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Autore: FleurL    26/04/2020    0 recensioni
Sephiroth e Aerith cercano la strada in un mondo in penombra, e nel luogo del loro incontro tutto risplende.
Portami il girasole impazzito di luce.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sephiroth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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1. Portami il girasole 



Elmyra non fa domande e si prende cura di lei. Da quel momento alla stazione sa che le stelle, per una volta, sono state gentili con lei, perché questa bambina le riporta alla mente cose bellissime che credeva perdute. Così, da quel giorno veglia su questa piccola vita, sentendola preziosa e sperando di lavare via il timore che ha negli occhi. Per la sua gioia, svanisce presto assieme alla figura della donna triste sdraita davanti al treno. 

Elmyra ne ha viste tante, e come tutti quelli che sono nati negli slums sa che ogni cosa ha un prezzo, che deve farsi sempre gli affari suoi, che il cielo non è per lei e che la vita assomiglia alla salita estenuante sul dorso sabbioso e secco di una collina. Ci possono essere momenti di riposo, ma dopo ci saranno solo altre pietre che ti scivolano sotto i piedi. Un piccolo errore significa cadere giù e colpire forte il suolo deserto. Non c'è acqua fresca sul sentiero per quelli come lei. E di certo non ci sono fiori. 

Elmyra viene dagli slums, non fa domande e non crede nei miracoli. 

E' per questo che oggi quasi inciampa e rovescia il modesto contenuto del cestino proveniente dal mercatino domenicale del Settore Cinque. C'è una strada piuttosto lunga da lì a casa sua - ne ha scelto una appartata, lontana dalle stradine affollate, perché una donna sola e una bambina lì non sarebbero durate a lungo - , e con i pacchi pesanti in mano non riesce bene a guardare davanti a sé. Quando alla fine ci riesce le sembra di perdere l'equilibrio e all'improvviso ha paura di avere le visioni, di stare impazzendo, perché i miracoli non esistono - ma la sua casa oggi quasi non si vede in mezzo a cascate di fiori che splendono. 

La sua casa, la sua vecchia casa dei bassifondi è costruita su un terreno solido, arido e rosso. Lo sa per certo. Non può sbagliarsi, le hanno anche abbassato l'affitto per questo (donna matta, chi vorrebbe mai andare a vivere in una catapecchia in mezzo al deserto?"). Ma la sua casa è proprio lì e tutto attorno un giardino radioso di tulipani e dalie brilla di luce. 

Dandole le spalle, la ragazza sta, come in sogno, là in mezzo. 

"Aerith", riesce a dire dopo un po', la voce ancora incredula, "ti avevo detto di non uscire quando non sono a casa..."

"Sei qui! Mamma!" Ha quattordici anni adesso. Il suo viso inizia a perdere i connotati infantili e sembra come se qualcuno più saggio, più maturo, si muova sotto di esso. 

"Ti sei allontanata troppo, Aerith, devi fare attenzione", dice Elmyra, inginocchiandosi mentre stende una mano a carezzare i petali, come per assicurarsi che siano reali. 

"Ho fatto un sogno bellissimo, mamma", sussurra Aerith nell'abbracciarla. La piccola valle risuona di grilli e per un momento le sembra di sentire un canto debole e struggente in lontananza.

"Uno stormo di tordi era arrivato alla mia finestra. Volevano un girasole per la loro regina, ma non riuscivano a trovarlo. Ma io sapevo dov'era! Glielo dicevo, e mi prendevano a cavalcioni sulle loro ali, e volavamo insieme alti verso il cielo, e non era più d'acciaio, era verde!"

"Aerith, il cielo non è verde", ma sorride mentre lo dice. 

"E abbiamo trovato il girasole, proprio lassù".

La sua bambina è improvvisamente seria, come se stesse raccontando la più naturale delle cose. Elmyra la ama così tanto che fa male, e ha paura che un giorno svanirà in un soffio di vento, proprio come sono apparsi i suoi tulipani. Sì, pensa, mentre la tiene stretta, sarebbe andata in qualche posto molto, molto lontano, qualche terra promessa cui apparteneva più che a questa. E con lei se ne sarebbero andati i campi di fiori, il profumo d'erba, e i miracoli che gettavano scintille di luce sulla sua vita gretta. 
Ma ora la sua bambina è qui e sospira di contentezza, mormorando qualcosa ai prati bianchi. 

Elmyra non fa domande, perché sa che le cose come Aerith esistono solo nella luce incerta della sera, e non durano a lungo. 



portami il girasole ch'io lo trapianti /

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"Ciao, Elmyra. Come va il lavoro? Stai un po' meglio oggi", dice Stan nel prendere il suo filtro ed esaminarlo con mani esperte. Fuori è freddo e umido, e probabilmente sopra la piattaforma piove. 

Lei gli offre un piccolo sorriso. "Non mi lamento. Inverno significa più maglioni e sciarpe e guanti, e Aerith mi dà una mano".

"Ah, la piccolina. Sai, mi chiedevo proprio se non abbia usato uno dei suoi trucchi magici su di te. Sembri così serena ultimamente".

"Sì, un trucco magico", dice, e le parole hanno unaa sfumatura agrodolce mentre le sente risuonare nel piccolo negozio coperto di metallo. "Dev'essere così, perche tutto va bene, e lei è così felice. Alle volte penso che..." le mancano le parole e vacilla. 

"Va' avanti, non ti preoccupare. Ne ho sentite di storie strane".

"E' come se", prende un respiro, "è come se il mondo stesso con tutto ciò che c'è gioisse perché lei è viva".





/ nel mio terreno bruciato dal salino.


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