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Autore: ken_wakashimazu    09/08/2009    2 recensioni
Cosa succede quando Ken Wakashimazu lascia il ritiro dell'Under-19, alla vigilia delle eliminatorie Asiatiche per la WY?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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rating: verde
serie:Ct
personaggi: ken wakashimazu/tutti/Kira Kozo/personaggio femminile originale
tipo:fanfiction
Capitoli: boh..vedremo


Capitolo 1: "La Ragazza di Okinawa"


"Io sono *Ken Wakashimazu*, il portiere TITOLARE della Toho School! La squadra che da 3 anni vince il campionato. *Avete capito??!*"

Ruggì Ken contro Katagiri e Gamo, impietriti, ricacciando lacrime di amarezza in gola.
Quindi voltò loro le spalle e, a passo deciso, con il borsone in spalla, si diresse fuori dal residence dove aveva luogo il ritiro della Nazionale Under 19.

Aveva bisogno di stare da solo. Solo.
Riflettere, pensare. Lontano da tutti loro e dalla loro maledetta selezione nazionale, e da tutti gli eterni problemi che da sempre comportavano nella sua vita.

Sfruttarlo per le eliminatorie asiatiche e poi sostituirlo con Wakabayashi per la World Youth...usarlo come uno straccio e poi buttarlo sul legno della panchina, ad osservare il "grande Genzo" che si prendeva la gloria e gli applausi al posto suo..Che stizza!!

Era sempre andata così.

*Lui* era il numero *uno*, indiscusso, incontestato, sul quale la Federazione riponeva fiducia incondizionata. Lui. Il maledetto Super Great Goal Keeper...
E Ken..la sua riserva, eterna. La medaglia d'argento perenne.
Il cagnolino da mettere fra i pali quando l'altro s'infortunava, o non era disponibile per impegni con la sua squadra professionistica in Germania.

Odiava sentirsi così..un ripiego. E odiava Genzo, malgrado non gli avesse mai fatto nulla...
Ma erano LORO ad averli messi uno contro l'altro, da sempre.
In gara per quella maglia da titolare: una gara che non aveva storia, perchè comunque andasse, la spuntava sempre Wakabayashi.
Per quanto impegno Ken ci mettesse a migliorare, a diventare più forte. Per quanto si sacrificasse in campo e rischiasse il tutto per tutto pur di aiutare la squadra a vincere.

Incluso farsi distruggere la spalla, o la mano, com'era accaduto in Francia in semifinale...

Salì sull'autobus, diretto ad Okinawa; aveva bisogno di parlare con Mister Kira.
L'unico che credeva in lui, che l'avesse sempre fatto.

*************

Il viaggio da Tokyo a Okinawa fu lungo, scomodo, interminabile.
Ogni volta che si assopiva, i sogni lo assediavano, riportandolo indietro a quel ritiro, e assillandolo con immagini di Genzo trionfante e sorridente e di lui stesso in panchina, o con la faccia nel fango, sconfitto.

Il cellulare, per di più,  vibrava di continuo.
Messaggi di Hyuga e Sawada, chiamate non risposte a raffica.
Non voleva sentire le loro proteste o i loro tentativi di riportarlo alla *ragione*.
Non voleva sentire nemmeno loro, gli unici amici che avesse.

Spense il telefono, angosciato, e si riaddormentò rapidamente, il capo appoggiato a metà fra il poggiatesta ed il finestrino, con la mente persa sempre dietro agli stessi pensieri.

Ancora, il sogno lo sorprese come un ladro, alle spalle.

*Era in campo, con la mano distrutta dopo aver parato l'ultimo rigore contro la Francia di Pierre e Napolèon.
I compagni gli si facevano intorno, festanti, e Tsubasa Oozora, il caro Tsubasa, così buono, così altruista, lo abbracciava complimentandosi con lui, dopo aver segnato il goal della vittoria.

Sembrava tutto perfetto,  se ignorava il dolore lancinante alla mano... ...quando ecco che entrava Wakabayashi in campo e lo guardava dall'alto in basso...e le sue parole:

"Se non ti fossi lasciato infilare come un pollo allo spiedo, prima dei supplementari...adesso non staresti a reggerti una mano ormai inservibile.
E domani giocheresti tu..invece...di me."

Il sorriso che si allargava sul volto di Genzo, lo scherno che si faceva evidente nei suoi occhi e nella sua voce:

"Grazie, Wakashimazu. Grazie d'aver lasciato a me l'onore, e la Gloria, di portare la nazionale Giapponese sul podio più alto."

E poi gli voltava le spalle, sprezzante, lasciandolo in ginocchio sull'erba, senza parole, senza reazioni..catatonico e quasi in asfissia.*

*********

Ken si svegliò di colpo, ansimando, gli occhi dilatati dall'ansia, la bocca carica di un gusto amaro e nauseante, di fiele.

La sua vicina di posto lo fissava stranita, preoccupata forse per quel ragazzone giovane ma altissimo, che - perso in un sonno agitato, disturbato e rumoroso - per dieci minuti abbondanti aveva russato impietosamente, impedendole di riposare.

Ken la guardò con espresso disinteresse negli occhi grandi, ovali e neri come l'onice.
Ma la cortesia giapponese e l'educazione formale e rigidissima che aveva subito fin da piccolo, gli imponevano di occuparsi delle esigenze del prossimo, anche quando non ne aveva alcuna voglia.

"Mi scusi, ko-san...c'è qualche problema?"

Le chiese, rivolgendolese con l'appellativo di "signora".

"Nessun problema...mi stavo solo chiedendo se stesse bene. Ha avuto un pisolino un po' agitato.."

Gli rispose lei, cortesemente, e glissando sulla ronfata di lui.

"Spero di non aver russato..e di non averle dato fastidio."

Tranquillo, lui. Sapeva del suo *problemino*, e non gli causava più alcun imbarazzo.

"A dire il vero sì, un po'.."

Minimizzò lei, abbassando gli occhi e mentendo.

"Sono desolato..mi dispiace. "

Concluse lui, pronunciando con la solita lisca le troppe *s* presenti nella sua frase.

"Non importa, davvero. Tanto siamo arrivati ormai..."

Sorrise lei, colpita da quel ragazzo così bello e così distante...distante come se solo il corpo fosse lì, e l'anima fuggita, o forse scacciata, da qualche altra parte, in qualche altro mondo.

In qualche altro *inferno*.

Già...ma lei non poteva sapere.

*************************

La ringraziò cortesemente per la pazienza dimostrata, ma senza presentarsi. Comunque lei, con tutta probabilità, non aveva mai sentito parlare di lui. I giornali si occupavano solo di Genzo, Tsubasa, Hyuga e Misugi!
Prese il suo bagaglio si apprestò a lasciare il pullman.

Erano arrivati alla stazione degli Autobus di Okinawa; avrebbe chiamato Kira non appena fosse riuscito a raggiungere un chiosco e farsi almeno una scodella di ramen...lo stomaco brontolava rumorosamente, mettendolo in imbarazzo.

Si avviò per le strade della grande città di mare, molto occidentalizzata dopo l'occupazione americana, seguita alla fine della seconda guerra mondiale, ed alla capitolazione del Giappone.

Trovò un ristorantino carino ma non caro, entrò, cercò un tavolo defilato e si sedette.

Posata la borsa a terra, richiamò sul display del proprio telefono il numero di cellulare di Kira Kozo, continuando a ignorare per adesso la massa di messaggi ricevuti da Hyuga e da Takeshi..

La voce del mister, aspra e arrochita dall'alcool e dal fumo, gli rispose dopo alcuni squilli, mentre già una cameriera giovane e carina si era avvicinata a Ken, silenziosa e sorridente, per prendere la sua ordinazione:

"P..pronto..chi accidenti è a quest'ora?!"

Rispose il solito, ruvido, Mister Kira.

"Mister..sono Wakashimazu. Se la disturbo posso richiamare dopo. O può richiamarmi lei...se preferisce."

"Mh..Wakashimazu! Che succede ragazzo mio, non telefoni mai la mattina così presto!"

Mattina presto??? Ma se erano le due passate del pomeriggio!
Ken si sorprese a ridacchiare fra sè, pensando a Kozo Kira che si sbronzava da solo in veranda, guardando il mare, e che s'addormentava tirando fino al pomeriggio successivo. Tipico di lui!

"Erhm..mister..guardi che sono le due e un quarto..Comunque la chiamo perchè avrei bisogno di parlarle. Urgentemente. Sono ad Okinawa...e..."

l'altro lo interruppe:

"Ad Okinawa?? E il ritiro??  E Tokyo? E la NAZIONALEEE?!"

Kira urlò così forte, che anche Kasumi, la cameriera, sentì tutto.
Una ragazza che, casualmente, era la sorella di uno degli studenti della Scuola di Calcio dello stesso Kira.
Sorella maggiore di un fanatico del calcio, che conosceva tutti i giocatori del Giappone juniores e seniores, e che le faceva ogni giorno una testa così coi loro nomi, le loro caratteristiche di gioco, i loro ruoli...

Per cui, lei ci mise pochissimo a capire chi stava per servire a tavola..
Wakashimazu Ken. Portiere: 18 anni, altezza uno e 87, peso 72 kg, diplomato -summa cum laude- alla Toho Academy, detentrice per 3 anni di seguito del titolo nazionale per scuole superiori.
L'eterno secondo. Bravo-bravissimo...ma non abbastanza per la maglia da titolare.

Kasumi si defilò in silenzio, dando ai due, allievo e maestro, il tempo e il modo di accordarsi fra di loro; sarebbe tornata quando il bel moretto avesse chiuso la comunicazione.

"La nazionale...beh..ho lasciato il ritiro, Mister.
Dovevo fare un'altra volta da secondo a Wakabayashi! Sostituirlo finchè non guarisce alle sue maledette, preziosissime mani d'oro, e non torna per giocarsi la World Youth da titolare, prendendosi tutto il merito al posto mio!
Non ce la faccio più, Mister...stavolta è stato davvero troppo!"

La rabbia nella sua voce che sibilava e ruggiva, l'amarezza, il groppo in gola..anche Kira poteva sentire il dolore e l'umiliazione del suo allievo, anzi, poteva persino *vederlo*: occhi in fiamme, volto pallido, capelli ondeggianti come una criniera, pugni stretti e mascelle serrate, con il cellulare attaccato ad un orecchio e tenuto così forte che rischiava di andare in pezzi...
..in pezzi..come lui.

"Calmati, Ken-chan...rilassati, respira a fondo. Cerca di mangiare qualcosa, poi ti aspetto qui. Sai che autobus prendere, tanto, ne!?
Ti preparerò un thè ed il futon nella stanza di Hyuga...voglio che tu rimanga qui per qualche giorno. Va bene?"

Un sospiro di resa e rassegnazione fu la risposta che il giovane portiere restituì via telefono al suo maestro.
Un sospiro che valeva un assenso.

Per oggi s'era esposto ed aveva parlato fin troppo, per uno come lui.

*********************

Kasumi sbirciò da lontano, cogliendo involontariamente brandelli di conversazione: quindi stavano così le cose..il bel portierino aveva lasciato la nazionale, stufo di essere il numero due, il panchinaro di Wakabayashi.

Beh, la ragazza lo capiva, in fondo.
Anche lei era stata una brillante sportiva ai tempi della scuola: giocava a pallavolo nel prestigioso Meyo Gakuen, quello dove aveva esordito anche la mitica Kozue Ayuhara, ed era stata considerata per anni una promessa, una sua potenziale erede.
Convocata in nazionale juniores a soli 15 anni!! Che gioia...
Poi era arrivata l'altra, quella maledetta Etsuko Shoji del liceo Tabesho.
Giocavano nello stesso ruolo, Attaccante destra. Ma Shoji era più alta e potente di lei, e i suoi attacchi piovevano da oltre 3 metri, quasi verticali, con una forza devastante, che faceva sì che il pallone arrivasse addosso alle ricevitrici veloce come un fulmine e pesante come il piombo.

I selezionatori della Juniores avevano, per le prime volte, alternato lei, Shoji e Nobara Sumiyoshi del Beni Hino..poi, Kasumi era finita sempre più spesso per fare la riserva della prima, e anche della seconda.
Meritevoli solo di essere più alte di lei...

Aveva lasciato la nazionale, per l'umiliazione. E infine, anche la pallavolo.

Capiva Ken. Anche lui avrebbe potuto sentirsi tanto deluso da decidere di lasciare il calcio.
E Kasumi...non sapeva perchè...ma non voleva e non poteva permetterlo!

Si avvicinò titubante al tavolo, lasciando a Ken il tempo di riordinare pensieri e capelli, e di rimettere il cellulare nel borsone.
Lo sentì tuttavia mormorare fra sé:
"Take-chan, mi dispiace..ma ora non posso risponderti."

****************

"Konnichi-wa...cosa posso portarle?"

Fece Kasumi, sorridendo al cliente:

"Sì, per favore..vorrei una scodella di ramen e qualche Maki al salmone..ma pochi per cortesia."

A sentirlo parlare da vicino c'era da sganasciarsi dalle risate: aveva una lisca tale, il bel tenebroso!

"E da bere?"

Disse Kasumi, sorridendo, forse un po' troppo..le faceva tenerezza e le veniva voglia di ridere...quella "f" era davvero buffa!

"Sì..scusi..uhm..sì..un'Asahi, fredda però..e dopo vorrei anche del sakè. Molto sakè!"

Wow...aveva intenzione di sbronzarsi, il ragazzone-ino? Pazienza, lui era responsabile di sè stesso, e il cliente ha sempre ragione.

"E' tutto, Wakashimazu-san?!"

Le sfuggì...e se ne accorse troppo tardi, arrossendo.

"Cosa? Io...come fa a...?"

"Erhm..beh..mio fratello minore è un suo grande fan!!"

Rimediò Kasumi, sorridendogli nipponicamente, inchinandosi, e mentendo solo in parte.

*Ecco*, pensò Ken: *L'eterno secondo e l'idolo dei ragazzini..non bastavano i fratelli di Hyuga, Takeshi e Shun Nitta...ora ci voleva anche il fratello minore della "Ragazza di Okinawa"...*

"Capisco.." laconico, lui.

"Bene, le porto subito le sue ordinazioni."

"Signorina?" la richiamò.

"Sì?" fece lei, trattenendosi dal dire: *Fì?!*

"Prima la birra e il sakè, per favore."

"Va bene, Wakashimazu-san!"

Kasumi s'inchinò cortesemente, e lui sorrise stiracchiato, fissando poi le suppellettili sul tavolo.

-fine capitolo 1-













  
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