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Autore: lmpaoli94    24/04/2020    1 recensioni
Paperon De Peperoni, costruendo la sua fortuna con azzeccati investimenti e sulle sue influenze mondiali, trascorre gli anni della sua vita nel meraviglioso castello di Schwerin in Germania.
Nella sua grandissima dimora ha tutto quello che può desiderare: degli ottimi nipoti e una consolidata salute che non lo mette in pericolo dinanzi a niente.
Ma il suo passato sta per tornare a bussare alla sua porta e la sua fortunata ricchezza sta per essere messa a dura prova a causa di alcuni individui della sua famiglia e non che faranno di tutto per impossessarsene e togliere di mezzo il papero più ricco del mondo.
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appena Paperon De Paperoni e Jet McQuack uscirono dalle fredde acque del lago della città infreddoliti e con poche energie, si apprestavano a camminare verso il castello dove il vecchio papero era cosciente di venire deriso da tutta la nobiltà francese.
< Dannazione, Jet! Dovevi far atterrare l’aereo molto prima che fossimo a rischio carburante. >
< Signore, ho dovuto fare il giro più lungo perché dinanzi a noi c’era una perturbazione non indifferente. >
< Sciocchezze! Tu non hai fatto il rifornimento necessario per arrivare a Carcassonne sani e salvi. >
< Signore, poteva andarci molto peggio… >
< Sì, potevamo essere morti… Ma guarda te che razza di situazione stiamo passando! >
Paperone non riusciva a stare tranquillo in nessun modo, continuando ad inveire contro il capo della sua sicurezza in maniera indegna.
< Prima di fermarci al castello ho bisogno di abiti asciutti e puliti. Senza contare che devo rifocillarmi dopo un lungo viaggio come questo. >
< La stessa cosa vale per me, Signore. >
< Non credo che in questo paese troveremo abiti della tua grandezza, Jet. Ti toccherà portarti appresso quelli bagnati. >
Con il morale sotto i piedi, Jet si stava domandando chi davvero poteva aiutarli in quel frangente.
< Accidenti. Come se non bastasse, non ho il denaro qui con me. Deve essere precipitato e bruciato insieme ai resti dell’aereo. >
< Signore, una volta arrivati alle porte di Carcassonne, crede che la popolazione ci aiuterebbe? >
< Certo. Perché non dovrebbe farlo? >
< Non lo so. Visto che la giurisdizione è completamente sotto il controllo di Faredoro. La gente potrebbe essere intimorita se il loro padrone verrà a sapere che saremo aiutati proprio da loro. >
< Può darsi che tu abbia ragione, Jet… Ma noi non siamo tenuti a rivelare la nostra vera identità. >
< Ci riconoscerebbero subito, signore. >
< Questo non è detto… Adesso vedi di camminare. Le nostre parole e perdite di tempo non asciugano i nostri vestiti. >
 
 
Intanto al castello di Carcassonne, la servitù e la nobiltà francese erano allarmati per il presunto scoppio avvenuto nelle colline circostanti.
Visto che nessuno aveva visto che la colpa era data dal jet privato di Paperone, molti credevano che si stava preparando un attacco nei loro confronti.
Per riportare la calma a corte, ci volle il pugno duro di Cuordipietra Faredoro che non amava assolutamente il panico e le prese di posizione nei suoi confronti.
< Cerca di fermare questa rivolta e paura inutile. Mi hai sentito? >
< Sissignore. Provvederò immediatamente. >
Rinchiudendosi in biblioteca dove aveva fatto ricevere un suo vecchio amico tedesco, Cuordipietra era estremamente incuriosito dalla visita del suo parente.
< Gastone Paperone, che cosa ti porta qui tra le mie mura? >
< Ecco signore, non potevo certo rivelare la sua devozione in quanto avrei corso un grande pericolo… E per giunta sono scappato dal castello di Schwerin per giungere fino a qui. >
< Notizie del mio parente Paperone? >
< Sì. Una lettera minatoria ha colpito il suo stato d’animo e credo che molto presto colpiranno i suoi interessi… Quindi mi piacerebbe sapere se lei… >
< Gastone, secondo te con tutto quello che devo pensare i avrei dovuto scrivere una lettera intimidatoria a quell’impiastro? Ho altri mezzi per fargli paura. >
< Qualcuno pensa che voglia minare le sue finanze. Ed è per questo che sono qui: ho paura che in un modo o nell’altro possano arrivare a me e ai nostri segreti più oscuri. >
< Spero per la tua incolumità che tu non abbia spifferato niente. >
< Ovvio che no, signore. Il nostro segreto è al sicuro. >
Fissando gli occhi spaventati di Gastone, Cuordipietra capì in un primo momento che non stava mentendo.
Ma il suo nervosismo era palese e il padrone di Carcassonne non riusciva a fidarsi pienamente delle sue parole.
< Ora che tu ho dato la risposta che cercavi, hai intenzione di tornare a Schwerin e continuare la tua vita come se niente fosse? >
< In verità sono scappato come un volgare ladro in quel castello… Credo che in questo momento Paperone e la sua sicurezza mi stiano cercando. >
< Quindi non ci metteranno molto a portarli fin qui, giusto? Oltre ad essere un fifone senza cervello, sei il più stupido investitore con cui mi potevo alleare. >
< La prego signore, ho bisogno di protezione. >
< L’avrai, Gastone… Ma dovrai fare qualcosa per me. >
< Tutto quello che vuole. >
< In città girano alcune voci che ci possano essere degli attacchi verso il castello e la mia persona… Il tuo compito sarà sedare tutte queste dicerie e a riportare la situazione assolutamente sotto il mio controllo. È da molti mesi che non esco dal mio castello e non lo farò finché il nostro piano di prenderci ogni singolo centesimo di Paperone sarà ultimato. Molti miei nemici non aspettano altro che farmi fuori e i traditori sono all’ordine del giorno. Non posso dargli questa soddisfazione, capisci? >
< Perfettamente, signore. >
< Sarai i miei occhi fino a quando la situazione non si sarà placata. Adesso vai. Voglio tutti i resoconti prima di questa sera. Sono stato chiaro? >
< Certo. Però ho bisogno di vestiti adatti per muovermi tra la gente povera di Carcassonne. >
< Non ho abiti adatti alla situazione. Tu non hai la possibilità di cambiarti? >
< Ho tutti abiti molto costosi. >
< Allora vedi di guardarti bene le spalle, Gastone: la povera gente di Carcassonne non aspetterà altro che strapparti tutte le ricchezze di dosso. Ma fortunatamente avrai tutte le armi necessarie che potresti avere bisogno. >
< Ma io non so maneggiare nessuna arma, signore. >
< Questo è un tuo problema > gli sussurrò Cuordipietra < Adesso vai a fare quello che ti ho detto, o sarai tu il mio capro espiatorio. >
Con la paura che gli si leggeva in faccia, Gastone si mobilitò il prima possibile mentre le guardie del castello gli concedevano tutte le armi necessarie che poteva aver bisogno.
< Che cosa sono questi? > domandò Gastone.
< Le vostre armi, signore. >
< Io pensavo di ricevere, spade, archi con frecce o fucili… Questi sono degli inutili coltelli smussati che non farebbero male a nessuno. >
< Mi dispiace, ma ultimamente non siamo molto coperti quando si tratta di armi. Dovrà prendere questi se vuole difendersi. >
Pensando che fosse un atto contro la sua persona, Gastone decise di difendersi senza armi.
< Non ho bisogno di essere deriso da voi e dal padrone del castello. Se morirò, mi avrete sulla coscienza. >
Prima che uscisse dal castello, alcune delle guardie continuarono a prenderlo in giro.
< Se lei morirà signore, il mio padrone avrà molti più soldi dai furti causati da Paperone. Non ha ancora capito che sta facendo di tutto per toglierla di mezzo? Appena arriverà in città, preghi subito di rimanere in vita fino alla fine della giornata. La gente ha molta fame e potrebbero essere atti al cannibalismo. Stia molto attento. >
< Certo. Lo farò > disse infine Gastone prima di uscire dalle mura del castello cercando di trattenere la sua paura.
 
 
Vedendo come erano conciati, Paperone e Jet non ci misero molto a trovare aiuto dalla povera gente di Carcassonne.
I due paperi furono accolti da un umile famiglia di pescatori che aveva la sua residenza sulle sponde del lago dove erano precipitati poco fa’
< Grazie per la vostra cortese accoglienza > fece Jet < Io e il mio padrone… >
< Fa silenzio, per diana!> lo rimbeccò Paperone < Meno parli, meglio è per tutti e due. >
< Spero che quello che ho pescato sia di vostro gradimento > fece il padrone di casa.
< Moltissimo. Non ho mangiato un pesce così buono in tutta la mia vita > rispose Paperone.
< Ne sono lieto… Si può sapere che cosa ci fa degli estranei come voi qui a Carcassonne? >
< Dobbiamo avere udienza con Cuordipietra Faredoro. È lui il motivo della visita in questa città. >
Sentendo pronunciare il tiranno di Carcassonne, tutta la famiglia di pescatori divenne scura in volto.
< Abbiamo forse detto qualcosa di male? >
< Non vi conviene ricevere udienza da quel maledetto > spiegò il pescatore < E’ molto probabile che non ne uscireste vivi. >
< Perché? Il padrone di quel castello è così terribile? > domandò Paperone facendo finta di non conoscerlo.
< Sì. Una volta, quando non avevamo niente da mangiare, cercammo aiuto dal signore di quel castello e sdai cosa abbiamo avuto in cambio? Nuove tasse e minacce atte a farci morire di fame. >
< E dopo che cosa avete fatto? >
< Io e altri contadini ci siamo ribellati alla sua tirannia e chiunque abbia sposato la nostra causa, se n’è andato dalle mura del castello senza mai metterci più piede.
< Quindi voi abitate in maniera indipendente dal signore del castello. >
< Esatto… Almeno finché il padrone del castello non deciderà di riprendersi i territori fuori dalle mura di sua proprietà. >
< Non credo che resisteremo per molto > fece la moglie del pescatore < Infatti stiamo cercando un modo per lasciare questa città insieme ai nostri bambini, ma non è per niente facile. >
Pentendosi di quell’umile cena che i pescatori avevano preparato per Paperone e Jet, i due ospiti gli promisero che l’avrebbero aiutati anche a costo della loro vita.
< No lasciate perdere. Questa non è la vostra battaglia > rispose il pescatore scuotendo la testa.
< Adesso lo è diventata, amico mio. Io e il mio capo – sorvegliante parleremo con il padrone di Carcassonne, intimandoli di lasciarvi in pace facendovi vivere le vostre vite. >
< Non credo che funzionerà. Morireste in maniera indegna. >
< Non credo proprio. Noi siamo di ossatura molto forte. Vero, Jet? >
< Verissimo, Signore. Abbiamo solo bisogno di vestiti puliti. Oppure un qualcosa che possa farci asciugare i nostri. >
< Prendete intanto le nostre vesti > fece il capofamiglia porgendogli alcuni vestiti malandati ma puliti < In attesa che asciughiamo i vostri. >
< Non vorremmo approfittarci della vostra bontà… >
< Nessun approfitto. Dateci i vostri indumenti. Qui dinanzi al fuoco torneranno asciutti come prima. >
< Vi dobbiamo la vita. Davvero. >
< E noi vi dobbiamo il barlume di speranza che avete riacceso nei nostri cuori. >
 
 
Mentre nel castello di Schwerin la tranquillità procedeva come una noia mortale, Gaia continuava ad essere preoccupata per suo zio Paperone.
< Nonna Papera, hai avuto qualche notizia da Paperone? >
< Purtroppo no, piccola mia. Sembra scomparso nel nulla. >
< Che ne dici se provo a scrivere qualcosa a Cuordipietra Faredoro. Forse lui potrebbe darci qualche risposta. >
< No. Quell’ingrato avido di denaro sarebbe contento nel sapere che un suo acerrimo nemico fosse scomparso chissà dove. Dobbiamo mantenere l’anonimato e cercarlo con le nostre sole energie. >
< Ma come possiamo fare? Non sappiamo nemmeno da dove partire? >
< Lascia fare a Nonna Papera, ok? >
< Va bene > fece Gaia strizzando l’occhio.
Ma la felicità e la tranquillità a Schwerin furono scossi dall’arrivo di un altro familiare per niente gradito.
< Ma cosa… T come hai fatto ad entrare qui dentro? >
< Lascia stare, Nonna Papera. E dai il benvenuto alla nuova signora del castello. >
   
 
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