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Autore: Luxanne A Blackheart    26/04/2020    1 recensioni
"Amali con tutta te stessa e lasciati consumare, io l'ho fatto."
La Francia.
Patria dei più grandi filosofi e scrittori.
Parigi.
La città più bella del mondo, la più grande, la più popolata.
Amaryllis, scrittrice per diletto dalla personalità eccentrica e principessa di Danimarca per volere di Dio, figlia Di Zafiraa. Aveva lascitato la sua terra natia per recarsi in Francia per conoscere il suo futuro marito, Jean Paul de Conde.
Jean Paul, principe sesto in linea di successione al trono francese, musicista per vocazione dagli occhi azzurri e cuore di ghiaccio.
Albert de Camus, amico di infanzia del principe, nasconde un segreto scomodo.
Tre anime affini si incontreranno nella bella e sporca Parigi in quest'ultimo capitolo della saga di "Neve e Fuoco".
Nelle vene di Amaryllis scorre sangue di fuoco, passione e neve.
Il vaso di pandora verrà finalmente scoperchiato e tutti i segreti di generazioni passate con esso. L'eco di Costantinopoli risiede nei loro cuori così come nelle loro azioni.
Siete pronti a vestirvi come le belle dame e i gentiluomini francesi per immergervi in questa tragica e meravigliosa ultima avventura e farvi consumare da Amaryllis, Jean Paul e Albert?
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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V










Mon amour,
quanto ancora sarò costretto a nascondere la tua identità al mondo?
Vederti ogni giorno e non poterti toccare, baciare, parlare con intimità e dolci parole, è per me una sofferenza ben maggiore di quanto lo possa essere la tua lontananza.
Se trattengo il mio Io è solo per te, per poterti consentire un futuro al mio fianco, con me, per sempre, anche quando le cose inevitabilmente cambieranno.
Nessuno ci potrà separare, costi quel che costi.
Per te potrei abbandonare tutto e fuggire in questo esatto momento.
Per sempre tuo,
J.




***


La sala della colazione era molto silenziosa. Tutti i commensali erano riuniti attorno a un grande tavolo in mogano nero e masticavano lentamente i loro bocconi nella più assoluta quiete.
Amaryllis teneva gli occhi bassi sulle uova strapazzate per non dover incrociare lo sguardo del principe, sedutole di fronte.


Lo evitava perché aveva capito che la sua lingua era tagliente almeno quanto la sua e sopratutto era solito sputare in faccia la verità a chiunque, anche al re in persona.


L'ubriacatura della sera precedente sembrava non essergli ancora del tutto passata, ma per lo meno aveva i capelli in ordine e immaginava che un riccio del genere non fosse facile da gestire, si era rasato perfettamente e questo gli donava un'aria più giovane e sbarazzina e i vestiti che indossava, di un rosso quasi accecante, erano sistemati in modo impeccabile; fin troppo probabilmente, perché sembrava che lo stessero soffocando.


Al suo fianco, il marchese Albert de Conde gustava la sua deliziosa uva di stagione con un leggero sorriso, che come al solito, non voleva proprio abbandonare i suoi bei lineamenti.


Era tanto delicato l'uno, quanto rude l'altro. Certe volte Amaryllis pensava che potessero comunicare senza le parole, solo attraverso la mente. Erano molto legati, un'unica persona quasi e questa cosa era sempre più evidente ogni giorno che passava.


-Come siete taciturni quest'oggi! - A parlare era stata la padrona di casa, Amelie. Zafiraa la osservò, rivolgendole un bel sorriso, cosa che lei imitò su consiglio della madre, che molto delicatamente le calciò il piede sotto al tavolo.


Aveva un'arte impeccabile nel ferirla senza che nessuno se ne accorgesse. Dimenticava spesso il suo passato e che le sue mani erano macchiate di sangue più di quanto lo fossero quelle di tutti i presenti messi insieme.


-Probabilmente sono ancora tutti assonnati, mia cara. Sapete, a non tutti piace conversare di primo mattino. - Amaryllis non sapeva dire se quell'affermazione si riferisse particolarmente a Louis, il padrone di casa, o a tutti loro.


-Sciocchezze, Louis! Ai mie tempi avere una tavola talmente silenziosa e senza una buona conversazione era davvero disdicevole! -


-Madre, cosa volete che possa essere successo di diverso dalla sera passata? Ci siamo salutati poche ore fa, troppo poche per i miei gusti. - Jean Paul prese parola con fare molto annoiato e distaccato, senza rivolgere alla madre uno sguardo. I suoi occhi erano tutti per Amaryllis, che non smetteva di fissare. - Piuttosto principessa, raccontateci qualcosa, sono certo abbiate un talento. -


-Supposizioni le vostre, caro principe, che potrebbero corrispondere alla verità, come non potrebbero. Ad ogni modo, voi siete sicuramente un uomo pieno di risorse dal quale ci si aspetta una nuova avventura ogni notte, non è così? - Amaryllis sorrise, deliberatamente senza nascondere il sarcasmo nella voce. Osservò con la coda dell'occhio il signor Ivanov ridere sotto i baffi e al marchese si allargò maggiormente il sorriso.


-Non dite il falso. Tutte le mie risorse le scoprirete con il tempo, dopo che sarete diventata mia moglie. Infondo, avremo una lunga vita assieme! -


-Se Dio vorrà e qualcuno dei due non muoia prima! - Esclamò Amaryllis prima di riuscire a fermarsi. Il padrone di casa ridacchiò, seguito dal resto della tavolata. Puri convenevoli.


-Siamo tutti sotto un unico cielo, principessa, ma è probabile che siate prima voi a tirare le cuoia! Sapete, il parto e le sue difficoltà... - Jean Paul fece spallucce e successivamente si portò il bicchiere alle labbra, non senza aver accennato un sorrisetto.


La simpatia non era una delle qualità per le quali brillava quell'uomo.


-Non ne sarei tanto sicura, sapete? Se fate un veloce calcolo di tutti coloro che conoscete, noterete che numericamente sono gli uomini in svantaggio. Sapete, la guerra, la caccia e l'odio dei cortigiani e tutte le loro difficoltà... - I due futuri sposi si osservarono in silenzio, studiandosi tra sguardi non nel tutto amichevoli.


-Ad ogni modo, è proprio una bella giornata, non credete? Che ve ne pare di farci vedere un po' i boschi? Sarei molto interessata alla selvaggina che avete qui in Francia! - Sua madre decise di prendere in mano la situazione, prima che i due futuri coniugi si fulminassero a furia di mandarsi occhiatacce.


-Oh, certamente Vostra Maestà! E' proprio una bella idea! - Il resto della colazione procedette in modo molto convenzionale, senza interruzioni e altri diverbi sulla morte, ma Amaryllis ebbe per tutto il tempo lo sguardo penetrante di Jean Paul addosso e lui il suo.


***


-C'è qualcosa in lei, Albert, qualcosa di maledettamente familiare! E' come se l'avessi già incontrata altrove, molto tempo prima, un pensiero che non riesco a tirare fuori dalla testa e che mi logora dentro. - Jean Paul e Albert erano chiusi nelle stanze di quest'ultimo come ogni giorno.


Gli era sempre piaciuta la stanza del suo migliore amico, ma non sapeva spiegarne il motivo. Probabilmente era il modo in cui i raggi del sole si infrangevano sui mobili e sulle stoffe azzurro cielo della tenda e delle lenzuola.


Albert aveva un talento nascosto per l'arte e questo lo si notava dai vari quadri disseminati in camera sua, la pittura che molto spesso macchiava le sue belle e delicate mani e i vestiti. In quel momento era seduto esattamente di fronte a Jean Paul ed era concentrato nel quadro di famiglia che Amelie e Louis avevano commissionato. Una bella cornice di famiglia, con sua madre seduta al centro e i due uomini ai suoi lati. Un classico.
Era da circa mezz'ora che Albert lo costringeva a stare in piedi e immobile per poter riprodurre perfettamente la sua faccia su carta.


-Vedo lei sia diventata un tuo pensiero fisso, caro Jean. Sono quasi geloso per tutte le attenzioni che le stai dando! - Scherzò Albert, cancellando una ciocca di capelli venuta male.

-Ma se sei stato tu ad offrirle la tua amicizia per primo e soprattutto senza dirmi nulla! Vedermela piombare così all'improvviso in camera, con tutti quei capelli rossi e quello sguardo da principessa viziata mi ha quasi fatto venire un colpo! -


-Esageri come tuo solito. E non ti muovere, mi fai perdere la concentrazione e se viene male, tua madre mi odierà. -


-Amelie non potrebbe mai odiarti. - Jean sbuffò, annoiato. - Non penso che qualcuno possa odiarti, a dire il vero, sei sempre così schifosamente gentile e cortese con tutti. -


-Cosa che dovresti sforzarti di fare anche tu, caro amico mio. - Albert sorrise, perché sapeva che la cosa che stava per aggiungere non sarebbe affatto piaciuta al principe ereditario. - Soprattutto con la tua futura sposa. -


-L'essere gentile o meno con la principessina non ha senso, ci sposeremo ugualmente che io sia uno zuccherino o meno con lei! - Jean non ce la fece più a stare seduto, quindi si spostò, andando a versarsi del vino. Ormai ne era dipendente.


-Pensavo ti interessasse. -


-Non nel senso che intendi tu. Sai benissimo che il mio cuore è già occupato e una donna qualsiasi con dei capelli strani non cambierà la situazione. -


-Lo so, ma potresti comunque sforzarti con lei. Ha lasciato la sua patria, il suo regno, magari i suoi amici, per venire in un posto di cui non conosce nulla, a stento la lingua. E non credo che Amaryllis sia una donna qualsiasi.-


-E' il destino delle donne, non possiamo farci nulla. - Albert sospirò, scuotendo il capo e poggiando la tavolozza dei colori sul mobile al suo fianco. Si alzò e lo raggiunse, togliendogli il bicchiere di mano.


-Devi smettere di bere così tanto o morirai prima del tempo. -


-E tu devi smetterla di farmi da padre, ne ho giù uno... anzi due! - Rise, quando l'amico gli lanciò una occhiataccia. - Ma forse hai ragione. Dovrei cercare di avvicinarmi alla rossa, solo per togliermi questa maledetta curiosità che mi logora dentro. -


-Lo vedi? Sai essere anche ragionevole! -




***




Mio amato J,
so che per te deve essere difficile, ma mai quanto lo sia per me! Le sofferenze che mi causa la tua lontananza non sono neanche paragonabili alle tue, ma dobbiamo stare attenti, caro amore. Lei non deve sapere.
Tieni ancora duro, ne usciremo come sempre insieme,
Per sempre,
B.




***




Amaryllis era seduta nelle sue stanze e cercava di trovare le parole. Fissava il foglio bianco posto davanti ai suoi occhi e non sapeva trovarle per esprimere il suo stato d'animo.
Suo padre e Poul erano rimasti in Danimarca e vi sarebbero stati fino a poco prima del matrimonio, quando avrebbero lasciato la loro terra per presenziare alla cerimonia, tra esattamente tre mesi.


Non sapeva cosa scrivere e non trovava le parole per esternare tutte le emozioni contrastanti che la attraversavano.
Avrebbe dovuto dir loro che andava tutto bene? Ma sarebbe stato come mentire e lei non voleva ingannare le due persone più importanti della sua vita, soprattutto suo fratello.

Avrebbe dovuto dire che andava tutto male? Se lo avesse fatto, Poul sarebbe corso da lei e l'avrebbe rapita e Dio sa cos'altro. Aveva un carattere fin troppo impulsivo e quando si trattava di lei, non ragionava. Se fosse stata più ingenua, probabilmente l'avrebbe fatto, però non lo era.

Ma la verità era che non andava né bene, né male, neanche una via di mezzo. Non riusciva a dare un nome a tutto quel contesto in cui nuotava; era un mare limpido, calmo, senza una piccola onda a incresparne la superficie levigata, ma era certa che da un momento all'altro qualcosa l'avrebbe afferrata per le gambe e l'avrebbe costretta ad annegare. Se lo sentiva nelle vene.


Qualcuno bussò alla porta e poco dopo entrò una delle serve della tenuta che le avevano affidato.


-Mia signora, mi dispiace disturbarvi, ma il principe Jean Paul mi ha espressamente chiesto di consegnarvi questa. - Si inchinò porgendole una lettera sulla quale c'era scritto il suo nome con una calligrafia disordinata.


-Oh, grazie. - Fu tutto ciò che riusci a dire, interdetta e confusa, prima di riuscire ad afferrare la lettera fra le dita. La serva si inchinò nuovamente, senza guardarla e uscì di corsa. Certe volte credeva di far paura alle domestiche.


Aggrottò le sopracciglia, osservando l'epistola che teneva fra le mani. Che cosa poteva mai volere Jean Paul da lei? Non avevano nulla da spartire.
Ad ogni modo, si affrettò ad aprirla e leggerla, incuriosita.
Una frase, sette semplici parole, nessun tipo di convenevole o altro. Dritto e conciso al punto:


Domani mattina andiamo a fare una passeggiata.”


 
   
 
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