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Autore: Europa91    26/04/2020    1 recensioni
[Soukoku]
Durante un’agguato Chuuya viene gravemente ferito. Dazai va a trovarlo in ospedale e scopre che il suo partner non si ricorda nulla, nemmeno di lui.
“Dazai si bloccò, il suo cervello ebbe un momentaneo corto circuito, cosa poteva fare?
Opzione 1: rivelare a Chuuya tutta la verità e magari fargli recuperare la memoria a suon di calci;
Opzione 2: fingere di essere suo amico e divertirsi a tormentare Chuuya fino a quando non avrebbe recuperato la memoria, sicuramente poi il rosso gliel’avrebbe fatta pagare e con gli interessi, ma di questo si sarebbe occupato a tempo debito.”[...]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap.4 

 

 

 

Dopo la visita di Dazai, Chuuya si era nuovamente addormentato cullato dal pensiero del ragazzo. Non sapeva il motivo, ma dopo l’incontro con il moro si sentiva insolitamente felice; forse perché aveva trovato un amico, nonché un altro piccolo pezzo, utile per ricomporre quel puzzle oscuro che era ormai il suo passato. A dir la verità tutta quella situazione iniziava a stargli stretta; più passava il tempo e più Chuuya desiderava ricordare la sua vecchia vita, ma soprattutto scovare il colpevole e fargliela pagare. Non sopportava l’idea di essere stato messo al tappeto così facilmente, ora voleva solo rimettersi e vendicarsi. 

 

Di colpo si trovò a fissare la finestra dalla quale qualche ora prima Dazai se n’era andato; non vedeva l’ora che quell’ammasso di bende tornasse, incredibile. Alla fine quel ragazzo non era così male; anche se in un paio di occasioni aveva pensato di prenderlo a pugni; stava bene in sua compagnia. Si chiese improvvisamente cosa fosse quel senso di pace e tranquillità, che con la sua sola presenza, Dazai gli aveva conferito. Be’ era il suo migliore amico; era normale che con lui abbassasse tutte le difese, eppure Chuuya sentiva che c’era dell’altro. Ripensò a quel tocco delicato, la mano di Dazai appoggiata sulla sua testa, il suo sguardo. Ebbe una sensazione di déjà vu, ricordò la sua mano e quella di Dazai intrecciate. Non era la prima volta che si toccavano, e il suo corpo lo ricordava. Si sforzò di ricordare altro che non fossero semplici sensazioni ma la testa gli tornò a pulsare costringendolo a tornare a letto. Dannazione, possibile che non ci fosse un metodo immediato per recuperare la memoria? Lui voleva ricordare, voleva conoscere il suo passato, la sua vita, Dazai. Già, Dazai, si chiese cosa stesse facendo in quel momento, e che ruolo entrambi ricoprissero all’interno della Port Mafia; dopotutto quel ragazzo gli era sembrato tutto fuorché uno spietato assassino.

 

 

 

 

In quello stesso momento, vicino al porto di Yokohama

 

“Hai esattamente tre secondi di tempo prima di darci un nome, uno... due..”

 

Ma una pallottola lo raggiunse in pieno volto prima che l’uomo agli ordini di Hirotsu potesse terminare la minaccia. Dazai buttò la pistola ancora fumante a terra con fare annoiato per poi fissare il sottoposto più anziano.

 

“Era un pesce piccolo, inutile perdere altro tempo, non avrebbe parlato perché non sapeva nulla, anche questa pista si è rivelata un buco nell’acqua, non sono loro i responsabili dell’aggressione a Chuuya” spiegò con calma per poi voltarsi con l’intenzione di andarsene.

 

“Farò io rapporto al boss voi ripulite la scena e tornate subito al Quartier Generale, attendete lì altri ordini” concluse lapidario.

 

“Si signore”.

 

 

Così Dazai si trovò a passeggiare nuovamente solo fissando la distesa d’acqua davanti a sé. Scartò l’ipotesi di un salto nell’oceano soltanto perché la corrente in quella zona della baia era troppo forte, non voleva che il suo corpo andasse disperso. Prese un profondo respiro, avrebbe stanato i responsabili dell’agguato al suo partner e gliel’avrebbe fatta pagare. Troppe cose in quella storia non tornavano, Chuuya non era un principiante da cadere facilmente in una trappola, ok era sempre stato un tipo impulsivo e raramente usava il cervello prima di buttarsi in azione; però non era così debole o inesperto. Quando gli avevano riferito delle condizioni in cui versava il suo partner la sua prima reazione era stata l’incredulità, aveva riso per mezz’ora per poi scaraventare giù per le scale il povero subordinato che l’aveva informato, solo perché gli andava di farlo. Poi era passato alla negazione; doveva sicuramente trattarsi di un errore, uno scambio di persona, non poteva essere davvero Chuuya. Loro erano l’invincibile Soukoku, il fiore all’occhiello della Port Mafia. Il suo compagno era senza dubbio il miglior combattente nel corpo a corpo dell’intera organizzazione, come era possibile che fosse stato ridotto in quello stato? Perché non aveva usato la sua abilità? Cosa poteva averglielo impedito? Così si era recato fino all’appartamento del boss per avere conferma di quelle informazioni. Poi Dazai aveva aspettato, precisamente aveva atteso cinque giorni, non si era presentato in ospedale, era meglio così, non sapeva come avrebbe reagito alla vista di Chuuya privo di sensi in coma farmacologico. Inoltre aveva sempre odiato gli ospedali, troppe volte l’avevano salvato dalla morte, non gli andavano molto a genio. 

 

Quella mattina però le cose erano cambiate: era stato convocato con urgenza da Mori-san nel suo studio, nemmeno il tempo di entrare che il boss aveva parlato:

 

“È sveglio” non aveva aggiunto altro e a Dazai non serviva sapere altro. Così si era recato nell’ospedale affiliato alla Port Mafia in cui Chuuya era stato ricoverato. Era entrato dalla finestra, sperando di fare un ingresso in grande stile e spaventarlo, ma con sua somma sorpresa, al suo arrivo aveva trovato l’odiato partner addormentato. Aveva vagato per qualche minuto nella stanza e poi non avendo di meglio da fare, si era messo ad osservare Chuuya; a prima vista non sembrava messo troppo male, aveva un vistoso bendaggio in testa, probabilmente dove era stato colpito e qualche cerotto sparso qua e là, Dazai sapeva anche di una ferita non grave all’addome e qualche costola rotta ma nulla di troppo serio. Si sentì stranamente sollevato e non ne capì il motivo, pensò che forse non avrebbe mai perdonato quel nanetto se fosse morto prima di lui. In quel momento Chuuya borbottò qualcosa nel sonno e si girò su un fianco. Dazai sorrise. Mentre dormiva quel piccolo demonio sembrava un bambino, non l’aveva mai visto con un’espressione così serena in volto, sembrava addirittura più giovane di quello che era, di certo in quel momento non aveva l’aspetto di uno dei più forti agenti della Port Mafia. Notò una sedia accanto al letto e si buttò sopra. Rimase ancora qualche minuto ad osservare l’altro dormire, anche se a dir la verità aveva più volte resistito all’impulso di svegliarlo con qualche scherzo idiota, giusto per il gusto di farlo incazzare. Ma poi aveva convenuto che non fosse il caso, non poteva infierire su un ferito, anche se si trattava di Chuuya. In quel momento si accorse che in fondo gli era mancato; gli mancavano le sue urla isteriche mentre gli lanciava addosso di tutto, gli mancavano i suoi insulti, le sue frecciatine, gli mancava persino il modo in cui aggrottava la fronte quando lo minacciava di morte, o la sua voce mentre esternava quanto lo odiasse. Ovviamente non avrebbe mai ammesso queste cose neanche sotto tortura. Era solo stanco per la giornata, e arrabbiato perché non aveva ancora trovato una pista su cui indagare; doveva impegnarsi di più. 

 

Aveva pensato a tutto questo Dazai prima che Chuuya si svegliasse, prima che scoprisse dell’amnesia e conoscesse quel nuovo Chuuya così umano. Sospirò stancamente mentre faceva segno al barista di versare un altro bicchiere e lasciare la bottiglia. Aveva deciso di recarsi al solito locale, in quel momento desiderava solo potersi distrarre da tutti quei pensieri compromettenti. 

 

“Stiamo forse festeggiando qualcosa?” La voce di Oda gli arrivò distante ma lo fece lo stesso sobbalzare dalla sorpresa, non si era minimamente accorto del suo arrivo, stava perdendo colpi; 

 

“Ehi Odasaku, nulla stavo riflettendo” l’uomo si accomodò sul solito sgabello, ordinando da bere,

 

“Ho saputo del tuo partner, mi dispiace”

 

“Oh quel nanetto irascibile sta bene, non preoccuparti ci vuole ben altro per farlo fuori” rise da solo svuotando il bicchiere in un colpo;

 

“Allora perché mi sembra che TU non stia bene? Non ti ho mai visto così abbattuto che è successo?” dannato Odasaku e dannato il suo intuito.

 

“Ha perso la memoria”

 

“Oh”

 

“Già bel casino, amnesia temporanea, non ci può fornire nessun indizio sull’aggressione, in poche parole brancoliamo nel buio” Oda gli mise una mano sulla spalla obbligandolo a voltarsi verso di lui

 

“Non si ricorda nemmeno di te giusto?” Stramaledetto intuito di Odasaku;

 

“Ovviamente non si ricorda del fantastico sottoscritto ma non temere, ho già brillantemente risolto tutto” ammise il ragazzo sforzandosi di sorridere e riempiendosi nuovamente il bicchiere 

 

“A che gioco stai giocando Dazai?” Chiese, questa volta fissandolo dritto negli occhi; 

 

“Non so a cosa tu ti stia riferendo” si limitò a rispondere, tornando improvvisamente serio;

 

“Fa attenzione, stiamo parlando di Chuuya, non fare cose di cui potresti pentirti” 

 

“Ti ripeto; non so di cosa tu stia parlando Odasaku; dai ti offro da bere” concluse mettendogli in mano un bicchiere.

 

Quella sera Dazai preferì prendersi una sbronza epocale piuttosto che continuare a pensare a Chuuya, a Chuuya che lo chiamava amico, che gli sorrideva come mai aveva fatto prima, che sembrava così debole e indifeso in quel letto d’ospedale, che si preoccupava per lui. Si addormentò da solo nel suo appartamento con la mente sempre rivolta al suo partner e una morsa dolorosa al petto.

  
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