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Autore: Happy_Pumpkin    24/04/2020    4 recensioni
Naruto ha un solo progetto: passare la Pasqua con il proprio fidanzato e, beh, anche con la sua ingombrante famiglia Uzumaki al gran completo. Sembra quasi una cosa semplice e persino scontata, ma niente è semplice o scontato quando si trova a lavorare per lo spietato Madara e ad avere Sasuke come ragazzo. O forse lo è, ma lui riesce comunque a complicarsi la vita?
[Sciocchezzuola un po' fluff, un po' piena di battute pessime | SasuNaru/NaruSasu]
Partecipante alla "I want to break freegg challenge" indetta dal gruppo Naruto Fanfiction Italia
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kushina Uzumaki, Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Avvertimento 1: è una storia a rating verde, verdissimo, ma all’inizio viene detta qualche parolaccia per necessità di personaggio.
Avvertimento 2: è altresì una storia scemetta ma con risvolti spero affettuosi senza scadere nel lezioso, con il semplice intento di commemorare un pairing che avrà sempre il mio affetto.

 

 

 

Le mirabolanti avventure pasquali di un assistente sfruttato e del suo esasperato ragazzo

 

La sigaretta appoggiata sul posacenere bruciava lenta: la cenere avanzava sino a crollare sulla pila di mozziconi accumulati che emanavano un odore di nicotina stantia. Le pale del ventilatore installato sul soffitto giravano altrettanto lente, mentre la luce incastonata come un gioiello ogni tanto traballava, quasi la lampadina al suo interno tentasse in tutti i modi di non spegnersi definitivamente.
“Non puoi chiedermi questo” fu l’unica voce che si udì nella stanza non troppo grande, resa soffocante da imponenti scaffali metallici con accumulate miriadi di fascicoli e cartelline.
“Oh, beh – il suo interlocutore sorrise, un sorriso quasi felino, poi scrollò la sigaretta e se la mise in bocca, espirando il fumo che fluttò verso l’alto come catturato dal ventilatore – si dà il caso che l’ho appena fatto: la tua reperibilità totale a Pasqua. Vai dove cazzo vuoi, anche a Timbuctù per quanto mi riguarda, la cosa importante è che ovunque tu sia se io chiamo, rispondi. Soprattutto: se quegli inquilini parassiti della società che ho in affitto chiamano perché è esplosa loro una tubatura dell’acqua, tu cosa fai?”
Naruto Uzumaki, con addosso da oltre dieci ore la camicia che ormai avrebbe puzzato inevitabilmente di fumo e di essenza di petroliera, distese le mani sul tavolino e rispose scandendo le parole nel tentativo di contenere la rabbia: “Rispondo.”
Dall’altra parte ci fu il sorriso compiaciuto del suo datore di lavoro, proprietario di intere palazzine date in affitto principalmente a studenti – da lui menzionati appunto come parassiti della società – ancora poco scafati nel mondo e, soprattutto, disperati nel trovare una casa che non li costringesse a un salasso mensile; in effetti gli appartamenti dell’imprenditore avevano un canone piuttosto economico, peccato una serie di clausole non sempre espresse nei contratti.
“Bravo, vedo che...” fece per dire Madara Uchiha, nonché suddetto proprietario immobiliare, imprenditore e disprezzatore di studenti, appoggiando la sigaretta al posacenere.
“E rispondo anche di andarsi a cercare casa da un’altra parte, se non vogliono trovarsi seppelliti da macerie di tetti mai riparati, o inondati d’acqua che scende fino alle scale, oppure con gli scarafaggi che spostano i cassonetti al posto loro! O, ehi, che ne dici di trovarsi ricoperti di escrementi fino alla testa siccome non è mai stato pagato lo spurgo della fossa biologica?”
“Quei figli di puttana degli spurghi non sono... – replicò Madara alla sfuriata improvvisa di Naruto, per poi bloccarsi, sbattere una mano sul tavolo e cambiare discorso – non perdiamo tempo con queste stronzate e con la tua rabbia da uomo in andropausa precoce! Quegli abbozzi di esseri adulti che tu chiami studenti universitari per quanto mi riguarda possono anche fare salto olimpionico nelle loro feci, l’unica cosa che conta è che paghino il canone. Canone che io tengo basso apposta per gente come loro che scrocca soldi e linfa vitale ai genitori e sta a cazzeggio tredici mesi su dodici all’anno, quindi dovrebbero pure ringraziarmi. E tu, Naruto, sei da me pagato anche coi loro soldi per continuare non solo a far sì che questo chiaro e semplice sistema funzioni, ma oltretutto per levare a me tutte le rotture di coglioni che questi parameci asessuati mi darebbero. Chiaro fin qui, capelli di paglia?”
Naruto rimase un istante immobile, guardando il suo capo con una sorta di smorfia che avrebbe voluto essere indifferente, invece temette che in quelle circostanze – complice il lavoro straordinario del sabato e la stronzaggine di Madara – risultasse più un incrocio tra un post-sbornia e l’attimo prima di assestare un bello spunto dritto in faccia. Si umettò dunque le labbra, sbattendo una volta le ciglia per replicare: “Tutto chiaro, Madara. Sai essere molto esplicito e diretto, credimi. Quindi, fammi capire, visto che siamo in tema: perché a Pasqua gli inquilini dovrebbero in qualche forma chiamare, con tutti i giorni in cui potrebbero essere a casa?”
“Perché sono poveri, più poveri di te che sputtani i tuoi soldi in fumetti e pupazzetti del cazzo. E il massimo della grigliata che potranno permettersi sarà sul balcone in quelle loro comuni da hippie che hanno perso per strada il ’68 con i fiori annessi. O, peggio ancora, magari in uno stadio evolutivo inferiore cercano di usare i fornelli. Questo vuol dire fuoco incontrollato e fuoco incontrollato significa che se mi bruciano gli appartamenti li vengo a cercare fin nell’inferno dove stanno ancora rosolando e me li mangio come grigliata di Pasquetta. Voglio evitare tutto questo casino, così come scomodarmi a scendere negli Inferi: non mi piacerebbe ripetere l’esperienza dell’anno scorso in cui hanno lanciato la brace nel cortile e incendiato la spazzatura di una settimana.”
Schiacciò il mozzicone come per sigillare il discorso. Naruto per un attimo immaginò al di sotto del mozzicone la testa dello studente che aveva avuto la brillante idea di fare gara di tiro alle braci, o... beh, forse era la propria testa, perché all’epoca non aveva ancora trovato qualcuno disposto a venire sottopagato per buttare settimanalmente la spazzatura.
Senza essersi fatto passare alcun tipo di frustrazione e incazzatura per lavorare per quel sociopatico stronzo, Naruto tentò comunque il tutto e per tutto; almeno una volta rientrato a casa – se avesse mai avuto ancora gli arti per farlo – avrebbe potuto dire al suo compagno di aver comunque lottato con onore:
“Il fatto è che, sai, domenica avrei questa grigliata che...”
“Sì? Prego, continua” lo incoraggiò Madara con un gesto della mano quasi lezioso. Naruto lo fissò un istante, poi ancora più determinato proseguì: “Insomma, con tutta la mia famiglia. E Sasuke verrebbe con me, quindi è un evento più unico che raro, capisci, non posso mollarlo lì in mezzo.”
Avrebbe voluto descrivere l’evento in maniera più epica e meno disperata, ma a conti fatti era disperato, perché già si trattava di una coincidenza astrale rara quanto un incrocio interplanetario il fatto che Sasuke avesse accettato – seppur con esterrefatta incazzatura – di andare in quello che aveva definito un covo di Uzumaki sempre troppo allegri e casinisti, figurarsi se avrebbe anche tollerato l’idea di rimanerci lì da solo, giusto perché a un certo punto il suo compagno si era dovuto precipitare a salvare dei ragazzini inondati di cacca.
“Mi uccide” mormorò, quasi una contastazione, per poi elaborare una sorta di sorriso rivolto verso Madara, forse nel surreale tentativo di trovare in un uomo dal cuore atrofizzato e nero come petrolio una sorta di complicità.
“Ah-ah” fu infatti la sua risposta laconica.
Nella stanza tornò il silenzio; senza udire un fiato da parte del suo interlocutore, l’Uchiha si accese con la dovuta calma una nuova sigaretta e proseguì: “E, dimmi, com’è che dovrebbe interessarmi quello che accade tra te e quel prototipo di battiparole malriuscito di mio nipote Sasuke? Poi – accennò una specie di risata secca – com’era quel detto? Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi? Cos’è, ti hanno regalato un calendario che segna sempre dicembre?”
“Madara, alla voce ‘simpatia’ del vocabolario ci dev’essere il tuo nome – Uzumaki fece una smorfia, poi con un certo orgoglio e profonda determinazione specificò, guardando negli occhi il suo capo – tra pochi giorni sarà il compleanno di mia mamma ma quest’anno lo festeggiamo a Pasqua, con la scusa che per una volta ci siamo davvero tutti. Per questo stavolta non partecipo alle esilaranti grigliate universitarie con lancio di carbonella e invece vado dai parenti” concluse il tutto con un sorriso, come per accentuare il sarcasmo di fondo.
A quel punto Madara roteò gli occhi, ma nel profondo lo colpì il suo sguardo di persona straordinariamente testarda e allo stesso tempo legata agli affetti, in una maniera che lui invece non avrebbe mai potuto concepire; per questo dopo qualche istante decretò apparentemente irritato:
“Quasi ti preferivo a fare il coglione con gli universitari fuoricorso. Va bene, niente reperibilità, goditi questa tortura che tu chiami Pasqua e il compleanno di chi ha avuto il coraggio di metterti al mondo, ma appena rientri a lavoro se ci sono casini voglio che li risolvi prima ancora di pensare di respirare, pisciare o mangiarti il ramen che ti piace tanto. Chiaro?”
L’assistente sgranò appena gli occhi, stupito dell’esito di una simile conversazione, specie se il suo interlocutore era Madara, che quanto a inumanità era l’Hannibal Lecter del settore immobilare. Immaginò che anche lui nel suo piccolo, ma proprio piccolo, sotto la coltre di cinismo, sarcasmo e misantropia avesse un po’ di gentilezza ed empatia.
“Chiarissimo! – esclamò scattando in piedi, decisamente più euforico – perfetto, grazie, vedrai che risolverò ogni casino prima ancora che tu possa immaginare ce ne sia uno. Bene, allora io andrei visto che oggi sarebbe stato il mio giorno libero e... beh, buona Pasqua, Madara.”
Questi lo liquidò con un cenno della mano: “Sì, sì, buona Pasqua, blabla, vai prima che cambi idea.”
Uzumaki saltellò fuori dalla stanza per poi afferrare il casco, il gilet, la giacca vicino alla sua scrivania e correre verso la moto, incastrata come sempre in maniera artistica perché trovare parcheggio in centro era un’impresa titanica quanto far sganciare soldi a Madara.
Prima di uscire dall’edificio però lanciò un’occhiata al telefono aziendale, dove ogni tre per due gli inquilini lamentosi e disperati – un po’ come lo era stato lui per ottenere la Pasqua libera – lo chiamavano in cerca di aiuto o per esprimere lo sdegno di avere ancora infissi dell’anteguerra che facevano passare spifferi capaci di ricreare una galleria del vento domestica. Sospirò e nonostante l’incertezza iniziale afferrò il telefono, mettendoselo in tasca.

Massì – si disse – cosa mai potrebbe andare storto?

 
Il foglio bianco di Word restituiva quasi riflessi perlacei negli occhi un po’ affossati dello scrittore Sasuke Uchiha, il quale da diverse ore cercava di trovare l’ispirazione per il capitolo da mandare alla sua nemmeno troppo paziente editor.
“Sakura mi uccide” mormorò, stropicciandosi gli occhi dopo aver poggiato gli occhiali da riposo sulla scrivania, affollata di bozze, appunti e idee scribacchiate nel cuore della notte. Guardò la data sul calendario e, rendendosi conto di essere a meno di una settimana dalla scadenza prefissata per la consegna del pezzo, provò una specie di moto di fastidio all’idea di dover spendere una preziosa domenica di scrittura incastrato in un’infinita grigliata Uzumaki. Detta così sembrava quasi facessero braciole di Uzumaki, ma purtroppo ognuno dei chiassosi parenti di Naruto sarebbe stato anche troppo vivo per essere messo sulla griglia.
Scosse la testa, ridacchiando in maniera silenziosa alla sadica idea di poter passare alla fiamma anche Shisui, con buona pace di Itachi, infine sospirò e in un ritorno alla triste razionalità convenne di non aver proprio alcun diritto di lamentarsi: aveva avuto settimane intere per consegnare il capitolo, il fatto che si fosse ridotto all’ultimo nel completarlo era un problema solo suo.
“Non certo di Naruto che è più a lavoro che a casa in questi giorni” borbottò, in uno dei suoi vaghi commenti in solitudine.
Forse fu proprio il potere mistico del nome, ma dopo aver pronunciato quel Naruto il biondo Uzumaki in questione aprì la porta di casa, già preannunciandosi senza volerlo lungo le scale antestanti l’ingresso: in sequenza gli erano infatti cadute prima le chiavi e poi qualcosa di decisamente più corposo, anche sulla base del conseguente sproloquio arrabbiato.
Dalla stanzetta usata come studio, Sasuke si affacciò alla soglia della porta che dava sul corridoio, appoggiando un gomito allo stipite. Aveva deciso di mantenere la sua faccia quasi scettica per accogliere in maniera caustica Naruto e tutto il caos che si era portato dietro, ma nel vederlo finalmente dopo tutte quelle ore, con i capelli scombinati, il volto accaldato e tanti sacchetti in mano gli scappò un sorriso affettuoso. Scosse la testa sospirando, poi commentò:
“Sei andato a fare una rapina o era più Madara ad averti reso vittima di sequestro di persona?”
Naruto guardò un istante la sua copiosa spesa e replicò, sollevando le spalle senza riuscire a trattenere una mezza risata: “Beh, sai com’è, prima il sequestro. Madara sembra quasi essersi affezionato a me al punto da non poter far a meno della mia persona. Poi, baby, la rapina: braciole, costine, salsicce, bistecche... non hai la bavetta solo a pensarci? Ah, e ho preso anche il regalo per mamma, ovviamente.”
“Interessanti le priorità tra bistecche e il regalo” lo prese in giro Sasuke fingendosi serio, per poi andargli incontro e afferrare al volo uno dei sacchetti prima che cadesse anche quello rovinosamente a terra.
“Oh, grazie amore, ce l’avrei fatta anche da solo con la mia proverbiale forza e coordinazione, ma vederti correre da me è stato comunque emozionante” scherzò a sua volta Naruto, con un sorriso complice che mise in adorabile imbarazzo Sasuke, già emotivamente provato da quell’amore seppure goliardico. Compiaciuto, Naruto lo lasciò così andare verso la cucina con alcune delle buste che, assieme a quella in procinto di cadere, l’altro gli aveva preso a forza col pretesto di aiutarlo perché il compagno aveva le mani dalla presa inesistente. Uzumaki infatti in quel modo poteva contemplarlo un istante, ammirando il fatto che Sasuke riuscisse a essere affascinante e in qualche modo misterioso anche in tuta da ginnastica e maglietta slargata di un vecchio concerto metal a cui erano andati.
Posò a sua volta le buste rimanenti in cucina, poi finalmente si tolse il casco dall’avambraccio in cui era appeso, ringraziando mentalmente che la moto avesse bisacce abbastanza capienti da ospitare tutta quella roba. Sì, in effetti si era un po’ fatto prendere la mano, ma... che poteva farci, era l’incarnazione dell’entusiasmo in quel momento.
Si cambiò e dette una sciacquata, per poi ritornare nella cucinetta, dove Sasuke aveva tirato fuori qualche fetta d’avanzo di pizza surgelata tempo addietro, una certezza per tutti quei pranzi o cene fatti totalmente fuori orario e con ancora meno voglia di cucinare.
“Com’è andata stamattina?”
“Fino a un certo punto ho scritto trascinato dal flusso. Poi niente, era da mezz’ora che fissavo la pagina vuota. In un certo senso forse questa pausa mi serviva” commentò Sasuke attivando il microonde.
“Vedrai che oggi pomeriggio ritornerà l’ispirazione alla grande!” lo incoraggiò l’altro, per poi iniziare a stipare nel frigo la carne e le birre che miracolosamente non erano nel sacchetto caduto a terra.
Sasuke lo guardò un istante e sospirò, distendendo il volto prima vagamente accigliato. Anche con poche parole, seppur ogni tanto da estrapolare nel mezzo di mille altre dette a casaccio, Naruto sapeva come incoraggiarlo con quel calore genuino che lo faceva star bene. Certo non gliel’avrebbe mai detto, ma temeva che persino quello stupido del suo ragazzo fosse arrivato alla conclusione di quanto fosse per lui terapeutica la propria presenza. Dopo un istante incrociò le braccia, appoggiando le natiche sul bancone per poi domandare:
“Cos’hai preso di regalo per Kushina? Ovviamente partecipo anche io, anzi, scusa se non ci ho pensato prima” deviò lo sguardo con il pretesto di controllare la cottura della pizza.
Sorpreso, Naruto si bloccò, specie dopo aver pensato che la prima domanda sarebbe stata A che ora ci tocca essere lì per cominciare la tortura? – domanda a cui effettivamente Sasuke aveva pensato ma, a differenza di Madara, stando con Naruto aveva imparato a gestire meglio le tempistiche degli atteggiamenti inopportuni.
“Sarà da parte di entrambi, ci ho già riflettuto su – rispose Naruto, chiudendo il frigo con un artistico colpo d’anca – grazie per avermelo detto e chiesto, Sasuke. Comunque il regalo è un viaggio da fare con papà, ma... beh, non ti dico per dove. Una sorpresa diciamo.”
“A Creta?” buttò lì Sasuke, quasi con aria di sfida.
Naruto assottigliò gli occhi. Si zittì, poi riaprì la bocca ma replicò solo dopo qualche secondo: “Co... come facevi a saperlo?”
“Uso due cose che tu a quanto pare lasci da parte per tempi migliori: memoria e attenzione – rispose l’altro, a quel punto senza nascondere un sorrisetto trionfante come ogni volta che batteva colui che era sì il suo compagno di vita, ma anche il suo più grande rivale – lo ricordavo da quando tua mamma aveva parlato del suo viaggio in Grecia e di come desiderasse vedere anche Creta. Mi stupisco comunque che tu non abbia chiesto a me per fartelo presente, sono commosso” lo prese in giro con ironica provocazione, sebbene il sorriso si fosse ammorbidito istintivamente.
“Puh, col cavolo, piuttosto che chiedere a te suggerimenti per il regalo di mia madre non glielo faccio affatto” replicò Naruto, orgoglioso e testardo, facendogli la linguaccia anche se finì per ridere a sua volta.
Continuarono a prendersi in giro a vicenda, intervallando il tutto con qualche pizzicotto che passò a essere morso giocoso e poi bacio, in quell’altalenante scambio di affetto e battute taglienti che manifestavano con tanta spontaneità, soprattutto tra le mura di casa. Quando finalmente il tavolino nel semplice soggiorno fu allestito e la pizza scongelata sistemata nei piatti, prima di sedersi Naruto specificò:
“Domani non staremo lì a lungo, promesso. So quanto per te il tempo sia importante e ti ringrazio per aver voluto passare la Pasqua con tutta la mia – rise – chiassosa famiglia.”
Come sempre preso in contropiede da quelle dichiarazioni spontanee e tanto cariche di affetto, Sasuke per un attimo non rispose, poi scosse la testa replicando in tono neutro: “Il tempo è ancora più importante per te, schiavo di quello che, purtroppo, è mio zio Madara, quindi va bene così, anche passare Pasqua in famiglia in fondo non è troppo male.”
Naruto allora sorrise e lo baciò, prima sulla guancia, poi sulla bocca, infine lo baciò ancora e ancora, anche se l’altro cercava in una sorta di ringhio burbero di ritrarsi: “Sasuke – gli strofinò il naso sulla guancia arrossata dalle recenti torture – cos’è successo stamattina mentre ero via? Chi è entrato nel tuo corpo spargendo così tanta dolcezza e comprensione? Fammi approfittare del momento per estorcerti un altro po’ di sentimenti!”
Ma lo scrittore lo allontanò, protestando: “Piantala di fare l’appiccicoso, sei inquietante oltre che molesto al punto che preferirei quasi la compagnia di Shisui. E questo è grave da dire” precisò puntandogli il dito contro.
“Gravissimo” ribatté l’altro con finta compassata serietà.
Poi rise, grattandosi spensierato il naso mentre aiutava il compagno a sparecchiare. Si offrì di lavare i piatti così che Sasuke potesse rimettersi a scrivere e questi suo malgrado accettò, ammettendo con finto disinteresse: “Credo mi sia tornata l’ispirazione. Non certo per merito tuo, lo preciso giusto prima che tu ti faccia qualche strana idea!”
“Va bene, va bene – acconsentì Naruto con eccessiva arrendevolezza – tanto... beh, so che modestamente è così” aggiunse replicando la linguaccia di prima, alla quale per tutta risposta Sasuke reagì roteando gli occhi e fingendo di ignorarlo mentre ritornava alla scrivania. Fischiettando con una certa soddisfazione, Naruto fece per lavare i piatti con l’accompagnamento musicale di una delle playlist salvate sul cellulare, salvo poi ricordarsi del telefono aziendale preso all’ultimo prima di andare via dallo studio.
Si morse un labbro, pensoso, poi risolse nella sua testa di aver fatto una stupidaggine: Madara gli aveva dato il via libera, di sicuro non si sarebbe portato dietro quell’aggeggio con il rischio che magari qualche inquilino chiamasse, disturbando la sua Specialissima Pasqua del Secolo. Mai, il cellulare aziendale poteva stare dove doveva: a casa.

 
Ovviamente, Naruto portò il cellulare aziendale con sé alla Specialissima Pasqua del Secolo.
Nella sua testa era estremamente convinto che non l’avrebbe fatto, invece qualcosa la mattina successiva era cambiato: forse era l’inquietudine nell’aria, dovuta al fatto che la maggior parte dei ragazzi in quegli appartamenti l’unica cosa che aveva messo a bollire era l’acqua e spesso facendolo pure male? O forse era un semplice scrupolo di sopravvivenza, dettato dalla consapevolezza che se quel giorno fosse successo qualcosa e lui non lo risolveva ne avrebbe subito le conseguenze per i prossimi tragici mesi, indipendentemente dallo pseudo-buoncuore di Madara?
Fatto stava che dopo aver guardato il pericoloso telefono, al momento senza notifiche in tutto il suo candido silenzio della metà mattinata, gli dette un bacio sullo schermo per poi mormorare: “Fa’ che nessuno chiami, ti prego, fa’ che nessuno chiami. Sii un bravo telefono e taci per tutta la giornata.”
Scorgendolo in quella posizione quasi contemplativa, Sasuke gli domandò: “Tutto a posto?”
“Oh, ehi, certo: pulivo lo schermo” buttò lì l’altro, tirando fuori la prima cosa che gli capitava.
“Non è il tuo cellulare aziendale quello?”

Dannazione, Sasuke, perché non puoi essere distratto come un normale essere umano che pensa solo a grigliare e sbevazzare il giorno di Pasqua?
“Ehr, sì, in questi giorni il mio mi dava un po’ di problemi, così ho pensato di scroccare questo, sai, nel caso dovessi fare foto e cose simili.”
Sasuke lo fissò un istante, poi scrollò le spalle e si limitò a dire: “Fa’ come vuoi. Hai tutto pronto?”
Dentro di sé Naruto tirò un profondo sospiro di sollievo – non sapeva perché dovesse reagire così, forse si sentiva un po’ stupido e un po’ in colpa, anche se Sasuke era il primo che, se solo avesse potuto, si sarebbe portato dietro il portatile anche al bagno pur continuare quello che stava facendo – e annuì con spirito di rinnovato entusiasmo:
“Prontissimo! Carne: check. Birra: check. Salse, tovaglioli e robe di plastica: check. Tutto pensato per stare nelle bisacce della moto. Dai, metti giacca, guanti, scladacollo e casco, la Normandy ci aspetta!”
Sasuke allora concluse di vestirsi, provando comunque un moto di affetto all’idea che Naruto avesse ribattezzato la sua moto – una Virago dalle linee bellissime – al seguito della nave spaziale di Mass Effect; pur essendo Sasuke l’appassionato di fantascienza, Naruto lo era di videogiochi: con quel nome sembrava aver trovato la combinazione perfetta che racchiudeva le passioni di entrambi.
Nonostante tutte le passate riserve verso le festività in famiglia – sua o quelle altrui, la sua asocialità non discriminava nessuno – Sasuke si ritrovò dunque quel giorno ad andare alla fatidica grigliata con meno insofferenza del solito. Forse era il sole che illuminava senza scaldare troppo, forse era il buonumore del suo compagno che, per quanto esagitato, suo malgrado aveva il potere di rendergli le cose migliori, persino le più indigeste.
Fu infatti con una certa spensieratezza, questo addirittura con le scadenze prossime, che lo scrittore si godette il tragitto in moto, tenendosi alla vita di Naruto mentre questi decelerava, piegava e tornava ad accelerare, con il vento che passava attraverso la visiera apera del casco, regalando odori di gente che già aveva cominciato a grigliare, così come del passaggio dalla città con le strade deserte alle campagne in cui il verde primaverile troneggiava sino al ciglio della strada.
Gli piaceva viaggiare in moto con Naruto e fu onorato di poter condividere con lui quella passione, di essere non solo un passeggero ma anche un compagno di strada, persino se tale strada si limitava ad andare nel paese dove vivevano i genitori del proprio ragazzo: ogni metro infatti era significativo, così come unico era il rumore del motore che sembrava gorgogliare con voce calda.
Fu però un po’ meno spensierato quando, con ancora il casco addosso e tutto l’armamentario per andare in moto, venne accolto da un’entusiasta Kushina; quest’ultima nonostante l’età non più giovanissima era ancora in forma smagliante, anche per sgridare suo figlio che aveva decisamente preso troppe cose e, per logica conseguenza materna, se ne sarebbe dovute portare a casa ancora di più. Naruto gli lanciò un’occhiata e un sorriso, al quale Sasuke rispose roteando gli occhi rassegnato, per poi restituirgli una sorta di sorriso vagamente divertito.
Il resto, fu una piena immersione in stile Uzumaki: caotica, frizzante e soprattutto piena di gente che aveva il vizio di abbracciare, sorridere e scherzare anche quando non richiesto. E il fatto che in linea teorica Sasuke non richiedeva mai alcuna di queste tre cose non li giustificava comunque per la loro molesta socialità.
Ciononostante, in fondo gli fece piacere vedere prima di tutto Naruto davvero felice, di una felicità quasi contagiosa che però non lo fermava dal rispondere come sempre alle provocazioni, anzi, forse con spirito ancora più galvanizzato. In seconda battuta fu bello vedere l’affetto che univa Naruto ai suoi genitori, i quali nonostante il temperamento focoso e un po’ irascibile di Kushina riuscivano ad equilibrarsi splendidamente, dimostrando che a volte prendersi poco sul serio aiutava a lasciar correre determinati atteggiamenti e a vivere più sereni.
Dopo ore di grigliata in cui si era mangiato ogni grammo di carne disponibile – compreso il sughetto, gli intingoli con il rosmarino, le salse e qualsivoglia accompagnamento possibile – e snobbato come si doveva una buona parte delle verdure grigliate, fu il momento di dare i regali alla festeggiata. Sasuke assistette in silenzio, ringraziando che almeno in quella circostanza nessuno si sarebbe rivolto a lui.
Questo almeno fino a che Naruto presentò il loro regalo, senza rinunciare ovviamente a coinvolgere il proprio ragazzo che, per contro, avrebbe tanto voluto fingere di avere un improvviso conato di vomito – ma anche così Sasuke dubitava che sarebbe potuto scappare alla morsa Uzumaki. Forse, rfiletté, con il passare degli anni si era semplicemente ammorbidito troppo.
“Ragazzi, non dovevate, è un regalone” mormorò Kushina visibilmente commossa, per poi toccarsi le labbra con una mano, mentre con l’altra reggeva la presentazione del viaggio stampata ad arte dall’agenzia.
Naruto sorrise e minimizzò, per poi ricevere il suo abbraccio e scorgere lo sguardo di Sasuke – anche lui catturato nella presa materna della donna – che valse come oro per quel misto tipicamente sasukesco tra disagio impacciato e sorpresa gratitudine.
Si sentì insomma perfettamente in pace con se stesso, felice per quel pomeriggio che si prospettava di relax nel tentativo di digerire la tonnellata di cibo ingerita senza dignità alcuna.
“C’è un telefono che suona” fece presente all’improvviso il prozio Ashina dal fondo del tavolo: sordo quando gli conveniva, ma ci sentiva anche troppo bene per tutto il resto.
Calò il silenzio, con alcuni che cominciavano a constatare: “No, non è il mio.”
Naruto iniziò a sudare freddo, lanciando poi a Sasuke un’occhiata che sperò essere convincente ma che questi ricambiò schioccando in un caustico tsk la lingua, per poi ipotizzare in un sussurro: “Il tuo cellulare aziendale, Naruto?”
Questi borbottò piccato qualcosa e alla fine si arrese, andando di corsa verso il tavolino vicino alla griglia, dove effettivamente il suddetto cellulare aziendale stava squillando, sepolto tra bicchieri di plastica, resti di pane, un contenitore vuoto di ketchup e qualche spiedino sparso. Lo recuperò pulendo alla buona qualche macchia d’unto, per poi rispondere sotto gli occhi di tutti, parenti e fidanzato dallo sguardo penetrante compreso:
“Sì, pronto?”
“Naruto?”

No, guarda, Pizza Express. Certo che sono io, chi vuoi che sia?
“Proprio Naruto e tu sei... Shikadai?” cercò di indovinare dal tono di voce, perché ovviamente si trattava dell’ennesimo nuovo numero frutto, come avrebbe detto Madara, dell’altrettanto nuova offerta telefonica a cui gli studenti squattrinati aderivano per pagare meno.
“Già, scusa il disturbo, so che è Pasqua, ma sai, credo ci sia stato un problema nell’applicazione pratica del principio della termodinamica e – Naruto sentì un urlo in sottofondo seguito dallo sbattere di qualcosa – ecco, insomma, avremmo abbastanza un’urgenza.”
“Principio della...” mormorò l’altro, allontanandosi per evitare di essere passato ai raggi x dagli astanti incuriositi, per poi replicare spazientito con tono più forte: “Insomma, parla come mangi: che sta succedendo?”
“Ok, ok: in pratica è esplosa una tubatura del gas e... niente, c’è stato un po’ di fuoco ma siamo riusciti a spegnerlo. Per il momento.”
Tutto sommato bisognava riconoscere che, nonostante la giovane età e il rischio di finire ridotto a carbonella umana, quel tipo era piuttosto tranquillo. Naruto invece sentiva le viscere scivolargli fin sotto i piedi, costine comprese:
“Per il momento? Che vuol dire per il momento?”
“Vuol dire che non sono un tecnico del gas e che non so riparare perdite, oltre al fatto che questi tubi vecchi fanno schifo. Se magari puoi venire a controllare...”
“Eh, certo, perché io invece sono un tecnico qualificato – sbottò Naruto per poi roteare gli occhi, maledire se stesso, il giorno in cui aveva iniziato a lavorare per uno stronzo tirchio come Madara e anche la scelta di portarsi dietro il cellulare – spero vi rendiate conto che oggi è Pasqua, che è stato un caso fortuito e anche idiota che io abbia risposto e che... ah, lasciamo stare. Solo perché ho un cuore e, insomma, almeno io ho interesse della vostra sorte. Arrivo, cercate nel frattempo di, beh, di non esplodere.”
“Ok, grazie bello!” replicò l’altro.

Grazie bello sto ca...
“Naruto?”
Questi si voltò e vide Sasuke che lo fissava, con le mani nella tasca dei jeans e lo sguardo di chi aveva già capito perfettamente la situazione.
“Io... sono un idiota. Avevo detto che non mi sarei mai portato dietro il telefono, invece l’ho fatto e, sai, mi sentivo in colpa per quei ragazzi, non pensavo che sarebbe successo qualcosa, ma invece ovviamente doveva accadere. Mi spiace, cerco di sbrigarmi in fretta e se vuoi andare a casa sappi che...”
“Ehi, ehi. Stop. Fermati – lo bloccò Sasuke mettendogli una mano sul petto – primo: sì, sei un coglione e anche recidivo.”
“Beh, Sasuke, ok che me lo meritavo ma...”
“Secondo, sei anche buono e giusto. Forse troppo per questo mondo, considerato persino quanto sei testardo. Eppure – ammise roteando gli occhi, per poi tornare a guardarlo con una sorta di mezzo sorriso – è anche per questo che sto con te. Sei come sei, pure nella scelta assurda di esserti portato lo stesso dietro quell’affare: perché pensavi di fare la cosa giusta.”
Gli dette una pacca sulla spalla, dunque iniziò ad allontanarsi. Basito, Naruto lo guardò qualche istante, infine lo rincorse domandandogli: “Sasuke? Stai bene? Che... wow, davvero pensi tutto questo di me?”
“No, guarda, per finta” lo prese in giro l’altro continuando a camminare, estraendo dalla tasca un paio di occhiali da sole, mentre Kushina li osservava divertita e gli altri parenti avevano ripreso a chiacchierare.
“Ma dove stai andando?” gli domandò alla fine Naruto, portandosi confuso una mano dietro alla testa.
Fu allora che il suo compagno si fermò e gli disse, sollevando gli occhiali per mostrare lo sguardo: “Non è ovvio? Dai: saluta i tuoi, prendi quello che devi del resto del cibo con cui ci nutriremo fino all’Apocalisse e andiamo. Non abbiamo degli studenti da salvare?”
Naruto scoppiò a ridere, genuinamente, e annuì, asciugandosi una lacrima dagli occhi con la risata che lentamente si smorzò: “Va bene, va bene. Sai... – ammise infine, diretto di natura – è anche per questo che invece io sto con te, Sasuke: perché nonostante il tuo caratteraccio mi capisci e mi incoraggi; con i tuoi personalissimi modi, è vero, ma... di te amo tanto anche quelli.”
Sasuke deviò lo sguardo rimettendosi gli occhiali, schivo come sempre di fronte ai sentimenti anche se non riuscì a non sorridere. E, perché no, a non sentire un certo brivido d’avventura: con Naruto e la sua imprevedibilità anche a lavoro, la propria vita era diventata di conseguenza altrettanto imprevedibile così; ne era fiero, oltre che felice.
Dopo i saluti di rito con parenti e genitori, seguirono le scuse di Naruto e le successive pacche sulla spalla sia da Minato che da Kushina, la quale oltre a raccomandarsi di fare attenzione gli disse che anche lei e il suo uomo al loro posto avrebbero fatto la stessa cosa. Solo allora i due intrepidi avventurieri salirono sul destriero a due ruote, con tanto di bisacce riempite di razioni per i giorni a venire e il cellulare dell’emergenza pasquale in tasca.
Nonostante tutto, Naruto era comunque certo che dopo il sopralluogo avrebbe semplicemente constatato la situazione disperata, chiamato il tecnico di fiducia – convincendolo che dopo quell’intervento Madara si sarebbe finalmente deciso a pagargli il resto delle fatture arretrate – e infine tranquillizato la prole studentesca già certa di saltare in aria.
Fortunatamente le cose andarono proprio in quel preciso ordine e gli studenti non esplosero, per amor di completezza. Non si aspettò però il caffè fuoriprogramma offerto a lui e Sasuke dagli inquilini della palazzina accanto, sempre vittime della locazione di Madara, preso nel loro appartamento dove si erano ritrovati con i ragazzi artefici della fuga di gas, ospitati in attesa che il tecnico arrivasse.
Entrambi ingraziarono, ammirando la generosità spontanea e lo spirito di condivisione di quei giovani umani, gesti che anche da adulto con un lavoro e una casa – anzi, a maggior ragione in situazioni simili – lasciavano Naruto più carico di ottimismo, nonché felice di aver scelto di non fregarsene del tutto di loro.
Nel mezzo di quei pensieri, però, non mancò ugualmente di contemplare Sasuke.
Già, Sasuke che, vicino a lui, sorseggiava il caffè in silenzio – Uzumaki ipotizzò avesse esaurito del tutto i punti socialità; quando questi ricambiò lo sguardo con quel suo sorriso accennato, ma così tipico del suo modo unico di dimostrare amore, Naruto sorrise a sua volta provando un leggero tuffo al cuore. Era fiero una volta di più delle proprie scelte, tra le quali vivere la vita con Sasuke accettando gli alti e bassi di una relazione, perché sapeva quanto fosse speciale l’uomo che a sua volta lo aveva scelto.
Seduto al tavolo un po’ usurato inspirò allora l’odore del caffè, circondato da giovani con i rispettivi sogni e sacrifici, mentre nell’aria il profumo del pranzo lentamente svaniva e il sole iniziava a tramontare, coi raggi pigri che sembravano quasi scivolare via dalla finestra. Sì, poteva dirsi... pienamente felice.

 

 

 

Sproloqui di una zucca

 

Sì, sono una persona orribile perché non scrivo nel fandom da eoni e dovrei come sempre completare un sacco di altre cose. Ma anche questa volta il gruppo Naruto Fanfiction ha avuto la meglio su di me e mi ha riportato all’ovile; il che non so se sia per voi un bene o un male, ma tant’è: spero abbiate gradito non solo una storia ambientata nel fandom di Naruto ma anche con la coppia di cui per prima ho scritto, ovvero il SasuNaru (o NaruSasu, che dir si voglia, ai miei tempi *sputa con la dentiera* questa seconda opzione non era nemmeno lontanamente contemplata).
So infine che il personaggio di Madara difficilmente sarebbe così tirchio, però è un po’ plasmato sulla figura della mia capa che... beh, ha un modo tutto suo di intendere il concetto di investimento, oltre a possedere per davvero un sacco di immobili. E io sono di conseguenza Naruto, suo sottoposto che deve barcamenarsi tra studenti sul piede di guerra – ahimé, effettivamente vivono in appartamenti senza alcuna manutenzione da parte della mia capa – e appunto la mia datrice di lavoro che vuole fare valere le sue ragioni sempre e comunque. In ogni caso, nessuno studente è stato maltrattato durante la stesura di questa storia XD
Che dire, in conclusione non mi stancherò mai del tutto di scrivere di Sasuke e Naruto, anche se si tratta di sciocchezzine come questa. Spero che abbiate gradito e che vi abbia strappato un sorriso, se anche d’affetto mi rendereste persino più felice.
Grazie ad Alex per il prompt: Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi <3
Grazie a chiunque abbia letto e per ogni eventuale commento a riguardo, sentitevi pure liberi di tirarmi addosso le braciole mai scongelate della grigliata precedente!

 

   
 
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