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Autore: The LoonyBlogger    26/04/2020    1 recensioni
Spin-off di Resident Evil ambientato a Raccoon City, durante gli eventi del secondo e del terzo gioco.
Resident Evil 3: Resistence prende i protagonisti del gioco multiplayer del remake di Resident Evil 3 e li catapulta in una realtà alternativa, dove sono loro stessi a vivere gli orrori che colpiscono la cittadina del Midwest statunitense.
I sei ragazzi (a cui ad alcuni è stato cambiato il nome): Tyrone, Samuel, Martin, Julia, Alice e Valerie, affronteranno le disavventure solite dei giochi di Shinji Mikami, mostrandoci per la prima volta Raccoon City dallo scoppio dell'epidemia fino alla sua sterilizzazione.
Riusciranno a sopravvivere ed a scoprire cosa si nasconde dietro la multinazionale farmaceutica Umbrella Corporation?
[Aggiornamenti giornalieri]
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alex Wesker, Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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REsistance

Capitolo 3.

Ci dimentichiamo velocemente delle persone quando siamo felici e riusciamo a ricordarcene solo nei momenti più bui.
E' ironico come dopo ciò sia così difficile anche solo pensare di non averli più nella nostra quotidianità.

 

Era passata mezz'ora da quando Piper aveva cacciato fuori dalla camera di Tyrone Samuel e Martin, che decisero di rimanere fuori in corridoio ad aspettare notizie sulla sua convalescenza.
La situazione era alquanto preoccupante, vedevano in lontananza dottori e infermieri correre da una parte all’altra dell’ospedale, delle volte al seguito di persone ferite e urlanti di dolore, altre con barelle ricolme di sangue e gente svenuta.
I due attendevano non troppo distanziati l’uno dall’altro, Martin seduto a terra e Samuel in piedi, di fianco a lui, ma appoggiato al muro.
Non si erano minimamente rivolti la parola, anzi, erano rimasti in silenzio per tutto il tempo.
Martin guardava il caos dei medici in lontananza, cercando di sentirsi a disagio il meno possibile, era la prima volta che si trovavano da soli, da tanto tempo.
Samuel invece voleva parlargli, sentire la sua voce in quel momento di ansia e preoccupazione, avere qualcuno con cui interfacciarsi per vivere tutta quella situazione un po’ più in leggerezza, ma capiva che non poteva essere facile per entrambi.
Da piccoli erano amici, i loro genitori li portavano sempre al parco o ai picnic insieme, poi con la morte della madre di Martin e la loro divisione in due scuole diverse si erano persi, fino a incontrarsi ancora una volta nella Raccoon High School, dove ormai erano troppo diversi per essere amici.
Martin era un po’ un nerd, sempre dietro alle sue passioni videoludiche e all’informatica, mentre Samuel era il capitano della squadra di basket della scuola, non avevano praticamente più nulla in comune.
Tyrone e gli altri della squadra si divertivano a prendere in giro Campbell e a fargli scherzetti ogni tanto e Samuel si limitava solitamente a stare nelle retrovie, evitando di partecipare attivamente a quelle bravate, ma non facendo comunque nulla per fermarle.
Certo, quando i suoi amici tendevano ad esagerare era pronto a bloccarli, ma preferiva non esporsi e andare avanti con la sua vita.
Aveva tanti progetti per il suo futuro, il padre era così fiero di lui e avrebbe fatto di tutto per renderlo orgoglioso del suo percorso.
Questo finché non morì e in quel momento non ci furono altri se non Martin e suo padre a rimanere al fianco della sua famiglia.
E Samuel si rese conto di non averlo mai ringraziato per quello.
Con quei pensieri in testa si decise a parlare con lui.
“Senti, volevo ringraziar...” Dissero, insieme, incrociando i loro sguardi.
Imbarazzati, li distolsero subito, per poi scoppiare a ridere quando, insieme, provarono di nuovo a proferir parola.
“Dai, prima tu.” Fece Samuel, divertito.
“Okay, beh, volevo ringraziarti per avermi aiutato prima, sennò a quest’ora sarei al posto di Tyrone, se non peggio.” Spiegò Martin, se l’altro non gli avesse tolto di dosso quel pazzo, probabilmente a quell'ora sarebbe già morto.
“Tranquillo, non potevo lasciare che quell’ubriaco ti facesse del male, non dopo tutto quello che tu e tuo padre avete fatto per la mia famiglia.” Sorrise l’altro, facendosi un attimo malinconico.
“Ed era per questo che volevo ringraziarti.” Borbottò, facendo sorridere Martin.
Proprio in quel momento Piper uscì dalla camera, asciugandosi con il camice il sudore che le perlava la fronte.
“Mamma, come sta Tyrone?” I due spostarono lo sguardo sulla donna, che non sembrava molto tranquilla.
“Non bene, la sua febbre continua a salire. È una cosa assurda, considerando che si tratti solo di un morso. Gli ho medicato la ferita e dato degli antibiotici per far scendere la febbre, ma non so se basterà.” Spiegò lei, preoccupata per la sorte del ragazzo.
Samuel era senza parole, si sentì crollare il mondo addosso.
“Non sono sicura riesca a superare la notte, non in queste condizioni.” La donna fu interrotta dall’arrivo di un’infermiera, che chiedeva il suo urgente aiuto al piano di sotto.
“Ora vado, torno più tardi a vedere gli sviluppi, voi stategli vicino e chiamate appena succede qualcosa, intesi? E se riuscite, contattate immediatamente la sua famiglia, i suoi genitori meritano di sapere cosa sta succedendo al proprio figlio.” Piper se ne andò di corsa, lasciando i due lì basiti.

 

Alice si trovava ancora ammanettata in quello stanzino della sicurezza e fu proprio quando non sentì più nessuno muoversi nell’edificio che decise di liberarsi e andarsene.
Dovevano essere tutti occupati in giro per il campus, aveva sentito delle grida provenire da fuori, probabilmente l’uomo che aveva neutralizzato non era l’unico pazzo in giro.
Tramite una forcina nascosta nelle tasche posteriori dei pantaloni iniziò a maneggiare con le manette, cercando di aprirle.
“Eddai, insomma… non sono nemmeno quelle dell’R.P.D, non dovrebbe essere così difficile.”
E infatti, dopo svariati tentativi, Alice riuscì a liberarsi.
“Ottimo, l’Umbrella Corporation sicuramente non ama spendere troppi soldi per la dipendenza esterna ai loro affari.” Pensò la ragazza, saccente come al solito, dicendosi che forse l’azienda avrebbe dovuto investire di più anche nelle infrastrutture di minor ordine, visto che quel campus era pieno di incapaci.
In un primo momento Alice iniziò a frugare per i cassetti della scrivania in cui in precedenza si era appoggiato Ray, alla ricerca di qualcosa di utile per la sua missione, ma appena sentì sbattere la porta di ingresso dell’edificio, capì che era meglio andarsene da lì.
Si sporse con cautela sul corridoio, ma non sembrava esserci nessuno.
Andò con passo felpato fino alla fine dell’andito, che si diramava sulla destra fino all’androne centrale che dava all’uscita.
Si affacciò per capire se ci fosse qualcuno e vide un ragazzo della sicurezza correre nella sua direzione, mentre cercava di ricaricare la sua pistola.
Alice tornò indietro in fretta, entrando in una porta che poco prima aveva evitato e appiattendosi al muro, nella speranza che il giovane non entrasse lì.
Dalla porta semi socchiusa lo vide andare nella stanza di fronte a quella, mentre cercava dei caricatori per l’arma e altri oggetti.
La ragazza decise di sgusciare via, era troppo a rischio in quel posto.
Si mise a correre verso l’uscita, gettando un attimo l’occhio dietro di lei, per paura che il ragazzo si facesse improvvisamente avanti, non notando la figura che gli si palesò poco più in là.
Appena si girò le arrivò un cazzottone in faccia, che la scaraventò a terra!
Ray fece un ghigno divertito, felice di essere tornato lì appena in tempo.
“Aaah, cazzo!” Alice si asciugò il labbro sanguinante, mentre la testa le doleva come mai prima di quel momento.
Tutto l’edificio stava girando intorno a lei, sfocato e indefinito.
Ray le si avvicinò, tirando fuori la pistola che aveva in tasca.
“Eh no bella, non vai proprio da nessuna parte!” L’uomo allungò il braccio, colpendo la ragazza con il calcio dell’arma, facendole perdere conoscenza.

 

Julia è seduta sul divano del salotto, a guardare preoccupata la televisione.
Ormai era sera inoltrata, la madre era uscita diverse ore prima per occuparsi della serra, non era la prima volta che si dedicava anima e corpo al suo lavoro, ma non vederla ancora tornare, in quella situazione, la stava preoccupando.
Di Samuel e Tyrone ancora non sapeva nulla, in più alla tv i telegiornali straordinari non facevano altro che parlare delle innumerevoli aggressioni che stavano avvenendo in città, mostrando i poliziotti dell’R.P.D sparare agli aggressori o cercando di riportare sotto controllo alcuni quartieri.

 

Nel frattempo nel NEST 3 sembrava essere pronto il ceppo di un vaccino, a cui la squadra in cui era stata assegnata Valerie stava lavorando da mesi.
Si trovava al QG insieme ai suoi nuovi colleghi e a Daniella, mentre si stavano preparando per una prima diffusione della cura.
Valerie non sapeva molto i dettagli, era appena arrivata, ma stava facendo di tutto per stare al passo con loro e dare una mano.
“Il ceppo del vaccino è ancora sperimentale, non siamo sicuri dell’effetto che avrà sull’uomo e in un ambiente arieggiato fuori dal nostro controllo, ma l’unico modo per testare l’efficacia di esso è spargerlo il prima possibile…. Il problema è: come?” Alex Wesker guardava tutti i suoi colleghi, concentrata, preoccupata per ciò che stava avvenendo all’esterno.
Attraverso un grande schermo, per tutto il QG si mostravano i tg straordinari di Raccoon City.
“Serve un mezzo che permetta la trasmissione immediata del vaccino.” Daniella stava rimuginando tra sé e sé, cercando di trovare una soluzione in quell’immenso rompicapo.
Valerie stava ragionando, chiedendosi se un tale sistema potesse esistere… almeno finché non le arrivò un lampo di genio.
“Il sistema di irrigazione… il sistema di irrigazione!” Urlò, attirando l’attenzione di tutti, specialmente di Alex.
“Potremmo veicolare il vaccino attraverso il sistema di irrigazione del campus della Raccoon University e vedere l’effetto che produce sulle piante della serra ed il giardino!” Propose, ricevendo subito l’approvazione di tutti.
Alex tirò un sospiro di sollievo, complimentandosi con lei.
“Brava, Daniella abbiamo fatto un ottimo acquisto.” Disse, meravigliata.
La reclutatrice abbracciò l’allieva, per poi gonfiare il petto piena d’orgoglio.
“Sento il profumo di un aumento.” Esclamò, facendo ridere la ragazza.
“Bene, a lavoro! Abbiamo di come testare il vaccino!” Alex riportò tutti sull’attenti, andandosene verso il suo ufficio.
Nessuno poté notare il ghigno che le incespicò le labbra.

 

Pochi minuti dopo, nella serra Becca si stava prendendo cura delle piante, finché il sistema di irrigazione non si attivò di colpo, spargendo acqua per tutto il giardino.
“Ma che? Hanno cambiato gli orari di irrigazione?” Borbottò, infastidita, mentre si sistemava il cappello di paglia che le copriva la testa.
“E’ assurdo, nemmeno avvertono adesso.” Bisbigliò infastidita, mentre potava una grande pianta grassa.
Era così presa dal suo lavoro che non si accorse delle spesse radici che poco più in là stavano prendendo vita.
 
La cosa però non sfuggì al QG.
Attraverso le telecamere di sorveglianza poterono tutti assistere alla scena.
Delle piante presero improvvisamente vita nella serra e nel giardino, attaccando uomini della sicurezza, gli esseri barcollanti e perfino alcuni studenti in fuga, iniziando a strangolarli con le loro radici!
“Interrompete la diffusione del vaccino, subito!” Alex gridò dall’interfono ai suoi scienziati, che in fretta e furia eseguirono l’ordine della direttrice, mentre tutti assistevano scioccati a quello spettacolo!
“Com’è possibile?” Valerie era terrorizzata, quelle piante erano come diventate senzienti e stava uccidendo una decina di persone!
“Qualcosa deve essere andato storto nel vaccino, oh mio dio, quelle cose invaderanno la scuola!” Daniella era scioccata, così come la ragazza.
Interruppero immediatamente la diffusione del vaccino, ma ormai quelle piante da lì non le toglieva più nessuno.
Videro morire strangolate svariate persone, almeno finché anche Becca non fu attaccata.
La pianta della serra la stava strangolando, ma lei, avvalendosi delle tronchesi, squarciò in due la radice, cadendo a terra e riuscendo a fuggire.
La pianta tentò di riagguantarla con un colpo di frusta, che la ferì ad una spalla, ma lei continuò a correre e scappare.
Alex riaprì l’interfono, non c’era più gioia nella sua voce.
“A quanto pare il vaccino deve aver subito qualche variazione a contatto con il mondo esterno, probabilmente deve essere mutato legandosi al virus già presente nel campus. E’ stato un fallimento, ma il nostro lavoro procede.” Disse, sconfitta, per poi chiudere la comunicazione.
Valerie barcollò all’indietro, tenendosi alla console alle sue spalle.
“E’ tutta colpa mia, ho proposto io il sistema di irrigazione.” Biascicò, sconfitta.
Daniella la guardò, dispiaciuta, doveva sentirsi come sotto ad un treno.

 

Mezz’ora dopo Julia era ancora intenta a guardare gli aggiornamenti in televisione, quando all’improvviso sentì spalancarsi la porta di casa, per poi richiudersi di colpo.
“Mamma!” Corse all’entrata, dove trovò la donna appoggiata alla porta, con il fiatone e ferita gravemente al braccio.
“Mamma oddio, cos’è successo?!” Julia scattò subito su Becca, accompagnandola in salotto.
“Non ne ho idea, le piante sono come mutate, stanno attaccando tutto e tutti!” La donna si sedette a fatica, dandosi un’occhiata alla ferita sanguinolenta e appoggiando sul tavolino di fronte alla tv quello che pareva essere un lanciafiamme casalingo.
Julia tornò subito da lei con un medikit, mentre lanciava un’occhiata all’arma.
“Ma che hai fatto?” Chiese, scioccata, mentre le medicava la ferita.
“Dargli fuoco è l’unico modo per ucciderle, a quanto pare, aaah! Sarei morta a quest’ora se non lo avessi usato.” Spiegò Becca, dopo la prima aggressione era corsa a proteggersi nel capanno degli attrezzi, dove venne attaccata da altre radici e dovette usare quell’arma casalinga per salvarsi.
“Dobbiamo andarcene da qui!” Julia stava piangendo, quel posto si stava trasformando in un inferno!
Intanto il telefono aveva iniziato a squillare.
“Non se ne parla, aspetteremo le autorità, non possiamo tornare là fuori!” Becca cercava di resistere al dolore, mentre la figlia le passava l’alcool vivo sulla ferita.
“Merda.” Julia disse alla madre di tenere sul braccio la garza che le aveva appena passato, correndo poi al telefono.
Se non fosse che, quando alzò la cornetta, ormai era troppo tardi e dall’altra parte avevano già staccato.
“Cazzo!” Sbraitò la ragazza, scoppiando a piangere e lanciando a terra la cornetta.
La situazione stava degenerando.

 

Intanto all’ospedale Martin stava assistendo Tyrone, che ormai non apriva più neanche gli occhi, in preda a dolori lancinanti e una febbre altissima.
Stava combattendo il più possibile per rimanere lucido e non lasciarsi andare, di controllare il dolore, ma era più forte di quanto potesse pensare.
La ferita iniziava a prudergli e teneva stretti i denti, senza nemmeno sapere il perché.
In quel momento entrò Samuel, sconsolato.
“A casa sua non risponde nessuno, ho anche provato a chiamare Julia, ma niente.” Sospirò, sedendosi accanto all’amico.
“Com’è la situazione nell’ospedale?” Chiese Martin, mentre rimbombavano le voci di persone disperate e medici di corsa.
“Esattamente come la si può immaginare da qui, c’è chi grida, piange, la gente sta morendo.” Samuel era un fil di nervi, tutto ciò era al di fuori dell’immaginario di chiunque.
Entrambi spostarono lo sguardo su Tyrone, pregando dentro di sé che il ragazzo ce la facesse.

 

Note d'Autore

Eccoci qui con il terzo capitolo della storia, popolo di Efp!
Le cose iniziano a farsi interessanti, nè?
Samuel, Martin e Tyrone sono ancora bloccati in ospedale ad aspettare che il nostro caro cestista si trasformi, mentre Piper è indaffarata a cercare di salvare più vite possibili... povera illusa, Raccoon City è ormai perduta! ahahaha
Mi è piaciuto molto fare in modo che i nostri due protagonisti si chiarissero, ne avevano bisogno per solo pensare di ricominciare ad avere un rapporto normale.
Tyrone è sempre peggio invece, tra quanti capitoli pensate che si trasformi? ahahahaha
Alice invece si trova in trappola, ha avuto un assaggio di libertà, ma Ray è un vero stronzo e non se la fa mica sfuggire di mano.
Lavora sempre per l'Umbrella, c'era forse altro da aspettarsi?
Comunque Alice rimarrà fuori gioco per un po', ci concentreremo sugli altri personaggi nei prossimi capitoli, piano piano vedrete <3
Julia e Becca sono in una situazione un po' critica, con la diffusione del "vaccino" sono rimaste bloccate in casa.
Forse aveva ragione Julia, dovevano andarsene finché potevano!
Valerie invece è stata alquanto usata, ma ehy, è entrata è far parte dell'Umbrella, è già bello che non sia già morta ahahaha
Quando capirà di essere dalla parte sbagliata?
Inoltre è causa sua se il "vaccino" è stato diffuso, mi sa che avrà i sensi di colpa per un po', oltre a trovarsi irrimediabilmente legata a Julia, visto che è la causa della ferita a sua madre.
Piano piano la città si sta trasformando nell'inferno che tutti conosciamo, come andrà a finire?
Ehehehe, non lo ancora neanche io, figuriamoci voi! xD
Cioè, ho un finale ben elaborato in testa, è l'arrivarci il problema :/
Ringrazio ancora una volta summer_moon per aver recensito e per continuare a seguire la storia, sei un mito <3
Per tutti gli altri, ci si vede nei prossimi capitoli!
  
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