Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    23/04/2020    0 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Amore e Psiche
 
È mai esistito giorno senza amore nella storia dell’umanità?
 
Cominciò a chiedersi che aspetto avesse.
Aveva i capelli scuri? Li aveva chiari?
Di che colore erano i suoi occhi?
Com’era il suo sorriso? Era uno di quelli in grado di illuminare un’intera stanza, oppure era uno di quei sorrisi perennemente tristi, macchiati di una malinconia che li rendeva ancora più preziosi e apprezzabili, un po’ come quello di Ned?
Cominciò ad interrogarsi persino su dettagli e piccolezze alle quali non prestava quasi mai attenzione sugli altri. Si domandava che forma avesse il suo naso, se avesse la fronte alta o bassa, se avesse il viso più allungato o più tondo.
Cominciò a darsi della stupida per porsi tali quesiti assurdi, tanto superficiali.
D’altronde, a lei che cosa importava che aspetto avesse il forestiero con il quale le piaceva trascorrere del tempo spropositatamente, come non le era mai accaduto con nessun altro?
Infondo, parlavano solamente, come due conoscenti che non si sarebbero più rivisti dopo quella nottata.
Cosa c’era di speciale in ciò che sentiva di condividere con quello sconosciuto?
Si erano visti solo due volte.
Perché quei due incontri casuali (forse il secondo non tanto) avrebbero dovuto condizionarla tanto, spingendola a pensarvi costantemente durante la giornata?
- Lady Lyanna, avete visto?? – la voce roca e potente di Robert a qualche metro di distanza catturò l’attenzione della giovane lupa.
Alzò gli occhi chiari su di lui e gli accennò un sorriso di circostanza. – Siete stato molto bravo, Robert! – gli disse a gran voce per farsi udire dalle gradinate.
Quella mattina si era alzata presto poiché Robert si era presentato davanti alla sua tenda per chiederle di accompagnarlo ad allenarsi per il torneo.
La sola prospettiva di poter almeno osservare diversi cavalieri esercitarsi nelle varie discipline che si sarebbero susseguite al torneo l’aveva spinta ad accettare.
E poi, ci sarebbero stati anche Ned e Brandon a fare un po’ di pratica.
Ovviamente, la maggior parte delle giovani lady come lei erano accorse non appena avevano saputo di quell’allenamento mattutino, anche se non per i suoi stessi motivi.
Ora applaudivano tutte concitate dal soppalco all’ottimo tiro dell’aitante Baratheon, il quale, a quanto pareva, eccelleva anche con arco e frecce.
Nonostante ciò, Robert sembrava avere occhi solo per lei, e questo la faceva sentire un po’ in colpa.
Quanto avrebbe voluto essere al posto del suo promesso sposo e avere l’opportunità di allenarsi nelle varie discipline a sua volta.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter partecipare a quel torneo in qualità di cavaliere e degno sfidante.
A proposito di ciò, la sua mente irrequieta stava partorendo una malsana idea.
Per il momento non vi diede molto peso, e si concentrò a guardare il prossimo cavaliere che seguiva nell’allenamento alla disciplina di tiro con l’arco.
Toccava a Brandon.
Suo fratello afferrò l’arco con mano ferma ed esperta, mentre tutte le lady sedute sui soppalchi accanto a lei sembravano trattenere il fiato ad ogni movimento che l’avvenente Stark compiva.
Lyanna fece roteare gli occhi dinnanzi a quei gesti di adulazione neanche troppo celati, posando spontaneamente lo sguardo su Catelyn, seduta accanto a lei.
La bella Tully dai folti capelli ramati guardava il suo promesso sposo con sguardo attento ed emozionato insieme.
A differenza delle altre, nascondeva con cura l’evidente affezione e infatuazione che provava per Brandon.
D’altronde, egli sarebbe stato suo e di nessun’altra a breve, non appena si sarebbero sposati. Inoltre, lo stesso primogenito Stark ricambiava le sue timide attenzioni, rivolgendole uno sguardo sorridente di tanto in tanto.
Erano proprio belli insieme, quei due.
“- Siete qui ad Harrenhal per partecipare al torneo?
- Sì. Anche voi?
- Sì. Parteciperò anche io.
- Dunque ci rivedremo lì.
- Sì, ci rivedremo lì. Dunque anche voi siete un combattente. Non vedo l’ora di vedere cosa sapete fare sul campo.
- Vale lo stesso per me”
Il ricordo di quelle parole la riportò alla sera prima, distogliendola dal tiro di suo fratello.
E se Calen fosse stato tra i cavalieri presenti quella mattina per l’allenamento?
Quel pensiero le sorse spontaneo, naturale, così come la speranza che la risposta fosse affermativa la invase senza lasciarle il tempo di realizzare.
Le iridi di ghiaccio scattarono immediatamente sulla fila di giovani cavalieri che attendevano il loro turno, ammucchiati a conversare e a commentare l’ottimo tiro di Brandon.
Forse era davvero tra loro, ma lei non avrebbe mai potuto saperlo.
Quell’idea fu capace di animarla, di farle ribollire il sangue nelle vene, senza alcun motivo logico.
Cercò di calmarsi e di non dare molto nell’occhio, tornando a concentrarsi su Brandon che passava l’arco al prossimo.
La mattinata continuò a scorrere placidamente, tra le varie prestazioni e gli applausi delle lady sui soppalchi che galvanizzavano tutti gli sfidanti, ingigantendo il loro ego.
Quando fu il turno di Ned, tuttavia, accadde qualcosa di strano.
Lyanna si accorse troppo tardi che fosse giunta da un po’ una nuova lady ad assistere agli allentamenti, la quale appariva diversa da tutte loro.
Ella non solo sembrava differente per il bellissimo abito che indossava, il cui tessuto era evidentemente di fattura molto più ricercata e rara dei soliti che aveva visto e indossato la giovane lupa, oltre al fatto che quel vestito le scivolasse addosso perfettamente, evidenziando il corpo alto, slanciato e curvilineo da dea ultraterrena.
No, ciò non bastava. Ella sembrava più adulta, più matura, più consapevole di tutte loro messe insieme.
E per finire, era bella da far paura.
I suoi capelli lunghi lisci e neri, i quali apparivano lucidi e morbidi sotto il sole, già da lontano, erano abilmente acconciati in modo da incorniciarle il volto perfettamente ovale e i lineamenti spigolosi ed incantevoli, oltre a contrastare con la pelle chiara e i seducenti occhi di un colore impossibile che Lyanna non riuscì a mettere bene a fuoco da quella distanza.
Ella se ne stava con le braccia conserte, ad osservare i cavalieri susseguirsi nelle prove di tiro con l’arco, distante sia dai soppalchi, che dal campo.
Evidentemente, Ned la doveva aver notata molto prima di lei, poiché il suo tiro ne fu enormemente influenzato.
Certo, suo fratello non eccelleva particolarmente nel tiro con l’arco, almeno non quanto lei stessa e quanto Brandon, ma non era neanche completamente negato in quella disciplina.
Per tale motivo, inizialmente, la giovane lupa non riuscì a comprendere come mai Ned avesse dato sfoggio di una prestazione tanto disastrosa e oscena.
La freccia non solo non si era nemmeno avvicinata al centro del bersaglio, ma era addirittura andata oltre, non sfiorando nemmeno i bordi della piattaforma tonda, andando a schiantarsi sul terreno duro del campo a diversi metri di distanza dal bersaglio.
- Ned! Per gli dèi del cielo! Che cos’era quello?? – gli disse a gran voce Brandon, sconvolto da quel pietoso tiro di suo fratello, avvicinandoglisi.
Apparentemente, Brandon non si era accorto della splendida dea che li osservava a distanza, oppure, se l’aveva vista, non aveva fatto molto caso a quanto ella avesse deconcentrato Ned solo con la sua presenza.
- Quella è lady Ashara Dayne, sorella della Spada dell’Alba Arthur Dayne, una delle dame più vicine a Sua Altezza la principessa Elia – la informò Catelyn avvicinandosi al suo orecchio. – Suo fratello Arthur è una delle guardie personali del principe Rhaegar Targaryen, e si dice che non lasci mai il suo fianco, quasi come fossero una cosa sola - aggiunse la giovane Tully.
A ciò, Lyanna si voltò a guardarla. – Si suppone che io debba sapere tutte queste informazioni? – le domandò leggermente a disagio per la sua quasi totale ignoranza in tali questioni.
Catelyn le sorrise quasi intenerita. – Ad ogni modo, sembra che vostro fratello Ned sia rimasto totalmente abbagliato da lady Ashara. Nessuno lo biasimerebbe, credo – le disse posando i suoi occhi azzurri sulla figura di Ned che veniva riscosso da Brandon.
- Accidenti, tutte le dame della principessa sono così belle? – chiese la giovane lupa lievemente divertita dalla situazione. – Perché, se così fosse, i “nostri valorosi cavalieri” si distrarranno parecchio durante il torneo.
Catelyn rise a sua volta. – Quello che so, è che anche la principessa Elia è descritta come una donna molto bella.
Tuttavia, ahimè, ciò passa in secondo piano.
- Perché?
A ciò, Catelyn la guardò con ovvietà prima di risponderle. – Beh, perché la straordinaria bellezza del Principe Drago è parecchio decantata.
Sembra che lui la adombri.
Le lingue più biforcute dicono che qualsiasi lady persino più bella di Elia gli fosse capitata come sposa, sarebbe stata adombrata da lui.
- Coloro che parlano in tal modo non hanno proprio nulla da fare durante il giorno – commentò la giovane lupa. – Come si può mortificare una donna solo per una sciocchezza come questa?
- Nell’ambiente di corte la bellezza è un elemento molto importante per una donna – le rispose Catelyn.
A ciò, il loro sguardo tornò su Ned, il quale si scambiava occhiate persistenti con lady Ashara.
Quella ragazza sembrava provare gusto nell’ascendente che aveva su Ned, pensò la giovane lupa, non capendo se ciò fosse da considerarsi una cosa buona o no.
D’altronde, Ned non aveva mai molto fortuna con le donne a causa del suo carattere introverso e apparentemente freddo e distaccato.
Per una volta che aveva attirato l’attenzione di una bellissima dama, Lyanna avrebbe dovuto essere felice per lui.
 
- Ripetimi tutto ciò che hai appena detto – disse Arthur parando abilmente il colpo con la spada sferrato dal Principe drago.
L’allenamento di quella mattina in quello spazietto deserto e lontano da qualsivoglia anima viva, predisposto per loro da lord Whent, lo stava divertendo parecchio.
- Arthur, smettila. Ti prego di controllarti, almeno quando ci stiamo allenando – gli chiese fintamente gentile Rhaegar, parando a sua volta un colpo del dorniano, il quale lo guardava con quell’irritante sorrisetto stampato nel volto tronfio.
- Fammi capire bene. Se io non avessi scoperto, tramite Elia, che sono già due notti che ti assenti dal tuo letto nuziale per trascorrere del tempo in una locanda popolana dimenticata dagli dèi, colma di uomini che potrebbero mettere in pericolo la tua vita in uno schiocco di dita se solo scoprissero la tua identità, per fare praticamente il nulla, se non parlare con un ragazzino, o ragazzina? Devo ancora chiarire questo dettaglio. Ad ogni modo, se io non avessi saputo da Elia che la notte ti assenti per qualche ora, tu non mi avresti mai detto cosa accidenti combini durante le tue notti brave??
- Arthur, non merita neanche menzione quello che sto facendo durante le mie “notti brave”.  È un gesto di disperazione che mi aiuta semplicemente a svuotare la mente dalle allucinazioni – gli rispose esasperato il giovane principe, atterrandolo e attendendo che si rimettesse in piedi per continuare a combattere.
- Il fatto che tuo padre abbia il sonno pesante e che non abbia voglia di restare sveglio la notte per guardarti e controllarti mentre dormi è pura casuale fortuna, lo sai, vero?
- Sì, lo so.
- E dimmi, eccetto metterti in pericolo con naturalezza, quasi come se non fossi la persona più importante in tutti i sette regni, cos’è che fai in quella locanda per farti svuotare la mente? Chiacchieri con un popolano di quanto sia dura la vita da popolani e consulti indovine da due soldi?
Rhaegar lo atterrò di nuovo, stagliandosi su di lui con uno sguardo raggelante. - Quando cominci a blaterare a vanvera come un infante troppo cresciuto, peggiori le tue prestazioni in combattimento – gli disse graffiante, porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
A ciò, il dorniano sfruttò quel gesto a suo vantaggio, afferrando la mano del principe e usandola come leva per scattare in piedi e sorprenderlo sulla velocità, puntandogli immediatamente la lama sul collo.
- Dicevamo? Ah sì, giusto, stavo per dirti che, solitamente, la gente normale, sia che si tratti di nobili che di contadini, chiunque abbia voglia di “svuotare la mente”, generalmente si dedica e diletta in ben altre attività, molto differenti da quelle che pratichi tu.
- Con chiunque intendi tu? – gli rispose il principe, allontanandolo da sé con un colpo di lama sferrato con perfetta precisione.
- C h i u n q u e – ripeté Arthur scandendo bene ogni sillaba. – Ma tu no. Tu sei il ritratto della fedeltà, dell’onore e della purezza.
- Sai che non mi passerebbe neanche per la testa di tradire Elia.
- Lo so. E poi, che motivo avresti di tradirla, dato che la tua bella moglie non aspetta altro di ricevere le dovute attenzioni da te?
- Io non sono come te, non ho desideri carnali a comando.
- Oh, lo so bene, mio principe, poiché, più che “a comando”, oserei dire che i tuoi desideri carnali si presentano con la stessa frequenza con la quale tuo padre mostra umanità e compassione ai suoi sudditi – rispose Arthur ridendo di gusto, mentre continuava a parare i colpi del Principe drago.
- Sto morendo dal ridere. Così come morirò dal ridere tra qualche ora, quando chiederò a mio padre di riprenderti con lui ad Approdo.
- Eccolo qua! Lo aspettavo! Lo aspettavo dietro l’angolo con impazienza il tuo veleno! - rispose il dorniano sferrando una serie di colpi che fecero indietreggiare il suo avversario, fin quando non riuscì ad atterrarlo e ad avvicinarsi tanto al suo volto, da potersi permettere di sussurrare e di essere udito comunque. – E dimmi, mio principe, come riesce questo anonimo popolano a farti svuotare la mente dalle allucinazioni che stanno invadendo la tua mente? Non dirmi che crea anche lui quei magici intrugli che ti preparava tanto amorevolmente il tuo Maestro a Roccia del Drago.
Rhaegar gli accennò un sorriso sprezzante, cercando di scrollarselo di dosso. – Ti ho già detto che è una ragazzina – gli rispose sgusciando via dalla sua morsa.
- Ne hai la certezza, dunque?
- Quasi.
- Quasi? Beh è evidente che il soggetto in questione, maschio o femmina che sia, sia parecchio preso da te – commentò con ovvietà il dorniano. – O, forse, sarebbe più corretto dire “attratto”.
- Te l’ho detto almeno dieci volte: tutto ciò che facciamo è parlare, parlare e ridere di argomenti leggeri e superficiali, senza alcuna malizia.
- E non faccio fatica a crederti, mio principe, ma sei del tutto certo che quella popolana la veda allo stesso modo?
- Da quando ho scoperto che è una ragazza, hanno cominciato a sorgermi alcuni dubbi. Tuttavia, credo sia solo ingenuamente attratta dal mio modo di parlare e di atteggiarmi.
- “Da quando ho scoperto che è una ragazza” – imitò la sua voce Arthur, sorridendo furbo. – Parli sul serio?? Sei davvero giunto a questa conclusione solo perché credi si tratti di una donna? Anche se si fosse trattato di un “lui”, non avrei avuto alcun dubbio al riguardo. E neanche tu dovresti averne.
Insomma, ti sembra ancora così strano?? Guarda Jon Connington! Il solo pensare a lui dovrebbe farti comprendere fin troppo bene l’ascendente che hai anche su chi indossa i pantaloni e li riempie parecchio in un punto in particolare.
- Dovrei farti rinchiudere nella stalla di lord Whent con asini e maiali – gli rispose il principe disarmandolo definitivamente.
- D’accordo, d’accordo, potevo certamente usare un gergo migliore per esprimere il concetto, ammetto di essermi lasciato prendere – si giustificò Arthur alzando le braccia in segno di resa. – Tuttavia, sai bene quanto io abbia ragione, perché persino i tuoi occhi tappati da teschi di drago e da streghe che ti maledicono non possono non essersi accorti di determinate leggi che governano il mondo e la corte.
Corte nella quale ti trovi piazzato esattamente al centro.
Se ne sono accorti tutti.
- Potresti aver ragione. O potrebbe essere che Jon Connington mi sia semplicemente eccessivamente devoto e null’altro – rispose sommariamente il principe.
- Sforzati di crederci per un altro secondo e ti scoppieranno le vene.
- Ad ogni modo, come siamo finiti a parlare di Jon Connington ora?
- Beh, in un modo o nell’altro finiamo sempre per parlare di Jon Connington – ragionò Arthur. – È l’argomento più spassoso di cui parlare al momento. Oltre al fatto che questo suo atteggiamento nei tuoi confronti è già oggetto dei pettegolezzi di svariati lord e lady, dunque, perché non dovremmo lasciarci coinvolgere anche noi?
- Sei irrecuperabile.
- Grazie, mio principe. Mi accontenterò di questo accorato complimento per oggi.
Ad ogni modo, ti sei superato: hai ammaliato la tua compagna di chiacchiere solo con la tua voce e i tuoi modi. Mi complimento con te.
- Di cosa c’è da complimentarsi? Se dovesse cominciare ad apprezzare troppo la mia compagnia, ciò non gioverebbe né a me, né a lei.
- Allora cambia locanda. Forse altrove troveresti un altro compagno di chiacchiere capace di distoglierti dai tuoi pensieri – suggerì semplicemente Arthur.
- Non so quanto sarebbe positivo. Almeno lei posso tenerla a bada. Se incontrassi qualcuno che fa troppe domande, non saprei come gestirlo.
E poi, in quella locanda c’è una persona che devo rivedere.
- Fammi indovinare: la vecchia veggente.
- Ella ha detto che troverò le risposte che cerco se continuerò a recarmi in quella locanda.
- Da quanti anni la strega di turno ti predice eventi che, puntualmente, non avvengono? Vuoi davvero cadere di nuovo in questo tranello?
- Stavolta è diverso, Arthur. Stavolta le allucinazioni mi stanno stordendo in maniera anormale. Delle volte perdo addirittura contatto con la realtà e, capisci anche tu che, soprattutto in un momento come questo, non posso assolutamente permettermi di non essere lucido al cento per certo.
Devo trovare delle risposte.
- E cosa ti dice che non sia proprio la ricerca ossessiva di tali risposte a far scaturire le allucinazioni?
- So bene che non sei d’accordo con le mie scelte. Non è una novità.
Arthur sbuffò accennandogli un sorriso esasperato. – Sai bene che ti appoggerei in ogni caso, qualsiasi cosa facessi, Rhaegar.
Ad ogni modo, che cosa accadrebbe se tu e la popolana superaste quel confine?
- Quale confine?
- Il confine in cui lei pretenderebbe di vederti in volto – rispose serio Arthur, sorprendendolo.
- Non sarebbe in ogni caso nella posizione di avanzare pretese. Ho messo subito in chiaro che sono impegnato e che i nostri sono solo brevi incontri temporanei, di convenienza.
- Dunque riusciresti a “gestirla”? – gli domandò riprendendo le sue parole.
- Sì.
- Non credi sia ingiusto? Che lei si palesi, mostrando il suo volto, mentre tu le nascondi ogni cosa di te, persino l’aspetto?
- Sì, lo è, ma non mi importa – rispose secco.
A ciò, Arthur gli rivolse un sorriso lievemente amareggiato.
- Beh, se le cose stanno così, non posso far altro che affiancarti anche in questo.
Tuttavia, attento, principe: se la dolce e ingenua popolana fosse anche solo un filo più sveglia e furba di te, potrebbe spingersi oltre quel confine da cui non sarà più possibile tornare indietro, cogliendoti impreparato.
Se ella dovesse scoprire il tuo volto, saresti costretto a trovare un modo per farla rimanere in silenzio.
E se non dovesse acconsentire, rimarrebbe solo una cosa da fare … - disse la Spada dell’Alba lasciando la frase in sospeso, afferrando la sua spada rimasta a terra e delineandone la lama con le dita.
- Non lo scoprirà.
 
 
- Oggi mi basta un boccale di vino – annunciò la vecchia indovina sedendosi accanto a Calen con un sorriso senza denti.
Lyanna la osservò ridendo con naturalezza. – Buonasera anche a voi – le disse poi.
- Siete sicura che non volete nemmeno una o due monete? – le domandò Calen cordialmente.
- No, mio caro, va bene così. Per me è un piacere stare in vostra compagnia – rispose la donna guardando prima Calen, poi la giovane lupa. – Avete aspettato entrambi il mio ritorno? – chiese poi.
- Sì – ammise Lyanna. – Anche io mi sono convinto a “farmi leggere il futuro” - rispose ancora un po’ scettica.
- Ne sono felice.
Tuttavia, questa sera non vi dirò qualcosa che vi riguarda singolarmente, bensì delle parole che concernono entrambi. Voi due insieme – disse lasciandoli di stucco. – E ricordate: le parole di un’indovina vanno interpretate, come i segni che il destino tracciato dagli dèi ci lascia lungo il sentiero.
Quelle parole apparivano alle orecchie della giovane lupa come un mucchio di suoni vuoti e senza valore.
Non aveva mai creduto nel destino, né che gli dèi scegliessero la strada da far percorrere loro prima che nascessero.
Si rifiutava di credere ad una cosa simile, per questo non le piacevano le veggenti.
Tuttavia, quell’apparente “destino comune” che sembrava condividere con Calen la incuriosiva parecchio.
Posò lo sguardo su di lui e si rese conto, dalla forma della bocca, che fosse sorpreso quanto lei. Oramai aveva imparato a riconoscere i suoi stati d’animo solo dalle sue labbra.
Il fatto che avesse praticamente passato l’intera giornata a immaginarsi il suo aspetto, non aiutava in quel momento.
Lyanna non avrebbe mai creduto di poter arrivare ad essere tanto fantasiosa.
Insomma, aveva all’incirca pensato a quindici possibili combinazioni di volto che avrebbe potuto possedere Calen.
Certo, da piccola aveva sputato a caso quasi venticinque nomi diversi pur di indovinare a tutti i costi il nome che Ned aveva scelto per il suo cavallo.
Ma quello era un caso ben diverso.
Come poteva essere tanto ossessionata dal volerlo vedere in volto?
Era solo per il fatto che la infastidiva parlare con qualcuno che non voleva mostrarsi?
No, sapeva che non si trattava solo di quello.
Fantasticare su che aspetto avesse era diventato quasi sfiancante.
Aveva bisogno di sapere. Aveva bisogno di sapere come fosse fatto il giovane che l’aveva attirata a tal punto.
Aveva bisogno di attribuire un volto a quelle emozioni che vorticavano implacabili nel suo petto ogni volta che ricordava un suo incontro con lui.
Doveva sapere per placare la fervida immaginazione, per non commettere quello che le sembrava quasi un peccato nell’immaginarlo con troppi volti diversi, tutti non suoi.
- Siete pronti? – domandò la vecchia veggente poggiando i dorsi delle mani sul tavolo, in attesa.
A ciò, Calen posò la sua sopra uno di quei palmi rugosi e consunti, seguito poco dopo dalla giovane lupa, la quale prese coraggio e aspettò che la donna parlasse.
Questa chiuse gli occhi, concentrandosi, come se si stesse isolando da tutte le voci che si sovrapponevano all’interno della locanda.
- Quando i venti soffiavano ancora gelidi su una terra desolata, l’amore era già nelle menti creatrici?
Il tempo non accetta promesse, si muove svelto, impaziente, verso la dissoluzione.
L’amore non può nulla contro il tempo.
L’amore non può nulla.
Non desta gli animi dal torpore mortifero.
Non consuma ogni istinto vitale.
Non muove i mari.
L’amore è una maschera di cera che culla gli uomini, sussurra e promette meraviglie.
Il vero possessore di ogni umano spirito, è l’ardore in ogni sua forma e dilatazione.
La brama di volere, la brama di ambire, la brama di potere, la brama di vivere, la brama di amare.
Ogni cambiamento di stato da quiete a moto e viceversa, ogni disastro, ogni massacro, ogni mostro, è frutto di quel desiderio.
Detto ciò, la vecchia veggente riaprì gli occhi.
- Che cosa vorrebbe dire? – domandò scettica Lyanna.
- Ve l’ho detto: le parole di una veggente vanno sempre interpretate – rispose ella. – Se volete ricevere delle risposte dovrete pazientare.
- Questo vuol dire che ci direte altro la prossima volta? – chiese leggermente seccata la giovane lupa.
- Doen – la riprese Calen con calma.
- Voi credete davvero a queste cose?? – gli chiese sorpresa Lyanna.
- Spesso le parole che sentiamo acquistano significato solo dopo, spesso molto dopo averle udite – le rispose lui.
La vecchia indovina prese ad osservarla con uno sguardo indefinibile, come se potesse leggerle dentro.
- Che c’è? – le chiese la giovane lupa dopo un po’, percependo dei brividi freddi lungo la schiena.
A ciò, la donna affilò lo sguardo. – C’è qualcosa che vuoi sapere – disse solamente, facendola totalmente sbiancare.
- No, vi sbagliate – si affrettò a rispondere.
- Ma ciò che vuoi conoscere è oltre la tua portata – insistette l’indovina. – Devi comprendere che c’è un tempo per tutto.
La curiosità troppo ossessiva non ha mai fatto una bella fine.
Lyanna impietrì nuovamente.
- Lasciate che vi racconti una storia – aggiunse dopo qualche secondo la veggente.
- Quale storia? – le domandò Calen.
- Si tratta di una leggenda antica, tramandata da popoli lontani da noi, a molti sconosciuta, la storia di Amore e Psiche.
- La conosco – disse Calen, sorprendendo l’indovina.
- Vedo che siete molto acculturato. Ne sono felice. Ma lasciate che anche il vostro amico conosca questa storia – rispose la donna spostando lo sguardo sugli occhi incuriositi di Lyanna.
- Sì, vorrei sentirla – confermò.
- Bene. La storia racconta di una fanciulla incantevole di nome Psiche, invidiata da tutte per la sua bellezza.
Talmente odiata, da far adirare persino una dea.
La dea invidiosa, un giorno, decise che la mortale sarebbe andata in sposa ad un mostro, per punirla per averla superata in bellezza.
Il giorno del matrimonio giunse, e Psiche sposò il suo promesso, bendata, poiché venne deciso che non avrebbe dovuto conoscere l’aspetto del suo consorte.
Tutto ciò che le venne detto, fu che egli fosse la creatura più ripugnante che la terra avesse mai generato.
Con tale consapevolezza, Psiche giunse a nozze come se avanzasse verso il patibolo, dopo aver firmato la sua condanna a morte.
I giorni passarono e la fanciulla consumò il rapporto con colui che riteneva una bestia orribile e deforme, totalmente al buio, notte dopo notte.
Con il tempo, Psiche iniziò a desiderare ossessivamente di conoscere l’aspetto di suo marito.
L’idea tartassava la sua mente con una potenza tanto soffocante, da costringerla, un giorno, ad infrangere il giuramento di non scoprire mai il volto del suo sposo.
Una notte, mentre quest’ultimo dormiva sul letto accanto a lei, Psiche accese delle candele e le avvicinò al corpo addormentato del suo consorte, consumata dalla curiosità.
Ciò che trovò dinnanzi ai suoi occhi, la sconvolse tanto da farla tremare e fremere come una foglia imprigionata tra i venti di un uragano: l’uomo che aveva sposato non era un mostro rivoltante come le avevano raccontato, bensì, la creatura più bella su cui ella avesse mai avuto il privilegio di posare gli occhi.
Colui che l’aveva presa in moglie era Amore, il dio degli amanti.
Abbagliata dinnanzi a tanta eterea bellezza e in preda allo stupore e alla frustrazione per esser stata privata del dono di guardare il suo amato per tutto quel tempo, Psiche agì d’impulso, avvicinandosi troppo al corpo dormiente e incosciente di Amore, posando le mani su di lui, svegliandolo.
Non appena il dio aprì gli occhi e si accorse che la sua sposa avesse infranto il giuramento, si adirò enormemente con lei, volando via, abbandonandola.
Lyanna rimase a bocca socchiusa, in trepidante attesa che la vecchia indovina terminasse la storia. – E poi?? Poi cosa accadde?? – la spronò.
- Psiche comprese di aver commesso un errore.
Capì che avrebbe dovuto attendere, e che, se l’avesse fatto e non si fosse fatta prendere dalla sua cieca impazienza, probabilmente, avrebbe ottenuto la sua vittoria e forse Amore si sarebbe rivelato a lei spontaneamente.
Trascorsi infiniti giorni senza di lui, distrutta dalla sua lontananza, si rese conto di essersi innamorata di Amore quando ancora non conosceva il suo aspetto e credeva di aver sposato un essere spaventoso.
Si accorse che avrebbe preferito senza alcun dubbio continuare a rimanere nell’ignoto, a non sapere quale fosse il suo volto e il suo corpo, pur di averlo ancora accanto a sé.
All’improvviso, non le importava più che aspetto avesse l’uomo che amava.
Lyanna continuò a guardare la donna, fissandola come in trance.
- Alla fine? – le domandò dopo un po’. – Psiche e Amore non si ritrovano più?
A ciò, la vecchia le sorrise. – Oh no, questa storia non è così tragica – la rassicurò. – Alla fine, dopo aver superato delle prove impossibili e disumane per ritrovare Amore, Psiche viene raggiunta da lui e salvata. Il loro amore trionfa.
La giovane lupa comprese finalmente cosa stava cercando di dirle quella donna.
Forse ella non aveva fatto altro che leggere le pieghe del suo viso, forse quella storia se l’era inventata sul momento.
Tuttavia, comprese.
Posò gli occhi su Calen e rifletté.
Non le serviva conoscere che aspetto egli avesse per capire che, quello che stava iniziando a sentire nel petto, non aveva nulla di normale.
Quello che sentiva era ciò che aveva cercato di rifiutare e rigettare per tutta la vita, e ora la stava travolgendo come l’alta marea, disarmandola.
Non si poteva amare qualcuno senza conoscerlo, era una legge ben impressa nella sua mente, per sentito dire e per buon senso.
Tuttavia, Lyanna raggiunse la consapevolezza che avrebbe potuto continuare in eterno ad incontrarsi con quel forestiero in quella caotica locanda, e le sarebbe bastato.
Non avrebbe chiesto altro, non avrebbe chiesto di più, perché le bastava.
Se non era attrazione fisica, era qualcos’altro.
E se era qualcos’altro, allora, forse, si sarebbe dovuta preoccupare per quel cuore che le batteva all’impazzata, per i capelli che le sudavano e le dita delle mani che non riuscivano a restare ferme e a trovare tregua.
Avrebbe dovuto dare un nome a quella sensazione, ma aveva troppa paura per farlo.
Tutto ciò che le importava ora, era godersi ogni minuto che le rimaneva in sua compagnia, per sentirlo parlare, per parlargli, farlo sorridere, farlo stare bene, bene come si sentiva lei al solo saperlo vicino.
 
 
   
 
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