Day 2: Famiglio/Demone
Rebecca
trattenne il respiro
e osservò il frutto dei suoi sforzi prendere pian piano
forma nella
stanza segreta che usava per i riti magici con il cuore che le
batteva forte per l'emozione e un pizzico di timore. Era consuetudine
infatti per le streghe adulte evocare il demone che le avrebbe
servite per tutta la vita alla prima notte favorevole dopo la
cerimonia di iniziazione ed era quindi arrivato anche per lei il
momento di dimostrare, una volta di più, il proprio valore.
Più
l'essere evocato sarebbe stato potente, infatti, maggiori sarebbero
stati il suo prestigio e le possibilità che avrebbe avuto
nella sua
vita futura, e la ragazza non aveva alcuna intenzione di sfigurare
dopo quel primo momento di gloria in cui aveva stupito tutti con
capacità magiche che quasi nessuno, probabilmente, si
sarebbe
aspettato.
Dopo ore di lavoro, sembrava
che il complicato incantesimo avesse fatto effetto e adesso non le
restava altro da fare che attendere pazientemente sotto la
supervisione del suo gatto, che osservava attento la scena a qualche
metro di distanza. Era lui il suo primo famiglio, quello che sua
madre aveva evocato per proteggerla poco dopo la sua nascita come
accadeva sempre nelle famiglie più nobili, ma adesso toccava
a lei
darsi da fare, come tutte le streghe della sua età.
Chissà che
aspetto avrebbe avuto il loro nuovo alleato?
Mentre era immersa in questi
pensieri, l'aria nella stanza cominciò a muoversi
vorticosamente e
ben presto Rebecca, con i capelli e i vestiti mossi da quello strano
vento, si sentì quasi schiacciata dalla potente aura
demoniaca che
proveniva dal centro esatto del cerchio magico tracciato sul
pavimento. Sembrava che il suo desiderio fosse stato esaudito e la
ragazza si domandò per un attimo come avesse fatto. Lo
stregone che
l'aveva cresciuta aveva sempre detto, in realtà, che lei
aveva un
enorme potenziale nascosto, ma non gli aveva mai creduto. Del resto
era difficile esserne convinti, visto che i suoi risultati erano
sempre stati abbastanza mediocri prima della cerimonia di
iniziazione, ma a quanto pareva, avrebbe dovuto porgergli le sue
scuse...
Stupita, osservò le tenebre
condensarsi intorno a quel punto e prendere infine la forma
apparentemente umana di un ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu
che la guardava con una strana espressione sul volto, come se la
stesse valutando.
I capelli, i vestiti e
persino le fiammelle delle candele si fermarono di colpo come se
tutto intorno a loro stesse trattenendo il respiro e Rebecca, che
pian piano si stava abituando a quell'ingombrante presenza,
ricambiò
lo sguardo con fermezza, cercando di mostrargli in silenzio la
propria forza. Sapeva infatti che il difficile, in realtà,
sarebbe
iniziato adesso, perché la maggior parte dei demoni non si
piegava
facilmente al suo nuovo padrone, che già debilitato dal
rito, doveva
spesso costringerlo con la forza all'obbedienza. Stranamente il suo
non aveva ancora proferito parola o fatto il minimo gesto, a parte
guardarla, ma l'istinto le diceva di non abbassare la guardia per
nessun motivo e tenersi pronta.
«E così sei stata tu a
evocarmi» disse infine il demone, con un'espressione che non
prometteva nulla di buono.
«Sì» rispose lei con
sicurezza, i muscoli già pronti a scattare per schivare il
colpo
che, ne era certa, sarebbe arrivato di lì a poco.
«Interessante» momorò tra
sé la creatura, prima di arrivarle addosso a una tale
velocità che
Rebecca colse a malapena il movimento.
Un secondo dopo, i loro
corpi erano fin troppo vicini e il demone le teneva saldamente il
mento per costringerla a guardarlo, impedendole con l'altro braccio
di allontanarsi.
«Lasciami subito!» gli
intimò la giovane, divincolandosi dalla sua stretta e
incenerendolo
con un'occhiataccia mentre imprecava tra sé. Non aveva
previsto che
lui cercasse di bloccarla in quel modo, e se da un lato era contenta
che la creatura non sembrasse intenzionata a combattere, dall'altro
era tutto fuorchè tranquilla. Il suo sguardo non era
minaccioso, ma
la metteva comunque parecchio a disagio, e la cosa avrebbe potuto
crearle non pochi problemi. Finché il contratto non veniva
stipulato, ponendo fine al rituale, il demone avrebbe potuto
pretendere qualunque cosa e persino uccidere chi l'aveva evocato, se
questi non fosse stato all'altezza delle sue aspettative, e lei al
momento, detestava ammetterlo, non aveva la forza di reggere a lungo
un qualsiasi confronto.
«Non credo proprio»
ribatté il demone per tutta risposta, allargando quel suo
strano
sorriso e aumentando la stretta fin quasi a farle male.
«Smettila di giocare e
dimmi subito che cosa vuoi!» gli ordinò
severamente Rebecca,
cercando a tutti i costi di mantenere un minimo di controllo su
quell'essere decisamente atipico per la sua razza. In effetti, ora
che ci pensava, lo stregone che l'aveva adottata da bambina l'aveva
avvertita di stare attenta a ciò che desiderava,
perché un famiglio
potente sarebbe stato un grosso problema da gestire in quel momento
delicato, ma sapeva anche che la volontà della strega
contava solo
fino a un certo punto nella cerimonia di evocazione, e ognuna di loro
avrebbe avuto in realtà la creatura che il fato aveva deciso
da
tempo.
«Pensavo lo sapessi: una
prova del tuo valore» le rispose l'essere, senza accennare a
lasciarla.
A quel punto la giovane
perse la pazienza, e capendo all'improvviso cosa significasse
quell'assurda scena, rilasciò parte della sua magia contro
il suo
petto, costringendolo a indietreggiare.
«Vedo che cominci a capire.
Dimostrami quanto vali, streghetta» la stuzzicò
l'altro, allargando
il ghigno e preparandosi ad attaccare di nuovo mentre la ragazza, sia
pure irritata dal nomignolo, decideva di soprassedere. Aveva
già
corso un bel rischio evitando di reagire come avrebbe dovuto e non
era il caso di dargli ulteriori motivi per desiderare di ucciderla e
tornare libero negli Inferi. Avrebbe avuto tempo più avanti
di
insegnargli l'educazione...
Si scambiarono quindi alcuni
colpi muovendosi rapidi nella stanza illuminata solo dalle candele e
dalla cupa luce rossastra emanata dal cerchio magico ancora attivo.
Doveva sbrigarsi a sconfiggerlo o le fiammelle si sarebbero
consumate, lasciandola praticamente al buio. Non voleva nemmeno
immaginare di combattere una creatura così potente
nell'oscurità
quasi totale e quella era l'unica situazione in cui Happy, il suo
precedente famiglio, non avrebbe potuto aiutarla. Sebbene provenisse
da una famiglia nobile, per quella notte sarebbe stata uguale a tutte
le altre streghe, e questo significava ottenere con le sue sole forze
il potere che il nuovo alleato avrebbe potuto offrirle.
Rebecca, nonostante la
stanchezza, fu quindi costretta a schivare pugni, calci e sfere
oscure non bene identificate a ritmo serrato, rispondendo ogni volta
con incantesimi di vario tipo che lo mancavano clamorosamente. Quanto
era veloce quella creatura dall'energia all'apparenza inesauribile?
«Sei già stanca?» la
schernì a un certo punto il demone, dopo l'ennesimo colpo
andato a
vuoto che doveva aver distrutto chissà cosa. I rumori di
oggetti
finiti in frantumi o rovinati sul pavimento si susseguivano a
velocità preoccupante ma la ragazza, dopo un primo tentativo
di
protesta totalmente vano, aveva smesso di parlare. Non poteva
lasciarsi distrarre o sarebbe stata la fine. Il suo avversario era
troppo pericoloso per permettersi di badare a piccolezze del genere,
a cui l'avrebbe comunque costretto a rimediare di lì a poco.
«Certo che no!» gli rispose
in automatico lei, augurandosi che non l'avesse sentita ansimare. Una
battaglia simile era l'ultima cosa che le ci voleva quella notte, ma
tirarsi indietro era fuori discussione.
«Io sì» ribatté invece,
inaspettatamente, il demone, saltandole addosso di colpo con tanta
foga da farle perdere l'equilibrio.
Un attimo dopo, Rebecca era
stesa a terra sotto di lui con le mani bloccate sopra la testa.
«Ma cosa...» iniziò
stupita, prima che la stretta più forte sui polsi le facesse
mancare
il respiro per la stilettata di dolore inaspettato.
Esausta e sconfitta, non
poté far altro che guardarlo leggermente impaurita,
maledicendosi
mentalmente per non essere stata in grado di batterlo. Il suo sogno
di diventare una strega potente come sua madre era appena svanito e
non era difficile immaginare quale sarebbe stato adesso il suo
destino. Sperava solo che il demone le regalasse una morte rapida e
non troppo dolorosa, ma non osava crederci troppo. Qualcosa nel suo
sguardo le faceva venire i brividi, e per quanto cercasse di
nasconderlo, aveva una gran paura che il demone se ne fosse accorto.
«Mi piaci, ragazzina» le
disse un attimo dopo, tenendola ben stretta mentre lei lo guardava
con gli occhi sgranati.
«Ma io ho perso» ribatté
confusa Rebecca.
«Non c'è dubbio, ma non
era questa la prova che avevo in mente.»
«Come sarebbe a dire? Mi
sei saltato addosso all'improvviso e hai cercato di colpirmi!»
«Sei stata tu ad
attaccarmi, ragazzina, e io non sono il tipo che si tira indietro
quando si tratta di una sfida.»
«Stavi solo giocando!»
protestò indignata. Non poteva credere di aver quasi
distrutto la
stanza e aver perso così tante energie per niente!
«Non eri poi così male, ma
la disparità di forze iniziava ad annoiarmi e non ci resta
più
molto tempo prima che il rito svanisca, no?» le
ricordò lui con un
sorrisetto malizioso.
«Smettila di prendermi in
giro e dimmi che prova vorresti!» sbottò lei
innervosita. Purtroppo
quell'essere odioso aveva ragione: se alle prime luci dell'alba non
fosse stato ancora stipulato un contratto, la creatura evocata
sarebbe scomparsa e il suo nome, già abbastanza in bilico
per essere
una strega di nobile famiglia, ne avrebbe sofferto ulteriormente. La
cerimonia di evocazione poteva essere ripetuta, certo, ma era sempre
uno smacco indicibile per i pochi che fallivano e sopravvivevano, e
Rebecca non aveva alcuna intenzione di provare di nuovo una
faticaccia simile. Già una volta era più che
sufficiente per i suoi
gusti.
«Non ti facevo così
innocente» la prese in giro il demone.
«Intendi forse...»
cominciò la ragazza incredula, iniziando a capire.
«Ovvio. Dimostrami che vale
la pena averti come compagna» confermò la creatura
con
un'espressione che le diede i brividi. Sapeva che i demoni di nobile
rango chiedevano spesso ai loro padroni di unirsi in quel senso per
creare un profondo legame di aiuto e rispetto reciproco che non di
rado si trasformava con il tempo in qualcosa di più, ma non
credeva
che sarebbe mai stata in grado di evocarne uno. Questa però
era l'unica spiegazione plausibile per quella strana richiesta, e per
quanto la cosa la lasciasse decisamente sconcertata, era meglio
sbrigarsi a dargli una risposta. Cosa avrebbe dovuto
fare? Non era così che aveva immaginato la sua prima volta,
ma forse
ne sarebbe valsa la pena. In fondo l'essere davanti a lei non era poi
così male, ora che lo guardava bene, e doveva ammettere che
quel
corpo tonico, alla debole luce danzante delle candele, le faceva
anche un certo effetto. Senza contare che un rifiuto avrebbe
comportato un'altra lotta come minimo, e in quelle condizioni era
abbastanza sicura di non poter sopportare uno scontro in piena
regola. Dopo ciò che le aveva detto qualche minuto prima,
era
abbastanza ovvio che finora si fosse trattenuto e lei non era
riuscita a mettere a segno neanche un colpo prima di essere
atterrata.
«Chi sei?» domandò alla
fine in un sussurro.
«Sono Shiki, il nipote del
grande Re Demone Ziggy» rispose lui con fierezza, facendole
spalancare un attimo gli occhi per la sorpresa. Nemmeno nei suoi
sogni più folli avrebbe mai sperato in una fortuna del
genere. Se
davvero fosse riuscita ad ottenere la sua fedeltà, sarebbero
state
ben poche le cose in grado di spaventarla. Sì, il prezzo da
pagare
era decisamente onesto, e tutto sommato era contenta di potersi unire
alla schiera di streghe e stregoni che avevano “sposato il
demonio”, come diceva la gente. Senza contare che per
realizzare il
suo sogno avrebbe avuto bisogno di un enorme potere e l'alleanza con
Shiki era un ottimo punto di partenza...
«Il mio nome è Rebecca
Bluegarden e accetto la prova» disse infine solenne.
«Saggia decisione,
ragazzina» approvò il demone
con un sorrisetto di trionfo,
affrettandosi a zittirla con un bacio famelico.
La giovane strega avrebbe
voluto risponderli per le rime, ma le sue mani sul suo corpo e quella
lingua vogliosa che le esplorava la bocca la costrinsero presto a
capitolare, e in poco tempo la stanza si riempì di gemiti e
sospiri,
al termine dei quali Shiki accettò di collaborare,
lasciandole sul
corpo il marchio della famiglia di demoni più potente
dell'Inferno.
Il rito era stato compiuto
con successo e solo il tempo avrebbe mostrato al mondo gli effetti di
quello scoppio di passione improvviso.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Non chiedetemi come mi
sia venuta in mente una cosa del genere, ma la scena del demone Shiki
che cerca subito di sedurre la sua evocatrice mi frullava in testa da
quando ho letto il prompt e mi piaceva troppo per non usarla. XD
Probabilmente
Shiki mi è venuto parecchio OOC, ma mi sono divertita un
sacco a
scrivere questa storia e spero che a voi abbia fatto lo stesso
effetto leggerla. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie di
cuore a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo.
<3
Se a
qualcuno interessa, vi ricordo di aver fondato tempo fa un gruppo
facebook principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli
anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste
bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora mi dileguo.
Appuntamento a domani con la prossima storia e buonanotte per dopo!
Un
bacio,
Ellygattina