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Autore: Alice_g1    26/04/2020    12 recensioni
« Akito? »
« Sì? »
« Te l'avevo detto che non sono maleducata. ».
Alzai una mano e, lasciandomi alle spalle quella stramba ragazza dai capelli rossi e gli occhi troppo grandi, le feci un cenno.
« E' troppo presto per dirlo Sana....ma é solo la mia opinione. »
« La tua opinione non interessa a nessuno. ».
Mi voltai di scatto, infilandomi tra i capelli l'ombrellino che mi aveva appena regalato e, nonostante la distanza, il suo sorriso lo vidi chiaro come il sole.
« Ti interesserà presto....ragazzina. ».
Una notte, un bar, due sconosciuti...Perché l'amore, a volte, ha solo bisogno di un attimo in più.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Strangers in the night exchanging glances
Wond'ring in the night what were the chances
We'd be sharing love before the night was through.
 
 
 
 
 
 
 
 
< Dovresti ricominciare a uscire. >
< Non vedo perché dovrei. >
< Perché sono quattro mesi che passi le tue serate sul divano e questo non può che farti stare ancora peggio. >
< Non rompere. >
< Lo dico per il tuo bene e anche per il mio….esci. >
< Sei insopportabile. >
< Lo so. >
 
 
Era stata una sua idea spedirmi in un bar qualunque alla periferia nord della città, quel venerdì sera, stanco di vedermi spalmato sul divano, mi aveva gentilmente cacciato fuori dall’appartamento lanciandomi le chiavi della macchina e, augurandomi un sarcastico “buon divertimento”, era sparito nella sua camera.
Eravamo amici da tutta la vita e più di una volta mi ero domandato che cosa avessi fatto di male per meritarmi un tipo tanto petulante, infondo non ci trovavo nulla di male nel passare le serate in solitudine, ero appena stato scaricato accidenti.
Sbuffai, ordinando una birra qualsiasi al ragazzino che, da dietro al bancone, seguiva la partita senza degnarmi di uno sguardo.
“ Stanno giocando male….perderanno sicuramente.” Mormorò infastidito mentre asciugava un bicchiere, il solito da almeno cinque minuti.
“ Non seguo il calcio.” Risposi alzando le spalle e dal modo in cui mi guardò, capii che il suo tentativo di conversazione si era già concluso.
Se lui fosse stato qui mi avrebbe sicuramente rimproverato per il mio modo così poco gentile di parlare con le persone.
 
< Dovresti imparare a vivere nella civiltà amico mio .>
 
Che cazzata…io sapevo benissimo vivere nella civiltà, ero solo poco dedito alle chiacchere inutili.
 
“ Potrei avere un Gin Tonic? ”
 Voltando lo sguardo notai una ragazza piegata sul bancone a pochi passi da me, il busto in avanti per farsi sentire dal cameriere, l’atteggiamento scocciato, il piede che batteva sul pavimento.
“ Scusami…potrei avere un Gin Tonic? ” Ripeté più forte cercando, invano, di attirare l’attenzione del ragazzino.
“ E che cazzo.” Sbofonchiò alzando gli occhi al cielo.
Risi sotto i baffi, beccandomi un’occhiataccia di fuoco accompagnata da un epiteto che somigliava tremendamente a un “ vaffanculo” e, balzando sul bancone, batté le mani in faccia al ragazzino facendo sussultare entrambi.
“ Posso avere un Gin Tonic? ” disse scandendo lentamente ogni singola lettera.
“ S…sì.” Bisbigliò lui completamente basito dal suo atteggiamento cafone.
“ Grazie.” Sorrise dolcemente sedendosi a una sedia di distanza da me, era una pazza furiosa.
Mentre si affannava a prepararle alla svelta il cocktail, la guardava di sottecchi, quasi sgomento all’idea di farle bere la sua creazione.
“ L’hai terrorizzato a morte.” Mi lasciai sfuggire guardandola in cagnesco.
“ Scusa? ” mi chiese girandosi a rallentatore verso la mia direzione.
“ L’hai terrorizzato a morte, secondo me sei stata molto maleducata.” Aggiunsi incapace di farmi gli affari miei, forse Tsu aveva ragione, non ero proprio capace di stare nella civiltà.
“ E secondo me a nessuno frega niente della tua opinione.” Ribatté acida spostandosi in modo teatrale una ciocca di capelli dalla spalla.
Era una zotica maleducata ma dovevo ammettere che, una volta che la sua chioma fu spostata indietro, la tizia qui era abbastanza carina.
“ Come ti pare.” Esclamai, già tremendamente annoiato dalle sue chiacchere.
Alla fine del primo tempo il ragazzino si dileguò tra le bottiglie, lasciandoci soli e nel più totale silenzio, l’assenza di suoni non mi era mai dispiaciuta, ma in quella circostanza sentii che il rumore era l’unico modo per evitare di guardarla.
“ Non sono maleducata.”
Spostai gli occhi su di lei, ma non gli diedi la soddisfazione di girarmi nella sua direzione, anche se non ne capivo il senso, intuivo che se l’avessi fatto le avrei dato potere.
“ Ho solo avuto una brutta giornata.” Aggiunse in tono greve, passando l’indice sul bordo del bicchiere.
“ Okay.” Cominciando a spostare lo sguardo ovunque tranne che sulla sua figura, la pubblicità di un dentifricio passava sullo schermo muto della tv, in basso a destra, le riprese dallo spogliatoio.
“ Pensi davvero che io sia una brutta persona?” Insistette in tono sempre più basso.
“ Non ho detto che sei una brutta persona, ho solo detto che ti sei comportata in modo maleducato…non potrei mai giudicare una persona che non conosco, non so nemmeno il tuo nome.”
Se c’era una cosa che avevo sempre odiato era farmi mettere in bocca parole che non dicevo, era un vizio che lei aveva sempre avuto : Sei infelice, non mi ami più, non andiamo d’accordo, tutte cose che io non pensavo, ma che Nyoko mi buttava addosso giornalmente.
Scacciai subito la sua immagine dalla mia mente, colpendomi una tempia con il pugno, da quando se ne era andata quattro mesi prima quel gesto stupido si era rivelato vincente per eliminare il suo ricordo.
“ Sana.”
“ Cosa?” domandai abbassando la mano chiusa sul marmo scuro del bancone.
“ Mi chiamo Sana.” Ripeté muovendo il busto in avanti.
Sospirai, cedendo sulla questione che mi ero costruito nella mia testa, non c’era nessun conflitto da vincere, era solo una ragazza sola che voleva parlare con qualcuno.
Mi voltai completamente nella sua direzione, incastrando i piedi tra le gambe della sedia e, afferrando la mia birra, la vidi compiere la mia stessa azione.
“ Ciao mi chiamo Sana e non sono una maleducata.” Disse alzando la mano all’altezza degli occhi, occhi che scoprii maledettamente belli.
Sorrisi scuotendo la testa, sembrava una scena da film dove i protagonisti si presentano in uno di quei gruppi per dipendenti anonimi.
“ Io sono Akito.”
“ Ciao Akito di cui l’opinione non interessa a nessuno.”
“ A te interessa.” dissi sbeffeggiandola con una certezza soddisfazione, “ se non fosse stato così non ti saresti sentita in dovere di spiegarmi il tuo comportamento.”
“ Touché.” Ridacchiò bevendo un sorso del suo drink e nel farlo, una goccia di liquido le scivolò dalla bocca, seguendo lento il profilo della sua mascella, lungo il suo collo niveo, andando a scontrarsi con la catenina in oro bianco tempestata di piccole lune.
Deglutii, immaginando quanto cazzo mi sarebbe piaciuto leccargliela via, ripercorrendo a ritroso quel viaggio per giungere alle sue labbra.
Allontanai subito quel pensiero libidinoso, fantasticare su una sconosciuta era la classica cosa che avrebbe fatto Sasaki, l’eterno sognatore del cazzo.
“ Perché mi guardi così?” mi chiese spostando la testa di lato, in un’espressione d’infantile curiosità.
Scossi la testa, abbassando lo sguardo per nascondere l’imbarazzo, pessima scelta, mi ritrovai a pensare un secondo dopo, le sue gambe lunghe e affusolate strette in un abitino di velluto nero, erano una distrazione ben peggiore della sua bocca.
“ Niente.” Farfugliai come un idiota, maledicendomi fino al midollo per aver assecondato quel coglione di Tsu.
“ Allora Akito…raccontami qualcosa di te.”
“ Devo proprio?” odiavo parlare di me, infondo nulla d’interessante nascondeva il mio passato.
“ No…ma puoi offrirmi un altro drink e continuare a fantasticare sulle mie gambe.”
“ Non l’ho fatto.” Ma la voce strozzata che mi uscii, fece decadere miseramente le mie parole.
“ Come dici tu Akito.” Ridacchiò bevendo ancora “ comunque…”
“ Comunque?” aggiunsi subito, quasi isterico, facendole nascere un sorriso malizioso che mi fece fremere fin dentro le ossa.
“ Non mi dispiace che tu mi guardi.”
“ Allora continuerò a farlo.” Stuzzicato da quel gioco tanto stupido quanto accattivante.
“ Ed io farò finta di non notarlo.”
La seguii in ogni suo movimento e anche se non ricambiò mai, il modo in cui agitava le mani, muovendo la testa da una parte all’altra, fece nascere presto in me la consapevolezza che entro un’ora avremmo finito per essere l’uno dentro l’altra.
“ Vi posso portare qualcos’altro?”
Controvoglia mi staccai da lei e guardando il barista che era magicamente riapparso da non so dove, ordinai un altro giro.
“ Un Gin Tonic per me e una birra per la signorina maleducata.”
Annuii, lanciandoci uno sguardo interrogativo e dopo aver ripulito velocemente il piano, appoggiò una birra davanti a lei e un tovagliolino sotto le mie mani.
“ Mettici uno di quegli ombrellini colorati.” Gli propose sporgendosi in avanti.
Il ragazzo mi guardò e, alzando le spalle, lasciai che quella sfacciata ragazzina di cui conoscevo a malapena il nome, minasse pubblicamente la mia virilità.
“ Mi piace rosa.” Aggiunse mordendosi il labbro come la più infantile delle bambine.
“ Stronza.” Bofonchiai tra i denti, reprimendo un sorriso gemello al suo.
Ci godemmo in silenzio la fine di una partita che, a conti fatti, non interessava a nessuno, il mio unico pensiero era scoprire quanto fosse effettivamente calda e morbida la sua pelle bianca.
Continuavo a fissarla, studiando ogni minimo dettaglio del suo corpo, scoprendo durante una rimessa laterale a fondo campo, che aveva quattro nei tra la caviglia e il ginocchio.
 “ Oh andiamo era decisamente un rigore.” Sbottò alzando le braccia al cielo.
“ T’intendi di calcio?” chiese il ragazzo caricando la lavastoviglie.
“ Io adoro il calcio.” Voltai il viso dall’altra parte per non scoppiare a ridergli in faccia, era così palese che lo stesse prendendo per il culo.
Il ragazzino iniziò a parlare a ruota libera di squadre, formazioni e schemi senza nemmeno rendersi conto che lei non lo ascoltava minimamente, annuiva ogni tre secondi, guardandosi le unghie smaltate di bordeaux.
“ Sono assolutamente d’accordo con te, insomma…é inaccettabile ciò che stanno facendo in campionato.”
Mi grattai il naso, reprimendo le risate che sentivo salire dallo stomaco, era proprio una vipera.
“ Tu che ne pensi ombrellino rosa?” mi chiese continuando a guardare la televisione.
< Ed io farò finta di non notarlo. >
Quanto era stupido quel gioco.
“ Penso che é così raro trovare una ragazza che s’intenda di calcio.”
Represse un sorriso, nascondendolo malamente dietro una smorfia che, ne ero certo, avessi colto solo io, d’altronde nessun altro la stava guardando con tanta insistenza.
Il fischio dell’arbitro annunciò la fine della partita e dallo sbuffo infastidito di lui capii che la squadra per cui tifava era quella che aveva appena perso.
“ E’ un’ingiustizia bella e buona.” Disse portando le braccia sotto il seno, una voglia a forma di fragola nella piega del gomito.
“ Lo so.” Aggiunse lui impilando i bicchieri uno sopra l’altro.
Andarono avanti per un'altra ora buona e più li ascoltavo e  più mi chiedevo come non facesse a capire che tutto quello che usciva dalla sua bocca erano cavolate che non aggiungevano niente alle sue parole.
“ Il goal annullato a Himoto? ”
“ Non mi ci far pensare. ” sospirò con forza grattandosi i capelli, sul mignolo, il segno di una vecchia cicatrice.
Rimanemmo con quel ragazzo fino all’orario di chiusura, offrendomi perfino di buttargli la spazzatura per alleggerirgli il lavoro.
“ Allora?”
Mi voltai, appoggiata alla porta del bar, mi guardava a braccia conserti.
Mi avvicinai piano, la strada deserta, il rumore di una saracinesca sbattuta dal vento.
“ Hai quattro nei sulla gamba, ad occhio e croce porti scarpe numero trentotto, una voglia sul gomito e una cicatrice nel mignolo.”
“ I drink c’é li ha offerti lui.” Disse indicando il ragazzo che, aldilà del vetro, stava accatastando le sedie sui tavoli.
“ Come sono andato?”
“ Mmm…ti do un sei.”
“ Un sei? Merito almeno un otto.”
Si staccò dal muro, percorrendo i dodici passi che ci dividevano.
“ Accontentati del sei.” Aggiunse frugando nella borsa alla ricerca di qualcosa che ipotizzai fossero le chiavi dell’auto.
“ Quando potrò alzare il mio voto? ”
Il tintinnio di un portachiavi a forma di luna batté contro la catenella, le piaceva l’astrologia e le borse piccole.
“ Dipende.”
“ Da cosa? ” domandai guardando il riflesso dei fari che lampeggiarono all’apertura delle porte.
“ Dalle fasi lunari.”
“ Allora domani comprerò un libro al riguardo.”
Non mi sarei arreso, ero troppo testardo per accontentarmi di una sufficienza.
“ Buona notte Akito.”
Mi avvicinai a un palmo dal suo viso, il suo respiro sul collo, il suo profumo aveva un vago sentore di pesca, un altro neo vicino al timpano.
“ Buona notte…Sana.”
La superai mettendo le mani in tasca e quando percorsi dodici passi mi fermai, i piedi ben piantati a terra, lo sguardo verso l’alto.
“ Sono quasi certo che venerdì prossimo verso le nove la luna diventerà piena.”
“ Ti sbagli….ci sarà un’eclissi a breve.”
Sorrisi, cercando dentro la giacca di pelle il telecomando della macchina, insieme ad esse, un ombrellino di carta pesta rosa.
Chiusi per un attimo gli occhi, beandomi della certezza che l’avrei presto rincontrata.
“ Allora ci vediamo durante l’eclissi.”
“ Akito? ”
“ Sì? ” le risposi continuando a camminare per la mia strada.
“ Te l’avevo detto che non sono maleducata.”
Alzai una mano facendole un cenno, lasciandomi indietro quella ragazza dai capelli leggermente rossi e gli occhi troppo grandi.
“ E’ troppo presto per dirlo Sana….ma é solo la mia opinione.”
“ La tua opinione non interessa a nessuno.” Mi urlò dietro, per farsi sentire.
Mi voltai di scatto, infilandomi tra i capelli l’ombrellino che mi aveva appena regalato, nonostante la distanza, il suo sorriso lo vidi chiaro come il sole.
“ T’interesserà presto.”
 
 
 
 
 



 
Mie care ciao =)
Non chiedetemi il motivo, so bene che dovrei scrivere il nuovo capitolo, ma in questo sabato un po’ noioso, bevendo un bicchiere di rosso in giardino, una canzone ha scatenato in me questa piccola One Shot ( che tanto piccola non é stata considerando che ci ho messo sette ore a scriverla) e il pensiero é stato così prepotente che non ho potuto ignorarlo, é una cosa semplice lo so...prendetelo come un piccolo intervallo che spero possa strapparvi un sorriso, per me é stato così.
Vi bacio.
Con immenso amore.
Alice.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
  
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