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Autore: DeadlyNadder 92    30/04/2020    1 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giovedì 2 Dicembre 851.
Ore 06:00.
 
Abiti ormai cuciti e assemblati: Otto.
Ore di sonno consumato in pace e serenità: Cinque. 
Abiti rimanente da preparare: Tre più tre inclusi all'ultimo minuto.
Cibo e bevande consumate tra un abito e l'altro: Incalcolabile.
Vita sociale esclusi ago e filo: Nessuno, eccetto brevi saluti fatti qua e la per non insospettire.
Misure tirate ad indovinare sino adesso: Otto. A breve altre sei.
Voglia di arrendersi definitivamente e mettersi a dormire: Tanta ma per orgoglio non si fa. 
 
Non ce l'avrebbe fatta, ella, a concludere tutti quanti gli indumenti in tempo per distribuirli di nascosto a coloro che li avrebbero indossati.
Il tempo scivolava così velocemente che, ormai, la sua camera era divenuto un laboratorio di tessitura e lei aveva persino perso il conto di quanto tempo mancava alle proprie nozze. 
La sua unica fortuna?
L'abitudine di mettere tutto in perfetto ordine e far sembrare sempre e comunque la propria camera degna, pulita e profumata.... nonostante e tre draghi che con il loro andare e ritornare combinavano casini durante il giorno e anche la notte, sia dentro che fuori casa. 
Gli abiti cuciti, come ogni sera, sarebbero stati messi ordinatamente dentro a delle scatole che, a loro volta, furono nascoste e impilate all'interno di un rudimentale baule spacciato per un secondo piano lavoro.
Il sole era alto e filtrava sfacciato dalle finestre della camera da letto della giovane Vör che, con sguardo socchiuso intento ad inserire l'ennesimo filo all'interno dell'ennesimo ago rivolse lo sguardo alle lampade che poté finalmente chiudere per favorire la luce naturale.
Quando la giovane si alzò, le ginocchia quasi le cedettero per il peso improvviso a cui dovettero sottostare. 
Un altra fortuna?
Avere un drago che non appena cadi ti riprende immediatamente ridestandosi in piedi.
Potrà sembrare stupido, sciocco o insensato, ma è sempre una bella sensazione sapere che anche nei momenti di bisogno i veri amici non mancano mai di darti una mano.... o un muso. 
Perché è questo il significato vero e profondo dell'amicizia, esserci sempre e comunque e non solamente quando uno dei due ha bisogno di un vantaggio personale. Essere amici vuol dire esserci sempre, sia nel bene ma soprattutto nel male.
Vör accarezzò il muso squamoso di Nehellenia che nonostante il suo avanzato stato di gravidanza non mancava mai al suo compito di compagna. Lentamente, la fanciulla dai biondi crini, si portò alla finestra dove con tranquillità andò ad aprirla per far respirare quell'aria fresca e frizzante che danzava placida tra gli abitanti che non appena videro il volto sorridente di lei non esitarono a salutarla.
La vista di Vör poté già individuare Fulla passeggiare al fianco di Inka mentre ridevano e scherzavano, dietro di loro Gustav e Hildegard discutere animatamente su chi di loro avrebbe mangiato il primo cosciotto di pollo.
Tormentoso e Curvazanna seguire a gran rumore il quartetto senza dire nulla, eccetto finti sbuffi di fumi minacciosi rivolti ai padroni che non badavano a dove mettevano i piedi. 
Poté anche vedere Hlín uscire dalla fucina con una spada nuova, un bel sorriso sulle labbra e le guance completamente rosse.
Il motivo arrivare con un fodero di pelle nera tra le mani e le labbra distese in un imbarazzato sorriso.
Vör poté sentire quanto lontano era divenuto il tempo in cui Eret la corteggiava, il tempo in cui con dolore di ferirlo ogni volta di più doveva respingere le sue avances.
Quelle due fanciulle, Fulla e Hlín, avevano davvero un gran bel coraggio ad indossare ancora quei abiti leggeri con quel freddo che camminava tranquillo. 
Scosse il capo, scrollò le spalle e si estasiò di quello spettacolo che era Berk.
La neve copriva in spessi strati i tetti delle case, i bambini giocavano a tirarsi le palle di neve e a creare pupazzi con la stessa, il calore delle fucine e delle diverse capanne uscire e invadere timidamente i passanti donandogli un momento di pura estasi, il profumo di pane appena sfornato stringere le mani a quelli dei dolci per unirsi ad una lenta danza dove il miele si sarebbe unito per riscaldare le membra infreddolite.
Il sole alto nel cielo dondolarsi e poi nascondersi dietro le nuvole, giocare con alcuni bambini a nascondino e poi, all'improvviso ricomparire e gridare "Buongiorno gente, è qui il freddo?" andando a spezzare la rigida aria invernale che, bene o male, colpiva un po tutti quanti.
Vör era orgogliosa della sua Berk.
Orgogliosa di quel smeraldo incastonato nel turchese dell'oceano sfavillante. 
Ed era carica, pronta e determinata a completare un nuovo abito.
Poi un altro e un altro ancora sino a terminarli tutti quanti e non doversi più preoccupare dello scorrere del tempo. 
Certo, aveva sino all'otto, ma voleva potersi dedicare completamente alle proprie nozze che, eccezionalmente e meravigliosamente, si sarebbero svolte domani.
Rientrò in camera, si sedette di nuovo sulla sedia e riprese a cucire pazientemente, impiegando ogni minima attenzione possibile nel creare quei piccoli tesoro che avrebbe visto indossati dagli uomini invitati al matrimonio di Gustav e Fulla.
E passarono almeno quattro ore, gli abiti confezionati ora ammontavano a tredici, Vör non si accorse minimamente di essere arrivata all'ultimo vestito, quello più complicato e difficile.
Quello che avrebbe richiesto l'uso di un altri materiali, di altra pazienza e, probabilmente, di tutta la manualità di cui disponeva. 

Ore 15:10. Vör prese in ostaggio la fucina di Skaracchio con la scusa di voler rivoluzionare il proprio guardaroba con nuove armature e pettorali. 
L'uomo darle una parte tranquilla e lontana da tutti per svolgere il suo compito mentre, a lui, sarebbe andata la parte più caotica e alla vista di tutti per continuare a svolgere il proprio compito di imprenditore.

Ore 18:20. Vör uscì tutta soddisfatta dalla fucina con le braccia colma di pettorali, spalliere, cinte, busti, gonnelli, maglie di cotto e quant'altro.
Salutò affrettata Skaracchio e corse di fretta e furia in casa dove, ad attenderla, la stoffa già tagliata e ricamata pronta per essere montata insieme alla parte cucita.

Ore 21:50. L'abito precedente trovare vita e subito dopo pace all'interno di una confezione riposta nell'armadio insieme agli altri.
Le luci in camera di Vör divennero sempre più forti, dalle stradine si poterono vedere le fiammelle danzare lungo i corrimano che aveva creato intorno alla stanza per illuminarla nel migliore dei modi.
Le due ancelle dormire tranquillamente nelle stanze adiacenti a quella della giovane, il silenzio occupare l'intera abitazione divisa tra i sogni e le agitazioni.
Una scia di dorati capelli intrecciati in una unica e lunghissima treccia ricadere composta sul pavimento, un profumo di anice e spezie fuori uscire da una delle finestre aperte; lo sguardo assente di Vör immergersi in un calderone dove bollivano diversi ingredienti che aveva versato precedentemente.
Le labbra di lei cantilenare sottovoce alcune formule, il pensiero andare unicamente a quel dono unico e inimitabile che desiderava fare al futuro marito. 
La testa scoppiarle, occasionali sbadigli trovare alloggio momentaneo in lei che li cacciava via bevendo un profondo sorso di idromele.
Non poteva permettersi il lusso di addormentarsi, non ora che per adempiere ad un compito aveva trascurato uno ben più importante e difficile.
Non poteva arrendersi proprio adesso, dopo che aveva fatto l'impossibile in meno di due giorni senza darsi un momento di riposo. 
Si strofinò gli occhi, gli occhi azzurri ricadere sui tre draghi che accovacciati a terra la guardavano attentamente, un muto incitamento a non darsi per vinta e che, entro l'ora che si era prestabilita per arrivare fresca al grande giorno, ce l'avrebbe al dir poco fatta.
Sorrise, Vör, con le forze che lentamente scivolavano via dal suo corpo e le labbra mimare ancor più faticosamente quelle stesse parole ripetute come se fossero chissà quale benefico mantra. 


Ore 22:55. Un sassolino colpì la finestra della camera da letto di Vör. La giovane, ormai lontana da essere Vör si avvicinò a quella affacciandosi cautamente per vedere chi mai potesse essere a disturbarla in quei momento delicato.
Gambedipesce.
La Sovrana dei Draghi scese di corsa i gradini delle scale andando ad aprire la porta, innanzi a lei il ragazzo scusarsi per l'ora e che doveva per forza darle una cosa che avrebbe dovuto indossare domani. 
Vör, non fece parola, si limitò solamente a lasciare la porta aperta e correre nuovamente in camera sua per riprendere il proprio lavoro. 
Lo sguardo di Gambedipesce, ora interrogativo, giacere su di lei prima chiudere la porta e seguirla su per le scale.
Un passo dopo l'altro e si ritrovò nella stanza di lei, illuminata sino a ricreare un braciere ardente. Fece scorrere lo sguardo intorno a lui, tutto era ordinato e all'interno delle quattro mura un forte profumo di latte e zucchero farlo sentire ulteriormente a suo agio.
Ed eccola li. 
Girare intorno al calderone e gettarvi dentro chissà cosa. 
Squame di Incubo Orrendo.
Acqua bollente di Scalderone.
Mezza anguilla. 
Un paio di fiori blu e viola. 
Una polverina verdognola.
Una mela rossa intera.
Una corda musicale.
Una piccola ampolla di sabbia dorata.
Due sassolini bianchi con incise delle rune.
Un ossicino di Rubaossa dato di sua volontà.
Un dente di Gronkio.
Un dente di Uncinato Mortale.
Un artiglio di Tamburo Furente.
Un artiglio di Tagliatempente.
Un frammento di Ambra del Canto Letale.
Quattro perle di Oro rosso.
Un frammento di scudo.
Una punta di lancia. 
Gambedipesce poté persino vedere come gli occhi di Vör sembrarono vuoti della sua personalità, colmi e straboccanti di una luce che sembrò non appartenerle visibilmente ma che, invece, rispecchiava l'essenza di Vör e della magia stessa.
'Accidenti! Non ci riesco!' aveva detto ad alta voce la bionda mentre portava al suo fianco la voluminosa treccia.
Quanta tristezza, rabbia, insoddisfazione e insicurezza poté scorgere il giovane Ingerman in quelle sue uniche parole?
'E' lei? Sei sicuro cara?' una voce maschile apparentemente provenire dal nulla risuonò nelle mura dove tutti se ne accorsero tranne Vör stessa.
'E' lei, ne sono certa. E' la figlia di Thora.' rispose una voce femminile alle parole del probabile marito. 
Gambedipesce assottigliò lo sguardo innanzi a lei, posò la confezione sul tavolo prima di stropicciarsi gli occhi. 
Davanti a lui una nube debole di fumo, densa, bianca e leggermente elettrica. Fuori riecheggiare alcuni tuoni che annunciavano la possibile ira divina. 
Vi erano due persone, all'interno della nube. 
La donna era di media altezza, fisico morbido, un volto dolce, occhi verdi incoronati da folte ciglie nere e una scintilla di pericolo sfavillare silenzioso. I capelli erano biondi, con due trecce bassi che racchiudevano le ciocche a spirale sino a ricadere morbidi e perfetti, al di sopra delle trecce vi era un taglio corto, a caschetto che ospitava una frangia aperta al centro della fronte. Le guance erano paffute, le labbra piccole e piegate in un sorriso amorevole.
L'uomo invece era alto, fisico massiccio, un volto morbido delineato da una folta barba biondo sporco che ricadeva pesante sul petto, gli occhi verdi esprimere tanta serietà quanta dolcezza. I capelli erano lunghi e biondi, le guance piene e l'espressione gioconda giocare con un sorriso paterno nascosto dai baffoni. 
Gambedipesce ebbe un tuffo al cuore non appena li riconobbe. 
'Guarda il nostro bambino, è così cresciuto.' disse l'uomo mentre circondava le spalle della donna con sguardo ancor più addolcito.
'E' divenuto un uomo... Ti assomiglia così tanto, amore.' aveva risposto lei mentre portava la mano su quella dell'amato che era adagiata sulla spalla. 
'Non ci credo... Voi siete...' interruppe Gambedipesce con le lacrime agli occhi.
Fu spontaneo, per lui, allungare la mano e portarla sul petto del padre. Subito la ritrasse, spaventato del poter toccare un essere incorporeo.
Pianse, l'Ingerman, mentre emozionato portava lo sguardo sui genitori alla futura moglie che, nel momento, si era lasciata cadere in ginocchio davanti al letto in lacrime poichè non riusciva nel suo intento. 
Pianse di nuovo, Gambedipesce, mentre la cortina di fumo lentamente svaniva lasciando che i due potessero abbracciare meglio il figlio che ricambiò il gesto con altrettanto trasporto.
'Come è possibile?' aveva chiesto il ragazzo mentre strofinava il volto, ancora incredulo, nell'ispida e crespa barba del padre che lo strinse ancora più a se.
'E' merito di tua moglie. Se non ci avesse richiamato lei noi non potremo essere qui.' aveva risposto l'uomo mentre la donna andò a lasciare un bacio sulla guancia umida e bagnata dell'amato figlio.
'Ed è merito tuo che sei riuscito dove lei non riusciva.' aveva aggiunto la donna che si distanziò da lui, accarezzandogli amorevolmente il capo. 
'Lei non riusciva? Perché?' domandò singhiozzante Gambedipesce che nonostante le lacrime andò a baciare le guance alle due entità genitoriali, ora tornate ad essere in carne e ossa.
'Non riusciva perché non aveva abbastanza informazioni su di noi e non sapeva neanche come eravamo, chi eravamo e, soprattutto, che carattere avevamo.' rispose l'uomo che andò ad annuire alle sue stesse parole.
'Ma tu, figlio mio, sapevi tutto ciò ed hai permesso che il suo dono potesse prendere vita. Ora, però, fai il gentil'uomo e mettila a letto. Povera Vör, sarà stanca morta....' 

Ore 01:50. Le luci nella camera di Vör si chiusero mentre Gambedipesce sistemò meglio la fanciulla sul letto ormai caduta in un sogno che l'avrebbe vista pura protagonista per delle brevi e intense ore di sonno. Ora non doveva più preoccuparsi di nulla, ne degli abiti ne del matrimonio dei futuri Larson; da quell'ora in poi si sarebbe preoccupata unicamente delle nozze dei futuri Ingerman. 
Un sorriso beato comparve sul volto della fanciulla, gioioso di essere a conoscenza che a breve avrebbe preso in marito il ragazzo che tanto amava. 
   
 
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