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Autore: marea_lunare    25/04/2020    1 recensioni
La razza umana è ormai estinta da migliaia di anni, la Terra è stata conquistata da angeli e demoni, i quali ne sono entrati in possesso combattendo tra di loro una feroce battaglia, conclusa con un armistizio.
Tra le popolazioni vige l'obbligo di non fare del male a nessuno della razza opposta o di intrattenere un qualsiasi tipo di rapporto, per il timore di poter compromettere la pace.
John Watson però non è come tutti gli angeli: lui crede in un possibile legame tra i popoli. Sarà proprio lui, infatti, a conoscere un demone particolarmente acido ma geniale, che lo affascinerà fin da subito. Sa bene però, che la loro amicizia potrebbe compromettere gravemente la situazione di stallo che permane tra le loro razze.
I dubbi sono tanti, le speranze diminuiscono giorno dopo giorno.
Tra una divinità potente e sconosciuta e due mondi opposti ma al contempo simili, si sviluppa la storia di John Watson e Sherlock Holmes, coloro che potrebbero cambiare o distruggere il loro mondo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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XVI – Sangue                                                                                                                                                                            Blood – Breaking Benjamin

 

“Andiamo John, alzati” mi dice Mary.

Mi ritrovo sdraiato sull’erba, sento la sua voce invadermi la testa.

Provo a stringere un ciuffo di steli verdi, ma sembrano strani al tatto, quasi incorporei.

“John” mi chiama Greg.

Alzo gli occhi verso di lui e lo trovo in piedi, di fronte a me, affiancato da Sherlock, Mike, la signora Hudson e Molly. Dietro di loro tutti gli angeli e i demoni mi guardano, qualcuno sorride.

“Che cosa è successo?” domando.

“È finita, John ” afferma Sherlock “Hanno capito che non c'è alcuna giustizia nell'ucciderti. Finalmente da ora saremo un unico popolo”

Li guardo incredulo.

Un'orribile sensazione mi afferra le viscere.

Il silenzio che regna attorno a noi è surreale: non sento neanche il rumore del vento.

Every endless word
I have nothing here
Sick of all that was
Tired of all that is

 

Cerco lo sguardo di Sherlock in preda al terrore. E proprio quando i nostri occhi si incrociano, vedo che i suoi sono cambiati. Non sono del solito color ghiaccio, ma un blu scuro e intenso.

D'istinto mi allontano da loro.

“John, caro, ti senti bene?” mi domanda Martha, tentando di avvicinarsi.

“Non muoverti” le ordino continuando ad allontanarmi.

Mi guardo attorno. Ogni colore sembra essere diventato più cangiante, quasi accecante.

Sento le lacrime velarmi gli occhi.

“Che diavolo sta succedendo?!” sbraito.

“Non ti preoccupare, John. Andrà tutto bene”

È stato Sherlock a parlare, la voce così roca da sembrare l'eco di una caverna.

“Chi sei?” domando.

Lentamente, il volto di Sherlock cambia. I suoi occhi diventano completamente neri, un sorriso tirato e agghiacciante gli deforma il viso, un viso magro, praticamente scheletrico, mentre la pelle diventa di un pallido quasi malato.

Il cielo, gli alberi, tutti gli angeli e i demoni svaniscono immediatamente in una nuvola di fumo, lasciando intorno a me solo uno scuro spazio indefinito.

“Perdonami, John, non mi sono ancora presentato” mi dice il falso Sherlock “Io sono Duluth”

Apro la bocca per rispondere, ma ogni parola mi muore in gola.

Deve essere per forza uno scherzo.

“Tu credi, John? Se non fossi chi dico di essere, potrei fare questo?” mi domanda pacatamente.

Lo guardo stupito, realizzando che mi ha appena letto nella mente.

Prima che io possa rispondere, lui alza lentamente un braccio, allungando la mano nella mia direzione e stringendola a pugno.

Un dolore lancinante mi invade tutto il corpo. Mille aghi si conficcano nei muscoli, fino a toccare le ossa. Mi inginocchio in preda ai conati di vomito.

“La....sciami andare”

Duluth continua a sorridere e inspira soddisfatto.

“No, John. Io ho bisogno di te”

“Per...chè?”

“Perché non tollererò più la presenza di esseri come voi su questo pianeta. È giunto il momento che togliate il disturbo”

Dopo qualche secondo riapre la mano, io annaspo in cerca d'aria.

“S-sei stato tu a crearci... Perché farci questo?”

Lui tace, avvicinandosi con calma.

“Sinceramente, John, non so da dove veniate, né chi siate né chi vi abbia creato. Io sono stato un mero spettatore per tutti questi millenni” afferma poco dopo, accucciandosi accanto a me.

Mi sento annientato.

Alzo lo sguardo su di lui, cercando di capire se stia mentendo.

Di nuovo quel sorriso agghiacciante gli si forma sul viso; ride di me e della mia stoltezza.

“John, John, John... In realtà ciò che ho detto non è del tutto esatto” mormora, accarezzandomi una guancia.

“Che cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che un motivo per cui voi credete che io sia il vostro 'Dio', per cui ogni solstizio d'inverno vi siete riuniti per donarmi la vostra energia, in realtà c'è. È stato davvero facile inculcarmi nelle menti vostre, dei vostri avi. Sinceramente non credevo avrebbe funzionato”

“Dimmi che cosa sei” rispondo con voce rotta dalla rabbia.

“Io, John, sono un Invisibile”

Lo osservo confuso, cercando di non abbassare la guardia.

“Immagino tu abbia bisogno di delucidazioni. Come può già suggerirti il nome, John, nessuno mi ha mai visto nella mia vera forma. Perché non ne ho una. Non sono un animale, un umano, un angelo o un demone. Sono niente e tutto insieme. Perché voglio sterminarvi? Semplicemente perché ho bisogno di questo pianeta, pianeta che voi e gli umani avete ridotto in miseria. Questo è l'unico luogo con le condizioni necessarie da permettermi di riportare in vita tutti i miei simili, uccisi brutalmente in un'epoca in cui di voi non esisteva neanche il più piccolo atomo” mi dice.

C'è qualcosa di strano nella sua voce. Sembra quasi malinconica.

“E prima ancora che tu mi chieda come potrò farlo'” aggiunge “Ora sai a cosa mi è servita tutta l'energia che ho accumulato nel corso dei millenni”

Rimango in silenzio a terra, cercando di elaborare la miriade di informazioni.

Lui mi fissa imperscrutabile come un ragno che guarda la mosca intrappolata nella sua ragnatela appiccicosa.

Every hated love
I have broken in
Sick of fucking up
Tired of falling in

“Però non posso fare tutto da solo, John. Ho bisogno del tuo aiuto”

“Credi davvero che io ti aiuterò?”

Mi gira attorno lentamente, una lentezza quasi straziante.

“Tu hai sempre pensato che angeli e demoni siano esattamente uguali agli umani, vero?”

Il suo alito caldo mi sfiora il collo mentre sento il rancore crescere secondo dopo secondo.

“Non posso darti torto. Combattere gli uni contro gli altri per duecento anni e ottenere cosa? Una tregua da due soldi che si regge sul reciproco ignorarsi. Gli umani almeno si sono estinti dopo l’ennesima guerra. Tutti morti, o quasi. Ma voi, perché non vi siete istinti anche voi?”

Alzo lo sguardo verso quell'essere, quell'entità.

Eravamo stati imbrogliati per millenni, accecati dalla fede e dalle menzogne.

Lo guardo con tutto l'odio di cui sono capace, sentendomi un animale in trappola.

“Credo che tu mi aiuterai, John, perché è per questo che ti ho scelto”

“Che significa mi hai scelto?” domando.

“John, è grazie a te se io ora sono qui”

Un silenzio tombale cala tra di noi. Cerco di pensare a un modo per scappare, per riprendere il controllo del mio corpo e far uscire Duluth dalla mia testa.

“È grazie alla tua rabbia e alla tua furia se io adesso sono qui, nella tua mente, a parlare con te. Con il tuo odio e il tuo rancore mi hai aperto uno spiraglio verso la terra. Credi che sia stata pura casualità?”

“Questa è una follia” mormoro.

“No, John, affatto. Questo è quello a cui sei stato sempre destinato. Il tuo essere considerato un reietto, il tuo incontro con Sherlock. Pensaci. Se non fosse stato per il tuo incontro con quel demone, in questo momento non saremmo qui. Sono stato io a sceglierti, John. A far in modo che tu e quel demone vi incontraste. Fin dall'inizio avevo notato qualcosa di diverso in te. La foga con cui combattevi in battaglia, la rabbia con cui uccidevi ogni demone, come se godessi nel vederli agonizzare davanti ai tuoi occhi”

“SMETTILA!” urlo.

Chiudo gli occhi e chino il capo, cercando invano di ignorare ciò che mi ha appena detto. Tento in ogni modo di dimenticare le orribili immagini che per troppo tempo mi hanno invaso la mente. Le vite che ho spezzato, giovani demoni che crollavano sotto i miei fendenti, miei compagni che venivano trafitti da spade, frecce, in un bagno di sangue che fino ad oggi non sono mai riuscito a togliermi di dosso. Le volte in cui mi ritrovavo a sfregarmi le mani fino a scorticarle, eppure il puzzo del sangue non se ne andava. Non se n'era mai andato. L'odore d'assassino mi aveva tormentato per secoli.

“Non ignorare ciò che hai fatto, John. Non dimenticare quello che sei stato, non cercare di negare la tua vera natura” mi sussurra Duluth.

“STA' ZITTO!” sbraito di nuovo.

“Andrà tutto bene, John. Osserva”

Prima che io possa ribellarmi, mi ritrovo sbalzato nella realtà. Vedo tutto come prima, ma il corpo non mi appartiene più.

Sento tutta la rabbia di prima agitarmisi ancora nello stomaco e nel petto, finché pochi secondi dopo i piedi si staccando dal rogo e mi libro in aria.

La corda che prima mi legava è su quel mucchio di legna, spezzata a metà.

Due ali dal colore indefinito torreggiano sulle mie spalle.

D'istinto mi volto a guardare l'ala sinistra. È completamente sana.

And all that I regret
I have before, I will again

 

“Ti hanno tradito, John, i tuoi simili ti hanno mandato a morire. Tua moglie ti ha denunciato. I tuoi genitori sono morti. Sei completamente solo, con me. Non sei arrabbiato, John? Non senti l’odio sviscerarti da dentro?”

Duluth parla lentamente, quella dannata voce sensuale, come un serpente incantatore dalla lingua biforcuta.

Tento di tapparmi le orecchie, ma le braccia rimangono al loro posto.

Di nuovo vengo rinchiuso in quello spazio angusto che è la mia mente, insieme a Duluth che ha ancora le sembianze di Sherlock.

“Non ti aiuterò mai a commettere un genocidio!” gli grido in faccia.

“Ne sei davvero convinto?” mi domanda.

Duluth alza un braccio e anche il mio corpo, quello ancora fermo nella realtà, si muove.

Vedo la mia mano caricarsi di energia, pronta a sferrare il colpo.

Punta diretto verso la folla, quasi tutti col volto verso di me.

“FERMO!” urlo, cercando di lanciarmi addosso all'Invisibile per placcarlo. Lui allunga la mano libera e la stringe a pugno con forza, strappandomi un gemito di dolore e atterrandomi. La sua presa si fa così potente da farmi sentire della catene legate tutt’attorno al corpo, le stesse che si materializzano immediatamente dopo. Quel clangore è il segno della fine.

L'onda di energia scaturisce dalla mia mano e si avventa su chiunque sia sotto tiro.

Qualcuno viene colpito e ferito, qualcun altro non viene ferito e scappa, altri ancora vengono colpiti e non si rialzano più.

“John, che stai facendo?!”

Stavolta è Mike a gridare, terrorizzato.

“FERMATI!” strillo dimenandomi con tutta la mia forza, cercando di spezzare quelle maledette catene.

Duluth ride divertito.

“Sono impressionato, John. Sono davvero colpito dalla forza di volontà con cui stai cercando di ribellarti, con cui difendi quelle stesse persone che fino a poco fa avevano intenzione di lasciarti bruciare vivo. Non ti sembra un buon motivo per ucciderli tutti? In fondo, cosa sono loro per te? Non ti hanno mai considerato come uno di loro, perché tu non lo sei mai stato. Tu sei il prescelto, John”

“No, non lo sono!” rispondo con rabbia.

Chi sono io?

Un’eco mi giunge da lontano, che mi rallenta e appesantisce.

Io non porto rancore, cerco solo la pace. La MIA pace.

La rabbia non mi appartiene totalmente, il dolore deve scomparire.

“Il sangue fa parte di te, John” mi dice Duluth mentre le mie braccia continuano a lanciare fendenti, a spezzare vite, distruggere esistenze.

“Non ricordi la soddisfazione che provavi nell’uccidere? Non ricordi la spossatezza dopo la lunga battaglia col nemico?”

Quel dannato sangue che per millenni mi ha tormentato, mi ha tolto ogni forza di vivere perché lo vedevo ovunque. I volti e i corpi martoriati mi balenavano davanti agli occhi a tutte le ore del giorno e della notte.

Ricordo anche il mio, di sangue, dopo quella freccia avvelenata.

Dopo Sherlock.

Quei pensieri mi penetrano nella mente e mi offuscano la ragione.

Mi guardo attorno, osservando il paesaggio in fiamme. Cadaveri ovunque, persone che fuggono, altre che si nascondo nella foresta cercando di rifugiarsi dalla furia omicida che aleggia nell'aria.

“Rifletti per un momento, John. Queste persone si meritano ciò che sta accadendo loro. Stai finalmente avendo la tua vendetta su coloro che hanno cercato di ucciderti per primo. Sì, sono stati i demoni a condannarti, ma credi che gli angeli siano migliori di loro? Nessuno è venuto in tuo soccorso, John. Nessuno. Ti hanno tutti abbandonato a te stesso, indifferenti. Sapevano cosa ti avrebbe atteso, sapevano che saresti stato ucciso. Eppure nessuno ha mosso un dito”

So cosa sta facendo.

Comprendo le sue intenzioni, la sua malvagità, il suo essere un subdolo manipolatore.

Ma c'è una parte di me che non è completamente d'accordo.

It's over now
(Are you running away?)
I come apart
(As I light the way)
It's in my blood
(Let the sky fall down!)
I won't let go
(My oblivion!)

Mi ritrovo a riflettere davvero su ciò che ha appena detto.

Guardo chiunque corra davanti ai miei occhi, ogni corpo, ogni essere vivente che tenta in qualsiasi modo di abbattermi, sentendomi invincibile per la prima volta in vita mia.

Percepisco il potere scorrermi nelle vene, una nuova sensazione di energia mi attraversa, adrenalina pura che mi gonfia i muscoli.

Nessuno di loro ha fatto nulla per me. Nessuno ha mai cercato di salvarmi, di permettermi di sopravvivere.

Sento una terribile rabbia montarmi dentro, verso tutti coloro che in questo momento mi stanno guardando col terrore negli occhi.

Godo nel vederli avere paura di me, consci del terribile errore che hanno commesso.

“Non è rigenerante come sensazione?” mi chiede di nuovo quella voce nella mia testa.

Annuisco silenziosamente, zittendo la parte di me che cerca di convincermi del contrario.

“Prova con le tue stesse mani, John. Prendi il controllo di tutto, io non interferirò. Senti quel potere che per tutta la vita ti è sempre mancato, senza alcun rimorso o rimpianto. Il mondo intero è tuo, ora”

Mi guardo le mani, sconvolto.

È davvero appagante, forse persino troppo.

Sono io o è Duluth?

“Non raggiungerete mai la pace. Arrabbiati. Odia tutti coloro che ti hanno causato dolore e che non ti hanno mai dato la possibilità di amare. Porta rancore verso di loro, John, e uccidili”

Non so più chi sono.

Non so più cosa sono.

Sento solo rabbia, ira pura e semplice che mi invade la mente.

Sherlock ha gli occhi rivolti verso l’alto, verso di me, e mi osserva con la bocca semiaperta.

Un sorriso perfido mi deforma il volto mentre mi getto in picchiata verso quelli che hanno tentato di uccidermi.

L'ultima, minuscola parte razionale che è rimasta in me mi grida di non farlo.

Posso immaginarla ancora intrappolata nelle catene, che cerca di strisciare verso di me come un verme in mezzo al fango.

Ecco che cosa sono stato io per tutta la vita: uno sporco verme strisciante.

Counting every breath
I am my own fear
Nothing ever was
Nothing ever is

Quella parte di me mi urla che non è giusto, che non devo farlo, che io non sono un assassino.

Ne sei così certo?

Che questa sia sempre stata la mia vera natura?

“Sì, John, lo è sempre stata”

Il sangue è parte di me.

Per un momento, il silenzio cala tra me e lui.

La battaglia mentale si interrompe quando mi abbandono completamente al controllo dell'Invisibile. Scatena imperterrito la sua furia omicida su tutti i presenti.

Greg continua a chiamarmi, anche lui tenta invano di fermarmi.

“Sei completamente solo, John. Proprio come me”

“Io sono...solo” mormoro, sentendo le catene allentare la presa.

Crollo in un torpore che da molto non provavo.

Una spossatezza fisica e psicologica che mi impedisce di muovermi.

Il freddo pavimento della mia mente sembra un accogliente cuscino.

Vorrei rimanere lì per sempre.

“Riposati, John. Andrà tutto bene” sussurra Duluth, prima di voltarmi le spalle.

Accenno un piccolo sorriso, rincuorato nel profondo.

Posso riposare?

Every halo lost
I am worn within
Nothing left to harm
Nothing left to live

“JOHN!”

Il richiamo di Sherlock si perde in mezzo alle grida generali, in mezzo ai colpi che arrivano da tutte le parti e che cercano di annientarmi.

“JOHN! FERMATI!” grida ancora Sherlock.

Lentamente, la sua voce sembra farsi strada in me.

Un suono ovattato che piano piano cerca di svegliarmi.

Una minuscola luce che si staglia in quell’indefinita oscurità.

Continua a ripetere il mio nome.

“Sher...lock?” sussurro.

And all that I regret
I have before, I will again

Improvvisamente, qualcosa mi colpisce nel mondo reale, facendomi cadere in avanti. Il volto cozza violentemente contro la dura terra. Sento l'Invisibile imprecare.

Riesco a scorgere Sherlock pronto a combattere.

Lentamente mi alzo sui gomiti.

“JOHN! CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!” urla.

Per qualche breve, brevissimo secondo, mi ritrovo di nuovo nel mio corpo.

Fluttuo a mezz'aria, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Vedo solo fiamme attorno a me.

Non riesco a dire una parola.

Non riesco a fare nulla.

“Non ti preoccupare, John, ci penso io a lui” dice Duluth, sbattendomi di nuovo indietro.

L'Invisibile scatta in avanti, in picchiata verso il demone. Lui prontamente riesce a schivarlo.

Sherlock...

“SHERLOCK!” grido, la voce si disperde nel vuoto più totale.

Stavolta è il demone ad attaccare, cogliendo di sorpresa Duluth, costretto a parare il colpo col mio avambraccio.

Non parla, mi fissa. Mi rispecchio nelle sue iridi chiare, non riconoscendomi.

Molte rughe d’espressione mi corrugano la pelle, gli occhi sembrano spiritati, ho la bava alla bocca.

Lui ha capito, ma non conosce ancora la potenza del nemico.

Osservo la sua arma, circondata dalla solita aura viola scuro.

Forse...

Faccio leva sulle braccia e mi alzo in piedi, correndo verso Duluth e aggrappandomi a lui, impedendogli di muoversi.

Ritorno in me per qualche attimo. Sposto la mia attenzione sulla spada, assorbendo il veleno contenuto al suo interno.

Duluth geme, le gambe gli tremano.

Tutto attorno a me inizia a girare.

Ferendo me stesso, ho ferito anche lui.

Più mi indebolisco, più lui perde il suo immenso potere.

Cerca di liberarsi dalla mia presa, ma io non lo mollo.

Sorrido e vedo Sherlock guardarmi sorpreso.

Deve aver capito che c’è qualcosa che non va.

“Sherlock” mormoro “Non sono io. Duluth ha preso possesso del mio corpo e mi sta usando. Ti prego Sherlock, aiutami”

Queste esatte parole fuoriescono dalle mie labbra nel mondo reale.

“John, cosa...”

Prima che Sherlock finisca la frase, l'Invisibile riesce a liberarsi dalla mia presa e a subentrare, librandosi in aria con un grido di frustrazione.

Materializza una spada nella mia mano sinistra, scendendo per l'ennesima volta in picchiata.

“SHERLOCK!” urlo con tutto il fiato che ho in corpo.

No. Ti prego, no!

Un secondo prima che Duluth lo raggiunga, qualcuno si para davanti al demone.

L’Invisibile trapassa quel corpo da parte a parte.

Sento gemere una donna.

It's over now
(Are you running away?)
I come apart
(As I light the way)
It's in my blood
(Let the sky fall down!)
I won't let go

(My oblivion!)

Riprendo ancora il controllo.

In mano reggo quella spada, imbrattata del sangue di Mary.

Alzo lentamente lo sguardo, incrociando gli occhi di lei.

Li vedo riempirsi di lacrime, gocce di dolore trasparente.

Mi fissa con la bocca semiaperta, le labbra tremanti.

La spada si dissolve tra le mie mani, lasciando via libera al sangue che immediatamente inizia a scorrerle lungo il corpo, mentre una scia azzurrognola si alza verso il cielo.

Lei tace. Un rivolo rosso le scivola al lato della bocca.

Mary...

Il suo sorriso si amplia, sussurra il mio nome.

Pochi secondi dopo si accascia a terra davanti allo sguardo inerme di Sherlock.

Cerco di chiamarla, ma non risponde.

Mi inginocchio accanto a lei, scuotendola piano.

La chiamo ancora. Nessuna risposta.

Calde lacrime iniziano a solcarmi le guance non appena le prendo il polso.

Niente battito. Non respira più.

Delicatamente la prendo tra le braccia.

Tento di pulirle il sangue dal lato della bocca, macchiandole la guancia.

Sconvolto, alzo piano le mani e le guardo.

Sono completamente macchiate di rosso, sporche di morte.

Il sangue è parte di me

Accade tutto troppo velocemente.

Face the monster i've become
(And fight, hate will not become!)
In the ground we rise to burn
(Maybe your life will let me love!)
Forgive my heart

“Sherlock...” riesco a sussurrare “Dovete uccidermi”

“Non credo proprio!” grida l'Invisibile, prendendo per l'ennesima volta il controllo del mio corpo.

Mi incatena a terra e stringe il pugno, strappandomi delle grida disperate.

“Questa è stata l'ultima goccia, John. Ora rimani a guardare mentre il tuo amato mondo crolla sotto i tuoi stessi colpi!” mi dice, lanciando un'ultima ondata di energia sul terreno circostante.

Subito dopo volta le spalle alla foresta e si libra verso il cielo coperto di fumo.

“SHERLOCK!” invoco, sentendo le corde vocali reali prendere fuoco nello sforzo.

Non può essere davvero finita così.

Concentro tutte le poche forze che mi sono rimaste sul mio corpo reale, riuscendo a bloccarlo a mezz'aria, tremante.

Sherlock, ti prego.

Ancor prima che possa urlare il suo nome per l’ennesima volta, un sibilo mi arriva alle orecchie.

Un dolore tremendo mi colpisce la spalla sinistra.

Una dolore che accolgo con immensa gioia.

Assorbo ogni singola briciola di quella sofferenza.

Duluth si gira bruscamente verso di me con i denti digrignati, un ringhio carico di disprezzo.

Incateno lo sguardo col suo, un lampo di soddisfazione mi balena negli occhi.

Mi sento debole.

Duluth è altrettanto debole. Le sue ginocchia e le mani pericolosamente.

La spalla brucia come stesse andando a fuoco, un dolore che in qualche modo mi da sollievo.

L’Invisibile tenta di avvicinarsi a me, ma non glie lo permetto. Prima che possa raggiungermi, assorbo il veleno di quella freccia come una dolce via verso la fine.

Tende la mano nella mia direzione con rabbia, cerca di stringere il pugno per l’ennesima volta sperando di farmi del male, ma ormai non ha più la forza necessaria.

Inizio a gemere dal dolore. Duluth sembra accartocciarsi davanti ai miei occhi.

Il sorriso tirato si apre in un urlo bestiale.

Ancora con le sembianze di Sherlock, vedo il suo volto riempirsi di crepe come una bambola di porcellana caduta a terra.

Più veleno assorbo, più le crepe si diramano.

Gli coprono le guance, la bocca, la fronte, le mani.

Una gamba cede, spezzandosi e facendolo cadere avanti.

Non appena tocca il pavimento, un terrificante rumore di distruzione mi rimbomba nelle orecchie.

Duluth diventa cenere, per poi scomparire.

Lancio un ultimo, terribile grido, mentre il veleno penetra nelle mie membra in una strana carica d’angoscia e felicità.

Vengo sbalzato per l'ultima volta nel mio corpo.

Solo allora mi sento abbandonare nel nulla.

Mi sento sempre più debole.

Non so perché, ma sorrido.

È una bella sensazione scivolare sotto le gentili mani dell’aria.

La freccia mi ha riaperto le cicatrici sull’ala e sulla spalla.

Sherlock ha saputo colpire il punto giusto.

 

It's over now
I come apart
It's in my blood (let the sky fall down!)
I won't let go (my oblivion!)

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: inspira, urla, va in panico. ALLORA. Okay, questo è stato il capitolo che mi ha messa letteralmente più in crisi, sono stata assalita dai dubbi fin dalla prima stesura. Alcune considerazioni: Descrivere una battaglia mentale tra Duluth e John all’interno della testa di quest’ultimo non è stata una passeggiata, perciò avevo il terrore che il capitolo potesse risultare troppo confusionario. L’ho fatto leggere alla mia beta, quella santa ragazza, che fortunatamente mi ha detto che la questione si districa man mano che si va avanti a leggere. Spero che sia stato così anche per voi. Poi, in secondo luogo: i protagonisti del capitolo sono principalmente John e Duluth, quindi la descrizione dell’ambiente circostante è passata in secondo piano, diventando lo sfondo di tutto il capitolo; ho cercato di alternarli in modo da non concentrarmi solo su una delle due realtà, ma è ovvio che la mente di John avesse la “priorità”. E in ultimo la cosa che mi ha preoccupata di più, ossia il modo in cui ho trattato il personaggio di Duluth.

Sinceramente ho avuto molti dubbi appena finito di scrivere, perché spontaneamente mi sono chiesta “L’avrò fatto morire troppo presto?”. Successivamente, però, mi è stato fatto notare come Duluth sia il “protagonista di sfondo” di tutta la storia, uno dei principali e attorno cui ruota tutta la vicenda, ma che diciamo c’è e non c’è costantemente. Oltretutto protrarre per un altro capitolo la lotta tra lui e John sarebbe stato sicuramente troppo prolisso e, alla lunga, anche ripetitivo. Ho preferito dare un ritmo più cadenzato al racconto, senza intaccarne la fluidità. Perdonatemi le note lunghissime, ma preferisco dilungarmi un po’ di più per rendere chiaro ogni punto. Spesso mi capita di dare per scontato diverse cose che io già so, ma solo perché sono l’autrice. Quindi tento di mettermi nei panni di voi lettori e voglio rendervi tutto il più chiaro possibile, specialmente per rendere la lettura più godibile.

In ogni caso, spero di essere stata chiara e che il capitolo vi sia piaciuto.

Un abbraccio ❤️

   
 
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