PRE-NOTE:
Ola...
eccomi tornata con il secondo capitolo. Ho avuto grossi
problemi durante la stesura di questa parte (abbastanza complicata, per
chi
come me, è ignorante in ambito medico) che grazie
all’aiuto della mia amatissima
beta Digihuman penso di aver risolto. (E siamo solo
al secondo XD) Non
so come farei senza di lei. Spero che questo capitolo non deluda le
aspettative
di chi legge, perché come già accennato in
precedenza, ho delle idee carine che
scriverò a mano a mano nel corso della storia. Buona lettura.
Virus
Capitolo
2
Taichi è in pericolo
Nishijima
si sentiva terribilmente in colpa, aveva appena
azionato una bomba per uccidere due ragazzi indifesi? Non se lo sarebbe
mai
perdonato. Fissava il vuoto inerme, quando la sua superiore prese il
telefono e
chiamò felicemente il suo capo.
-Il
diversivo è andato a buon fine. Abbiamo già
azionato
la bomba come previsto e si è anche attivato il macchinario.
I ragazzi hanno
prestato attenzione solo alla bomba e non si sono nemmeno resi conto di
tutto
il resto.-
-Di
quale macchinario stai parlando?- chiese il giovane
hacker, quasi infastidito, quando Himekawa staccò la
chiamata. Era sempre più
sconvolto da quel piano, così dettagliato.
-Caro
il mio Nishijima, sei proprio un ingenuo! La bomba
serviva solo per camuffare il meccanismo presente sul fondale del lago
di cui
ti ho già parlato, quello per riscaldare la roccia e portare
l’acqua ad
altissime temperature- la donna lo guardò meglio per poi
entrare più nei
dettagli -l’acqua trasforma le particelle in vapore, il quale
rilascia e
sprigiona il veleno nell'aria, fino a venir inalato dai ragazzi
così da
infettarli. Grazie all'esplosione, le macerie della grotta andranno a
sotterrare e insabbiare il macchinario. Quando troveranno i loro corpi,
sarà
troppo tardi.-
***
Yamato
stava iniziando ad agitarsi, aveva notato che la
sua ragazza si era allontanata con il suo migliore amico. Non li vedeva
più,
ormai si erano dissolti nel nulla. Ripensava al giorno del terremoto e
si malediceva
per la sua codardia, se non fosse stato per Taichi, probabilmente Sora
sarebbe
annegata. Forse non era degno di stare con lei, quei pensieri gli
stavano
lacerando il cervello. Mimi se ne accorse e lo ridestò dalla
sua riflessione
-Yamato, vuoi una birra? L’ho trovata prima nel frigobar
dell’appartamento.-
Il
biondo sorrise all’amica e accettò
l’offerta, ma non
riuscì ad aprirla, poiché uno scoppio e una nube
di fumo li fece trasalire.
Tutti i digiprescelti si preoccuparono quando notarono che i due amici
che
mancavano all’appello, si erano allontanati insieme in quella
direzione.
Corsero tutti, rimanendo quasi senza fiato, fino a ritrovarsi davanti a
quella
caverna. Non c’erano altri passaggi se non via mare, ma non
potevano agitarsi
prima di accertarsi che fossero là dentro.
-E
se fossero tornati all’appartamento?- la voce
speranzosa della sorella di Taichi rincuorò per un attimo
gli amici, ma durò
poco, perché Mimi, in mezzo alle macerie, ritrovò
il pareo della sua migliore
amica e cominciò a piangere, seguita da Hikari. Koushiro
chiamò subito i
soccorsi che non tardarono ad arrivare, poiché quel boato
era stato sentito in
tutta la zona.
La
squadra di soccorso di Kamakura aveva iniziato ad
usare le trivelle, stava cercando di raggiungerli da un ingresso
alternativo,
poiché l’entrata era crollata. Stavano perforando
lentamente per evitare di
fare crollare la caverna. Tutti i digiprescelti stavano contribuendo
per quello
che potevano. Erano disperati.
-Presto
farà buio, buttate giù tutta
l’attrezzatura.-
Continuarono
senza sosta tutta la notte, ma, ad un certo
punto, la perforazione causò una frana. Adesso sì
che erano davvero tutti
allarmati e ancora più preoccupati per i due ragazzi.
Intanto,
all’interno della caverna, Sora, nonostante la
forte esplosione, si stava svegliando. Le orecchie ronzavano. Si
trovava in uno
stato confusionale accelerato. Riuscì ad aprire gli occhi e
si ritrovò
abbracciata al suo Taichi. Con il suo corpo era riuscito ancora una
volta a
salvarla. Si divincolò dalla sua stretta e
cominciò ad accarezzarlo,
sussurrando con un filo di voce il suo nome.
-Taichi,
ti prego svegliati, non puoi lasciarmi, mi hai
promesso che mi avresti salvata sempre, non puoi farmi questo.-
Le
lacrime scendevano copiose, annebbiandole la
vista. Era
disperata, continuava a
lisciargli il viso, aspettando un suo risveglio, come se dovesse aprire
gli
occhi da un momento all’altro e portarla via da
lì. Il suo cuore batteva, ma
lui non dava alcun segno di vita. Notò attraverso la fioca
luce del piccolo lago,
mentre stringeva la mano del ragazzo, che aveva le vene delle braccia e
delle
mani nere come la pece. Era senza fiato, non riusciva più a
parlare, la voce
era secca. Un pipistrello, che sfrecciava verso la fonte
d’acqua luminosa, la
fece sbloccare da quella sorta di stato confusionale.
Strisciò al suolo versò
quel piccolo lago e riempì il palmo della mano
d’acqua per berne un po’. Si
accucciò accanto al
ragazzo aspettando la sua fine, quando, ricordandosi delle parole che
Taichi le
aveva detto prima dello scoppio, trovò un briciolo di forza
per cercare una
soluzione. Doveva portarlo fuori da lì, stavolta toccava a
lei trarlo in salvo.
Si alzò barcollando un poco e cercò di andare
verso l’ingresso. Un rumore di
trivelle le accese una speranza, ma subito dopo si rese conto che di
quel passo
la caverna le sarebbe crollata addosso. Ispezionò presto
tutti gli angoli e,
quando trovò un piccolo tunnel, corse verso il digiprescelto
e lo trascinò
attraverso un'apertura tra le rocce che evidentemente aveva creato
l’esplosione. Appena arrivò in superficie,
lasciò il ragazzo privo di sensi
sulla sabbia e corse con tutte le forze che le erano rimaste a cercare
aiuto,
verso dove arrivano i rumori delle trivelle.
-Siete
degli stupidi, grazie alla frana che avete
causato, i nostri amici saranno morti di sicuro!- Yamato stava inveendo
contro
uno dei soccorritori, quando la voce di Sora che lo chiamava, lo fece
voltare
di scatto.
-Sora!-
corse verso di lei abbracciandola, seguito dal
resto degli amici.
-Come
stai? Come sei uscita?- le accarezzò teneramente il
viso pieno di lividi e ferite.
-Non
c’è tempo. Qualcuno ci vuole morti! Dobbiamo
portare
Taichi in ospedale.-
***
Arrivarono
con estrema urgenza all’ospedale di
Tokyo. Taichi
sembrava in ipertermia,
era in coma, intubato ed attaccato a chissà quanti
macchinari.
-La
radiografia del torace mostra delle ostruzioni a
livello polmonare, il livello di ossigeno, infatti, è
estremamente basso e il
fegato sta peggiorando. Inoltre, la creatinina è raddoppiata
ed i reni stanno
iniziando a collassare. Che diavolo ha il ragazzo?-
Nessun
medico riusciva a spiegarsi cosa potesse avere.
Dietro alla vetrata di quella tetra stanza di ospedale, la famiglia
Yagami
piangeva in silenzio, osservando il figlio adagiato inerme su quel
letto,
mentre la piccola Hikari singhiozzava stringendosi al petto del suo
migliore
amico Takeru. Nel frattempo, una dottoressa esperta in malattie
infettive era
entrata nella stanza per parlare con i paramedici.
-Allora.
Che abbiamo qui?-
-Mai
visto nulla del genere. È arrivato privo di sensi,
gli arti contratti, i polmoni peggiorano e la funzionalità
renale è
compromessa. Ha mai visto questi sintomi?-
-Purtroppo
sì, settimane fa portarono qui uno scienziato,
unico superstite del suo team, con gli stessi identici sintomi. E
proprio ieri
mi hanno chiamato d’urgenza dalla scuola superiore
Tsukishima, perché quattro
ragazzi, tra i tredici ed i sedici anni, erano nelle stesse condizioni.-
-E
la cura qual è?-
-Non
lo so. Sia l’uomo, sia i quattro ragazzi sono morti
dopo poche ore dal loro arrivo in ospedale.-
Dopo
quella frase, con aria molto delusa, lasciò la
stanza del ragazzo e si spostò in quella della sua amica per
cercare di capirne
qualcosa in più su quello che era successo. La ragazza, a
differenza dell’amico,
ne era riuscita abbastanza illesa. Per facilitarne la respirazione, le
avevano
somministrato ossigeno tramite una maschera d’ossigeno . Per
fortuna si era
ripresa nel giro di pochissimo tempo. Accanto alla rossa
c’erano la madre,
Yamato e Mimi che non si allontanavano da lei un attimo e, un
po’ più in
disparte, Koushiro e Joe che cercavano di ragionare sul complotto in
cui ora
avevano la certezza di essere caduti. Perché volerli morti?
Quando si accorsero
che la dottoressa era entrata insieme al dottor Kido, nonché
padre di Joe, si
avvicinarono al letto di Sora per avere notizie sul loro amico.
-Come
va, Tachenouchi?-
-Io
sto bene, Taichi come sta?-
-Non
bene al momento. Sospettiamo un avvelenamento. Tu,
per fortuna, sei stata infettata in minor parte rispetto a lui da
questa sorta
di virus, riuscendo a guarire in poco tempo.- Rispose il padre di Joe,
visibilmente dispiaciuto. Ormai conosceva quei ragazzi da quando ne
aveva
memoria e vedere quella situazione gli metteva angoscia.
-Io
non riesco a capire però perché tu stai bene e
lui
no, visto che vi trovavate nello stesso posto. Le tue analisi rispetto
a quelle
di Taichi sono perfette.- continuò il medico, appoggiando il
reperto sul letto
della ragazza.
-Taichi
si è disteso su di me, coprendo tutto il mio
volto con il suo petto, magari il suo corpo ha evitato che io fossi
esposta
quanto lui.-
-Ecco
dunque, spiegato il perché è più
infetto di te. Lui
è riuscito ad attutire l’inalazione. Il problema
è che adesso Taichi non si
sveglia.- Il povero genitore del prescelto della sincerità
era destabilizzato
dal dolore, che vedeva negli occhi dei ragazzi che aveva visto crescere
insieme
al figlio. Qualcuno accanto a lui, però, non era
così negativo. Fu proprio il
figlio a prendere parola, dopo aver gettato un’occhiata sulle
analisi
dell’amica.
-Aspettate
tutti, e se avessimo una sorta di antidoto in
questa stanza?-
La
rossa sentendosi osservata aggrottò le sopracciglia.
-Io?-
-Sì,
esatto, prima ho visto le analisi di Taichi e
vedendo adesso le tue mi sono reso conto che avete lo stesso gruppo
sanguigno.
Forse l'antidoto sta proprio nel tuo sangue Sora e se così
fosse potremmo
tentare una trasfusione, che ne pensi papà?-
Sia
il padre del ragazzo, sia la dottoressa accanto a lui
erano chiaramente confusi quanto ammirati dall’affiatamento e
dalla sapienza
del ragazzo.
-Andiamo
a preparare tutto, torniamo fra un attimo.- e
sorridendo al figlio per la sua preparazione uscì dalla
stanza, seguito dalla
dottoressa.
Quando
rimasero soli, Sora osservò Koushiro e Joe, e chiese
loro se erano convinti che in quel modo lo avrebbero salvato. Fu il
rosso a
risponderle stavolta.
-Non
lo so Sora, ma è l’unica chance che abbiamo. Il
tuo
sangue in un qualche modo risulta privo di tossine. Non hai inalato la
stessa
quantità di gas di Taichi, proprio grazie al suo gesto. Il
che mi fa pensare
che in qualche modo il tuo corpo sia riuscito a ripulirsi autonomamente
dal
virus. Probabilmente grazie alla trasfusione, anche il corpo di Taichi
sarà in
grado di combattere il virus.-
In
tutti i presenti si riaccese la speranza che l’amico
potesse finalmente riaprire gli occhi. Mentre aspettavano delucidazioni
da
parte dei medici, Sora, raccontò nei dettagli quello che era
successo nella
caverna, omettendo ovviamente il bacio con il castano. Koushiro, che
aveva
ascoltato ogni dettaglio del racconto, iniziò ad abbozzare
delle supposizioni
facendo delle ricerche sul suo fidato portatile.
-Mi
sono documentato su quella caverna e posso affermare
con certezza che sia piena di magnetite. Forse quella roccia,
in un
qualche modo, diventa velenosa. Che possa dipendere
magari dal calore...
forse è questo a renderla tossica o qualcosa del genere. In
qualche modo il
vapore acqueo trasforma le particelle di veleno che si trovavano nelle
rocce
del lago e le fa diventare un aerosol.-
-Sol...
che?- chiese curiosa Mimi.
-Per
aerosol si intende la dispersione di particelle
solide o liquide in una soluzione sospesa aeriforme tipo un gas. La
nebbia ne è
un esempio quotidiano-.
-Ora
capisco. Quindi quella sostanza che ci sembra fumo e
che ci fa mancare l’aria in realtà è un
virus.- disse infine Sora mesta.
-Sì,
ma perché noi? Sora ha detto che quelle conchiglie
avevano formato una sorta di pista per portarli lì. E poi
non scordiamoci che
abbiamo vinto questa vacanza tutti insieme. Perché volevano
ucciderci?- Yamato
era più agitato del solito.
***
-Sono
sicura che quei due a quest’ora sono morti, come
del resto sono morti anche gli altri quattro. Ne mancano solo sei da
fare
fuori.-
-Gli
altri quattro?- Nishijima era confuso.
-Esatto.
C’erano altri quattro digiprescelti oltre a
loro. Con quei mocciosi è stato più facile del
previsto. Lo stesso giorno che
abbiamo infettato i due prescelti nella caverna, abbiamo condotto con
una
banale scusa i ragazzi nella loro a scuola, nella stanza dei computer.
E’
bastata solo una piccola dose di questi per infettarli ed ucciderli in
breve
tempo.-
La
donna dai capelli neri era esaltata e stava ammirando
delle boccette di vetro contenenti un liquido violaceo.
-Cosa
sono quelle?- l’hacker era davvero adirato, più
stava in quel laboratorio, più scopriva cose subdole.
-Un
estratto puro del nostro virus direttamente dalla
magnetite.-
-E
che cosa ne vuoi fare?-
-Appena
mi libererò una volta per tutta di tutti quei
mocciosi, così che non possano irrompere nel nostro vero
piano, contamineremo
tutta Digiworld.-
-Vuoi
infettare tutti i Digimon?-
-Esatto,
non ne deve rimanere neanche uno in quel dannato
posto!-
***
Non
passò molto tempo che la dottoressa tornò con un
infermiere nella stanza di Sora.
-Signorina
Tachenouchi, con il suo consenso siamo pronti
a procedere con la trasfusione*.-
-Facciamolo
subito!- rispose con una certa fretta, doveva
salvare Taichi.
Sora
era pronta in posizione semi sdraiata, sua madre era
accanto a lei a stringerle la mano, mentre la dottoressa, con
l’appoggio
dell’infermiere, usava
un piccolo ago per inserire la flebo in una delle sue vene. La
procedura durò quasi due ore.
Sora,
ebbe un fastidio con la puntura iniziale, aveva il braccio leggermente
indolenzito, ma non le importava. Doveva farlo per il suo Taichi.
Dopo
aver eseguito l’operazione, la dottoressa
raccomandò
alla rossa di riposarsi, e, mentre la salutò, il paramedico
che assisteva il
giovane Yagami, entrò impetuosamente nella stanza per
avvisarla di un problema
che era sorto. La donna corse e rimase sconcertata nel vedere il
castano in
quello stato.
-Il
ragazzo sta collassando!-
-Presto.
Rianimazione. Massaggio. Ventilazione.-
-Carica!
Libera! Carica! Libera! Epinefrina!-
-Andiamo,
Taichi! Non puoi lasciarci, non dopo quello che
ha appena fatto la tua amica per te! C’è battito?-
-Niente.-
Nella
stanza di Sora si creò il panico generale, Sora era
disperata. Koushiro scoppiò facendo trasalire i presenti
-Aspettate, se la mia
teoria di prima è giusta... se il calore attiva il virus,
forse, il freddo può
anche disattivarlo. Devo dirlo alla dottoressa, subito-
e scattò facendo uscire insistentemente la
donna che, vista la conoscenza e la caparbia che il rosso aveva
dimostrato di
avere prima, non dubitò. Portarono il ragazzo
d’urgenza in un’altra stanza e
procedettero all’ibernazione.
Quando
le analisi successive mostrarono una drastica
diminuzione della presenza del virus nel suo corpo, riportarono la sua
temperatura
corporea ad un valore normale. Aveva funzionato, il battito del giovane
Yagami
aveva ripreso a battere normalmente. Procedettero quindi a fare
trasfusione per
poter eliminare ciò che restava del virus nel suo corpo. La
situazione del
ragazzo cambiò all’improvviso. La donna, dopo
essersi assicurata della buona
riuscita, tornò a dare la lieta notizia alla famiglia del
ragazzo, alla
signorina Tachenouchi e al resto del gruppo.
-I
suoi organi hanno ripreso a funzionare, adesso però
sta riposando. Ci vorrà un po’ di tempo per
sciogliere la prognosi, ma
l’organismo reagisce bene al tuo sangue. Grazie Sora!-
La
ragazza guardò il dottor Kido e la sua collega con gli
occhi lucidi. C’era riuscita. L’aveva salvato lei
stavolta. Era talmente felice
che nulla in quel momento l’avrebbe scalfita. Tutto, tranne
il rumore che fece
voltare i presenti nella stanza. Mimi aveva fatto cadere il telefono
dalle
mani. Era bianca come un lenzuolo e il suo viso era senza espressione.
I suoi
amici la scrutarono inebetiti. Yamato si avvicinò a lei
cercando di farla
tornare in sé.
-Mimi,
va tutto bene?-
La
prescelta cominciò a singhiozzare, non riusciva a
parlare, così indicò al biondo il suo telefono.
Yamato lo raccolse e, leggendo
il messaggio, anche il suo sguardo si incupì.
Guardò i suoi amici e con un
magone rivelò il contenuto del messaggio.
-Daisuke,
Ken, Miyako e Iori sono morti, hanno contratto
una sorta di virus.-
La
stanza cadde in un silenzio tombale. Tutti piangevano,
erano pietrificati, impauriti, indifesi. Quelli che ce
l’avevano con loro,
erano già riusciti ad uccidere quattro di loro, togliendogli
un pezzo del loro
mondo.
I
ragazzi continuarono a crogiolarsi e a chiedersi il
perché, ma nessuno riuscì a risolvere
quell’enigma.
*Trasfusione:
come accennato nelle pre-note, non ho nessuna competenza
medica. Mi sono informata su internet come meglio potevo cercando di
rendere il
più verosimile la situazione. Ma non posso dar per certo che
tutto quello
scritto in quest’ambito sia giusto.
NOTE
FINALI
Pff…
Giuro che ho sudato sette camice per scrivere sto
capitolo ma è andata!
Che
dire? Taichi ne passa tante ma ovviamente alla fine la
situazione drastica sembra cambiare in meglio. Quindi dal prossimo
capitolo
vedremo il nostro Taichi tornare? Forse.. xD Effettivamente scrivere un
capitolo intero con lui assente mi ha rotto un po’ le balle.
Vabbè non voglio
fare spoiler.
Dunque
quelli convolti in questo complotto non erano solo loro
otto, ma anche quelli di 02 (ma perché?), che non avendoli
mai considerati più
di tanto, proprio ora che avevo deciso di farlo cosa faccio? Ovviamente
li ho
fatti morire. Non ho mai fatto morire nessuno nelle mie fanfiction..
mo’ quasi
quasi ci sto prendendo gusto sapete? 20 scienziati e 4 ragazzi.. wow… na strage
praticamente. Ma giustamente a
tutto c’è sempre un motivo!
Nel
prossimo capitolo si capirà qualcosa? Mmm…
probabilmente
no! Vi anticipo che inizierete ad avere le idee chiare su quello che ho
in
mente solo nel 4 capitolo. Dai non è molta
l’attesa.
Vabbè
bando alle ciance. Grazie sempre a chi legge.
Wendy