò di sfuggita le immagini illusorie mentre gli stavano avanzando lungo entrambi i lati, a cortissima distanza. Si stava sofrzando con ogni mezzo di apparire pressoché impassibile, ma si vedeva fin troppo bene che era chiaramente confuso e disorientato.

Non poteva che essere un'allucinazione.

DOVEVA ESSERLO. Per forza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come ve la passate?

Spero bene, tutti quanti.

Pare che pian piano il Lock – down si stia iniziando ad allentare.

E direi, aggiungo.

Posso portare giusto il mio esempio, ma in questi due mesi abbiamo continuato a lavorare, nel rispetto del protocollo di sicurezza sanitario. Con mascherina e quant'altro. E di contagi non ne abbiamo avuti.

Perciò, se ce l'abbiamo fatta noi...

Scherzi a parte, almeno tornare a lavorare é importante. E non solo per tenere impegnata la gente.

Se non ci si dà una mossa...molte imprese rischiano di chiudere, dopo un blocco così prolungato. E per sempre.

Rischiano di non riaprire mai più. E potrebbe scatenarsi un'emergenza ancora maggiore di quella con cui abbiamo fatto i conti fino ad ora.

Poi, una volta che si avrà riaperto tutto...starà a noi, gente.

Occorrerà responsabilità.

Se ci riversiamo tutti in strada come e peggio di prima ricomincerà tutto da capo.

Vedendo alcune immagini sui TG...dove si vedono animali a passeggio che parevano scomparsi da tempo...mi é venuto un pensiero assurdo.

Sarebbe bello se imparassimo a rispettarli. E a donare anche a loro un poco di spazio.

E di non costringerli più ad andare in giro di notte, quando l'uomo non c'é.

Ma mi rendo conto che é un'utopia.

Cambierà davvero qualcosa, nel nostro modo di porci rispetto al mondo e al resto degli altri esseri viventi?

Ne dubito. Tornerà tutto come prima, a mio giudizio.

Nessuno impara mai nulla, purtroppo.

Ma veniamo al capitolo.

Allora? Che ve ne pare? Vi sembra abbastanza stuzzicante, come idea?

Ma presumo che molti di voi, già dall'episodio scorso, avessero già capito dove si stesse andando a parare.

Ho voluto mostravi quello che nella serie non é mai accaduto. Ma che forse tutti avremmo voluto vedere, almeno per una volta.

Un bel combattimento tra Kenshiro e Ryuken.

Sono curioso di sapere che ne pensate.

Ed ora veniamo all'angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a Kuumo no Juuza e vento di luce per le recensione all'ultimo capitolo.

E una menzione particolare (e d'onore) ad una stimatissima collega, collaboratrice nonché amica (di penna) e musa ispiratrice per quanto riguarda una mia vecchia ed ancora oggi apprezzatisssima storia. La prima long che ho finito, da quando ho cominciato a scrivere su EFP.

Parlo di innominetuo, che ha deciso di fare il suo graditissimo ritorno e di recensire i primi tre capitoli.

A lei un grazie davvero tutto speciale.

Bene. Direi che é tutto.

Grazie ancora a tutti e...alla prossima!

 

 

See ya!!

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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