Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    24/03/2020    5 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giovane parve esitare, a fronte di quella richiesta. E per un solo quanto breve istante decise di rimanersene fermo sulla porta.

Poi obbedì, raggiungendo il vecchio maestro con passo deciso.

“Mi dispiace” gli riferì anzitutto quest'ultimo. “Probabilmente devo averti costretto ad interrompere il tuo allenamento mattutino, anche se per poco.”

Subito dopo quell'osservazione rimase a fissarlo in silenzio, come in attesa della sua probabile replica.

Il ragazzo portava una casacca color grigio scuro. Quella che solitamente veniva usata in allenamento durante i confronti diretti. E nelle occasioni di rappresentanza, specialmente con i praticanti di altri stili e discipline, visto che era l'uniforme che da sempre contraddistingueva gli allievi della divina scuola. Il capo era poi impreziosito da un paio di spalline di metallo lucido e ben levigato, che emanavano riflessi arancioni alla luce tremolante della fiamma prodotta dal grosso braciere.

“Non preoccupatevi, padre” gli rispose Kenshiro. “Non fa nulla.”

“Invece no” lo corresse il monaco. “E' un allenamento molto importante. La fatica che si ottiene é ancora fresca, dato che ci si trova all'inizio della giornata. Ed il benessere che si ottiene in cambio é enorme. Sia per il corpo che per lo spirito.”

“E poi...” aggiunse poco dopo, “...so che é il tuo preferito.”

“Avete ragione, padre” ammise l'altro. “Amo la quiete ed il silenzio che regnano a quell'ora. Mi sembra di stare...di stare al riparo.”

Ryuken lo guardò incuriosito. E leggermente divertito.

“Al riparo, dici?”

“Si, padre. Mi sembra di poter stare al riparo dalla confusione. Dal frastuono e da tante chiacchiere inutili. E' come...come se quell'attimo fosse per me. Solo per me.”

“Molto bene” rispose compiaciuto il vecchio. “Continua sempre ad addestrarti. La costanza é fondamentale nelle arti del combattimento. Ma non solo. Mano a mano che gli anni scorrono, e che se prosegue con la propria esistenza, si riesce a comprendere che é tutto ed unicamente una questione di costanza. La costanza é tutto, figliolo. E' quello che ci fa andare avanti, giorno dopo giorno.”

Gli poggiò la mano destra sulla spalla corrispondente, e gliela picchiettò ripetutamente in segno di saluto. Sembrava davvero felice di vederlo.

“E' molto più importante di quanto tu creda” gli confidò nel mentre. “Cerca di comprenderlo ora che ti trovi in una parte della vita meravigliosa come la tua, nel fiore dei tuoi anni. Non aspettare di arrivare a divenire un vecchio come me, prima di capirlo.”

“Lo farò, padre.”

Il maestro sospirò sconsolato.

“Eh...é un assurdo controsenso che si ripete puntuale ad ogni passaggio di generazione. Sembra proprio che non se ne possa fare a meno. Dovremmo poter scorgere gli errori che fa chi arriva prima di noi, ed invece...non facciamo altro che ripeterli a nostra volta. Nessuno impara mai nulla. Pare proprio che ci tocchi commettere il nostro buon numero di sbagli, prima di iniziare a fare le cose per il verso giusto. Com'é triste, la condizione umana. La nostra condizione, Kenshiro. Perché siamo e rimaniamo umani, nonostante tutto. Nonostante tutto ciò che possiamo fare.”

“Padre, non...non dite così. Voi...voi non...”

“Non ci badare” lo interruppe Ryuken. “Sono solo vaneggiamenti di un povero vecchio, come ti ho detto. E agli anziani come me piace riempire la testa di ciarle alla gente che si vuol prendere la briga di starli a sentire. So bene che sai quel che devi fare. Ne sono più che certo. Così come so che stai lavorando davvero sodo. Fai bene. Di questi tempi ogni minuto di allenamento é prezioso. E non va né sprecato né sottratto, in alcun modo. Ti chiedo ancora perdono.”

“Non preoccupatevi, padre” ribadì Kenshiro. “Come vi ho detto poco fa, non c'é alcun problema. E' solo che...”

“Solo che?”

“A voler essere sinceri...non capisco il motivo di tanta premura. Non c'era...non c'era certo il bisogno di farmi convocare per una vostra udienza con così largo anticipo. Anche se mi aveste fatto chiamare questa sera stessa, sarei corso subito da voi. Immediatamente.”

“So bene anche questo, ragazzo mio. Ti conosco fin troppo bene, ormai. Sei sempre stato molto diligente su queste cose, nonché puntiglioso. Senza dubbio saresti venuto all'istante. Ma...avevo bisogno di riflettere. Ed inoltre...volevo che riflettessi anche tu. Per questo ho ritenuto opportuno farti mettere sull'avviso sin da questa mattina.”

Kenshiro rimase a scrutarlo a lungo, senza dir nulla.

Ryuken sembrò leggermente incupirsi, a quella reazione.

Certe volte non sapeva proprio come interpretarle, quelle lunghe occhiate provenienti dal più giovane dei suoi quattro figli adottivi. Ed accompagnate spesso da ancor più lunghi quanto enigmatici silenzi. Erano sguardi profondi e penetranti che lasciavano intravedere una saggezza, un acume ed una lungimiranza che mai ci si sarebbe potuti aspettare da un uomo di così tenera età. Ma la cosa veramente singolare era che Kenshiro sembrava esserne perfettamente al corrente, di questo.

Si. Ne era perfettamente a conoscenza, di questa cosa. Ed era come se avesse persino paura di parlare o di esprimersi, certe volte. Come se fosse consapevole di avere dentro di sé qualcosa che non gli apparteneva fino in fondo. E che non sentiva completamente suo.

Di qualunque cosa si trattasse, dava tutta l'impressione di essere lei a possedere lui, quando si manifestava. E non il quantomeno lecito contrario.

Un enigma, davvero. Non vi poteva essere parola più adatta ed indicata per definirlo.

Quel ragazzo aveva da sempre costituito davvero un enigma, per il suo tutore ed insegnante. Per quanto si sforzasse, in quei momenti non riusciva proprio a capire a cosa pensasse. Che cosa gli passasse per la testa di preciso. Mentre a lui, invece, bastava puntare gli occhi per un semplice attimo per comprendere al volo quel che provava o sentiva colui che gli stava davanti in quel momento. Tutto quel che risiedeva o ristagnava nel cuore di una persona.

Quegli occhi...quegli occhi ti scavavano dentro. Fin nel fondo dell'anima.

Ryuken, nel corso della propria vita, aveva conosciuto solamente un'unica persona capace di fare altrettanto. Una sola persona i cui occhi erano altrettanto lucenti e limpidi. Due porzioni di specchio in cui ti ci potevi riflettere. In cui, alla fine, non vedevi altri che te stesso.

La persona più grande e magnifica che avesse mai conosciuto. Possibile...

Era davvero possibile che il più piccolo tra i suoi allievi e discendenti fosse...

Era davvero possibile?

Doveva scoprirlo. Ad ogni costo.

“Kenshiro” gli disse, “come tu ben saprai...tra non molto verrà il momento in cui mi ritroverò a compiere la fatidica scelta.”

“Padre...voi...”

“Proprio così, figlio mio” lo interruppe di nuovo il maestro. “Dovrò scegliere il successore della nostra prestigiosa scuola.”

Il ragazzo sembrò trasalire, a quelle parole. Ed il vecchio, vedendolo sussultare a quel modo, abbozzò un sorriso. La sua espressione gioviale si fece ancora più marcata.

“Che ti succede?” Gli chiese. “Pensi forse di non essere all'altezza?”

“Non...non é questo, padre” rispose lui. “Il fatto...il fatto é che...”

Dava l'impressione di esitare, per qualche strana ragione.

“Coraggio” lo esortò Ryuken. “Lasciamo perdere le gerarchie e le formalità, almeno per questa sera. Ti chiedo di non pensare a noi due come insegnante e studente. E nemmeno tra padre e figlio. Per una volta...per una volta immagina che la nostra sia una sorta di amichevole chiacchierata tra conoscenti. Tra due conoscenti che non si vedono da lungo tempo. Non avere remore. Sentiti libero di esprimerti e dire ciò che vuoi. Anche il tuo parere potrebbe contare, e sappi che ci tengo a conoscerlo. Ci tengo molto.”

“Ecco, padre...se mi é permesso, in tutta onestà ritengo che che mio fratello Raoul sia molto più forte ed esperto di me. E pur vero che ha sviluppato sia un animo che un temperamento alquanto...impetuosi, di recente. Ma a voler essere sinceri...credo li abbia sempre avuti. E credo che la Divina Arte di Hokuto abbia finito per accentuare ulteriormente queste sue peculiarità. Ma resta il fatto che dal punto di vista della forza e delle conoscenze non abbia rivali.”

Ryuken annuì, in silenzio. Almeno inizialmente.

“Mh” fece. “Mi pare corretto. E poi? Continua.”

Kenshiro obbedì.

“E poi...” proseguì, “...e poi ci sarebbe Toki. Di lui...su di lui preferirei non esprimermi. Per il semplice fatto che non potrei nemmeno parlare. Cosa...cosa posso dire sul suo conto senza correre il rischio di apparire inadeguato? Ha la stesse capacità di Raoul. E addirittura lo supera dal punto di vista della tecnica, visto che...visto che é semplicemente perfetta. E a differenza di nostro fratello maggiore possiede un'indole mite, umile e gentile. E altruista. Sarebbe il candidato ideale, dal mio punto di vista.”

“Mh. Trovo che anche questo sia corretto. Ma...di te che mi dici?”

Kenshiro lo guardò.

“Di...di me, padre?”

“Si” gli confermò Ryuken. “Dici che tuo fratello Toki é di animo umile. E credo che lo sia almeno quanto lo sei tu.”

“I...io?”

“Si, figliolo. Anche tu. Anche tu lo sei. Ed infatti non ti sei voluto mettere nemmeno a confronto, con i tuoi due fratelli più grandi. Dal tanto che li ammiri...hai rinunciato praticamente da subito a farlo. Modesto come sempre.”

“Padre, io...”

“Lascia perdere. Non ti devi certo giustificare. Come ti ho detto in precedenza...la nostra non si tratta altro che di una chiacchierata informale tra vecchi amici. Ma, piuttosto...noto che non hai menzionato o voluto menzionare Jagger.”

Questa volta il tono della sua voce appariva leggermente sarcastico.

“Non...non voglio certo mettermi a voler sminuire l'abilità di qualcuno” spiegò il giovane. “Così come non voglio assolutamente mancargli di rispetto. Ma nel caso di mio fratello Jagger...forse sarebbe opportuno che qualcuno ponesse il sigillo sulla sua tecnica, prima che possa fare del male a qualcuno. Oppure a sé stesso. O che si possano verificare entrambe le cose.”

Si schermì, subito dopo aver pronunciato quelle parole. Forse doveva aver giudicato un po' troppo audace il suo ultimo e più recente commento.

Ryuken comprese il suo stato. E nel tentativo di rincuorarlo, decise di appoggiare in pieno la sua esternazione.

“Hai perfettamente ragione” puntualizzò. “Su Jagger, intendo dire. Forse lo farò, uno di questi giorni. Prima che possa mettersi ad andare in giro a far danni e a compiere delle scelleratezze. Dovrò davvero decidermi a farlo. O magari...chissà, forse é un compito che potrebbe spettare a TE.”

Kenshiro assunse nuovamente un'espressione stupita.

“Padre, io...”

Il monaco gli si fece ancora più vicino, e per la seconda volta una delle sue mani si andò a poggiare su di una spalla. La stessa mano e la stessa spalla di prima.

“Ritengo che la tua sia stata un'ottima analisi. Kenshiro” commentò. “Esaustiva ed esauriente. Tuttavia...devo confidarti che hai commesso un errore.”

“Un...un errore, dite?”

“Proprio così, figliolo. Hai scelto di non considerare la forza, come punto di partenza. E questo gioca a tuo favore. Devi sapere...devi sapere che molto tempo fa, i maestri detentori di tutti gli stili da combattimento e delle principali arti marziali caddero in un disdicevole quanto grossolano equivoco. Iniziarono a ritenere che la pura forza fosse tutto, per ciò che praticavano. Che fosse la risposta a tutti i quesiti e ai problemi. Le loro tecniche diventarono potenti. Ma anche rozze, grezze e brutali. E fu proprio allora che arrivò un uomo. Un uomo che aveva impiegato tutta la sua vita a perfezionare e forgiare una propria disciplina, basandosi su dottrine poco note. Al punto che oramai erano cadute in disuso e dimenticate. Un povero vecchio mezzo ingobbito dall'età e dagli acciacchi, eppure dallo spirito limpido e che ardeva più di un sole. Ebbene...quel vecchio lì sfido e li affrontò. E li sconfisse, uno dopo l'altro. Era sfuggente come l'aria e l'acqua. Non riuscivano a colpirlo, e nemmeno a toccarlo. Si muoveva ad una velocità innaturale, sovrumana. Un attimo prima era fermo, immobile come una statua. E l'attimo dopo...era capace di spostarsi di svariati metri nell'arco di pochissimi decimi di secondo. Chiunque osava fronteggiarlo ed era convinto di batterlo...finiva per mancarlo, sbilanciandosi e rovinando al tappeto. E mettendosi fuori combattimento praticamente da solo. Dimostrò a quella gente che si stavano sbagliando. Tutti quanti. Che la respirazione, il controllo assoluto dei movimenti, del proprio corpo e delle energie interne e la padronanza del ritmo, del tempo e dello spazio contano molto ma molto più della forza e dei muscoli.”

Il ragazzo lo ascoltava, come rapito. Adorava quelle storie. In esse vi era tutta l'essenza e la sostanza di quel mondo di cui anche loro facevano parte, se pur posti ad un gradino infinitamente più alto.

Perché per poter praticare e riuscire nella Divina Arte di Hokuto, é necessario oltrepassare tutti i livelli delle comuni arti marziali ed entrare in una sfera di coscienza superiore.

Quei racconti erano comunque gocce rare, perle preziose. Tesori nascosti nel profondo blu di un immenso mare. Di cui anche loro facevano parte. Perché era pur vero che paragonati agli altri si trovavano ad un livello completamente differente, come già detto in precedenza. Ma anche se occupavano un piano infinitamente diverso e distante...facevano tutti parte della stesa casa. Dello stesso palazzo. Le fondamenta erano le medesime. E questo non va mai dimenticato.

Esistono gocce più azzurre, più lucenti e più preziose. Ma condividono lo stesso oceano di tutte le altre loro compagne e sorelle. E tutte insieme ad esso danno vita, moto e anima.

Senza le une, non possono esistere nemmeno le altre. Non può esistere nulla.

E' IL TUTTO. Questo é il tutto.

“Forse l'esempio che ascolterai tra poco ti apparirà stonato e fuori posto” proseguì il maestro. “Persino io stesso lo considero tale. Ma é innegabile che viviamo nell'era della tecnologia, Kenshiro. E gli insegnanti devono adattare le loro conoscenze alle epoche in cui vivono, in modo che non diventino dogmatiche. Perché ogni volta che si forma un dogma...esso diventa LETTERA MORTA, figliolo. STATICA. E una cosa morta non serve più a nulla e a nessuno. La si può solo rimembrare e rimpiangere. Bisogna guardare avanti, invece. Rivedere i propri concetti, anche alla luce dei più recenti progressi scientifici. Perché...il Buddha lo si può trovare in un fiore solitario che spicca in un verde prato come nei circuiti e negli ingranaggi ben oliati e dalle linee pressoché perfette di una macchina. Il fine ultimo dell'essere umano é INNALZARSI, Kenshiro. Elevarsi al di sopra delle cose terrene. Questo lo puoi vedere in ogni cosa. Così come puoi percepire la voce di Dio nel fragore della cascata quando grida, o nel placido scorrere di un fiume quando sussurra. O come puoi vedere i suoi occhi nelle gemme dei frutti che ancora devono nascere e svilupparsi, o nelle stelle che ricoprono la volta celeste. Esistono tanti modi, al giorno d'oggi. Per quale motivo gli ingegneri e i carpentieri costruiscono palazzi e grattacieli sempre più alti e maestosi? Te lo sei mai chiesto? Per lo stesso motivo per cui un monaco come me, il grande Bodhidharma o chiunque altro abbia scelto ed appreso la via della trascendenza passa e ha passato ore, giorni, mesi e anni con la schiena contro le pareti di una grotta buia o il tronco di un albero nella parte più fitta di un'enorme foresta, sino a lasciarci l'impronta del corpo impressa sopra. Lo scopo di fondo é identico. Ma ti chiedo scusa, ho preso a divagare. Come ti stavo dicendo...tornando al discorso della forza, un popolo può costruire e possedere il più potente ordigno nucleare di questo mondo. E può usarlo per tenere sotto scacco e minacciare gli altri paesi. E può arrivare addirittura al punto di usarlo se si sente attaccato da qualche territorio limitrofo, o anche solo per pura e semplice rappresaglia. Ma ora io ti chiedo...che cosa accadrebbe se quest'ordigno venisse installato su di un missile, e al momento del lancio il laser di un minuscolo satellite ne colpisse la testata durante il conto alla rovescia?Accadrebbe che il missile finirebbe con l'esplodere ancora prima di partire. E che quella nazione di stolti verrebbe cancellata dalla faccia di questo mondo. Distrutti dalla loro stessa arma, ed ancora prima di riuscire farla entrare in funzione.”

“Raoul é davvero molto forte” disse il vecchio. “Ma sta commettendo un grosso sbaglio. E la cosa peggiore é che non se ne sta minimamente rendendo conto. Lui ritiene che la forza sia tutto. Che sia la risposta esauriente e definitiva ad ogni problema e ad ogni quesito. Ma non é così. Continuerà ad affannarsi per cercare e raggiungere la potenza massima, ogni volta di più. Senza accorgersi che essa é effimera, come la perfezione. E che più tenterà di avvicinarvisi, più essa gli sfuggirà da sotto al naso e si farà via via più lontana ed inafferrabile.”

“L – la forza, dite?!” Esclamò il ragazzo. “Ma padre...lo avete visto anche voi, nell'ultima prova a cui ci avete voluto sottoporre entrambi. Raoul...il mio fratello maggiore Raoul ha decapitato una tigre gigantesca, alta il doppio di lui! E lo ha fatto con le sue sole forze! Con...con una sola mano! Lo avete visto anche voi! Eravate anche voi, lì presente!!”

“Lo so, Kenshiro. Me lo ricordo bene, quel che dici. Ed é stato...davvero impressionante. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze. Mai. Non commettere lo stesso sbaglio di quell'idiota di tuo fratello Jagger. Non devi seguire ciecamente tuo fratello Raoul, né tanto meno prenderlo ad esempio. Tu non hai affatto bisogno di diventare forte quanto lui. La tua forza...quella di cui disponi adesso é più che sufficiente. E' molto, ma molto più importante capire come e quando impiegarla, sull'avversario, scoprendo i suoi punti deboli. C'é un momento...vi é un momento in cui il tuo avversario raccoglie tutte le sue energie, e si appresta a sferrare il suo attacco decisivo. Ecco...quello é il momento. L'attimo in cui si passa dalla difesa all'attacco. In quel breve, infinitesimale istante il tuo contendente...chi sta attaccando si ritrova con le proprie difese totalmente abbassate e sguarnite. Ecco. Quello é l'esatto momento in cui tu dovrai intervenire. Userai la tua forza e la sommerai a quella di chi ti sta di fronte, in modo da ritorcergliela contro. In questo modo...in questo modo stroncherai il suo attacco sul nascere. Lo colpirai prima che abbia la possibilità di portarlo a termine. Lo raggiungerai in pieno e di fatto gli impedirai di arrecarti danno. E ti assicuro che la quantità di forza da dover applicare é davvero minima. Non conta la quantità, Kenshiro. Conta la qualità, prima di ogni altra cosa. Realizzare il massimo tramite il minimo. Il massimo risultato col minimo dispendio di energie. Tutto il resto...non é altro che pura quanto semplice mediocrità. E' un arte mediocre, quella che si riempie di inutili fronzoli. Tieni bene a mente questo, e potrai sconfiggere qualunque rivale. Anche se é più potente di te.”

“Ma...come ti dicevo prima” puntualizzò poco dopo, “Tu parti dal presupposto che la scelta del successore derivi unicamente dal fattore tecnico, o dalla preparazione. O dall'esperienza. Oppure...dalla pura e semplice forza, giusto per ritornare al discorso che ti ho fatto in precedenza. O magari...dalla simpatia, anche.”

Ryuken sorrise.

“Ebbene...si” ammise. “Possiamo ritenere che l'ultima affermazione sia veritiera, almeno in parte. Ma lascia che ti spieghi meglio. La questione é molto più ampia di quanto si possa credere. E molto più complessa, anche se in realtà...é davvero semplice, una volta che si comprende come effettuare la valutazione corretta e si giunge alla tanto agognata soluzione. Tieni prima di tutto presente che la scelta non é solamente dovuta ad una pura questione di forza. Ma nemmeno di abilità. E neppure di tecnica. Quando ci si ritrova a dover scegliere un erede...si va prima di tutto ad intuito, in un certo qual senso. Contanto molto le intuizioni, le sensazioni...le impressioni. E conta soprattutto il cuore, figliolo. Le doti fisiche ed intellettive non bastano per ponderare la scelta del successore. Non sono sufficienti. La designazione non può avvenire unicamente attraverso il freddo calcolo. Se il tutto si riducesse ad una mera analisi scientifica delle capacità di un individuo, beh...sarebbe ben misera cosa, credimi. Anche la parte emozionale ed empatica riveste la sua importanza. Sto parlando dei sentimenti, ragazzo mio. La scelta del successore...deve essere per prima cosa spontanea. Deve venire dal cuore, come ti ho detto in precedenza. E' ovvio raccogliere tutti i dati relativi ad un candidato, ogni dato possibile. Anche quello é fondamentale, perché serve a farsi un'idea. Ma poi...bisogna trovare il coraggio di rompere gli schemi. Decidere in base alla situazione, o agli avvenimenti. O addirittura seguire l'impulso, il capriccio del momento. Perché il successore della Divina Arte di Hokuto é come il monarca. Come l'imperatore. E' il cielo a designarli, Kenshiro. Ed il cielo é più grande di noi tutti. Troppo grande. Fa parte di un processo enorme, immenso. Troppo immenso perché la nostra mente limitata di esseri umani possa sperare di comprenderlo o capirlo.”

“Come ti ho già detto prima” gli confidò poi, “Trovo che tu sia davvero molto onesto e sincero, figlio mio. Sappi che apprezzo molto queste tue qualità. E sei anche molto, molto umile. Forse un po' troppo, per i miei gusti. Ti ho già detto e ripetuto più e più volte che non dovresti sottovalutare e sminuire in tal modo le tue capacità. Sei molto più forte di quanto tu stesso possa pensare. E di quanto tu stesso sia disposto ad ammettere. Devi imparare ad accettarlo. Devi imparare a riconoscere la tua abilità, una buona volta. Devi convincertene. E' importante, se vuoi mantenere una condotta degna del ruolo che potresti trovarti a dover ricoprire.”

Kenshiro lo guardò attentamente, con un'espressione che stava a metà tra la sorpresa ed un lieve sbigottimento. Una leggera smorfia gli comparve sul suo viso, e le sue sopracciglia si inarcarono in modo appena percettibile.

“Suvvia” si schermì suo padre. “Ti stavo solamente prendendo un po' in giro, tutto qui. Nient'altro. Cosa vuoi farci...a noi vecchi piace ridere di tutto. Specie della serietà di voi giovani. Prendete tutto così maledettamente sul serio...per voi ogni cosa diventa una questione di vita o di morte. Ma vi capisco, é perfettamente normale. Combattete per difendere ciò in cui credete, e per quel che ritenete davvero importante. Ed é giusto, sacrosanto che sia così. Vi sentite...vi sentite il fuoco nelle vene. Avete addosso un'energia enorme, di cui spesso avete l'impressione di non sapere come utilizzare appieno. Con l'unico risultato che finite per disperderla. In mille rivoli ed in miriadi di direzioni, senza controllo, fino ad esaurirla del tutto. Ma voi...voi non ritenete che la cosa costituisca un problema. Ed é naturale. All vostra età...vi sentite potenti, e di possedere risorse illimitate. Ma ricorda che...nulla é infinito, a questo mondo. Nulla dura per sempre, o in eterno. E' meglio, molto meglio, che lo capiate sin da ora. Non aspettate di diventare vecchi come me, per comprenderlo. Sarebbe un grosso, grossissimo peccato. Puoi credermi sulla parola.”

“E comunque, non preoccuparti” aggiunse, col chiaro intento di tranquillizzarlo. “Non é tempo. Non ancora. Il momento non é giunto. Non ho certo intenzione di designare il successore oggi. Piuttosto...ti ho fatto chiamare perché nutro un piccolo dubbio.”

“Un...un dubbio, padre? Un dubbio, avete detto?”

“Esattamente, Kenshiro. Avei un piccolo dubbio che vorrei chiarire a tutti i costi. E credo...credo che tu possa darmi una mano a risolverlo, una volta per tutte?”

“I – io?!”

“Proprio così. Vorrei che tu mi aiutassi a trovare la soluzione. La risposta al pressante interrogativo che mi assilla.”

Detto questo, Ryuken si diresse con passo deciso verso una porticina laterale situata lungo le mura della stanza.

“Seguimi” gli disse, soltanto.

Il ragazzo obbedì e gli andò dietro, senza esitare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come promesso...eccomi con un nuovo capitolo!!

Non vi nascondo che é un periodo...piuttosto complicato. Per motivi che ben immaginerete, ragazzi. E su cui non starò certo a dilungarmi, poiché non é certo questa la sede.

Con la cara famigliola a casa, il tempo a disposizione per scrivere é piuttosto esiguo.

Ma é proprio in momenti come questi che non bisogna venire meno coi propri impegni.

La COSTANZA...é FONDAMENTALE.

E' TUTTO.

E quindi...non potevo certo mancare col mio aggiornamento.

Si sta a casa, e nel mio specifico caso...ci si muove solo per lavoro.

Opero nella farmaceutica, e non ci si può assolutamente fermare.

Produco componenti per flebo, siringhe, contenitori per farmaci, flebo e sacche di sangue.

Mi piace pensare che col mio lavoro posso salvare una vita in più.

Quindi...mascherina, guanti e AL LAVORO!!

Ma lascio il merito a medici ed infermieri, che di sicuro stanno faticando e rischiando ben più di me.

Voglio solo dirvi una cosa, ragazzi. Poi chiudo.

RISPETTATE IL PROTOCOLLO SANITARIO.

State a casa. Uscite solo per lo stretto necessario.

Qui da me, a Milano...tanta, troppa gente non lo sta facendo. Non si capisce se per stupidità o incoscienza. O semplice menefreghismo.

TANTO NON SUCCEDE A ME.

E' questo ciò che pensano, evidentemente.

Ma se porti in giro il morbo, pur non ammalandoti...di fatto PUOI UCCIDERE UN' ALTRA PERSONA.

Lo tengano bene a mente.

Ma passiamo al racconto.

Dopo due capitoli di religioso silenzio...qui si inizia a parlare. Ed é importante, dato che ritengo che é mediante I DIALOGHI che si delinea sia il CARATTERE che la MORFOLOGIA di un personaggio.

Spero vi piaccia.

Ancora una cosa: il maestro a cui accenna Ryuken é una persona realmente esistita.

Si tratta di MORIHEI UESHIBA, il fondatore dell' AIKIDO.

Una figura a dir poco mitica, leggendaria. A cui fecero riferimento persino dei grandi maestri di altri stili come il grande Karateka Shigeru Egami.

Si dice che vedesse gli attacchi dell'avversario sotto forma di scie di luce, prima ancora che egli li potesse effettuare.

E che quando combatté come soldato per il proprio paese, durante la guerra, con questa sorta di VISIONE EXTRA – SENSORIALE, riuscì persino ad evitare un proiettile sparato nella sua direzione, per poi disarmare e neutralizzare il nemico.

E che fosse in grado di spostarsi per svariati metri nel giro di una frazione di secondo.

Pare fosse davvero un individuo dotato di capacità sovrumane.

Leggende o meno...attuò comunque una rivoluzione importantissima, ai tempi. Fu indubbiamente vero che nelle arti marziali in generale cominciarono a dare un'eccessiva importanza alla forza muscolare e all'allenamento fisico, complice l'apertura all'occidente.

Ueshiba dimostrò che non va affatto trascurato l'allenamento sull'armonia del movimento, l'equilibrio ed il lavoro sull'energia interna.

Prima di concludere...arriviamo all'angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a Kumo no Juuza, vento di luce (a lei un grazie “retro – attivo” anche per la recensione al primo episodio), e l'amica e sempre presente Devilangel476 per le recensioni al capitolo precedente.

Ai primi due complimenti anche per le loro opere, che ho iniziato a leggere.

E come sempre anche un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà d lasciare un parere.

Mi raccomando, ragazzi.

Teniamo duro. Passerà anche questa.

E...STATEMI SANI, mi raccomando.

 

Alla prossima, e...

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

   
 
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