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Autore: Biblioteca    25/04/2020    2 recensioni
In un diario, un'anonima protagonista racconta una brutta esperienza.
Perseguitata da incubi e in particolare da un mostro (che appare anche fuori di essi), convinta di non poter trovare conforto nè in famiglia nè con la terapia condotta dal dottor Callisto, si butta tra le braccia di ASIM, un guru del web che ha le sue stesse visioni e che dipinge ossessivamente immagini di quello e altri mostri.
Ma quando il lavoro di "purificazione" inizia, la protagonista capisce che qualcosa non va e inizia a sospettare che forse il mostro e il guru non sono nemici ma alleati.
Nasce così una nuova teoria della cospirazione che sconvolgerà definitivamente il precario equilibrio della ragazza.
(Storia in via di pubblicazione su Wattpad: https://www.wattpad.com/908112403-mostro-7-dicembre-2019)
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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25 Aprile 2020
Oggi ho infranto il regolamento imposto da Callisto perché mi sono resa conto di una cosa. Per regolamento intendo quello che prevede la non-rilettura del diario.
Ma ho avuto un buon motivo per farlo.
Questa mattina quando mi sono svegliata mi è venuto un forte magone. Ci ero già andata a dormire e infatti quando ero stesa l’ultima immagine che avevo era proprio quella del Mostro che torreggiava sopra al mio letto.
Il motivo del magone a pensarci adesso è stato stupido: praticamente su tinder mi ha scritto uno che ha iniziato, senza neanche presentarsi troppo, a chiedermi incontri sessuali per quando il lockdown sarà finito. Quando gli ho chiesto l’età ho scoperto che aveva qualcosa come quarantacinque anni. Ma non è stato quello il peggio. Il peggio è stato che io gli ho detto la mia di età mi ha scritto “ah scusa, pensa che ti facevo più piccola.” Ed è sparito.
È la quinta persona al di sopra dei trent’anni che mi contatta. E non è nemmeno la più vecchia. Questo penso mentre finalmente cancello il profilo disinstallo la app e mi preparo a altri mesi di castità sicura.
Quel commento mi ha messo un tale brivido addosso che a cena non resisto, vado in bagno e vomito. Il mostro continua a stare lì a fissarmi e stamattina non era da meno.
Solo che questa volta mi sono accorta che ha il naso. E ieri sera non ce l’aveva.
Pensandoci bene all’inizio era stato solo un volto bianco e vuoto con degli occhi che mi fissavano, così inquietante che quando è comparsa la bocca evidentmente mi sono sentita meglio. Ma non ci ho pensato finchè non ho visto stamattina che aveva il naso.
Che poi non è nemmeno giusto chiamarlo naso perché somiglia vagamente a quello di un cane, solo tipo danneggiato e coperto di pelle bianca e mi sono guardata bene dal toccarlo per sentire se era umido.
Allora però ho ripensato alla bocca e sono corsa a leggere il diario e ho scoperto che la prima volta che ne ho parlato è stato il giorno in cui ASIM mi ha dato buca. La prima. Quando ho visto il volto bianco comparirmi nel nero del computer, ma sorridente. Come è possibile che non abbia fatto caso allora alla bocca?
E credo di aver capito che sì, ci ho fatto caso, ma stavo pensando solo alla buca ricevuta e alla fine ho finito per non dargli importanza.
Certo però è un caso veramente particolare che il Mostro abbia iniziato a comporsi proprio mentre mi vedevo con ASIM. Perché?
 
È tutto il giorno che sto chiusa in camera mia a piangere. E meno male che è il venticinque aprile e tutto è chiuso. Non voglio essere vista dai miei in questo stato. Ieri mi hanno visto mentre correvo in bagno a vomitare, quindi mi hanno lasciato in pace.
L’unica compagnia che ho avuto è stata quella del Mostro. Ho paura che presto o tardi inizi a mostrare altre parti del suo copro ancora più terrificanti.
Non c’è niente da fare, più guardo il naso, più mi sembra brutto.
Anch’io avevo un naso brutto, pensandoci. Per “fortuna” era anche abbastanza danneggiato da permettermi, raggiunta la maggiore età, di poter fare l’operazione di chirurgia per migliorarlo: non respiravo più da una delle narici.
Ma dopo quel cambio non sono stata felice. Sì, ho respirato come mai avevo fatto nella vita, ma praticamente non mi riconoscevo più nemmeno allo specchio. Ci ho messo del tempo per riabituarmi, per piacermi di nuovo, per convincermi che quella allo specchio ero sempre io. Mi ricordo ancora quando l’ho capito: il giorno che ho incontrato una mia compagna di liceo, anche lei al primo anno di università, solo che io al primo semestre avevo fatto due esami, lei invece quattro.
“Sempre indietro tu, vero?”
E io lì ho realizzato che potevano anche togliermelo il naso e sarei rimasta comunque quella che era sempre troppo riservata, troppo indietro, troppo intelligente, troppo sola, troppo silenziosa, troppo tutto.
Quando mi dicevano che avevo il naso brutto era una scusa, in realtà alla gente non piacevo perché io ero semplicemente io.
Da allora mi sono data a una testarda misantropia. Ho annullato qualunque contatto con le “amicizie” della scuola dell’obbligo e nell’ambiente super competitivo dell’università non mi sono curata di crearmene altre; sarebbero state tutte interessate e tossiche, mi dicevo.
E anche adesso mi viene il dubbio che questo magone sia la fine del lockdown a darmelo. Appena riaprirò tutto ecco che starò di nuovo tra le palle a tutti, che avranno sempre qualcosa da ridire su qualsiasi cosa io faccia o non faccia. Varrà anche per i miei genitori, almeno credo.
E io sarò ancora a chiedermi cosa voglio dalla vita, piantonata da una creatura terrificante, che magari continuerà a tirare fuori ulteriori inquietanti appendici.
 
Non se ne va e io non riesco a mandarlo via. Ho trovato ASIM online e sorprendentemente questa volta mi ha scritto lui per primo. Mi ha chiesto come stavo. Ho provato a chattare con lui a spiegargli la situazione, speravo in un consiglio o anche solo un po’ di conforto. Mi ha detto semplicemente che certi sentimenti vanno vissuti appieno affinchè passino quasi volesse dire che gli attacchi di panico sono un bene Non ho capito cosa intendesse, ma dopo varie frasi e diversi giri di parole, mi sono sentita peggio di prima. Sentivo che non ero in grado di comunicare davvero il mio disagio perché avevo paura di essere vista come una stupida o una debole. Era una cosa che non provavo da anni: pura e semplice ansia da prestazione.
Neanche agli esami tuttavia sono stata tanto male.
Quando li preparavo sì, ma non quando li davo.
E poi io non stavo dando un esame. Io stavo male perché c’è una cosa che vedo soltanto io e non capisco perché.
Se è perché sono speciale non lo voglio più essere.
Se è perché sono pazza a questo punto preferisco drogarmi con gli psicofarmaci e mettere fine a questo strazio.
Purtroppo la chiacchierata con ASIM non è servita a nulla.
 
Credo che crollerò dal sonno. Spero solo di stare meglio domani mattina.
  
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