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Autore: Michele_Anici    26/04/2020    0 recensioni
Michael è un brillante giornalista, pronto a dare l'ennesimo slancio alla sua carriera quando gli viene chiesto di partecipare alla conferenza del direttore dell'ICUB. L'incontro con la giovane Mary cambierà però inevitabilmente la sua vita, con un mistero all'orizzonte irto di pericoli.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola ed attrezzata da cima a fondo, la sala riunioni dell'ICUB accoglieva a fatica l'ingombrante autorevolezza di Jack Cross, arrivato come suo solito in anticipo.

Era un comportamento che teneva da anni, poiché gli dava la forte e piacevole impressione che questo suo modo di operare lo ponesse gerarchicamente sopra agli altri. Essere primo, in ogni senso, per lui non era solo un vanto ma anche un obbligo verso la sua grande ed indiscutibile intelligenza.

L'orologio dorato che portava al polso indicava dieci minuti alle quindici; elegantemente portato, lo aveva acquistato proprio per queste occasioni.

In verità non amava gli orologi, il tempo per lui era un ostacolo al suo operato.

Non per i suoi dipendenti, tuttavia, dai quali pretendeva spiccato senso del dovere e della puntualità. Quantomeno finché questa non avesse superato la sua, si intende.

Continuava ad osservare la porta, in attesa di qualcun altro. Intorno a lui, i monitor che supportavano le riunioni erano già accesi ed operativi, tant'è che Cross non perse tempo ad allestirvi sopra le sue ricerche svolte dopo la notte dell'incidente.

Tuttavia, nel suo silenzioso e funzionale mondo vi era una piccola novità.

A qualche sedia di distanza, sul lato opposto del bianco tavolo quadrato, Tom stava leggendo in religioso silenzio il rapporto che, seppur ancora in modo provvisorio, raccoglieva gli eventi della sera passata in tutte le loro sfaccettature.

Non vi era infatti solo la parte che lui aveva vissuto in prima persona, ma anche tutti i dettagli sulla caccia all'uomo partita immediatamente dopo e le analisi svolte sul cadavere lasciato, quasi sicuramente in maniera erronea, dall'uomo di fuoco.

Da quando si era seduto lì, Tom aveva a malapena rivolto un saluto al ricercatore.

Cross era indispettito ed affascinato, quella sua arroganza e spocchia gli ricordavano cosa lo aveva reso grande negli anni, e soprattutto cosa gli aveva permesso di incassare il quasi cerimonioso rispetto che tutti gli altri membri del suo settore gli riservavano.

Continuava a guardarlo, con tutto lo stupore che gli provocava vedere i suoi abiti civili coprire a malapena le tante fasciature e ferite che nonostante il suo corpo straordinario lo costellavano.

Tom se ne era accorto, lo odiava, ma continuava a leggere per i fatti suoi, senza dar credito o soddisfazione a tanta impertinente curiosità.

"è notevole da parte tua presenziare. Possibile che i medici non ti abbiano fermato in nessun modo?" chiese Cross, rompendo il ghiaccio.

"se vorranno tenermi lontano, dovranno trascinarmi. Ho bisogno di sapere"

"è per quello che non hai ancora detto nulla? Aspetti che sia io a dirti qualcosa?"

"aspetto gli altri. Tutto qui" rispose, senza mai alzare gli occhi dal foglio.

Glaciale, come sempre.

Passati altri silenziosi minuti, la porta della sala finalmente si aprì. Erano Lisa e Michael, seguiti a poca distanza da alcuni addetti, incaricati di controllare la strumentazione ed assistere durante la riunione.

Il giornalista salutò entrambi, prima di sedersi accanto a Lisa. Alla loro destra, Tom li guardò per alcuni secondi, prima di rimettersi a leggere.

"manca solo Derring. Chiede di pazientare qualche minuto ancora" disse Michael, preparando il suo oramai classico taccuino.

"manca anche Mary" gli rispose subito Tom, con un velo di fastidio nella voce.

"lo so, sono andato a chiedere. Quando avremo finito, se vorrà, la metterò al corrente di tutto quanto detto oggi"

"quanta animosità" si intromise Cross, quasi con un cenno di ammirazione.

Michael non era mai stato convinto di quanto quell'individuo stesse seriamente pensando al bene comune in tutta l'operazione; motivo in più per tenerlo d'occhio come d'accordo con Lisa.

Scrisse sulle sue note, quasi scarabocchiando, un "invadente". Lisa, notandolo, non poté fare a meno di sorridere.

"lo sa, Redlock, le voglio anticipare qualcosa. Abbiamo quasi completato le operazioni per l'identificazione dell'uomo abbandonato dai propri alleati a noi; in serata conto di darvi nome e cognome" disse Cross, passando una mano tra i suoi capelli scuri.

"oh bene. E saprà anche illuminarci sul perché c'erano tre individui speciali contro di noi?"

"ci stiamo lavorando. I miei uomini procedono senza sosta" rispose, soddisfatto.

Aveva sempre bisogno di splendere, pensò subito il giornalista.

Ad interrompere la conversazione fu il tanto atteso arrivo di Brown Derring, seguito a ruota da Huffman e da una donna, tanto alta da rientrare faticosamente nel suo tailleur nero.

Aveva capelli corvini, legati in un'ampia coda; non guardò nessuno, si limitò a posare alcuni documenti sul tavolo ed a chiedere agli assistenti di sala di caricare una penna USB in uno dei computer che avrebbero poi proiettato le immagini.

Cross prese questo gesto quasi come una violazione di spazio privato, considerando che la sua intenzione era quella di accaparrarsi tutto lo spazio possibile per i suoi discorsi.

"salve a tutti. Per prima cosa, vorrei informarvi che ho chiesto a Raymond di rimanere ancora qui con noi per farci da consigliere. La sua esperienza ci sarà estremamente utile. In secondo luogo, vorrei presentare al signor Cross e a lei, signor Redlock, Eveline Timmermans. Purtroppo non è spesso qui con noi, ma è lei che coordina e supervisiona il progetto dei nostri esoscheletri" disse il capo dell'ICUB, quasi tutto d'un fiato.

La donna non si scompose, ma salutò i suoi nuovi colleghi in modo pacato.

"è un peccato non avervi conosciuta prima" commentò Cross, sinceramente incuriosito da lei.

"mi tocca spesso viaggiare per conto della nostra organizzazione. Ma visti i tempi particolarmente agitati, sono rientrata per velocizzare i nostri studi" rispose, sfoggiando un tono di voce soave.

"allora, vogliamo iniziare?" si fece infine avanti Huffman.

"stai ferma Mary. Devo metterti la flebo" disse spazientita l'infermiera che stava cercando di far ragionare la ragazza, sempre più esagitata.

"no. Io voglio andare con Tom e gli altri. Mi sento bene ora, vi dico. Perché non vi fidate di me?"

"perché la tua cartella clinica dice che devi stare tranquilla ed a riposo. Non far perdere le staffe al dottor Lopez, lo sai che si sta prendendo cura di te come meglio può"

"lo so Fiona, ma io devo andare. Tanto starei comunque seduta a far nulla, che problema c'è?".

Le proteste di Mary erano piuttosto rumorose, ma a nulla servirono per smuovere le decisioni prese dai medici.

Si arrese alla flebo, rivolgendo poi lo sguardo contro il muro. Ripensando a quanto accaduto, le veniva ancora da tremare; eppure, in cuor suo sentiva che quella era l'occasione giusta per dimostrare a tutti che di lei avrebbero potuto fidarsi.

Aveva bisogno di affrontare il mondo esterno, ed uscirne a testa alta.

"posso almeno avere il mio telefono? Per favore" chiese, guardando l'infermiera.

"nessuno te lo vieta. Prometti di dare retta però" disse lei, passandole il suo cellulare.

"si si, certo".

[Lock, sono bloccatissima qua dentro. Tu però fa un sacco di domande che poi voglio sapere tutto quanto, mi raccomando. Ti scrivo con il mio telefonino così non possono rompere le scatole. Non dirlo a nessuno. Ti voglio bene. Un bacio].

[Ah dimenticavo, mi manchi. Un secondo bacio.]

Appena si accorse che Michael aveva ricevuto un messaggio, sentendo la vibrazione del suo cellulare, Lisa gli toccò la gamba con il suo ginocchio.

Mormorò al ragazzo che si era dimenticato di spegnerlo.

"lo so, scusa" sussurrò lui in risposta, disattivando l'apparecchio senza neanche guardare cosa fosse arrivato.

Il giornalista riprese quindi a scrivere e prendere appunti come suo solito, mentre la discussione tra Tom ed Eveline si stava lentamente accendendo.

"Tom, cerca di capire. Gli esoscheletri sono un supporto necessario per noi. Pensa al fatto che con queste macchine saremmo stati in grado di salvare i nostri uomini. Dobbiamo renderli anti superuomini il prima possibile"

"ovvero... anti me? Perché questo non mi fa stare molto tranquillo"

"ascolta, non essere sfrontato con me. Lavoro per la sicurezza di tutti, esattamente come te"

"io non sono come gli altri. Iniziate a non fidarvi, forse?".

Tom era inaspettatamente agitato, quasi emotivamente suscettibile. Dalla sera precedente aveva cambiato modo di reagire a certe cose, e tutti i presenti lo guardavano con perplessità crescente.

Ad ogni parola che gli veniva rivolta, il suo cervello gli faceva rimbombare nelle orecchie la frase che gli aveva rivolto l'uomo di fuoco. Non voleva dire niente a nessuno, ma non riusciva neanche a rimanere calmo come in passato aveva sempre fatto.

"non dire sciocchezze" lo rimproverò Derring "la fiducia che ti diamo è anche farti stare qui con noi a parlare di cose che nessuno mai potrà discutere con la tua autorità. Io sono profondamente convinto nella bontà del tuo valore, ed anche in quello di Mary. Ma non possiamo lasciarvi in balia degli eventi. Abbiamo avuta la conferma che c'è qualcuno migliore di noi".

Raymond Huffman si limitò ad approvare le parole del suo collega, chiedendo poi a Michael di fornire un suo parere sulla vicenda.

"mi creda, è la prima volta che mi capita di rivolgere una domanda ad un giornalista. Ma ho bisogno di sapere come pensa di parlare al mondo intero fra tre giorni"

"tranquillità. So che la situazione non è delle migliori, ma se agitiamo la gente non ci ricaveremmo nulla. E soprattutto, mi spiace dirvelo, ma Cross, e d anche lei signora Timmermans... non credo che vogliano vedervi" disse lui, buttando giù un altro paio di righe.

"cioè mi sta dicendo che i miei studi non possono apparire? E cosa dovremmo mostrare, se non l'avanguardia dell'ICUB?" rispose lei, seccata.

pensò Michael, aspettando qualche secondo prima di rispondere.

"vede, ci sono due mondi molto ben distinti che io vedo nel mio campo. Esiste la verità, che è quella di cui lei va fiera, ed esiste la realtà dei fatti. La verità è spiegare cosa fate qui, come funzionano i vostri marchingegni e dire a tutti a che punto siamo con la cura. Ma la realtà dei fatti è che esistono Tom e Mary. Con il trambusto accaduto, adesso, quando il cittadino medio prenderà la metropolitana per andare al lavoro, non starà a chiedersi se e come il Differas curerà la malattia, o se il progetto Timmermans è adeguato. Si chiederà, piuttosto: nel caso in cui un pazzo metta a repentaglio la mia vita, sparando alla fermata della metro, l'uomo di ghiaccio sarà pronto a correre in mio aiuto?".

Seguì un lungo silenzio, condito da incroci di sguardi quantomeno incuriositi.

Il primo a rompere gli indugi fu Cross, con un sonoro applauso accompagnato dal suo solito sorriso pieno di sardonia.

"io studio e sfrutto il mondo intorno a me ma lei, lei può plasmarlo. Se lo lasci dire, Redlock, una volta finito qui credo proprio che le farò una bella offerta per lavorare con me" disse, concludendo il tutto con una risata.

"no, grazie. Ho altri interessi. In ogni caso se volete la mia, lavoreremo sul piano umano; Derring, lei è così attento nel creare rapporti qui. Facciamo sì che le persone si fidino di voi. Perché al momento credo che l'unica cosa che ricevereste in cambio sia diffidenza. Guardi anche solo qui, nella vostra città. Hanno tutti paura" disse ancora Michael con voce decisa.

"basta soltanto che non mi metti in bocca parole non mie" lo avvisò poi Tom, a braccia conserte.

"ti dovrò togliere solo un po' di arroganza"

"beh allora inizia a togliere di mezzo quel sorrisetto. Non far finta di sapere cosa si prova a fare quel che faccio io".

Lisa non poté più starsene zitta, così prese immediatamente parola.

"Tom, calmati. Perché non sei di nessun aiuto oggi?" lo rimproverò lei.

"non intrometterti. Chiedo solo di poter essere libero di parlare"

"beh stai già blaterando tanto. Ma non capisci che cercano tutti di aiutarti? Hai ragione, lui non sa cosa si prova. Ma io si, sono sempre con te. Tutto quel che stiamo realizzando è solo in favore nostro, spero che almeno questo ti sia chiaro".

Lisa si era infervorata a tal punto da alzarsi dalla sedia senza rendersene conto. Chiese scusa subito, ma venne tranquillizzata da Derring, che la invitò a proseguire.

"no, ho finito. E spero di non essere l'unica".

Tom si stava rodendo il fegato, ma capì che stava esagerando. Non gli piaceva l'idea che Michael avrebbe presto parlato di lui pubblicamente, come se nulla fosse. Tutto questo conflitto interiore lo stava mangiando da dentro, non sapeva gestire quelle emozioni che per anni aveva così facilmente messo sotto chiave, in fondo alla sua anima.

Era confuso, ma rifiutava di farsi aiutare. Qualcuno aveva tirato in ballo suo padre, e lui doveva assolutamente scoprire perché.

"Cross, mi raccomando, appena saprà chi era il nostro uomo defunto, ce lo comunichi. A quel punto sarò ben felice di mandare in missione Lisa. Ti farò indagare sulla sua identità" esclamò prontamente Brown Derring.

"certo, capo" rispose lei, ora calmatasi.

"e non sarai sola. Redlock, perché non la accompagna? Potrebbe nascerne un buon rapporto da presentare come realtà dei fatti, dico bene?"

"oh ehm... si, sicuramente" fece Michael, preso alla sprovvista.

A quel punto, il capo dell'ICUB fu più che felice di cedere la parola a Cross.

"ora la parte noiosa; perdonatemi, ma è giusto discuterne. Prego Cross, ci illustri le ultime novità sui suoi studi" disse, rivolgendo lo sguardo ai monitor.

pensò Mary, lasciandosi andare a timori pessimistici. Si stava convincendo che quei messaggi lo avessero disturbato in qualcosa di importante; Mary si rendeva conto di non essere discreta, a volte, ma per quanto si sforzasse di correggere questa sua esuberante peculiarità, aveva letteralmente bisogno di comunicare costantemente con altre persone.

Forse era proprio questo che l'aveva tanto ferita, nei confronti di Tom.

"hai bisogno di qualcosa, Mary" chiese una delle infermiere, arrivata per cambiare la sua flebo.

"solo di un'altra bottiglia d'acqua... posso sapere cosa state cambiando?".

La donna la guardò rapidamente, cercando di non sentirsi troppo in colpa per la risposta che avrebbe dovuto darle.

"non sarò esauriente, temo. È la prima volta che dobbiamo curarvi, quindi anche i nostri medici sono in una situazione del tutto nuova. Il dottor Lopez ed il signor Cross tuttavia hanno preparato negli ultimi tempi una soluzione particolare che stimola le vostre cellule..."

"ok, va bene. Non importa" sbuffò Mary, aggrottando la fronte.

pensò, tornando a fissare il soffitto.

Ore 18:22, piano terra dell'ICUB, sala relax

Pur non avendo voglia di parlare con lei, Tom si ritrovò costretto dalle circostanze ad ascoltare quello che, da parte di Lisa, poteva dirsi un incrocio tra una predica ed uno sfogo.

Il biondo era seduto su un divanetto, e davanti a lui, in piedi per l'agitazione del momento, vi era la sua collega. Faceva avanti e indietro mentre parlava, tanta era la carica emotiva che aveva dovuto tenere a freno durante la riunione.

"cosa ti salta in mente, Tom? Tutto d'un tratto inizi ad essere permaloso e a fare la vittima?"

"non sto facendo la vittima, per l'amor del cielo. Ma sono infastidito da questo loro comportamento. Ti pare normale che più della metà dei soldi qui se ne va in una ricerca finalizzata a bloccare me e Mary?" rispose lui, senza però alzare la testa.

"già, come se questa cosa ti sia piovuta dal cielo. Per cosa credi che sviluppino gli esoscheletri, per aiutare le signore anziane ad attraversare la strada? Sei davvero stupido, oggi. Ti hanno picchiato davvero forte in testa"

"Lisa, smettila. Mi dai ai nervi"

"no, cazzo. Tu lo stai facendo. Ma non ti rendi conto di essere avanti a tutti noi? E nel momento del pericolo diventi la persona meno collaborativa del mondo" disse Lisa, scuotendo la testa.

Tom stava perdendo il controllo delle sue emozioni, ma non solo: anche la pazienza non era ai massimi storici.

"siamo colleghi da anni, e ti conosco. Mi nascondi qualcosa" lo accusò la rossa.

"mi da fastidio trovarmi in queste condizioni. E poi mi spieghi questa storia di Michael?"

"che c'è da spiegare?"

"beh tutto d'un tratto l'ICUB ruota intorno a quel tipo. Stiamo perdendo di vista l'obiettivo, ed ora tu sei la sua guardia del corpo. Cos'altro gli daranno ora?".

Lisa era incredula ed interdetta. Non riusciva a credere che fosse davvero quello il baco nella testa del suo collega.

"sei invidioso di lui? È il più indifeso di tutti, qui. Anche le nostre segretarie o gli operatori sanitari hanno ricevuto un corso di autodifesa, lui è praticamente un foglietto di carta" disse, con il velato intento di redarguirlo.

"invidioso? Macché, però mi da fastidio. Prima si intrufola a casa mia, si prende Mary, ed ora anche tu anziché far parte della squadra dovrai essere il suo cane da guardia"

"smettila di pensare a te stesso. E per quanto riguarda Mary, forse è contenta di parlare con qualcuno, una volta tanto"

"io l'ho cresciuta e difesa. Un giorno sarà al mio posto, e non è certo un qualcosa che otterrà con le chiacchiere. Posso dire di voler avere voce in capitolo con lei?"

"sembri un fratello malato di protagonismo. Fa come ti pare, io vado a fare la guardia" chiuse la discussione lei, indignata.

Alzò i tacchi e sparì dalla vista di Tom, mentre quest'ultimo imprecò sottovoce contro sé stesso.

Si pentì immediatamente di tutto quel suo scorbutico discorso, specialmente perché considerava Lisa come la migliore dei suoi colleghi.

Pensò che i morti fossero davvero tutta colpa sua, e questo lo adirava. Ma non poteva chiedere al suo corpo più di quel che già gli dava; la sconfitta era stata semplicemente troppo netta per poter trovare margini di miglioramento.

Alzando gli occhi, vide gli uomini e le donne che quotidianamente incrociava nei corridoi e negli uffici della struttura.

Realizzò che ognuno di loro poteva sparire da un momento all'altro; questa realtà era ben lontana da quella che il suo miracoloso potere gli aveva finora mostrato e garantito.

Respirò, in cerca di una pace interiore non ancora plausibile.

Il pensiero che suo padre fosse in qualche modo coinvolto lo rendeva inerme ed indeciso, ma non voleva condividere questo suo disorientamento con nessuno.

Si decise infine a tornarsene a letto, tra le cure dei medici.

Michael si sorprese nel vedere i messaggi di Mary. Purtroppo, gli avevano impedito di andarla a trovare, tuttavia non poteva ignorarla.

Guardandosi intorno, si appoggiò al muro del bagno, vicino ai lavandini.

Digitò rapidamente la risposta, sperando che almeno quei messaggi rimanessero privati.

[spero tu stia meglio. Mio malgrado non possiamo ancora vederci, ma ti prometto che appena sarai fuori da lì ti offro il gelato al cioccolato. Scusami, davvero. Un bacio].

Ripose il cellulare in tasca, per poi uscire.

Derring gli aveva chiesto di iniziare a scrivere il discorso che avrebbe pronunciato durante la visita a porte aperte dell'ICUB, quindi per lui si prospettavano giornate di battitura. Moriva dalla voglia di far parlare tutti, compreso il vecchio Raymond.

Dal mattino seguente avrebbe iniziato a dare il tormento a qualsiasi persona importante che gli sarebbe capitato a tiro.

"hey, tutto ok?" fece improvvisamente Lisa, giunta da dietro.

"che spavento... si, sto bene. Ora voglio andare a casa e iniziare a pensare a come rendere questo posto da surreale ad amichevole. E se ci riesco, pretendo la candidatura al Nobel"

"accidenti, vedo che le tue ambizioni sono umili. Dai, guido io, non ti preoccupare"

"che vuol dire?" chiese, confuso.

"beh, Derring è stato chiaro. Non devo mollarti un secondo. Passeremo a prendere la cena prima di rincasare. Oppure se vuoi posso anche cucinare, sono abile ai fornelli"

"aspetta, quindi stanotte... e per quanto a lungo rimarrà tale, questa situazione?"

"oh, non lo chiedere a me" disse, facendo spallucce.

Michael se lo aspettava, ma non pensava che il direttore potesse davvero spingersi a tanto.

"stai pensando ancora a stamattina? Dai, rilassati" disse lei, sorridendo.

"senti quel che è stato, è stato. Ma rimarrà tra quelle mura"

"ti pare che lo andrò a sbandierare? Non sono il tipo"

"no, intendo che basta così. Voglio dire, è stato splendido e tutto ma... non lo so, sono un attimo confuso. È che mi sei capitata troppo in fretta" ammise lui.

Lisa lo trovava dolce; sapeva che ci sarebbe ricascato alla prima occasione, ma non aveva intenzione di approfittarsi di lui.

Al contrario, era felice proprio perché, qualche ora prima, tutto le sembrò molto naturale.

"sappi solo che piaci ad una donna dai gusti molti difficili..." disse, invitandolo poi a seguirla alla macchina.

Michael si stampò il palmo della mano sulla fronte, prima di incamminarsi.

Ore 20:38, infermeria dell'ICUB

Appena Tom rientrò nella saletta dedicata a lui e Mary, dopo aver passato tutto quel tempo tra inutili passeggiate e fastidiose analisi in compagnia di Cross ed i suoi assistenti, vide la ragazza in piedi per la prima volta dopo il combattimento.

Aveva con se la flebo attaccata all'asta con rotelle, e cercava di rimettersi in moto come poteva.

"senti tanto dolore?" esordì lui, cercando di rassicurarla.

"mi tirano tutti i muscoli, e le ossa sono indolenzite. Mi sento strana, ed ho tanta fame"

"beh, almeno ti stai già muovendo. Sono sicuro che entro domani sera ti faranno uscire da qua dentro, se continui così".

Mary non sembrava dar molto credito a quelle parole; si sentiva uno straccio, e la sua autostima non era certo delle migliori in quel momento.

Avanzò sino al letto di Tom, per poi fare dietro front e tornare, ciondolando, verso il muro di fronte ad esso.

"non sono adatta a fare questa vita. Pensavo di essere forte, ed invece... eccomi qui" si lamentò, con gli occhi lucidi.

"non è facile. Te l'ho sempre detto"

"si, ma questo va oltre quel che pensavo. E se devo essere un peso per te, allora è meglio lasciar stare".

Tom si sentì colpito da quelle parole così scoraggiate. Deglutì, prima di avvicinarsi a lei e metterle una mano sul suo fianco destro.

Le stava dando una leggera spinta, per sorreggerla ed aiutarla a muoversi.

"lo so che sono un egoista, e che penso solo a me stesso. Ma devi capire che non sei sola. Ti ho protetta per tutto questo tempo, pensi che solo perché abbiamo avuto qualche screzio io non sarò più vicino a te, quando servirà?" disse, muovendosi assieme a lei.

"lo so, Tom... sei sempre vicino a me" gli rispose Mary mentre ricominciava a muoversi.

Dopo tanto tempo, la ragazza sentì di nuovo quel calore familiare che tanto l'aveva fatta avvicinare a Tom e tutto il suo mondo contorto.

"non ti trascinerò in questa lotta. Tu rimarrai al sicuro, e quando sarai pronta, allora lascerò che tu corra i tuoi rischi" disse poi lui, in modo serio.

"sei arrabbiato con me?".

Ponendo questa domanda, Mary smise di camminare. Volse lo sguardo a Tom, concedendo ad una lacrima di percorrerle il viso.

"certo che no. Ma sono preoccupato, e non voglio vederti invischiata in cose che non ti riguardano o che possiamo gestire senza di te. Mi assumerò la responsabilità di questa mia scelta"

"a te non piace Lock, vero? Non vuoi che io stia insieme a lui".

Non voleva parlare ancora di lui, ma trattandosi di Mary, si prese un attimo per poter rispondere in maniera costruttiva.

"lui non sa nulla di te o di questo lavoro. Mi da fastidio che si sia intrufolato qui. So che è stata una decisione del capo, ma vederti assieme a lui non mi fa pensare ad altro che tu possa essere in pericolo. Non posso toccarlo solo perché lavora con noi, altrimenti lo avrei già allontanato da te".

Mary percepiva il fastidio nella voce del biondo. Sapeva che quando qualcuno non gli andava a genio, Tom tagliava qualsiasi ponte e diventava irragionevole.

"d'altronde, so di essere stato una croce per te. Ma questa è una cosa che io non riuscirò mai a farti capire, Mary. Per quanto tu ti sforzi di mostrarti attaccata ed affezionata a me, io continuerò ad approfittarmi di te. Non riesco a tenere a bada il mio vizio, e tu sei stata una vittima".

Era raro ascoltare un'ammissione di colpa dalla sua bocca. Mary appoggiò la sua fronte sul petto di lui, chiudendo gli occhi.

"sono stata così tanto innamorata di te, Tom... ed anche se negli ultimi mesi mi sono staccata un po', non posso cancellare i miei sentimenti come se niente fosse. Forse la stupida sono io, che non ha mai capito quando fermarsi" disse, tremolante.

"Lock mi fa stare bene, con lui sento qualcosa... ti prego, non avertene a male".

Tom immaginava che potesse nascere qualcosa tra loro due, ma non voleva fare i conti con questa possibilità. Non aveva mai provato vero amore per Mary, non quello umano, eppure ora non voleva lasciarla andare proprio ad un individuo che tanto mal sopportava.

"voglio solo che tu sia felice. Promettimi di pensarci bene"

"te lo prometto, Tom... te lo prometto".

"guarda che qui è quasi pronto. Sicuro di voler mangiare là?" chiese Lisa ad alta voce, mentre la carne in padella finiva di cuocere.

"te l'ho detto, mi toccherà stare su questo portatile per molto tempo. E tu non sei obbligata a stare in casa mia" rispose lui tenendo gli occhi fissi sul documento che stava scrivendo.

Dopo pochi secondi, Lisa spense il fornello, per poi mettere le fette di carne di maiale su due piatti e portare questi verso il tavolino davanti al divano di casa.

Michael scriveva velocemente, cambiando spesso le parole usate. Il suo modo di fare stesura era molto istintivo ed ispirato, tanto che il suo stile divenne particolarmente apprezzato da chi cercava un certo livello di enfasi nei testi.

Stava cercando di introdurre l'ICUB ed il suo operato, facendo leva sull'impegno sociale dell'organizzazione; aveva per le mani un compito molto vago, in realtà, ma proprio per questo aveva deciso di dare priorità a tutto quel che alla gente sarebbe potuto interessare.

In quel preciso istante, stava scrivendo di Derring e delle sue politiche interne; argomento che, l'indomani, avrebbe ampliato parlandone con lui.

"si che sono obbligata a stare qui. Mi pagano per eseguire gli ordini" disse poi Lisa, sedendosi accanto a lui.

Lui la ringraziò per la cena, salvando il documento ed iniziando a mangiare.

"quanto hanno detto che dovrebbe durare il servizio?" chiese lei mentre dava il primo morso.

"almeno trenta minuti. È un'eternità, ma fortunatamente non dovrò parlare solo io. Spero solo che nessuno vada a contraddire quel che sto scrivendo. Ho paura di Cross, quello potrebbe buttare tutto in confusione"

"io mi preoccuperei di più per Tom. Oggi ci ho scambiato due parole ed era intrattabile".

Michael aggrottò la fronte, pronto a scommettere di essere lui il problema. Fece i complimenti alla cuoca, prima di iniziare a tagliare nuovamente la carne.

"cosa posso fare per te stasera? So che devi lavorare, quindi non ti disturberò"

"se eviti di spogliarti mi fai un favore" scherzò lui, guardandola.

Lisa iniziò a ridere, dandogli poi un colpetto in fronte.

"seriamente, puoi fare come ti pare, Lisa. Se vuoi guardare la televisione, leggere, dormire, fa tutto quel che ritieni giusto. Puoi anche uscire, anche se so che non lo farai mai"

"non hai voglia di farmi qualche domanda? Stavolta sul serio"

"lo farò, domani sera. Scusami, ma desidero avere tutto in ordine" disse lui, giustificandosi.

Lisa ci restò un po' male, ma non poteva certe mettere becco sul metodo di lavoro di Michael, tanto più che la materia per lei era parecchio indigesta. Non le era mai piaciuto documentare o scrivere, quindi non aveva intenzione di intralciare il suo operato.

"guarda, se proprio vuoi renderti utile, quando si fa troppo tardi avvisami. Quando scrivo perdo la concezione del tempo; se mi fai questo favore, te ne sarei grato" fece Michael.

"va bene... ecco, allora farò il letto. Sei proprio pigro per non rimetterlo a posto"

"beh, immagino che ti servirà. Almeno dormirai comodamente"

"perché, tu non vieni con me?"

"dormo qui, sul divano. Mi capita spesso, tranquilla" disse lui, ingoiando l'ultimo boccone.

"come? Ma hai un matrimoniale, ci stiamo benissimo entrambi"

"tu fai già tanto per stare qui, almeno fatti lasciare il posto più comodo" disse lui cercando di sviare il discorso.

"non devi starmi lontano per forza. Solo perché abbiamo fatto l'amore stamattina non vuol dire che siamo fidanzati"

"lo so... è difficile. Non sono capace di farti capire".

Lei posò la forchetta, mettendogli una mano sulla spalla; lo accarezzò un po', prima di baciarlo sulla guancia.

"ascolta, tu ora pensa solo a quel che devi fare. Ti accontenterò, dopo aver messo a posto un po' di cose qua dentro me ne vado, mi faccio un giro. Però poi voglio che parliamo. Se dobbiamo fidarci reciprocamente, vorrai almeno sapere di chi sono figlia".

Michael acconsentì, guardandola in modo quasi malinconico. Contava sul fatto di potersi sfogare con lei; riaprì il suo portatile, mentre lei portava i piatti sporchi verso il lavandino.

 

   
 
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