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Autore: Ellery    27/04/2020    2 recensioni
Il Generale Hux scova un gatto a bordo del suo Star Destroyer, ma non sa assolutamente come prendersene cura. Chiedere aiuto a Kylo Ren potrebbe non essere così geniale, come idea...
{Personaggi principali: Kylo Ren, Armitage Hux, Millicent, Un po' tutti}
Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.
«Non ti faccio niente» promise, cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

[La ff prende spunto dal famoso twitter di Pablo Hidalgo , secondo cui Hux ha una gatta di nome Millicent; è ambientata subito dopo la fine di Ep. VII]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Capitano Phasma, Generale Hux, Kylo Ren, Poe Dameron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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15. L’ultima cosa che ci serve è un incidente diplomatico


«Ripetilo, perché non credo d’aver capito…»

Hux si rilassò sul sedile del copilota, accarezzando dolcemente la gatta acciambellata sulle sue ginocchia. Era finalmente riuscito a darsi una ripulita, lasciando a Ren l’onere di decollare da D’Qar e impostare la nuova destinazione. Si era sciacquato con attenzione anche i capelli, trovando il tempo per sfoltire la barba rossiccia che gli contornava il volto. Aveva recuperato dei sobri pantaloni di stoffa grigia e una camicia abbinata; se non fosse stato per lo stemma della ribellione sarebbe potuta quasi apparire come parte della divisa del Primo Ordine.

«Beh, le informazioni non erano molto chiare, ma certamente Tatooine è la nostra prima tappa. Dobbiamo saperne di più sul secondo ciondolo e l’unico indizio che c’era si riferiva a quel pianeta. Occorre trovarlo prima di recarsi su Vassek e completare il rituale per il risveglio della Forza.» Ren non lo stava fissando, concentrato sulla guida «Non manca molto, comunque… tra poco entreremo nell’atmosfera.»

«Non ci stiamo andando solo perché c’è il museo su Darth Vader, vero?»

«No! Assolutamente! Tuttavia… sarebbe un peccato abbandonare il pianeta senza dargli una occhiatina, non credi?»

«No.»

«Oh, diamine! Non ti sto chiedendo molto, solo di fargli una visita.»

«Abbiamo una missione da compiere e abbiamo già perso abbastanza tempo.»

«Tu hai perso tempo… giocando all’eroe ribelle e distruggendo metà della nostra nave!»

Hux si rannicchiò, consapevole che presto o tardi avrebbe dovuto fare i conti con i danni inflitti al Finalizer. Temeva che il saldo per le riparazioni superasse di gran lunga il budget a loro disposizione. Snoke non ne sarebbe stato felice.

D’altro canto, aveva tentato di nascondere la verità al cavaliere, descrivendogli solo piccole parti della sua avventura come pilota della Resistenza, ma Ren si era stancato ben presto di quel racconto frammentato e gli era entrato nella mente con la delicatezza di una ruspa in un roseto. Gli aveva strappato la verità lasciandolo con un enorme senso di inadeguatezza e un mal di testa lancinante.

«Non lo dirai al Capo Supremo, vero?» supplicò, osservando lo scuotere della testa bruna.

«No. A patto che mi porti al museo.»
 

***
 

Lo spazioporto di Tatooine non distava molto dalla vecchia casa di Anakin Skywalker, fortunatamente. Hux si legò una sciarpa attorno alla fronte, accomodandola come fosse un improvvisato turbante. Rimboccò le maniche sui gomiti, agitando le dita accanto al viso cercando di recuperare un po’ d’aria.

«Si muore di caldo» sentenziò, ignorando Ren che si era nuovamente liberato della tunica per girare a petto nudo e pantaloni a vita alta.

«Stai sempre a lamentarti? Non puoi goderti il panorama, per una volta?»

«Quale panorama?! Non c’è altro che sabbia e sabbia e … case color sabbia. Questo posto fa schifo.»

«Ehi… è il pianeta natale della mia famiglia. Smettila di insultarlo! Non penso che Arkanis sia tanto meglio…»

«Almeno non c’è questa afa torrida e questa costante puzza di sudore» soffiò, stringendo maggiormente Millicent al petto. Colse l’occhiata interessata di un Dug e un indicare delle dita nodose «Non è in vendita e non è commestibile.» ringhiò, proteggendo il felino da altri sguardi indiscreti «Selvaggi…» sibilò, tornando a scrutare Ren «Sicuramente volevano mangiarsela. Dovevamo proprio portarla?»

«No, avremmo potuto nasconderla sulla navetta, ma… lei stessa non ha voluto lasciarci, ti ricordo. Si è aggrappata alla tua camicia e poco c’è mancato che te la staccasse ad unghiate.»

Annuì, seguendo il cavaliere verso uno dei vicoli laterali alla piazza del mercato. Fortunatamente, qualche anima gentile aveva piazzato dei rudimentali cartelli in legno grezzo che indicavano la corretta strada per giungere alla casa di Vader; almeno non avevano dovuto chiedere informazioni a nessuno dei locali, anche perché… che lingua parlavano da quelle parti? Senza un droide protocollare sarebbe impossibile tradurre qualsiasi inumano verso emesso dalla popolazione.

«Quanto manca?» sussurrò, proprio mentre un basso edificio si profilava all’orizzonte. L’insegna pericolante recava la scritta “Museo” in una macabra tinta rossastra.

«Siamo arrivati direi» l’altro accelerò, costringendolo ad una breve corsa per tenere il passo «A quanto pare l’ingresso è gratuito…»

Ma certo, chi mai pagherebbe per un postaccio simile? Hux sbuffò tra sé e sé, tendendo controvoglia la gatta al cavaliere:
«Puoi tenerla un po’, per favore? Caccia caldo e… ho le braccia intorpidite.»

La gatta balzò immediatamente sulle spalle dell’apprendista, accovacciandosi contro i riccioli scuri ed emettendo delle fusa soddisfatte.

«Grazie, eh… sembra quasi che tu lo preferisca a me, Milly» sbottò il generale, osservando la spudorata soddisfazione del felino.

«Ma certo che mi preferisce, Hux! Innanzi tutto, io non mi lamento continuamente come una Bantha partoriente.»

Preferì tacere, spicciandosi a superare l’ingresso e ritrovandosi nell’unica sala del museo. Si trattava di una sudicia stanza rettangolare, dove la luce pioveva solamente dalle strette finestrelle poste sui quattro lati e dal tetto semi-crollato. Alcuni vecchi cimeli facevano capolino su instabili sgabelli di legno. Cianfrusaglie, per lo più… roba di poco conto. Il solo pezzo che davvero valeva la pena ammirare era lo sguscio da corsa, situato su un piedistallo al centro.

Si avvicinò, scrutando con attenzione i dettagli blu e argento della carlinga; si sporse, osservando il quadro comandi ormai coperto da batuffoli di polvere, passando poi agli accoppiatori di energia. Per essere stato progettato e costruito da un bambino di… quanto? Dieci anni?... quello sguscio era davvero un piccolo gioiello di meccanica e ingegneria. Forse… con un po’ di manutenzione e una bella ripulita, sarebbe stato ancora in grado di correre. Era un peccato vederlo abbandonato in quelle condizioni: avrebbe meritato una fine migliore, che essere dimenticato su un pianeta povero e desolato come Tatooine.

«Hai visto quanta roba?» l’entusiasta voce di Ren lo costrinse a distogliere l’attenzione.

«Veramente… a me sembra ci sia solo… della paccottiglia sparsa qui e là. A parte questo…» accennò al veicolo «…non vedo nulla di così interessante.»

«Scherzi? Non hai visto i disegni di mio nonno da piccolo?» Ren lo trascinò davanti a un muro da cui pendevano brandelli di pergamena fittamente scarabocchiata: Anakin che costruisce droidi, Anakin in versione Jedi, Anakin che pilota una navetta, Anakin che uccide Sabbipodi…

«Sì, beh… carini…»

«E queste le hai notate? Le tuniche di mio nonno e della mia bisnonna!»

«Bellissime…»

«E… e… il cacciavite con cui ha costruito quel logorroico droide protocollare!»

«Ren…»

«Guarda! C’è il dado blu e rosso con cui ha guadagnato la libertà e…»

«Ren…»

«Poi… il cucchiaio di legno con cui mangiava la zuppa e…»

Hux smise di ascoltare. Tornò a lasciar vagare lo sguardo alla sala, annoiato… doveva assolutamente trovare un modo per smorzare l’entusiasmo del cavaliere o avrebbe trascorso le prossime ventiquattro ore in quella fetida sala circondato da cianfrusaglie e ragni. Volse un’ultima occhiata pigra al compagno, che stava gesticolando freneticamnete davanti ad un antico vaso, portato in salvo da chissà dove… non che avesse importanza.
Stava quasi per riguadagnare l’uscita, quando un dettaglio gli fece gelare il sangue: la gatta, che avrebbe dovuto trovarsi sulle spalle nude dell’uomo, non c’era più! Era scomparsa, magari rapita dal Dug affamato o scappata di sua spontanea volontà.
Non avrebbe potuto biasimarla…

In ogni caso, quella sottospecie di Sith idiota neppure se ne era accorto.

«Re… Ren!» balbettò «Dove è Millicent?!»
 

***
 

Hux crollò al suolo, nascondendo la testa tra le braccia e stringendo le ginocchia al petto. Tentò di reprimere un singhiozzo, senza successo:
«Non la troveremo mai!» si lamentò, scoraggiato «Sono tre ore che giriamo a vuoto in questa maledetta città. Ho sete, ho caldo, mi fanno male i piedi e… non c’è traccia di Millicent. Quel Dug puzzolente l’avrà sicuramente già cucinata.»

«Non essere melodrammatico. Sono sicuro che è qui attorno.»

«è tutta colpa tua, Ren! Dovevi soltanto tenerla d’occhio, invece… no, eri troppo impegnato a guardare i calzini di Vader per badare a lei.»

«La troveremo, vedrai…»

«Certo, come no! Vuoi trovarla? Beh, allora usa quella cazzo di Forza e recupera Millicent!»

«Non posso, non funziona così… è un animale, Hux. Per quanto le voglia bene, dubito fortemente che possa lasciarmi un indizio nella Forza. A malapena ci sei riuscito tu, ti ricordo… e lei è soltanto un gatto. Non posso chiedere alla Forza di aiutarmi a trovare un gatto…»

«Allora lo farò io!»

Mantenne lo sguardo basso e chiuse gli occhi. Cercò di concentrarsi, di scivolare in una sorta di trance meditativo per riuscire a intercettare anche una blanda traccia. In breve, però, si rese conto di non sapere assolutamente nulla delle trance meditative…

Come se gli avesse letto nel pensiero, Ren lo afferrò per una spalla, costringendolo a rimettersi in piedi:
«Non essere sciocco! Sei solo agli inizi e dobbiamo saperne di più sui tuoi poteri, ricordi? Per questo siamo qui. Ora… non fare nulla di avventato e conserva le energie. Pazienta, giovane apprendista…»

Pazientare? Hux scattò, acciuffando il collo robusto dell’altro e scuotendolo avanti e indietro vigorosamente:
«Recupera il mio gatto, Ren!»

«Sta-i ca-cal-mo…» con un gesto secco il cavaliere si sciolse dalla stretta e lo spinse via, proseguendo poi «Prima di tutto, suggerisco di recarci a sporgere denuncia di smarrimento dalle autorità locali.»

Allargò le braccia, incredulo. Davvero il piano era quello? Sarebbe stata anche un’idea razionale – sorprendente che fosse venuta a Kylo Ren! – non fosse che dubitava esistesse una qualsiasi forma di polizia su Tatooine. Più facile vi fossero bracconieri, mendicanti e la Gilda dei Ladri, che sicuramente spennava incauti turisti di passaggio.

«Non credo che da queste parti ci siano delle autorità a cui chiedere…»

«Ti sbagli. Tatooine è governata dagli Hutt. Sono sicuro che ci daranno una mano.»

Ren si era bevuto il cervello; oppure il torrido sole gli aveva fritto quel poco di buonsenso che gli rimaneva. Chiedere agli Hutt equivaleva a un suicidio. I loro favori non erano mai gratis e neppure a buon mercato. Al contrario, era possibile che finissero soltanto per indebitarsi ed essere inseguiti per tutta la Galassia. Dubitava che avrebbero accettato crediti del Primo Ordine e non disponevano d’altro. Inoltre, gli Hutt erano notoriamente refrattari alla Forza e neppure i trucchetti mentali del cavaliere sarebbero serviti a qualcosa. Eppure… che alternative avevano? Se volevano salvare Millicent in tempi brevi, avevano bisogno d’aiuto. Viceversa, avrebbero rischiato solo di sprecare tempo prezioso in ricerche infruttuose. Allargò le braccia, arrendendosi all’evidenza.

«D’accordo. Cerchiamo gli Hutt» sussurrò infine «Ma fai parlare me, Ren! L’ultima cosa che ci serve è un incidente diplomatico.»
 

***
 

Non fu difficile trovare il palazzo del governatore: era l’unica struttura sontuosa che si erigeva tra le fatiscenti casupole della cittadina. Un enorme edificio dai soffitti a cupola e dalle volte in pietra, squisitamente decorate con motivi geometrici. Il pavimento era di marmo scuro, costantemente lucidato da schiavi in abiti succinti.

«Da questa parte»

CR7, droide protocollare dalla particolare cromatura bianca e nera, li condusse nella sala del trono, precedendoli di qualche barcollante passo.

La stanza non era altro che un enorme salone dalle pareti di argilla chiara e con alte finestre a bifora. Su una pedana rivestita di sontuosi tappeti, riposava il signore degli Hutt; ammalianti schiave Twi’lek lo circondavano, coperte solo da veli semitrasparenti e catene dorate ad adornare braccia e gambe. La musica soffusa riempiva la camera, accompagnata dal brusio incessante dei cortigiani. Non vi era una razza predominante, ma sembrava che la peggiore feccia dell’universo si contendesse i favori dell’Hutt con estrema attenzione, sgomitando pur di ricevere un cenno d’approvazione.

Hux si fermò ai piedi del palco, chinando il capo con eccessivo fervore: tirò inavvertitamente una testata al Gungan davanti a sé, che si ritirò frignando. La sciarpa che si era avvolto sui capelli si sciolse immediatamente, ruzzolando inerte al suolo. Si chiese se fosse il caso di recuperarla, ma quel piccolo incidente aveva prontamente attirato l’attenzione del padrone di casa, che emise un grugnito stridulo. Spiò in sua direzione, scorgendone le imponenti dimensioni: era come trovarsi al cospetto di una gigantesca lumaca verde e marrone, col muso schiacciato e dalle iridi gialle e serpentine; attorno all’invisibile collo dondolava una pietra violetta, triangolare.

Sussultò quando scorse il gioiello, cercando di attirare l’attenzione del cavaliere:
«Ehy, Ren… guarda là. È la gem…» non riuscì a terminare.

La voce del droide arrivò a coprire la sua:
«Il potentissimo Gubbio the Hutt vi concede udienza» tradusse CR7 «Potete esporre le vostre richieste.»

«Oh magnifico Gubbio…» il generale si sforzò di celare il ribrezzo «Veniamo al vostro cospetto per chiedervi un…»

Meow.

Sussultò al sentire quel suono, rialzando immediatamente lo sguardo. Acciambellata accanto all’enorme figura strisciante, Millicent lo stava fissando speranzosa. Qualcuno l’aveva costretta ad indossare una splendida pettorina tempestata di brillanti abbinata ad un corto guinzaglio, stretto tra le dita paffute dell’Hutt.

«Quella è la mia gatta!» Hux scattò senza neppure rendersene conto. Superò d’un balzo i pochi scalini che lo separavano dall’Hutt, caricando un pugno per infrangerlo sul viscido muso «è mia! Non devi toccarla, lumaca del caz…»

Il colpo non arrivò mai a destinazione.
Una guardia gli afferrò il polso torcendolo con forza. Gridò, colto di sorpresa, mentre il soldato lo spingeva in ginocchio serrandogli il braccio destro dietro la schiena.

Arrr Arrr

Un altro rutto dall’Hutt.

«Il fantasmagorico Gubbio the Hutt chiede se queste scortesie sono le vostre comuni usanze da selvaggi.»

«Che domanda idiota!  E… non mi faccio dare del selvaggio da una limaccia troppo cresciuta!»

«Decreta la tua morte immediata. Verrai gettato nelle fauci del Rancor per aver attentato alla vita del nostro sommo signore.»

«Mi ha rubato il gatto!» ringhiò, tentando inutilmente di divincolarsi.

Beh, come primo incontro non era andato come sperava. Di solito se la cavava abbastanza come diplomatico, ma questa volta non era riuscito a controllarsi vedendo Millicent nelle grinfie di quel verme. Magari avrebbe dovuto ricominciare da capo: assumere un atteggiamento sottomesso, ingoiare la vergogna e implorare il perdono. Tutte cose in cui era pratico, grazie a Ren.

A proposito…

Gettò una occhiata alle proprie spalle: il cavaliere era fermo davanti ad un paio di Twi’lek ammiccanti e stava cercando di capire i loro passi di danza.

«Quindi… destra, sinistra, destra… e poi giravolta?»

«Ren!»

«Oh, si… eccomi. Scusate ragazze… magari continuiamo dopo» l’altro si fece avanti, gonfiando i muscoli del petto e sollevando prontamente la mano destra «Tu ora ci consegnerai la pietra e il gatto e ci lascerai andare.»

«Il graziosissimo Gubbio the Hutt fa notare che la Forza non ha alcuna influenza su di lui.»

«Questo non è il gatto che state cerc… ah no? Mh, peccato. Quindi cosa dovrei fare?»

«Inventa, dannazione!» Hux gemette quando la guardia gli torse nuovamente il braccio «Fai qualunque cosa!»

«D’accordo, calmiamoci tutti!» il Sith si ravvivò i capelli scuri, sistemando poi l’elastico dei pantaloni a vita alta. Li tirò ancora un po’ più su, appena sotto le ascelle «Cominciamo dalle presentazioni. Signor Gubbio… sono Kylo Ren, nipote di Anakin Skywalker… di cui avrai certamente sentito parlare, no?»

«Non credo gli interessino le referenze della tua famiglia.»

«Oh, fa silenzio! Sto cercando di toglierti dai guai signor “Fai parlare me, non ci serve un incidente diplomatico”.» Ren si inchinò nuovamente, curiosamente attento all’etichetta «Sono qui per proporti un accordo, potente Gubbio. Vorrei che tu mi cedessi la tua collana e liberassi… il mio gatto.»

«Ren!»

«Va beh, anche il generale Hux… cosa che ti consiglio di fare al più presto, per la tua sanità mentale.»

Arrr Arrr

«Il magnificissimo Gubbio The Hutt chiede cosa riceverà in cambio»

«Dei cavoletti di Bruxelles! Ne abbiamo ancora sulla nave, vero?»

«S-sì»

Hux sentì il sudore correre lungo la fronte. L’azzardo dell’apprendista poteva rivelarsi un completo fallimento oppure una mossa tanto geniale da dover essere trascritta in un libro di memorie. Avevano ancora un paio di cassette di cavoletti a disposizione, ma dubitava che all’Hutt sarebbero mai interessate. Dovette ricredersi, tuttavia, quando vide la gigantesca lumaca muovere un cenno d’assenso.

Arrr Arrr Arararaarrr

«L’eccellentissimo Gubbio The Hutt accetta la tua offerta, giovane Skywalker…»

«Oh, mi ha chiamato come il nonno!»

«…ma è disposto soltanto a cederti la pietra, poiché crede che possa compensare il valore di questi cavoletti, di cui non conosce la natura e che lo affascinano tremendamente.»

«Ah, sono verdure. Si mangiano… Squisiti, davvero! Sono tra i cibi più ricercati nel cuore della galassia. A Coruscant vanno un sacco di moda e… sono un privilegio che solo le famiglie più nobili e facoltose possono permettersi.»

Era sconvolto. Ren aveva mangiato cereali e furbizia a colazione? Non riusciva a credere a quanto stava accadendo. Per una volta, non si stava dimostrando un perfetto idiota. Strano… avrebbe dovuto annotare quell’evento sul giornale di bordo dell’Upsilon.

Arrr Arrr Arrrr

«Il bellissimo Gubbio The Hutt dice che se vuoi liberare i tuoi amici, devi accettare una scommessa. Tra due giorni si terrà l’annuale corsa di sgusci e tu parteciperai come pilota… se vincerai, i tuoi compagni ti verranno restituiti. Se perderai, diventerete nostri schiavi.»

«Ren, non…»

«Ma certo che accetto! Che figata! Potrò correre in una gara di sgusci proprio come il nonno!»

«Sei scemo o cosa? Uccidili tutti! Che diamine ce l’hai a fare una spada laser?»

«Smettila di fare il guastafeste! Una gara di sgusci, hai sentito? È un’occasione che non posso lasciarmi sfuggire!»

Evidentemente, la dose d’astuzia dell’apprendista si era già esaurita. Aveva appena accettato un’inutile scommessa, appositamente imbastita perché perdesse e li condannasse tutti ad una eterna prigionia. Hux scosse il capo; riusciva ad immaginare cose peggiori, certo… ma non di molto. Sarebbe stato costretto a rimanere su quel pianeta afoso, dove la sua pelle delicata avrebbe assunto la costante colorazione del pomodoro maturo; si sarebbe ritrovato a dover lottare quotidianamente con la sabbia nelle scarpe, ammesso che avrebbe ancora avuto delle scarpe da indossare. Non avrebbe mai più rivisto il Finalizer e sarebbe stato obbligato a ballare insieme alle Twi’lek ad ogni ora del giorno e della notte, con l’unica compagnia di un Sith cretino.

Arr Arrr Arrrr

«Il ganzissimo Gubbio The Hutt ammira il tuo coraggio e la tua determinazione, giovane Skywalker. Spera che le tue doti possano essere pari a quelle del tuo illustre avo e chiede se hai uno sguscio da corsa da poter utilizzare.»

Ren scosse il capo, sfoderando tuttavia un sorriso fiero:
«No, fighissimo Gubbio» mormorò traboccante d’orgoglio «Ma so dove trovarne uno!»
 

 
  
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