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Autore: Sara_JBNH    28/04/2020    0 recensioni
"Guardavo la vena della sua fronte pulsare dalla rabbia, la sua cicatrice che sembrava trafiggere quel suo occhio dorato, e percepii qualcosa che mai avevo provato in sua presenza: elettricità."
Nota: Storia ambientata nel mondo di FF XV, ma alcuni dettagli sono immaginari.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Noctis Lucis Caelum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

La sera di quello stesso giorno, ero bloccato a letto, dovevo essermi stirato i muscoli della schiena perché non riuscivo praticamente a muovermi. Il discorso di Gladio mi aveva scosso, sentivo che qualcosa era scattato dentro di me, ma una nuova consapevolezza non ti rende magicamente possente come lui...dannazione! Di solito dopo gli allenamenti passavo almeno un'ora intera a pentirmi di non averlo battuto o almeno fatto tentennare, ma inspiegabilmente quella sera era diverso, non mi importava, probabilmente mi ero rassegnato al fatto che fosse più forte di me...o era forse qualcos'altro? No! Non voglio neanche pensarci! Io e Gladio ci odiamo, ci siamo sempre odiati! Le cose non cambieranno mai.
Quella marea di pensieri, che mi stava logorando il cervello, fu interrotta quando qualcuno bussò alla mia porta. Probabilmente era mio padre che veniva a informarsi su come procedevano i miei studi e i miei allenamenti, ma speravo vivamente che non fosse lui, non avevo alcuna intenzione di farmi vedere in quelle condizioni pietose.
"Avanti!" Gridai, non avevo la forza di alzarmi dal letto. La porta si aprì e spuntò quella chioma folta e imbizzarrita che conoscevo bene: era Gladiolus. "Perfetto" pensai.
"Buonasera principe" disse con quel suo solito sorrisetto stampato sulla faccia.
Noct:"Se sei venuto per un'altra ramanzina, direi che per oggi io e la mia schiena ne abbiamo avuto abbastanza".
Gladio stranamente non rispose e iniziò a guardarmi con uno sguardo perso. Che gli prendeva? Era così insolito vedere il suo volto rilassato, con la bocca leggermente socchiusa, di solito serrava la mascella come se fosse un bunker blindato. Ed eccola di nuovo, quella scossa elettrica. Come per riflesso mi portai le mani verso la pancia, e in quel momento Gladio si riprese dal suo smarrimento:" Fammi vedere", sobbalzai per un attimo pensando si stesse riferendo a quel mio ultimo movimento di riflesso, quindi gli chiesi infastidito:" Cosa vuoi vedere?".
Indicandomi con un gesto veloce della mano, sbuffò e disse:" La tua schiena, principino".
Basta era troppo, non ce la facevo a sopportare oltre la sua arroganza, rendeva quel dolore che provavo ancora più lancinante.
Quindi risposi con un secco e sonoro:"NO" e aggiunsi:" Te ne puoi anche andare".
Non si scompose, incrociò le braccia, si avvicinò al mio capezzale e mise un ginocchio sul letto vicino alla mia gamba, con tutta la naturalezza e la sfrontatezza che possedeva. Mi fissava, e il fatto che mi fissasse dall'alto mentre io ero inerme sul mio letto, sotto di lui, senza potermi muovere in alcun modo, mi metteva estremamente in soggezione. Ma allora perché sentivo di nuovo quelle scosse elettriche invadermi il corpo?
Capii che non si sarebbe smosso, e non volevo rimanere un minuto di più in quel momento di sospensione temporale, mi bloccava il respiro. Così decisi di accontentarlo, non mi importava se fosse per deridermi, ma ero disposto a tutto purché se ne andasse al più presto.
Semplicemente lo guardai e sospirai, cercando di far percepire più che potevo il mio dissenso. Feci per voltarmi in posizione prona, soffocando i lamenti di dolore che cercavano di uscirmi dalla bocca e senza neanche accorgermene mi ritrovai una mano di Gladio sul petto e una sulla schiena. Mi stava girando. Gladio mi stava aiutando. Perché?
Caddi in uno stato di deficienza totale, e mi ripresi solo quando sentii qualcosa di bollente toccarmi la schiena: erano le sue mani.
"....male?"
Noctis:" Cosa?" Non avevo capito niente, se non che avesse parlato.
Gladio:" È qui che ti fa male?", non riuscendo a vederlo in faccia per capire se fosse serio o no dovevo affidarmi solo al tono della sua voce. Ed ero troppo confuso e dolorante per capirlo.
Emisi un "si" strozzatissimo e un attimo dopo la mia risposta, sentii sulla pelle nuda qualcosa di viscido e gelato. Sobbalzai, e Gladio, che non si mosse di un centimetro da dove si trovava, con la mano che non era impegnata a percorrermi la schiena, mi tenne la testa sul cuscino.
Noct:" Ma che diav...?".
Gladio, prima che terminassi la mia imprecazione, appoggiò un barattolino di latta blu sul mio cuscino, in modo che potessi vederlo, e disse:" È l'unguento magico che usiamo noi Amicitia per lenire gli strappi muscolari"
Noct:" Ah...si? Non ti ho mai visto usarlo" gli dissi, ma non mi sorprendeva molto la cosa, dato che sembrava non possedesse punti deboli.
Gladio:" Lo credo bene, è una formula ideata per i bambini dai 6 ai 12 anni" eccolo di nuovo che si prendeva gioco di me approfittandosi della mia irascibilità.
Scattai di impulso girandomi verso di lui per sferrargli un colpo, lui si parò senza il minimo sforzo, come sempre, e mi tenne il polso in una mano, che poteva essere grossa come le mie messe assieme.
Io ero imbronciato come al solito, ma lui aveva un'espressione diversa sul volto: sorrideva. Gladio che sorride? A me? Okay, dovevo essere su uno di quei programmi di scherzi che vedevo ogni tanto alla televisione.
Noctis:" Che hai? Perché hai quel sorrisetto?".
Gladio:" Vedo che riesci a muoverti già molto meglio" disse con la sua voce profonda ed ero sicuro di aver avvertito una punta di quella dolcezza che usava soltanto con la sorella.
E accidenti, aveva ragione, nemmeno me ne ero accorto che mi ero ritrovato in ginocchio sul letto di fronte a lui, a pochissimi centimetri dal suo viso, potevo addirittura sentire l'odore del suo bagnoschiuma. Come faceva ad essere così disinvolto? Io andai nel panico nell'esatto momento in cui mi accorsi di quella situazione. Non dovevo fare in modo che lo capisse così cercai di uscirne a testa alta dicendo:" Pensavo che non volessi avere niente a che fare con un principe senza palle come me, perché torni sui tuoi passi?" Aspettavo una delle sue risposte secche, ma non arrivò. Rimase seduto dov'era, posò il mio polso sul materasso, che era ancora nella sua calda mano, non accennando a lasciarmi andare disse, guardandomi fisso negli occhi:" A proposito di stamattina, mi dispiace, ho perso il controllo, dovevo sfogarmi". Non potevo crederci, stava chiedendo scusa a me.
Guardandolo bene mi resi conto del fatto che sotto quella sua figura austera e risoluta poteva celarsi qualcosa di più sensibile. Dopo tutto era un ragazzo di 19 anni, non così lontano dall'adolescenza, fase in cui ero in pieno. Sono sempre stato bravo a concentrarmi su quello che non volevo essere, e sulle cose che pesavano su di me. Quella fu la prima volta in cui pensai a che cosa potesse voler dire essere un Amicitia, lo scudo del re. Chissà cosa poteva provare Gladio a dover fare da balia ad un ragazzino ostinato e insopportabile come lo ero io. Chissà quale peso comportasse mettere, in ogni situazione, il benessere di un'altra persona prima del proprio, soprattutto se con quella persona non c'è il minimo legame.
Noctis:" Avevi ragione, non avrei dovuto tentare di scappare, sono stato un pigro e un vigliacco" dissi stupendomi da solo a quelle parole che stavano uscendo dalla mia stessa bocca, e a guardare Gladiolus, sono sicuro che avesse provato il mio stesso stupore.
Mi rispose:" chi sei tu e cosa ne hai fatto del principe Noctis?" Aveva un ghigno sulle labbra, ma capii che non stava ridendo DI me, ma stava ridendo CON me. Senza rendermene conto il suo sorriso mi aveva contagiato e lui se n'era accorto. Così per l'imbarazzo mi alzai, dirigendomi verso la balconata. Di sera mi era sempre piaciuto guardare le luci della nostra città, e tornare per un attimo a quella consueta abitudine mi aveva messo pace nell'animo. Tornai alla realtà quando sentii la spalla di Gladio sfiorare la mia, mentre si appoggiava al parapetto, così vicino a me.
Noct:" Noto che stai prendendo il tuo ruolo di scudo più seriamente di quello che pensassi" gli dissi per notare se lo starmi così appresso fosse una cosa voluta.
Gladio:" Bhe dovrai farci l'abitudine" e mi fece l'occhiolino.
La testa cominciava a girarmi, come poteva essersi ribaltata tanto la situazione nel giro di una sola giornata, iniziata così male?
Cercai di ricompormi da quella frenesia che mi stava incendiando la carne, per fortuna eravamo sul balcone e l'aria fresca e il buio aiutavano a mascherare le mie reazioni emotive, e dissi con tutta la risolutezza che potevo avere:" Non devi farlo se non vuoi. Lo scudo intendo. È vero, sto cominciando a prendere coscienza di quello che siamo, e la tua strigliata di oggi mi ha lasciato qualcosa (mi aveva lasciato molto di più ma non volevo dargli troppa importanza). La tua dedizione ti fa onore, la tua precocità anche. Ma vedo come la tua espressione cambia ogni volta che mi guardi, lo vedo il tuo risentimento. È così che dovrà essere fino alla fine dei nostri giorni? Perché più andremo avanti e più io e te saremo a stretto contatto. Io già non posso dirmi pronto per farmi carico in futuro di una cosa grande come il regno di mio padre, ma sono certo di non essere disposto a rovinare la vita di entrambi per delle tradizioni su cui non sempre concordo". Finito di parlare per un attimo mi morsi il labbro, avevo paura che potesse ripetersi una scena come quella di qualche ora prima. Ma non successe, anzi, Gladio mi rispose con la pacatezza che aveva usato qualche istante prima:" Forse hai ragione, non devo, forse dovremmo rivoluzionare quello che è stato fino ad adesso, le nuove generazioni servono anche a questo no? Ma io sono fiero di quello che sono, e voglio esserlo." Distolse gli occhi dalla vista mozzafiato per incentrarli su di me, mi feci coraggio e sostenni il suo sguardo che rifletteva sulle sue iridi ambrate tutte le luci della città davanti a noi, e continuò:" Io lo sento quel legame atavico che unisce le nostre famiglie. Lo sento da tempo e vivere con la costante paura di non essere all'altezza di questo compito verso la mia famiglia, verso di me e soprattutto...verso di te...mi logora. Forse quando mi arrabbio con te, è perché invidio la tua capacità di estraniarti da questo mondo. Dal MIO mondo. E mi incazzo, perché non vedi me nella tua vita come io vedo TE nella mia" fece trasparire tutta la frustrazione che aveva dentro, e io per diversi attimi rimasi attonito da quelle rivelazioni. Allora era vero quando pensavo che sotto quella corazza ci fosse un uomo fatto di carne e spirito.
Improvvisamente si girò verso la camera, probabilmente perché non vedendomi rispondere, stava cominciando a sentirsi imbarazzato e in collera per essersi esposto così tanto, mi parve di percepire un ringhio quando scattò per andarsene.
"Gladio!" Gridai di riflesso.
Lui si fermò, voltando un po' il volto verso di me pur dandomi le spalle.
Continuavo ad essere pervaso da quella elettricità che a quanto pare solo lui era in grado di scatenare.
Noct:" Sii ciò che sei, sii il mio scudo". A quelle parole Gladio si girò per guardarmi, aveva uno sguardo incredulo e cominciò ad avanzare lentamente verso di me. Feci anch'io la stessa cosa.
Nessuno dei due si era accorto che avesse cominciato a piovere, ce ne rendemmo conto quando sentimmo i boati dei tuoni irrompere sopra di noi. Gladio senza dire niente fece comparire con la magia il suo scudo di battaglia, argenteo e scintillante, con incise le sue iniziali sul retro e se lo mise sulla testa attirandomi a sé per non farmi bagnare. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro su di me.
Gladio:" Ormai ti sei pronunciato. Non si torna indietro".
Noctis:" Non lo farei mai".
Gladio:" E anche se volessi, non te lo permetterei" appena pronunciata l'ultima parola, quasi in un sussurro, chiuse gli occhi avvicinando le sue labbra perfette alle mie. Mi strinsi a lui e in quel momento pensai che i tuoni del temporale fossero i boati elettrici del mio corpo. Non sentivo freddo, la sua mano sulla mia schiena che mi stringeva al suo corpo era più calda e piacevole di una giacca del cotone più morbido e i suoi muscoli non erano pungenti come li avevo immaginati, e mi ci sarei avvinghiato ancora più stretto se avessi potuto. Non avevo mai baciato nessuno prima di allora ma fu così facile lasciarsi trasportare dalla sua lingua e dalla sua passione. Pensai addirittura che il fatto di non averlo mai visto in giro con una delle sue pretendenti fosse perché sapeva che quel bacio andava riservato solo a me. Potevo percepire la sua foga nel voler esplorare il mio corpo con le mani esattamente come potevo percepire la mia, ma mai, lasciò cadere lo scudo da sopra la mia testa, era nella sua natura proteggermi. Sentire la sua barba sulla mia pelle liscia, mi faceva pensare davvero di essere un bambino in confronto a lui, ma mi faceva desiderare ancora più intensamente di diventare presto come lui. E desideravo LUI, così come lui desiderava ME. Finalmente l'avevo capito. Era sempre stato lì per me e io non me n'ero mai accorto. Che stupido ero stato. Ma da adesso le cose sarebbero cambiate.
Ero suo da un pezzo, e lo sapeva. Furono queste le ultime parole che mi rivolse quella sera, prima di addormentarci uno a fianco all'altro sul mio letto. 
  
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