Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: hapworth    27/04/2020    1 recensioni
Dava sempre l'impressione di essere in disordine, ma gli piaceva apparire trasandato: non era forse così, la sua vita?
[Xiao Xingchen/Xue Yang] ~ Scritta per "The Writing Week" indetta da Fanwriter.it! || Scritta per la challenge Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo indetta da Torre di Carta
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xiao XingChen, Xue Yang
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'My reason'
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E alla fine sono riuscita anche a postare il primo lavoro per quest'iniziativa! Non credevo di riuscirci, ma invece eccomi... e soprattutto, non pensavo sarei mai riuscita a scrivere qualcosa su questi due. Li amo e li odio al tempo stesso, perché mi hanno fatto sperare, penare e morire durante la lettura della novel e quindi niente.
Ho voluto rivederli in una chiave moderna, quindi eccoli in un contesto scolastico.
Non sono così sicura dell'ic, specialmente di xy, però ci ho provato e... nulla. Spero di tornare presto con i miei piccolini (lxc e jc), ma non si sa mai. Intanto godetevi questa cosetta un po' sofferta.
Buona lettura!

hapworth

Questa fanfiction partecipa a "The Writing Week" indetta da Fanwriter.it!
prompt: modern || lista: au
Questa fanfiction partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetto da Torre di Carta
tabella: semplice || fiore: #20. bardana || prompt: non toccarmi

Nota: Dato che non sappiamo quale sia il nome formale di Xiao Xingchen, ho optato per utilizzare per entrambi il nome di nascita.


Rinchiuso

Xue Yang si ravvivò i capelli, che gli arrivavano fino a poco sopra le spalle; non li legava, li lasciava liberi e, per la maggior parte del tempo, erano scompigliati. Dava sempre l'impressione di essere in disordine, ma gli piaceva apparire trasandato: non era forse così, la sua vita?
Guardava distaccato alla miseria che lo attendeva a casa ogni giorno, ne scappava, fuggiva da una realtà troppo dura, cercando conforto – e in parte redenzione – nel fatto che avesse ancora qualcosa di puro nella propria piccola esistenza, pensando che almeno, una volta a casa, non avrebbe più dovuto proteggersi da chi si presumeva dovesse amarlo incondizionatamente, perché aveva imparato presto che nessuno lo avrebbe mai salvato. Al motivo per cui sua madre, quando lo guardava, distogliesse lo sguardo con disgusto, come se le fosse insopportabile la sua vista. Era ironicamente triste, ma allo stesso tempo esilarante.
Se fosse stato ancora un bambino, probabilmente avrebbe pianto per le attenzioni che non aveva mai avuto da sua madre - e da quelle eccessive che aveva sempre avuto da suo padre. Ma aveva diciassette anni, poteva sopportare l'idea di essere uno scherzo della natura, frutto di un rapporto mai voluto e di un padre malato. Aveva superato da tempo, quell'ostacolo.
Sempre circondato dall'indifferenza e dallo sdegno, Xue Yang era andato avanti con le sue sole forze, mentre con le unghie e con i denti proteggeva se stesso, la propria personalità, plasmandola in modo che non potesse essere ferito da piccolezze come sguardi, parole o insulti. Aveva prestato così tanta attenzione a quelle cose, che quando qualcun altro gli si era avvicinato - quando Xiao Xingchen gli si era avvicinato - e lo aveva toccato, scompigliandogli i capelli già un disastro, aveva capito che c'era una sola cosa da cui non aveva mai imparato a difendersi.
Non c'entravano niente gli sguardi, le parole, le botte, le violenze... era la gentilezza. Il gentile tocco di un uomo senza secondi fini, puro ed etereo, che lo guardava e lo vedeva.
Aveva scostato la mano del professore sgarbatamente, intimandogli di non toccarlo perché non gli piaceva, ma aveva riconosciuto in quella carezza, in quel tocco, tutto ciò che aveva sempre voluto e non era mai più riuscito a distogliere lo sguardo. Ma poi perché farlo?
Fin da quel giorno, il suo era stato un voto: guarda, guardalo pure, ma non toccarlo mai. Un'idea nobile, da un ragazzino – che però non era più tale da troppo tempo; desiderava che quella parte della sua vita restasse così, eternamente immobile, come il sorriso che il professore gli aveva regalato quel lontano giorno del suo primo anno, dopo quella breve carezza che era ancora lì, impressa a fuoco nella sua mente e non solo.
«Xue Yang? Non hai forse lezione adesso?» la voce di Xiao Xingchen lo distrasse, facendolo quasi sobbalzare; era vero, doveva andare in classe. Era rimasto come uno stupido di fronte al suo armadietto, a pensare, a valutare, a desiderare.
Sapeva di non averne il diritto, ma sorrise. Sorrise perché ancora una volta, Xiao Xingchen gli aveva dato la prova che gli serviva per sentirsi vivo, perché era ancora lì. Ed era bello, ma spaventoso e orribile al tempo stesso.
Sorrise, perché una volta chiuso quell'armadietto, la vita sarebbe ancora stata uno schifo: lui non avrebbe potuto toccare chi voleva, sua madre lo avrebbe ignorato e suo padre lo avrebbe ancora riempito di botte. Ma in quel momento non era importante, in quel piccolo e insignificante momento, poteva essere chiunque e avere qualunque cosa. Solo un istante, prima di tornare a essere se stesso e rinchiudere di nuovo tutto dentro di sé.
«Sì, professore. Vado subito.» non dedicò un ultimo sguardo a Xiao Xingchen, perché ce lo aveva impresso dentro.


Fine
   
 
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