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Autore: Nope1233    23/04/2020    1 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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T/N's POV

 

Quando finalmente giungemmo in un posto riparato e lontano da occhi indiscreti tra dei fitti alberi, ci fermammo a prendere fiato gettando a terra i nostri zaini fin troppo pesanti. 

Isaac si accasciò a terra stringendo tra le dita i lunghi fili d'erba di quel'area incolta mentre con l'altra si stringeva la spalla sanguinante. Mi inginocchiai al suo fianco e cercai di stimare i danni che poteva comportare quella profonda ferita d'arma da fuoco. 

"Posso dare un'occhiata adesso?" chiesi.

Il ragazzo non rispose e, dopo avermi lanciato un'occhiata di disappunto, tolse la mano dalla ferita per darmi modo di osservarla. Fortunatamente, il proiettile lo aveva colpito di striscio perforandogli il muscolo e grazie al foro d'uscita compresi che fortunatamente non avrei dovuto estrarre alcun proiettile. 

"Dobbiamo lavare la ferita." dissi seria aprendo lo zaino per estrarre una bottiglietta d'acqua. "Lascia che..."

"No." sbottò stizzito tentando di mettersi in piedi. "Tienila per te, io starò bene."

"Isaac...Per favore, siediti."

"D-Dobbiamo muoverci."

Stava cercando di alzarsi mentre i suoi muscoli tremavano visibilmente e mi diede l'impressione che stesse tentando di sforzarsi per chissà quale motivo. Mi posizionai davanti a lui e, facendo peso sulla sua spalla sana, lo obbligai a sedersi a terra.

"C-Che cazzo fai...?" biascicò. 

"Smetti di fare il bambino." sospirai. "Prima mi dai la possibilità di fare questa cosa e prima possiamo andare."

"Tks." sbuffò, e compresi che quello era il suo solito modo di fare stizzito già visto in discorsi analoghi. 

Presi il piccolo kit di pronto soccorso e pulii la ferita di Isaac. Strinsi il bendaggio più forte che riuscii nonostante le minacce di morte del ragazzo di fronte al dolore che gli stavo provocando, ma lo ignorai concludendo il mio lavoro.

"Ecco fatto." dissi rimettendo la nostra poca attrezzatura al suo posto per poi porgere una mano al ragazzo per aiutarlo a mettersi in piedi. "Ora possiamo andare." 

Dopo la sua ennesima occhiata contrita, Isaac accettò il mio gesto. Ci rimettemmo gli zaini in spalla e ci muovemmo a passo lento verso una probabile destinazione; una qualunque che avrebbe potuto ospitarci almeno per quella notte.

Dopo qualche ora di completo vagare, scovammo una vecchia stalla abbandonato nascosta tra le campagne a pochi chilometri dal paese e decidemmo di pernottare lì. Non avremmo potuto accendere il fuoco dato l'alto rischio di essere scoperti e sperai che quella notte sarebbe stata meno fredda della precedente. Gettammo a terra un telo di plastica che ci avrebbe fatto da isolante, e posai al di sopra le due coperte che ci portavamo dietro da lunghi anni. Costrinsi poi Isaac a sdraiarsi per potersi riposare e raccolsi il mio ricambio di vestiti puliti che lavavo ciclicamente.

"Vado in paese." annunciai. "So che abbiamo pochi soldi ma cercherò di recuperare qualcosa da mangiare per i prossimi giorni, così non saremmo più costretti a fermarci."

"T/N..." mi chiamò Isaac a testa bassa, ed io mi voltai verso di lui con aria interrogativa. "Perchè ti fidi tanto di me?"

"C-Che domanda è?"

"Non abbiamo un piano, non abbiamo niente di niente."

Usò un tono parecchio malinconico, come se fosse totalmente abbattuto da quella situazione. Non lo avevo sentito spesso parlare in quel modo, e questo mi diede ancora più sospetti che ci fosse qualcosa sotto.

"Penseremo a qualcosa allora. Nel frattempo è meglio stare pronti." sorrisi per tentare di incoraggiarlo, ma non ottenni risposta.

Isaac rimase in silenzio continuando a scrutare la terra battuta che costituiva il pavimento di quella piccola stalla in disuso. 

"Non ha senso..." biascicò portandosi una mano sul viso per poi sbottare tirando un pugno a terra. "NON HA SENSO, CAZZO!"

"Isaac, non gridare. Non è proprio il momento."

"TU." ringhiò ancora alzandosi e venendomi incontro, fermandosi solo quando riuscii a sentire il suo pesante respiro scontrarsi con forza sulla mia faccia. "PERCHE' CAZZO NON HAI PAURA DI ME? PERCHE' CAZZO RIMANI QUI CON ME? NON HA SENSO!"

"Mi dici che ti prende?" chiesi alzando un sopracciglio con aria apatica. 

"VUOI DIRMI CHE DOPO QUELLO CHE E' SUCCESSO VUOI ANCORA STARMI ATTACCATA AL CULO?" gridò afferrandomi le spalle ed avvicinando ancora di più il suo volto al mio. "TI RENDI CONTO DI COSA COMPORTA?"

"Se vuoi che me ne vada, basta dirlo."

Isaac parve essere punto sul vivo perchè, dopo avermi osservato per qualche secondo con gli occhi sbarrati, allentò lentamente la presa fino a lasciar cadere le braccia lungo il suo corpo ed il suo sguardo scese fino a terra.

"E' che..." biascicò poco dopo. "Non capisco perché ti ostini a volermi aiutare. So di essere stupido e non riesco proprio ad arrivarci."

Posai con delicatezza una mano sul suo petto all'altezza del suo cuore e lo sguardo del ragazzo si alzò fino ad incontrare il mio.

"Io non ti sto aiutando, ci stiamo sostenendo a vicenda è diverso." sorrisi. "Se non volessi rimanere con te, me ne sarei già andata molto tempo fa. Sono felice così."

"Mi stai dicendo la verità? Sai che odio i bugiardi." chiese con occhi seri scrutandomi fin nel profondo e stringendo la mia mano che ancora poggiava sul suo petto nella sua.

"Certamente." sorrisi di nuovo tentando di essere il più rassicurante possibile.

"Va bene." sospirò poco dopo lasciando andare la presa, dopo di che si voltò e tornò a sedersi sulle coperte nell'angolo della stanza.

"Allora io vado." dissi uscendo dalla stalla. "Fai attenzione, mi raccomando!"

Non ottenni risposta e mi diressi a passi svelti verso un angolo del bosco adatto per cambiarmi. Trovai un piccolo ruscello e mi lavai per togliermi di dosso lo sporco di parecchi giorni. Fu un toccasana per la mia salute mentale e mi districai i capelli con le dita non avendo un pettine a portata.

Mentre indossavo i vestiti puliti, la mia mente mi giocò un brutto scherzo. Mi vidi in una grande casa mentre io, avvolta negli asciugamani dopo un lungo bagno caldo, mi apprestavo ad accendere la televisione per staccare il cervello da una probabile lunga giornata lavorativa. Senza che me accorgessi, delle grosse lacrime iniziarono a rigarmi il viso ed appoggiai la schiena ad un albero per sorreggermi.

Avevo mentito. 

Avevo mentito ad Isaac con una faccia di bronzo che non credevo di possedere. Non ero felice di dover lottare tra la vita e la morte ogni giorno e vedere la persona a cui tenevo di più al mondo sfogare i suoi istinti più oscuri senza che potessi intervenire era a dir poco disarmante ed opprimente. Conoscevo quel ragazzo fin troppo bene per sapere che se lo avesse scoperto non si sarebbe risparmiato, nemmeno con me, la persona che a detta sua lo aveva salvato nel suo periodo più buio. Mi trovavo ad essere ancora più confusa ed incerta sui miei prossimi passi e non riuscivo a comprendere cosa mi impedisse in quella maniera così forte e prepotente di allontanarmi da lui. Era un qualcosa di profondo che non ero mai riuscita ad assimilare a dovere e che mai avevo capito completamente. Nonostante da fuori potesse essere la cosa più naturale dell'universo, ci misi qualche minuto ad assimilare e comprendere. Era come se per la prima volta fossi stata messa davanti all'evidenza ed il bivio che tanto avevo sperato di non incontrare si palesò come un fulmine a ciel sereno. 

In quell'istante, una pesante domanda si fece largo nella mia mente togliendomi il respiro: ci si può innamorare di una persona senza sapere cosa sia il vero amore? Senza conoscerne l'autentico significato? Scandii nella mia mente ogni possibile indizio e maledii la mia infanzia fatta solo di sopravvivenza e giorni interi trascorsi a fuggire o a tentare di rimediare del cibo che mi aveva impedito fino ad allora di osservare la mia situazione con gli occhi di una ragazza della mia età. Avevo sempre considerato il rapporto tra me e Isaac come qualcosa di unico, ma non lo avevo mai inquadrato perfettamente. Ero davvero innamorata di lui o la mia era solo paura? Temevo o amavo quel ragazzo con cui avevo condiviso ogni istante della mia vita fino a quel momento?

Ero disarmata di fronte a quel possibile sentimento a me sconosciuto e, in tutta onestà, temevo ogni possibile risposta.

   
 
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