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Autore: you23466    29/04/2020    0 recensioni
Secoli fa il termine Darth era simbolo di grande onore e rispetto nell'impero Sith. Ormai entrato in disuso nell'accademia di Korriban e in tutto l'impero, solo un pugno di pochi cerca ancora di raggiungere un tale grado di potere e di conoscenza e ancora meno sono i Sith che abbandonano l'Impero per poter vivere la propria vita fuori dal suo territorio, ma Khinerat da un certo punto di vista non ha potuto fare altrimenti.
La giovane Zabrak è ai limiti dell'orlo esterno da mesi ormai e in caccia di risposte e di conoscenza le sue mani non potranno che macchiarsi di sangue per ottenere ciò che desidera, il suo nome inciso nella storia e la vita eterna.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana...













 

Capitolo I - Vibrazioni

 

- "Se c'è qualcosa di cui possiamo essere sicuri, è la totale assenza di speranza!"

La fredda voce del Pacificatore continuava a gracchiare fuori dagli altoparlanti, nascosti proprio sotto la grigia statua metallica posta al centro della piazza del mercato. - "Ovunque vi giriate, in ogni angolo di questo mondo potete vederne i segni. Il seme della fine stessa è ben piantato e radicato in ogni singolo essere di questo mondo! Svegliatevi signori! Aprite gli occhi per una buona volta!"
Quelle parole erano ormai ridondanti, stancavano quasi.

Il degrado lo si leggeva ovunque: nei volti della gente scavati dalla fatica, nell'aria ormai irrespirabile e nelle tante cappe di aspirazione messe agli incroci delle strade dall'ex amministrazione imperiale. Se nelle grandi città la situazione non era la migliore, accentuata dai grandi numeri, il vero problema era nei piccoli centri dove ad aggravare la situazione già disperata, si inseriva una scarsissima manutenzione e una pessima gestione del territorio, praticamente distrutto e cannibalizzato da secoli di povertà, ogni sforzo sarebbe risultato vano.

Adri distolse lo sguardo dalla folla attorno a lei, era inutile soffermarsi ancora a pensare, l'odio che covava per tutti coloro che erano causa di quello sfacelo era ancora lì e non l'avrebbe abbandonata tanto presto. La voce del Pacificatore stava ancora gridando frasi senza senso, ma preferì ignorarle per evitare di perdersi ancora nei suoi ragionamenti, vi erano cose più importanti da fare quel pomeriggio. Si scostò rapidamente dalla colonna a cui era appoggiata e iniziò a muoversi sinuosa tra la folla, puntando con lo sguardo alla taverna dal lato opposto della piazza, riconoscibile dalla piccola insegna luminosa e dal vistoso numero di bottiglie frantumate ai lati dell'ingresso. Odiava muoversi tra la gente: il suo mantello scuro tendeva a rimanere incastrato tra i graffianti e rugginosi strati di metallo dei vari droidi protocollari e dei cumuli di rifiuti sparsi per le strade. L'altro elemento che la infastidiva più di ogni altra cosa era la ressa, ma sapeva che era necessaria per il suo lavoro, soprattutto in giorni come quello dove la massima discrezione era una componente fondamentale e niente era meglio di una sana piazza di mercato per nascondersi in bella vista ed apprendere più informazioni possibili. Era un prezzo che poteva tranquillamente pagare per la riuscita della missione. Lasciandosi cullare dal rumore della folla e dalle grida dei venditori di ogni sorta, Adri raggiunse la porta della taverna e si appartò brevemente nell'angolo adiacente il portone metallico, accese il suo comunicatore portatile e sull'holo-proiettore venne proiettata una figura incappucciata, illuminata dalla tenue luce degli schermi.

- "Mia signora." Disse con un lieve cenno del capo - "sono in posizione, il piano procede tranquillamente." La figura nell'holo-proiettore mosse rapidamente la mano e spostò con un gesto il cappuccio dalla testa, rivelando la lucida pelle rossa ed i neri tatuaggi che le ricoprivano gran parte del volto, in una combinazione vagamente intrigante e labirintica, quasi ipnotica. - "Vedi di non deludermi Adri, le conseguenze del tuo fallimento credo non ti piacerebbero, mi aspetto di vederti nei miei alloggi entro tre ore. Devi fermarli" intimò prima di chiudere la comunicazione. Se il volto della sua Maestra la ipnotizzava, vi era qualcosa nella voce che invece la rendeva inquieta, quasi succube al suo volere che sembrava nutrirsi di tutto l'odio che la circondava. 

Maledicendosi ancora una volta per essersi distratta, Adri si spostò di fronte la porta sudicia della taverna, attendendo forse un secondo di troppo che il meccanismo automatico facesse il suo dovere, a quel punto fece un passo all'interno, sul pavimento sporco di birra e altri cocktail di dubbia provenienza, uno spreco di risorse in un pianeta che affondava nella disperazione. La taverna di Merth era sempre la stessa, ricolma di alcolizzati, giocatori e disperati d’ogni sorta, in una splendida atmosfera carica dei rumori ronzanti dei purificatori d'aria portatili e delle grida dei giocatori più infervorati. Adri si fece spazio tra la gente, fino a raggiungere il bancone sudicio e impregnato di tanto alcool e sangue quanti erano stati gli scontri in quel posto infame. Appoggiando le braccia sul bancone notò con disgusto una piccola nuvola di polvere e sporco sollevarsi, lasciando intravedere l'antica colorazione rossastra che un tempo decorava tutta la taverna, tipica delle gilde commerciali e ormai caduta in disuso. - "Merth" disse con un filo di disprezzo nella voce, rivolta al vecchio dietro il banco, già pronto ad ascoltarla con fare servizievole. - "Preparami uno dei tuoi pessimi drink, ma non esagerare, non ho intenzione di rimanere qui molto", alzando un poco il tono della voce, per sovrastare la folla che la circondava. Il vecchio la squadrò un momento, scostandosi con il polso i bianchi ciuffi che gli pendevano unti sopra gli occhi. - "Peccato bellezza, faresti felici molti rimanendo qua con noi, ma ti accontento volentieri". La giovane lo ignorò, limitandosi a scuotere la testa e lanciargli un'occhiata gelida, abituata a commenti del genere; si concentrò invece sul piccolo specchio sudicio di polvere alle spalle del vecchio Merth, notando nell'angolo opposto della sala, il suo contatto, il suo obiettivo. Lasciò due crediti sul bancone e prese il suo bicchiere, sporco come tutto il resto del locale e lentamente si mise ad attraversare la sala puntando al giovane che sedeva nervoso su di uno sgabello malandato, pronto ad andare in pezzi al primo movimento brusco.
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Malhand si agitava sulla sedia, troppo quasi, ma sapeva a cosa stava andando incontro, non c'era speranza per lui, si guardava intorno aspettando il momento giusto. Vedeva solo disperazione e voleva affondarci, nuotare dentro quel mare di depressione e sofferenza, era necessario agire, per poter finalmente smettere di soffrire e aiutare gli altri a non soffrire più. Non poteva esserci un'altra possibilità, non sarebbe dovuta esserci. Questo era il destino che li attendeva. La morte li avrebbe liberati dalle loro catene. Poi la vide, meravigliosa, immersa nel suo mantello nero, con il suo fisico asciutto e i lunghi capelli neri, avanzava tra la folla, inarrestabile, sembrava una forza della natura ai suoi occhi. Era lei, la speranza, la possibilità di uscirne, di essere liberi finalmente e più si avvicinava a lui, più si sentiva calmo, deciso. Sprofondò la mano nella tasca, stringendo con forza il freddo oggetto metallico che vi era all'interno, attese un secondo, uno soltanto e poi solo un lampo, bianco ed accecante che illuminò l'intera taverna, che divelse con un boato l'intero locale. Nella magia del suo ultimo istante, Malhand non poté che sorridere, prima di svanire per sempre.
   
 
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