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Autore: VigilanzaCostante    30/04/2020    9 recensioni
[Questa storia partecipa alla Challenge "Citazioni in cerca d'autore (Oscar Edition)" indetta da Rosmary sul forum di EFP]
Draco Malfoy non sopporta quella che era la sua casa, ma non sopporta neanche il sudicio appartamento in cui attualmente alloggia. Ma se lo fa andare bene, perchè non sente di meritarsi niente. Bloccato tra il passato e il presente, semplicemente non vive
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia che partecipa alla challenge "Citazioni in cerca d'autore" (Oscar Edition) di Rosmary
Personaggio principale: Draco Malfoy
Coppia, anche se solo accennata: Draco Malfoy/Harry Potter

Prompts: “Le origini, se non sono il passato da cui tornare, sono il mostro da cui fuggire”
 

 Nessuna vita dignitosa da vivere

"Le origini, se non sono il passato da cui tornare, sono il mostro da cui fuggire"
 
 
Il sangue ricopriva tutto il lavandino di quel bagno minuscolo e claustrofobico. Il suo braccio era scarlatto e nero, l’inchiostro di quel terribile marchio mescolato alle ferite che in un momento di rabbia più totale si era auto – inflitto. Voleva che sparisse, ma non spariva. Era lì, vivido, a ricordargli ogni volta chi fosse stato. O meglio, chi non era stato.
Un fallimento come persona, come figlio, come Mangiamorte e come possibile ribelle.
Aveva creduto in Potter, alla fine, e Potter aveva vinto.
Voldemort era morto.
Lucius Malfoy, il suo infimo, vigliacco e viscido padre era in una cella ad Azkaban da un anno e mezzo. Non sentiva la sua mancanza, ne aveva solo una profonda pietà. Come l’aveva di sé stesso e della vita patetica che stava conducendo.
L’odore nauseabondo di Whiskey incendiario gli perforava le narici, pur sapendo di essere lui stesso la causa di quella patetica situazione. Aveva bevuto, di nuovo, dopo una serata a versare cocktail magici nei bicchieri di maghi che lo fissavano con vivido disgusto.
A suo tempo non aveva voluto tornare ad Hogwarts, e non ci era tornato: nessun M.A.G.O conseguito, nessuna vita dignitosa da vivere.
Un tempo aveva sognato di fare il pozionista. Oppure, ancora prima, aveva sognato di giocare a Quidditch: illuso. Nessuna squadra di persone sane di mente avrebbe accolto tra le sue braccia un ex- Mangiamorte.
Quindi aveva accettato la vita che più meritava: di giorno dormiva, svogliato tra un divano e l’altro di quel sudicio appartamento, e la sera si metteva la divisa da cameriere e dava a quelle persone miscugli totalmente diversi da quelli che aveva sognato di preparare.
A suo tempo il Maniero non era stato un’opzione, quei corridoi tetri non avrebbero mai più sentito echeggiare i suoi passi. Sua madre aveva deciso di andare a vivere nella loro vecchia dimora, e le rare volte che si vedevano era in qualche pasticceria anonima di qualche quartiere babbano. Non voleva tornare lì, perché era talmente vigliacco perfino per quello.
 
Ogni tanto a lavoro, vedeva entrare qualche ex compagno di scuola. Gente che aveva tempo per scolarsi un drink nei weekend, con i propri vecchi amici. Persone che Draco invidiava profondamente, perché lui non avrebbe mai avuto quel semplice privilegio. Di amici, lui, non ne aveva.
Blaise, Pansy, Theodore, Greg. Spariti, volatilizzati. Forse conducevano una vita ridicola come la sua, o forse un po’ meglio.
Ma da quella porta, quella sera era entrato Harry Potter. I capelli perennemente in disordine, il sorriso divertito mentre parlava con Weasley.
Draco si fermò, congelato sul posto.
I loro occhi si incrociarono, per uno spaventoso ma eterno istante.
Il verde di quei pozzi sinceri lo trafisse, e si sentì nudo, scoperto.
“Ragazzo riprendi a lavorare. Non credo che ci siano molti altri posti disposti ad accettarti, quindi non giocare con il fuoco.”
La voce del suo capo lo fece tornare al foglietto delle ordinazioni.
Non guardò più verso Potter, ma sentì il suo sguardo perforargli la schiena per tutta la sera.
   
 
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