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Autore: LilithGrace    30/04/2020    1 recensioni
"Ci sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".
(Oriana Fallaci)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, in questo capitolo ci sono dei riferimenti alla miniserie "Lost Days".
Spero che la mia storia vi stia piacendo,
buona lettura!



***

Mi sentii tappare la bocca.
Una lama sul collo.
“Sei sempre stata piuttosto coraggiosa e se non fossi stato io il coglione con l’elmo? Cosa avresti fatto? Sai che potrei tagliarti la gola? Mi sembra di aver capito che faccia piuttosto male”
“Prima spiegami perché ora sei tu ad avercela con me, poi potrai farlo e cerca di farlo bene perché ti ricordo che sono emofobica. Preferirei morire senza essere schifata dal mio stesso sangue e rimanere con quella sensazione angosciante per il resto dell’eternità. Anzi, già che ci sei stato, com’è il paradiso? Carino?” feci finta di riflettere: “No, forse sei stato all’inferno, ma sei talmente stronzo che anche l’inferno ti ha risputato.”
“Ti ho visto parlare con Alfred… il mio paparino ti ha mandata a cercare?”
“Non essere stupido, ché non lo sei” rimasi un attimo in silenzio: “La tua fonte ti ha tenuto aggiornato solo su alcune cose a quanto pare”, azzardai. Non disse nulla, evidentemente l’idea di un qualche informatore non era poi così strana.
Allentò la presa, mi voltai verso di lui.
Lo fissai e gli diedi uno schiaffo in pieno viso, non si mosse: “Questo è perché ti sei permesso di puntarmi due volte un coltello contro. Aspettatene altri, abbiamo alcuni conti in sospeso. Non sei l’unico vendicativo, non dimenticartelo.”
Alzò entrambe le mani, accostandole al mio viso.
Mi voltai leggermente senza però spostare completamente il mio corpo: ero combattuta, una parte di me non voleva mi toccasse, l’altra voleva sentire ancora il suo calore.
Mi avvolse in un abbraccio, strusciando il naso sulla mia guancia.
Fece per baciarmi, ma mi scostai.
Non mi costrinse. Anzi, mi lasciò andare.

Mi legai i capelli in uno chignon molto morbido, presi indumenti puliti e mi chiusi in bagno.
Lasciai riempire la vasca con l’acqua bollente e mi immersi: quella sensazione di calore misto a dolore mi faceva star bene.
Tutto ciò doveva essere stato interpretato come un invito.
Jason si era completamente spogliato ed entrò in vasca con me.
Mi rannicchiai in un angolo, coprendo le mie vergogne, un po’ imbarazzata… non volevo mi guardasse ancora.
“Non entrerai mai più in questa casa, non voglio più saperne di questa storia. Sono stanca. Ho fatto tanto per imparare a convivere con la mia testa e i miei pensieri.
Sei tornato e mi hai scombussolato. Prima di tutto adesso credo che la mia vita sia una grandissima bugia a causa tua, secondo ho capito a malincuore che non ti conoscevo affatto… Non credevo fossi capace di uccidere e far del male”.
“Mi ha preso con sé la lega degli assassini…”
“E questo cosa c’entra? Non è una giustificazione…”
“Mi avevi chiesto cosa avessi fatto in questi anni... Mi hanno addestrato loro. Ero morto cerebralmente e tutto ciò che facevo era frutto della memoria dei miei muscoli o dell’istinto. La figlia di Ra’s al ghul, Talia, mi ha buttato in una delle pozze di Lazzaro che mi ha curato le ferite e ripristinato la mente. A lei devo tutto quello che so ed è stata lei a dirmi ciò che succedeva a Gotham, di Bruce ed il nuovo Robin e questo mi ha fatto male, più di quanto pensassi. Ero già tornato una volta con l’intento di uccidere mio padre e ci ero quasi riuscito, come ero quasi riuscito a uccidere Joker, ma ho preferito aspettare; non sarebbe bastata una semplice morte a darmi pace, dovevano soffrire. Poi Talia mi ha detto che sarebbe stato meglio solo punire Bruce per non avermi vendicato e che la morte, per lui, sarebbe stato solo un sollievo. Anzi, di punirlo per me e per lei. Di te non mi ha mai detto nulla, non sapevo che fine avessi fatto… credevo fossi andata via, perché tu hai sempre detto di voler andar via da questa città di merda”
Ascoltai attentamente ed ora avevamo anche l’identità del suo informatore, Talia al Ghul.
“Sei l’ennesimo elemento che sta distruggendo questa città”
“La sto ripulendo”
“Non si ripulisce col sangue… non sei diverso da tutti gli altri assassini che ci sono e la cosa assurda è che sei sempre stato così ed io non me ne sono mai accorta”
“Uccido solo chi avvelena Gotham”
“Qual è stato il prezzo per aver utilizzato la fossa? A cosa hai dovuto rinunciare?”
Non rispose.
“Sei solo un sociopatico. Adesso parli così, ma un domani potresti cambiare idea ed assalire qualcuno che potrebbe averti infastidito per sbaglio, così come hai fatto prima con me. Non sei stabile mentalmente. E poi non ti sembra ti abbia leggermente manipolato questa Talia? Punire qualcuno per te e per lei? Chi è lei per te e chi è Bruce per lei, mh?”
Prese le mie braccia delicatamente e mi portò tra le sue gambe. Schiena contro petto, aveva un qualcosa di romantico.
Mi baciò la fronte.
“Ti ho causato un bel po’ di problemi”
“Smettila di fingere di preoccuparti per me e delle conseguenze delle tue azioni perché non te ne frega sul serio… ti ricordo che sei un sociopatico e la sociopatia è un disturbo antisociale della personalità”
Mi feci piccola contro di lui.
Gli presi una mano e l’osservai in ogni minimo dettaglio: a parte qualche segno più chiaro, erano curate e la mia mente iniziò a farsi domande strane e forse un po’ macabre, del tipo se avesse mai ucciso a mani nude.
Scacciai quei pensieri: “Ci sono cose che forse neanche tu sai di me”
“Cosa?”, mi chiese accarezzandomi il collo e le spalle con una mano, mentre lasciava che l’altra venisse studiata dai miei occhi.
“Effettivamente, per un periodo, sono andata via da Gotham. Quando avevo sedici anni, i miei ritennero opportuno trasferirsi fuori città, ma compiuti i diciotto sono tornata qui, da sola. Non riuscivo più a vivere sotto lo stesso tetto con mia madre.
In realtà ha iniziato a darmi il tormento già da quando ne avevo dodici di anni perché non ero la figlia perfetta, ero scapestrata, ribelle, avevo spesso idee bizzarre come avere documenti falsi per entrare alle feste… questa era la mia natura, ma alle spalle avevo un’educazione e dei principi che mi bloccavano dall’andare oltre certi limiti. Iniziai ad avere problemi di ansia e a grattarmi per il nervosismo provocandomi delle ferite. Ho ritrovato alcuni miei diari qui, uno di quelli segreti, e su una pagina trovai scritto che ero stanca delle sue continue umiliazioni. L’avevo metabolizzato talmente bene da dimenticarlo oppure in fondo sapevo che mia madre voleva solo aiutarmi, ma allora non lo capivo.”
Mi voltai e iniziai a guardarlo negli occhi: “Forse è per questo che ero sempre arrabbiata, proprio come te, mi sentivo in gabbia perché non mi sentivo libera di mostrare il mio vero Io… forse non siamo poi così diversi…”
Socchiusi gli occhi e lui avvicinò le labbra al mio collo, baciandolo lentamente arrivando a metà della gola, dove meno di un’ora prima aveva poggiato la lama ondulata.
Risalì con la punta della lingua sino alle mie labbra, coinvolgendomi in un bacio carico di passione.
Mi fece mettere a cavalcioni su di lui ed i nostri corpi iniziarono a danzare a ritmo della stessa musica, una di quelle ritmate e sensuali; per la casa riecheggiava solo il suono dell’acqua in agitazione e di nostri sospiri di piacere.

Raggiungemmo l’apice quasi insieme e rimanemmo stretti l’uno all’altro senza proferir parola, il nostro silenzio era cullato solo dai nostri respiri ancora un po’ affannati e dal suono di qualche bacio che ci concedevamo su qualsiasi lembo di pelle ci capitasse a tiro.
“Sai che ancora devi rispondermi?”
“A cosa?”
“Devi dirmi chi è Talia per te, oltre ad essere colei che ti ha reso un po’ fuori di testa.”
Sospirò piuttosto rumorosamente passandosi una mano tra i capelli corvini e umidi: “Diciamo che c’è stata dell’intimità tra me e lei.”
Alzai di scatto la testa verso di lui: “Quindi tu ti sei fidato di una che probabilmente potrebbe essere tua madre, che ti ha molestato, ti ha addestrato per essere un carnefice e…”
“Non mi ha molestato… So per certo fosse innamorata di Bruce.”
“Quindi ti sei fatti abbindolare da una che potrebbe essere nostra madre, che ti ha addestrato e che ha fatto sesso con te per ripicca nei confronti di un altro uomo. Oh wow Jason, sei proprio intelligente. Forse la sprangata in testa ha fatto più danni del previsto, danni che neanche la fossa è riuscita a curare”, mi alzai nervosamente dalla vasca, cercando di andare via. Me lo impedì bloccandomi per un braccio, facendomi tornare su di lui.
“Tu lo sai vero che non puoi arrabbiarti per questo? Non c’era un finché morte non ci separi e se anche ci fosse stato sono legalmente morto, anzi lo sono ancora”
“Pensi che sia gelosia la mia? No zuccone, non mi arrabbio per quello, ma perché sei tanto furbo ed intelligente da architettare piani complessi, omicidi senza lasciare alcuna traccia e poi ti fai raggirare da una che ti dice di punire qualcuno per entrambi? Sei stato un po’ ingenuo. Ti ha persuaso dall’ucciderlo perché faceva comodo a lei, perché lei lo amava, ma ti ha messo ugualmente in guerra per non farti un torto, tenerti buono e non farti perdere la fiducia in lei. E credimi, lei sapeva perfettamente che eri e sei svitato e la cosa la preoccupa.”
Iniziò a cambiare espressione del viso, stava di nuovo per cedere alla rabbia, ma ciò non mi impedii di continuare: “Ti ha messo in testa di non essere stato vendicato, che c’era un nuovo Robin e quindi hai dedotto di essere stato sostituito. Cristo, Jay, ma come hai potuto pensare a solo una di queste cose? Non si ricambia mai con la stessa moneta e tu non potrai mai essere sostituito da nessuno… te la sei presa ingiustamente con un ragazzino che probabilmente ha vissuto nella tua ombra e che probabilmente ti credeva anche uno tosto… ti rendi conto che questo non sei tu?”
“Parli proprio come lui”, si alzò dall’acqua ed uscì dalla vasca. Si asciugò velocemente e si rivestì, andando via pochi istanti dopo.
“Tanto sono io quella che non vuole più rivederti fino alla fine dei suoi giorni! Fingi che sia morta ed io farò lo stesso con te!”
Non mi importava se mi avesse sentito o meno.
Rimasi ancora nell’acqua non badando al fatto che si stesse raffreddando
.

   
  
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