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Autore: Mysterious_Nightmare    29/04/2020    0 recensioni
[PRIMO LIBRO DELLA SAGA]
Quando Thyus decide di partire da Loder in cerca di una sua vecchia conoscenza, i suoi genitori decidono di cedergli un importante cimelio di famiglia.
Il pugnale che riceve in dono porta con sé una misteriosa incisione elfica che cambierà la sua vita e svelerà segreti tenuti nascosti da più di duecento anni dall'Imperatore degli Elfi.
Che cosa succederà quando la verità verrà a galla?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8 - MAGIE ED ERRORI

Thyus rotolò a terra producendo un sonoro tonfo e sollevando una nuvola di polvere che per poco non lo soffocò. A carponi, il mago tossì sonoramente, tenendo una mano premuta sullo stomaco, punto in cui aveva ricevuto poco prima un vigoroso calcio.

«No, non ci siamo proprio. Ancora una volta» lo esortò Eiliat «Sei ancora troppo rigido» ripeté per l'ennesima volta, in attesa che si rialzasse e prendesse posizione di fronte a lei.

«Se non mi avessi spinto anche questa volta, sarebbe andata diversamente» rispose acido Thyus sottovoce, indispettito dal colpo sleale. Si accovacciò, cercando di ignorare il dolore, e allungò la mano verso la spada, volata poco lontano da lui.

«Un combattimento onesto non è un vero combattimento» cantilenò l'Elfa con fare supponente, quasi divertita dalla sofferenza del suo allievo, mentre faceva roteare la lama, che in mano sua appariva leggera come una piuma «Devi imparare a leggere i miei movimenti.»

Se avesse potuto, Thyus l'avrebbe presa a schiaffi volentieri, ma sapeva molto bene che contro di lei sarebbe riuscito a perdere anche un semplice combattimento senz'armi.

Era passata una settimana dal suo primo allenamento, eppure, nonostante i progressi, ancora non riusciva a muoversi in modo naturale e di certo le mosse sleali di Eiliat non erano d'aiuto.

Raccolta la spada, si rimise in piedi e si posizionò di fronte all'elfa; pochi metri li separavano, e di lì a poco sarebbe scattato in avanti per colpirla, ben conscio, tuttavia, che sarebbe andata a finire come la volta prima e come quelle precedenti.

Cercò di mantenere la calma, concentrandosi sul suo respiro.

"Pensi troppo." Il rimprovero di Eiliat gli rimbombava nella testa.

Ma come poteva non pensare? Non aveva la benché minima idea di cosa stesse facendo per la metà del tempo, e l'altra metà la impiegava a tentare di non ferirsi. "Non potevamo usare spade di legno?" si chiese, frustrato, squadrando la lama affilata, la vera nemica dell'addestramento.

«Entro l'alba, se possibile» la voce di Eiliat lo richiamò alla realtà; si posizionò come gli era stato insegnato e vide l'Elfa alzare la spada dritta verso di lui.

Thyus scattò con velocità verso l'avversaria, deciso a colpirla all'altezza del petto, ma questa deviò la spada verso il basso con un veloce movimento della sua arma, gli afferrò il braccio destro e lo bloccò. Nello stesso momento, allungò una gamba dietro a quelle del mago e gli fece perdere l'equilibrio. In pochi secondi, Thyus si ritrovò a terra con una lama appuntita puntata alla gola. L'elfa lasciò la presa e alzò la spada, poi si sedette a fianco a lui, concedendogli una pausa.

Thyus mollò la presa sull'arma e si portò un braccio sopra gli occhi, sospirando sconfitto. Era stremato e sentiva ogni singolo muscolo gridare dal dolore. Quasi rimpiangeva le giornate passate a tagliare legna con suo padre.

«Stai pensando troppo» ripeté per l'ennesima volta Eiliat. Quella frase dava ormai a Thyus il voltastomaco.

«Se non penso a quello che devo fare non riesco nemmeno a partire» rispose piano Thyus, quasi come se non volesse farsi sentire.

«È solo una tua convinzione. Durante un combattimento non devi pensare a colpire. Devi pensare a sopravvivere; il resto non conta.» Eiliat giocherellava con una piccola fiamma azzurra che faceva volteggiare tra le dita, ripetendo una lezione che aveva imparato molto tempo prima. Scosse la testa e lasciò che la fiamma morisse, chiusa nel suo pugno stretto. «Come procede con mia sorella?»

«Male» fu l'unica parola che venne in mente a Thyus. Se pensava di non essere progredito nella spada, la situazione dell'arte magica era ben peggiore. Si alzò a sedere, passando una mano tra i folti capelli corvini per scuotere via un po' della terra che gli impolverava la capigliatura «Sono sicuro di avere ancora il Dono Magico, il simbolo dello Spirito Nero è ancora ben visibile, ma non riesco a fare nemmeno gli incantesimi più semplici» sospirò e puntò lo sguardo verso i suoi piedi, sconfitto «Mi manca il mio bastone magico, mi manca la magia. Non so neppure come connettermi con lo Spirito Nero; Sidhil non fa che ripetermi che sono troppo attaccato al Mondo Terreno, ma non capisco che cosa io stia sbagliando. Forse non sono degno di essere un mago.»

«Che lagna. Se rimango ad ascoltare ancora queste idiozie, potrei perdere il Fuoco Azzurro e diventare come te» sbuffò Eiliat, alzandosi per posare la spada «Non ti abbattere, è passata solo una settimana. Tutto tornerà come prima, devi solo imparare a usare la magia come un vero mago. Adesso và, hai ancora qualche ora per riposarti come si deve prima di incontrarti con mia sorella.» Thyus si alzò e, dopo aver posato la sua spada, uscì dalla sala per tornare a quella che era diventata la sua nuova casa.

Percorse il tragitto in pochi minuti, aveva ormai memorizzato la strada, e quando raggiunse la propria dimora, si buttò sul letto senza nemmeno togliersi gli stivali; dalla sua bocca uscì un lungo sospiro di sollievo. Alzò la testa dal cuscino e si osservò le mani, rovinate dalle piaghe spuntate per il continuo utilizzo della spada. Sapeva che avrebbe dovuto bendarle, ma la fatica e il dolore a tutti gli arti lo fecero desistere, e così rimase fermo dov'era, cercando di non pensare troppo a tutto ciò che gli era capitato fino a quel momento, anche se gli risultava sempre molto difficile e, puntualmente, si ritrovava a rivivere quei momenti più e più volte fino a che non si addormentava.

Si era sempre definito un ragazzo normale, con una grande dote per le arti magiche, certo, ma non era nulla di più. Eppure, da quando aveva deciso di partire, tutto era cambiato e tutto ciò di cui era certo si era trasformato in un grande, complicato, mistero. Nonostante le risposte che aveva ottenuto trovando gli Elfi Raminghi, Thyus aveva ancora molte domande rimaste irrisolte.

Si girò a pancia in su, contemplando il soffitto di legno da cui pendevano alcune sottili ragnatele. Rimase immobile con lo sguardo rivolto verso l'alto, concentrato a pensare a qualsiasi cosa purché non riguardasse i misteri che gli affollavano la mente, fino a che non arrivò il momento di alzarsi e dirigersi da Sidhil.

Prima di uscire, Thyus si sciacquò velocemente il viso e tentò di scrollare via un po' di terra dai propri vestiti.

Chiuse la porta alle sue spalle e iniziò a camminare per le stradine sterrate della città sotterranea fino a raggiungere il lago. Lì, attraversò il ponte di pietra e si diresse tranquillo verso il castello, dove di solito cercava di esercitarsi nella magia insieme a Sidhil.

Trovò l'Elfa seduta davanti alle arcate d'ingresso, intenta a smistare alcuni mazzi di fiori bianchissimi, quando si accorse dell'arrivo del mago, lo salutò con un breve cenno della mano.

«Non ho mai visto dei fiori così bianchi» osservò Thyus, sedendosi, curioso, accanto a lei.

«È erba fata» spiegò brevemente lei «È molto rara e cresce solo dove sono state versate lacrime di Spirito. Siamo stati fortunati a trovare questo posto, è molto utile in casi di emergenza: aiuta la guarigione di ferite e malattie e, se presa in piccole dosi, dona forza.»

«Quindi pensi che sotto queste montagne sia passato uno Spirito?» chiese Thyus, allungando la mano verso i fiori. Prima che potesse toccarne uno, Sidhil li spostò lontano da lui.

«Molti secoli fa. Prima che decidessero di rimanere nel Mondo Spirituale» l'Elfa terminò di riordinare i fiori e poi si alzò «Andiamo?»

Thyus annuì e la seguì all'interno del castello. Come ogni volta, Sidhil invitò il mago a sedersi al centro del salone principale, l'unica area del castello che gli Elfi Raminghi avevano deciso di ristrutturare. L'area era completamente spoglia, solo qualche fiaccola illuminava l'interno, ma Thyus non aveva bisogno di oggetti per esercitarsi.

«Riproviamo ancora.» La voce di Sidhil riecheggiava nell'aria «Chiudi gli occhi e prova a percepire la tua Energia Magica, sentila scorrere attraverso il tuo corpo e quando sei certo di aver definito ogni suo limite, prova a spostarla e a concentrarla nel palmo della tua mano.»

Thyus fece come richiesto e provò a concentrarsi. Non aveva fatto progressi per tutta la settimana, ma sentiva che sarebbe riuscito a utilizzare la magia.

Si concentrò su ogni parte del suo corpo, dalle punte dei piedi e iniziò a risalire, facendo attenzione a tutto ciò che percepiva. Arrivato all'altezza del petto, dove era situato il simbolo dello Spirito Nero, Thuys avvertì qualcosa di diverso. Era certo che si trattasse della sua Energia Magica, così provò a visualizzarne il flusso per poterlo controllare, ma quel suo sforzo risultò in una fatica troppo grande per lui da sopportare. Iniziò a perdere i sensi e si sentì cadere.

Sidhil lo afferrò per un braccio appena in tempo, prima che potesse sbattere la testa sul duro pavimento di ossidiana.

«L'ho sentita!» cercò di esultare con voce flebile «Sidhil, ho sentito la mia Energia Magica!»

«Bene, è un passo avanti» rispose l'Elfa aiutandolo a sedersi dritto «La prossima volta proverai a farlo più velocemente, hai impiegato due ore solo per questo.»

«Due ore?» Thyus non si era accorto che il tempo fosse passato così velocemente «Non va bene, Sidhil. Nemmeno il primo giorno di lezione di magia ho impiegato così tanto.»

«Lo sai che è diverso. Avevi un bastone magico che faceva tutto per te.»

«Devo riprovare» disse Thyus determinato «Adesso che so dov'è posso impiegarci di meno!»

«Te lo proibisco.»

«Cosa? Perchè?»

«Hai speso tutte le tue energie oggi, se ti spingessi troppo in là potresti subire gravi conseguenze» rispose Sidhil, irremovibile «Alzati, ti riaccompagno a casa.» Thyus non si ribellò, nonostante non fosse d'accordo tentò di non pensarci troppo, molte volte l'Elfa aveva usato i suoi poteri di lettura della mente per capire cosa gli passasse per la testa e a lui non era mai piaciuto.

Nonostante la stanchezza, quella notte Thyus non avrebbe dormito. Sapeva che Sidhil avesse mandato qualcuno a tenerlo d'occhio perchè non provasse ad esercitarsi da solo nella magia, dunque aveva chiuso gli occhi e finto di essersi assopito, fino a che l'ombra di chi lo stava controllando non era scomparsa da dietro la sua finestra.

Cauto, il mago si girò sul fianco e aprì di nuovo gli occhi. Allungò una mano sotto al suo letto e afferrò la sacca che si era preparato prima di stendersi. La aprì per assicurarsi di non aver dimenticato nulla ed afferrò il pugnale argentato che era riuscito a rubare dall'armeria senza che Eiliat se ne accorgesse; ancora non riusciva a credere di averla fatta franca, ma era contento di esserci riuscito: avventurarsi nel bosco disarmato non era un'opzione e lui aveva bisogno di allontanarsi il più possibile per riprovare a trovare la sua Energia Magica, non poteva aspettare un giorno intero per riprovare.

Controllò un'ultima volta che chiunque lo stesse sorvegliando se ne fosse andato e si alzò, diretto verso l'uscita. Afferrò il suo mantello, appeso a fianco alla porta, lo indossò e tirò su il cappuccio per coprirsi il viso.

Aprì la porta e sbirciò fuori per assicurarsi che nessuno fosse nei dintorni e sgattaiolò fuori. Raggiunse la scalinata di pietra e la percorse facendo i gradini a due a due, cercando di non inciampare nonostante non vedesse quasi nulla, dato che aveva deciso di non portare con sé una torcia per non rischiare di farsi notare.

Arrivato in cima alla scalinata, osservò la piccola città sotterranea per un breve momento prima di voltarsi e proseguire sulla sua strada. Non fu difficile uscire dalla montagna - le poche sentinelle che sorvegliavano di notte erano sempre collocate nei pressi delle stanze in cui riposava Sidhil per ordine della sorella - e non appena si ritrovò all'aperto, inspirò l'aria fresca del bosco notturno e sentì il suo corpo rilassarsi.

Si allontanò dall'entrata di Andaras correndo fino a che non sentì di essere abbastanza lontano da potersi esercitare in pace senza che nessuno lo fermasse.

Si sedette a gambe incrociate in mezzo alle foglie secche e posizionò la sacca e il pugnale vicino a lui, in modo da poterli afferrare in poco tempo in caso di pericolo, dopodiché chiuse gli occhi e provò a ripetere l'esercizio che gli aveva insegnato Sidhil, cominciando a cercare la sua Energia Magica nel punto in cui l'aveva avvertita poche ore prima.

Fu proprio lì che la ritrovò, a qualche centimetro dal cuore.

Solo quella ricerca lo aveva affaticato parecchio, ma decise di ignorare la stanchezza e di sforzarsi a proseguire.

Fece qualche esercizio di respirazione, sempre mantenendo l'attenzione rivolta verso il fulcro della sua magia, e poi iniziò a indirizzarla attraverso il petto e verso destra per far sì che raggiungesse la sua mano dominante.

Spostarla non era facile, sembrava che l'Energia Magica non volesse proprio saperne di distaccarsi dal simbolo dello Spirito Nero, ma Thyus era determinato ad averla vinta e non si arrese.

Dopo una mezz'ora fatta di tira e molla tra lui e l'Energia Magica, finalmente Thyus riuscì a guadagnare qualche centimetro, fino a che non arrivò all'altezza del cuore.

"Ci sto riuscendo!" pensò il mago, allentando per un attimo la concentrazione.

Purtroppo per lui, bastò solo quell'istante perchè perdesse il controllo. L'Energia Magica entrò a contatto con la magia del Fuoco Azzurro, ancora intrappolata sotto la bruciatura, e la agitò, facendo sì che un brillante bagliore celeste illuminasse a giorno il bosco e il cielo.

"Cosa diamine ho appena fatto? Eiliat e Sidhil mi uccideranno." Thyus si alzò di scatto in piedi afferrando sacca e pugnale e iniziò a correre verso la montagna, deciso a confessare e a chiedere aiuto a Eiliat, che, nonostante non fosse il tipo calmo e indulgente, avrebbe di sicuro avuto in mente qualcosa per aiutarlo. Doveva avere qualcosa in mente per aiutarlo, o sarebbe stata la fine per lui.

Raggiunse le grandi porte di pietra in poco tempo, non aveva mai corso così velocemente in vita sua, e subito si catapultò verso le stanze di Eiliat.

Una volta raggiunta la sua meta, Thyus iniziò a battere forsennatamente i pugni sulla porta per attirare la sua attenzione. Poco dopo, udì un rumore di passi dall'altro lato della parete.

«Cosa diamine vuoi a quest'ora?» chiese infuriata l'Elfa aprendo la porta abbastanza per poterci passare con la testa.

«Credo...» Thyus non sapeva proprio come spiegare la situazione «Credo di aver combinato un guaio. Posso entrare?»

«No!» rispose l'Elfa con voce stranamente acuta.

«È importante.»

Eiliat sbuffò e chiuse la porta, lasciandolo il mago nel corridoio ad aspettare. Uscì qualche minuto dopo, vestita e con i capelli raccolti. Thyus si chiese, come sempre, se fosse impossibile per lei non essere presentabile. «Cosa è successo?»

«Sono riuscito a fare progressi con la magia oggi, ma Sidhil mi ha impedito di esercitarmi senza di lei» spiegò brevemente «Quindi sono uscito stanotte per provarci e...» Non riusciva a terminare la frase, ma lo sguardo furioso di Eiliat lo spinse a continuare «E ho perso il controllo e il Fuoco Azzurro è come se fosse esploso. Non so come spiegarlo, in un attimo tutto si è illuminato di azzurro.»

Eiliat avrebbe voluto replicare con frasi fatte di insulti e maledizioni, ma il forte boato che avvertì non le diede il tempo di farlo.

Le pareti iniziarono a tremare, piccoli pezzi di pietra iniziarono a cadere dal soffitto. Un ruggito aggressivo rimbombò in lontananza.

L'Elfa si voltò nella direzione da cui era provenuto il rumore e sul suo viso si dipinse un'espressione di orrore.

«Al campo di addestramento» ordinò «Ora!»

Thyus si voltò sui tacchi e iniziò ad avviarsi con passo celere nella direzione indicata.

Prima che fosse troppo lontano, Eiliat lo afferrò per il mantello e lo costrinse a girarsi un'ultima volta «Ringrazia gli Spiriti che mia sorella mi abbia proibito di farti del male» ringhiò l'Elfa mentre le sue iridi nere si illuminavano di azzurro.

Eiliat lasciò la presa e iniziò a correre nella direzione opposta, diretta verso la città e, soprattutto, verso Sidhil.

  
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