Capitolo 16: La missione
“A |
vanti…
coraggio, Candy: prova a dirmelo, adesso che siamo soli!”
“Ti
odio, Neal! Con tutte le mie forze!! Ecco quello che sento per te. E sarà sempre così! Hai capito bene? Come hai
potuto pensare che fossi innamorata di te…?!”
“Non
è possibile… non posso credere che tu mi odi sul serio!!”
“Invece
è la pura verità. Sei un essere spregevole: insieme ad Iriza non hai fatto
altro che procurarmi guai. Come puoi pretendere che io ti ami??!”
“Me
la pagherai Candy… nessuno mi ha mai trattato così!!”
“Neal,
sei impazzito?? Lasciami andare…!!”
“Peggio
per te…!”
“Oh,
no… Neal…!! Neal… apri la porta, ti prego! Apri la porta, te lo ordino!!”
“No,
Candy: non ti farò uscire da questa stanza finché non mi dirai che mi ami!”
“No…!!
Questo non lo dirò mai, puoi starne
certo!!”
“E
allora resterai chiusa lì dentro: ti farà bene! Anzi, perché non ti butti dalla
finestra? Così farai anche un bel bagno! Ah, ah, ah, ah, ah… oh, mio Dio!
Candy, ma che fai…?! Candy…!! Non illuderti… non credere che rinuncerò a te!!”
…
“Si
può sapere cosa vuoi da me?? Ti ho già detto mille volte di lasciarmi in
pace!!”
“Se
sono qui è per una ragione ben precisa.”
“Ah,
sì? Allora parla e poi vattene: voglio star sola.”
“Ho
intenzione di sposarti.”
“Che
cos’hai detto??!!”
“Accetti,
vero?”
“Accettare?! Non capisco perché dovrei
farlo! Piuttosto, dimmi perché hai preso questa decisione!”
“Perché
ti amo…!”
“Posso
capirti, Neal… ma io non ricambio i tuoi sentimenti.”
“Questo
non mi preoccupa: un giorno o l’altro cambierai idea!”
“Neal…
se tu fossi stato più gentile con me, forse
avrei anche potuto volerti bene.”
“Che
cosa vuoi fare, rovesciarmi l’acqua addosso??”
“Non
serve rammaricarsi, quando è troppo tardi. Cerca di rassegnarti, Neal… e
lasciami in pace. Voglio star sola, va’ via!!”
“Nessuno…
nessuno mi ha mai trattato così!! Ma io ti farò cambiare idea, Candy!”
“È
inutile, non succederà mai… dimenticami: è meglio per tutti e due. Sparisci
dalla mia vita, Neal Legan!!”
“Adesso
mi chiami anche per cognome?”
“Il
nome lo uso solo con gli amici. E tu non lo sei. Vattene, Legan… vattene!!”
“Non
posso!”
“Signor
Legan…”
“Ascoltami…”
“Capitano
Legan…”
“…ti
giuro...”
“Comandante…”
“…ti prego…”
“Signore…
signore… che le prende?!”
Un
bagliore improvviso. Una luce accecante. E intorno il buio…
Brividi
lungo la schiena. Freddo sudore sul collo. La fronte in fiamme. La gola arida.
Il respiro affannoso. Le mani contratte sulle lenzuola…
“Signor
capitano… si sente bene…??”
“Che
succede…?” sibilò l’interpellato “Chi sei, tu?”
“Sergente Zagorski, del Corpo di Guardia.”
La
mente del capitano Legan, primo pilota del Candy
Candy, annaspava nel tentare di raccogliere le idee: “E che ci fai, qui?”
Il
sottufficiale parve leggermente stupito da quella domanda: “Venivo a
svegliarvi, signore: siete in missione, stamattina.”
Passandosi
ripetutamente la mano sulla faccia mentre mandava irriferibili improperi
mentali a un lancinante mal di testa, Neal si rammentò della sera precedente,
quando quel malnato “crucco” del maggiore Lang li aveva raggiunti al circolo:
“Niente alcolici, stasera, capitano: avete vinto un biglietto per la gita di
domani!”
“Ho
capito” rispose allora Neal al perplesso Zagorski “spegni quella fottuta
torcia!”
“Signorsì.
La colazione è alle 0530, il briefing alle sei.” annunciò.
“Al
diavolo…!” grugnì il fratello di Iriza.
Quando
il sottufficiale fu uscito della baracca, il comandante Legan, già seduto sulla
branda, squadrò di traverso i suoi compagni: “Grazie, eh? Potevate anche darmi
una scrollatina: bella figura mi avete lasciato fare, manica di deficienti!”
“Scusaci…
ma sai, avevi iniziato ad agitarti solo qualche istante prima che entrasse il
sergente!” si giustificò Cookie.
“Vabbé,
vabbé…” replicò l’altro, trascinandosi verso la ritirata “…per quel che me ne frega,
poi!” la porta della camerata si richiuse con un tonfo.
“Povero
Neal” commentò Charlie, infilandosi la camicia “quando riuscirà a liberarsi da
quell’incubo in gonnella?”
“Sarà
dura” ribatté Jimmy, sospirando mentre indossava i calzoni “è una di quelle gonnelle che non ti mollano. Anche quando
non ci sono!”
“E
anche se ti allontani, vengono a ripescarti.” ridacchiò Cookie, buttandosi un
asciugamano sulle spalle.
“Io
lo dico sempre” aggiunse Charlie, calzando gli stivali “con le donne bisogna essere
dei duri, se no ti schiacciano.”
“Ecco
perché sei così pieno di ammaccature!” replicò il navigatore, col suo salace
sarcasmo.
“Prima
o poi la dovremo pure fare, una sana scazzottata, io e te!” lo rimbeccò
aspramente il puntatore.
“Quando
vuoi, gangster” ghignò il tenente Laffey riaprendo la porta, per nulla
intimorito: ne aveva fatta, di pratica, in anni di servizio sulla Seagull “dopo la missione, però.”
“E
allora sparisci, ex pelapatate!” replicò acido il tenente Boyle, tirandogli
contro la saponetta, che l’altro aveva dimenticato.
“Grazie,
compare” disse Cookie, afferrandola al volo “ci vediamo in mensa.”
Appena
fu uscito, il co-pilota del Fox 815 disse
al puntatore: “Non ho ancora capito perché vi state tanto sulle scatole, voialtri
due!”
“Ma
che dici, mandriano volante?” replicò Charlie, annodandosi la cravatta “Se
siamo così!” affermò, battendo il
pollice con l’indice.
“Certo,
come no! Non è che, niente niente, eravate rivali?”
“Ma
sei scemo? Con Sandra siamo solo amici.”
“Anche
prima che lei lo mettesse in riga?”
“Io,
innamorarmi di una donna?” esclamò Charlie, in tono scandalizzato, mentre indossava
il giubbotto, strattonandone i bordi con dignità “Ma scherzi? Non voglio mica
ridurmi come il capo, io…!” ciò detto
varcò l’uscio anche lui, scuotendo la testa.
“Beata
ignoranza!” esclamò l’ex capo dei trovatelli della Casa di Pony, mostrando un
sorriso malinconico.[1]
***
“Ehi,
passami il sale.” disse il mitragliere di coda del Delta-Fox rivolto al compagno sedutogli di fronte. Che invece
continuò tranquillamente a mangiare.
“Non
hai sentito, soldo di cacio?!” ripeté il sergente Malone, piuttosto
sgarbatamente. Con calcolata lentezza, il collega raccolse la saliera e gliela
mise di fronte.
“Con
calma, eh? Vorrei mai che ti venisse l’affanno!”
“In
genere sono più rapido. Specie quando mi dicono per favore e grazie!”
puntualizzò il sergente Smith, poco più che un ragazzino dai capelli bruni.
L’altro
fece un gesto annoiato: “Sentitelo, il signorino! Guarda che non siamo più
all’orfanotrofio.”
“E
con questo?” ribatté il compagno “Non mi sembra che ci abbiano insegnato a
comportarci da cafoni, fuori di là!”
Bob
emise un ghigno: “A me non sembra neppure che ci abbiano insegnato a bagnare il
letto all’infinito, se è per questo.”
Se
c’era qualcosa che faceva infuriare il piccolo John, era una qualsiasi
allusione alla sua fastidiosa enuresi notturna. Nemmeno le compresse
prescrittegli dal medico della base avevano risolto quel suo imbarazzante
problema e ovviamente l’esperienza che stava vivendo ora non era la più indicata
per aiutarlo. Si alzò in piedi e afferrò Bob per il bavero: “Senti, adesso mi
hai proprio…”
“Ohe,
dateci un taglio, voi due” li fermò il sergente Steeve, con tono perentorio da
fratello maggiore “siamo già abbastanza nervosi, per non peggiorare la
situazione!”
“Tom
dice bene” ribadì il sergente Evans, fra un boccone e l’altro “la tensione fa
calare l’appetito. Quando invece, il miglior modo per scacciare l’ansia, è
quello di zavorrarsi.”
“Allora
è meglio che Bob continui a essere nervoso” osservò scherzosamente il sergente
Carson “è già bello rotondetto e, se continua a ingozzarsi così, faticheremo ad
alzarci in volo, se non lasciamo a terra le bombe!”
“Bada
a come parli, inglesino” lo guardò brutto l’ex falegname della Casa di Pony, puntandogli contro la
forchetta “ce n’è anche per te!”
“Dai,
Bob… Sam sta scherzando” intervenne il sergente Chacklies, il finto paziente
clandestino dell’ospedale Santa Johanna
di Chicago “cerchiamo di sfogarci sui tedeschi, invece che fra di noi!”
“Parole
sante!” confermò Gilbert, l’ex compagno di viaggio di Candy, da Chicago alla
Florida.
“Buongiorno,
marmocchi. Dormito bene?” li scosse all’improvviso la voce del primo pilota,
accompagnato dagli altri ufficiali del loro equipaggio.
“Abbastanza,
capitano!” rispose, Tony, il pokerista.[2]
“Così
così…!” sentenziò invece il mitragliere di sinistra.
“E
lo stomaco?” chiese ancora Neal.
“Si
sta riempiendo, signore.” rispose naturalmente Bob.
“Non
sarebbe neanche male, se non fosse per le farfalle che ci svolazzano!” aggiunse
Sammy.
“Molte?”
s’informò Jimmy, con premura.
“Più
di quante ce n’erano attorno alla Casa di
Pony, capo!” rispose John.
“Allora
ho una buona notizia, per te” disse il capitano Legan, dopo avere arricciato il
naso “le farfalle non volano ad alta quota!”
Smith
lanciò uno sguardo astioso al comandante,[3] ma
subito il tenente Laffey prevenne accortamente una sua eventuale reazione: “È
vero, John: l’ho già sentito da qualche vecchia pellaccia, sai? Per quanto forte
sia la smania prima d’una missione, appena in volo passa subito tutto.”
“Fino
alla prima raffica di un caccia nemico, per lo meno…!” precisò il tenente
Boyle.
“Sempre
spiritoso, vero Charlie?” lo riprese Cookie.
“Beh,
ragazzi, ormai siamo in ballo” sospirò Neal “e non ci rimane che prendere il
toro per le corna. O i crauti, se preferite. In quanto alla paura…” si arrestò,
guardando un po’ tutti “…se riesco a tenerla a bada io, non vedo come non
possiate riuscirci voi! Conoscete i miei trascorsi, no?”
I
sei sottufficiali fissarono il comandante, per poi guardarsi in faccia. E più
di un sorriso spuntò sui loro volti.
“Ci
vediamo al parcheggio.” concluse il capitano, avviandosi. Passando dietro al
piccolo John, gli scompigliò amichevolmente i capelli. Lui si voltò, non troppo
irritato: “A più tardi, comandante!” gli disse, d’impulso.
Questi
girò il capo, quanto bastava per strizzargli l’occhio, mentre gli altri si
rimettevano tranquillamente a ultimare la colazione. Jimmy Curtright, superando
anche lui l’ex compagno della Casa di
Pony, gli strinse affettuosamente la spalla.
Il
co-pilota del Candy Candy era molto soddisfatto.
Passo dopo passo, il loro comandante si stava facendo strada nel cuore dei suoi
compagni.
***
Nella
vasta baracca Nissen riservata ai briefing, una cinquantina di ufficiali fra
primi, secondi piloti, navigatori e puntatori, oltre a una dozzina di
marconisti, erano già sistemati sugli scomodi seggiolini affacciati verso la
parete di fondo, coperta da una carta di navigazione dell’Europa
centro-settentrionale. Su di essa, una sinistra linea scura indicava la rotta
che il Gruppo di Fortezze Volanti avrebbe dovuto seguire dalla base di Lafayette, nei dintorni di Newhaven,
fino all’obiettivo della missione, situato a poca distanza dalla cittadina di
Eiserfeld, nella Westfalia. Più indietro, verso la platea, c’erano alcuni
pannelli coperti da fotografie riproducenti la zona del bersaglio, una carta
meteorologica e uno schema della formazione stabilita dal piano di volo.
La
tensione era del tutto palpabile tra i presenti, anche se la maggior parte di
loro aveva ormai alle spalle parecchie operazioni sulle retrovie nemiche,
contro bersagli notevolmente difesi, data la loro importanza tattica o
strategica.[4] Questa volta, però, si
trattava di colpire un obiettivo all’interno della Germania e tutti erano
consapevoli che
Per
di più, gli aviatori della Decima non disponevano nemmeno di un armamento
difensivo individuale, perché, come aveva detto Andy Greason, litigando quasi
col generale Spaatz “Non è con un pugnale o una Colt 45 che si può discutere cogli Schmeisser della Feldgendarmerie
e il fatto d’essere disarmati indurrà maggior clemenza negli eventuali
catturatori!”[6]
Naturalmente
il comandante in capo aveva espresso tale ragionamento pensando alle missioni
sulla Francia, non prevedendo certo di dover mandare i suoi ragazzi anche sul
Terzo Reich!
Fra
i pivellini presenti alla riunione c’erano naturalmente quelli del Candy Candy, per i quali, pur essendosi
già cimentati in alcune missioni di “assaggio” sulla Bretagna e sul Cotentin
contro le basi delle siluranti tedesche (nel quadro operativo che anticipava
l’oramai prossimo sbarco in Normandia), si trattava della prima missione
veramente importante.
“Aaattenti!!!”
scandì all’improvviso la voce di un tenente della MP. Mentre tutti si alzavano col
fracasso prodotto dallo strisciare delle seggiole, un gruppo di ufficiali
superiori attraversava il corridoio centrale lasciato libero dalle stesse, per
dirigersi verso la zona dei pannelli con le carte e le fotografie.
“Riposo,
signori, riposo!” disse il colonnello John Bart Richardson, provocando una
seconda chiassosa strisciata di sedie. Subito dopo, il comandante del 22°
Gruppo Bombardieri (soprannominato scherzosamente l’esquimese o anche il
sommergibilista a causa delle sue passate avventure)[7] si
accomodò sopra una delle poltrone sistemate presso le citate attrezzature,
assieme al suo secondo, maggiore Peter O’Cannor e ai due comandanti di
Squadriglia Edward Connelly e Buck Lang, lasciando in piedi gli altri ufficiali
che li avevano accompagnati: il primo era il capitano Lionel Ferguson, responsabile
dell’Intelligence, il secondo il maggiore Patrick Dumfryes dell’Ufficio Operazioni
e il terzo il capitano Felix Dermott, del servizio meteorologico.
Prima
di sedersi, il colonnello aveva detto: “Signori, come forse vi sarà giunta
voce, la missione di stamani è della massima importanza. A chi si chiederà
perché
Lionel
Ferguson (lo stesso baldanzoso playboy “ridimensionato” da Candy il giorno in
cui era giunta la sua omonima Fortezza) s’avvicinò a una gigantografia fissata
ad uno dei pannelli predisposti: “Questo gruppo di capannoni che vedete
rappresenta il vostro obiettivo” lo indicò con la bacchetta “si tratta di
laboratori segreti, dove si teme che i nazisti mettano a punto delle armi
chimiche o batteriologiche proibite dalla Convenzione dell’Aja, che potrebbero venire
usate contro di noi o contro le popolazioni occupate, qualora i tedeschi
venissero messi alle strette, dopo che le nostre armate saranno sbarcate sul
continente. È inutile aggiungere che il bersaglio dev’essere centrato con la
massima precisione, in modo da neutralizzare completamente l’efficienza degli
impianti. In caso contrario, il nemico trasferirebbe i laboratori altrove,
sicuramente al di fuori della nostra portata. Le istruzioni per la rotta,
appositamente stampate su carta di riso, verranno consegnate ai navigatori, che
avranno l’ordine d’ingerirle in caso di lancio o di atterraggio forzato su
territorio ostile. L’Ottava Forza Aerea e
Nella
sala partì un robusto mormorio, formato in prevalenza da imprecazioni,
intervallate da frasi come queste: Ci vogliono morti! È una follia! Sono peggio dei nazisti!
“Mi
scusi, colonnello” disse il capitano Jason Galbraith, primo pilota del Lady Eve II, appartenente alla
squadriglia di Connelly “ma, con tutto il rispetto… è sicuro che quelle armi
batteriologiche esistano davvero?”
Richardson
si alzò da sedere, facendo qualche passo in avanti: “I nostri servizi segreti
ne sono più che certi e non siamo pagati per dubitarne. A parte che sarebbe decisamente
poco furbo venirlo a constatare a posteriori! A buon intenditor, poche parole. C’è
altro?”
“Perché
lanciare così bassi?” domandò il comandante Arthur Morrison, della squadriglia
di Lang.
“Il
perché l’avete sentito: dobbiamo assicurarci che quella maledetta fabbrica
venga totalmente disintegrata. Non avremo la possibilità di ripetere
l’incursione una seconda volta.”
“Non
sarà invece qualche quacchero dell’alto comando, che ha un debole per i tedeschi?
C’è proprio una città, giusto a un miglio e mezzo dal bersaglio!” osservò Tex
Sloane, un incallito texano, fra l’altro co-pilota del maggiore Lang sul Baby on the Grass.
Il colonnello scambiò una rapida occhiata col
comandante della 66a Squadriglia, per poi rispondere a quell’imbarazzante
interrogativo: “Non c’è bisogno d’essere dei quaccheri[10] per
non coinvolgere inutilmente la popolazione civile nelle nostre incursioni. Il
nostro scopo è soltanto quello di neutralizzare la macchina bellica nazista per
riportare la democrazia nell’intera Europa. E ora, se non ci sono altre questioni,
il capitano Dermott vi darà qualche ragguaglio sul tempo, poi il capitano
Dumfryes v’indicherà i posti nella formazione.” concluse, in tono secco, da non
ammettere ulteriori repliche. Al comandante di gruppo rimbombavano ancora nelle
orecchie le “calorose” raccomandazioni del suo comandante in capo sulla
necessità di non colpire in alcun modo la città natale del suo migliore amico.
Tuttavia
diversi presenti avevano letto tra le righe e più d’un sommesso grugnito si
fece sentire nella baracca. Mentre l’ufficiale della meteo esponeva la posizione
e l’altitudine dei fronti atmosferici, seguito con la massima attenzione dal
tenente Laffey e da tutti i suoi omologhi, il tenente Curtright si girò verso
il suo comandante, sussurrandogli con la bocca coperta da una mano: “Alla
nostra madrina avrebbe fatto piacere
sentire le parole del colonnello.”
“Senza
dubbio” rispose il capitano Legan, con una smorfia “se poi qualche crucco ci
sbattesse di sotto, sarebbe più contenta ancora!”
Il
piccolo Jimmy rimase abbastanza contrariato da quest’uscita: “Stavolta hai detto
proprio una carognata!”
“Non
agitarti, amico” replicò l’altro, con voce piatta “parlavo soltanto per me!”
*L’hai
detta lo stesso, Neal!* ribatté mentalmente il compagno, scuotendo la testa.
Poi prese nota sul suo taccuino che il Candy
Candy avrebbe volato come gregario sinistro della pattuglia di coda
all’intera formazione. Non era una posizione particolarmente tranquilla, vista
la tattica dei cacciatori tedeschi nel tentare di abbattere gli aerei
periferici, allo scopo d’indebolire la compattezza delle formazioni. Per
fortuna la quota loro assegnata li poneva pressoché a metà altezza fra la parte
superiore e quella inferiore di tutta la forza d’attacco.
Il
capitano Dumfryes, dopo aver fatto sincronizzare gli orologi, invitò i
navigatori a recarsi nella stanza attigua per ricevere le istruzioni sul piano
di volo e i marconisti in un’altra per la consegna dei codici radio. Poi toccò di
nuovo al colonnello dire due parole a chiusura del briefing: “Signori… non
occorre vi ribadisca l’estrema importanza dell’operazione. Sono certo che porterete
a termine il vostro compito in modo eccellente, così come sono convinto che i
veterani assisteranno egregiamente i meno esperti e anche questi ultimi si
faranno onore. Abbiate inoltre la massima fiducia nella vostra scorta, che sarà
comandata dal generale in persona: lui e i suoi assi del 99°, anche con
l’appoggio dei vostri mitraglieri, non mancheranno di tenere a bada gli unni
per riportarci tutti a casa. Ci vediamo su, signori: buona fortuna!”
Dopo
un ultimo fragoroso spostare di sedie, la baracca delle riunioni si vuotò
rapidamente.
***
Dopo
esservi stati scodellati da un autocarro GMC,
soprannominato come il loro secondo pilota,[11] i sottufficiali
del B-
“Arrivano
le pillole!” disse il sergente Evans, indicando un trattorino che rimorchiava
otto carrelli caricati con altrettante bombe dipinte in verde oliva, ad eccezione
delle gialle estremità. L’aviere infilò quel “trenino” sotto la pancia del Candy Candy, facendo arrestare il primo
rimorchio fra i due portelloni aperti. Poco dopo si avvertirono dei rumori
dall’interno e la bomba trasportata dal carrello venne sollevata da due robuste
cinghie manovrate dall’argano sistemato sul soffitto della stiva. Non appena
l’ordigno, zeppo del micidiale esplosivo RDX,
fu assicurato alla rastrelliera di destra, l’aviere al volante del rimorchio lo
fece avanzare quanto bastava per posizionare il carrello successivo nella
stessa posizione del precedente, affinché la seconda bomba potesse venire agganciata
esattamente sotto la prima. Dopo aver sistemato il quarto ordigno, il trenino
fece un giro completo di fianco all’apparecchio per ripetere l’intera
operazione fissando le ultime quattro pillole da
“La
guerra è la totale negazione dell’intelligenza umana” aggiunse Sammy Carson
“questo si sa, purtroppo.”
“Già”
fece Tony Chacklies, sarcasticamente “lo sanno tutti. Però si continua a farne
una dopo l’altra, da secoli e secoli.”
“Proprio
così” rispose Tom “il problema è che siamo dei veri imbecilli!”
“Parla
per te, amico” saltò su Bob Malone, intento a intagliare un bastoncino col suo
coltellino a scatto per ricavarne un flauto “non hanno chiesto il mio parere,
per iniziare questo bordello. Né, tantomeno, il mio consenso!”
“Però
sei qui anche tu, che la combatti. E ci sei pure venuto volontario!”
“Per
forza” ammise l’altro “se avessi aspettato che mi richiamassero, mi
schiaffavano magari a rompermi il culo in qualche pulcioso reparto di fanteria:
marciare sotto il sole o la pioggia e strisciare in mezzo al fango o nella neve
non era esattamente il mio massimo desiderio!”
“Peccato”
ribatté John “avrebbe giovato parecchio alla tua forma!”
“Chetati,
mocciosetto” lo riprese Bob, non gradendo nemmeno lui sentire velate allusioni
alla sua taglia “se no ti metto in forma io!”
“La
verità è una soltanto” riprese Tom, osservando altri specialisti che caricavano
le bombe sul Saint Tail, compagno
d’ala del loro apparecchio “finché gli uomini non cominceranno a rifiutarsi di
combattere, le guerre continueranno a scoppiare!”
“La
fai facile, tu” obiettò Sammy “come si fa a rifiutarsi senza finire al muro?”
“Beh,
non individualmente, è ovvio” precisò l’ex allevatore “ma se la gente si
coalizzasse per dire di no, non credo
che le autorità potrebbero fucilare un’intera popolazione!”
“Potrebbe
essere un’idea” ammise Gilbert “però bisognerebbe che lo facessero anche tutti quelli della parte opposta.
Perché, se diserta solo una parte e l’altra no, per la prima sarebbe un bel
guaio…!”
“Infatti”
annuì Bob, con un ghigno “e mica tutti sono disposti a calar le braghe… specie
se attaccati.”
“Sapete
una cosa?” disse Tony “A volte mi chiedo se il mondo non sarebbe più pacifico, se
governassero le donne!”
“Ma
cos’hai, bevuto?!” sbottò Gil.
“No,
dico sul serio” replicò l’ex pokerista del Santa
Johanna “secondo me le donne sono più pacifiche per natura, proprio perché
madri o potenziali tali.”
“Sì,
come no” ribatté scetticamente il marconista, che era il più istruito del
gruppo “vogliamo parlare della regina Vittoria o di Caterina di Russia? A parte
che si legge siano state spesso delle donne a ispirare i tiranni più feroci!”
“Anche
la sorella del comandante non la definirei un perfetto esempio di pacifica
natura femminile!” aggiunse ironicamente John.
“Sarà
come dite voi” convenne Tony “ma resto dell’idea che la maggior parte di loro
rispecchia i migliori sentimenti umani. A cominciare dalla nostra ispiratrice”
concluse, indicando il muso del loro apparecchio “personalmente mi sentirei rassicurato
nel farmi comandare da una come lei!”
A
Tom scappò un risolino: “Temo che i nostri piloti avrebbero qualcosa da ridire,
di fronte a una prospettiva del genere! Non è vero, Johnny?”
“Puoi
giurarci, fratello!” rispose lui.
Tutti
fissarono allora in silenzio la bionda fanciulla sorridente, vestita con una
salopette di jeans, combinata a una camicetta a righe rosse. Quella pudica mis aveva fatto sghignazzare parecchio i
meccanici della base, avvezzi alla vista di pin-ups
coperte da minuscoli bikini o semplici tanga, larghi come fili interdentali.
Quando s’era trattato di battezzare la loro Fortezza, erano scaturite proposte
come Lakewood Express, Sister Mary Kids e naturalmente Flying Pony’s Home… ma dato che nell’intero
equipaggio c’erano soltanto quattro membri correlati con quei nomi, l’unico
elemento che avevano tutti in comune aveva portato alla scelta definitiva. Che
naturalmente spettava al comandante, fortunatamente e masochisticamente concorde
nello scegliere quel nome![14]
I
sei graduati[15] furono distratti dalle varie
riflessioni e rimembranze quando la jeep che trasportava gli ufficiali si fermò
vicino a loro con un acuto stridore di freni. Neal lasciò il volante della
vettura e balzò a terra, imitato da Jimmy, Charlie e Cookie, che teneva stretta
la sua borsa con le carte nautiche.
“Muoversi,
con quei sederi” gridò il comandante “si decolla fra dieci minuti!”
“Dove
andiamo di bello, capitano?” s’informò il sergente Carson.
“A
far provvista di prosciutti[16] nel
cuore della Grosse Deutschland!”
rispose il navigatore per lui.
“Dio
santo…!” mormorò Tony, massaggiandosi lo stomaco.
“Che
fregatura!” gli fece eco Bob, sputando poi per terra mentre trascinava il suo
paracadute verso la coda dell’aereo.
“Ti
capisco, figliolo” gli gridò dietro Charlie “io mi vedevo già nel fienile di
qualche bella francesina, nel caso ci abbattessero!”
“Guarda
che ci sono anche in Germania, i fienili.” lo erudì gentilmente Cookie, mentre
alzava il braccio per azionare la maniglia del portello di prua.
“Bella
scoperta” ribatté il puntatore, lanciando il suo fagotto attraverso l’apertura
“peccato che laggiù le contadinelle ti aspettino coi forconi e non fra lenzuola
profumate!”
“Sempre
con questo chiodo, eh?”
“Perché,
tu no?”
“Dai,
monta, depravato!”
“Ahh…
proprio in un branco di chierichetti dovevo capitare!” imprecò il tenente Boyle
aggrappandosi con le mani e issandosi agilmente a bordo, subito seguito dal
compagno. Fu poi la volta Jimmy, che andò a sedersi sul seggiolino di destra della
cabina, per iniziare la cockpit check-list.[17]
Nel
frattempo il comandante stava ispezionando le parti esterne dell’aeroplano, assistito
dal capo-meccanico che lo aveva in cura. Dopo aver controllato il ruotino di
coda, i timoni di profondità, gli alettoni, i flaps, i carrelli principali e le
turbine dei compressori, congedò il caporale e raggiunse anche lui la botola
anteriore. Prima di salire, lanciò però una rapida occhiata intorno e diede
un’affettuosa pacchetta alla figura dipinta sul muso: “Abbi cura di noi anche
oggi, bellezza…!”
Imitando
l’atletica manovra dei suoi colleghi, s’issò quindi a bordo e richiuse lo
sportello. Accomodatosi finalmente sul sedile di sinistra, si voltò verso il
suo co-pilota: “Tutto OK?”
“Affermativo!”
ripose Jimmy unendo pollice e indice della mano destra.
Neal
afferrò allora la cuffia appoggiata sulla cloche, sistemandosela in testa,
dopodichè infilò la spina di collegamento nella presa apposita: “Pilota a
equipaggio: controllo intercom.” annunciò, premendo i dischetti del
laringofono.
“Puntatore,
controllo.” rispose Charlie mentre armeggiava attorno al suo prezioso traguardo
Norden.[18]
“Navigatore
controllo.” ripeté Cookie, intento a verificare l’efficienza del radio-compass.[19]
“Mitragliere
dorsale, controllo.” disse poi Tom, già sistemato nella sua torretta
motorizzata, alle spalle della cabina di pilotaggio.
“Radiofonista,
controllo.” aggiunse Gil, smanettando il potente apparato SCR.
“Mitragliere
ventrale, controllo” replicò Tony mentre controllava lo stato delle
attrezzature (razzi di segnalazione, viveri d’emergenza, bombole portatili per
l’ossigeno) sistemate presso la sua torretta sferica.
“Mitragliere
di destra, controllo.” continuò Sammy, occupato a sincerarsi sul perfetto
allineamento del mirino ad anello della sua Browning.
“Mitragliere
di sinistra, controllo.” gli fece eco John nel controllare che il nastro delle
munizioni potesse scorrere liberamente dalla cassetta di alimentazione.[20]
“Mitragliere
di coda, controllo.” terminò infine Bob, sistemandosi meglio che poteva sullo
scomodo “inginocchiatoio” posto davanti alle armi di coda e chiedendosi perché
cavolo quei deficienti della Boeing
non avessero previsto un decente seggiolino con tanto di schienale.
“Vai
col controllo pre-volo” disse Neal a Jimmy “pressione idraulica?”
“Normale.”
“Flabelli
gondole motori?”
“Estratti.”
“Valvole
carburante?”
“Aperte.”
“Pompa
alimentazione?”
“Inserita.”
“Estintore?”
“Predisposto
sul numero uno.”
“Radiatori
olio?”
“Commutati
su minimo.”
“Prese
carburatori?”
“Libere.”
“Cabina
a posto radio: chiedi conferma per il decollo, Gil.”
“Roger.
Delta-Fox otto-uno-cinque a torre…”
“Torre
a otto-uno-cinque, over!”
“Otto-uno-cinque pronto al decollo.
Chiedo conferma inizio sequenza.”
“Conferma
positiva, otto-uno-cinque” rispose la
voce del sergente Johnson “siete a punto?”
“Affermativo,
torre: controllo pre-volo effettuato.”
“Sicuri
che non vi manca nulla? Che so, un’infermiera a bordo?”
Gilbert
Evans accusò il colpo. Ormai lui e il marconista della base erano diventati
amiconi, ma ogni volta che il buon Curly lo incontrava, in mensa o al bar, non
mancava di riempirlo di frizzi, al ricordo del loro primo atterraggio!
“Negativo,
torre… vedremo di cavarcela con la cassetta del pronto soccorso!” rispose, forzando
l’accento sarcastico.
“Peccato”
ribatté Johnson “perché ce n’è una proprio sul terrazzo!”
“Ma
va’ a quel paese…!” rispose Evans, pensando all’ennesimo sfottio. Curly si
affacciò allora all’ingresso del gabbiotto della torre: “Miss White: quello
zuccone di Gil non mi crede. Venga lei a dargli un salutino!”
Una
giovane bionda dai vistosi codini, appoggiata alla ringhiera del terrazzo,
cogli azzurri occhi puntati sul B-17
che portava il suo nome, ebbe un tremito nelle spalle e voltò leggermente la
testa all’indietro: “No, sergente… è meglio di no…!”
Dapprincipio
il marconista rimase stupito da quel rifiuto, ma poi rifletté sulla saggezza pratica
di quella decisione e non insistette: “OK, otto-uno-cinque:
procedere con la messa in moto. Buon volo e fateli neri!
“Roger!”
Sentito
questo, il comandante diede il via al secondo pilota: “Vai col numero
Curtright
commutò l’iniettore sul radiale esterno sinistro, poi chiuse il circuito
elettrico e premette il pulsante dell’avviatore. L’elica tripala iniziò a
roteare, mentre sbuffi di fumo azzurro uscivano dagli scappamenti.
“Numero
Jimmy
ripeté l’operazione coll’iniettore commutato sul radiale interno, raddoppiando
poco dopo il rombo proveniente dal babordo del velivolo.
“Numero
“Numero
Pochi
momenti dopo il Candy Candy
abbandonava la sua piazzola di stazionamento per imboccare il raccordo numero
due, subito dietro alla Memphis Belle,
Così
allineati, i tre B-17 della 4a
Pattuglia andarono a raggiungere sulla pista numero 2 i tre gemelli della 3a
Pattuglia del maggiore Lang, che completava la sua 66a Squadriglia.
Nel settore attiguo dell’aeroporto, i sei apparecchi della 44a del
maggiore Connelly (nella quale volava il comandante dell’intero Gruppo) erano
già pronti a decollare dalla pista numero 1, il cui orientamento rimaneva
compatibile con la direzione del vento.[21]
Il
colonnello Richardson, che avrebbe aperto il decollo di tutta la formazione,
fece lampeggiare le luci di segnalazione non appena raggiunto il suo punto di
partenza e, quando il maggiore Dumfryes (fratello del medico della base) fece
partire un razzo verde con la sua pistola Verey,
la sua argentea South Sea Sinner[22] iniziò la sua corsa verso il fondo
della pista, alzandosi a poche decine di metri da quest’ultimo. A ruota la
seguirono
In
meno di quindici minuti la 44a Squadriglia mise insieme la sua
formazione, composta da due pattuglie triangolari, dove la 2a di Connelly
seguiva la 1a di Richardson ad una quota leggermente più bassa.
Un
secondo razzo blu partì dalla Verey
di Patrick Dumfryes e anche
A
questo punto la voce del marconista di Swanson si fece sentire nelle cuffie di
Evans, Curtright e Legan: “Memphis Belle
a Candy Candy e Saint Tail: partiamo. Pronti a venirci dietro con venticinque secondi
d’intervallo.”
“Candy a Belle: wilco. Appuntamento al piano di sopra!” rispose direttamente
il primo pilota, dopo aver schiacciato il pulsante sul volantino, che
connetteva il suo interfono con la radio di bordo.[23]
Il
capo-pattuglia diede tutto motore e le quattro eliche della Belle produssero altrettanti vortici di
condensazione che sembravano getti di liquido vaporizzati da enormi
spruzzatori.
“Dieci
secondi!” annunciò il piccolo Jimmy osservando il suo cronografo da polso e
Neal si rivolse al puntatore: “Tutto libero, Charlie?”
“Come
l’aria, capo.” rispose lui, dopo aver dato una buona occhiata attraverso le
aperture di plexiglas.
“Ruotino
bloccato, Neal.” segnalò il co-pilota.
“Bene…
andiamo…!” rispose lui sbloccando i freni e spingendo le manette.
Gradualmente
il Candy Candy cominciò ad acquistare
velocità, mentre Tom, seduto nella sua torretta superiore che gli consentiva
un’eccellente visuale verso l’alto, notava un figura vagamente familiare che spiccava
sul terrazzo della torre di controllo: “Ma… quella è…”
Il
cervello del sergente Steeve pensò dapprima ad un abbaglio suggestivo, ma la
sua vista da falco non poteva lasciarsi ingannare da quell’acconciatura
inconfondibile. Per cui, meno avveduto del sergente Johnson, al mitragliere
dorsale scappò questo gridò: “È CANDY… LASSÙ, SULLA TORRE…!!”
Chi
poteva guardare da quella parte fece del suo meglio per riconoscere la loro
forzata madrina, ma soltanto il primo pilota riuscì a scorgerla, un po’ peggio
di Tom…
“Ok…
mandatele un bacio, fratelli” disse ai compagni, lottando con le acute fitte
che gli mordevano il petto e lo stomaco “e speriamo che non sia l’ultima volta…!!”
Poi
diede tutto gas ai quattro Wright R1820 e,
quando la lancetta dell’anemometro superò i 240 nodi, ad appena
Però,
una volta superato il circuito, invece di salire verso il Memphis Belle, manovrò per eseguire una virata a semicerchio…
“Che
diavolo combini…?” gli chiese Jimmy.
“Diamo
una sbarbata alla torre.”
“Sei
pazzo? Ci faranno la pelle…!!”
“Se
non ce la fa prima
“Ma
che cavolo di risposta è?!”
“La
mia. Ora sta’ zitto e tienti pronto a richiamare: siamo pieni come un uovo!”
“Oh,
Gesù…!!” gemette Curtright, rassegnato.
Fra
il disagio del personale (non del tutto sorpreso) e il totale sconcerto della
loro omonima visitatrice, il Candy Candy
passò quasi rasente al gabbiotto d’osservazione, abbastanza da permetterle di
vedere i volti sorridenti di Sammy e John, affacciati alla postazione difensiva
sinistra. Pur scuotendo gravemente la testa, la loro amica non mancò di agitare
il braccio per mandargli un affettuoso saluto.
“Se
anche la scampiamo, dovremo dire addio al nostro sedere” commentò il piccolo
John “poco, ma sicuro!”
“Possiamo
sempre atterrare in Svizzera…!” suggerì semiserio Carson.
Mentre
A
preghiera conclusa, tornò a rivolgersi verso il cielo, scrutando le sagome
delle dodici Fortezze del 22° BG, con la formazione ormai completa.
“E
tu… se veramente sei cambiato… fai
del tuo meglio. Hai capito, Neal?” gridò “Riportameli tutti indietro, o guai a te…!!”
Si
mosse quindi verso il pianerottolo della scala per scendere, salvo voltarsi
indietro per un’ultima volta: “E bada di tornare anche tu… disgraziato
incosciente che sei!”
Si
asciugò un’ultima lacrima e se ne andò, diretta all’ospedale di Newhaven.
[1] Strano o meno che appaia, il figlio adottivo del signor
Curtright era il compagno col quale il rampollo dei Legan fosse entrato
maggiormente in sintonia e, di conseguenza, quello col quale si era confidato
di più.
[2] Inutile specificare che anche diversi colleghi erano stati pelati a carte dall’ex “fantasma” del Santa Johanna. Inoltre, quando il comandante aveva saputo come il suo mitragliere inferiore avesse “spennato” la sua bionda fiamma, lo aveva preso particolarmente in simpatia!
[3] John Smith, per ovvi motivi, non vedeva certo il comandante di buon occhio, pensando soprattutto a quella volta in cui era partito di soppiatto dalla Casa di Pony per andare dai Legan a trovare Candy, scoprendo tutta l’amara verità sulle intenzioni dei suoi “tutori”.
[4] La sostanziale differenza fra un obiettivo tattico (generalmente di contenute
dimensioni) e uno strategico (avente
un’area molto più estesa) consiste nel vantaggio che l’attacco si propone di
ottenere. La distruzione di un bersaglio tattico (come un ponte, una stazione
ferroviaria, un avamposto bellico) prevede un vantaggio immediato o a breve
termine per influenzare un combattimento in corso o immediatamente successivo.
Al contrario, la neutralizzazione di un bersaglio strategico (un complesso
industriale, una raffineria di carburante o un porto) prevede un vantaggio a
medio o a lungo termine per influenzare l’andamento
generale del conflitto. Nel primo caso, per esempio, si può cercare
d’interrompere le comunicazioni nemiche attraverso l’interruzione di una strada
o di una ferrovia, mentre, nel secondo caso, si tenterà di limitare
pesantemente una determinata produzione bellica o la stessa alimentazione
dell’apparato industriale avversario.
[5] Autentico.
[6] Il revolver automatico Colt da
[7] Vedi capitolo 14.
[8]
[9] Poco meno di
[10] I quaccheri erano i seguaci di una confessione religiosa fondata in Inghilterra nel 1647. Si diffuse poi largamente in America, contribuendo ad alimentare il movimento per l’abolizione della schiavitù. Qui il termine quacchero viene utilizzato come sinonimo di “troppo buono”.
[11] Il celebre autocarro 6x6 (a tre assi motori, quindi con 6 ruote motrici, di cui 4 doppie) costruito in centinaia di migliaia di esemplari, era siglato GMC (una sussidiaria della General Motors) che si pronuncia gi-em-si… da qui il nomignolo di Jimmy!
[12] Punto d’osservazione utilizzato dall’ufficiale di rotta (o navigatore) per determinare la posizione durante il volo. Oggi sembrerà bizzarro, ma a quel tempo, nel caso la navigazione non potesse venire assistita radioelettricamente, il simpatico Cookie avrebbe dovuto fare il “punto” con il sestante, esattamente come se si trovasse a bordo della sua Seagull.
[13] Circa
[14] E, sempre a proposito del look della nose-art, sarebbe stato interessante sapere quale sarebbe stata la scelta di Neal, se avesse volato su un caccia, senza condividere quindi l’aereo con nove colleghi!
[15] All’inizio della guerra i mitraglieri di volo erano soltanto degli avieri (cioè soldati semplici). Più avanti vennero tutti promossi sergenti affinché godessero di un trattamento migliore come prigionieri di guerra in caso di lancio sul territorio nemico.
[16]
[17] Il controllo strumentale che precede l’accensione dei motori.
[18] Il mirino tachimetrico per lo sgancio, prodotto dalla fabbrica omonima. Era, per l’epoca, un autentico gioiello di optomeccatronica, che teneva conto di altezza, velocità, forza e direzione del vento, peso delle bombe. Si diceva fosse in grado d’infilarle in un barile dalla quota di diecimila metri… in teoria.
[19] La bussola radioelettronica, in base al segnale ricevuto dall’antenna del radiofaro, stabiliva se l’aereo stava seguendo l’esatta direzione. La funzionalità di questo sistema, oggi sostituito dalla triangolazione satellitare, dipendeva chiaramente dalla qualità di copertura, che poteva essere totalmente efficace soltanto in territorio amico. In alternativa si doveva adoperare la bussola magnetica, come pure l’antico ma collaudato sistema “marittimo” basato sul cronometro e il sestante.
[20] Anche se gli specialisti di terra erano addestrati per svolgere i loro compiti con la massima cura, ogni membro del personale di volo era tenuto a controllare di persona l’efficienza del suo equipaggiamento, poiché da ciò dipendeva non soltanto la sua vita, ma quella di tutto l’equipaggio.
[21] I campi di volo dell’aviazione alleata nell’Inghilterra meridionale erano costituiti da 3 piste principali sviluppate con uno sfasamento di 60° una rispetto all’altra (così da formare un perfetto triangolo equilatero). In questo modo era relativamente facile che almeno una presentasse le migliori condizioni per il decollo, costituite da un vento contrario, con la minima divergenza al traverso.
[22] Sirena dei
Mari del Sud. L’equipaggio di
Richardson aveva creduto d’essere destinato a raggiungere
[23] Tale prerogativa ce l’avevano soltanto i due piloti. Per tutti gli altri doveva essere il marconista a commutare i loro intercom sul canale esterno.
[24] Se anche questa volta se la cavarono a buon mercato, fu solo grazie all’intercessione della buona Candy, per interposto Andy Greason.