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Autore: Mirty_92    25/04/2020    1 recensioni
Jane si è appena dichiarato. Lisbon, per lui, ha rinunciato alla sua partenza e prima di riprendere servizio all'FBI di Austin, ha ancora una settimana di libertà. Ma che settimana l'aspetta? Entusiasmante, speciale, fuori dagli schemi? E chi può dirlo. Lei sa solo che se al suo fianco ci sarà Jane allora tutto andrà bene.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Se devo proprio impazzire allora lui impazzirà con me

 

Questo cocktail ghiacciato ai frutti tropicali è davvero una bomba. L’ha ordinato Jane per me e, per l’ennesima volta, non si è sbagliato. E non si è sbagliato neppure nel volermi regalare questo cappello e questi occhiali. È una giornata calda oggi ed è perfetta per prendere il sole. Non ci posso ancora credere. Io, Teresa Lisbon, mi sto rilassando in costume da bagno su di un lettino a bordo piscina in un hotel di lusso e, come se non bastasse, sono in compagnia dell’uomo che ho finalmente ammesso di amare. Sto vivendo una situazione che mi sembra irreale, un sogno. Un bellissimo sogno che ha i contorni ancora un po’ sfocati a dire il vero ma che mi fa fluttuare almeno ad un metro da terra per la felicità. O forse anche due.
Sospiro appoggiandomi meglio allo schienale della sdraio e mi ritrovo a puntare il mio sguardo protetto dagli occhiali scuri verso il lato opposto della piscina. Jane ha praticamente formato un miniclub improvvisandosi animatore turistico. È accerchiato da una decina di bambinetti che lo schizzano e cercano di rubargli la palla mentre lui, con i suoi soliti trucchetti, li stupisce sempre facendola ricomparire ogni volta in posti diversi. Gli schiamazzi dei ragazzini sono allegri e i genitori li osservano divertiti mentre l’animatrice si è resa disponibile come assistente di Jane.
Lo guardo e non posso fare a meno di pensare a quanto ci sappia fare con i bambini. Si vede che è stato padre. Un sorriso radioso, che credo forse di non avergli mai visto prima, gli illumina il viso e penso che sia perfetto mentre rivedo la notte appena trascorsa con lui.

 

Chiudo a chiave la porta della suite ma non prima di aver messo all’esterno sulla maniglia il cartello “Non disturbare”.
Jane nota il mio gesto e mi sorride poi mi bacia bloccandomi completamente contro la porta chiusa. È un bacio intenso, passionale, pieno di aspettative ed ora so che non mi voglio fermare. Ma un campanello suona nella mia testa: una piccola porzione della mia razionalità ancora attiva reclama la mia attenzione. Mi dice di volerlo stupire. Ho vinto io la scommessa e voglio condurre il gioco. Lo trascino nella camera da letto continuando a baciarlo e gli slaccio un bottone dopo l’altro della camicia con gesti lenti e studiati. E poi cado sul letto sopra di lui. Ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi per quelli che sembrano secoli. Mi concedo uno sguardo veloce sul suo tonico torace senza la canottiera e avverto un fremito.
“Mi aspetteresti un attimo?” È proprio la mia voce quella che sento? Quasi non ci credo che sono riuscita a dire una cosa simile. Voglio ancora aspettare? No, ma voglio farlo impazzire e voglio impazzire con lui. Noto un lampo di sorpresa nei suoi occhi ma mi fa cenno di fare pure ciò che voglio. Gli poso un bacio leggero sulle labbra e mi sollevo da lui. “Chiudi gli occhi per un minuto e aspettami qui.”
“Non so cosa tu voglia fare ma non ho intenzione di andare da nessuna parte, credimi.” Me lo dice come se la cosa fosse ovvia, sempre con una nota di scherno nella voce.
Ho un piano. Mi assicuro che non sbirci e mi allontano velocemente verso l’armadio recuperando un completo di quelli che mi ha regalato lui. So esattamente quale mettere.
Corro in bagno e in un attimo mi libero del vestito e sostituisco il primo completo con il secondo. Quello della mia marca preferita. Quello rosso passione. Incredibile come Jane ci abbia preso anche sulla taglia o forse ha semplicemente spiato i miei vecchi completi. Non mi guardo allo specchio. Saprò come mi sta quando mi vedrò riflessa nei suoi occhi. Prendo al volo il mio accappatoio e lo indosso.
Jane è ancora sul letto. Seduto, praticamente come l’ho lasciato, ad eccezione delle scarpe abbandonate in un angolo assieme ai miei sandali.
“Il minuto è passato” mi dice. “Ora apro gli occhi, Lisbon. Che tu sia pronta o no.”
E li apre davvero. Perfetto. Mi avvicino piano e lascio che l’accappatoio scivoli a terra. Alzo il mio sguardo e fisso i suoi occhi azzurri: iridi più scure e intense, pupille dilatate. Ecco, era quello che volevo vedere.
“Niente male il completo. Vorrei conoscere la persona che ha così buon gusto.” Cerca di fare il disinvolto ma, questa volta, la sua voce lo tradisce. L’ho impressionato. Gli sorrido maliziosa e cerco di sfruttare al meglio questa situazione di vantaggio sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe e scuotendo appena la testa: i capelli mi finiscano tutti sulla schiena lasciando libera la scollatura. Mi sporgo con il petto leggermente in avanti in modo che i miei seni sfiorino il suo torace e non smetto di fissare i miei occhi nei suoi che, noto con piacere, avevano indugiato un po’ verso il basso.
“E una volta conosciuta questa persona, cosa gli diresti?”
Inizio a sfilargli una manica della camicia mentre gli bacio la spalla e lascio scorrere la lingua seguendo la linea del suo collo. Sento che cerca di rimanere calmo.
“Gli direi grazie. Grazie perché ti ha resa più magnifica di quanto io avessi mai potuto immaginare.”
Mi fermo all’improvviso. Quello che ho percepito nella sua voce mi ha lasciata senza fiato. È stato disarmante. Non ci posso credere. È stato sincero! Come sull’aereo.
“Jane?”
Lui mi fissa e vedo i suoi occhi scurirsi ancora di più. E poi, come se nulla fosse, inverte le nostre posizioni e si libera della camicia che finisce a terra.
Succede tutto così velocemente che il mio cervello si spegne e lascio che sia la passione a guidarmi. Non abbiamo bisogno di parole. Basta trucchetti, basta inganni, basta dubbi. Cadono le ultime difese fra noi mentre ci baciamo con trasporto, il mio reggiseno e le mie mutandine volano praticamente sul comò insieme ai sui pantaloni e ai suoi boxer.
E poi è solo paradiso. Anzi no, è inferno perché mi fa impazzire e sento che lui vuole impazzire con me. Un attimo prima eravamo io e lui e un attimo dopo siamo finalmente un noi. Un noi di cui avevo quasi perso la speranza, un noi al quale avevo quasi voltato le spalle. Un noi che, in fin dei conti, mi rendo conto, aspettavo da tutta la vita.

 

 

“Ehi, bambini, che ne dite di andare a chiedere a quella signorina laggiù con il costume verde se vuole fare un bel bagno con noi?”
“Sììììì!”
Ritorno al presente e vede un nugolo di ragazzini correre sul bordo vasca e urlare allegri, seguiti dagli sguardi apprensivi dei genitori. Mi ritrovo praticamente attorniata da tante manine che cercano di farmi alzare a forza dalla sdraio.
“Ok, ok. Vi ascolto, ma non parlate tutti insieme. Ditemi cosa posso fare per voi” sorrido e faccio finta di non capire.
“Patrick ha detto che devi venire con noi, signorina.”
“No, Jason! Patrick ha detto di chiederle se vuole venire a fare un bagno con noi.”
“E io che ho detto, Ellie?”
“Tu l’hai praticamente obbligata. Non si fa così.” La ragazzina di nome Ellie ammonisce con lo sguardo il bambinetto piccolo e biondo che le sta accanto. Probabilmente è il suo fratellino.
“Ma io…” Jason mette il broncio ma non riesce a finire perché viene interrotto.
“Oh, andiamo! Che importa come ce lo ha detto Patrick. Signorina, viene con noi in piscina?” Un ragazzetto tra i più grandicelli, senza farsi troppi scrupoli e con un fare da grande interviene prima che i due, più piccoli di lui, inizino a bisticciare fra loro.
“Ok, bambini, non litigate, va bene? Vengo con voi.”
Si alza un coro entusiasta di “Evviva” e di “Yuppi” e in un attimo mi sento quasi trasportare dalla forza d’inerzia di quel gruppetto scalmanato quando qualcuno mi agguanta da dietro e mi solleva dalla vita. Delle risate divertite risuonano tutt’attorno a me, cappello e occhiali volano via mentre faccio appena in tempo a chiudere la bocca per poi ritrovarmi dopo un tuffo sott’acqua in piscina. Le braccia che mi avvolgono non mi fanno male. È un abbraccio rassicurante quello che sento e che mi lascia riemergere per riprendere fiato.
Mi volto a guardare il mio assalitore e sbuffo un po’ indispettita. “Maledizione, Jane! Mi hai spaventata!”
Lui non si scompone minimamente mentre mi tiene sempre le braccia allacciate in vita. “Smettila, lo so benissimo che te l’aspettavi. Anzi, dovresti ringraziarmi per averti salvata da quelle piccole pesti. Lo so che stavi già perdendo la pazienza.”
“Non è vero!” protesto. “E poi li hai mandati tu a prelevarmi dal mio stato di pace e tranquillità.”
“Perché ti stavi annoiando e avevi voglia di stare con me. Dì la verità?”
Rimango zitta un secondo di troppo e lui mi sorride trionfante.
“Lo so che ti sono mancato. Non c’è bisogno che tu me lo dica.”
E senza aggiungere altro mi bacia. Io mi irrigidisco un attimo prima di staccarmi e guardarmi attorno imbarazzata ma dei bambini non c’è nemmeno l’ombra. Scorgo la figura dell’animatrice che svolta l’angolo prima di sparire mentre anche diversi genitori hanno lasciato le loro postazioni di vedetta sui lettini ora vuoti.
“È ora di pranzo. L’animazione è finita. Ma se alla piccola e dolce Teresa va bene aspettare ancora un po’, io posso rimanere qui a tenerle compagnia.”
Porto le mani ad afferrare i suoi capelli bagnati e mi ritrovo con la punta del naso a sfiorare la sua. Siamo occhi negli occhi e sono sicura che le mie pupille si stanno dilatando. Sento un improvviso desiderio che mi fa fremere fra le sue braccia mentre allaccio con disinvoltura le mie gambe al suo bacino. Sono un’agente dell’FBI e non ho mai detto di essere una santa e, onestamente, con un Jane così chi lo sarebbe? “Sarei molto contenta se mi tenessi compagnia. Sai, laggiù da sola sotto l’ombrellone mi sentivo un po’ abbandonata” ammetto, fingendo di lamentarmi.
“Allora devo rimediare.”
E senza aggiungere altro mi bacia, ancora e ancora. Ci lasciamo cullare dalle acque calme della piscina e potremmo non smettere mai ma mi accorgo che non possiamo andare oltre. Almeno non lì.
“Lo so, Lisbon. Una brava agente come te non può fare certe cose in una piscina. D’accordo. Dammi un momento e ce ne andiamo a pranzo.”
Mi stacco appena da lui senza fargli presente che potrebbe anche smetterla di leggermi nella mente. Insomma, vorrei che ogni tanto i miei pensieri rimanessero privati!
Ma preferisco uscirmene con stile. Non possiamo sempre discutere su di lui che mi entra in testa. Il tempo può essere impiegato in modo migliore. E questo lo so per certo. Quindi lo bacio ancora una volta e poi con due bracciate raggiungo la scaletta della piscina ed esco. Mi metto un po’ in mostra ma lo faccio di proposito. Se lo merita! Solo per punzecchiarlo un po’. Sorrido soddisfatta mentre recupero il cappello, gli occhiali da sole e la borsa da spiaggia e guardo di sott’occhi Jane che ancora non è uscito dalla piscina.
“Allora? Che aspetti? Devo chiamare l’FBI per farti uscire di lì?” Sono provocatoria ma mi piace.
“Ah, ah… spiritosa. Vai in camera. Tra cinque minuti ti raggiungo.”
Sono palesemente appagata dalla piega che ha preso la situazione e so perfettamente perché Jane ha bisogno di tempo prima di uscire dalla piscina. Me ne sono resa conto benissimo quando stavo lì aggrappata a lui. Ma nonostante non sia più una ragazzina non riesco a non arrossire come se fossi alla mia prima volta. Maledizione! Sto scoprendo un Jane che tante volte avevo immaginato ma che avevo sempre cercato di scacciare dalla mia mente per non illudermi inutilmente. Vedere che invece la realtà è dieci, anzi che dico, cento volte meglio e che la mia vicinanza gli fa un certo effetto… beh, mi fa semplicemente gongolare di gioia anche se l’imbarazzo è duro a morire.
“Hai detto cinque minuti, Jane. Se ritardi ti chiudo fuori.” Gli faccio l’occhiolino e mi allontano avvolgendomi in un pareo per asciugarmi almeno un po’. L’ennesimo regalo di Jane. Ok, appena rientra in camera dovremo fare quattro chiacchiere anche su tutti questi regali. Se solo riusciremo a parlare…

 

To be continued…

  
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