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Autore: CatherineC94    26/04/2020    1 recensioni
«È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un Molliccio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un Molliccio com-mettere l'errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso”.
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban -
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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«È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un Molliccio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un Molliccio com-mettere l'errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso”.
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban
 
 
Chiusa la porta del suo studio, finita la lezione il professor Remus Lupin si lasciò cadere stanco sulla sedia; sospirò e poggiando un braccio sulla scrivania, iniziò a scarabocchiare qualche appunto per il giorno dopo. Quando mesi fa,  si era ritrovato  Albus Dumbledore  nel piccolo e mal ridotto salotto di casa sua per un attimo pensò di avere perso completamente la ragione; senza alcun dubbio i giorni prima avevano trascinato il giovane uomo nell’abisso del non ritorno dei ricordi. Questo status mentale, che da anni provava ad evitare con ogni fibra del suo essere, si presentava quando la morsa della solitudine era più lancinante dei suoi morsi sulla sua stessa carne durante le notti di luna piena; in quei momenti quasi vaneggiava. Vedeva gli occhiali storti di James, sentiva le grasse risate simili ai latrati dei cani di Sirius e per qualche instante incontrava gli occhi acquosi di Peter, entusiasti e felici. Ma era un attimo, e in un lampo gli occhiali storti di Prongs diventavano opachi fino a scomparire, le risate di Padfoot che diventava Black erano quelli malvagi e folli di un assassino e gli occhi acquosi e timidi di Wormtail erano ormai privi di qualsiasi espressione o vita. Di tutti quanti, Remus si era sempre sentito il più debole e grato; sapeva che la sua condizione avrebbe per sempre segnato la sua esistenza e ritrovarsi con degli amici e sentirti finalmente amato ed apprezzato, fu all’epoca il dono più bello, quello che aveva sempre chiesto al cielo, essere accettato, essere amato.
Le serate quindi passavano così ed era inutile provare a rilegare il tutto in un angolo remoto del cervello perché il sogno o utopia che aveva vissuto, l’aveva riempito così tanto d’amore che adesso, vistosamente privo di tutto ciò, non riusciva ad uscire dal vortice della disperazione. Una parte di lui, sapeva che doveva andare avanti e rendere un tributo alle persone che ingiustamente erano perite, e davvero ci provava continuamente. Ma quella famosa sera, quando l’anziano preside si era palesato e garbatamente aveva preso posto nella poltrona di fronte alla sua, pensò che in qualche modo la vita gli riservasse continuamente qualcosa di inaspettato. Insegnare ad Hogwarts, dove aveva vissuto gli anni più belli della sua vita era parso un volo suicida contro il platano  della scuola; però, ancora una volta Remus aveva lo strano sentore che dovesse farlo il balzo in avanti. E poi ad Hogwarts c’era Harry; “Alla luce degli eventi, credo che tu ci tenga a proteggerlo” gli disse Dumbledore. Si proteggerlo da Black, il pazzo assassino doppio giochista che non solo aveva fatto da spia per conto di Lord Voldemort per un anno, ma aveva condannato a morte James, Lily, Peter e anche se stesso. In realtà, gli sembrava strano pensare che la persona che conosceva o per lo meno che credeva di conoscere fosse in realtà un mostro del genere; non credeva che, un uomo la cui più grande paura sembrava essere la perdita dei suoi amici, alla fine si dimostrò essere  la causa in primis. Piombato nell’ennesimo turbinio tossico della memoria chiuse gli occhi, mentre fuori della finestra un tuono preannunciava un temporale.
 
 
Godric’s Hollow,  primavera 1979
 
Nel piccolo villaggio magico, dove si potevano ricondurre i natali di famiglie magiche storiche regnava la pace; era una semplice e soleggiata mattina di Aprile e gli abitanti si muovevano pigri per la strade costellate da fiori e pietre lastricate. In lontananza, quattro giovani uomini avanzavano rumorosi e baldanti; il primo di tutti rideva sguaiatamente dicendo :”Essere fratelli non implica che io debba ristrutturarti casa”; il secondo  uomo, alto, e con qualche cicatrice sul volto sorrideva furbo e diceva al primo: “Ormai hai fatto un giuramento, sei suo fratello non ti rimangiare la parola come potresti in effetti, rimangiarti un osso”. Gli altri due che li seguivano, un giovane con i capelli indomabili e gli occhiali rotondi un po’ storti e l’altro, basso e grassoccio con gli occhi acquosi quasi piangevano dalle risate. Il primo, Sirius Orion Black, con una smorfia che, invece di dimostrarsi contrariata mantenne un’ostentata eleganza, tipica della Famiglia Black rispose:” Moony, sei suscettibile come una tredicenne in calore, e comunque  Prongs sa che può contare su di me per qualsiasi cosa, dal combattimento mortale con gli scagnozzi del sepentone gigante al rimboccargli le coperte ogni notte”. Mentre tutti ridevano ormai a crepapelle, James Potter si raddrizzò gli occhiali e fintamente commosso disse:” Quasi quasi chiedo a te di venire a viverci, no a Lily”;  “Il suo russare non ti farebbe dormire Jamie” rispose Peter, il più basso del gruppo. Sirius si volò e lo guardò fintamente in cagnesco, facendolo arrossire mentre Remus Lupin, il giovane con il volto pieno di cicatrici disse al Black: “Cane pulcioso, lascia stare Wormtail. Ha ragione, russi come un orso in letargo, anche il povero Frank Longbottom  voleva  buttarti fuori dalla finestra del dormitorio”. Peter a quel punto si rilassò, Sirius dei quattro era il più difficile da gestire; era molto impulsivo ed energico e passava subito all’atto pratico. In molte situazioni, Peter temette di averlo contrariato e quindi provava in tutti i modi ad assecondarlo per poter starsene tranquillo e satollo; loro erano la sua protezione in un certo senso, la guerra imperversava ed avere gli amici giusti sarebbe stato in realtà il passe-partout  per la salvezza e Petey aveva fiuto per questo.
Quella mattina si erano ritrovati in quella cittadina perché uno di loro,  uno dei Marauders per eccellenza, James Potter aveva deciso di mettere su ‘una famiglia cervide’ come spesso adorava ripetere Sirius. In quel luogo, i genitori di Potter avevano una casetta ereditata da uno dei ricchi avi pozionisti che dopo qualche lavoretto, sarebbe stata perfetta per creare un nido d’amore; a nulla erano servite le dimostranze di Sirius, che voleva trasferirsi assieme alla coppia, mentre un Remus rassegnato gli diceva: “Quale sarà il passo successivo? Ti coricherai ai piedi letto, randagio?”. Alla fine James, per garantire il suo spirito da malfattore aveva deciso che un stanza al pian terreno  sarebbe stata senza alcun dubbio di Sirius, e che i due divani-letto in cucina e in salotto sarebbero stati per gli altri due Marauders. Così James aveva passato sere intere a raccontare entusiasta ad una divertita Lily, le serate future di scherzi, risa e bicchierini della staffa. Il futuro nelle parole di James sapeva di ottimismo e Whisky Incendiario Ogden Stravecchio e Remus, assieme agli due uomini alla fine quasi ci credette per davvero. Arrivati di fronte alla casa Remus pensò d’istinto che fosse perfetta per i suoi cari amici e dallo sguardo di Sirius, seppe che anche lui ebbe lo stesso pensiero. ”Benvenuti a casa Potter”disse James tutto serio e forse anche un po’ emozionato, mentre Peter gli trotterellò vicino entusiasta; Sirius dal canto suo sbuffò beffardo e scherzoso gli fece un inchino reverenziale entrando. La prima impressione che Remus ebbe, fu di una casa veramente accogliente; a destra della porta era presente una scala che portava al piano di sopra. Il corridoio invece portava nel salotto ed infine in cucina, dove già gli parve di vedere Lily che trafficava con le pentole e le padelle con i lunghi capelli rossi mulinanti. E vide loro stessi, seduti e felici; il petto si riscaldò di promessa, di felicità.
Decisero di dividersi e così si ritrovò con un preoccupato Peter a dare un’occhiata al piano inferiore  mentre James e Sirius perlustravano le zone superiori; Remus pensò che quella casa un tempo era bella. Iniziò a mettere un po’ in ordine con la bacchetta mentre Peter malfermo provava a dargli una mano. Ad un tratto un urlo squarciò il silenzio che si era creato, e Remus di soppiatto corse di sopra mentre un pallido e tremante Wormtail lo seguiva. Arrivato di sopra, si ritrovò in una piccola stanza adiacente al corridoio, dove insieme a un numero imprecisato di scatole si trovava un orologio a pendolo. A terra, esanime c’erano James, Lily- ed a Remus mancò il respiro, se stesso, Peter e Regulus Black. Di lato, Sirius guardava il tutto tremante; Peter si mise a strillare mentre James tutto contento entrava nella stanza dicendo:”Fratello, pensavo che hai deciso di mettere le tende qua, la stanza mia e della mia Lily sia insonorizzat-“ma s’interruppe, diventando ancor più pallido di Peter. Remus parve prendere coscienza della situazione, e facendo finta di non aver visto gli occhi vacui e privi di vita di due dei suoi migliori amici , spostò con uno strattone Sirius mettendosi davanti alla pendola che si muoveva in modo sinistro ed impercettibile. Il molliccio così, si tramutò in una grande sfera argentea facendo sì che gli altri presenti si svegliassero dallo stato di trance apparente. James si mise a dire “ Canide pazzo, pensi che io, anzi  noi ti abbandoneremmo mai?”; a sentire quelle parole, Sirius si alzò e sfonderò la bacchetta deglutendo sicuro, mentre le sue iridi grigie quasi dardeggiavano. “Riddikulus!”urlò Remus, mentre l’enorme luna si tramutò in una palla da basket babbana dirigendosi verso James che con aria di sfida vide il molliccio tramutarsi in suo padre, morente. Subito pensò a quando da bambino per farlo divertire, Fleamunt Potter si era travestito da pagliaccio babbano; così eccolo lì davanti mentre sorridente si toglieva il naso rosso. Il molliccio si diresse ancora Peter, che strabuzzando gli occhi vide davanti un enorme lumaca, memore di uno scherzo crudele che durante i primi giorni ad Hogwarts un gruppo di Slytherin gli avevano provocato. Si era ritrovato rinchiuso in uno stanzino quasi soffocato da grosse e bavose lumache verdi, finché James, Sirius e Remus arrivano e lo aiutarono. “R-rid-dik-kulus!”provò a balbettare, ma Sirius intuendo la situazione lo affiancò sorridente mentre il molliccio in preda alla confusione per un attimo prese le sembianze di Walburga Black e poco dopo di nuovo di una lumaca. Continuò così confusionario  e le risate iniziarono a riempire la stanza finché una Walburga cornuta con un guscio marrone sulle terga si materializzò; a quel punto le risate diventarono così fragorose che il molliccio, con un colpo secco scomparve. I quattro Marauders caddero a terra ansimando e ridacchiando, mentre James chiese a Sirius:” Quindi hai paura della vecchia Walburga eh, cane?”; Sirius rise gioioso e felice, con una risata che sembrava il latrato di una cane e disse:” In effetti no, però la volevo vedere conciata così!”. Peter lo guardò, ed ancora una volta ebbe quasi un terrore referenziale di fronte alla forza di Sirius che si beffava di tutto e tutti, mostrando le sue sconfinate capacità di mago; guardò anche Remus e James, così forti così sicuri e si vergognò per il suo essere debole ed inetto. “Ah Padfoot”disse Remus stendendosi a terra sereno:” Stai tranquillo, non moriremo e tu non sarai mai solo”; Sirius sorrise mentre James aggiunse con malizia:” Si fratello pulcioso, nessuno ti abbandonerà mai anche se ti preferisco in forma canina, sei così adorabile”concluse scimmiottandolo. Peter si mise a ridere per fare cameratismo mentre Sirius faceva apparire il Whiskey e un paio di bicchieri dicendo infervorato:”Si Prongs lo so che staremo tutti insieme per sempre e si, so pure che sono meraviglioso sia come uomo che come adorabile Padfoot. Però, alla coda ci si abitua, ma le pulci..quelle ti uccidono![1]”.
 
 
Svegliandosi di soprassalto, Remus per un attimo ebbe la mera illusione di trovarsi ancora nella stanza impolverata a Godric’s Hollow, la stanza che poi sarebbe diventato il rifugio delle ‘provettine da chimico’ come diceva Sirius, di Lily. Rabbioso, sbatté un pugno sulla scrivania deluso da se stesso perché ancora una volta era  vittima della propria stupidità, dei propri sentimenti. Tutto ciò che aveva o che credeva di aver avuto era stato perduto, distrutto e lo vedeva ogni giorno guardando negli occhi il piccolo Harry che solo al mondo, come Remus si era ritrovato a lottare con le unghie e con i denti per  sopravvivere.
Trattenne a stento un singhiozzo.



 
[1] Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, il film.
   
 
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