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Autore: sangueoro    26/04/2020    2 recensioni
Klaus e Caroline a spasso nel tempo?
Quali saranno i risultati delle loro avventure?
Dopo la morte di Klaus, Caroline deve fare i conti con i suoi sentimenti irrisolti e nel frattempo cercare di salvare le sue figlie dalla fusione.
Riuscirà a trovare la soluzione e a cambiare il destino del suo "ultimo amore"?
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oranienburger Straße a quell’ora era deserta.

Da alcune delle finestre dei palazzi signorili che si affacciavano sulla strada arrivavano delle luci fioche, le famiglie avevano finito di cenare e stavano andando a dormire dopo una giornata di lavoro.

Caroline e Klaus erano in attesa che, in una altra città della Germania, un’ altra cena volgesse al termine.

A Monaco di Baviera, Hitler e altri funzionari di partito stavano festeggiando l’anniversario di un colpo di stato, tra l’altro fallito miseramente, che era avvenuto esattamente quindici anni prima.

Ad un certo punto della serata sarebbero stati informati della morte di un diplomatico dell’ambasciata tedesca a Parigi, un paio di giorni prima un ragazzo di soli diciassette anni, un ebreo di origine polacca, gli aveva sparato ferendolo gravemente.

Quell'omicidio sarà il pretesto che spingerà il ministro della propaganda Joseph Goebbels, ad indicare gli ebrei come il “nemico interno” responsabile di tutti i disastri economici e sociali della Germania.

Goebbels nel suo discorso chiese di lasciare libero sfogo alle manifestazioni di rabbia del popolo tedesco, affermò che il partito nazista non organizzava azioni antisemite ma, laddove fossero accadute in maniera spontanea, non le avrebbe ostacolate ed informò i presenti che avrebbe trasmesso subito le necessarie direttive affinché la polizia non intervenisse limitandosi a proteggere le proprietà dei non ebrei.

La quiete di quella strada nel cuore di Berlino, stava per essere sconvolta da un’orda di comuni cittadini e agenti delle SS in borghese, la stessa sorte di tante altre strade in altre città tedesche, austriache e cecoslovacche.

Sinagoghe, negozi e abitazioni stavano per essere distrutte, saccheggiate ed incendiate.

Stava per iniziare la “Notte dei Cristalli”, un modo beffardo per indicare l’infinità di vetri che avrebbero ricoperto le strade.

«Che ore saranno?»

«Circa le nove e mezza» sospirò Caroline in risposta.

«Ci siamo quasi…» replicò Klaus.

Erano una squadra e in nome della missione si erano sforzati di comportarsi normalmente, ma tutte nella Chambre de Chasse del 2020 si erano accorte della tensione tra loro due. 

Rebekah in un primo momento aveva tentato di allentarla, ma poi si era arresa all’evidenza.

Keelin aveva fatto la sua solita lezione di storia e Morgan gli aveva mostrato il gioiello che dovevano recuperare, una spilla in oro giallo e bianco con uno smeraldo centrale.

Klaus e Caroline avevano ascoltato tutto diligentemente, avevano fatto qualche domanda… e poi erano partiti.

«E così migliaia di persone vedranno vanificati i loro sforzi, il frutto del loro lavoro… solo perché professano un’altra religione».

«Non hanno neanche cominciato a soffrire» gli rispose Care senza neanche girarsi «Stasera sarà solo l’inizio…»

«Stanno per distruggere le loro vite…»

«Ufficialmente stasera moriranno 91 ebrei» replicò la donna voltandosi finalmente a guardarlo «ma saranno almeno 400 a perdere la vita, in 25.000 verranno arrestati e condotti in un Campo di Concentramento, uno dei primi di una lunga serie di prigioni che verranno costruite prima della fine della guerra. 
Si stima che tra il 1933 e il 1945 le vittime dell’Olocausto Ebraico siano state oltre 6 milioni di persone».

L’uomo la fissò sgranando gli occhi.

«Se si aggiungono i politici, altre etnie, gli omosessuali e i disabili… il totale delle persone che persero la loro vita come risultato diretto dei processi di "arianizzazione" promossi dal regime nazista è di oltre 16 milioni di persone»

«Arianizzazione?»

Caroline annuì «Proprio in questi mesi un gruppo di persone mandate da Heinrich Himmler, uno dei peggiori criminali di guerra del Terzo Reich, nonché il "delfino" del Führer, si sta avventurando sulle montagne sacre del Tibet con lo scopo di trovare le origini ancestrali del popolo germanico.
La razza Ariana! La una razza superiore! Che si riconosce per le sue peculiarità… “alta, con una testa lunga, zigomi pronunciati, occhi chiari, un naso prominente e diritto, capelli biondi e lisci, ma sopratutto un portamento imperioso e sicuro di sé».

«Dalle foto che ci ha mostrato Keelin, non mi sembra che Adolf Hitler rispondesse a queste caratteristiche…»

«Beh… a dirla tutta non era neanche tedesco ma austriaco»

«Uno che predica bene e razzola male?» chiese il vampiro inarcando un sopracciglio.

Care scoppiò a ridere «Ci sta meglio “Uno che si fa bello con le penne del pavone”! Ma il problema è che il mondo guardò la paglia e non vide la trave…»

«Bello…» annuì Klaus.

«Chissà se in uno di questi negozi troverai una penna provvista di serbatoio per annotartela, possibilmente più bella di quella che hai preso in Texas!»

«Alla fine dei nostri viaggi, mi mancherà quella di Pearl Harbor…»

«Te l’ho presa» confessò Caroline abbassando lo sguardo «nella cabina del Tenente Elliot… è una bella stilografica, ma non ho avuto modo di dartela»

«Tu, mentre la USS Arizona veniva bombardata, ti sei attardata a prendermi una penna?»

«Quanto pensi che sia grande la cabina di un umile tenente? La scrivania era lì! E la penna era proprio sopra a delle carte!»

«Grazie… sarei felice di poterla mettere insieme alle altre, Love»

Care gli fece un sorriso e annuì.

Delle persone armate di bastoni cominciarono ad uscire dai portoni, le prime vetrine vennero sfondate.

«Rimani accanto a me…» le ordinò Klaus guardandosi intorno.

«Tranquillo! Il messaggio è arrivato forte e chiaro!» rispose stizzita la vampira «Puoi evitare di provarmi ancora una volta che sei l’Uomo Alfa… sappiamo tutte e due che non ne hai bisogno…»

Il vampiro la fissò.

«E’ una cosa che mi chiarirai tra un paio di secoli! In un occasione in cui ti comporterai in maniera aggressiva facendomi innervosire! “Io non devo provare niente, Love! Io sono l’uomo alfa!”» lo scimmiottò facendolo sorridere.

«Se questo significa che sono pronto a tutto per proteggere le persone che amo, ci puoi giurare che lo sono… Love!» replicò Klaus prendendola per mano e trascinandola in un anfratto a ridosso del negozio che dovevano controllare.

Caroline guardava la sua piccola mano stretta in quella dell’uomo, si era reso conto di cosa le aveva appena detto?

Alle loro spalle c’era la Neue Synagoge Berlin, un gruppo di persone avevano sfondato il portone e aveva iniziato la sua opera distruttiva, Caroline socchiuse gli occhi «E’ terribile stare qui inermi mentre stanno compiendo questi scempi» sussurrò.

«Non possiamo fare diversamente, lo sai… non vorrai farmi tornare qui a finire il lavoro!»

Non avevano parlato di come Klaus avesse sistemato il problema che Caroline aveva creato a Pearl Harbor, l’uomo si era rifiutato di darle i dettagli.

Care aveva chiesto a Morgan, ma anche lei non si era soffermata sui particolari, limitandosi a dire che, come tutte le persone ripescate in mare, anche il tenente Cam Rohan era stato ricoverato nell’ospedale militare.

Il referto redatto dopo la sua morte, parlava di complicanze respiratorie che erano sopraggiunte qualche ora dopo il suo arrivo, il Tenente Rohan era diventato uno dei tanti che i medici non riuscirono a salvare.

Il suo corpo non era all’interno della USS Arizona, come lo era stato in origine, ma le sue ceneri furono sparse a ridosso della nave, come quelle degli altri marinai che erano deceduti nei giorni successivi il 7 dicembre 1941.

Il governo degli Stati Uniti aveva deciso che tutti i membri degli equipaggi delle corazzate bombardate a Pearl Harbor avevano diritto alla sepoltura in mare e anche ai militari che si salvarono, fu concesso di raggiungere i loro commilitoni, una volta che la loro vita terrena fosse giunta al termine.

«Ci siamo, Love»

Caroline si scosse dai suoi pensieri e tornò a concentrarsi.

«Sono entrati…» continuò Klaus rafforzando la stretta della sua mano e trascinandosela dietro.

Muovendosi velocemente i due vampiri si unirono al gruppo di persone che stava devastando la gioielleria, si guardarono intorno alla ricerca di un angolo dove potevano avere una visuale sufficiente per monitorare la situazione, passando di fianco ad una vetrinetta l’uomo adocchiò una collezione di penne stilografiche, la donna gli sorrise scuotendo la testa «Prendi quella verde, è molto bella»

Un ragazzo alto e con un cappello che gli nascondeva il volto, si era avvicinato al bancone, aveva rotto il vetro, aveva preso qualcosa e se lo era infilato in tasca.

«Ha preso solo la spilla e nient’altro» osservò Klaus.

«Seguiamolo» bisbigliò in risposta Caroline, quando vide il ragazzo uscire dal negozio.

«Ti sembra lui?» chiese il vampiro.

«Sì… credo proprio che sia Hans Wiedemann»

Klaus annuì «Ha preso solo la spilla, sapeva esattamente dove fosse… »

«Lui e sua madre l’hanno venduta soltanto pochi giorni fa» sospirò Care «come avevamo supposto è tornato a riprendersela, è un cimelio di famiglia…».

«Questo non lo giustifica» la guardò di traverso Klaus «Il gioielliere gli ha dato del denaro! Come sappiamo, tutta la sua famiglia si è potuta trasferire per ricominciare una vita altrove, quindi si può presumere che la valutazione è stata appropriata…»

«E’ una giovane recluta delle SS, è stato programmato per sentirsi superiore e odiare chi non è tedesco» mormorò con un’alzata di spalle la vampira.

«Dove sta andando con quella spilla?»

«Ci furono un po’ di malumori per come fosse stata gestita questa nottata» rispose la donna «un conto è lasciare che la popolazione bruciasse libri, suppellettili e mobili… tutta un’altra storia è permettere ai cittadini di trafugare gli oggetti preziosi. 
Hanno cercato di recuperare qualcosa, ma il bottino sarebbe stato di gran lunga migliore se avessero dato delle direttive più specifiche alla polizia, di certo gli uomini delle SS in borghese erano tenuti a consegnare tutto ai loro ufficiali…»

«E Hans non ha intenzione di farlo…»

«Quello smeraldo è molto prezioso» valutò Caroline «Una bella rendita per il dopoguerra, penso che lo stia andando a nascondere per recuperarlo a tempo debito…»

«Concordo, Love…»

Per qualche minuto continuarono a seguire il ragazzo in silenzio, poi lo videro entrare nel giardino di una casa con le finestre e le porte sbarrate.

«E’ casa sua?» chiese Klaus.

Caroline annuì «Potrebbe essere. I Wiedemann, fino alla morte del padre di Hans e il fallimento della loro attività, erano una famiglia piuttosto agiata»

«Sembra deserta» valutò l’uomo.

«Credo che la madre e i suoi fratelli minori siano già partiti per la campagna»

I due vampiri guardarono Hans Wiedemann mentre scavava all’ombra di un albero e sotterrava il suo bottino.

«Non tornerai a prenderla» sogghignò malefico l’Originale.

Caroline riuscì a stento a trattenere una risata.

Il ragazzo si pulì le mani, poi si guardò intorno e uscì da giardino.

Klaus e Caroline attesero qualche minuto e andarono a recuperare la spilla.

«Questa volta è stato tutto semplice, niente plotoni d’esecuzione, Guru psicopatici o bombe sulla testa» sospirò il vampiro compiaciuto.

«Già…» commentò la donna.

«Cosa c’è, Love? Se non rischi la vita non ti diverti?»

«Finiscila…» gli intimò Care.

 

«Bel lavoro» commentò Morgan.

Anche Wulfric St Claire sorrideva affabile a Caroline.

«Beh, se avessimo saputo che cosa ne avesse fatto Wiedemann della spilla, avremmo potuto recuperarla tranquillamente nel 2020» valutò divertita la strega.

«Credi che sarebbe stata ancora lì?» le chiese il fratello.

«La spilla era sparita, nessuno l’ha più vista da quella notte del 1938» gli rispose la sorella «Non eravamo neanche certi che fosse stato Hans a prenderla dalla gioielleria, era l’ipotesi più verosimile… ma non avevamo nessuna certezza»

«Che fine ha fatto il ragazzo?» domandò il Barone «Perché non è tornato a recuperarla?»

Morgan sospirò «Ha terminato l’addestramento e poi gli è stato chiesto di entrare nel Progetto Lebensborn»

Caroline sgranò gli occhi.

«Cosa è il Progetto Lebensborn» domandò Klaus vedendola turbata.

«Ti ricordi quando ti ho parlato del processo di “arianizzazione”?» le rispose Care in un sussurro «Beh… uno dei metodi che usarono fu l’eugenetica… ovvero favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica.
I nazisti faranno propri degli studi che inizieranno qui in Gran Bretagna alla fine di questo secolo e che poi saranno sviluppati negli Stati Uniti.
Una sorta di "allevamento selettivo" della specie umana, per migliorarla e preservarla. Però, invece di sterilizzare i poveri, i disabili, i malati mentali e gli immorali, come faranno in America, loro preferiranno far accoppiare dei biondissimi e perfetti ufficiali delle SS con delle donne altrettanto bionde e perfette.»

«Tutto ciò è assurdo» commentò il vampiro.

«Ma non bastava» continuò Caroline «nei paesi che occuparono, rapirono bambini che avevano le giuste fattezze e reclutarono donne per fargli avere dei figli con i soldati tedeschi…»

Il Barone St Clair era inorridito «E i bambini che nascevano?»

«I neonati che superavano le selezioni entravano nell’ordine delle SS tramite una cerimonia …» iniziò a rispondere la vampira.

«Le SS erano un’organizzazione paramilitare della Germania… lo stato che noi conosciamo come Prussia» la interruppe Klaus notando lo sguardo dubbioso del nobile.

«Paramilitare?»

«Che non fa parte di un esercito ma che è strutturato come se lo fosse» rispose il Vampiro, mettendo a frutto le lezioni di storia di Keelin.

«E a cosa serve un esercito che non sia un “esercito”» domandò Wulfric facendo il segno delle virgolette.

«A fare il lavoro sporco» rispose con un ghigno Klaus «Le SS erano delle Squadre di Protezione e Salvaguardia, che operavano in nome e per conto dello Stato, senza che le loro azioni fossero riconducibili formalmente e ufficialmente a chi governasse la Germania»

Caroline guardò l’uomo con un sorriso, Keelin non si era spinta così nel dettaglio con le spiegazioni, quella era una elaborazione personale di Klaus.

«Giusto, Love?»

La vampira annuì.

«Più che uno studio scientifico, vogliate perdonare l’infelice scelta delle parole, mi sembra si tratti di bordelli d’alto bordo! Le donne erano almeno consenzienti?» chiese il gentiluomo.

«Le case e le cliniche erano lontane dalla città» rispose Caroline «sul progetto c’era il massimo riservo, non si è mai saluto esattamente come si agisse, ma nella maggior parte dei casi le perfette donne tedesche donavano volontariamente i loro figli alla Germania, che li cresceva e dava loro il sostentamento del quale avevano bisogno.
Se poi le madri si dimostravano anche moralmente ineccepibili li lasciavano alla loro custodia, in caso contrario sceglievano delle coppie selezionate, ovviamente sempre dell’Ordine delle SS».

Wulfric St Clair scuoteva la testa inorridito.

«Hans Wiedemann si è innamorato della donna con la quale ha concepito una meravigliosa bambina» intervenne Morgan, che era stata in silenzio ad ascoltare «ma la madre di sua figlia non si è dimostrata all’altezza delle aspettative e gli hanno negato il consenso a sposarla.
La ragazza risulta deceduta durante il parto, Hans durate una missione, ma la realtà è che sono stati uccisi mentre cercavano di scappare con la loro figlia…»

 

Erano scesi dalla cappella di mezzo della Cattedrale di St Paul in assoluto silenzio.

Caroline era turbata, non riusciva a smettere di pensare a quel ragazzo che aveva incontrato a Berlino.

Hans Wiedemann era un giovane uomo, indottrinato all’odio, che non si era fatto scrupolo di entrare in un negozio, metterlo a ferro e fuoco e trafugare un oggetto prezioso per un tornaconto personale.

Mentre lo guardava scavare nel suo giardino, Caroline lo aveva guardato con disprezzo.

Nonostante non condividesse assolutamente l’ideologia nazista, non poteva evitare di pensare che Hans in quel momento stesse calpestando tutti i valori che gli avevano instillato durante l’addestramento, anche se erano sbagliati e immorali, lui aveva giurato di vivere secondo quei dettami.

Durante il viaggio in carrozza verso casa, nella mente della vampira si era fatta prepotente un’altra storia, quella di un giovane uomo che stava lottando per conservare la sua identità.

La spilla che Hans aveva nascosto nel suo giardino era la sua via d’uscita, era la prospettiva di un futuro più roseo, che lo aveva spinto ad agire in quella maniera.

Cercava di immaginarsi il suo stato d’animo quando aveva varcato la porta di una delle cliniche del Progetto Lebensborn.

Durante la missione non era riuscita a vedere bene il suo volto, era buio e Hans aveva un capello calcato in testa, ma riusciva ad immaginarsi dei vispi occhi chiari, il mento volitivo e il naso dritto, lo aveva visto camminare ed era innegabile che avesse un fisico imponente.

Avevano dovuto convincerlo o la consapevolezza di appartenere alla razza migliore, la più valorosa e pertanto l’unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo, lo aveva fatto sentire in obbligo di spargere il suo regale seme?

Aveva ragione il Barone St Clair? Voleva solo sfogare i suoi istinti sessuali dopo mesi di addestramento?

Riusciva ad immaginare perfettamente le risate e i commenti di tutti quegli uomini che erano stati dichiarati idonei al Progetto Lebensborn, non dovevano essere molto differenti dalle chiacchiere di spogliatoio che aveva ascoltato un giorno che era passata per caso vicino alla palestra del suo liceo.

Tutti gli uomini mirano a considerarsi invincibili, figurati chi se lo sente ripetere in continuazione, quei maschi tedeschi pensavano di essere degli Dei scesi in terra!

Cosa era cambiato? Come si era avvicinato alla ragazza che gli era stata assegnata?

Aveva scelto un approccio spavaldo o si era sentito intimidito?

Si era innamorato subito?

Era stato un colpo di fulmine o i sentimenti si erano rivelati a poco a poco?

Mille domande si sovrapponevano nella sua mente, comprese le due che non la facevano dormire la notte.

Esiste davvero una persona alla quale siamo destinati?

L’amore può nascere e resistere anche nelle situazioni più avverse?

Se c’era una cosa che aveva capito nei suoi viaggi nel tempo è che la vita di tante persone può cambiare modificando anche solo un dettaglio.

Cosa sarebbe successo se avesse salvato la vita alla granduchessa Anastasija?

Probabilmente non si sarebbe innamorata di Dimitri, un semplice domestico, come raccontava il film di animazione che amava tanto, più verosimilmente sarebbe andata in sposa a qualche monarca, la storia europea e mondiale sarebbe stata diversa.

Ma anche una singola decisione può cambiare per sempre il futuro di una persona.

Come sarebbe stata la vita di Stage Jensen se avesse affrontato la morte di suo padre in un’altra maniera, se non si fosse fatta indottrinare dalla profezie di un pazzo visionario…

Se Sonny Raheem quella sera al Smith's Union Bar, avesse avuto l’anello e avesse fatto la sua proposta di matrimonio a Leilani, il suo destino sarebbe stato diverso?

Probabilmente no, ma lei aveva cambiato la sorte del tenente Cam Rohan, involontariamente agendo con leggerezza.

Quando la carrozza si era fermata davanti a Lindsey House, Caroline si sentiva spossata ed esausta, l’unica cosa che desiderava era chiudersi nella sua stanza.

Klaus la stava aiutando a scendere e mentre appoggiò la mano sul suo palmo teso, incrociò il suo sguardo accigliato e solo in quel momento si rese conto che per tutto il percorso non aveva proferito parola, troppo persa nei suoi pensieri.

 

La dimora londinese dei Bewcastle era avvolta nel silenzio.

«Lord Elijah, Lord Kol e Lady Rebekah sono andati a teatro» li mise al corrente il maggiordomo «le Vostre Signorie gradiscono qualcosa da mangiare?».

Caroline scosse la testa «E’ molto tardi Francis» gli sorrise «preferisco ritirarmi»

«Portatemi un vassoio nello studio» ordinò Klaus.

 

Jennifer l’aveva aiutata a fare il bagno, poi le aveva spazzolato i capelli fino a renderli lucidi e setosi, Caroline l’aveva congedata ed era rimasta seduta a guardarsi nello specchio.

La vampira rimpianse la sua decisione di non andare a fare la solita passeggiata con Bonnie e Rebekah, l’avrebbero subissata di domande e lei non voleva parlare della sua lite con Klaus, ma ora avrebbe fatto di tutto per parlare con le sue amiche.

La missione era andata bene, perché si sentiva così triste?

Care sentì bussare alla porta «Entra pure… hai dimenticato qualcosa?» chiese senza neanche voltarsi a guardare.

«Beh… non ci eravamo dati la buonanotte, Love»

«Credevo fosse Jennifer» mormorò la donna allacciandosi meglio la vestaglia.

Klaus sorrise guardandola attraverso lo specchio «Gli abiti che portavi nel 1938 rivelavano molto di più, Love…»

Caroline si strinse nelle spalle.

«Ma erano abiti da giorno… e anche se più succinti, non è la stessa cosa…» continuò l’uomo fissandola.

La vampira annuì.

Stavano a qualche metro di distanza, lui in piedi che continuava a guardala, lei seduta sullo sgabello della sua toeletta, le mani a stringere i bordi della vestaglia.

«Volevo vedere la penna che mi hai preso a Pearl Harbor»

«Ha fatto un bagno nell’oceano» sussurrò dispiaciuta Care alzandosi «ma ho fatto del mio meglio per pulirla»

«Non importa se non funziona a dovere, la terrò per ricordo…»

Klaus sorrise guardando l’espressione della donna «Sono consapevole che non potrò tenerle, rischierei di disfarmene, non conoscendo il loro significato, le custodirai tu per me… e quando verrai a salvarmi, me le renderai»

«Credo che si possa fare» annuì la vampira appoggiando un fazzoletto sul suo letto, poi dopo essersi seduta cominciò ad assemblare i pezzi della stilografica che aveva smontato per togliere la salsedine.

Caroline si concentrò su quello che stava facendo senza mai sollevare lo sguardo, consapevole che l’uomo non le staccava gli occhi di dosso, quando ebbe finito gliela porse con un piccolo sorriso.

Klaus la osservò per qualche secondo «Grazie, Love… è bellissima»

«Spero che funzioni…»

«La proverò immediatamente»

Per qualche istante continuarono a fissarsi in silenzio, Klaus sembrava non avesse nessuna intenzione di lasciare la stanza.

«Devo chiederti un altro servigio, Love… quando tutto questo sarà finito, insieme alla mia collezione di ricordi di viaggio, ti darò un’altra cosa da custodire per me, da consegnare esclusivamente nelle mani del me stesso del futuro… un diario…»

Caroline lo fissò a bocca aperta.

«Dalla tua reazione, presumo che tu sappia che non è da me fare una cosa di questo tipo… beh ne sono consapevole!
Ma ho realizzato di averne bisogno, mettere per iscritto i miei pensieri mi aiuta a non impazzire, non capisco cosa tu mi abbia fatto, Love…
Magari in realtà oltre ad essere una vampira sei anche una strega e sono sotto l’effetto di un sortilegio!
Oppure sono questi sbalzi temporali a confondermi le idee!

Vorrei parlare con il me stesso del futuro!
Confrontarmi con lui!
Voglio chiedergli lumi su come ha fatto a starti vicino senza provare ad averti per sé …
Perché io non riesco a pensare ad altro… dall’istante che sei entrata a casa mia, a New Orleans…»

Tutto successe in un attimo… istinto puro.

Caroline si era alzata dal letto, lo aveva afferrato per il bavero della giacca da camera, lo aveva attirato a sé e lo aveva baciato.

Klaus per un secondo rimase interdetto, preso completamente alla sprovvista, ma poi ricambiò il bacio con passione.

«Ti prego… ti scongiuro, esci subito dalla mia stanza e non chiedermi mai il perché io l’abbia fatto» sussurrò Caroline guardandolo negli occhi.

   
 
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