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Autore: Miharu_phos    27/04/2020    0 recensioni
[Ranmasa]
Cominciava a tollerare sempre meno il comportamento del suo migliore amico, che negli ultimi tempi si stava prendendo decisamente troppe libertà con il suo corpo; sberle, calci, sgambetti, erano all'ordine del giorno, così come gli insulti e le critiche gratuite, per non parlare del suo rispetto praticamente nullo per lo spazio personale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un sonoro schiaffo inaspettato colpì la nuca del povero Aitor, facendogli strizzare gli occhi per la botta.

 

Si massaggiò la testa senza neanche voltarsi e grugnì infastidito.

 

-Buongiorno anche a te, deficiente!-

 

Gabi diede uno spintone all'amico e cominciò a camminargli di fianco, stretto nella sua aderente uniforme scolastica.

 

-Muoviti o farai tardi a lezione anche oggi- lo rimproverò il rosa, facendo roteare gli occhi del turchese verso il cielo.

 

-Sempre gentilissimo tu, eh Gabi?-

 

-E tu sempre a lamentarti, eh Aitor? Piuttosto, hai studiato per la verifica di matematica?-

 

-Come fai a...-

 

-Somaro che non sei altro!- mormorò il maggiore lanciandogli un'altro schiaffo, stavolta sul collo.

 

-Oh ma smettila! Mi fai male!-

 

Gabi gli fece il verso per poi tirargli un forte pizzicotto sul fianco.

 

-Corri in classe a ripetere, troglodita!-

 

Aitor sbuffò, esausto di venir trattato in quella maniera e cominciò a dirigersi svogliatamente verso la propria aula.

 

-E cerca di guadagnarti almeno una C!- gli urlò da sopra il rosa, per poi sferrargli un forte schiaffo sul sedere prima di incamminarsi verso la propria classe.

 

Aitor entrò, sbuffando ripetutamente.

 

Cominciava a tollerare sempre meno il comportamento del suo migliore amico, che negli ultimi tempi si stava prendendo decisamente troppe libertà con il suo corpo; sberle, calci, sgambetti, erano all'ordine del giorno, così come gli insulti e le critiche gratuite, per non parlare del suo rispetto praticamente nullo per lo spazio personale.

 

Il rosa dimostrava sempre meno tatto nei suoi confronti, permettendosi di fargli praticamente di tutto, ed infischiandosene di come quei numerosi e ripetuti gesti scortesi e invadenti avrebbero potuto influire sullo stato d'animo del ragazzo.

 

Aitor non aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi; dopotutto, quelle attenzioni, seppur moleste, erano pur sempre una sottospecie di dimostrazione d'affetto da parte del rosa, che sembrava del tutto incapace di compiere gesti carini o gentili nei confronti dell'amico.

 

Aitor, dal canto suo, reagiva come poteva, difendendosi e rispondendo a sua volta con piccole spinte e brevi frasi intimidatorie, che alla fine non risultavano per nulla convincenti.

 

Negli ultimi tempi però, era davvero arrivato al limite della sopportazione; le osservazioni di Gabi si facevano sempre più irrispettose e si stava prendendo delle libertà che andavano decisamente oltre il grado di tolleranza del turchese, che sentiva di poter scoppiare da un momento all'altro.

 

Si accomodò distrattamente nel proprio banco ed aprì il quaderno prestatogli dall'amico, quaderno utilizzato dallo stesso Gabi l'anno prima e che conteneva appunti accurati e precisi.

 

Cominciò a ripetere mentalmente le varie nozioni, finché il suo sguardo non si posò su un breve messaggio, lasciato scritto sul margine del quaderno appositamente per lui.

 

"Studia, capra!"

 

Era firmato con il nome di Gabi ed istintivamente la vista di quelle parole provocò nel ragazzo un fremito di rabbia.

 

"Mi ha veramente stancato" brontolò internamente.

 

Al termine delle lezioni, mentre il ragazzino lasciava la propria classe assieme ai compagni, una forte botta sferrata con un libro gli colpì il retro del capo, facendolo avanzare in avanti mentre rischiava di cadere; il piede di Gabi si frappose fra i suoi, provocando la caduta del turchese, che finì di faccia sul pavimento davanti a tutti i compagni.

 

Gabriel ed altri ragazzi scoppiarono a ridere ed Aitor per poco non lo afferrò per i codini quando si piegò su di lui per aiutarlo a rialzarsi.

 

-Ma perché devi farei stronzo ogni volta, me lo spieghi?!-

 

Gabi gli sferrò un piccolo pugno sulla schiena e lo guardò intenerito.

 

-Com'è andata la verifica? Hai copiato come al solito?-

 

-Non ho copiato, non copio mai- mentì il turchese -e comunque grazie per il tuo messaggio, oca che non sei altro- biascicò, guadagnandosi l'ennesimo pizzicotto.

 

-Abbiamo la lezione di educazione fisica insieme ora, non sei contento?-

 

Aitor arrossì, immaginando il momento imbarazzante che lo attendeva al termine di quella lezione.

 

-Ma certo, dovrei essere contento di venire preso per culo davanti alla mia classe, e contemporaneamente davanti alla tua? Oh guarda, sono felicissimo- mormorò acidamente.

 

Gabi lo strinse a sé prendendolo sotto braccio e strusciò il suo viso sulla spalla dell'amico.

 

-Tanto lo so che mi vuoi bene- blaterò, per poi schioccargli un bacio sulla guancia, bacio che venne ostentatamente rifiutato dal turchese, che lo spinse via imbarazzato.

 

-Sei indecente. Ci vediamo in palestra- 

 

Gabi si morse il labbro per sferrargli l'ennesima pacca sul sedere prima di lasciarlo andare, sotto gli sguardi divertiti degli alunni che affollavano il corridoio.

 

La lezione di ginnastica fu una tragedia, come al solito.

 

Gabriel non perse occasione per mettere in ridicolo il povero Aitor, come sempre, ed il turchese dovette sorbirsi i risolini e le occhiate da parte dei più grandi, ormai abituati allo spettacolino che il rosa metteva su sapientemente, ogni volta in cui poteva stare insieme all'amico.

 

Al termine della lezione i ragazzi si riunirono in spogliatoio, e ovviamente, Gabriel violò la doccia di Aitor, spingendolo contro il muro con il suo solito ghigno sul volto.

 

-Non cominciare!-

 

-Si, guarda come arrossisci! Che c'è hai paura che ti tocchi?- ridacchiò il rosa toccando l'intimità nuda dell'altro ragazzo che si piegò in avanti per proteggersi.

 

-Ma la smetti, sembri un frocio quando fai così, non sei per niente divertente!-

 

-Oh si che lo sono! Guarda, guarda come ti imbarazzi! Sei tutto rosso!- lo derise, provocano in Aitor ulteriore vergogna.

 

-Basta ora mi hai proprio stancato!- sbottò il turchese, spingendolo per farlo da parte, così da poter uscire da quella gabbia di disagio.

 

Gabriel continuò a ridere riprendendo la doccia ed Aitor dovette rivestirsi in fretta e furia, per non far notare a nessuno l'involontaria reazione che il suo membro aveva avuto al contatto con la mano del rosa.

 

Continuò ad evitarlo accuratamente per tutto il resto della mattinata, finché non si ritrovarono all'esterno, dove Gabriel si fiondò sull'amico come una furia, bloccando il suo collo contro il suo braccio, mentre gli sfregava un pugno fra i capelli.

 

-Lasciami! Basta! Non sei divertente!- urlò Aitor estremamente contrariato, mentre spingeva via da sé con decisione il corpo più pesante dell'altro.

 

Gabi ripartì immediatamente all'attacco ma Aitor questa volta fu pronto a contrastarlo, rifilandogli un forte spintone sul ventre, facendolo finire col sedere per terra.

 

-Ti ho detto basta, mi hai rotto!- gridò Aitor a pieni polmoni.

 

L'atmosfera attorno a loro si fece ad un tratto glaciale; gli studenti restarono immobili, catturati dalla scenata appena avvenuta; Gabriel lo guardava dal basso, basito, e solo quando il turchese cominciò a guardarsi attorno, ancora col fiatone, si rese conto di aver appena offerto l'ennesimo teatrino ai suoi compagni di scuola.

 

Se ne andò grugnendo di rabbia, senza più voltarsi verso Gabriel che invece continuò a guardarlo andar via, anche mentre i compagni lo aiutavano a rialzarsi e lui si ripuliva la polvere dalla divisa.

 

Rientrò in casa sbuffando infuriato, lanciò il proprio zaino sul letto e si rannicchiò sulle coperte, dove cominciò a rimuginare sull'azione appena commessa.

 

"Se lo meritava" si disse, tentando di scusare il suo gesto fin troppo esagerato.

 

"Se non lo avessi fatto avrebbe continuato all'infinito a torturarmi. Era l'unico modo"

 

Si rigirò portandosi a pancia in su, dove prese a fissare il soffitto.

 

Lentamente l'arrabbiatura stava svanendo, il suo respiro si stava regolarizzando ed un'inaspettato senso di colpa cominciava a fare capolino, provocandogli delle fitte allo stomaco, le stesse che sentiva quando rispondeva male ai suoi genitori.

 

Prese il proprio cellulare ed esitò molto davanti alla chat con Gabi, aperta sotto le sue dita.

 

Non si sarebbe scusato, Gabriel non lo meritava; eppure in fondo sentiva di avere un tantino esagerato con quello spintone.

 

Gabi gli aveva fatto anche di peggio, era vero; ma si trattava appunto di Gabi ed in fondo era stato lo stesso Aitor a permettergli di comportarsi in quella maniera;

 

Sapeva di non aver fatto nulla di troppo grave, o almeno, nulla di più grave di quel che Gabi gli faceva quotidianamente; eppure il terrore di perdere l'amico a causa di quello stupido gesto stava cominciando a tormentarlo.

 

Provò ad ignorare i suoi sentimenti e si diresse in cucina, dove si riscaldò un pasto precotto in microonde, per poi cominciare a mangiare svogliatamente, davanti agli occhi malefici del suo gatto che lo giudicavano da sullo schienale del divano.

 

-Tu sta zitto- lo rimproverò, senza che il gatto avesse proferito alcun verso; scappò via irritato anche lui, lasciando Aitor completamente solo.

 

Arrivarono le quattro di pomeriggio, e di Gabriel neanche l'ombra; di solito a quell'ora lo tartassava di messaggi, sia per assicurarsi che facesse tutti i compiti, sia per tormentarlo con i suoi soliti modi irritanti e molesti.

 

Eppure quel pomeriggio sembrava che Gabi si fosse completamente dimenticato di lui; il senso di colpa si fece sempre più opprimente, tanto da impedire al ragazzino di riuscire a concentrarsi sui suoi libri anche solo per un secondo;

 

Arrivato alle sei del pomeriggio, non riuscì più a resistere e scrisse un messaggio all'amico.

 

"Ehi"

 

Gabriel visualizzò, ma decise di non scrivere alcuna risposta.

 

"Sei arrabbiato?"

 

Visualizzato, ed ancora nessuna risposta.

 

Aitor roteò gli occhi al cielo e, ulteriormente irritato scrisse l'ultimo messaggio all'amico.

 

"Beh, vaffanculo. Suppongo che ora non siamo più amici quindi finalmente posso dirtelo: sei insopportabile. Ciao."

 

Lanciò il telefono in un istinto di rabbia e cacciò un urlo.

 

Che aveva fatto?

 

Beh, in ogni caso era troppo tardi per rimediare, il suo telefono era finito chissà dove e, sinceramente, aspettava di rivolgere quelle parole a Gabi da diverso tempo.

 

Si, decisamente Gabriel se lo meritava.

 

Eppure la forte sensazione di aver fatto una madornale sciocchezza non smetteva di torturare la mente di Aitor, nonostante quest'ultimo stesse provando in tutti i modi a giustificare le sue azioni.

 

Avrebbe voluto chiedergli scusa ma l'orgoglio era più forte, così come la consapevolezza di non poter più sopportare gli atteggiamenti troppo permissivi che ormai Gabi era abituato ad adottare nei suoi confronti.

 

Due anni di amicizia finiti così, per uno spintone, uno, contro le miriadi di spinte ricevute da Gabi;

 

Un'amicizia finita per un "vaffanculo" contro le innumerevoli espressioni derisorie e umiliati che Gabriel gli rivolgeva ogni giorno.

 

Il loro non era mai stato un rapporto alla pari, era sempre stato un dare e ricevere a senso unico, dove Gabi imponeva i suoi modi bruschi e sgarbati e Aitor non poteva far altro che subirli.

 

Si era sempre sentito una vittima del rosa, e per quanto la  sua mancanza stesse cominciando a farsi sentire, Aitor sapeva che era meglio così.

 

Sospirò per l'ennesima volta e si stese ancora sul letto, incapace di concentrarsi.

 

Un forte senso di vuoto cominciò a scavargli il petto.

 

Gli mancava, eccome se gli mancava, era innegabile.

 

Chiuse gli occhi e provò a regolarizzare il respiro per provare a calmarsi, ma il suono del campanello di casa spezzò il silenzio nel quale riposava l'abitazione.

 

Si alzò di scatto, sentendo una strana speranza crescergli dentro; i suoi genitori rientravano solo all'ora di cena, quindi era possibile che a suonare fosse stato proprio Gabriel.

 

Magari arrivato lì per spaccargli la faccia, ma pur sempre Gabriel.

 

Riconobbe il volto aggraziato dell'amico attraverso lo spioncino e dopo svariati secondi di esitazione finalmente si decise ad aprire.

 

Restarono in silenzio a lungo prima di riuscire ad emettere anche solo un suono, e nessuno dei due riuscì effettivamente ad esprimersi a dovere, avendo cominciato a parlare nello stesso momento.

 

-Scusami, parla prima tu- si bloccò Gabi, abbassando rispettosamente la testa.

 

Aitor si morse il labbro con imbarazzo e si voltò per guardare altrove.

 

-Ti ho spinto per terra e ti ho detto delle cose terribili; non c'è molto che io possa dire- ammise.

 

Gabriel alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso, per poi cominciare ad addentrarsi all'interno della casa.

 

Aitor indietreggiò, aggrottando le sopracciglia mentre osservava l'amico andargli incontro con uno strano sguardo predatorio che gli brillava negli occhi.

 

-Quindi sei pentito per quello che mi hai fatto...?- mormorò con voce sensuale.

 

Aitor venne bloccato contro il muro e girò il viso dall'altro lato, sentendo le sue gote arrossarsi in modo violento.

 

"Ecco, ci risiamo" pensò.

 

-N-no. Ti ho detto quello che p-penso- mormorò intimidito.

 

-Mi hai detto che sono insopportabile. Non mi sopporti quando faccio così...?- sussurrò, lasciandogli un bacio su una guancia.

 

Aitor cominciò a sentire il suo battito che accelerava e deglutì in preda alla vergogna.

 

-O quando faccio così...- aggiunse, stringendogli le mani attorno alla vita.

 

Il turchese rabbrividì ma restò immobile.

 

-O così...- aggiunse infine, facendo scivolare una mano direttamente nei boxer del ragazzino che a quel contatto sobbalzò, colto da un fremito di eccitazione.

 

-Basta Gabi...ti prego...- si lamentò, stringendo gli occhi.

 

-Vuoi davvero che smetta? Sono insopportabile, ora?- domandò, mentre cominciava ad accarezzare l'intimità dell'altro, inerme sotto le sue mani.

 

-Pensi che non me ne sia accorto di come ti si alza quando ti tocco in doccia? Sei un fottuto pervertito, Aitor- lo provocò, aumentando la presa e provocando un gemito nel minore, impossibile da trattenere.

 

-Dimmi che ti piace Aitor, dimmelo, ed io la smetterò di tormentarti. Lo giuro.-

 

Il turchese riaprì gli occhi e guardò il rosa con sguardo ferito.

 

-Ora basta. Tu mi prendi in giro!- piagnucolò spingendo via il ragazzo ed interrompendo il contatto con la sua mano.

 

-Perché mi stai facendo questo? Che cosa vuoi ottenere? Perché mi tocchi sempre, perché mi picchi, perché mi insulti? E poi provi a coccolarmi come se niente fosse! Io non capisco Gabriel tu mi confondi, tu mi illudi, sei insopportabile, sei cattivo, sei crudele con me!-

 

Gabi restò in silenzio ancora per qualche secondo, prendendosi il tempo per incassare le lamentele del turchese che ormai lo guardava con gli occhi lucidi.

 

Gli si avvicinò con cautela, poi senza dire nulla gli prese il viso con entrambe le mani, con delicatezza, e fece collidere le loro labbra in un bacio leggero, pulito e casto.

 

Si staccò appena, solo per vedere la reazione dell'amico, che lo guardava con la bocca socchiusa e gli occhi emozionati.

 

-Gabi...- sussurrò confuso.

 

Il rosa continuò a fissarlo senza lasciar andare il suo piccolo viso.

 

-Non capisco...-

 

In tutta risposta il più grande incollò nuovamente le sue labbra a quelle del minore, ma stavolta le violò dolcemente con la propria lingua, provocando ulteriore eccitazione nel turchese che cominciò ad un tratto a sentirsi le ginocchia più deboli.

 

Gabriel lo afferrò per un fianco, per poi spingerlo ancora contro il muro senza interrompere il caldo contatto delle loro bocche.

 

Intensificò maggiormente il bacio riuscendo a trasportarvi anche Aitor, che finalmente gli concesse la propria lingua, cominciando così un gioco dolce e bagnato dal quale nessuno dei due avrebbe mai voluto staccarsi.

 

Il corpo del maggiore spingeva ancora il più piccolo contro la parete quando le loro bocche dovettero separarsi in cerca d'aria.

 

-Spero di essere stato abbastanza chiaro, adesso- mormorò dolcemente il rosa appoggiando la propria fronte contro quella dell'amico, che non riuscì a trattenere un sorriso imbarazzato.

 

Il minore abbassò lo sguardo ma il rosa gli alzò il mento con due dita, obbligandolo ancora una volta a guardarlo negli occhi.

 

-E adesso vieni in camera con me, intesi? Per fare i compiti, ovviamente.-

   
 
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