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Autore: Wendy_88    15/04/2020    13 recensioni
Un virus letale, nemici misteriosi, un triangolo amoroso e un cadavere. Una serie di eventi segneranno le vite dei nostri otto digiprescelti.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PRE-NOTE

Sì, ok probabilmente questa quarantena mi ha dato alla testa. Siamo nel bel mezzo della pandemia, causata da un dannato virus e tu che fai ti metti a scrivere una fanfiction su un virus?  Ma sei cretina? Ebbene sì… come infliggere ancora più dolore ai lettori. xD

No dai… scherzi a parte, questa long nasce prima di tutto dalla noia di questo periodo. E un giorno mi sono detta: Ma dai Wendy perché non provi a complicarti la vita, scrivendo su un genere che NON ti appartiene? Quindi eccomi qui. Mi sono lasciata ispirare da una serie tv che ho visto per sbaglio di recente, quindi di certo non si parlerà di coronavirus. Ho usato parzialmente i termini scientifici/ospedalieri dalla serie appunto, perché non sono né una scienziata né un medico, cercando di creare la storia nel contesto dei Digimon e ricreare qualcosa di particolare e di diverso attorno a questa cosa. Vabbè ora basta dire cazzate. Se siete qui volete leggere, spero di avervi incuriositi almeno un pochino. In tal caso…Buona lettura!!!

 

Ringrazio la mia beta Digihuman per aver corretto i miei errori abituali e per spronarmi nella scrittura, insieme a Kisachan e LadyItalia_UsabellaDream.

Virus

Capitolo 1

L’inizio di un incubo

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Tutti i Digiprescelti quel giorno avevano ricevuto la stessa lettera, sapevano che c'era qualcosa sotto, non era certo una coincidenza che tutti gli otto amici avessero vinto una settimana in una casa sul mare a Kamakura. Ciò nonostante erano al settimo cielo, passare sette giorni tutti insieme in quel posto fantastico, gli fece scordare le cose negative. Del resto era una bellissima zona di mare, cosa mai sarebbe potuto capitare di così brutto. L’unico un po’ infastidito da quella situazione di convivenza era Taichi Yagami, che, essendo innamorato segretamente della sua migliore amica Sora, sarebbe stato asfissiante vederla cinguettare con il suo ormai fidanzato Yamato che, qualche anno prima gliel’aveva soffiata da sotto il naso. Ma non era nessuno per poter rovinare il programma agli altri, quindi rassegnato preparò la valigia e seguì il resto degli amici in quell’avventura, non sapendo ancora a cosa avrebbe portato. Comunque, pensandoci bene, quella vacanza non sarebbe stata di certo un male, visto che proprio in quel mese Taichi, Sora e Yamato avrebbero affrontato la maturità per poi iniziare a frequentare l’università. Sora si sarebbe dedicata, come tutti già prevedevano, alla scuola di giardinaggio della madre, Yamato avrebbe preso una pausa dalla musica per studiare alla facoltà di tecnologia aerospaziale ed infine Taichi avrebbe fatto dei concorsi per entrare in polizia. Ovviamente sarebbero rimasti a Tokyo. Questi erano i sogni dei tre digiprescelti quasi diplomati.

***

Arrivò finalmente la settimana di Luglio tanto attesa per i ragazzi, settimana che comprendeva anche il sedici di Luglio, giornata per loro importante perché festeggiavano l’Umi No Hi, ovvero la festa del mare. In quel giorno di festa, che avviene il terzo lunedì di Luglio, i giapponesi si riversano nelle spiagge per onorare il mare e per pregare affinché possa portare sempre abbondanza e prosperità al Giappone. Una delle zone più popolari per queste feste è proprio Kamakura, oltre ad Enoshima e Zushi ed alla spiaggia artificiale di Odaiba, dove avevano sempre festeggiato fin da piccoli. Nonostante la qualità dell’acqua lasciasse a desiderare, loro si limitavano ad abbronzarsi sulla sabbia calda ammirando alle loro spalle il bellissimo Rainbow Bridge.

Era una calda domenica. Dopo un’ora di treno arrivarono finalmente a destinazione e, sotto consiglio del padre di Taichi ed Hikari, andarono come prima cosa a bere un vero caffè giapponese al bar Rondino che si trovava a una decina di metri, a sinistra dalla stazione. Era davvero buono, ricordava il caffè americano, ma si preparava grazie ad una serie di cilindri di vetro, infilati uno dentro all’altro e riscaldati dentro un fornelletto. Continuarono poi la passeggiata verso la loro abitazione sul mare, rimanendo estasiati dal fascino di Kamakura. Quella piccola cittadina era una delle mete preferite dagli abitanti della capitale per una gita fuori porta. Era piena di surfisti, che si sfidavano nella baia su cui si affacciava la città. Percorsero il viale principale pieno di alberi di ciliegio provando una sorta di pace e serenità e, dopo circa quindici minuti a piedi, arrivarono all’appartamento che li avrebbe ospitati per tutta la settimana. L’odore del mare e la brezza gentile li aveva fatti innamorare di quel posto incantevole fin da subito. Quello splendido appartamento sorgeva sulla zona costiera della città, con una posizione privilegiata sulla collina e con una vista sul mare da lasciarci il fiato. Un uomo basso e pelato, sulla quarantina, mostrò ai digiprescelti la casa posta su due piani. L’ingresso della casa era sensazionale, vi era una veranda di legno bianca con una piscina che dava sul mare. Il primo piano aveva un’immensa cucina-soggiorno in stile Giapponese. Al piano superiore, invece, vi erano due camere da letto, che offrivano una vista panoramica spettacolare, grazie anche alle abnormi finestre in vetro, e due bagni dotati di tutti in comfort. Avrebbero vissuto una settimana esaltante, una vacanza da sballo, tra quella casa, il mare, la piscina e i posti da visitare.

Quella stessa sera, dopo aver cenato ed essersi goduti al meglio un bagno rilassante, ignari di ciò che li aspettava il giorno dopo, andarono a letto presto. La mattina seguente visitarono il tempio di Kotoku-in che ospitava l’Amida Buddha, una statua di tredici metri in bronzo sopravvissuta allo tsunami nel XV secolo. Mentre all'ora di pranzo tornarono nell’appartamento per rilassarsi un po’ al mare.

 

***


Un uomo e una donna stavano farneticando in un piccolo laboratorio dove facevano delle ricerche sulla magnetite e le attività sismiche. Si trattava di un incarico riservato e ordinato dal governo federale per verificare la teoria per rilevare e prevedere i terremoti. Nelle mani sbagliate, avrebbe potuto generare sismi e distruggere qualsiasi posto. Ma il giovane dipendente non sapeva ancora per chi stava lavorando e le vere intenzioni che si celavano dietro le menti malvagie di quei pazzi criminali.

-Quello che ci serve adesso è una scossa estremamente circoscritta e moderata!-

L’hacker dai capelli nero corvino stava spiegando alla sua superiore come si doveva eseguire quel test.

-Bene! Avvia il programma Nishijima.-

L’uomo tirò un respirò profondo e premette il pulsante rosso, cercando di non pensare a quello che avrebbe provocato in quell’esatto momento. Dei suoni di bip rimbombavano nella stanza avvolta nella penombra, mentre il ghignò malefico di Himekawa risultò quasi più fastidioso di quei rumori.

-Che il test cominci!-

 

***

I ragazzi del gruppo erano stanchi da quella partita di beach volley, ma, quando le ragazze apparvero davanti ai loro occhi con un banchetto coi fiocchi, quasi gli parvero un miraggio. Manicaretti di tutti i tipi deliziarono il loro palato, le giovani digiprescelte erano state veramente brave.
A pancia piena, la maggior parte di loro si era distesa a prendere al sole. C’era poi Sora che, prima di andare in digestione, aveva deciso di fare un bagno. Taichi e Yamato avevano, invece, iniziato una partita a racchette. Poi, il delirio. Una scossa di terremoto fece sussultare la terra. I bagnanti erano terrorizzati, urlavano senza tregua, ma, nonostante la paura, a Taichi non sfuggirono di certo le grida di Sora che era ancora in acqua. Guardò Yamato che la fissava quasi sbigottito e titubante, poi, senza pensarci, si accinse a correre in acqua urlando il suo nome per farle capire che stava andando ad aiutarla. Arrivò in una nuotata veloce da lei, ma non riusciva a tirarla verso di sé, perché, presa com’era dallo stato di panico, continuava a dimenarsi.

-Sora, sta tranquilla, ci sono io adesso!-

Finalmente la ragazza a quella voce si ridestò e afferrò la mano del suo soccorritore, ma ciò non bastò, era quasi impossibile con quelle scosse riuscire ad emergere del tutto dall’acqua.

A quel punto, Yamato riuscì finalmente a darsi una svegliata e quando si accorse di una barca, provò a trascinarla in mare per raggiungerli “Possibile che debba essere sempre lui a salvarla?” pensò quasi scocciato da quel blocco. L’aveva tirata fuori dal pericolo a Digiworld e lo stava facendo anche adesso che era più di sua competenza. Si diede dello stupido mentre trainava la piccola imbarcazione. Ma si accorse che quelle scosse sismiche avevano smesso e che il suo amico e la sua compagna stavano ormai raggiungendo la riva.

 

L’avevano scampata, ma Sora, a differenza dei suoi amici, era quella più tesa, aveva qualcosa di represso. Si stava asciugando i capelli, dopo aver fatto un bagno ristoratore, quando il suo fidanzato bussò.

-Sora, posso entrare?- la rossa aprì la porta quasi scocciata e facendoglielo anche notare.

-Come stai?-

-Come vuoi che stia?-

Lui non parlò, era più che giustificabile l’ira della digiprescelta.

-Yamato, perché continuavi a fissarmi senza fare nulla?-

Nonostante la paura, lo aveva notato anche lei che il suo partner era rimasto bloccato, come se fosse un baccalà.

-Io... lo so, Sora, sono stato un codardo, ti chiedo scusa.-

-È tutto qui quello che hai da dire?-

-Ecco io… non saprei cosa dirti…-

-Bene, lascia perdere allora.-

E sbattendo la porta dietro di lei scappò al piano di sotto, aveva bisogno di una boccata d’aria in quel momento come se fosse una cosa vitale. Non c’era nessuno in cucina, erano tutti esausti e giustamente erano andati a letto presto, o forse non proprio tutti. Taichi era appoggiato alla ringhiera bianca di legno della veranda e stava bevendo una birra, immerso nell’oscurità dell’oceano nero, quando fu distratto dalla presenza della sua amica.

-Ehi Sora, come stai?-

Questa volta, la reazione della ragazza fu completamente diversa da quella avuta precedentemente con il digiprescelto dell’amicizia.

-Bene, grazie. Io… volevo ringraziarti per oggi Taichi!-

-Che ti è successo? Tu sei capace di nuotare.-

-Ero in un vortice! Prova ad immaginare un minuscolo insetto che va giù per lo scarico.-

Risero entrambi per quel paragone esilarante.

-Taichi, anche quella volta a Digiworld mi hai salvata, la prossima volta tocca a me salvarti.-

-Ok se ci tieni così tanto, sono pronto a farmi salvare da te, quando vuoi.-

Un’altra fragorosa risata riecheggiò in quella tiepida serata estiva. Decisero di andare a dormire. Sora raggiunse la camera dove già dormivano Hikari e Mimi, mentre Taichi quella dei ragazzi, ma a differenza di Takeru, Koushiro e Joe, il biondo era sveglio e lo guardò in cagnesco. Taichi in cuor suo ne conosceva il motivo, ma non gli diede peso e si accucciò nel letto provando a scordarsi di quella giornata terribile appena conclusa. Sora, invece, non riuscì a prendere sonno facilmente. Pensò e ripensò alla maturità del castano, cosa che qualche anno prima non aveva capito, e che, al contrario, aveva sottovalutato.

 

Flashback

Era ormai sera. Erano entrambi usciti dagli spogliatoi ed erano felici di aver vinto quella partita. Taichi, era più euforico che mai ed erano anche da soli. Lui l'abbracciò come mai aveva fatto, fino a ritrovarsi vicino alle sue labbra. Un bacio a stampo, seguito poi dall’abbraccio delle loro lingue mentre i loro cuori impazzivano di sentimento e desiderio. Ogni carezza risuonava, sembrando quasi amplificata e di una delicatezza indescrivibile. Il giorno dopo lei si svegliò di buon umore e corse dal suo amico, ma con suo stupore lui non rivolse un solo pensiero al trascorso della sera prima.

Passarono giorni e, nonostante lei tentò in tutti i modi di restare sola con lui, lui continuava ad evitarla. Era incazzata, il suo migliore amico era un immaturo, stop. Decise così di cedere alle avance di Yamato, cercando di scordarsi di Taichi e del loro magnifico bacio.

Fine Flashback

 

“Hai fatto i calcoli male, cara Sora. Maturità non vuol dire di certo rimandare o evitare un argomento imbarazzante, la vera maturità sta nel prendersi le proprie responsabilità quando qualcuno a cui vuoi bene sta male o è in pericolo. Yamato, quel giorno, aveva dimostrato non solo di non esserlo, ma anche di non tenere a lei. “Sei una stupida, Sora”. Dopo essersi crogiolata a lungo, si addormentò cercando di opprimere i ricordi dell’accaduto.

 

***

A differenza dei ragazzi, qualcuno non dormiva ma complottava alle loro spalle.

-Vuoi creare un altro terremoto, Himekawa?-

-Per favore, quello era solo un test per capire cosa può provocare quella roccia, ma i terremoti sono già storia vecchia, caro il mio Nishijima. Abbiamo usi migliori per questa bellezza naturale. Di certo non abbiamo portato quei ragazzini proprio a Kamakura con l’inganno solo per farli assistere ad una piccola ed innocente scossa.-

Il suo tono era davvero diabolico.

-Cosa vuoi fargli?- il giovane hacker era pentito di aver accettato quell’incarico, mai e poi mai si sarebbe aspettato di far parte di un piano così oscuro.

-Vieni Nishijima, ti faccio vedere una cosa.-

E gli piazzò davanti al viso un tablet che mostrava un video di un uomo sui sessant’anni in preda al panico. L’uomo spiegava che il suo team stava eseguendo dei test e controllava come reagiva la magnetite al calore. Quando l’avevano riscaldata oltre i duecento gradi aveva emesso una sorta di gas velenoso. Lui era arrivato troppo tardi, l’intero laboratorio era pieno di fumo viola, gli scienziati erano tutti in coma e le vene delle braccia e delle mani erano nere: erano morti tutti entro le ventiquattro ore.

Il giovane era rimasto senza parole, così la donna gli diede il colpo di grazia.

-Grazie a loro abbiamo scoperto l’arma letale perfetta!-

E continuava ancora imperterrita. Era persa nel suo perfido mondo e il povero Nishijima non poteva nemmeno scappare da quell’inferno. Una delle clausole che il governo gli aveva fatto firmare, quando lo aveva trascinato in quella carneficina, prevedeva che se si fosse tirato indietro, avrebbero ucciso la sua futura moglie. Ma lui al tempo non diede peso alla cosa, anche perché i soldi che gli avevano proposto per far parte dello staff, avrebbero ricoperto in pochissimo tempo i debiti che aveva accumulato per l’organizzazione del matrimonio e per il mutuo della casa. Lui, però, quando firmò il contratto, non aveva capito che aveva fatto un patto con il diavolo ed ora si sentiva maledettamente in colpa.

-È qualcosa di fantastico non credi? Quelle vene nere sono un sottoprodotto del virus. Un virus intrappolato nella magnetite e non c’è cura ovviamente perché la roccia viene dalla luna.-

-Cosa farai adesso?- gli occhi del ragazzo ormai non riuscivano più a guardare la donna di qualche anno più grande di lui.

-La magnetite è stata scoperta dagli scienziati proprio in una caverna sulla spiaggia di Kamakura, quando qualcuno entrerà, innescheremo un meccanismo per riscaldare la roccia, così il mondo intero scoprirà sia il virus, sia che non può essere debellato.-

-Sì, ma altri scienziati potrebbero trovare un antidoto se avranno accesso al virus!- disse il moro quasi speranzoso.

-Abbiamo già pensato anche a questo. L’intero posto esploderà subito dopo aver contagiato quei mocciosi.-

-Sì ma perché qualcuno di loro dovrebbe andare in quella caverna? Aspetta… non dirmelo, avete pensato anche a questo.- L’ultimo brandello di speranza di Nishijima svanì, mentre il ghigno della donna esplodeva nel piccolo laboratorio.

 

***

 

I quattro giorni a seguire passarono regolarmente. Nessun’altra scossa li aveva sorpresi, nonostante la loro paura abbastanza evidente. I digiprescelti continuarono la loro vacanza premio, divertendosi tra giochi in spiaggia, grigliate di carne e di pesce e bagni in piscina al chiaro di luna. Solo Sora e Yamato non si beavano di quei momenti di estremo piacere, erano freddi l’uno con l’altro e si parlavano a malapena. Tutti notarono la cosa, ma nessuno cercò di interferire tra di loro, seppure a malincuore. I sei prescelti restanti visitarono altri posti durante quei giorni, Kamakura era anche famosa perché aveva più di cento templi buddhisti e shintoisti. Fuori da ogni tempio si poteva mangiare frutta caramellata e i ragazzi ne approfittarono per assaggiare quelle delizie. Taichi nel frattempo si era allontano in una delle tante bancarelle dove si potevano acquistare amuleti vari. Non ne sapeva nemmeno lui il motivo, ma ne aveva preso uno a Sora. Era un omamori della felicità. Voleva solo quello per lei, vederla in quei giorni così isolata e triste gli faceva male.

Quel sabato, essendo il penultimo giorno prima di tornare alla loro vita, qualcuno non lasciò scelta alla coppia in crisi.

-Basta stare nelle vostre stanza a meditare!-

I due non riuscirono ad opporsi alla ragazza dai capelli color cenere che li intimava a scendere in spiaggia con loro, perciò acconsentirono ma tenendosi comunque alla larga. Mimi e Hikari erano in acqua a schizzarsi e parlare del più e del meno, Yamato aveva iniziato una partita a bocce insieme al fratello e a Joe, Koushiro era immerso nel suo studio su chissà quale materia complicata ed infine Sora, che stava prendendo il sole, stava guardando in direzione del suo migliore amico fisso a raccogliere qualcosa e ad allontanarsi sempre più da loro. Così, senza farsi notare da nessuno, e ignorando cosa potesse pensare il digiprescelto dell’amicizia, spinta dalla curiosità, si avvicinò verso di lui.

-Che stai facendo?-

-Ehi Sora… cercavo delle conchiglie.-

-Conchiglie? Da quando collezioni conchiglie?-

-Da adesso!- Risero.

-Ecco vedi, non sono solito fare una cosa del genere, ma non sono le solite conchiglie. Guarda tu stessa.-

E porgendogliene una, Sora si accorse che l’amico aveva ragione, era come ammaliata da quei gusci.

-Sì è vero, sono meravigliose!-

Quei colori di una tonalità verde smeraldo con striature gialle sembravano delle pietre preziose.

I due amici, intenti a parlare di argomenti generici, raccogliendo quelle strane conchiglie simili a tratti a dei fossili, si accorsero inseguito che erano disposte come ad indicargli un percorso. Era una sorta di scia che sembrava volerli condurre a qualcosa e ovviamente anche quello non era un certo caso, come avevano già sospettato circa la vittoria di quella sorta di vacanza.

-Cos’è una tresca? Prima la vacanza gratis, poi il terremoto ed infine questo.-  La rossa iniziava a preoccuparsi davvero e Taichi lo poteva leggere perfettamente nei suoi occhi ambrati. Spazientito, gettò le conchiglie a terra e ordinò all’amica di tornare dagli altri, per seguire la scia da solo e capire quale mistero si celasse una volta per tutte dietro quel complotto.

-Sei impazzito! Io vengo con te.-

Il suo sguardo non avrebbe ammesso di certo repliche o rifiuti, la conosceva benissimo per dubitarne, così le strinse la mano e insieme iniziarono a seguire il percorso che li portò davanti ad una caverna. I due si guardarono confusi, ma poi, mano nella mano, decisero di entrare.

-Sora, stammi vicino e non allontanarti da me per niente al mondo.- cercava di non far trapelare l’agitazione nei suoi occhi.

-Ok! Prima però voglio lasciare una traccia per far capire che siamo entrati qui.-

Si sfilò il pareo giallo con le margherite e lo incastrò a una sporgenza della grotta. Aveva in un certo qual modo una sorta di sesto senso che le faceva pensare che non ne sarebbero usciti tanto facilmente. Come biasimarla dopo tutto quello che stava succedendo. Di certo era una caverna formatasi a causa della corrosione della marea, l'ingresso era di roccia calcarea erosa dalle onde. Le stalattiti e le stalagmiti formate nel corso degli anni insieme al riverbero prodotto dal suono delle onde, davano a quella grotta un’atmosfera mistica che quasi inquietò i due digiprescelti. Era abitata da soli pipistrelli ed essendo ormai una tarda ora del pomeriggio, Taichi e Sora sobbalzarono nel vederne sfrecciare qualcuno sulle loro teste. L’unica cosa rassicurante in quel luogo era un minuscolo laghetto che faceva apparire l’acqua di un blu così immenso ed etereo da poter intravedere perfino il fondale.

 

***

I due studiosi stavano osservano i due attraverso le telecamere.

-Ma sono solo due ragazzi indifesi, perché volete fargli questo?-

-Ah… Nishijima come sei ingenuo. Quelli non sono due ragazzi normali, sono due degli otto digiprescelti. Forza, inizia a scaldare la magnetite.-

 

***

Sora scivolò, era troppo viscido il pavimento pieno di concrezioni, e il castano riuscì a mantenere l’impatto a terra afferrandola subito dal braccio. Quando la ragazza si ritrovò davanti a lui lo fissò quasi dispiaciuta.

-Che c’è?-

-Avevo detto che toccava a me salvarti.- Facendo ridere di gusto l’amico a quell’affermazione.

-No, mia cara Sora, hai firmato un contratto quella volta a Digiworld alla piramide. Sarò sempre e solo io il tuo eroe.-

Disse lui con un vocione esaltato, quasi come fosse un attore teatrale. L’amica lo guardò sorridendo e lui si avvicinò per spostarle una ciocca di capelli e sistemargliela dietro l’orecchio, facendole perdere un battito a quel contatto. Non riusciva a capirne il perché, ma aveva maledettamente bisogno di baciarlo, di assaggiare quelle labbra. Senza rendersene contò, dimezzò la distanza e il digiprescelto del coraggio colse quel gesto per poi azzerarla e fare l’unica cosa che volevano in quel momento. Scordandosi il vero motivo per cui erano entrati in quel posto, e senza farsi scrupoli, la bacio e lei ricambiò subito lasciandosi trascinare con lui in quel vortice di passione. Erano entrambi presi ad assaporarsi a vicenda, che non si accorsero che l’aria si era contaminata di un fumo viola. Taichi la sollevò dalle anche per appoggiarla su una roccia. Sarebbero andati oltre al bacio da lì a breve, lo sapevano benissimo, ma gli importava poco, solo un bip quasi assordante e soprattutto allarmante li riportò alla realtà facendo sciogliere quel bacio infuocato.

-Taichi, cos’era quel rumore?-

-Io... non lo so, aspetta qui vado a vedere.- cercò di rassicurarla lui, ancora senza fiato per quello che stavano facendo fino a qualche secondo prima. Si resero finalmente conto anche del fumo, visto che iniziarono a tossire vistosamente e tapparsi il naso con la mano.

I bip continuavano. Finalmente il castano era arrivato alla fonte di quei rumori. -Cazzo!- imprecò correndo verso la sua amica.

-Sora, dobbiamo uscire subito!- urlò con un tono agghiacciante.

La digiprescelta correva verso il castano confusa.

-Che succede, Taichi?-

-E’ una bomba!-

-Una bomba?-

-Sì, corri!-

Raggiunsero mano nella mano l’uscita della caverna, ma, con loro stupore, l’ingresso era chiuso. Erano in trappola e non c’era il tempo per provare a disinnescarla, ormai era finita. Era chiaro come il sole che qualcuno li voleva morti. Taichi sudava freddo, Sora invece era in preda al panico. La strattonò verso il laghetto, ovvero il posto secondo lui più lontano dalla bomba, la fece sdraiare e si posizionò sopra di lei stringendola come a volerla proteggere.

-Moriremo vero, Taichi?- singhiozzava con il viso appoggiato al suo petto. Non rispose, sapeva anche lui che non avevano scampo, le possibilità di sopravvivere ad una bomba non erano di certo molte. I bip erano più veloci.

-Sora, devo dirti una cosa.-

-Cosa?-

-Ti amo, ti ho sempre amata!-

Nemmeno il tempo di realizzare la dichiarazione che Taichi le aveva appena fatto, che un boato assurdo assordò tutti i suoi pensieri.

 

NOTE

E per questo capitolo ho dato. Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi ringrazio immensamente, e spero di ritrovarvi nei prossimi capitoli, perché strano ma vero sono piena di idee che vorrei riuscire ad elaborare per portare questa storia avanti al meglio. Spero anche che il fandom con la quarantena in corso emerga un po’ più del solito e niente spero che vi sia piaciuto quello avete appena leggendo!

Al prossimo capitolo.

Wendy

 

 

 

  
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