PRE-NOTE
Sì,
ok probabilmente
questa quarantena mi ha dato alla testa. Siamo nel bel mezzo della
pandemia,
causata da un dannato virus e tu che fai ti metti a scrivere una
fanfiction su
un virus? Ma sei
cretina? Ebbene sì… come
infliggere ancora più dolore ai lettori. xD
No
dai… scherzi a parte,
questa long nasce prima di tutto dalla noia di questo periodo. E un
giorno mi
sono detta: Ma dai Wendy perché non provi a complicarti la
vita, scrivendo su
un genere che NON ti appartiene? Quindi eccomi qui. Mi sono lasciata
ispirare
da una serie tv che ho visto per sbaglio di recente, quindi di certo
non si
parlerà di coronavirus. Ho usato parzialmente i termini
scientifici/ospedalieri
dalla serie appunto, perché non sono né una
scienziata né un medico, cercando
di creare la storia nel contesto dei Digimon e ricreare qualcosa di
particolare
e di diverso attorno a questa cosa. Vabbè ora basta dire
cazzate. Se siete qui
volete leggere, spero di avervi incuriositi almeno un pochino. In tal
caso…Buona
lettura!!!
Ringrazio
la mia beta Digihuman
per aver corretto i miei errori abituali e per spronarmi nella
scrittura,
insieme a Kisachan e LadyItalia_UsabellaDream.
Virus
Capitolo
1
L’inizio di un incubo
Tutti
i Digiprescelti quel giorno avevano
ricevuto la stessa lettera, sapevano che c'era qualcosa sotto, non era
certo
una coincidenza che tutti gli otto amici avessero vinto una settimana
in una
casa sul mare a Kamakura. Ciò nonostante erano al settimo
cielo, passare sette
giorni tutti insieme in quel posto fantastico, gli fece scordare le
cose
negative. Del resto era una bellissima zona di mare, cosa mai sarebbe
potuto
capitare di così brutto. L’unico un po’
infastidito da quella situazione di
convivenza era Taichi Yagami, che, essendo innamorato segretamente
della sua
migliore amica Sora, sarebbe stato asfissiante vederla cinguettare con
il suo
ormai fidanzato Yamato che, qualche anno prima gliel’aveva
soffiata da sotto il
naso. Ma non era nessuno per poter rovinare il programma agli altri,
quindi
rassegnato preparò la valigia e seguì il resto
degli amici in quell’avventura,
non sapendo ancora a cosa avrebbe portato. Comunque, pensandoci bene,
quella
vacanza non sarebbe stata di certo un male, visto che proprio in quel
mese
Taichi, Sora e Yamato avrebbero affrontato la maturità per
poi iniziare a
frequentare l’università. Sora si sarebbe
dedicata, come tutti già prevedevano,
alla scuola di giardinaggio della madre, Yamato avrebbe preso una pausa
dalla
musica per studiare alla facoltà di tecnologia aerospaziale
ed infine Taichi
avrebbe fatto dei concorsi per entrare in polizia. Ovviamente sarebbero
rimasti
a Tokyo. Questi erano i sogni dei tre digiprescelti quasi diplomati.
***
Arrivò
finalmente la settimana di Luglio
tanto attesa per i ragazzi, settimana che comprendeva anche il sedici
di
Luglio, giornata per loro importante perché festeggiavano
l’Umi No Hi,
ovvero la festa del mare. In
quel giorno di festa, che avviene il terzo lunedì di Luglio,
i giapponesi si
riversano nelle spiagge per onorare il mare e per pregare
affinché possa
portare sempre abbondanza e prosperità al Giappone. Una
delle zone più popolari
per queste feste è proprio Kamakura, oltre ad Enoshima e
Zushi ed alla spiaggia
artificiale di Odaiba, dove avevano sempre festeggiato fin da piccoli.
Nonostante la qualità dell’acqua lasciasse a
desiderare, loro si limitavano ad
abbronzarsi sulla sabbia calda ammirando alle loro spalle il bellissimo
Rainbow
Bridge.
Era
una calda domenica. Dopo un’ora di treno
arrivarono finalmente a destinazione e, sotto consiglio del padre di
Taichi ed
Hikari, andarono come prima cosa a bere un vero caffè
giapponese al bar Rondino
che si trovava a una decina di metri, a sinistra dalla stazione. Era
davvero
buono, ricordava il caffè americano, ma si preparava grazie
ad una serie di
cilindri di vetro, infilati uno dentro all’altro e riscaldati
dentro un
fornelletto. Continuarono poi la passeggiata verso la loro abitazione
sul mare,
rimanendo estasiati dal fascino di Kamakura. Quella piccola cittadina
era una
delle mete preferite dagli abitanti della capitale per una gita fuori
porta.
Era piena di surfisti, che si sfidavano nella baia su cui si affacciava
la
città. Percorsero il viale principale pieno di alberi di
ciliegio provando una
sorta di pace e serenità e, dopo circa quindici minuti a
piedi, arrivarono
all’appartamento che li avrebbe ospitati per tutta la
settimana. L’odore del
mare e la brezza gentile li aveva fatti innamorare di quel posto
incantevole
fin da subito. Quello splendido appartamento sorgeva sulla zona
costiera della
città, con una posizione privilegiata sulla collina e con
una vista sul mare da
lasciarci il fiato. Un uomo basso e pelato, sulla quarantina,
mostrò ai
digiprescelti la casa posta su due piani. L’ingresso della
casa era sensazionale,
vi era una veranda di legno bianca con una piscina che dava sul mare.
Il primo
piano aveva un’immensa cucina-soggiorno in stile Giapponese.
Al piano
superiore, invece, vi erano due camere da letto, che offrivano una
vista
panoramica spettacolare, grazie anche alle abnormi finestre in vetro, e
due
bagni dotati di tutti in comfort. Avrebbero vissuto una settimana
esaltante,
una vacanza da sballo, tra quella casa, il mare, la piscina e i posti
da
visitare.
Quella
stessa sera, dopo aver cenato ed essersi
goduti al meglio un bagno rilassante, ignari di ciò che li
aspettava il giorno
dopo, andarono a letto presto. La mattina seguente visitarono il tempio
di
Kotoku-in che ospitava l’Amida Buddha, una statua di tredici
metri in bronzo
sopravvissuta allo tsunami nel XV secolo. Mentre all'ora di pranzo
tornarono
nell’appartamento per rilassarsi un po’ al mare.
***
Un uomo e una donna stavano farneticando in
un piccolo laboratorio dove facevano delle ricerche sulla magnetite e
le
attività sismiche. Si trattava di un incarico riservato e
ordinato dal governo
federale per verificare la teoria per rilevare e prevedere i terremoti.
Nelle
mani sbagliate, avrebbe potuto generare sismi e distruggere qualsiasi
posto. Ma
il giovane dipendente non sapeva ancora per chi stava lavorando e le
vere
intenzioni che si celavano dietro le menti malvagie di quei pazzi
criminali.
-Quello
che ci serve adesso è una scossa
estremamente circoscritta e moderata!-
L’hacker
dai capelli nero corvino stava
spiegando alla sua superiore come si doveva eseguire quel test.
-Bene!
Avvia il programma Nishijima.-
L’uomo
tirò un respirò profondo e premette il
pulsante rosso, cercando di non pensare a quello che avrebbe provocato
in
quell’esatto momento. Dei suoni di bip
rimbombavano nella stanza avvolta
nella penombra, mentre il ghignò malefico di Himekawa
risultò quasi più
fastidioso di quei rumori.
-Che
il test cominci!-
***
I
ragazzi del gruppo erano stanchi da quella
partita di beach volley, ma, quando le ragazze apparvero davanti ai
loro occhi
con un banchetto coi fiocchi, quasi gli parvero un miraggio.
Manicaretti di
tutti i tipi deliziarono il loro palato, le giovani digiprescelte erano
state
veramente brave.
A pancia piena, la maggior parte di loro si era distesa a prendere al
sole.
C’era poi Sora che, prima di andare in digestione, aveva
deciso di fare un
bagno. Taichi e Yamato avevano, invece, iniziato una partita a
racchette. Poi,
il delirio. Una scossa di terremoto fece sussultare la terra. I
bagnanti erano
terrorizzati, urlavano senza tregua, ma, nonostante la paura, a Taichi
non
sfuggirono di certo le grida di Sora che era ancora in acqua.
Guardò Yamato che
la fissava quasi sbigottito e titubante, poi, senza pensarci, si
accinse a
correre in acqua urlando il suo nome per farle capire che stava andando
ad
aiutarla. Arrivò in una nuotata veloce da lei, ma non
riusciva a tirarla verso
di sé, perché, presa com’era dallo
stato di panico, continuava a dimenarsi.
-Sora,
sta tranquilla, ci sono io adesso!-
Finalmente
la ragazza a quella voce si
ridestò e afferrò la mano del suo soccorritore,
ma ciò non bastò, era quasi
impossibile con quelle scosse riuscire ad emergere del tutto
dall’acqua.
A
quel punto, Yamato riuscì finalmente a
darsi una svegliata e quando si accorse di una barca, provò
a trascinarla in
mare per raggiungerli “Possibile che debba essere sempre lui
a salvarla?” pensò
quasi scocciato da quel blocco. L’aveva tirata fuori dal
pericolo a Digiworld e
lo stava facendo anche adesso che era più di sua competenza.
Si diede dello
stupido mentre trainava la piccola imbarcazione. Ma si accorse che
quelle
scosse sismiche avevano smesso e che il suo amico e la sua compagna
stavano
ormai raggiungendo la riva.
L’avevano
scampata, ma Sora, a differenza dei
suoi amici, era quella più tesa, aveva qualcosa di represso.
Si stava
asciugando i capelli, dopo aver fatto un bagno ristoratore, quando il
suo
fidanzato bussò.
-Sora,
posso entrare?- la rossa aprì la porta
quasi scocciata e facendoglielo anche notare.
-Come
stai?-
-Come
vuoi che stia?-
Lui
non parlò, era più che giustificabile
l’ira della digiprescelta.
-Yamato,
perché continuavi a fissarmi senza
fare nulla?-
Nonostante
la paura, lo aveva notato anche
lei che il suo partner era rimasto bloccato, come se fosse un
baccalà.
-Io...
lo so, Sora, sono stato un codardo, ti
chiedo scusa.-
-È
tutto qui quello che hai da dire?-
-Ecco
io… non saprei cosa dirti…-
-Bene,
lascia perdere allora.-
E
sbattendo la porta dietro di lei scappò al
piano di sotto, aveva bisogno di una boccata d’aria in quel
momento come se
fosse una cosa vitale. Non c’era nessuno in cucina, erano
tutti esausti e
giustamente erano andati a letto presto, o forse non proprio tutti.
Taichi era
appoggiato alla ringhiera bianca di legno della veranda e stava bevendo
una
birra, immerso nell’oscurità dell’oceano
nero, quando fu distratto dalla
presenza della sua amica.
-Ehi
Sora, come stai?-
Questa
volta, la reazione della ragazza fu
completamente diversa da quella avuta precedentemente con il
digiprescelto dell’amicizia.
-Bene,
grazie. Io… volevo ringraziarti per
oggi Taichi!-
-Che
ti è successo? Tu sei capace di
nuotare.-
-Ero
in un vortice! Prova ad immaginare un
minuscolo insetto che va giù per lo scarico.-
Risero
entrambi per quel paragone esilarante.
-Taichi,
anche quella volta a Digiworld mi
hai salvata, la prossima volta tocca a me salvarti.-
-Ok
se ci tieni così tanto, sono pronto a
farmi salvare da te, quando vuoi.-
Un’altra
fragorosa risata riecheggiò in
quella tiepida serata estiva. Decisero di andare a dormire. Sora
raggiunse la
camera dove già dormivano Hikari e Mimi, mentre Taichi
quella dei ragazzi, ma a
differenza di Takeru, Koushiro e Joe, il biondo era sveglio e lo
guardò in
cagnesco. Taichi in cuor suo ne conosceva il motivo, ma non gli diede
peso e si
accucciò nel letto provando a scordarsi di quella giornata
terribile appena
conclusa. Sora, invece, non riuscì a prendere sonno
facilmente. Pensò e ripensò
alla maturità del castano, cosa che qualche anno prima non
aveva capito, e che,
al contrario, aveva sottovalutato.
Flashback
Era
ormai sera. Erano entrambi usciti dagli
spogliatoi ed erano felici di aver vinto quella partita. Taichi, era
più
euforico che mai ed erano anche da soli. Lui l'abbracciò
come mai aveva fatto,
fino a ritrovarsi vicino alle sue labbra. Un bacio a stampo, seguito
poi
dall’abbraccio delle loro lingue mentre i loro cuori
impazzivano di sentimento
e desiderio. Ogni carezza risuonava, sembrando quasi amplificata e di
una
delicatezza indescrivibile. Il giorno dopo lei si svegliò di
buon umore e corse
dal suo amico, ma con suo stupore lui non rivolse un solo pensiero al
trascorso
della sera prima.
Passarono
giorni e, nonostante lei tentò in
tutti i modi di restare sola con lui, lui continuava ad evitarla. Era
incazzata,
il suo migliore amico era un immaturo, stop. Decise così di
cedere alle avance
di Yamato, cercando di scordarsi di Taichi e del loro magnifico bacio.
Fine
Flashback
“Hai
fatto i calcoli male, cara Sora.
Maturità non vuol dire di certo rimandare o evitare un
argomento imbarazzante,
la vera maturità sta nel prendersi le proprie
responsabilità quando qualcuno a
cui vuoi bene sta male o è in pericolo. Yamato, quel giorno,
aveva dimostrato
non solo di non esserlo, ma anche di non tenere a lei. “Sei
una stupida, Sora”.
Dopo essersi crogiolata a lungo, si addormentò cercando di
opprimere i ricordi
dell’accaduto.
***
A
differenza dei ragazzi, qualcuno non
dormiva ma complottava alle loro spalle.
-Vuoi
creare un altro terremoto, Himekawa?-
-Per
favore, quello era solo un test per
capire cosa può provocare quella roccia, ma i terremoti sono
già storia
vecchia, caro il mio Nishijima. Abbiamo usi migliori per questa
bellezza
naturale. Di certo non abbiamo portato quei ragazzini proprio a
Kamakura con
l’inganno solo per farli assistere ad una piccola ed
innocente scossa.-
Il
suo tono era davvero diabolico.
-Cosa
vuoi fargli?- il giovane hacker era
pentito di aver accettato quell’incarico, mai e poi mai si
sarebbe aspettato di
far parte di un piano così oscuro.
-Vieni
Nishijima, ti faccio vedere una cosa.-
E
gli piazzò davanti al viso un tablet che
mostrava un video di un uomo sui sessant’anni in preda al
panico. L’uomo
spiegava che il suo team stava eseguendo dei test e controllava come
reagiva la
magnetite al calore. Quando l’avevano riscaldata oltre i
duecento gradi aveva
emesso una sorta di gas velenoso. Lui era arrivato troppo tardi,
l’intero
laboratorio era pieno di fumo viola, gli scienziati erano tutti in coma
e le
vene delle braccia e delle mani erano nere: erano morti tutti entro le
ventiquattro ore.
Il
giovane era rimasto senza parole, così la
donna gli diede il colpo di grazia.
-Grazie
a loro abbiamo scoperto l’arma letale
perfetta!-
E
continuava ancora imperterrita. Era persa
nel suo perfido mondo e il povero Nishijima non poteva nemmeno scappare
da
quell’inferno. Una delle clausole che il governo gli aveva
fatto firmare,
quando lo aveva trascinato in quella carneficina, prevedeva che se si
fosse
tirato indietro, avrebbero ucciso la sua futura moglie. Ma lui al tempo
non
diede peso alla cosa, anche perché i soldi che gli avevano
proposto per far
parte dello staff, avrebbero ricoperto in pochissimo tempo i debiti che
aveva
accumulato per l’organizzazione del matrimonio e per il mutuo
della casa. Lui,
però, quando firmò il contratto, non aveva capito
che aveva fatto un patto con
il diavolo ed ora si sentiva maledettamente in colpa.
-È
qualcosa di fantastico non credi? Quelle
vene nere sono un sottoprodotto del virus. Un virus intrappolato nella
magnetite e non c’è cura ovviamente
perché la roccia viene dalla luna.-
-Cosa
farai adesso?- gli occhi del ragazzo
ormai non riuscivano più a guardare la donna di qualche anno
più grande di lui.
-La
magnetite è stata scoperta dagli
scienziati proprio in una caverna sulla spiaggia di Kamakura, quando
qualcuno
entrerà, innescheremo un meccanismo per riscaldare la
roccia, così il mondo
intero scoprirà sia il virus, sia che non può
essere debellato.-
-Sì,
ma altri scienziati potrebbero trovare
un antidoto se avranno accesso al virus!- disse il moro quasi
speranzoso.
-Abbiamo
già pensato anche a questo. L’intero
posto esploderà subito dopo aver contagiato quei mocciosi.-
-Sì
ma perché qualcuno di loro dovrebbe
andare in quella caverna? Aspetta… non dirmelo, avete
pensato anche a questo.-
L’ultimo brandello di speranza di Nishijima svanì,
mentre il ghigno della donna
esplodeva nel piccolo laboratorio.
***
I
quattro giorni a seguire passarono
regolarmente. Nessun’altra scossa li aveva sorpresi,
nonostante la loro paura
abbastanza evidente. I digiprescelti continuarono la loro vacanza
premio,
divertendosi tra giochi in spiaggia, grigliate di carne e di pesce e
bagni in
piscina al chiaro di luna. Solo Sora e Yamato non si beavano di quei
momenti di
estremo piacere, erano freddi l’uno con l’altro e
si parlavano a malapena.
Tutti notarono la cosa, ma nessuno cercò di interferire tra
di loro, seppure a
malincuore. I sei prescelti restanti visitarono altri posti durante
quei
giorni, Kamakura era anche famosa perché aveva
più di cento templi buddhisti e
shintoisti. Fuori da ogni tempio si poteva mangiare frutta caramellata
e i
ragazzi ne approfittarono per assaggiare quelle delizie. Taichi nel
frattempo
si era allontano in una delle tante bancarelle dove si potevano
acquistare
amuleti vari. Non ne sapeva nemmeno lui il motivo, ma ne aveva preso
uno a
Sora. Era un omamori della felicità.
Voleva solo quello per lei, vederla
in quei giorni così isolata e triste gli faceva male.
Quel
sabato, essendo il penultimo giorno
prima di tornare alla loro vita, qualcuno non lasciò scelta
alla coppia in
crisi.
-Basta
stare nelle vostre stanza a meditare!-
I
due non riuscirono ad opporsi alla ragazza
dai capelli color cenere che li intimava a scendere in spiaggia con
loro,
perciò acconsentirono ma tenendosi comunque alla larga. Mimi
e Hikari erano in
acqua a schizzarsi e parlare del più e del meno, Yamato
aveva iniziato una
partita a bocce insieme al fratello e a Joe, Koushiro era immerso nel
suo
studio su chissà quale materia complicata ed infine Sora,
che stava prendendo
il sole, stava guardando in direzione del suo migliore amico fisso a
raccogliere qualcosa e ad allontanarsi sempre più da loro.
Così, senza farsi
notare da nessuno, e ignorando cosa potesse pensare il digiprescelto
dell’amicizia, spinta dalla curiosità, si
avvicinò verso di lui.
-Che
stai facendo?-
-Ehi
Sora… cercavo delle conchiglie.-
-Conchiglie?
Da quando collezioni
conchiglie?-
-Da
adesso!- Risero.
-Ecco
vedi, non sono solito fare una cosa del
genere, ma non sono le solite conchiglie. Guarda tu stessa.-
E
porgendogliene una, Sora si accorse che
l’amico aveva ragione, era come ammaliata da quei gusci.
-Sì
è vero, sono meravigliose!-
Quei
colori di una tonalità verde smeraldo
con striature gialle sembravano delle pietre preziose.
I
due amici, intenti a parlare di argomenti
generici, raccogliendo quelle strane conchiglie simili a tratti a dei
fossili,
si accorsero inseguito che erano disposte come ad indicargli un
percorso. Era
una sorta di scia che sembrava volerli condurre a qualcosa e ovviamente
anche
quello non era un certo caso, come avevano già sospettato
circa la vittoria di
quella sorta di vacanza.
-Cos’è
una tresca? Prima la vacanza gratis,
poi il terremoto ed infine questo.-
La
rossa iniziava a preoccuparsi davvero e Taichi lo poteva leggere
perfettamente
nei suoi occhi ambrati. Spazientito, gettò le conchiglie a
terra e ordinò
all’amica di tornare dagli altri, per seguire la scia da solo
e capire quale
mistero si celasse una volta per tutte dietro quel complotto.
-Sei
impazzito! Io vengo con te.-
Il
suo sguardo non avrebbe ammesso di certo
repliche o rifiuti, la conosceva benissimo per dubitarne,
così le strinse la
mano e insieme iniziarono a seguire il percorso che li portò
davanti ad una
caverna. I due si guardarono confusi, ma poi, mano nella mano, decisero
di
entrare.
-Sora,
stammi vicino e non allontanarti da me
per niente al mondo.- cercava di non far trapelare
l’agitazione nei suoi occhi.
-Ok!
Prima però voglio lasciare una traccia
per far capire che siamo entrati qui.-
Si
sfilò il pareo giallo con le margherite e lo
incastrò
a una sporgenza della grotta. Aveva in un certo qual modo una sorta di
sesto
senso che le faceva pensare che non ne sarebbero usciti tanto
facilmente. Come
biasimarla dopo tutto quello che stava succedendo. Di
certo era una caverna
formatasi a causa della corrosione della marea, l'ingresso era di
roccia
calcarea
erosa dalle
onde. Le stalattiti e le stalagmiti formate nel corso degli anni
insieme al
riverbero prodotto dal suono delle onde, davano a quella grotta
un’atmosfera mistica
che quasi inquietò i due digiprescelti. Era abitata da soli
pipistrelli ed
essendo ormai una tarda ora del pomeriggio, Taichi e Sora sobbalzarono
nel
vederne sfrecciare qualcuno sulle loro teste. L’unica cosa
rassicurante in quel
luogo era un minuscolo laghetto che faceva apparire l’acqua
di un blu così
immenso ed etereo da poter intravedere perfino il fondale.
***
I
due
studiosi stavano osservano i due attraverso le telecamere.
-Ma
sono
solo due ragazzi indifesi, perché volete fargli questo?-
-Ah…
Nishijima come sei ingenuo. Quelli non sono due ragazzi normali, sono
due degli
otto digiprescelti. Forza, inizia a scaldare la magnetite.-
***
Sora
scivolò, era troppo
viscido il pavimento pieno di concrezioni, e il castano
riuscì a mantenere
l’impatto a terra afferrandola subito dal braccio. Quando la
ragazza si ritrovò
davanti a lui lo fissò quasi dispiaciuta.
-Che
c’è?-
-Avevo
detto che toccava
a me salvarti.- Facendo ridere di gusto l’amico a
quell’affermazione.
-No,
mia cara Sora, hai
firmato un contratto quella volta a Digiworld alla piramide.
Sarò sempre e solo
io il tuo eroe.-
Disse
lui con un vocione
esaltato, quasi come fosse un attore teatrale. L’amica lo
guardò sorridendo e
lui si avvicinò per spostarle una ciocca di capelli e
sistemargliela dietro
l’orecchio, facendole perdere un battito a quel contatto. Non
riusciva a
capirne il perché, ma aveva maledettamente bisogno di
baciarlo, di assaggiare
quelle labbra. Senza rendersene contò, dimezzò la
distanza e il digiprescelto
del coraggio colse quel gesto per poi azzerarla e fare
l’unica cosa che
volevano in quel momento. Scordandosi il vero motivo per cui erano
entrati in
quel posto, e senza farsi scrupoli, la bacio e lei ricambiò
subito lasciandosi
trascinare con lui in quel vortice di passione. Erano entrambi presi ad
assaporarsi a vicenda, che non si accorsero che l’aria si era
contaminata di un
fumo viola. Taichi la sollevò dalle anche per appoggiarla su
una roccia.
Sarebbero andati oltre al bacio da lì a breve, lo sapevano
benissimo, ma gli
importava poco, solo un bip quasi assordante e
soprattutto allarmante li
riportò alla realtà facendo sciogliere quel bacio
infuocato.
-Taichi,
cos’era quel
rumore?-
-Io...
non lo so,
aspetta qui vado a vedere.- cercò di rassicurarla lui,
ancora senza fiato per
quello che stavano facendo fino a qualche secondo prima. Si resero
finalmente
conto anche del fumo, visto che iniziarono a tossire vistosamente e
tapparsi il
naso con la mano.
I
bip continuavano.
Finalmente il castano era arrivato alla fonte di quei rumori. -Cazzo!-
imprecò
correndo verso la sua amica.
-Sora,
dobbiamo uscire
subito!- urlò con un tono agghiacciante.
La
digiprescelta correva
verso il castano confusa.
-Che
succede, Taichi?-
-E’
una bomba!-
-Una
bomba?-
-Sì,
corri!-
Raggiunsero
mano nella
mano l’uscita della caverna, ma, con loro stupore,
l’ingresso era chiuso. Erano
in trappola e non c’era il tempo per provare a disinnescarla,
ormai era finita.
Era chiaro come il sole che qualcuno li voleva morti. Taichi sudava
freddo,
Sora invece era in preda al panico. La strattonò verso il
laghetto, ovvero il
posto secondo lui più lontano dalla bomba, la fece sdraiare
e si posizionò
sopra di lei stringendola come a volerla proteggere.
-Moriremo
vero, Taichi?-
singhiozzava con il viso appoggiato al suo petto. Non rispose, sapeva
anche lui
che non avevano scampo, le possibilità di sopravvivere ad
una bomba non erano
di certo molte. I bip erano più veloci.
-Sora,
devo dirti una
cosa.-
-Cosa?-
-Ti
amo, ti ho sempre
amata!-
Nemmeno
il tempo di
realizzare la dichiarazione che
Taichi le aveva
appena fatto, che un boato assurdo assordò tutti i suoi
pensieri.
NOTE
E
per questo capitolo ho
dato. Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi ringrazio
immensamente,
e spero di ritrovarvi nei prossimi capitoli, perché strano
ma vero sono piena
di idee che vorrei riuscire ad elaborare per portare questa storia
avanti al
meglio. Spero anche che il fandom con la quarantena in corso emerga un
po’ più
del solito e niente spero che vi sia piaciuto quello avete appena
leggendo!
Al
prossimo capitolo.
Wendy