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Autore: The LoonyBlogger    27/04/2020    1 recensioni
Spin-off di Resident Evil ambientato a Raccoon City, durante gli eventi del secondo e del terzo gioco.
Resident Evil 3: Resistence prende i protagonisti del gioco multiplayer del remake di Resident Evil 3 e li catapulta in una realtà alternativa, dove sono loro stessi a vivere gli orrori che colpiscono la cittadina del Midwest statunitense.
I sei ragazzi (a cui ad alcuni è stato cambiato il nome): Tyrone, Samuel, Martin, Julia, Alice e Valerie, affronteranno le disavventure solite dei giochi di Shinji Mikami, mostrandoci per la prima volta Raccoon City dallo scoppio dell'epidemia fino alla sua sterilizzazione.
Riusciranno a sopravvivere ed a scoprire cosa si nasconde dietro la multinazionale farmaceutica Umbrella Corporation?
[Aggiornamenti giornalieri]
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alex Wesker, Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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REsistance


Capitolo 4.


Il dolore di vedere qualcuno che ami morire non cambia a seconda di quante volte è successo.
Puoi aver visto una, due, perfino venti persone perdere la vita, ma lo strazio e l’impotenza di non aver potuto fare niente… quella non svanisce mai.
 
Era ormai il 24 Settembre 1998, la mezzanotte era scattata da un bel pezzo a Raccoon City, all’interno dell’ospedale cittadino Samuel e Martin assistevano impotenti alla sofferenza sempre più acuta di Tyrone.
Ormai delirava, non sembrava neanche più essere lì con loro.
Era pallido come un cencio, provava un forte bruciore ovunque, oltre che un prurito persistente sul collo.
Stava morendo e loro non potevano farci nulla.
Piper Marini, la madre di Samuel, entrò nella stanza, sudata, sporca, stanca.
“Come sta?” Chiese, nonostante sapesse già la risposta.
“Male, scotta e continua a peggiorare.” Martin la vide avvicinarsi al ragazzo, somministrandogli ancora una volta un antibiotico per fargli abbassare la febbre.
“Mamma cosa sta succedendo là fuori? Le urla aumentano, continuiamo a sentire le ambulanze fare avanti e indietro per l’ospedale...” Samuel era scioccato, la situazione sembrava peggiorare di ora in ora da quando erano arrivati lì.
Piper non disse niente, dando ancora una volta un’occhiata alla ferita del ragazzo.
Samuel e Martin si lanciarono uno sguardo confuso.
“Mamma?”
“Dovreste andarvene da qui, appena sorge l’alba.” Disse, per poi girarsi a guardare negli occhi il figlio, sapendo bene che non lo avrebbe mai fatto.
“Cosa? No, non possiamo abbandonare Tyrone, i suoi neanche sanno che è qui!” Protestò, scioccato, come poteva chiedergli una cosa del genere?
“Ci sono qui io a prendermi cura di lui, voi...” Samuel non la lasciò nemmeno finire di parlare, negando con trasporto.
“Non se ne parla! Tyrone è il mio migliore amico, non me ne vado ora che sta più male!” Il ragazzo era furibondo.
Piper cercò sostegno nello sguardo di Martin, ma non lo trovò.
“Mi dispiace Piper, ma Tyrone mi ha salvato la vita ieri mattina, non posso.” Disse, decidendo di rimanere lì insieme a Samuel.
La donna sospirò, scuotendo la testa.
“Aah, va bene. Ma appena succede qualcosa, se Tyrone smette di respirare o ha comportamenti strani, convulsioni o… muore… venitemi a cercare immediatamente, tutti e due, okay?” Ordinò, vedendoli preoccuparsi ancora di più.
Il cerca persone della donna bippò, segno che doveva darsi una mossa.
“Devo scendere giù, hanno bisogno di me, c’è stato un altro collasso. Mi raccomando, fate come vi dico!” E corse via.
I due rimasero ancora una volta soli con Tyrone, fissandolo preoccupati.
“Se la caverà, vero?” Bisbigliò Samuel a Martin, che non rispose.
No, secondo lui non ce l’avrebbe fatta.

 
Julia era in camera con la madre, distesa a letto.
La ferita era ormai medicata, ma da fuori casa provenivano strani rumori e suoni gutturali.
Si sentivano grida provenire dal campus, sembravano essere finite in un film horror.
“Trentasette, vedi? E’ solo stanchezza, non mi si sta alzando la febbre.” Becca cercò di rassicurare la figlia, mostrandole il termometro, stava bene, era solo dolorante.
Intanto la sicurezza del campus aveva diramato l’ordine di restare nelle proprie stanze, stavano mettendo la situazione sotto controllo, ma Julia sembrava crederci poco.
“Tesoro sta' tranquilla, saranno pure degli idioti, ma sanno il fatto loro. Avranno già chiamato l’R.P.D” Le disse Becca, ma non servì a molto.
“Lo spero, mamma, lo spero.”
 
 
Valerie era seduta sul bordo del letto assegnatole poco dopo la diffusione dell’agente virale, ancora scioccata.
Visto in che stato era, avevano preferito farle terminare così il suo primo giorno di lavoro, dandole una camera, alcuni camici e dei vestiti puliti.
Daniella aveva provato a rincuorarla, ma non era servito a molto.
Errori che capitano, diceva, ma Valerie ci credeva poco.
L’Umbrella Corporation sapeva il fatto suo, come poteva Alex permettere la diffusione di un vaccino ancora in fase embrionale?
Valerie si stava facendo mille domande, in più quel nome lei lo aveva già sentito.
Wesker… ma dove?
Inoltre, come poteva, quello che doveva essere un vaccino, rivelarsi un’arma così aggressiva per le piante, all’improvviso?
Valerie guardò l’orologio posto sul suo comodino: erano le 4.30 a.m.
Aveva un gran mal di testa, doveva riposarsi e poi fare il punto della situazione.
Sicuramente, dal giorno dopo sarebbe stata molto più attenta.

 

Daniella era nell’ufficio di Alex Wesker, mentre sorseggiavano insieme un bicchiere di brandy.
“Avevi ragione, quella ragazza è veramente intelligente. La diffusione tramite gli irrigatori era già in programma, ma lei arrivandoci da sola ha dimostrato un intelletto fuori dal comune.” Alex era soddisfatta, non credeva che uno studente qualunque fosse in grado di lavorare là sotto, ma dovette ricredersi.
In fondo quel luogo era stato costruito con lo scopo di trovare dei geni come lei, ma era una delle prime che si dimostrava veramente tale.
“È da quando l’ho conosciuta che sento ci sia qualcosa di speciale in lei. Inventarsi tutte quelle storielle sulle ricerche fatte qua sotto è stato facilissimo e lei ci è cascata con tutte le scarpe!” Daniella era entusiasta, facendo sorridere l’altra.
“Delle volte vedi solo ciò a cui vuoi credere.” Fece notare Alex, versandosi ancora un po’ di brandy.
“Se riusciremo ad alienarla per bene ci darà ottimi consigli su come diffondere e potenziare le altre B.O.W senza accorgersene e diventerà un ottimo acquisto per il mio progetto.”
Daniella ancora non sapeva nello specifico a che progetto si stesse riferendo, ma brindò comunque insieme a lei, le doveva molto e sapeva di essersi guadagnata un posto di fiducia nei suoi ranghi.

 

Era ormai l’alba a Raccoon City, ma la cittadina stava avendo un risveglio ben diverso rispetto alla giornata prima.
Se il 23 Settembre era iniziato come una giornata normale, con qualche allarmismo, certo, ma assolutamente niente di paragonabile a quello che successe nelle ore successive, il 24 si apriva nel più completo caos.
Le urla nell’ospedale non si erano affatto placate nel corso della notte, divenendo sempre più intense e insistenti.
Samuel e Martin in un momento indefinito di quella notata si erano addormentati, stanchi e stravolti da tutto quello che stava accadendo, ma la cosa durò molto poco.
Martin si svegliò a causa delle forti convulsioni che iniziarono a percorrere tutto il corpo di Tyrone, che a fatica annaspava in cerca d’aria!
“Samuel! Tyrone sta male!”
Il ragazzo si risvegliò di colpo, notando subito in che condizioni fosse l’amico.
“Mamma!” Scattò fuori dalla stanza, lasciando Martin ad assistere all’orrenda scena.
Henry iniziava a sbavare, mentre il suo corpo era percorso da lunghi tremori, come se stesse avendo un attacco epilettico.
Fortunatamente Piper stava andando proprio da loro, quando dall’altra parte del corridoio vide il figlio correrle incontro.
Subito scattò verso di lui, capendo che era successo qualcosa a Tyrone.
Quando arrivò nella stanza, ormai il suo corpo aveva smesso di tremare e non sembrava star respirando più.
“Chiamate un’infermiera, subito!” Ordinò Piper, mentre iniziava a fare al ragazzo un massaggio cardiaco.
I due fecero come ordinato, sparendo oltre la porta.
Uno, due, tre.
Piper stava eseguendo il massaggio, ma Tyrone non sembrava rispondere.
“Eddai Ty, non abbandonarci, non anche tu.” Lo pregò mentre spingeva sul suo petto, ma non stava funzionando.
Quando Samuel e Martin tornarono indietro, con al seguito un’infermiera, Piper aveva appena smesso di spingere, con le lacrime agli occhi.
“È troppo tardi.” Disse, con la voce tremante, mentre guardava il figlio.
Samuel sentì il mondo crollargli addosso, il suo viso iniziò a bagnarsi di lacrime, mentre la madre correva ad abbracciarlo.
“No, no!” Singhiozzava il ragazzo, stringendosi alla donna, che piangeva con lui.
Martin era scioccato, dispiaciuto.
Nonostante tutto ciò che Tyrone gli aveva fatto, si sentiva come in colpa perché sarebbe dovuto esserci lui al posto suo, se non lo avessero salvato.
L’infermiera coprì con il lenzuolo il volto del ragazzo, lasciando poi un attimo soli quei tre.
Piper cercò di riprendersi in fretta, asciugando le lacrime sue e di suo figlio.
“Ora però dovete andarvene da qui. Samuel raggiungi i tuoi fratelli alla centrale, Martin tuo padre è a casa vostra, l’ho sentito prima, insieme al suo assistente, gli ho detto di andare al dipartimento, ma conoscendolo non lascerà l’officina.” Disse, facendosi seria, mentre il figlio la guardava confusa.
“Dovete andarvene il prima possibile dalla città prima che sia troppo tardi. L’ospedale è al collasso, Raccoon City non reggerà questa crisi… i morti… loro… dovete andarvene, correre da Connie e Paul e scappare da questa stramaledetta città.” Spiegò, trattenendo a stento i singhiozzi, riferendosi a sua figlia e al padre di Martin.
“No, mamma. Non senza di te, vieni con noi.” Samuel era sconcertato, cosa voleva dire? Perché non sarebbe andata con loro?
“Non posso Samuel, hanno bisogno di me qui, non posso prendere e abbandonare i malati e i miei colleghi.” Cercò di spiegargli lei, ma il ragazzo non sembrava voler sentir ragioni.
“Non me ne frega niente, anche io ho bisogno di te, Thomas, Connie, non puoi rimanere qui, ti prego!” Samuel stava piangendo a dirotto, rendendo ancora più difficile alla donna mandarlo via.
Piper lanciò uno sguardo supplichevole a Martin, che a quel punto prese il ragazzo per un braccio.
“Andiamo, Samuel.” Gli disse, cercando di trascinarlo via.
Arrivò anche l’infermiera, che vedendo Piper dir loro di andarsene, prese anche lei l'altro braccio del ragazzo per trascinarlo fuori da lì.
Lui li strattonò cercando di farsi lasciare mentre tentavano di portarlo fuori.
“No, non voglio!” Gridò, mentre anche la madre lo spingeva in corridoio.
“Ti voglio bene, amore mio, così come ne voglio a Thomas e Connie.” Singhiozzò lei, chiudendo la porta della stanza.
“State lontani da chiunque, non date retta a nessuno e raggiungete la centrale!” Avvertì, prima di girare la chiave.
“Lasciatemi!” Samuel si liberò dalla presa dei due bussando furiosamente sulla porta.
“Mamma! Mamma!!” Gridò, ma l’altra non fece niente.
Singhiozzò in silenzio, sperando che smettesse presto.

 

Diversi minuti dopo, Samuel era ancora sulla porta, a grattare nella speranza che la madre aprisse.
Martin gli era accanto, mettendo la mano sulla sua, attaccata alla maniglia.
“Samuel, ehy, Samuel. Tua sorella e tuo fratello hanno bisogno di te.” Gli disse, destandolo dal suo stato di trance.
Lui lo guardò, per poi abbassare lo sguardo sulle loro mani.
Martin si ritrasse subito, imbarazzato, mentre l’altro si asciugò le lacrime, accennando un sì con la testa non troppo convinto.
Si diressero verso l’ascensore, pigiando poi il bottone per il piano terra.
Samuel lanciò un’ultima occhiata alla porta della camera di Tyrone, nella vana speranza di poter presto rivedere la madre.
Piper era attaccata alla porta, cercando di sentire le porte dell’ascensore chiudersi, non accorgendosi del cadavere di Tyrone che si stava rianimando.
Il ragazzo si mise a sedere, con ancora il lenzuolo in testa.
 
Quando raggiunsero l’androne dell’ospedale, Samuel e Martin lo trovarono nel caos più assoluto.
C’erano un centinaio di persone che gridavano aiuto, feriti o con parenti a cui serviva una mano, che premevano e picchiavano sui tavoli della segreteria o ai portoni delle varie corsie ospedaliere.
Il Raccoon Hospital strabordava di gente in ogni singolo reparto, a quanto pare non potevano accogliere più persone.
“Fateci entrare, aiutateci!” Gridavano.
I due ragazzi erano scioccati.
“Andiamocene da qui.” Martin strattonò ancora una volta l’amico, correndo verso l’ingresso.
Si guardarono attorno, notando cadaveri a terra o persone in preda alle convulsioni, esattamente come Tyrone.
La situazione degenerò quando uno dei malati si rialzò dal pavimento, addentando la prima vittima che gli capitò a tiro!
“Ma che cazzo!” Samuel era sconvolto, mentre la gente iniziava a gridare in preda al panico, spingendo ancora più forte le porte dei reparti.
Alcuni riuscirono a sfondarle, causando un afflusso di gente per i corridoi dell’ospedale!
I due erano quasi fuori, quando assistettero ad una scena raccapricciante.
Davanti a loro, a lato dell’entrata, un uomo era riverso su un cadavere, strappando a morsi le sue interiora.
“Cristo santo!” Martin si paralizzò sul posto, esattamente come Samuel.
L’uomo girò la testa verso di loro, ringhiando con ancora un pezzo di stomaco penzolante sulla bocca.
“Via!” Samuel prese una sedia, lanciandola sull’uomo che si era appena rialzato e piazzato davanti alla porta.
Questi cadde a terra, permettendo ai due di sprintare fuori da quell’inferno.
Sulle strade di Raccoon City la situazione non era migliore.
C’erano incendi ovunque, altri pazzi come quello dentro l’ospedale si stavano riversando sulla strade, mentre gli agenti di polizia gli sparavano contro tutto l’armamentario che avevano.
La gente fuggiva, in preda al panico, mentre svariati incidenti stradali si intravedevano per le strade.
“Vieni, di là!” Martin indicò un vicolo e i due ci si fiondarono, finendo su una lunga passerella metallica che circondava svariati palazzi.
Corsero per un po’, almeno finché non si sentirono un minimo al sicuro e lontani da quei mostri.
“Dove credi sia la centrale di polizia?” Chiese Samuel all’amico, mentre riprendevano fiato.
Campbell, si guardò in giro, almeno finché non intravide la torre dell’orologio in lontananza.
“Guarda, di là! Ti basterà seguire la torre.” Disse, indicando l’edificio diverse miglia più in là.
Marini lo guardò stranito.
“Mi basta? Te non vieni?” Disse, confuso.
Martin abbassò lo sguardo, guardando altro.
“Non posso, tua mamma ha detto che mio padre è rimasto in officina… devo trovarlo.” Confessò, facendo irritare l’altro.
“Sì, ma ha detto che sarebbe venuto alla centrale anche lui!” Sbottò, non potendo credere a ciò che stava sentendo.
“Lo so, ma io lo conosco, non lascerà incustodita l’officina, non è da lui! E lo sai che non si fida più della polizia di Raccoon City dopo quello che è successo a tuo padre.”
L’altro però non sembrava voler sentire ragioni.
“Senti, Tyrone è morto, mia madre è rimasta in ospedale con quei pazzi, non puoi andartene anche tu, ti prego.” Lo supplicò, non potevano separarsi in un momento come quello.
E soprattutto Samuel non voleva perderlo.
Si sentiva legato in una maniera assurda a quel ragazzo, soprattutto dopo quella giornata.
Aveva bisogno che facesse parte della sua vita in quel momento, che lo sostenesse.
Martin forse percepì i pensieri dell’altro, ma scosse la testa, guardandolo con sofferenza negli occhi.
“Non posso, io… devo trovare mio padre, Samuel. Veramente.” Disse, facendo imprecare il ragazzo.
Passarono alcuni istanti, ma Marini riuscì a calmarsi, prendendo un paio di respiri.
“… va bene, ma promettimi solo una cosa.” Disse, facendosi lanciare un’occhiata interrogativa da Martin.
“Quando avrai trovato tuo padre convincilo a venire alla centrale, per favore.”
Martin sorrise, non pensava che ci tenesse tanto.
Forse, in qualche modo, quella giornata li aveva uniti.
“Va bene, te lo prometto.” Vide Samuel farsi un attimo più sereno, gli abbozzò un sorriso, prima di andarsene.
“A dopo allora.” Martin lo guardò scomparire dietro a una scalinata, chiedendosi se sarebbe riuscito a mantenere quella promessa.
Per un attimo si maledì per non aver salutato l’amico come si deve, in fin dei conti quella poteva anche essere l’ultima volta che si vedevano.
 

Note d'Autore

Eccoci con il nuovo capitolo della saga di Resident Evil più emozionante di sempre! (se va beh e domani mattina è capodanno)
Come prima cosa, R.I.P Tyrone Henry, insegna agli angeli ad essere buoni solo a farsi mordere.
Qui la situa peggiora sempre di più, Martin e Samuel si separano, Valerie inizia ad avere forti dubbi sull'Umbrella, Julia e Becca sono bloccate in casa, Alice (nd: si pronuncia all'inglese come la protagonista dei film, anche se non sono assolutamente la stessa persona) è bella che svenuta e Tyrone è morto!
Diciamo che stiano entrando nel vivo della prima parte di questa storia :3
Per ora, qual è il vostro personaggio preferito?
Come credete che si svilupperà il tutto?
Martin e Samuel si rincontreranno?
Becca starà bene?
Valerie capirà che cosa sta accadendo realmente là sotto?
Quali sono i progetti di Alex?
Alice riuscirà prima o poi a riprendersi?
E soprattutto: shippate SamuelxJulia o SamuelxMartin?
 
  
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