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Autore: Ladydevilexo16    24/04/2020    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
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La scena si ripete, la stessa scena da giorni, settimane ormai. Io solo in casa, seduto sulla mia poltrona, che tossisco, tossisco e mi fiondo in bagno a vomitare sangue e quei dannatissimi petali viola che amo ed odio allo stesso tempo.
Quei petali che mi fanno pensare a John...
L'uomo che amo.
Quegli stessi petali che saranno la causa della mia fine, la fine di tutti quei momenti che ho vissuto e sto vivendo con il mio coinquilino...
La fine della mia vita...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rieccomi con un nuovo capitolo... Scusatemi il ritardo, ma questo capitolo è stato un vero parto da da finire. Spero vi piaccia. Buona lettura! 😉

 

 

Una volta rientrato a casa non ne abbiamo parlato di ciò che è successo. In effetti non ne abbiamo più parlato e basta. Inizialmente non ne abbiamo avuto modo a causa di un'effrazione nel appartamento, conclusasi con un tizio scaraventato giù dalla nostra finestra  da Sherlock. Ed in seguito, quella sera stessa ci tentai, almeno quella era la mia intenzione, ma sono solo riuscito ad uscirne con un “allora, lei è ancora viva…” standomene lì in piedi alle sue spalle, dondolandomi su i piedi, un bicchiere di scotch in mano, e lo sguardo puntato sulla moquette del nostro appartamento, come un idiota. Lui liquida l’argomento con una sola frase. “Buon anno John...”, poi comincia a suonare il violino guardando la città fuori dalla finestra. 

 

Non ne abbiamo più parlato, né io né lui siamo tornati sull'argomento… poi un giorno, ripiomba nella nostra vita, qui al 221b, nel letto di Sherlock: rivuole il suo telefono. Lei lì seduta sulla sua poltrona, quella di Sherlock, il mio Sherlock… “no, aspetta… da quando dico mio riferendomi a Sherlock?!?...” lei e Sherlock sono presi da una conversazione, mi sento come il terzo incomodo, sento una certa tensione tra loro. “Hamish…” Intervengo senza nemmeno accorgermene. “Cosa?!” risponde il mio coinquilino. “John Hamish Watson, se cercate un nome per un bambino.” l'istante successivo mi ammutolisco. Mi pento subito di aver parlato, di aver detto quello che ho detto. “stupido! Ma che mi prende!? Perché questa donna mi fa diventare geloso del mio migliore amico?...” tutte queste domande mi vorticano in testa, ed io non riesco a darci risposta. La conversazione tra i due continua, lei gli mostra una mail che potrebbe salvare il mondo… per decifrarla. “Ci riesce? Avanti stupisca una donna!” Quasi gli sussurra lei, vicino, troppo vicino. “Pare che un aereo parta domani da Heathrow per Baltimora. Ma non so ancora come salverà il mondo. Ma ci sto lavorando da soli 8 secondi…” risponde distaccato Sherlock. Sul volto di Irene si stampa un espressione compiaciuta.

 

“Non si senta obbligata a dirmi che è stato incredibile, John lo ha già espresso in qualunque modo esistente nella nostra lingua!” A quella frase il cuore accelera. Alzo la testa, lo guardo di sfuggita, un attimo, arrossisco di nuovo. Lui continua imperterrito a rimuginare sulla questione. “vorrei possederla proprio qui, su questa scrivania e farla implorare pietà, due volte.” Afferma La Donna. “John, ti dispiace controllare gli orari dei voli per me!?” Mi chiede Sherlock, ignorandola. “S-si…” risponde flebile. Non sto capendo più niente. Sono confuso, ma un mezzo sorriso mi spunta sulle labbra e cerco subito di farlo sparire. 

 

Il caso viene chiuso pochi giorni dopo. Irene Adler, ha cercato, insieme a Moriarty di mettere in ginocchio il Paese. Fortunatamente Sherlock è riuscito a sbloccare il telefono e recuperare i dati utili. E Irene è uscita dalle nostre vite… davvero, questa volta.

 

Rientro a casa, Sherlock è al microscopio, in salotto. “hai delle novità!” afferma senza nemmeno guardarmi lui. “ciao… si tratta di Irene Adler.” “E ?” “Si trova in America, programma di protezione testimoni.” Mento. Questa è la scusa concordata con Mycroft. Lei è morta.

 

Le settimane passano, sembra essere tutto normale, le nostre vite proseguono tranquillamente, tra casi, clienti, inseguimenti, in giro per Londra e fuori, come quando abbiamo indagato sul caso di Baskerville, “il mastino di Baskerville”, ripenso al caso.  È stato lì, durante quel caso, in quel posto sperduto, in mezzo alla brughiera che l’ho dovuto ammettere, non potevo più cercare di negarlo. Mi sono innamorato del mio migliore amico. Già, scorre tutto normale, ma i petali bianchi continuano a risalirmi la gola, continuano a formarsi nel mio corpo…

 

La tranquillità, però, dura poco. Perché eccolo, Moriarty, che torna facendo irruzione in tre tra i luoghi più sicuri di Londra: La torre di Londra, il penitenziario di Pentonville e alla banca d’Inghilterra.  

Si è fatto arrestare. C'è stato un processo e Sherlock ha testimoniato. È stato prosciolto da tutte le accuse. Come? Corrompendo la giuria. Ovviamente. Ed ora è libero e sta cercando di screditare Sherlock... Stiamo indagando su un caso di rapimento, i figli di un ambasciatore. Sherlock ha fatto una delle sue incredibili deduzioni  e li abbiamo trovati, per fortuna vivi, entrambi. Ma quando Lestrade ci ha chiamato in centrale, per fare delle domande alla bambina, per poter trovare il rapitore, non appena ha visto Sherlock ha iniziato ad urlare. Senza averlo mai visto prima.  Ora siamo tornati a casa, non ho ancora ben chiaro ciò che è successo. I miei pensieri sono interrotti da Lestrade che si presenta con una volante al 221b. Inizia uno scambio di battute tra i due che a tratti fatico a seguire. “No” “che?!” “mi stavi per chiedere di venire in centrale” “è per l'urlo!” “si.” “È stata Donovan ci scommetto. Sono in un qualche modoimplicato nei  rapimenti? Moriarty è astuto. Ti ha messo questo dubbio in testa…” la discussione si conclude con Lestrade che lascia l’appartamento contrariato.

 

 

“Stanno decidendo se tornare qui con un mandato e arrestarmi.” Chiarisce Sherlock, mentre osservo dalla finestra la volante.

"Dovevi andare…” rispondo. Sono agitato. “Non mi interessa cosa pensano le persone.” “ti interesserebbe se pensassero che sei un impostore!” Le parole mi sono uscite così, senza controllo. “Temi abbiano ragione…” riesco a scorgere un velo di delusione nei suoi occhi. Sento il cuore spezzarsi. Poi è un susseguirsi di avvenimenti lo arrestano, Anzi, ci arrestano; fuggiamo, e tentiamo di riportare la situazione creata da Moriarty a nostro favore. È riuscito a fare sparire  Jim Moriarty e cambiare identità. Siamo in laboratorio, Sherlock mi sembra strano… non posso pensarci molto perché una telefonata mi fa allontanare da lì, lasciandolo solo. La signora Hudson è in ospedale, rischia di morire. Ma la conferma che qualcosa non va la ricevo una volta arrivato a casa, la trovo lì, sta bene, non è successo nulla. Esco di corsa e mi fiondo ancora al Bart's, chiamando Sherlock… 

 

 

“Voltati e torna da dove si venuto, per favore…” risponde lui al telefono. Sta succedendo qualcosa me lo sento, e la cosa non mi piace, per niente. Sono sceso dal taxi, davanti al Bart’s. “ fermati lì. Ok, guarda in alto sono sul tetto…” mi immobilizzo, le sue parole mi fanno gelare il sangue. Poi lo vedo, è sull'orlo del cornicione. Un senso di panico mi assale. Poi Sherlock comincia a fare uno sproloquio sul fatto di essere un impostore, che ha mentito a tutti… ma non ascolto, il mio cervello è bloccato a quella scena. Non credo ad una ad parola di quello che dice. “questo è il mio biglietto, è così che fanno le persone: lasciano un biglietto.” Dice. La voce gli trema. 

 “L-lasciano un biglietto quando…?!” Ormai non provo più solo panico, è puro terrore. “Addio John.” interrompe la chiamata. No, non può essere, non può farlo… “SHEEERLOOOOCK!!!”

E poi lo vedo lasciarsi cadere nel vuoto. Il cervello si spegne, un fischio continuo e assordante mi invade le orecchie. Non ricordo molto da quel momento in avanti. Mi metto a correre, caso, mi rialzo e continuo a correre. Poi sangue, Sherlock steso a terra, morto…. E sangue, tanto sangue.

Mi getto a terra accanto a lui, non sento più nulla, vedo rosso, tutto rosso. La gola brucia da morire, il petto lacerato da fitte di dolore. Non so più come si respira. Mi sento morire. Poi più nulla.

 

 

Al funerale mi trascino come un corpo vuoto, morto, come lui. Ed è così che mi sento. Vuoto. Adesso sono qui, davanti alla sua lapide, marmo nero, il suo nome scritto in oro. Ho cercato di trattenere le lacrime fino adesso, ma non ci riesco ancora, e mi lascio finalmente andare, adesso che sono solo. “Ti prego, smettila con questa farsa…” sussurro. “ti chiedo un ultimo favore, non essere morto… fallo per me…” lo supplico tra le lacrime, ormai inginocchiato al suolo davanti quella fredda lapide scura. Davanti a me una miriade di piccoli petali candidi, macchiati di sangue, il mio. “Ti amo Sherlock, ti ho sempre amato…sempre.

   
 
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