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Autore: Babbo Dark    27/04/2020    4 recensioni
[Omegaverse], [AU Teen Wolf/Mulan], [Omega!Stiles/Alpha!Derek], [tutti vivi], [tutti licantropi].
Stiles Stilinski è un Omega diciottenne il cui sogno principale è quello di rendere onore alla propria famiglia; la sua vita cambia drasticamente quando, a causa dell'invasione dell'esercito delle chimere, suo padre verrà chiamato alla guerra. Nel disperato tentativo di salvare padre e famiglia, Stiles rinuncerà a tutto e con l'aiuto del draghetto Mushu si imbarcherà nella sua impresa più difficile: passare per Alpha e arruolarsi nell'esercito della Contea.
A grande richiesta torna su EFP questa AU che pubblicai tempo fa, ho cercato di rendere onore sia alla precedente fanfiction (che purtroppo è andata perduta) che al Classico Disney; spero di aver fatto un buon lavoro!
Genere: Azione, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: altro aggiornamento in anticipo! Ragazzi, questo capitolo è lunghissimo (21 pagine!) ma ho deciso di inserire un piccolo pezzo in cui vengono raccontate le vite degli Stilinski, oltre che una rapida occhiata a Theo e a quello che sta per fare; nella parte finale del capitolo è presente una scena di lotta tra quest* misterios* Alpha Dai Capelli Di Fuoco e Stiles, inoltre, saranno presenti dei flashback che racconteranno i fatti salienti dell’addestramento. Ho preferito condensare il tutto perché se mi mettevo a descriverli come per tutto il resto sarebbe uscito fuori un sesto capitolo e già tutta la parentesi dell’addestramento è eterna, prolungarlo mi sembrava veramente eccessivo.

Iniziano a mostrarsi le prime problematiche per il nostro Stiles ma tranquilli, la famosa scena del recupero della freccia è vicinissima!

Non credo di avere altro da dire, perciò ci vediamo sotto!

 
Buona lettura!
 

Babbo Dark
 


Isaac 
Scott 
Jackson 




Il più raro e il più bello di tutti…
Capitolo Settimo: L’addestramento parte 3 – L’Alpha Dai Capelli di Fuoco



Il costante scrosciare dell’acqua contro il lavello accompagnava i pensieri di Claudia Stilinski, il corpo immobile e la mente lontana; un alone di disperazione avvolgeva il corpo dell’Omega, il quale si mescolava abilmente con la puzza di tristezza emanata da nonna Stilinski, occupata, come ogni giorno, a pregare gli Antenati davanti al piccolo altarino che avevano eretto in un angolo del salotto. Le due mannare, immobili e in un perfetto silenzio, sembravano ignorarsi a vicenda; qualsiasi estraneo che fosse entrato in quel momento avrebbe pensato che le donne non si sopportassero a vicenda, ignorando il dolore che avvolgeva in velenose spirali i loro animi.

Seduto sulla fredda panchina posta sul giardino sul retro, Noah Stilinski fissava pensieroso quel piccolo fiore di ciliegio che in quella primavera aveva fatto imprigionare all’interno dell’ambra; le parole del suo ragazzo gli riecheggiavano costantemente nella testa, strappandogli il cuore in frammenti così piccoli che l’Alpha si chiedeva costantemente come facesse quel dannato muscolo a funzionare correttamente nonostante fosse praticamente distrutto.

Otto mesi. Erano passati otto mesi da quella notte eppure non c’era un istante in cui la famiglia Stilinski non riuscisse a distrarsi dal costante pensiero di quel battito cardiaco assente da troppo tempo; Stiles era scomparso in una fredda notte di novembre e di lui si erano perse tutte le tracce. Non passava giorno in cui Noah non sfogliasse attentamente il giornale, il notiziario aveva iniziato a fare da colonna sonora alle loro giornate ma in quell’assolato pomeriggio di luglio tutti i mannari preferirono quell’assordante silenzio alla monotona voce del giornalista di turno; tutti gli anni precedenti, in quel giorno in particolare, casa Stilinski si riempiva di allegrie e risate. L’odore di torta alle mele saturava tutte le stanze, borbottii apparentemente privi di senso lasciavano le loro bocche e alla fine, quando il Sole calava, la festa iniziava; nel giorno del compleanno di Stiles tutto sembrava più bello, più naturale, più colorato… Semplicemente, tutto era più vivo.
 

Claudia ricordava bene il giorno in cui il suo piccolo Omega era venuto alla luce… Aveva trascorso la notte precedente in piedi a causa del dolore al ventre, facendo preoccupare costantemente suo marito che cercava inutilmente di contare i minuti trascorsi tra una contrazione e l’altra, e con l’arrivo dell’alba le acque si erano rotte; un triste sorrisoli  tirò le labbra quando ricordò le preghiere piante dall’uomo che amava mentre l’accompagnava in ospedale e poi, come l’esplosione di una supernova, era arrivato quel grido… Immediatamente, Claudia lo catalogò come il suono più bello che avesse mai raggiunto le sue orecchie e poi, nonostante la spossatezza, un fagotto sudicio e piangente gli venne posato delicatamente tra le braccia tremanti; il suo cucciolo, il suo miracolo, la sua alba smise immediatamente di agitarsi e puntò le sue iridi in quelle della madre, illuminandole d’oro davanti allo stupore dei sanitari.

‘Ha riconosciuto l’Omega che l’ha messo al mondo…’ sussurrò meravigliato un medico; ‘No, ha riconosciuto sua madre…’ lo corresse immediatamente l’ostetrico.
 
 

‘Nonna, mi dai la memmella?’


Miriam permise a una singola, solitaria lacrima di abbandonarle le palpebre serrate, lanciandola libera di percorrere dolcemente la sua pelle rugosa per poi fermarsi sotto alla linea della mascella; il labbro inferiore le tremò quando, con la mano tremante, tastò la piccola caramella Rossana nascosta sotto la manica destra della camicetta che indossava. Ricordava perfettamente tutte le volte in cui nascondeva quei dolcetti nella stanza del suo nipotino, soprattutto quando questi finiva in punizione, e con il passare del tempo le fu semplice portarsene dietro sempre una piccola scorta, ‘La scorta segreta di nonna Stilinski…’ sussurrava sempre a quel cucciolo con gli occhi fin troppo svegli per un bambino di quattro anni, e nonostante ormai Stiles fosse cresciuto e non vi era più la necessità di comportarsi in quel modo, lei teneva sempre una caramella rossa sotto il polsino della manica o in qualche tasca. Il suo nipotino, la sua piccola stella caduta dal cielo, quel piccolo Omega che le somigliava terribilmente nel carattere ma che, nel fisico, era la copia sputata della madre; un sorriso tremulo le tirò le labbra nel ricordarsi tutte le marachelle che lei gli copriva e alla fine, reprimendo un singhiozzò nel fondo della gola, Miriam aprì gli occhi umidi di lacrime e fissò le piccole volpi poste sull’altare di famiglia. ‘Antenati, se qualcuno deve morire che sia io… Sono vecchia, la mia vita l’ho vissuta appieno e ne sono soddisfatta ma Stiles… Lui è ancora un cucciolo, ha tutto l’universo ai suoi piedi e l’infinità del tempo a sua disposizione… Ascoltate le mie preghiere, vi prego… Elias, amore mio e mio eterno Compagno, volgi il tuo sguardo al nostro nipotino e guidalo al sicuro fino a casa… Che i miei occhi vengano avvolti dall’oscurità per permettere a quelli di Stiles di vedere un’altra alba…’
 
 

‘No!’

‘Stiles…’

‘No. Enne O! NO!’

‘Ma se non provi come sai che non ci riuscirai? Hai paura di cadere?’

‘Forse…’

‘Ok, sai che facciamo?’

‘Mi rimetti le rotelle alla bici?’

‘No, ora tu sali sul sellino e inizi a pedalare mentre io ti aiuto a mantenere l’equilibrio.’

‘E se mi lasci andare e poi io cado?’

‘Non lo farei mai!’

‘Giurin giurello?’

‘Stiles, ascolta queste mie parole… Lungo il sentiero della vita, che sia in salita o in discesa, ogni qualvolta ti sentirai solo guarda in basso; vedrai quattro orme. Due saranno le tue ma le altre saranno le mie, e allora saprai che non ti ho mai abbandonato…’

‘Papà, perché piangi?’

‘Perché ti voglio bene… Figlio mio…’

‘Allora mi prometti che non mi lascerai mai andare?’

‘Lo prometto.’


Stiles iniziò a pedalare timidamente, spaventato da una possibile caduta, ma il costante profumo di suo padre gli infondeva sicurezza e poco a poco acquistò sempre più fiducia; il vento sferzava il suo piccolo volto pallido e quando una risatina proruppe dalle sue labbra e Noah capì. Capì che nonostante tutto, suo figlio si sarebbe sempre rialzato da solo e avrebbe affrontato il mondo a testa alta e con un sorriso a tirargli le labbra; lentamente, Noah lasciò il sellino e si fermò mentre osservava il suo bambino pedalare via, sempre più lontano da lui…


‘Ce la sto facendo papà, visto?! Ce la faccio, ce la faccio!’


Un singhiozzo gli abbandonò le labbra, riecheggiando placidamente nella calda quiete di quel pomeriggio afoso; lo aveva giurato, gli aveva detto che non lo avrebbe mai abbandonato eppure, alla fine, aveva voltato le spalle al suo cucciolo… TI ODIO! ODIO TE E IL TUO STUPIDISSIMO FIORE RITARDATO!; Stiles era così… Un minuto prima di urlava addosso e quello dopo ti chiedeva scusa in lacrime eppure, questa volta, la richiesta di perdono è arrivata in forma diversa; un bracciale posato sul comodino, dove poche ore prima aveva abbandonato la sua lettera di arruolamento, era stato il silenzioso desiderio di essere perdonato. Il bracciale non poteva parlare eppure, nel suo costante mutismo, urlava; Noah lo sentiva vibrare contro il polso, scaldarsi ogni qualvolta il pensiero di Stiles diventava più insistente, e quelle volte l’Alpha non riusciva a evitare di carezzarlo dolcemente nella vana speranza che quelle coccole arrivassero anche al suo bambino.


‘Perdonami, figlio mio, perdona questo vecchio lupo per non essere riuscito a mantenere quel giuramento… Perdona il tuo vecchio padre e torna a casa…’
 
 
Timidamente, come se non volesse mostrarsi a quei licantropi avvolti dal dolore, la Luna fece capolino tra le nuvole e puntò il suo sguardo materno su quei tre lupi; una lacrima sgorgò dai suoi occhi mentre il ricordo di quella notte tornava a lambirle la memoria, facendole rivivere attimo per attimo quegli istanti. Sotto la sua luce, un ragazzo aveva rinunciato a tutto pur di salvare la sua famiglia e lei non poteva esimersi dall’ascoltare quelle preghiere; suo figlio, quel cucciolo d’Omega così anomalo ma dal cuore enorme, avrebbe sempre ritrovato la strada di casa perché lei gli avrebbe costantemente illuminato il cammino da seguire…
 
 

***
 
 

«Generale Morrell, finalmente ci incontriamo…» la voce suadente di Theo carezzò lascivamente le orecchie dell’Alpha che ringhiò furiosamente e illuminò le iridi di rosso, il corpo reso immobile dal veleno del kanima; la chimera ridacchiò rumorosamente e sollevò lo sguardo, sorridendo davanti alla distesa di cadaveri parzialmente nascosta nella foresta dei Carver per poi tornare a incrociare gli occhi cremisi dell’Alpha «E così anche il distretto est finalmente è caduto…» disse la chimera con nonchalance «Devo ammetterlo… Non mi sarei mai aspettato che tre generali unissero le forze per attaccarci, di solito siete così impegnati a odiarvi l’un l’altro per poter elaborare strategie così complesse…» Theo spostò lo sguardo sul generale Kalì Pewensye, la gola squarciata da Zack, e successivamente sul generale Marcus Peverell, la testa staccata dal resto del corpo da un affamato Donovan; infine, ritenendosi soddisfatto e beandosi dell’odore del sangue che saturava le sue narici, tornò a incrociare gli occhi del generale Morrell «Ultime parole famose?» chiese mostrandole gli artigli.

«Il generale Hale ti fermerà!» ringhiò furiosamente l’Alpha ma poi, privo di qualsiasi empatia, Theo fece calare gli artigli sulla sua gola e la squarciò da parte a parte; gioendo dei singhiozzi morenti che abbandonavano quel corpo più morto che vivo, Theo osservò attentamente il sangue sporcare il terreno erboso sotto i suoi piedi e alla fine, quando la vita abbandonò definitivamente il corpo di Marin Morrell, si rialzò e ruggì con forza, subito imitato dal suo esercito.

«Andiamo, il generale Hale ci aspetta…» sussurrò maleficamente Theo prima di voltarsi verso sud per poi iniziare a incamminarsi; intuiva dove potesse trovarsi quella donna che lo aveva fatto seguire per tutti quei mesi e, maledicendosi, la chimera si appuntò mentalmente di squarciare la gola al possibile responsabile di quella problematica.
 
 

***
 
 

Gli occhi verdi di Derek si puntarono su quello che, negli ultimi mesi, si era letteralmente trasformato nella sua personale ossessione; Stiles, posto in prima fila e intento a eseguire i sollevamenti come se non ci fosse un domani, era riuscito per chissà quale motivo a stregarlo e Derek non riusciva a spiegarselo. Di giorno cercava i suoi occhi fin troppo grandi, di notte sognava di marchiare quella pelle pallida; lui si era davvero, davvero, davvero, DAVVERO impegnato per farsi odiare da quel ragazzino – tutti ormai sapevano che a Stiles toccavano le punizioni più pesanti a livello fisico, come quando gli ordinò di fare cento giri nella pista d’atletica in un verso e cento in un altro, inoltre era lo stesso Omega che a ogni escursione, automaticamente, afferrava lo zaino rosso e se lo caricava in spalla – ma Derek non riusciva a fermare i propri pensieri, o peggio ancora il suo corpo, e senza volerlo si ritrovava ragionare sul suo cadetto preferito o a toccarlo senza un reale motivo. Certo, questo suo comportamento aveva causato non pochi problemi al ragazzo – come quando Burne e Finstock gli avevano avvelenato il pranzo con lo strozzalupo, facendolo stramazzare al suolo durante gli allentamenti pomeridiani – ma ogni volta che Derek puniva quei bulletti si ripeteva che lo faceva per educarli, poco importava che i due si fossero svegliati nel bel mezzo del nulla completamente nudi e con un biglietto che recitava le coordinate dell’accademia; sì, quelle punizioni non avevano nulla a che vedere con il ragazzo… O almeno, così si ripeteva Derek.

Sospirando rumorosamente all’ennesimo pensiero inopportuno, questa volta incentrato sugli addominali dell’Omega, il capitano si passò stancamente una mano sul volto e cercò di concentrarsi; per quella mattina aveva elaborato un esercizio particolare, una parte di lui gli ripeteva che tutto quello era stato fatto per il bene dei suoi cadetti ma l’altra, quella più subdola, gli urlava contro l’unica cosa che a Derek importava veramente: lui aveva un debole per i bicipiti ben delineati e quelli di Stiles stavano diventato particolarmente eccitanti man mano che il tempo passava. Così, subito dopo aver eseguito i consueti cinquanta giri di campo, le reclute erano state spostate nella palestra interna e lì, una volta appesi alle traverse, avevano iniziato i piegamenti; Derek si era sentito soddisfatto del proprio operato, vedere quelle braccia muoversi sensualmente sotto i suoi occhi gli stava facendo toccare il cielo con un dito, ma poi la sua vena sadica era uscita fuori e l’Alpha si ritrovò costretto ad assecondarla.

Pesanti incudini di cinquanta chili furono legati ai loro piedi, uno per caviglia, e Derek aveva ordinato loro di compiere altri cinquanta piegamenti; sapeva che oltre quel “Signor sì, signor capitano!” si nascondeva una pesante offesa nei suoi confronti, e un po’ sperava di poterla sentire perché gli mancava punire uno di quegli sfaticati, ma il plotone iniziò a eseguire l’esercizio in perfetto silenzio e lui, nuovamente, si perse a osservare i bicipiti di Stiles. ‘Quanto vorrei morderli… Casomai mentre raggiungo l’orgasmo nel suo corpo… Sì, sarebbe fantastico!’.
 
 
«CAPITANO HALE! CAPITANO HALE!» la fastidiosa voce di Harris lo distrasse dalle sue fantasie, costringendolo a sbuffare sonoramente per poi voltarsi verso quello scocciatore antipatico che negli ultimi otto mesi gli aveva reso la vita un inferno; Harris entrò nella palestra, facendo immediatamente scoppiare a ridere i vari cadetti che, a causa di quella reazione, si lasciarono andare e caddero pesantemente a terra. Il consigliere sindacale, infatti, indossava un pigiama rosa con unicorni viola sparsi ovunque; i capelli ancora schiacciati dal cuscino e gli occhiali storti sul naso miglioravano ulteriormente l’immagine ridicola di quel fastidioso Beta e Derek dovette sfruttare tutto il suo autocontrollo per evitare di piegarsi sulle ginocchia per le troppe risate «CAPITANO! È RICHIESTA LA SUA PRESENZA NEL SUO UFFICIO!» disse Harris osservandolo terrorizzato.

«Che è successo?» chiese Derek incrociando le braccia davanti al petto e sollevando di scatto un sopracciglio.

«Il tenente Martin e il consigliere Argent sono qui, sotto ordine del generale Parrish.» Derek sgranò gli occhi e si massaggiò gli occhi prima di voltarsi di scatto verso i cadetti.

«Coloro che hanno mollato la presa si privino dei pesi aggiuntivi e si rechino al magazzino…» ordinò Derek illuminando le iridi di rosso e puntando lo sguardo irritato verso Greenberg e Matt, che ancora non si erano rialzati da terra «Recuperate uno zaino a testa per poi dirigervi alla pista d’atletica; cento giri di campo e se scopro che avete battuto la fiacca quintuplicheranno!» sbraitò mostrando le zanne prima di voltarsi verso coloro che stavano continuando i piegamenti «Voi altri continuate l’esercizio e quando finite imitate gli altri, recuperate uno zaino e recatevi alla pista. Per voi cinquanta giri. Stilinski, prenda lo zaino rosso.» Stiles annuì con uno sbuffo e piegò nuovamente i bicipiti mentre Derek voltava loro le spalle e usciva dalla palestra per poi scattare sul posto e correre verso il proprio ufficio.
 
 
Dopo il telegramma ricevuto la settimana precedente dal consigliere Deaton, in cui veniva avvertito della caduta dei tre generali, l’Alpha non poteva far altro che temere l’arrivo di altre terribili notizie e perciò sospirò rumorosamente quando notò “L’Alpha Dai Capelli Di Fuoco” curiosare con tranquillità nel suo ufficio; lui e Lydia Martin avevano frequentato la stessa accademia militare, oltre a partecipare insieme alle prime missioni, e con il passare del tempo quella che era nata come una sana competizione tra licantropi si era trasformata in un’amicizia profonda. L’uno c’era sempre per l’altro e dall’inizio di quella crisi con le chimere non c’era stato un singolo giorno in cui non si mettessero in contatto, scambiandosi pareri e opinioni riguardanti l’addestramento delle reclute; Derek la adorava, con i suoi modi di fare schietti e la mente brillante Lydia era sicuramente uno dei migliori soldati in circolazione e lui stesso era convinto che un giorno, presto o tardi, avrebbe preso il posto di sua madre.

L’Alpha Dai Capelli Di Fuoco posò il globo di neve che sua sorella Laura gli aveva regalato tempo dietro e gli sorrise raggiante; il volto pallido metteva ancor più in risalto quelle iridi verdi che unite al rosso dei suoi capelli portava i suoi interlocutori a scambiarla per un’irlandese dal gomito alto, definizione che si allontana il più possibile dalla maestosa mannara che era.
 
 
«Capitano Hale, è un balsamo per gli occhi.» disse sorridente Lydia mentre Derek chiudeva la porta, dandogli la giusta privacy da orecchie indiscrete «Sai cos’è successo ai generali Morrell, Perevell e Pewensy?» chiese tristemente, facendo annuire l’Hale; un sospiro intristito abbandonò le loro bocche, gli sguardi saturi di rabbia chiedevano vendetta a gran voce ma entrambi sapevano che agire senza pensare voleva dire suicidarsi. Le chimere avevano battuto tre eserciti contemporaneamente e loro due, nonostante le loro abilità, non avevano alcuna speranza di sopravvivere; un nuovo sospirò gli abbandonò le labbra. Derek si passò una mano sul volto, Lydia giocò distrattamente con una ciocca ramata e alla fine il ragazzo parlò.

«Amica mia, cosa ti porta qui?» chiese Derek aprendo il suo frigo bar e tirando fuori la miglior grappa che possedesse per poi afferrare due bicchieri di cristallo accuratamente riposti su un vassoio d’acciaio.

«Jordan.» l’Hale ancora faticava a credere che quella ragazza avesse trovato il proprio Compagno nell’unico generale Beta e nonostante le serate passate in compagnia, gli faceva ancora uno strano effetto sentirlo chiamare per nome quando indossavano la divisa «Le reclute fanno pena, tutti i capitani di Beacon Hills sono disperati e con l’avanzare della minaccia noi tenenti siamo stati mandati in aiuto.» spiegò mentre Derek versava il liquore per poi passarle un bicchiere «Tu come te la cavi?» chiese ringraziandolo con un cenno del capo.

«Male.» rispose seccamente l’Hale «Sono un gruppo d’imbecilli viziati, egocentrici e nullafacenti!» ringhiò Derek mentre beveva avidamente il liquido ambrato, percependo la gola bruciare per un attimo prima che la sua natura intervenisse per riportare tutto alla normalità; Lydia ridacchiò, assaggiando la grappa, e si sedette elegantemente sulla poltrona in pelle posta davanti alla scrivania in mogano «Tra tutti c’è solo un ragazzo che mi rende orgoglioso, McMilligan, ma gli altri…» Derek emise un patetico lamento e sollevò di scatto il capo verso il soffitto mentre un sospiro fin troppo rumoroso abbandonava le sue labbra.

«I tempi sono diversi, Der, questi ragazzi non sono cresciuti nello stesso clima del nostro.» precisò immediatamente Lydia finendo la propria grappa per poi posare il bicchiere sulla scrivania «Noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle gli scontri tra le frazioni di Beacon, siamo stati in qualche modo costretti a intraprendere la carriera militare per proteggere noi stessi e le nostre famiglie…» disse accavallando le gambe e sollevando le sopracciglia «Solamente quando Deucalion è divenuto sindaco la pace è arrivata, ricordi?» Derek annuì e incrociò le caviglie mentre il gomito veniva pesantemente posato contro un mobile «Loro non hanno vissuto nulla del genere, non sanno cosa sia la disciplina militare.» Lydia sbuffò e si massaggiò gli occhi «Quali sono i progressi?» chiese intimorita dalla risposta.

«Da dove devo cominciare?» chiese semplicemente Derek.
 
 

*** Lo scorso gennaio ***
 


«Cadetti, oggi ci eserciteremo nel tiro con l’arco.» disse Derek camminando tranquillamente avanti e indietro davanti alle reclute, che l’osservavano confusi; quel pomeriggio si erano spostati nella foresta, in un ampio spiazzo dove qualcuno tempo addietro aveva sistemato dei bersagli contro i tronchi degli alberi, e l’Alpha notò il modo in cui gli sguardi dei mannari si spostavano curiosi da una parte all’altra «Domande?» chiese fermandosi e incrociando i polsi dietro la schiena, un sorriso ironico a tirargli le labbra.

«Perché dobbiamo giocare a imitare Robin Hood?» chiese saccentemente Jackson, attirando su di sé l’attenzione del capitano «Insomma, in guerra mica ci andiamo armati di arco e frecce. Giusto?» domandò leggermente insicuro; Derek corrucciò le sopracciglia e oscillò il capo a destra e sinistra prima di tornare a fissare il ragazzo.

«Grazie per esserti proposto come volontario, Whittemore.» disse Derek come se nulla fosse prima di recarsi verso Harris che, pallido come un lenzuolo, stringeva spasmodicamente tra le mani un fucile FAL BM 59 «Questa sarà l’arma che avrete in dotazione quando scenderemo in battaglia, oltre quella di famiglia che tutti voi vi siete portati dietro.» spiegò afferrando la canna del fucile per poi tornare indietro; con movimenti meccanici, Derek lo caricò e lo passò a un timoroso Jackson prima di togliere la sicura «Tutti i fucili con cui avrete a che fare qui all’accademia sono caricati a salve o con normali proiettili, in guerra sparerete con pallottole d’argento o contenenti lo strozzalupo.» disse allontanandosi di qualche passo dall’Alpha che aveva iniziato a tremare «Ora, Whittemore, mira al bersaglio e spara.» Jackson deglutì e si leccò le labbra prima di ubbidire; lo sparo riecheggiò nella foresta, spaventando gli uccelli appollaiati sui rami, e il proiettile si conficcò contro la corteccia di un albero posto a diversi metri dal bersaglio. Jackson cadde pesantemente al suolo, la spalla dolorante e un fastidioso sibilo nelle orecchie «Capito ora il perché, Whittemore?» domandò l’Hale, facendo annuire il cadetto che, privato dell’arma ormai scarica, si rialzò da terra e si rimise in fila «Non sapete nulla di armi da fuoco, non siete abituati al rinculo ed essendo questa la primissima volta che vi esercitate preferisco andare sul sicuro…» spiegò Derek riconsegnando il fucile ad Harris, che sospirò pesantemente «Ognuno di voi prenda un arco e una faretra; posizionatevi poi davanti a un bersaglio e cercate di fare centro.» ordinò.
 

Naturalmente, l’inizio fu disastroso… Derek si lasciò scappare un guaito disperato quando notò le pessime condizioni in cui versava il proprio plotone; Scott stava litigando da cinque minuti buoni contro la sua freccia, visto che questa continuava a scostarsi dal metallo dell’arco; Isaac aveva colpito la corteccia di qualsiasi albero tranne, ovviamente, il suo e Greenberg – Derek, sinceramente, non voleva sapere come ci fosse riuscito – aveva colpito la natica destra di Matt mentre quest’ultimo, a causa del dolore, aveva scoccato una freccia che si era conficcata chissà come nella pancia di uno scoiattolo fin troppo sfigato.

‘Perché… Perché a me?!’ pensò Derek osservandoli, lo sguardo sempre più disperato e una mano costantemente premuta sulla fronte che, puntualmente, calava sugli occhi quando la vista di quel che succedeva diventata insopportabile; notò Aiden colpire la sezione gialla del bersaglio e Jason quella nera, gli unici fino a quel momento che si erano avvicinati all’obiettivo, e poi il suo sguardo cadde su Stiles. L’espressione concentrata messa su dall’Omega lo rapì, vedere i muscoli tendersi e flettere ritmicamente lo ipnotizzò e Derek si ritrovò a gemere ogni qualvolta che una freccia veniva scoccata dal ragazzo; deglutendo, l’Alpha si avvicinò al ragazzo e l’osservò attentamente per qualche attimo, le sopracciglia sollevate e le mani portate contro i fianchi.

Sentire quelle iridi bruciare contro la pelle era una distrazione non indifferente per il giovane Omega, soprattutto perché il suo dannatissimo capitano aveva pensato d’indossare solamente una canotta nera e aderente che metteva in risalto tutto il ben di Dio che la natura gli aveva donato, e Stiles si ritrovò a deglutire rumorosamente; la mente dell’Omega si riempì d’immagini raccapriccianti con il solo scopo di evitare d’eccitarsi ma alla fine la voce di Derek, un basso rombo che colpì direttamente i suoi ormoni, gli raggiunse le orecchie.
 
 
«Stilinski?» si era limitato a domandare l’Alpha e questo bastava per mandare in corto circuito la mente del ragazzo che si ritrovò a chiudere gli occhi e lasciare andare la freccia; il sibilo sembrò, fortunatamente, rompere quella strana atmosfera che si era creata e con un impatto la punta acuminata si conficcò a pochi centimetri di distanza dal cerchio rosso «Non male…» lo lodò Derek, ignaro della sorpresa che regnava nello sguardo di Stiles «La prossima volta non impiegare un’era geologica per scoccare la freccia, la velocità è tutto in una battaglia.» gli ricordò dandogli una pacca sulla spalla e allontanandosi subito dopo.

‘L’ho toccato! Luna piena, ho toccato quel corpo da favola!’
 

Le frecce ripresero a essere scoccate e dopo tre ore abbondanti Derek decise di modificare leggermente l’esercizio così, ordinando a Greenberg di portare al centro della radura il materiale che Scott e Isaac avevano preparato subito dopo colazione, iniziò a spiegare.
 
 
«Queste piccole leve sono state ideate in modo tale da contenere un pompelmo…» disse mostrando l’oggetto in legno e il frutto «Posizionate la leva in questo modo…» i cadetti osservarono l’Alpha sistemare la leva, anche se Stiles preferì concentrarsi sul sedere sodo di Derek stretto in quell’attillata tuta da ginnastica «E mettete il frutto nella rientranza posta sul bordo superiore…» il mannaro si rialzò, e Stiles non riuscì a trattenere un sospiro irritato visto che lo spettacolo era stato brutalmente interrotto «E poi…» Derek calò un piede contro la parte della leva posta in alto e non appena questa ruotò, il pompelmo venne lanciato in aria; il frutto si librò e l’Alpha, con una rapidità che provocò l’invidia generale, tese l’arco e scoccò una freccia che penetrò alla perfezione l’agrume per poi conficcarsi al centro esatto del bersaglio «Facile.» Derek si voltò e sorrise davanti alle espressioni stupite messe su dai cadetti.
 
 
Uno alla volta, i licantropi presero il materiale occorrente e si posizionarono davanti ai vari bersagli; inizialmente le cose erano andate bene, ‘Non ci vuole una laurea per posizionare una leva e un pompelmo di merda…’ pensò Derek, ma subito dopo il tutto era degenerato…

Gli agrumi volavano da una parte all’altra o semplicemente si sollevavano in aria per poi ricadere pesantemente sul suolo; le frecce continuavano a essere sprecate mentre la pazienza di Derek faceva le valigie e spariva dalla circolazione. Ringhiando furibondo e riprendendo le reclute per qualsiasi cosa – ‘De Laurentis, devi prima lanciare il pompelmo e dopo scoccare la freccia!’; ‘Cooper, sei diventato sordo?! Quel maledettissimo frutto lo devi colpire con la freccia, non mangiarlo!’; ‘McCall, io non ho parole…’; ‘Greenberg, ma perché il fato ci ha fatto incontrare? Cos’ho fatto di male io per meritarmi uno come te nel mio plotone?’ – ma alla fine successe qualcosa che non avrebbe creduto possibile… Stilinski stava barando…

Quello che nessuno notò, però, fu la presenza di Mushu abilmente nascosto nella manica di Stiles che, dopo l’ennesimo fallimento, afferrò un pompelmo maturo e lo conficcò sulla freccia prima di tornare a nascondersi nell’esatto momento in cui Derek notava “l’imbroglio”; Stiles si ritrovò a sorridere innocentemente mentre l’Alpha, illuminando le iridi di rosso, ruggiva un furibondo ‘STILINSKI!’.
 

 
 
*** Presente ***
 
 

La risata di Lydia riecheggiò per tutto il piccolo ufficio dell’Hale, facendo sbuffare sonoramente quest’ultimo che preferì roteare gli occhi piuttosto che colpire l’amica; la ragazza, infatti, si era portata una mano sulla pancia per le troppe risate, lacrime di gioia le scorrevano sul volto niveo e i singhiozzi le spezzavano il sorriso sempre più frequentemente. Derek non capì il motivo di quelle risate e si osservò attentamente intorno ma non c’era niente e nessuno che potesse giustificare il comportamento della mannara; alla fine, sospirando pesantemente, Derek si riempì nuovamente il bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato, attendendo che l’altra si calmasse.
 
 
«Oddio…» sbuffò dopo qualche altro minuto Lydia, gli occhi lucidi e le ciglia appesantite dalle lacrime «Ha davvero infilzato un pompelmo?!» chiese ridacchiando per poi scoppiare nell’ennesima sonora risata quando Derek annuì «Gesù…» sussurrò asciugandosi le lacrime con il dorso della mano «Meno male che ho il trucco waterproof, altrimenti sarei diventata una panda mannara…» quella era un’altra caratteristica peculiare di Lydia, a lei non importava di ricoprire un ruolo militare abbastanza importante o le chiacchiere che vociferavano sul suo conto visto che, fin dagli albori della sua carriera, non aveva mai rinunciato a truccarsi con un filo di eyeliner e un rossetto rosso che le mettevano in risalto le labbra; sinceramente, Derek ne era un po’ invidioso. Lui desiderava ardentemente farsi crescere la barba ma non aveva mai avuto lo stesso coraggio dell’amica e quindi, di controvoglia e ogni due giorni, si radeva alla perfezione come il buon soldato che era.

«Hai finito?» brontolò Derek all’ennesima risatina della ragazza.

«Sì, sì… Scusa…» disse Lydia mal trattenendo un sorriso «Continua…» sussurrò allungano una mano nella sua direzione, facendo sospirare nuovamente l’Hale.
 
 

*** Lo scorso marzo ***
 
 

«Precisione, letalità, ingegno…» le parole di Derek erano costantemente accompagnati dallo scroscio del fiume Moonlight; quella mattina, sorprendendo tutti, l’Alpha aveva proposto una scampagnata nei boschi ma quella che, apparentemente, doveva essere una pausa di relax si trasformò ben presto in un incubo. Il plotone, indossando gli zaini e dei pesi di cinquanta chili a ciascuna caviglia e polso, avanzava lentamente sul terreno boscoso e Derek non si lasciava sfuggire nessuna occasione per poter ordinare qualche esercizio classico, che fossero flessioni o addominali non contava, e ben prima che il gruppo raggiungesse la destinazione erano già esausti. Fortuna volle, però, che l’Alpha si fermasse molto prima del previsto, permettendo ai giovani mannari di tirare un sospiro di sollievo; la pausa fu di una brevità imbarazzante, il tempo necessario affinché tutti si togliessero i pesi, visto che Derek gli aveva ordinato di togliersi gli scarponi e raggiungerlo nel fiume «In guerra non avremmo la signora Bertha che cucina per noi, e le derrate alimentari potrebbero finire…» spiegò Derek, ignorando la gelida acqua che gli colpiva con insistenza il fianco e concentrandosi sui ragazzi; tuttavia, il volto di Stiles attirò immediatamente il suo sguardo. L’Omega era sbiancato visibilmente a causa del freddo, facendo risaltare i numerosi nei gli adornavano la guancia. ‘Quando vorrei unirli con la lingua…’.

«Ehm… Capitano Hale, signore?» borbottò Isaac quando vide l’Alpha fissare insistentemente il commilitone che, dal canto suo, aveva stretto i pugni e iniziato a deglutire vistosamente.

«Law, ci sverrai da un momento all’altro?» domandò in un sussurro Derek, dimenticandosi di rivolgersi a lui con il cognome; Stiles sgranò gli occhi e scosse immediatamente il capo, sperando che quelle parole non attirassero ulteriormente odio nei suoi confronti «Bene.» sbuffò sonoramente l’Alpha «Dicevo: in guerra non ci sarà nessuno che ci preparerà i pasti e dobbiamo essere in grado di cacciare e pescare con le nostre sole forze, senza canne da pesca o fucili.» rapidamente e con una grazia che stupì tutti, Derek mosse armoniosamente il proprio corpo e tuffò la mano in acqua per poi ritirarla; lì, stretta nel suo pugno, c’era una gigantesca trota arcobaleno che si dimenava furiosamente «Avanti, procuriamoci il pranzo.» il pesce fu lanciato con forza oltre la riva, atterrando pesantemente all’interno dell’alto secchio precedentemente preparato da Derek.
 
 
L’Alpha emise un pietoso verso di vergogna quando quegli idioti tuffarono tutti insieme le mani nel fiume, facendo fuggire immediatamente i pesci e permettendo a Derek di iniziare a temere un possibile digiuno per tutto il giorno; fortunatamente i ragazzi, dopo aver notato l’espressione furente del loro capitano iniziarono a gestire al meglio la situazione ma nonostante tutti i loro impegni la trota arcobaleno rimaneva l’unico pesce pescato.

Fortuna volle che anche Jackson catturò un salmone e, stranamente, anche Greenberg contribuì ad aumentare il numero di pesci, con una piccola trota; all’improvviso, però, Derek notò Stiles tuffare la propria mano e sorridere vittorioso prima di ritirare il braccio nello stesso istante in cui Aiden finiva in acqua; l’Omega rilasciò immediatamente la caviglia e prese a scusarsi davanti alla figura furente e gocciolante del commilitone.

Dopo quel piccolo incidente, Stiles si allontanò dal gruppo che non notò la presenza di Mushu uscire dal fiume e sollevare una grande trota verso il ragazzo, che lo ringraziò con un sorriso.

 
 

*** Presente ***
 
 

«Ancora?!» tuonò Derek notando l’amica praticamente riversa sulla sedia e impegnata a ridere come se non ci fosse un domani; imbronciandosi come un bambino, l’Alpha voltò la testa di lato con uno scatto e incrociò le braccia davanti al petto prima di sbuffare sonoramente.

«Sc… Scusa!» disse Lydia ridacchiando rumorosamente per poi prendere un profondo respiro «Dio… Non ridevo così da una vita…» sussurrò ansimante «Prego, continua…» Derek sbuffò e notò la ragazza sedersi compostamente sulla sedia prima di prendere un profondo respiro per poi tornare a guardarla.
 
 

*** Lo scorso giugno ***
 
 

«L’equilibrio è un elemento fondamentale per ogni licantropo.» Derek osservò il plotone sistemarsi davanti alla struttura che ospitava l’infermeria mentre lui parlava e alla fine, sorridendo e sollevando un secchio ricolmo d’acqua, osservò attentamente i volti confusi dei ragazzi «Uomo e lupo devono costantemente cooperare tra loro per mantenere l’equilibrio; se a prevalere è il lato umano rischiamo di perdere le nostre abilità, diventeremo dei pesi per l’intero plotone oltre che essere un bersaglio per qualsiasi nemico. Anche l’essere più debole può uccidere con facilità un essere umano e questo è intollerabile per il periodo che stiamo vivendo.» disse l’Alpha posandosi il secchio sulla testa per poi afferrare un lungo bastone in frassino che, precedentemente, aveva sistemato all’interno di un barile vuoto «Invece, se è il lato mannaro a predominare perderemmo il controllo; la furia è il maggior elemento di debolezza di ogni licantropo! Gli unici a essere giustificati a farlo sono i cuccioli, che non hanno ancora trovato un’ancora, ma gli adulti non posso permettersi di farsi accecare in quel modo! Oltre a essere un rischio per l’intero plotone, un licantropo impazzito manderebbe a troie l’intera missione e in una battaglia non c’è tempo per cercare di calmarlo e contenerlo.» spiegò Derek osservando attentamente i cadetti, che annuirono all’unisono «Inoltre, se qualcuno di voi, qualsiasi fottutissimo licantropo facente parte del mio plotone, dovesse ritrovarsi nell’una o nell’altra situazione si ritroverà con la gola squarciata dal sottoscritto prima che se ne renda conto. CHIARO?!» sbraitò Derek illuminando le iridi di rosso.

«Sì, signor capitano!» urlarono in coro i giovani mannari.

«Ora, per darvi una dimostrazione di quello che faremo oggi, vi invito a recuperare da quei sacchi…» disse indicando gli oggetti in iuta preparati da lui stesso di prima mattina «Un sasso a testa per poi lanciarmelo contro.» i cadetti si lanciarono uno sguardo dubbioso e alla fine, sollevando le spalle, uno alla volta iniziarono a lanciare gli oggetti; Derek corrucciò le sopracciglia e ghignò prima d’iniziare a muoversi armoniosamente.
 
 
Il bastone veniva spostato e roteato a destra e sinistra con un’eleganza straordinaria mentre il corpo si muoveva leggermente per evitare i sassi che non venivano colpiti ma in tutta quella danza il secchio rimase perfettamente immobile sulla sua testa; l’acqua oscillava pigramente a ogni movimento ma nessuna goccia strabordò o colò contro il metallo, nessun sasso colpì mai il corpo di Derek e alla fine della dimostrazione l’Alpha lanciò il proprio bastone a Stiles che, colto impreparato, cercò in tutti i modi di afferrarlo al volto per poi farselo schiantare sulla fronte, sotto le risate generali.

Stiles cercò in tutti i modi di mantenere il secchio fermo sulla sua testa ma questi continuava a sposarsi a ogni micromovimento che compiva; il tutto peggiorò quando i commilitoni, ghignando malignamente, lanciarono tutti insieme i sassi contro di lui.
 
 
«SOLDATI!» ruggì furibondi Derek ma poi, dopo aver sentito il suono secco di un sasso che veniva colpito, si voltò di scatto solamente per ricevere una sassata dritta sul naso mentre il secco, finalmente, si rovesciava e bagnava l’Omega da capo a piedi.
 
 
Quel giorno, il ruggito di Derek fu perfettamente udibile in tutta la Contea.

 

 
*** Presente ***
 
 

«FIGLI DI PUTTANA!» tuonò Lydia sollevandosi scatto e fissandolo furente, le iridi rese rosse dalla rabbia e un pericoloso ringhio a riecheggiarle nella gola; Derek annuì seccamente e si massaggiò in automatico il ponte del naso, ricordando il dolore percepito quando il dottor Geyer glielo rimise a posto «DEREK, DIMMI CHE SONO RIUSCITI A DIVENIRE UN BRANCO! DIMMI QUESTO, TI PREGO, PERCHÉ SE HANNO FALLITO GIURO SULLA LUNA CHE LI EVIRO!» tuonò l’Alpha Dai Capelli Di Fuoco per poi sgranare gli occhi quando notò l’amico fissarla deluso e sospirare rumorosamente, il sedere poggiato contro il frigobar e le mani posate su di esso.

«Ho fatto del mio meglio, fidati…» sussurrò tristemente Derek, gli occhi bassi e un alone di delusione a sporcargli il corpo «Gli esercizi sempre insieme, da quelli della palestra al corpo-a-corpo ma nulla… Quel gruppo non sembra volersi unire…» disse prima di prendere un profondo respiro «Sembrano tanti piccoli Branchi messi in un unico luogo ma no… Non hanno raggiunto quel grado d’intimità.» Lydia spalancò la bocca e sollevò di scatto il capo, mal trattenendo una sonora imprecazione, ma Derek continuò «C’è questo ragazzo… Law Stilinski…» disse con nonchalance, roteando la mano destra davanti a sé mentre sollevava le spalle «Lui è quello che s’impegna più di tutti ma ho notato come tutti gli mettano i bastoni fra le ruote…» Lydia corrucciò lo sguardo e sospirò rumorosamente «Non ho alcuna prova, Lyds, e non sono mai riuscito a incastrare questi piccoli bastardi e così mi ritrovo a punirlo perché, effettivamente, non porta a termine gli esercizi o fa casini.» spiegò per poi sospirare rumorosamente.

«Stai pensando quello che credo tu stia pensando?» domandò la ragazza, facendolo annuire «Non puoi cacciarlo solamente perché, apparentemente, è il più scarso!» disse mal trattenendo un urlo.

«Per questo ho creato un escamotage.» le rispose freddamente Derek «Oggi pomeriggio ci sarà una corsa campestre, lungo il percorso ho piazzato delle trappole per orsi; chiunque arrivi ultimo dovrà abbandonare l’accademia.» Lydia spalancò gli occhi e si voltò di scatto verso destra, una mano salita a coprirle la parte inferiore del volto e le spalle abbassate.

«Congedato per inidoneità…» sussurrò il tenente, facendo annuire l’altro «È una decisione importante, Derek…» disse tornando a fissarlo negli occhi ma l’Hale, sospirando rumorosamente, chiuse gli occhi e annuì.

«So già a chi dovrò consegnare la lettera.» Derek si batté un paio di volte la tasca anteriore sinistra dei pantaloni per poi sorridere tristemente «Andiamo, ti presento al plotone.» sussurrò avviandosi verso la porta.
 
 

***
 

 
Quando i due Alpha arrivarono davanti alla pista d’atletica si trovarono davanti a una situazione piuttosto anomala visto che l’intero plotone era piegato in due dalle risate mentre Stiles, la cute pallida e sudata, era tenuto sollevato per il colletto della maglia da un collerico Chris Argent; il Beta, le cui iridi dorate trasudavano tutta la furia che provava, non aveva smesso un attimo di ringhiare minacciosamente. L’olfatto di Derek fu immediatamente invaso dalla puzza di sangue e solamente quando si avvicinò abbastanza ai due notò una macchia rossa allargarsi contro il colletto della maglia indossata dal ragazzo; un ruggito eruttò dalla sua gola e in un attimo l’Hale artigliò la spalla di Chris prima di allontanarlo di scatto da Stiles che cadde pesantemente al suolo. Lydia, rimasta in disparte, fissò le reclute cadere a terra per le risate e indicare malamente quel ragazzo troppo magro per essere un Alpha ma che, nonostante tutto, si era rialzato e stava attendendo ordini. ‘Come un buon soldato…’ pensò la ragazza avvicinandosi.
 
 
«Consigliere Argent, non credo che lei abbia il potere per poter artigliare il collo delle reclute.» disse con tono saccente Lydia mentre si fissava gli artigli minacciosi «Potrebbe spiegarsi?» chiese con un finto sorriso sul volto.

«Prima che io strappi la tua gola con i miei artigli.» ringhiò Derek furiosamente.

«Avete un Omega tra le vostre file, capitano Hale.» disse con semplicità Chris prima di osservare il volto pallido di Stiles «Questo moccioso disonorato mi ha tenuto testa quando stavo consegnando le lettere d’arruolamento a Beacon Hills, è il figlio di Noah Stilinski.» specificò.

«Ehi, coglione, possiamo divertirci con te quando andrai in calore?!» tuono Aiden mentre si massaggiava duramente il cavallo dei pantaloni per poi scoppiare in una fragorosa risata, immediatamente imitato dagli altri; Lydia corrucciò lo sguardo e ringhiò ma poi, come una pioggia non attesa, la pesante puzza della tristezza e erba bagnata le colpì il naso. Voltandosi verso la fonte, sollevò le sopracciglia quando notò il ragazzo mordersi le labbra per evitare di parlare ma le lacrime erano riuscite in qualche modo a fuggire dal suo controllo; umide scie gli solcarono il volto per poi cadere pesantemente sulla maglia stropicciata e sporca di sangue e sudore.

«Il tuo nome, cadetto.» intervenne Lydia palesando la sua presenza per la prima volta; l’Alpha ghignò e si scambiò uno sguardo d’intesa con gli amici, ‘Il suo Branco…’ pensò immediatamente la ragazza, per poi avanzare.

«Aiden McMilligan, bocconcino…» sussurrò lascivamente «Posso farti vedere la mia arma di famiglia? È nascosta nelle mie mutande.» nuove risate riecheggiarono nell’aria per poi morire nell’istante in cui Lydia, sorridendo amabilmente, aveva rotto il naso del ragazzo con un pugno ben assestato; Aiden barcollò all’indietro e illuminò le proprie iridi ma poi un urlo di dolore abbandonò la sua gola quando l’Alpha Dai Capelli Di Fuoco gli artigliò i genitali.

«Non mi sembra un’arma molto grande, cadetto…» sussurrò Lydia mettendo il broncio e ritirando la mano insanguinata per poi colpire la zona ferita con un sonoro calcio; Aiden guaì di dolore e cadde pesantemente al suolo, singhiozzando e piangendo per l’umiliazione «Oh, e la prossima volta rivolgiti a me chiamandomi tenente Martin, mezzo cane.» sputò velenosa la ragazza, il volto posto a pochi centimetri da quello di Aiden che si limitò ad annuire «Lei è Law Stilinski, vero?» chiese rialzandosi e avvicinandosi al ragazzo che s’immobilizzò e si apprestò ad annuire.

«Signor sì, signora tenente.» rispose in un sussurro Stiles, la voce arrochita dal pianto e gli occhi fissi davanti a sé per evitare di vedere qualsiasi volto.

«Chiarisca, Stilinski, adesso.» ordinò Lydia e Stiles deglutì rumorosamente, cercando di controllare il proprio battito e sperando di poter inventare una balla plausibile; alla fine, esortato dal tenente che si schiarì la gola, prese un profondo respiro e parlò.

«Il signore, di cui non conosco il nome, deve avermi confuso con il mio gemello.» mentì con tono neutrale, cercando di apparire il più possibile convincente «Lui è un Omega e si è opposto al reclutamento di nostro padre, non sapendo che potevo prendere il suo posto.» Chris ruggì e avviò la trasformazione, subito imitato da Derek che gli portò una mano artigliata al collo, mentre Lydia assottigliò gli occhi e fissò accuratamente il ragazzo; il lupo nel suo petto scalpitava furiosamente e lei si conosceva da abbastanza tempo da capire quando doveva seguire l’istinto e quando no.

«È UN BUGIARDO!» tuonò Chris mentre Derek gli posava l’altra mano sul petto.

«Tuo fratello…» mugugnò pensierosa Lydia, facendo annuire meccanicamente l’Omega «Stai parlando di Horrendus?» Stiles sgranò gli occhi e, impedendosi di riflettere, si ritrovò nuovamente ad annuire «O mio Dio! Horrendus Stilinski è tuo fratello?!» urlò sorridendo l’Alpha, facendo increspare le sopracciglia di Derek mentre Chris si bloccava sul posto.

«QUESTO TRADITORE SI CHIAMA STILES!» inveì il Beta.

«Beh…» mugugnò Stiles prima di deglutire «Horrendus è veramente un nome di… Beh…» balbettò imbarazzato.

«Di merda.» finì per lui Derek per poi notare come Chris si fosse accasciato su se stesso.

«Oh…» si limitò a sussurrare il Beta.

«Già… Oh…» gli rispose Lydia prima di folgorarlo con lo sguardo «Consigliere, le consiglio vivamente di raggiungere il suo collega per poi ripartire verso il Municipio, sono certa che il Sindaco avrà bisogno di aiuto.» ordinò la ragazza, facendo annuire il Beta che borbottò un ‘Scusa ragazzo…’ prima di allontanarsi.

«Bene.» disse Derek per poi osservarsi attorno, spaesato; quando aveva visto la recluta in difficoltà era stato investito da una rabbia che non aveva mai provato prima, il solo pensiero degli artigli di Chris che affondavano in quella carne perfetta lo mandava fuori di testa e la ragione lo aveva riportato con i piedi per terra solamente quando il ragazzo si era lasciato sfuggire quelle lacrime. ‘Non va bene… Non va bene…’ pensò Derek osservando attentamente Stiles, che non si era ancora mosso ‘Non va affatto bene! Non avrei dovuto reagire così d’istinto, dovevo comportarmi come Lydia perché… Insomma… Lui non è mica il mio Compagno…’ quel pensiero gli fece immediatamente spalancare gli occhi, costringendolo prepotentemente a voltare il capo dall’altra parte per evitare di fissare ancora gli occhi lucidi dell’Omega.

«Bene…» continuò Lydia dopo qualche minuto di silenzio, lo sguardo corrucciato puntato contro l’amico d’infanzia e la mente intenta a ragionare sull’intera situazione; sospirando, l’Alpha scosse il capo e sorrise osservando le reclute intimorite «Sono il tenente Lydia Martin, anche detta “L’Alpha Dai Capelli Di Fuoco”…» si presentò la ragazza «Rimarrò qui per alcuni mesi, collaborando con il capitano Hale nel vostro addestramento; ora, visto che non so nulla di voi proporrei di passare le successive tre ore nel Dipartimento Z, mi mostrerete come cavarvela nel corpo-a-corpo e successivamente ci sarà una corsa campestre nella foresta. Concorda con me, capitano?» chiese rivolta verso Derek che si limitò ad annuire pensieroso «MUOVETEVI!» tuonò Lydia, facendo immediatamente scattare i mannari.
 
 


 
Davvero non ne posso più!
Qui ci lascerò le penne!
Oh ma che schifo la ginnastica!
 
 

Lydia e Derek osservavano attentamente i vari licantropi combattere nell’ampio Dipartimento Z, una gigantesca struttura in cemento armato costruita con il solo scopo di riunire l’intera accademia in caso di comunicazioni importanti ma che, per quell’occasione, permise ai due Alpha di valutare attentamente i movimenti delle reclute; entrambi continuavano a passeggiare tranquillamente, correggendo i mannari o invitandoli a cambiare tattica, e nonostante i ringhi riecheggianti non si respirava la classica tensione che, generalmente, accompagnava i combattimenti. Lydia lo fece immediatamente notare al collega quando si rese conto che, nonostante tutto, quei ragazzi si stavano comportando come se stessero giocando e non come soldati in preparazione per la guerra.
 
 
«Fermi tutti!» tuonò improvvisamente Derek «Siete consapevoli che proprio in questo fottutissimo momento potremmo ricevere una comunicazione in battaglia, sì?» chiese retoricamente facendo scorrere lo sguardo sui presenti, che si lanciarono un preoccupato sguardo a vicenda.

«Sapete, mezzi cani rognosi, che siamo nel bel mezzo della guerra. Vero?» le reclute annuirono, facendo infuriare i due Alpha «Se non la prenderete sul serio, e per “serio” intendo dire che pretendo di vedere ferite sanguinanti, ossa rotte e artigli affondati nel corpo dell’avversario, verrete messi a fare da galoppino al signor Harris per il resto della vostra permanenza qui, oltre a saltare tutti i pasti principali.» disse freddamente Lydia prima d’illuminare le iridi di rosso.

«Lei è troppo buona, tenente…» s’intromise con un ghigno pericoloso Derek «Oltre alle punizioni descritte dalla mia superiore, chiunque non inizierà a fare sul serio verrà avvelenato con il sorbo degli uccellatori e spedito a casa; sarete degli umani disonorati.» il terrore iniziò a serpeggiare tra i licantropi, portando Derek a sorridere veramente, ma poi il suo sguardo si puntò sul corpo longilineo di Stiles e l’Alpha perse un battito «Stilinski.» ringhiò irritato mentre illuminava le iridi «Perché ti stai allenando con un sacco da box?! Sei diventato cieco?!» l’Omega si morse nervosamente il labbro inferiore e osservò il suo improbabile collega di allenamenti prima di abbassare appena il capo.

«Stilinski, chi è il suo compare di allenamenti?» chiese Lydia facendo un passo avanti e corrucciando le sopracciglia «Lei ha un compare di allenamenti corpo-a-corpo, vero?» domandò quando non ricevette alcuna risposta da parte del ragazzo che, messo alle strette, sospirò rumorosamente e scosse il capo prima di tornare a fissarla attentamente.

«No, signora tenente…» disse in un sussurro intristito Stiles «Perché… Beh… Nessuno vuole esserlo, quindi mi sono arrangiato…» spiegò iniziando a grattarsi la nuca, imbarazzato da quella stessa ammissione.

«Come prego?!» chiese fintamente allarmata Lydia prima di volgere lo sguardo al resto del plotone «Ma il signor McMilligan è di troppo lì, non vede? Avanti, Aiden, vada ad allenarsi con Stilinski.» disse l’Alpha con nonchalance.

«Ma neanche morto!» sputò fuori il cadetto prima di ringhiare violentemente verso Stiles, che sospirò «Preferisco andare in guerra da solo piuttosto che allenarmi con quello lì!» urlò indicandolo con il dito artigliato; Lydia corrucciò lo sguardo e lo fissò su Derek, che in risposta sollevò le sopracciglia e le sibilò un ‘Che ti avevo detto?’ che la fece infuriare come non mai.

«Ok basta!» tuonò Stiles mentre il volto gli si colorava di rosso e ignorando il ‘Sta zitto!’ sussurratogli da Mushu avanzò fino a portarsi davanti ai due Alpha, che in sincrono illuminarono le iridi di rosso «Sì, ok, carini i fanali accesi…» sbuffò sonoramente mentre i propri occhi si coloravano di giallo «Datemi questo maledetto sorbo e mandatemi a casa, tanto mi odiano e so che quando finalmente mi sarò tolto dai coglioni tutto procederà a meraviglia!» urlò iniziando gesticolare per poi sollevare le braccia al cielo, incurante di tutto e tutti «Oh, andiamo! Chi devo azzannare per essere ascoltato?!» disse quando notò l’espressione messa su dai due Alpha, sconcertati da quel comportamento così anomalo in un’accademia militare; Derek si sentiva sempre più attratto da quel ragazzino, Lydia iniziò ad adorarlo sempre di più perché solamente un pazzo poteva comportarsi in quel modo davanti a due militari del loro livello «Ah!» urlò Stiles in preda all’ira «TU SEI UN SOURWOLF!» disse indicando l’Hale che sgranò gli occhi e ringhiò «E TU SEI SICURAMENTE UNA STRONZA! SERVIRE QUELL’IDIOTA DI HARRIS È PRATICAMENTE UNA TORTURA INFERNALE E TU DEVI ESSERE IL DEMONIO!» Lydia sollevò le sopracciglia, cercando disperatamente di trattenere un sorriso, e alla fine parlò.

«Sarò io la tua commare di allenamento.» disse tranquillamente Lydia nello stupore generale.

«Eh?» domandò Stiles arretrando di qualche passo, estremamente confuso dalla strana piega che quella situazione stava prendendo «Ma io…» sussurrò abbattuto e confuso ma, non appena Lydia si mosse, si ritrovò a seguirla come un cagnolino obbediente.

«Hai mostrato di tenere alla causa, Stilinski, molto più dei tuoi commilitoni.» spiegò Lydia staccando il sacco da box dal soffitto per poi gettarlo malamente di lato «Anche se io, al posto tuo, mi aspetterei una sonora punizione dal capitano. Sai, l’hai chiamato Sourwolf…» sussurrò l’Alpha come se stesse confessando chissà quale segreto; Stiles spalancò gli occhi e fissò di sottecchi Derek, cercando di ricordare cos’aveva detto in quel momento di rabbia, e alla fine si schiaffò una mano sul volto per poi lamentarsi sonoramente mentre Lydia iniziava a ridacchiare.

«Oh mio Dio…» guaì Stiles prima di sospirare «Mi ucciderà…» borbottò tra sé e sé.

«Nah!» rispose Lydia con nonchalance «INIZIAMO!» tuonò poi, facendo scattare immediatamente tutti i cadetti.

«MCMILLIGAN, TI ALLENERAI CON ME!» ruggì Derek avviando la trasformazione e attendendo il cadetto, che imitandolo, si avvicinò e deglutì sonoramente.
 

Stiles si osservò attentamente attorno, intimorito da quella situazione in cui si era andato a cacciare ma alla fine avviò la trasformazione e fissò attentamente la Martin che, dal canto suo, si limitò solamente a illuminare le iridi.
 
 
«Coraggio, Law, fa vedere a questa stronza demoniaca cosa sai fare…» sussurrò Lydia estraendo gli artigli e ghignando pericolosamente per poi sollevare le sopracciglia quando l’Omega sollevò i pugni davanti al volto «Sei un soldato, non un cazzo di boxer!» tuonò l’Alpha con un pericoloso ringhio nella voce «La tua forza maggiore saranno i sensi…» disse iniziando a camminare in cerchio, immediatamente imitata da Stiles.
 
 
I due si osservarono attentamente e per qualche minuto in un perfetto silenzio, studiandosi a vicenda e valutando i rispettivi punti di debolezza ma alla fine, nel caos generale, si mossero.

Lydia scattò sul posto e si preparò ad artigliare il ventre di Stiles che scivolò immediatamente sul pavimento, evitando il colpo per un soffio, per poi rialzarsi e cercare di afferrarle i capelli con lo scopo di colpirla al volto ma l’Alpha, roteando su se stessa, sfuggì alla presa gli afferrò il braccio allungato prima di scaraventarlo contro la prima parete disponibile; l’Omega sbuffò di dolore e cadde pesantemente al suolo per poi rialzarsi. Sentiva il lupo dentro di lui graffiare nervosamente mentre l’adrenalina gli saturava il sangue, portandolo a desiderare come non mai lo scontro fisico con quella ragazza che era nettamente superiore alle sue possibilità; slanciandosi verso l’avversaria, Stiles simulò un pungo diretto al volto per poi chinarsi improvvisamente, prendendola di sorpresa, e cercare di assestarle un destro allo stomaco ma Lydia, intuendo le sue intenzioni, schivò nuovamente il colpo e gli afferrò il collo prima di sbatterlo con forza contro il pavimento.

Il dolore sembrava essersi ammortizzato e Stiles si risollevò rapidamente in piedi prima di voltarsi e ruggire, incurante degli sguardi che i commilitoni iniziavano a lanciargli; Lydia sorrise, ruggendo a sua volta, e si due si avvicinarono rapidamente. Con un calcio ben assestato, l’Alpha colpì il ventre del ragazzo che cadde rovinosamente a terra ma questi, sfruttando la propria posizione, attese che il tenente gli si avvicinasse prima di colpirle con tutta la forza che aveva il ginocchio sinistro; Lydia percepì la propria articolazione fratturarsi per il colpo ricevuto e si ritrovò a indietreggiare mentre Stiles si rialzava e le si avventava contro, artigliandole il volto e dandole un forte pugno nello stomaco.
Percependo il sapore del sangue, l’Alpha ghignò e avviò la trasformazione prima di ruotare su se stessa e colpire con un calcio il volto di Stiles che, nonostante avesse alzato le braccia per difendersi, accusò comunque il colpo e cadde a terra; sputando un grumo di sangue, e chiedendosi come avesse fatto a non rompersi le ossa, l’Omega si risollevò e si lanciò con forza verso l’avversaria che lo schivò spostandosi semplicemente di lato, costringendolo a perdere l’equilibrio per poi approfittarne della situazione e rifilargli una sonora gomitata alla schiena che lo fece cadere nuovamente a terra.

Derek, notando i cadetti fermarsi, bloccò l’ennesimo colpo di Aiden e si voltò a fissare i due combattere, ritrovandosi a sgranare gli occhi quando vide il volto insanguinato dell’amica e l’andatura claudicante; in quel momento, però, Stiles si risollevò da terra, un rivolo di sangue gli usciva dal naso sporcandogli le labbra, e attese che l’Alpha attaccasse.

Lydia non se lo fece ripetere due volte ma appena allungò il braccio per artigliargli il volto, Stiles si mosse e lo afferrò prima di spingerlo verso il proprio ginocchio con tutta la forza che possedeva; l’urlo di dolore della Martin riecheggiò in tutto il Distretto ma poco dopo venne seguito da quello di Stiles, visto che l’Alpha lo colpì con forza allo stomaco, costringendo a rimettere i pochi succhi gastrici contenuti. Entrambi i mannari si rialzarono ma l’Omega iniziava ad accusare la stanchezza di quell’allenamento, non era abituato a combattere contro qualcuno, visto che fin dall’inizio si era dovuto accontentare del sacco da box, ma nonostante tutto riprovò nuovamente ad attaccare, venendo afferrato per il collo e sbattuto contro Matt e Greenberg che si erano immobilizzati per poter assistere allo scontro.

Ringhiando, Stiles si sollevò e si voltò per fissare l’avversaria che, nel frattempo, si era sistemato il braccio rotto e aveva sfruttato il tempo perso dal ragazzo per scattare nella sua direzione; l’Omega notò i neri artigli affilati avvicinarsi prepotentemente alla sua gola e, benedicendo la sua mente, attese che la ragazza gli si avvicinasse a sufficienza prima di piegare in alto le gambe per poi allungarle con forza contro l’addome di Lydia, calciandola lontano e facendola impattare violentemente contro la parete. L’Alpha si sollevò e ruggì, scattando sul posto e dirigendosi verso Stiles che, imitandola, attese l’ultimo secondo per inchinarsi e artigliarle lo stomaco; le mani sprofondarono nell’addome di Lydia, che si ritrovò a guaire di dolore, ma non appena il ragazzo si rese conto di quel che aveva fatto ritirò immediatamente le braccia e si sollevò in piedi per evitare all’Alpha di cadere al suolo.
 
 

«Mi dispiace!» urlò l’Omega percependo il proprio respiro farsi sempre più pesante mentre quello di Lydia sembrava spegnersi secondo dopo secondo «CHE CAZZO STATE A GUARDARE?! CHIAMATE IN MEDICO!» tuonò verso i propri commilitoni, assolutamente immobili «CAPITANO! CAPITANO HALE! STUPIDO SOURWOLF CHE NON SI ALTRO!» Derek ringhiò e si staccò da Aiden, pronto a urlare che LUI.NON.ERA.UN.SOURWOLF ma poi il sorriso saputo di Lydia lo colpì e iniziò a temere il peggio.

«Oh, Law…» sussurrò disperatamente l’Alpha, facendo voltare Stiles verso di sé «Mi dispiace…» disse carezzandogli dolcemente il volto; l’Omega increspò le sopracciglia, preparandosi a sentire il proprio lupo gelarsi per ciò che aveva fatto, ma poi la ragazza continuò «Dovrai riprodurti spargendo polvere di nocciole…» un guaito di dolore riecheggiò nell’aria mentre Stiles cadeva al suolo; Derek chiuse di scatto gli occhi, empatizzando con la giovane recluta visto che Lydia, distraendolo a dovere con la sua finta morte, gli aveva assestato una poderosa ginocchiata ai genitali.

«Che state facendo?» disse la ragazza fissando le reclute perfettamente immobili «Non avete visto nessuno ricevere una ginocchiata nelle palle?!» urlò mentre Stiles, le ginocchia tenute contro il pavimento e le mani premute sulla zona colpita, rantolava per il dolore per poi cadere al suolo.

«Porca troia…» sussurrò Jackson, colpito da quel combattimento.

«Tenente, è stata… Colpita?» domandò con un sussurro incredulo Matt, fissando attentamente la maglia sporca di sangue della ragazza; Lydia, però, sollevò le sopracciglia e sospirò rumorosamente prima di abbassare lo sguardo e sgranare gli occhi.

«Stilinski?» domandò l’Alpha iniziando ad abbassarsi ma Stiles, sollevando di scatto il capo, tentò di sorriderle e rialzarsi al tempo stesso, ricadendo nuovamente sulle ginocchia.

«Sto bene…» disse in un sussurro strozzato l’Omega, incurante dello sguardo preoccupato che Derek gli stava rivolgendo «Le ha solo colpite in pieno…» Stiles si schiarì la voce e riuscì finalmente a rialzarsi, facendo tirare un sospiro di sollievo all’Hale.


«Te la senti di continuare?» domandò Lydia, facendo annuire il ragazzo «Va bene, cadetto, ti colpirò così forte da far venire il capogiro ai tuoi Antenati!» ringhiò Lydia sorridendo apertamente mentre illuminava le iridi di rosso.
 
 


Note finali: che ne pensate? Sinceramente temo che la scena del combattimento tra Stiles e Lydia sia un pochino forzata, nel senso che temo di aver reso troppo in gamba il nostro protagonista visto che riesce comunque a portare a segno dei colpi; non so, ditemi voi…
Ma a proposito di Lydia, che ne pensate? Avete indovinato chi fosse questo Alpha Dai Capelli Di Fuoco? E che mi dite dell’aggressione di Chris nei confronti di Stiles? E mi dispiace per i fan di “Dragon Trainer” ma il nome Horrendus è veramente orrendo ^^” ma tornerà anche lui, fidatevi…

Come detto anche nella fanfiction “Little Red Riding Hood And The Cursed Wolf” la prossima “Sterek in Disney…” sarà un’AU su “Tarzan”; sto scrivendo il terzo capitolo e non so quando inizierò a pubblicarla, quindi abbiate pazienza.
 

Io vi ringrazio infinitamente! Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la storia, quelli che l’hanno inserita in una delle categorie di EFP e, infine, la dolcissima linn86 per aver recensito lo scorso capitolo!
 

Alla prossima!
 

Babbo Dark


PS: Vi lascio qui sotto l'immagine del fucile nominato da Derek.


   
 
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